domenica 22 giugno 2014

Luxury lifestyle












































Marrakesh. Ambiance contemporaine au restaurant le Bô-Zin, l’une des adresses les plus tendance du Marrakech by night. Situé à 3,5 kilomètres du centre ville, ce bar restaurant lounge est devenu en quelques mois l’un des hauts lieux de la nuit marrakchie. Cadre, cuisine et musique : tout ici concourt à faire perdre la notion du temps qui passe, et les soirées y sont toujours trop courtes.




























Gothian (seconda edizione). Capitolo 17. Marvin Vorkidian e la "missione Alienor"




Già da due settimane Marvin Vorkidian aveva preso servizio presso la Cancelleria, che era il centro dell’attività diplomatica del Ducato di Amnisia. Lì stava finalmente mettendo in pratica tutto ciò che gli era stato insegnato nella scuola di retorica. Si trovava bene in quel lavoro, e aveva già fatto amicizia con alcuni colleghi, così come aveva già individuato quelli che gli erano ostili, e anche coloro che mantenevano una cauta neutralità. Questi ultimi appartenevano tutti alla fazione di Padre Sulmen, su cui circolavano molte voci, secondo le quali il sacerdote sarebbe stato una spia dell'eunuco Bial, e l’avrebbe conosciuto in gioventù. Alcuni ritenevano che fosse stata la stessa Imperatrice Vedova a imporlo come suo uomo di fiducia alla corte di Amnisia. 
Il giorno in cui Marvin fu convocato dal Duca, incontrò proprio Sulmen che usciva dallo studio di Gallrian, visibilmente contrariato. Quando vide Marvin gli lanciò un’occhiata nel contempo severa ed apprensiva e gli impartì una rapida benedizione. 
Dopodiché un portiere venne ad annunciare che era atteso dal Duca.
L’ufficio di Lord Gallrian de Bors, Duca di Amnisia era uno stanzone enorme, dai soffitti altissimi e affrescati.



 Alle pareti si alternavano finestre enormi e quadri e sculture di valore inestimabile, frutto della tradizione mecenatizia della famiglia De Bors, la più ricca del Ducato.
Il Duca Gallrian era un amante della bellezza in tutte le sue forme, e anche un uomo che sapeva godersi la vita. Dava molte feste e banchetti sontuosi, in cui il vino scorreva a fiumi. Inoltre di lui si sapeva che manteneva molte amanti, dalle quali aveva avuto una grande quantità di figli bastardi, destinati per lo più a divenire cavalieri, oppure preti o diplomatici.
Da dove derivasse tanta ricchezza, nessuno sapeva dirlo.
Marvin avanzò fino alla grande scrivania dietro la quale troneggiava il Duca, sontuosamente vestito con abiti di seta dorata e pietre preziose.



Dopo i convenevoli di rito, Lord Gallrian si fece serio e disse, senza giri di parole:
  «Come saprai, la principessa Alienor di Alfarian è stata rapita dai pirati. La novità è che suo padre, re Kerelik, ha fatto recapitare per vie traverse un messaggio alla Cancelleria di Amnisia, ed è di questo che voglio parlarti. Ma prima vorrei sapere che idea ti sei fatto di tutta questa faccenda»
E qui fissò Marvin negli occhi.
«C'entra Ellis Eclionner?» suggerì il ragazzo.
Il Duca annuì:
«Lei, certo, e naturalmente le sue eminenze grigie: l’eunuco Bial Kyoto, il senatore Sibelius Fujivarian, e soprattutto padre Izùmir Mollander, il Priore della Grande Canonica»
Marvin sospirò:
«Abbiamo delle prove?»
Lord Gallrian lo scrutò con aria complice:
«Abbiamo molti indizi. Ne ho parlato poco fa con padre Sulmen, che è seguace di Mollander e che Ellis mi ha imposto come suo "garante" tanti anni fa. E' la mia spina nel fianco, ma devo sopportarlo!»
«Capisco…» disse Marvin, chiedendosi dove Gallrian volesse andare a parare.
Il Duca assunse un tono affabile:
«Kerelik mi ha chiesto di rinnovare l'alleanza tra gli Alfar e i Keltar per collaborare al ritrovamento di Alienor e punire i suoi rapitori. E' convinto che i pirati l'abbiano portata nel territorio montano della nostra Federazione, probabilmente in un villaggio nella catena montuosa dei Denti del Drago. Io sono d'accordo con lui e per questo ho scritto al nostro Arciduca di Floriana un messaggio riservato, nel quale gli annuncio che manderò da lui un contingente militare guidato da mio figlio Yvain, accompagnato da una missione diplomatica. Vorrei che tu ne facessi parte, ora che sei entrato nel grande gioco!»
«Quale gioco?» chiese istintivamente Marvin
«Oh, beh… l’unico gioco che conta» rispose compiaciuto Lord Gallrian «il gioco del Trono!»


Il ragazzo ebbe la risposta pronta:
«I miei genitori presero parte a quel gioco, Vostra Grazia, ma non ne derivò nulla di buono»
Il Duca ostentò una grande commozione:
 «Ah che grave perdita! Non riuscirò mai a perdonarmi per aver permesso che partissero da soli, senza scorta, senza protezione! Ma non commetterò lo stesso errore con te! Sarai al sicuro: hai la mia parola!»
Marvin era convinto che il Duca stesse recitando, e facesse il doppio gioco. E se avesse mandato apposta i suoi genitori in quella missione, d'accordo con chi li aveva rapiti?
«E' un onore, Vostra Grazia, ma anche un incarico molto delicato per un novellino come me»
Il Duca lo fissò con una strana luce negli occhi:
«Forse l'erede di Vorkidex Pendragon ha paura di fallire?»
Il giovane si sentì punto sul vivo.
Non sono solo erede di Vorkidex, ma anche figlio di Masrek Eclionner! Lui lo sa.. glielo leggo negli occhi!
Si chiese cosa avrebbe fatto suo padre Masrek, il Principe della Corona, in quelle circostanze.


Non ricordava quasi nulla di lui, se non che era alto, e bello, e di aspetto nobile.
Ma non ricordo la sua voce...
Come se gli avesse letto nel pensiero, il Duca disse:
«Tuo padre, prima di partire, si raccomandò con me: “Se io fallirò, allora tu dovrai, un giorno, parlare a mio figlio di ciò in cui crediamo”. Ebbene il momento è arrivato. Tu conosci l'Antico Patto, ma non sai che ci sono delle parti di esso che non sono state divulgate. Riguardano il ruolo che i Keltar giocheranno nel futuro ordine mondiale. La pace tra gli Alfar e i Lathear avrà bisogno della mediazione dei Keltar, senza i quali tutto sarebbe perduto. L’ultima speranza che abbiamo per salvare il Continente Centrale dalla guerra e dalla tirannia di Ellis è trovare la principessa Alienor e portarla a Lathéna!»
Era facile a dirsi, a parole.
Perché non la guida lui, la spedizione?!
Vedendo lo sguardo serio di Marvin, il Duca aggiunse:
«Ti sto dando l’opportunità di continuare l’operato politico dei tuoi genitori. Sono certo che la Compagnia riuscirà a trovare Alienor, e certamente alla fanciulla farà piacere che nel gruppo dei suoi liberatori ci sia un giovane quasi suo coetaneo. So che tu parli bene l’Alfari e che lei parla benissimo il Latheari, quindi avreste modo di intendervi»



«Ma Alienor è stata costretta al fidanzamento con Elner contro la sua volontà. Se noi la liberiamo per poi portarla a Lathéna, ci maledirà tutti e dirà che preferisce rimanere tra i pirati!»
Lo sguardo di Lord Gallrian si fece intenso e penetrante:
«Ma noi non la costringeremo a sposare Elner... ci sono altre opzioni...» e sorrise.
Marvin si limitò a fissare il Duca.
C'era un tono fin troppo allusivo in quelle ultime parole.
Lui sa... non ci sono dubbi... sa tutto!
Rimase in silenzio per un po’, consapevole che quel silenzio diceva più di mille parole, poi alla fine parlò: «Se è così, se le permetteremo di scegliere, be', allora non ho più scuse per non accettarico l'incarico!»
Lord Gallrian sorrise e gli tese la mano.
Dopo avergliela stretta, Marvin disse:
 «Vorrei sapere solo una cosa, Vostra Grazia, se è possibile»
«Prego»
«Ho visto uscire Padre Sulmen e mi è parso molto preoccupato. Qual è il suo parere su questa spedizione?»
Il Duca si rabbuiò per un istante, poi tornò sorridente: «Ah, niente di particolare. Abbiamo concordato i nomi dei suoi uomini che entreranno nella Compagnia. Per il resto, non si è sbilanciato. Non sarebbe da lui...»
C’era qualcosa di strano nella voce di Lord Gallrian, come se stesse mentendo, ma forse era solo un’impressione. Eppure Marvin ebbe come il presentimento che ci fossero molte cose che non erano state dette, e molte bugie che avevano preso il loro posto.
Da che parte sta lord Gallrian? Chi è il suo vero referente? Per chi lavora, in realtà?
Mentre si congedava dal duca, pensò che sua nonna, in fondo, aveva ragione a volerlo tenere lontano dalla politica.
Il gioco del Trono non fa per me, ma non mi è stata concessa una scelta. E' necessario che mi assuma la responsabilità di fronte alla corona che fu dei miei antenati!














sabato 21 giugno 2014

Storia del giardinaggio 1



Sebbene la coltivazione delle piante per l'alimentazione umana e per gli animali risalga all'epoca preistorica e una prima idea di giardino possa farsi risalire ad un grafogramma sumero del 3000 a.C., raffigurante un triangolo con al centro disegnato un albero, le prime testimonianze dell'esistenza di giardini ornamentali realmente compiuti sono da considerarsi le pitture murali egiziane del 1500 a.C..
I giardini più rinomati del mondo occidentale antico furono i giardini di Tolomeo ad Alessandria d'Egitto e grande influenza ebbe la tradizione di giardinaggio importata a Roma da Lucullo. Le pitture murali di Pompei, insieme ai resti archeologici, sono testimonianze degli sviluppi elaborati che portarono anche alla costruzione di enormi giardini grazie alla grande ricchezza dei romani. I resti di alcuni di questi grandi giardini sono ancora oggi visibili, come ad esempio presso Villa Adriana a Tivoli. Purtroppo durante il XVI e il XVII sec. le antiche ville romane furono letteralmente spogliate dei loro marmi e delle loro statue, che furono portate in altri giardini patrizi, cardinalizi o papali. Da qui il detto "Ciò che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini".
Bisanzio e la Spagna moresca mantennero vive le tradizioni dopo il VI secolo. Nel frattempo una tradizione di giardinaggio si era autonomamente sviluppata in Cina, e poi in seguito da qui in Giappone, dove si tradusse nella creazione di giardini aristocratici che riproducevano paesaggi in miniatura centrati attorno a laghetti oppure dei severigiardini zen presso i templi.
In Europa, l'arte del giardino rinacque durante il XIII secolo in Languedoc e nell'Île-de-France, e poi nei giardini delle ville italiane nel primo Rinascimento.
parterre francesi, la cui tradizione risale alla fine del XVI secolo ebbe il suo massimo fulgore nelle interpretazione che ne diede André Le Nôtre nella progettazione dei principali giardini nobiliari di Francia.
Nel XVIII secolo il giardino di paesaggio inglese aprì nuove prospettive.


Il XIX secolo vide il fiorire del revival dei giardini storici e la nascita dei giardini romantici di cui una delle espressioni più note è quella dei cottage garden inglesi.

(Nelle foto, il parco di Sandringham House, residenza di campagna della famiglia reale inglese)



Dal XX secolo l'architettura dei giardini si evolvette integrandosi e sovrapponendosi con le nuove discipline dell'urbanistica, con il design, con l'arte delle installazioni, delle performance e della Land Art.



La prima testimonianza di un giardino egizio è un modellino di un edificio, noto come "Casa delle Bambole", in cui il giardino ha un ruolo predominante rispetto alla costruzione, ridotta ad un semplice portico con colonne. La "Casa delle Bambole" risale al 2000 a.C. e fu rinvenuta nella camera mortuaria di Mekere, cancelliere del faraone Monthuotpe II. Attualmente è conservata al British Museum.
Tuttavia l'esempio più prezioso di una testimonianza di giardino egizio proviene da un affresco tombale di un alto ufficiale del faraone Amenofi II, databile attorno al 1400 a.C., che raffigura un giardino a pianta quadrata, cinto da mura, in cui le coltivazioni sono scandite in aiuole geometriche, con piccole peschiere per le piante acquatiche, per l'allevamento dei pesci e degli uccelli acquatici, circondati da file di alberi di acacia e di palme oltre che di fichi, papiri, arbusti ornamentali e alberi di difficile identificazione. La perimetrazione con alti muri era necessaria per ombreggiare le piante, proteggerle dai venti e dalla sabbia, oltre che a scopo dissuasiorio nei confronti di intrusi.
Il giardino egizio, come quello persiano, tende ad isolarsi dal contesto esterno, plasma il deserto per rendere fertili terre sterili, irrigandole con l'acqua. Non è infatti casuale che i giardini più antichi si siano sviluppati nel bacino del Mar Mediterraneo e che abbiano in comune il fatto di avere un forte carattere di riservatezza, anche perché all'epoca i giardini ornamentali erano destinati solo alla frazione di popolazione più ricca e di posizione sociale elevata. Il giardino raffigurato nell'affresco tombale rappresenta un esempio di elevata simmetria e di composizione geometrica delle parti. In esso è anche compiuto il senso estetico che pregna i giardini, cioè quello del piacere della bellezza.
Acqua e ombra sono caratteristiche fondamentali dei giardini egizi e del bacino del Mediterraneo, non solo scopo di protezione delle colture e dall'intensa irradiazione solare, ma anche perché la canalizzazione dell'acqua permetteva una ripartizione rigorosa secondo modelli matematici che gli egizi avevano già concepito.
Piante con certezza coltivate presso gli egizi sono le palme da dattero, i fichi, i papiri, il loto, il sicomoro, l'uva, mandorli, olivi, melograni, tamerici. Da queste piante si ottenevano anche frutti, oli, unguenti per cosmetici e medicinali.
I fiori furono particolarmente cari agli egizi poiché avevano funzione rituale nel culto dei morti. Con essi si facevano corone per la testa o per il petto, tanto che la botanica si affida spesso ai reperti delle tombe egizie per datare la presenza di un genere o una specie.
(fine prima parte)

Parchi e giardini

























Il giardino è uno spazio progettato, di solito all'aperto, riservato alla vista, alla coltivazione botanica e al godimento di piante e altre forme naturali.
Il termine deriva da una radice indogermanica: Gart o Hart, con il significato di "cingere, circondare"; per definizione storica è quindi una porzione di superficie delimitata. Il fatto che i giardini (soprattutto quelli molto antichi) siano sempre cintati ha determinato una confusione sull'origine del termine, il cui significato è "cingere", non "custodire, sorvegliare, fare la guardia", come a volte (erroneamente) si legge. Neanche il greco e il latino avevano dei termini univoci per indicare il giardino, e sia la parola "hortus" (latino) che "Kepos" (greco), indicano uno spazio delimitato, chiuso. I latini avevano altri termini per definire i giardini, a seconda della funzione: "viridariaum" era il vivaio dove si producevano e accudivano nuove piante, il "pomarium" era il frutteto, il "nemus" una boscaglia non totalmente irregimentata dove si celebravano riti sacri. Vedi Bosco di Nemi. Tali boschi, frequenti durante l'epoca precristiana, venivano chiamati anche "lucus".
Si dà spesso per scontato che i giardini siano a cielo aperto, ma la critica contemporanea ha sollevato obiezioni su questo ed è indiscutibile che esistano alcuni giardini lodevoli anche in luoghi non a cielo aperto.
Il giardino è nato con lo scopo di coltivare piante da frutto, da fiore o semplicemente ornamentali. Il giardino solitamente è situato in prossimità di edifici privati o pubblici, ma può trovarsi anche isolato da questi, prendendo il nome di parco nei casi più estesi. Nell'accezione comune quando si parla di giardino si intende solitamente quello di tipo ornamentale, mentre si usa il termine orto per indicare quello in cui si coltivano ortaggi a scopo alimentare (orticoltura).