Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
venerdì 16 gennaio 2015
Estgot. Capitolo 4. La torre e il maggiordomo.
L'appartamento personale che era stato assegnato al governatore Waldemar si trovava nella torre centrale del palazzo di Sleepy Providence.
Mentre lui e Jessica vi si dirigevano, quest'ultima spiegò:
<<Ho scelto per lei questa sistemazione per due ragioni: la prima è perché questo appartamento era la dimora di lord James Burke-Roche, e dunque per tradizione viene assegnata ai governatori; la seconda è che, essendo sopraelevata, l'aria è più calda, in quanto l'aria calda, in uno spazio chiuso, tende sempre a salire verso l'alto>>
Il freddo era però comunque a livelli insopportabili.
<<Il problema, lady Jessica, è che qui l'aria calda manca completamente>>
Lei gli rivolse la solita occhiata di rimprovero
<<Il calore è concentrato nel reparto notte. C'è un vero e proprio camino nella sua camera da letto, e ogni giorno il giardiniere porterà la legna e il carbone. Il camino è stato appena ripulito e fatto installare dei pannelli protettivi, per cui non c'è il rischio di fuoriuscite di fumo nella stanza. Le assicuro che quello è il locale più caldo l'edificio.
Se non le va bene, può trasferirsi nelle segrete: è un'esperienza istruttiva, in grado di dare un nuovo significato alla parola "freddo">>
Waldemar sorrise:
<<Vedo che oltre all'efficienza lei è dotata anche del dono dell'ironia>>
Jessica assunse un'aria vagamente divertita:
<<Senza l'ironia a Estogt non si sopravvive neanche mezza giornata, nemmeno dietro le robuste mura di Sleepy Providence>>
Erano finalmente arrivati davanti al portone dell'appartamento, dove li attendeva un vegliardo decrepito, in abito da cerimonia. Aveva il cranio lucido, ma la chierica di capelli attorno era bianca e fluente, per non parlare delle sopracciglia folte oltre ogni immaginazione.
<<Le presento il nostro maggiordomo, Mr. Pavlovic>>
Il vecchio aveva un volto di singolare bruttezza, con occhi infossati che parevano fissare un punto indefinito della parete, un naso a becco da barbagianni e una bocca che poteva ricordare il posteriore di una gallina.
Accennò un inchino e disse, con voce flebile e un vago accento slavo:
<<Onorato, lord Waldemar>>
<<Piacere mio, Mr. Pavlovic>> dichiarò il governatore, tendendogli la mano.
Pavlovic esitò, poi gli porse la mano ossuta.
La stretta era molto tenue, cosa che di solito non faceva una buona impressione a Waldemar, il quale si stava chiedendo se nella gerarchia interna contasse di più il maggiordomo o la governante.
<<Mr. Pavlovic è alle mie dipendenze>> precisò Jessica, quasi leggendogli nella mente <<anche se ha molta più esperienza di me. Era già maggiordomo da prima che io nascessi. Purtroppo le sue condizioni di salute gli impediscono di farsi carico anche delle altre questioni amministrative, per questo ha rifiutato l'incarico di dirigere Sleepy Providence, non è vero?>>
Il maggiordomo annuì così profondamente che parve quasi inchinarsi davanti alla giovane governante, di cui pareva in soggezione.
Non è naturale tanta deferenza da parte di anziano verso una persona così giovane. Sembra quasi che abbia paura di lei.
Non ebbe il tempo di formulare altri pensieri, perché Jessica subito riprese la parola:
<<Per qualsiasi questione riguardante la cura dell'appartamento, si rivolga sempre a Mr. Pavlovic, che provvederà alle sue esigenze>> e fece cenno al maggiordomo di aprire il portone.
L'ambiente che si parò davanti agli occhi di Waldemar era immenso e circolare, come la torre che lo conteneva.
L'ambiente era enorme, su più piani, e circolare, come la torre che si vedeva da fuori.
Il fuoco nel camino era in effetti molto intenso e l'aria era indubbiamente più calda, ma c'era un notevole disordine e l'arredamento lasciava piuttosto a desiderare, non perché mancasse di bellezza, nel suo stile neogotico, ma per il fatto che si trattava di oggetti che persino un rigattiere avrebbe rifiutato. E poi c'era sporcizia ovunque.
Waldemar, furioso, si voltò verso Jessica:
<<Da quanti anni questi pavimenti non sono stati spazzati? E quella specie di straccio sulla poltrona cosa sarebbe?>>
Jessica apparve sinceramente stupita e rivolse al maggiordomo uno sguardo sconvolto:
<<Ma cosa... Chi ha combinato questo disastro?>>
Il maggiordomo si mostrò nel contempo meravigliato e costernato:
<<La torre era chiusa dall'esterno e i facchini hanno lasciato qui fuori i bagagli. Nessuno aveva la chiave... io... io sono desolato miss Baumann... non so spiegarmi come... non...>>
La governante sospirò:
<<C'è qualcuno che sta cercando di screditarmi agli occhi del nuovo governatore, ma scoprirò di chi si tratta. Ora, Pavloviv, allerti i domestici e faccia venire qualcuno a rimettere le cose in ordine. Io farò delle indagini per capire chi può aver duplicato la chiave>>
Waldemar si allarmò:
<<Se questo sabotatore ha la chiave, potrebbe introdursi qui anche stanotte e farmi Dio solo sa cosa!>>
Jessica scosse il capo:
<<Farò chiamare due uomini della scorta a presidiare il portone. Sono persone di massima fiducia. Non le succederà niente>>
Il governatore non ne era affatto convinto.
Non posso fidarmi di nessuno, qui dentro.
E si sentì improvvisamente come Jonathan Harker nel castello del conte Dracula, con la differenza che nel suo caso non c'era bisogno di scomodare il soprannaturale per capire che si trovava in un mare di guai.
Parodie fantasy
"Lei non è adatta per mio figlio... è un'elfa del boschi, senza un briciolo di sangue Noldor o Sindar...
A me gli occhi! Sono l'erede della Casa dei Sindar, il nipote di Thingol del Doriath, il cugino di Celeborn, ma sono molto più bello di loro!
Anche Anna Wintour ha ceduto al mio fascino...
Ma mio figlio è sempre in imbarazzo, non riesce a sciogliersi, a rilassarsi, a divertirsi.
E poi ha dei gusti pessimi!
E non mi apprezza quando ballo come Luthien nei boschi"
Peter Jackson, un regista sempre al fianco dei suoi attori
Mai far arrabbiare la Regina degli Elfi
Ingiustizie: Kili muore tra le braccia di Tauriel (tutto sommato una bella morte); Thorin muore assistito da Bilbo (va be', sempre meglio che niente), ma il povero Fili tutto solo... :-(
Pet therapy
giovedì 15 gennaio 2015
Mappa della Terra di Mezzo in Nuova Zelanda
Ecco i luoghi dove sono avvenute le riprese aeree degli spazi naturali in cui sono ambientate le scene esterne dei film realizzati da Peter Jackson sulla base dei romanzi di J.R.R. Tolkien.
Gli orari in cui ci sono meno post sui social network
Queste sono le "zone morte", gli orari in cui i post rischiano di passare inosservati, anche se io non sono del tutto d'accordo. Forse un post in quelle ore è più visibile, perché non si perde nella marea di quelli delle ore di punta.
mercoledì 14 gennaio 2015
Estgot. Capitolo 3. Sleepy Providence.
<<Sleepy Providence è un tipico maniero in stile neogotico.
Lord James Burke-Roche, il barone Fenroy, lo fece costruire sulla falsariga del castello di Balmoral, a fine Ottocento, in tarda età vittoriana, quando l'influenza britannica arrivava fino a qui. L'edificio ha visto tempi migliori, certamente, ma abbiamo fatto il possibile per ristrutturarla almeno in parte, dopo l'incendio di sette anni fa>> spiegò Jessica, toccandosi involontariamente una guancia, in un punto dove, sotto il caschetto dei capelli, Waldemar aveva intravisto una cicatrice da ustione.
<<L'interno è agibile?>>
Lei gli rivolse uno sguardo severo:
<<Abbiamo fatto del nostro meglio per rendere molto confortevoli i suoi appartamenti e i suoi uffici, lord Waldemar. Mi segua e potrà constatarlo personalmente>>
In quel momento arrivarono alcuni domestici ad aiutare l'autista a scaricare i bagagli del nuovo governatore di Estgot,
<<Noto che il personale è composto da persone anziane, tranne lei, naturalmente, lady Jessica>>
La ragazza non si scompose:
<<Questo non è un paese per giovani. Non lo è più da molti anni. La guerra civile ha falciato via un'intera generazione, e per cosa? Alla fine sono rimaste soltanto le persone come me>>
Waldemar non capiva:
<<In che senso?>>
<<Gliel'ho già detto, lord Waldermar. Qui nessuno si fa caso delle mie ustioni e tutti mi rispettano. Persino lei mi chiama "lady" anche se non dovrebbe, ma forse c'è una punta di ironia in questo...>>
Lui sorrise:
<<Fintanto che lei mi chiamerà "lord", io ricambierò con "lady", anche se preferirei che ci chiamassimo per nome e ci dessimo del tu>>
Jessica scosse il capo:
<<No, non è professionale. Adesso mi segua, le mostro la casa>>
Più che un invito era un ordine.
Il portone immetteva in un'ampia sala, anch'essa in stile neogotico, dal cui alto soffitto pendeva un enorme lampadario di cristallo.
I pavimenti erano di marmo bianco e azzurro. Le pareti avevano rivestimenti in legno e sopra una carta da parati blu, Numerosi quadri, enormi, ritraevano personaggi del passato, probabilmente i precedenti governatori e le loro famiglie.
In fondo alla sala un'imponente scalinata conduceva ai piani superiori.
<<Notevole! I quadri originali si sono salvati dall'incendio?>>
Solo dopo aver pronunciato la domanda, Waldemar si rese conto che i riferimenti all'incendio non erano il massimo della diplomazia con una donna che ne era stata vittima, ed aveva perso i genitori.
<<Sono delle copie molto fedeli, ma hanno solo un valore affettivo. Ritraggono i vari membri della famiglia Burke-Roche. Erano dei mecenati, oltre che dei veri aristocratici>>
Lo disse con una tale reverenza che sembrava stesse parlando di persone conosciute nella vita reale.
<<Sembra quasi che qui dentro il tempo si sia fermato alla loro epoca>>
Jessica lo prese per un complimento:
<<Ho fatto tutto il possibile per ricreare gli ambienti in maniera fedele. Le voglio mostrare quello che sarà il suo studio, al piano di sopra. Mi segua>>
Mentre salivano le scale, Waldemar notò che faceva molto freddo.
<<Si gela qui dentro. Spero che ci sia un sistema di riscaldamento>>
Lo sguardo di lei tornò cupo:
<<C'è, ma costa troppo. Abbiamo delle stufe a legna in ogni stanza, ma i radiatori a gas di notte sono spenti. Si abituerà>>
La scala si biforcava in due rami, dopo un primo pianerottolo.
Presero il ramo a destra e salirono al primo piano, dove un corridoio dava accesso a molte stanze.
<<Ecco il suo studio, che ne pensa?>>
Il colpo d'occhio era senza dubbio positivo. Un salone molto ampio, con grandi vetrate e un arredamento signorile ottocentesco.
A un secondo sguardo si poteva notare però che i tappeti erano consunti, così come i rivestimenti dei divani e dei cuscini, per non parlare dei tendaggi. Anche i mobili parevano opachi,
<<Impressionante! Un puro stile vittoriano. Ma l'arredamento è quello dei tempi dei Burke-Roche?>>
Aveva evitato di menzionare l'incendio, ma la domanda suonava comunque poco diplomatica, tanto che Jessica si incupì ulteriormente e assunse un'aria di rimprovero.
<<Solo in minima parte. Come le ho detto, la maggior parte degli oggetti di valore sono andati distrutti nell'incendio. E' stato molto difficile ricreare lo stesso ambiente avendo a disposizione un budget limitato. Certo molte cose, qui dentro, sono rovinate, ma più di così non si poteva fare>>
Waldemar capì di averla ferita e cercò di rimediare:
<<Ha fatto un ottimo lavoro, lady Jessica, Ha ricreato con grande efficacia l'atmosfera neogotica, uno stile che io apprezzo da sempre>>
Lei parve incuriosita:
<<Dice sul serio? Io adoro le atmosfere di metà Ottocento, quelle in stile Jane Eyre o Cime Tempestose. I romanzi delle sorelle Bronte mi piacciono talmente tanto che li avrò riletti decine di volte, con la stessa passione>>
Lui ebbe come l'impressione che Jessica si fosse fin troppo identificata nelle eroine dei suoi romanzi prediletti, forse per sfuggire da una realtà che non le piaceva.
<<Sono romanzi meravigliosi. Li ho riletti anch'io molte volte e sono affascinato dal fatto che questa residenza in un certo senso ricrei un'atmosfera simile>>
Jessica soppesò il complimento e decise di accettarlo:
<<Venga, sediamoci qui. Le devo dire alcune cose, prima di mostrarle il suo appartamento privato>>
<<La ascolto>>
Lei abbassò lo sguardo e parve perdersi in ricordi molto lontani, come se la sua memoria potesse andare molto più indietro rispetto ai pochi anni della sua giovane vita.
<<Quando il ministro Kaiserring mi ha informata del suo arrivo e delle motivazioni per le quali le è stato assegnato questo incarico che lei stesso considera una sorta di punizione, all'inizio ho avuto paura, non tanto per quello che lei ha fatto in passato, ma per il suo carattere che in un certo senso assomiglia un po' al mio. Forse io ho dei modi un po' "ruvidi", per così dire, e lei, be', per sua stessa ammissione, ha detto che la diplomazia non è il suo forte, ma penso che potremo trovare un modo per andare d'accordo, se ci impegneremo entrambi a rispettarci a vicenda. Il punto d'incontro sta nel fatto che sia io che lei abbiamo un passato "ingombrante" da dimenticare, anche se non ci siamo ancora riusciti.
Forse Kaiserring spera che noi ci facciamo la guerra e mi ha davvero scelta come sua aguzzina, ma noi possiamo decidere di collaborare e diventare, in un certo senso, complici in un progetto di rivincita>>
C'era qualcosa di minaccioso in quelle parole.
Rivincita contro chi?
Forse Kaiserring spera che noi ci facciamo la guerra e mi ha davvero scelta come sua aguzzina, ma noi possiamo decidere di collaborare e diventare, in un certo senso, complici in un progetto di rivincita>>
C'era qualcosa di minaccioso in quelle parole.
Rivincita contro chi?
Mentre lei parlava, lui non poté fare a meno di fissare i guanti neri di lei, così lunghi che le coprivano interamente il braccio, fin oltre il gomito, congiungendosi con le maniche altrettanto nere dell'abito.
<<Io credo nella collaborazione molto più che nella competizione.
Non so cosa le abbia detto di me il ministro Kaiserring, ma spero di poterle dimostrare che sono una persona molto migliore di quello che dice la gente come lui.
Non so cosa le abbia detto di me il ministro Kaiserring, ma spero di poterle dimostrare che sono una persona molto migliore di quello che dice la gente come lui.
Vede, io credo che ognuno di noi combatta una battaglia di cui gli altri non sanno nulla.
Per questo non ho mai provato invidia e tantomeno odio per nessuno.
Anzi, a volte credo che chi ostenta la felicità lo faccia per nascondere un disagio, mentre le persone sicure di sé non hanno bisogno di sembrare felici. Ecco, è anche per questo tipo di idee che io non ero molto in sintonia con la buona società dell'Unione>>
Per questo non ho mai provato invidia e tantomeno odio per nessuno.
Anzi, a volte credo che chi ostenta la felicità lo faccia per nascondere un disagio, mentre le persone sicure di sé non hanno bisogno di sembrare felici. Ecco, è anche per questo tipo di idee che io non ero molto in sintonia con la buona società dell'Unione>>
Jessica annuì:
<<Forse allora io do l'impressione di ostentare troppo il mio presunto dolore. Rifletterò su quello che ci siamo detti. Ora le mostrerò le sue stanze e poi la affiderò alle cure del maggiordomo per definire le questioni pratiche. Domani invece parleremo del suo incarico.
Ho visto che aveva in mano I never promise you a rose garden. Non l'ho letto, ma il titolo si adatta bene a ciò che la attende qui ad Estgot, fuori dalle mura silenziose di Sleepy Providence>>
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