Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 25 febbraio 2015
Estgot. Capitolo 34. La Custode del Fuoco Segreto
<<Non avere paura, non sono un fantasma>> disse la ragazza vestita di bianco <<Mi chiamo Jennifer Crimson, ma gli Iniziati mi conoscono come J-4. Sono il terzo clone di Jessica Burke-Roche, e sono colei che ti porta i messaggi, ma non colei che li scrive. C'è una persona, molto più importante di me, che è la vera Suggeritrice, ed è da lei che ora ti condurrò>>
Waldemar era ancora sotto shock per il timore di aver visto un fantasma:
<<Per un attimo ho creduto... lo so che è assurdo ma, per un istante, io pensavo, io credevo...>>
Jennifer annuì:
<<Credevi che io fossi Virginia. So che l'amavi molto>>
Lui annuì:
<<Io e lei eravamo come un tableau vivant, come Heathcliff e Cathy nella brughiera.
L'ho amata alla follia, e poi l'ho perduta. E la mia vita è finita in quel momento. Da allora sono soltanto interminabilmente sopravvissuto a me stesso>>
Lei sospirò:
<<Le persone non si perdono mai se restano nella memoria e nel cuore. Puoi perdere la loro presenza, e questo è doloroso, ma ciò che hai da loro imparato, il segno che hanno lasciato sulla tua vita, quello non lo perderai mai>>
Waldemar ansimava ancora:
<<Mi era accaduta una cosa simile quando ho incontrato Jessica Baumann, la J-3. Ho creduto che fosse identica a Virginia anche nella personalità e invece ho scoperto solo troppo tardi che aveva intenzioni malvage>>
Jennifer lo guardò perplessa:
<<Ho conosciuto Jessica Baumann, prima che ci separassero, molti anni fa. Ne ho un ricordo positivo. Lei ha subito una sorte ben peggiore della mia. Tu dici che è malvagia. Forse ha fatto cose sbagliate, ma nessuno fa solo cose giuste. Nessuno è solo buono o solo cattivo ed è difficile stabilire quando un aspetto prevale sull'altro.
Ci sono persone sinceramente dolci e affettuose che poi all'improvviso, se si innamorano di qualcun altro, ti lasciano e ti abbandonano senza pietà. Altre sono aggressive e rabbiose, ma solo con i prepotenti, mentre sono generose e protettive verso i più deboli.
Tutti noi siamo un insieme disorganico e incoerente di bontà e cattiveria, di ombra e di luce, che si compenetrano e si contaminano.
Siamo così, semplicemente imperfetti>>
Waldemar si mantenne sulla difensiva:
<<Imperfetti? Gli Iniziati credono che io e Jessica potremmo generare una specie di essere umano perfetto... è chiaramente una follia...>>
Jennifer rimase immobile:
<<I confini tra la salute e la follia sono molto labili, soprattutto quando si ha a che fare con la genetica. Se le quattro sette di cui si compone la Società degli Iniziati hanno deciso di far gravitare intorno alla tua orbita quattro donne identiche per patrimonio genetico, c'è in ballo qualcosa di molto serio. Virginia apparteneva alla Fonte Sacra, Jessica Baumann appartiene al Serpente Rosso, detto anche Ordine del Drago, Jessica Burke-Roche, l'originale appartiene all'Aristocrazia Nera. Per esclusione dedurrai a chi appartengo io>>
Lui continuava a non fidarsi:
<<Incomincio a capire, anche se non mi pare di essere il pianeta attorno a cui queste quattro lune gravitano. Sembro piuttosto una preda che è stata accerchiata da quattro leonesse>>
Lei accennò a un sorriso:
<<Potremmo essere di più. Io non so nulla di preciso, ma potremmo anche essere una legione>>
Il solo pensiero fece rabbrividire Waldemar:
<<Di certo siete di più di quanto serva. Amavo Virginia, ma né tu, né Jessica, né qualsiasi altra potrete mai essere come lei. La sua anima era unica>>
Jennifer annuì, ma c'era tristezza nella sua voce:
<<Ogni anima è unica. Persino noi cloni ne siamo consapevoli>>
<<Non volevo offenderti, ma sono confuso e devo chiederti molte cose.
Innanzi tutto, perché il vestito bianco ottocentesco e il candeliere? Cosa significa tutto questo?>>
Jennifer assunse un'aria solenne:
<<E' il nostro cerimoniale>>
Lui stava lentamente passando dalla paura alla perplessità:
<<Nostro? "Nostro" di chi?>>
Lei rispose con fermezza:
<<Io sono una Custode del Fuoco Segreto e reggo la Fiamma di Atar, alla cui setta appartengo, nell'ambito della Società degli Iniziati, di cui noi siamo "i buoni", se così si può dire.
Indosso l'abito bianco della purezza, che contraddistingue le vergini Vestali.
Me lo ha donato la Venerabile Iniziata, colei che ti attende da moltissimo tempo. Ora che la tua ricerca del Graal è giunta a conclusione, lei ha deciso di premiarti. Seguimi, lei ti sta aspettando>>
Waldemar finalmente lasciò che la curiosità prevalesse sulla cautela:
<<Chi è la Venerabile Iniziata, colei che io chiamo la Suggeritrice?>>
Jennifer parlò senza voltarsi, mentre camminava in direzione di una luce non molto distante.
<<E' facile da indovinare, dal momento che è lei che ha scritto tutti i messaggi>>
Lui allora capì, anche se non aveva mai messo in conto questa possibilità:
<<Lady Margaret Burke-Roche? La bisnonna di Jessica?>>
Lei annuì:
<<Ha 106 anni e risulta ufficialmente morta dal 1993. Ma nel nostro caso sono in pochissimi a conoscere la verità.
Nemmeno i suoi figli, nipoti e pronipoti ne sono a conoscenza, tranne me. Io ho avuto l'onore di essere stata scelta come sua assistente ed erede>>
Waldemar era stupefatto:
<<Vorresti farmi credere che nemmeno Glynis Burke-Roche, la nonna di Jessica, è al corrente che la sua ultracentenaria madre è ancora viva?>>
Jennifer fece segno di sì:
<<Abbiamo fatto tutto il necessario per mantenere il segreto. Lo abbiamo fatto perché volevamo essere pronti ad aiutarti quando gli Iniziati avrebbero deciso di mettere in atto il loro piano per manipolarti. Noi non ti costringeremo a fare niente che tu non voglia. Sarai tu a decidere, quando lady Margaret ti avrà spiegato ogni cosa>>
Camminarono a lungo in silenzio, fino ad arrivare ad una porta socchiusa.
Jennifer la indicò:
<<Entra. Lei ti sta aspettando>>
P.s. Le immagini di Mia Wasikwska, per la quale non nascondo di avere una passione che sconfina nella venerazione, sono tratte dai film "Crimson Peak", "Maps to the stars", "Stoker" e "Solo gli amanti sopravvivono".
martedì 24 febbraio 2015
Estgot. Capitolo 33. Catabasi
C'era un terzo libro, che sporgeva leggermente meno degli altri, e non aveva alcun titolo, se non le iniziali della sua proprietaria MBR (Margaret Burke Roche).
Waldemar provò ad estrarlo, ma incontrò una certa resistenza, finché non sentì scattare una molla ed azionarsi un meccanismo.
Vide che quel ramo della libreria incominciava a ruotare in senso orario.
Sorpreso, indietreggiò di alcuni passi.
La libreria continuò a ruotare fino a quando non ebbe percorso un angolo di 90 gradi, disponendosi perpendicolarmente al resto del muro.
Dietro vi era un corridoio malmesso, freddo, ma fiocamente illuminato.
I muri erano ricoperti di carta da parati stracciata e i pavimenti erano polverosi.
Il corridoio continuava fino alla parete, dove uno specchio rifletteva la luce proveniente dalla finestra della stanza di dietro.
Era una luce blu, come quella della notte fredda e nevosa che aveva avvolto il tetro maniero di Sleepy Provicende.
Si avvicinò in direzione dello specchio, che creava l'illusione del proseguimento di quell'angusto corridoio.
Chiaramente doveva esserci un altro passaggio segreto dietro a quello specchio.
Guardò ai lati dello specchio alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto azionare un meccanismo di apertura.
Trovò quasi subito quello che cercava: tra le tante decorazioni della carta da parati c'era quella che lui stava cercando: un arazzo che rappresentava il simbolo del Drago Rosso con la Fiamma.
Le sue mani sfiorarono con delicatezza il punto in cui la fiamma fuoriusciva dalla bocca del drago.
Si accorse che proprio in quel punto c'era un pulsante.
Decise che valeva la pena rischiare e lo premette senza esitazione.
Lo specchio allora si sollevò e finalmente Waldemar poté vedere quello che c'era dietro: una scala molto ripida, che scendeva in profondità, lungo uno stretto cunicolo arcuato.
Aveva con sé una torcia elettrica carica e quando illuminò il fondo di quella galleria, vide che c'erano altre scale.
Pareva che la discesa, la catabasi, dovesse durare all'infinito.
Incominciò a scendere, incurante del freddo e della claustrofobia.
Dopo un periodo di tempo imprecisato giunse finalmente alla fine delle scale.
Da lì una specie di catacomba si dipartiva orizzontalmente.
Bisognava stare molto attenti a non perdersi, ma per fortuna le diramazioni dal corridoio principale erano molto più strette e quindi facilmente riconoscibili e memorizzabili.
Andò avanti per un bel po', finché non gli parve di scorgere un'ombra in lontananza.
Era una figura femminile vestita di bianco, con lunghi capelli sciolti, chiarissimi, e per un istante Waldemar ebbe l'impressione che si trattasse di un fantasma, o peggio ancora di una banshee pronta a terrorizzarlo col suo urlo diabolico.
In quel momento, forse più che in ogni altra occasione nella sua vita, Roman Waldemar ebbe paura e temette di essere destinato a soccombere.
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