martedì 4 marzo 2014

Look "particolare" di Karolina Kurkova



Che dire? Semplicemente incantevole!

La fiamma di Atar. Capitolo 3. Il libro proibito.



La studentessa lo fissò con i suoi occhi leggermente a mandorla e il viso dal sapore orientaleggiante:
<<Mi sto laureando con una tesi in Storia delle religioni e il mio relatore, il prof. Gallo, mi ha garantito che la Flamma Ataris si trova qui, nella Biblioteca del Dipartimento di Filologia classica!>>





Luca Bosco sollevò gli occhi al cielo:
<<Non è la prima volta che il prof. Gallo manda qui dei suoi tesisti cercando libri che si trovano solo in rarissime collezioni private. La Flamma Ataris è menzionata in bibliografia soltanto nel De arcanis supremis di Toraldo Scudieri, custodito presso gli Archivi Vaticani. In base a quella indicazione bibliografica, ci sono solo tre copie della Flamma  in circolazione e nessuna di esse si trova qui>>
Per nulla impressionata, la studentessa assunse un'espressione di sufficienza.



<<So benissimo dove si trovano le altre copie! Appartengono a dei privati che non le vogliono far vedere a nessuno. E so altrettanto bene che ne tenete una nascosta qui, da qualche parte, anche se non volete che si sappia. Ma io sono pronta a tutto pur di avervi accesso>>
Luca sorrise, suo malgrado, e guardò il modulo di richiesta che la ragazza gli aveva consegnato.
Elisabetta Tommasi... 
Sollevò di nuovo gli occhi verso di lei, guardandola da sopra gli occhiali da vista, mantenendo un sorriso ironico dal quale spuntavano però i suoi canini particolarmente aguzzi, che gli davano una certa aria da vampiro, corroborata dal pallore anemico del suo volto, in contrasto con i capelli corvini.
<<Pronta a tutto?>>
Un'espressione di sdegno si dipinse sul bel viso di lei:
<<Non in quel senso!>>
Lui assunse un'aria innocente:
<<Quale senso?>>
Elisabetta sospirò, prese una sedia malconcia che si trovava nei pressi e vi abbandonò, accavallando le gambe.
<<Senta, il prof. Gallo mi aveva avvertita che lei è un osso duro, ma ha aggiunto che in fin dei conti non è così malvagio come vorrebbe apparire>>
Luca inarcò le sopracciglia:
<<Gallo parla troppo, specie con le tesiste che hanno un certo fascino. Frequentai un suo corso, anni fa. Un laboratorio di letteratura cristiana antica. E sa qual era l'argomento del corso monografico?>>
Lei scosse il capo:
<<Non ne ho idea. Quest'anno il seminario riguardava Mitra e il Sol Invictus>>
Luca sorrise:
<<Ultimamente Piero Gallo è stato richiamato all'ordine. Ma ai miei tempi aveva, come dire, una maggiore licenza di spaziare in ambiti non del tutto raccomandabili>>
Elisabetta si sporse in avanti:
<<E quindi? Qual era l'argomento di quel corso?>>
Luca socchiuse gli occhi e abbassò la voce:
<<Satana>>



Gli uomini di potere e il nodo windsor (Assad, Putin, Rajoelina) - Nodo Windsor - Windsor knot



Mi rendo conto che con questo post probabilmente non sto facendo un grande servizio agli ammiratori del nodo Windsor doppio, ma non posso esimermi dal notare una singolare coincidenza e cioè che questo particolare nodo di cravatta è molto amato dagli uomini di potere, in particolare da quelli che detengono un potere che molti definiscono autoritario.
Nella foto qui sopra vediamo il presidente siriano Bashar el Hassad, con l'affascinante moglie Asma, sfoggiare un corposo nodo double Windsor knot, o full windsor, che gli vale una menzione nella mia ormai leggendaria rubrica Nodo Windsor Club.






A far compagnia al presidente siriano c'è il suo alleato più fidato, il presidente russo Vladimir Putin, da molti ritenuto, a ragione, l'uomo più potente del mondo, e certamente in questi giorni lo sta dimostrando, poiché risulta chiaro a tutti che nessuno è in grado di opporsi all'annessione della Crimea alla Federazione Russa (cosa che peraltro sarà ratificata da un referendum popolare).



Ma c'è un altro presidente, meno noto, ma forse leggermente più attraente dei precedenti, ed è Andry Rajoelina, giovane presidente del Madagascar.




Ha l'età di Renzi e secondo me gli assomiglia un po', sia fisicamente che politicamente.








Juan Pablo Angel - Nodo Windsor - Windsor knot - suit tie



Juan Pablo Ángel Arango (Medellín24 ottobre 1975) è un calciatore colombianoattaccante dell'Atlético Nacional
A noi però qui interessa più che altro il suo look, che unisce al fascino latino un'eleganza inglese: il giocatore sfoggia infatti un impeccabile nodo doppio windsor alla cravatta(double windsor knot), che gli vale un post nella mia famosa rubrica Nodo Windsor Club. 
Donne, rifatevi gli occhi! Uomini, schiattate di invidia!








Da dove deriva il termine Carnevale?




Deriva da "carne levare", togliere la carne, riferito in origine al giorno precedente la Quaresima, in cui cessava l'uso della carne. Precisamente trattasi del periodo fra il Natale e il primo giorno di Quaresima; in pratica si fa dall'Epifania, o dal 17 gennaio, o addirittura dal 3 febbraio. Durante il carnevale vige l'uso, oggi molto ridotto, di organizzare divertimenti, mascherate, balli, baldorie.

lunedì 3 marzo 2014

Il gatto quotidiano

Zuccheri contro grassi nella dieta di due gemelli: i risultati

Zuccheri contro grassi nella dieta di due gemelli

Alexander e Chris Van Tulleken, 35 anni, sono un laboratorio scientifico vivente. Intanto, sonogemelli monozigoti, ossia identici. E tutti e due medici (Alexander, detto Xand, ha uno studio a New York e pratica medicina tradizionale, Chris lavora a Londra e ha un approccio più alternativo).
Il fatto di condividere Dna e professione li ha spinti a un esperimento singolare: mettersi entrambi a dieta scegliendo però due diversi regimi alimentari per vedere quale era meglio. Alexander per un mese ha rinunciato a zuccheri e carboidrati, Chris ha dato addio ai grassi. Sulla loro duplice dieta la Bbc ha mandato in onda un documentario con discussione finale tra esperti. I due, peraltro, hanno anche un sito, dove si scopre che, tra un paziente e l’altro, passano il tempo a inventarsi esperimenti e spedizioni per il mondo, purché stravaganti. Avvicinandosi ai 40 anni, hanno deciso che perdere peso sarebbe stata la loro missione più urgente. Soprattutto per Xand, che superava i 90 chili per 1 metro e 80, con una percentuale di grasso del 26,7 per cento. Chris era un po’ sopra gli 80 chili, e la sua percentuale di grasso era del 22,6 per cento.
"Potevamo mangiare quanto volevamo, tranne che io non dovevo toccare carboidrati e zuccheri, e Chris ha eliminato i grassi" ha raccontato Xand al Daily Mail. "Per ogni altro aspetto, stile di vita e sport, le nostre vite erano uguali. Quindi ogni cambiamento fisico sarebbe stato riconducibile alla dieta". Un modo per vivere in prima persona uno dei tormentoni alimentari del momento: cosa fa peggio, i grassi o gli zuccheri? Oltretutto, era anche un duello Stati Uniti (dove demonizzano gli zuccheri) contro Inghilterra (dove a essere presi di mira sono i grassi).
Così, mentre a Xand era consentito inserire formaggi, carne, pesce, latticini, burro, con il divieto per dolci e pasta, Chris poteva consumare pasta, riso, pane, cereali, frutta, verdura, dessert, eliminando grassi di origine animale (niente carne, formaggi e latticini, e proteine solo da legumi). Due diete alquanto tristi, ammette Xand: "Io ero più fortunato: potevo mangiare carne, pesce, uova. Ma leva i carboidrati e la gioia se ne va dal tuo pasto".
La logica di azzerare carboidrati e zuccheri deriva dal fatto che aumentano i livelli di glucosio nel sangue e stimolano l’organismo a produrre più insulina; a lungo andare, questo può portare all’insulino-resistenza (l’ormone che il corpo usa per abbassare i livelli di glucosio in circolo): l’anticamera del diabete di tipo 2. E i grassi saturi (margarina, lardo, burro, alcuni oli) di cosa sarebbero colpevoli? Principalmente, di aumentare i livelli di colesterolo mettendo in pericolo il cuore. A dir la verità, il loro ruolo è stato appena rivalutato da uno studio del Croydon University Hospital di Londra: "L’idea che siano dannosi non ha fondamento" scrive il cardiologo Aseem Malhotra.
Ma tant’è, il dibattito grassi o zuccheri non si è placato. E dunque, i menu divergenti dei gemelli cosa hanno dimostrato? Intanto, che le diete risolutive non esistono, e che le cose non sono mai così semplici (in medicina, poi, è la regola). "Consumando poca frutta e verdura, perché hanno carboidrati, ero spesso stitico" ha raccontato Xand. "Mi sentivo stanco, poco brillante, e avevo un alito terribile. Chris invece, privandosi dei grassi non era mai sazio e mangiava spesso fuori pasto".
Dopo un mese Xand ha perso 3 chili e 50, Chris uno. Però: di quei tre chili e mezzo, 1 e mezzo era composto di grasso, 2 di muscoli, risultato meno apprezzabile. E del chilo eliminato di Chris, metà era grasso, metà muscolo. Prima e dopo l’esperimento, ai gemelli era stato misurato, tra i vari parametri, anche il colesterolo. Ci si aspettava che Xand, con la sua dieta ricca di grassi, avesse alla fine livelli più alti. Ma in entrambi è rimasto invariato. Che i grassi, in fondo, non siano così pericolosi? L’organismo di Chris, d’altro canto, dopo un mese di carboidrati ha aumentato la sua produzione di insulina; la conferma che, a lungo andare, un regime di questo tipo potrebbe portarlo verso problemi metabolici. Entrambe le diete, in fondo, si sono dimostrate abbastanza inutili: qualche chilo perso, massa muscolare ridotta, nessun cambiamento nel colesterolo, variazioni poco salutari nell’insulina. "
"La cosa più interessante che abbiamo scoperto è che la domanda 'Sono peggio i carboidrati o gli zuccheri?' è mal posta" è la conclusione dei due medici. "Dovremmo piuttosto domandarci quali sono i cibi che ci fanno ingrassare e perché". Non è tanto un singolo ingrediente, zuccheri o carboidrati, a risultare dannoso, bensì la loro combinazione nello stesso alimento, che spinge a cercare sempre questo sapore mixato. Lo zucchero da solo non dà assuefazione (nessuno si nutre di zuccherini), così come non la danno i grassi in sé (e nessuno mangia panetti di burro). «Danno dipendenza, piuttosto, i cibi industriali come gelati,  cioccolata al latte, patatine fritte, nei quali grassi e zuccheri sono uniti. Alzano i livelli di dopamina, neurotrasmettitore legato al circuito del piacere. Se volete perdere peso riducete i cibi preconfezionati a favore di quelli da cucinare. Fissarsi sui grassi piuttosto che sui carboidrati renderà la vostra dieta monotona, senza gusto e, alla lunga, insostenibile".

di Daniela Mattalia da Panorama

La fiamma di Atar. Capitolo 2. Azione complicante: la studentessa


La studentessa universitaria si presentò allo sportello della biblioteca nel tardo pomeriggio di una piovosa sera di inizio marzo.
Era oggettivamente bella, di una bellezza che non poteva essere messa in dubbio.
Quando la vide, Luca pensò che assomigliava a Megan Fox, con quel sapore esotico che le era conferito dai suoi antenati Cherokee.




Alta, snella, capelli neri, lisci, viso perfetto, pelle liscia, sguardo intenso
Indossava una camicetta bianca, aderente, una gonna scura, calze a rete ricamate e profumava di Chanel n.5.
Luca non l'aveva mai vista prima. Se ne sarebbe ricordato.
Perfettamente consapevole del fatto che, di fronte a donne di una tale bellezza, lui non aveva la benché minima speranza di apparire anche solo minimamente attraente, aveva ormai consolidato l'abitudine di fingere una completa indifferenza.
La storia infinita delle burrascose e non troppo fortunate relazioni tra Luca e le donne era un tasto dolente che, quei pochissimi che lo conoscevano bene, sapevano che era meglio non toccare.
Non che Luca mancasse di galanteria, anzi, era considerato, almeno da quella parte di persone che non lo detestavano, un uomo di classe, dalle maniere eleganti.
Il problema era che la sua ironia, a volte, colpiva troppo nel segno e quando era contrariato poteva dire cose non del tutto simpatiche.
Non era brutto, ma non era nemmeno bellissimo. Inizialmente era un tipo simpatico, ma mancava di diplomazia. Se voleva sapeva essere brillante, divertente e persino estroverso, ma quasi sempre se ne pentiva e finiva per tenere a distanza le persone.
Non era mai stato un grande amatore, a letto, e forse questa, assieme alla sua non esaltante condizione economica, gli aveva impedito di intrattenere relazioni più lunghe di qualche mese con le donne di cui era stato innamorato.
Considerava ormai tutto questo un capitolo chiuso. Riteneva che in fondo fosse tutto un inutile spreco di energie.
Per questo, quando la magnifica studentessa gli porse il modulo compilato con i dati del testo di cui aveva bisogno, Luca mantenne un gelido e distaccato aplomb britannico, che avrebbe fatto invidia al principe Carlo d'Inghilterra.
Quello che però gli fece inarcare le folte sopracciglia nere era il titolo del testo che la studentessa aveva richiesto.
Si trattava di un'opera antica, che non veniva consultata da tempo immemorabile, tanto che nessuno l'aveva più spostata dalla libreria in cima alla torre dove si trovava insieme ad altri testi di quel genere.
Rivolse un'occhiata severa alla studentessa, da sopra gli occhiali:
<<Quest'opera non è in catalogo>>
Lei non si scompose:
<<Io dico di sì. So che ce l'avete>>
Luca mantenne uno sguardo imperturbabile:
<<L'hanno informata male>>
Lei sostenne il suo sguardo con occhi glaciali:
<<Non credo proprio. E adesso le spiego il perché>>




Sette cibi anti invecchiamento.



Sette cibi,  amici di una lunga giovinezza










Un aiuto prezioso da tè verde, frutti rossi e frutta secca


 - Il passare del tempo è un fatto inesorabile, ma con qualche accorgimento, è possibile rallentarne i danni e mantenersi giovani alungo. Non servono strategie complicate e costose: basta… aprire il frigorifero e mettere in tavola alcuni alimenti "giusti". Oltre a seguire le regole di una sana e corretta alimentazione e fare un po' diesercizio fisico, ci sono alcuni cibi che ci aiutano a rallentare i danni del tempo. Ecco i magnifici sette, ovvero i super alimenti anti ageche ci aiutano a conservarci belli e sani. Si trovano comodamente al supermercato, sono naturali e non eccessivamente costosi.


IL TÈ VERDE - , famosa bevanda dalle proprietà benefiche, riduce il rischio di morte fino al 26% per chi ne assume varie tazze al giorno. Ricco di vitamina C, K e del gruppo B, questa bevanda ha effetti benefici sulla salute riconosciuti da secoli. Negli ultimi anni l'entità reale di questi benefici è stata studiata in maniera scientifica: ci sono evidenze secondo cui i bevitori regolari di tè verde mostrano minore incidenza di ipertensione, malattie cardiache e tumori. I benefici provengono soprattutto da un gruppo di sostanze chiamate catechine, capaci di potenziare le difese antiossidanti, di combattere i radicali liberi, responsabili dell'invecchiamento e di diminuire il danno cellulare su tutti i tessuti.
RIBES - Le bacche di questo frutto hanno un sapore asprigno, ma sono molto salutari. Hanno la proprietà di aumentare la resistenza dei capillari e sono ricche di flavonoidi, antociani e vitamina C, tutte sostanze note per le loro proprietà antiossidanti..



Sette cibi,  amici di una lunga giovinezza

MIRTILLI – Anch'essi molto ricchi di antiossidanti e polifenoli, costituiscono un vero e proprio scudo contro l’invecchiamento. Uno studio ha dimostrato che assumerli in maniera costante riduce i rischi di sviluppare alcune gravi malattie, tra cui cancro e diabete, riducendo il rischio di morte del 30%.
FRUTTA SECCA – Una manciata al giorno aiuta a vivere meglio e più a lungo. Secondo uno studio dell'Università di Harvard la frutta secca diminuisce i rischi di sviluppare cancro, malattie cardiache e respiratorie. Mandorle, noci, pistacchi e nocciole sono oltretutto una perfetta soluzione per uno spuntino o una merenda spezza fame. Unica accortezza: evitiamo di esagerare se dobbiamo controllare il peso, perché si tratta di alimenti molto calorici.VINO ROSSO – Buon vino fa buon sangue, come dice il proverbio. Mezzo bicchiere di rosso al giorno è un alleato contro le malattie cardiovascolari e regala fino a cinque anni di vita in più. Non a caso la dieta mediterranea include una modica quantità di vino tra gli alimenti consentiti.
SALMONE – Particolarmente ricco di omega 3, gli acidi grassi che contribuiscono a rallentare l’invecchiamento, va consumato con frequenza. Uno studio della Ohio State University ha dimostrato infatti che gli omega 3 aiutano a proteggere i telomeri, cioè l'estremità dei cromosomi, al cui progressivo accorciamento è associato l'invecchiamento cellulare: proteggere i telomeri, dunque, significa restare giovani più a lungo. Via libera dunque al salmone, da consumare affumicato, cotto, o a sashimi secondo i propri gusti.
CEREALI INTEGRALI - Un buon piatto di pasta, meglio se Integrale, condito con un filo d’olio d’oliva o un piatto di verdure, garantisce al fisico il necessario apporto di energia, come insegna la dieta mediterranea.



Proprietà della Chiesa a Roma



La carta illustra le proprietà della Chiesa sul territorio romano. Viene inoltre raffigurata la percentuale di proprietà religiose sul totale della superficie dei singoli fogli di catasto.
(5/04/2013)

domenica 2 marzo 2014

Ucraina, Crimea e Russia: geopolitica del Mar Nero



L’Ucraina è indipendente dal 1991, dopo aver fatto parte dell’URSS dalla Pace di Riga del 1921, che assegnò Galizia e Volinia alla Polonia di Pilsudski e lasciò il resto come Repubblica Socialista Sovietica d’Ucraina. La Crimea, una fondamentale penisola sul Mar Nero, è parte del territorio ucraino dal 1954, quando Nikita Krushev la donò all’Ucraina nonostante la sua prevalenza etnica russa, dando, de facto, alla Russia, l’autorità di lasciare la propria flotta nel porto di Sebastopoli, fondamentale dal punto di vista strategico. Non a caso, già nella Guerra di Crimea del 1853-1856, conclusasi con la Conferenza di Parigi che sancì la neutralizzazione degli stretti di Bosforo e Dardanelli e la perdita della Russia della regione della Bessarabia, la Crimea assumeva un ruolo fondamentale nello scacchiere geopolitico e militare russo.
Attraverso le mappe fornite dal New York Times è possibile chiarire ulteriormente come queste vicende storiche si sono tradotte in una eterogenia pronunciata delle etnie che convivono nel paese.
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Con il colore arancione sono evidenziate le regioni di prevalenza ucraina, che stanno appoggiando la rivolta nel paese, con il blu quelle con prevalenza etnica russa, come appunto la Crimea ed altre regioni del sud est che, invece, appoggiano le fazioni al potere e l’influenza russa sul paese. Tale influenza è per lo più generata dalla fitta rete di gasdotti che, partendo da Russia e Bielorussia, attraversano il paese fornendo gas non solo a Kiev ma a molti paesi dell’Unione Europea, come mostra la mappa successiva.
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Cosa sta accadendo?
Il governo ucraino è presieduto da Serhiy Arbuzov dal 2010 e sostiene il Presidente ViktorYanukovych, esponente della matrice filo-russa del paese. Al partito al governo si oppongono tre partiti principali: Alleanza Democratica Ucraina per la Riforma (40 seggi)  guidata dall’ex campione del mondo di pugilato Vitali Klitschko, Unione Pan-Ucraina “Libertà” (37 seggi) di matrice nazionalista e manifestamente anti-russo e Unione Pan-Ucraina “Patria” (101 seggi) della celebre Yulia Timoshenko, filo-euopesita. Questi hanno appoggiato le rivolte nel paese che, invece, sono state osteggiate da gruppi militari filo-governativi, che si dice finanziati direttamente da Mosca. Il movimento anti-governativo nasce dal malessere dell’opinione pubblica in merito al sistema clientelare messo in piedi dal governo che, in questo modo, ha capillarizzato il suo controllo sul territorio avvalendosi di una politica estrema e radicale di Spoil System nella gestione di appalti e nomine nel settore amministrativo. Attualmente il paese, dunque, si trova spaccato tra filo-russi, che intendono mantenere il controllo del paese o sono comunque spaventati dall’eventualità di emarginazione dal settore pubblico, e dei filo-europeisti che intendono staccarsi dal controllo russo, fondamentale dal punto di vista energetico e in considerazione della popolazione mista del paese, dove anche la minoranza dei Tartari contrasta Mosca, memore delle deportazioni staliniane. In questo contesto fondamentale è la Crimea che, come visto, è prevalentemente abitata da russi ed è attualmente sede di uno dei maggiori distaccamenti dellaflotta russa con circa 60 navi d’istanza a Sabastopoli, con un permesso attualmente prorogato dal 2017 al 2042.  Dopo l’avallo del Senato alla proposta di Putin di occupare la regione, sono stati inviati da Mosca circa 6000 soldati che, secondo fonti indipendenti non altrettanto attendibili, potrebbero aver raggiunto, invece, già il numero di oltre 25.000 unità. Il Consiglio di Sicurezzadelle Nazioni Unite si è riunito sabato, senza giungere ad alcuna conclusione decisiva in merito alla delicata questione. Come sottolineato dal Ministro degli Esteri inglese, dal portavoce della diplomazia dell’Unione Europea e dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, l’azione consiste in una chiara violazione della sovranità territoriale ucraina, se non in un atto di aggressione ai sensi dell’art.2 par.4 della Carta dell’ONU. La Crimea ha autoproclamato un incremento del suo regime di autonomia e le Camere di Mosca stanno valutando la previsione di un trattato di annessione (assolutamente nulla dal punto di vista del diritto internazionale). L’Ucraina detiene un debito di oltre 1.55 miliardi $ con la sola Gazprom e la questione è da sempre uno dei punti chiave delle frizioni russo-ucraine. Nel 2006, infatti, proprio a causa di un ritardo nei pagamenti delle forniture di gas, Mosca decise di “chiudere i rubinetti” verso Kiev, con devastanti effetti per le forniture di molti paesi europei, tra cui l’Italia, che hanno dipendenza fondamentale dallo stream ucraino.
Putin, dunque, sembra sfruttare i disordini per favorire la riapertura di una questione mai rimarginatasi sul territorio ucraino come quella della secessione della Crimea, al fine di mantenere salda la sua morsa sull’Europa che ha proprio nella pedina ucraina uno dei punti fondamentali dello scacchiere, a causa delle questioni energetiche appena accennate. D’altro canto, l’Europa, a braccetto con gli USA, difende la posizione dell’etnia ucraina, chiaramente attratta dalle forme di tutela dei diritti umani e dalle libertà economiche offerte dall’eventuale adesione all’UE. Sarà guerra? Probabilmente no ( o meglio ci auguriamo non sia effettivamente auspicabile), ma in ogni caso, la questione mette in luce l’antico problema russo della costante ricerca di uno sbocco sui “mari caldi” per fini commerciali, l’attuale insufficienza europea dal punto di vista energetico e la rivalità mai cessata tra l’occidentalismo delle libertà civili e del liberismo e il suo riflesso speculare dell’ex Unione Sovietica.
l’Ucraina è una pedina di un gioco più grande: per i russi è una irrinunciabile componente della sua identità e del progetto di Unione Euroasiatica. Per gli Usa è stata probabilmente una buona occasione per mettere in imbarazzo sia Putin (reduce da un 2013 pieno di successi diplomatici, a partire dalla Siria, e che sia apprestava a celebrare il suo trionfo alle Olimpiadi di Sochi), sia l’Unione Europea. Come già in passato gli Usa avevano caldeggiato l’adesione della Turchia alla UE, con l’obiettivo di espanderla e di diluirla, così oggi potrebbero vedere nell’Ucraina - povera, controversa, concorrenziale in agricoltura, ma enorme e troppo grossa da infrastrutturare - il candidato ideale per indebolire definitivamente il progetto europeo.

Del resto, la crisi ucraina ha già dimostrato la debolezza e l’inconsistenza della cosiddetta politica estera comune europea. L’intera faccenda dell’accordo di associazione è stata appaltata agli Stati membri che per le ragioni dette sopra avevano maggiori legami con l’Ucraina (Polonia, Svezia e Lituania), mentre l’accordo tra Yanukovich e l’opposizione è stato mediato dai ministri degli esteri di Germania, Francia e Polonia, scavalcando la poco apprezzata baronessa Ashton, nominalmente ministro degli Esteri dell’Unione Europea, che comunque a Kiev ha avuto finalmente un minuto di gloria (“la nuova Caterina la Grande” è stata definita dai quotidiani locali, con notevole esagerazione).

L'Italia - che è il secondo partner commerciale dell'Ucraina, il primo importatore nell'Europa Occidentale, che ha legami storici con il paese (in Crimea sono le grandi fortezze veneziane e genovesi, e un'antica comunità italiana), che ospita una comunità ucraina di 300 mila persone - come al solito era assente dalla scena.

L’Europa, a voler essere benevoli, ha dimostrato una forte confusione quanto agli obiettivi da raggiungere, scarsa conoscenza del terreno e della storia (per esempio identificando in Julja Timoshenko un leader credibile e unificante), contraddittorietà nelle sue molteplici espressioni, tanto che il vicesegretario di Stato Usa Viktoria Nuland è stata intercettata dai russi mentre commentava “fuck the Eu!”.

Sostanzialmente la Ue ha la grave colpa di aver destabilizzato il paese senza avere una exit strategy e senza aver calcolato la particolare suscettibilità russa. In un mondo ancora dominato dall’hard power, gli europei hanno confidato troppo nel linguaggio del soft power, fatto di democrazia e rule of law, ma senza offrire mai la prospettiva della full membership. L’Unione Europea, del resto, già con 28 Stati membri è ingestibile, e il referendum svizzero ha segnalato una enlargement fatigue derivante da una politica di frontiere troppo aperte - un sentimento che probabilmente sarebbe condiviso anche dagli altri cittadini europei, se solo fossero lasciati liberi di esprimersi.

Solo la Russia finora si era offerta di pagare il debito pubblico ucraino - che è stato appena declassato da Standards and Poor’s a CCC, ben al di sotto di quello greco, ed è quindi pericolosamente sull’orlo del default. Questo nonostante il pil del paese cresca all’invidiabile tasso del 2% annuo.

Insomma, l’Ucraina è in mezzo ad attori che non sanno esattamente cosa farne, e che non vogliono pagarne il conto.

Gli eventi di questi giorni si susseguono concitati, ed è difficile dire che cosa succederà. Anche se Yanukovich (che mentre scrivo ha abbandonato la capitale) si dimettesse, non si può ignorare che egli rappresenta una parte importante del paese che non ha minimamente partecipato agli scontri. Yanukovich non è un dittatore, ma un presidente eletto, anche se con parecchi brogli. Finito lui, la sua constituency e gli oligarchi troveranno qualcun altro.

Personalmente non credo allo scenario estremo, quello di una completa scissione del paese. Meno improbabile è il distacco di alcune parti, come la Repubblica autonoma di Crimea, che è in Ucraina solo perché regalata da Chruščëv, che è unita al resto dell’Ucraina da uno stretto istmo (e potrebbe invece essere facilmente unita alla Russia da un ponte sopra lo stretto di Kerch) e che ha un’importanza fondamentale per la Russia, ospitando la grande base della flotta meridionale a Sebastopoli. Uno scenario molto simile a quello delle vicine repubbliche caucasiche dell’Abhazia (molto vicina alla sede olimpica di Sochi) e dell’Ossezia, resesi indipendenti dalla Georgia, sotto protettorato militare russo.

L’Ucraina intanto rischia di diventare preda delle potenze emergenti. Il paese è sostanzialmente un'enorme pianura agricola, percorsa da fiumi grandissimi, con un terzo del miglior terreno fertile del mondo, del tutto sottoutilizzato (non ho mai visto moderni macchinari agricoli). Già 100 mila ettari sono diventati l’anno scorsoproprietà di una corporation cinese e dovrebbero diventare nei prossimi anni 3 milioni: si tratta del 5% del territorio dell’intero paese. Non a caso Yanukovich dopo la Russia ha visitato anche la Cina.

La Cina (ed altri paesi che hanno abbondanza di valuta e poco terreno coltivabile e acqua, come i paesi arabi) è interessata a investire in acquisizioni territoriali, anche per esportarvi manodopera in eccedenza. È il fenomeno del cosiddetto “land grabbing”, che finora ha riguardato l’Africa. Agli occhi dell’attuale oligarchia ucraina, il pregio della politica estera cinese è di non mettere mai in discussione i regimi politici con cui commercia. Un atteggiamento ben più conciliante rispetto alle pesanticonditionalities che pone l’Unione Europea.

Insomma, mentre Russia e Occidente ripetono vecchi scenari figli della guerra fredda, il terzo incomodo fa buoni affari e mette un piede alle porte dell’Europa.


Articolo originariamente pubblicato su MagnificaMente!
(24/02/2014)

Cosa indossavano le attrici che hanno vinto l’Oscar



Da Janet Gaynor a Jennifer Lawrence. Così si vestono le regine del cinema.

l 2 Marzo si tiene l’86esima edizione della cerimonia degli Oscar. Per chi proprio non lo sapesse, si tratta di un premio che rappresenta il maggior riconoscimento cinematografico a livello mondiale, nonché il più antico. Viene infatti assegnato dal 1929 dall’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences, un’organizzazione onoraria fondata nel 1927 in California per sostenere lo sviluppo dell’industria cinematografica nazionale.
A essere premiati sono i film usciti nell’anno solare precedente, e tra questi vengono assegnate 29 statuette più due premi speciali. Ciò che però caratterizza più di tutto la notte degli Oscar è il fatto che per gli ospiti questa serata rappresenta una vetrina utile a sfoggiare gli abiti creati dai migliori stilisti al mondo. Tra i premi più interessanti c’è quello della Migliore Attrice protagonista, che quest’anno verra conferito ad una tra: Sandra Bullock (Gravity), Judi Dench (Philomena), Amy Adams (American Hustle), Meryl Streep (I segreti di Osage County) e Cate Blanchett (Blue Jasmine). Qui di seguito vi mostriamo una curiosa infografica in cui vengono mostrati tutti i modelli degli abiti che indossavano le attrici vincitrici e i nomi degli stilisti che li hanno realizzati.  

La fiamma di Atar. Capitolo 1. Luca Bosco



La sua indole era sempre stata simile a quella di un gatto.
Era capace di empatia e simpatia,  e conosceva bene le regole del gioco, ma non era stato mai realmente addomesticabile.



Non era né leader, né gregario, né ribelle, né emarginato: era libero, e nessuno mai era riuscito a possedere interamente le chiavi del suo cuore.
Aveva imparato a camminare sul crinale sottile tra la contemplazione e il desiderio, apprezzando i doni della quiete, senza disdegnare quelli della passione, una fiamma che era sempre rimasta accesa in lui, anche nei momenti più oscuri.
Non era un uomo di mondo, ma nemmeno un asceta.
Era nato sapendo che c'è un tempo per tutte le cose, e questa era stata sempre la sua salvezza.
Elegante e buffo a seconda delle circostanze, aveva il dono dell'ironia e la capacità di non prendersi mai troppo sul serio.
Cercava di godersi quello che la vita gli offriva, concentrandosi sul momento presente.
Le sue armi erano l'intuizione e la parola, unite però ad una diffidenza di fondo verso l'intero universo.
Dire che fosse cinico sarebbe stata una un'esagerazione. 
Il suo era più che altro un giustificato disincanto, che non aveva nulla a che vedere con i piagnistei dei pessimisti o l'acidità dei frustrati, e si teneva a distanza di sicurezza dalla velleitaria ingenuità degli utopisti e dei fanatici.
Non approvava chi generava illusioni, ma non voleva nemmeno essere lui a disilludere gli altri, ricordando l'ammonimento di Arturo Graf: "Badate, volendo estirpare un'illusione, di non uccidere un'anima".
Vicino alla soglia dei quarant'anni, senza aver combinato nulla di particolarmente significativo, Luca Bosco, aveva siglato col mondo, con la vita (e con la propria coscienza) una specie di tregua, o di armistizio.
Era giunto alla conclusione che i pilastri della saggezza e della salute mentale consistevano nel concentrarsi sul presente, nel fare pace con il passato e nel non preoccuparsi troppo per il futuro.
Facile a dirsi, potrebbero obiettare alcuni, e avrebbero ragione.
Quel tipo di saggezza non è una conquista facile, né mai del tutto definitiva, ma era di sicuro una forma mentis che aiutava a vedere le cose in una prospettiva meno angosciosa, e questa era una attitudine di non poco conto per un uomo costretto a vivere in un contesto dove le sue doti non erano considerate particolarmente utili.
Il contesto, già.
L'Italia degli anni '10 del XXI secolo non era quel che si direbbe un contesto particolarmente esaltate.
Lo stesso concetto di Italia era qualcosa di piuttosto vago.
Conteneva in sé realtà così diverse e contraddittorie da apparire sostanzialmente indefinibile.
E questo il nostro anti-eroe lo sapeva sufficientemente bene.
Era un italiano, qualunque cosa volesse dire questo termine, ma era anche un italianista.
Per i non addetti ai lavori, basti sapere che l'italianistica è lo studio della lingua, della letteratura e più in generale della cultura italiana, ivi compresa la sua storia, la sua geografia e tutte quelle peculiarità che possono essere utili per cercare di definire cosa sia questa fantomatica realtà che ha nome Italia.
C'era stato un tempo, prima che la frenesia del riformismo permanente demolisse quel poco di certezze che ancora rimanevano in quell'angolo di mondo dalla storia plurimillenaria, in cui la laurea in italianistica era chiamata Lettere moderne, per distinguerla da quella in Lettere classiche.
Per tutta una serie di vicissitudini che il nostro anti-eroe si guardava bene dal rivelare, egli era approdato alla laurea magistralis in italianistica pur avendo un'età che gli avrebbe permesso, se la sua vita non  fosse stata così poco lineare, di approdare molti anni prima ad una tradizionale laurea in lettere moderne.
Tirava a campare con un lavoretto part-time sottopagato in una delle tante biblioteche universitarie della Città dai Portici Antichi. Abitava in un umido monolocale al piano terra di un cadente palazzo del centro storico, in zona universitaria. Era di sua proprietà, almeno, (l'unica eredità lasciatagli dai suoi) e lui ne aveva fatto la sua tana, come se fosse una specie di caverna hobbit, cosa di cui era perfettamente consapevole.
A soli dieci anni aveva già letto tutti i romanzi di Tolkien, e senza dubbio al professore di Oxford andava il merito, e forse anche la colpa, di aver fatto amare a Luca Bosco la lettura più di qualsiasi altra cosa al mondo. In particolare la lettura di romanzi fantasy oppure di genere fantastico, che contenessero cioè almeno un piccolo elemento di sovrannaturale.
Il suo interesse per il sovrannaturale andava oltre la letteratura e l'arte. La sua cultura infatti comprendeva buona parte della storia delle religioni, con particolare interesse per l'animismo, i politeismi, i culti misterici, lo gnosticismo, le eresie, l'esoterismo, fino alle sue propaggini novecentesche.
Era lontano, almeno mentalmente, dalle religioni ufficiali e dalla loro ortodossia.
Non accettava l'idea che Dio potesse essere nel contempo buono e onnipotente.
Amava quindi il dualismo zoroastriano e manicheo e le sue sopravvivenze nello gnosticismo e in tutta la letteratura che ne era derivata, così come alle religioni orientali.
Era molto interessato inoltre alla mitologia.
Si trattava di un desiderio di evasione dalla realtà o, come dicevano i critici letterari, di "escapismo", accusa a cui Tolkien stesso aveva risposto con valida efficacia: "Non è la fuga del disertore, ma l'evasione del prigioniero verso la libertà".
Era nata così la simbiosi tra lui e i libri e, giunto ormai "nel mezzo del cammin di nostra vita", riteneva che quella simbiosi gli avesse quantomeno garantito un'esistenza tranquilla, lontana dai pericoli e da quelle spiacevoli complicazioni e avventure che, per dirla con Bilbo Baggins, "facevano far tardi a cena".
Si sbagliava.
Non aveva la minima idea di quanto si stesse sbagliando.


Le ragioni per cui l'Ucraina sud orientale è un territorio russo



Storicamente l'Ucraina non è mai esistita, anzi si può dire che la Russia sia nata a Kiev molto prima che Mosca venisse fondata. Solo in seguito alle invasioni dei Mongoli e dei Turchi i russi di Kiev persero influenza rispetto a quelli del nord, di Novgorod e successivamente della Moscovia.



Nel 1954 il leader sovietico Nikita Krusciov trasferì la provincia di Crimea alla «repubblica sovietica» dell’Ucraina, togliendola alla Russia. Il gesto era solo simbolico perché il territorio restava comunque nell’Urss.
Nel 1991, tuttavia, con il crollo dell’Unione sovietica, la Crimea diventa parte dell’Ucraina


Gli eretici di Gothian. Capitolo 3. I sopravvissuti.




Più che un battesimo, sembrava un funerale.
La Dinastia imperiale Eclionner Vorkidian e le grandi famiglie imparentate, i Fujiwara e gli Alfarian, erano ancora provate dai lutti e dalle defezioni, ed i sopravvissuti non avevano voglia di festeggiare.



Osservavano il neonato, Marvin II, principe della Corona, figlio del defunto principe Arthur e nipote dell'imperatore Marvin I, con uno sguardo dal quale traspariva pietà, più che gioia.
In che oscura e triste famiglia ti è toccato di nascere, piccolo mio.
Questo era il pensiero di Lilieth Vorkidian, bisnonna paterna del neonato e imperatrice madre.
Le assenze si notano di più delle presenze.
L'imperatore era rimasto a Gothian, e così pure la sua seconda moglie, Alice de Bors d'Alfarian, al sesto mese di gravidanza.



I morti sono quelli che si notano di più. Soprattutto quelli che sono morti male. 
Arthur Vorkidian e Mordred Eclionner, che si erano uccisi a vicenda, per non parlare di Elner XI, di Sephir Eclionner, del senatore Sibelius Fujiwara (o Fuscivarian, secondo la dizione successiva al Grande Cataclisma), e di quelli che erano morti prima ancora dell'anno della Primavera di Sangue.
E prima di loro, mia madre lady Ariellyn e mio marito Masrek Eclionner. 
Il suo Masrek... quanti anni erano passati dal giorno in cui l'aveva perduto...
Ma tra i morti ce ne sono alcuni che non sono morti del tutto.
Marigold di Gothian, suo marito il conte Fenrik, i suoi eredi Daemon e Daenerys: chi poteva sapere se erano  definitivamente usciti dai giochi?
Coloro che erano legati in un modo o nell'altro al castello di Gothian, non morivano mai del tutto.



Poi ci sono i vari esiliati...
Ellis e suo nipote Faykan a Seila, nel Continente Occidentale; Irulan a Yuste, in compagnia dell'ex Prefetto del Pretorio e dei suoi fedelissimi.
E infine gli assenti giustificati.
Anakin e sua moglie Helena, i Reggenti dell'Impero Lathear.
Chi rimane dunque? Pochi. Noi pochi. Noi felici pochi, noi manipolo di fratelli...
Oltre a lei e ad Alienor, c'erano la madre del neonato, Eleanor d'Alfarian, regina madre e Reggente del Regno dei Keltar, il suo primo ministro Gwydion l'Arcidruido, fidatissimo amico di Marvin e naturalmente la prima moglie di quest'ultimo, nonna del neonato, la regina Igraine Canmore di Logres, arciduchessa delle Highlands.
Dovremo vegliare sul piccolo Marvin II... 
Era sempre così, nei momenti difficili.
Qualcuno deve vegliare. Qualcuno deve essere presente.



sabato 1 marzo 2014

Le quattro ucraine e le probabilità di secessione


L'Ucraina, che come stato autonomo esiste solo dal 1992, ha sempre mostrato una forte diversità al proprio interno, dovuta al fatto che la parte sud-orientale è stata per secoli nell'ambito dell'Impero russo prima e dell'Unione Sovietica poi, mentre la parte nord-occidentale era suddivisa tra l'impero Austro-Ungarico, il regno di Polonia e in tempi più remoti il Granducato di Lituania.
A rendere esplosiva questa divisione storico-politica è il fatto, di cui non si parlerà mai abbastanza, che per l'Ucraina passano i gasdotti e gli oleodotti che dalla Russia riforniscono l'Europa. 

Crimea, dal regalo di Krusciov alla tensione Mosca-Kiev


Crimea, la mappa

Il caffè previene il diabete e riduce i rischi di cancro, in particolare alla prostata e al fegato



Ottime notizie per chi ama la tazzina. Il caffè non è solo un eccitante. Secondo gli studio si americani, anzi, ha molti vantaggi: migliora la memoria, previene il diabete e riduce i rischi di cancro, in particolare alla prostata e al fegato.
Tra i tanti vantaggi il caffè pare possa infatti ridurre il rischio di carcinoma epatocellulare (HCC), il più comune tra i tipi di cancro del fegato. E' il risultato di uno studio pubblicato dal giornale di chimica inorganica dell'American Chemical Society, realizzato dall'istituto molecolare dell'Università della Borgogna e dell'Università di Groningen.
La stesso risultato era stato raggiunto qualche mese fa dallo studio revisionale, pubblicato sulla rivista Clinical Gastroenterology and Hepatology, condotto dai ricercatori italiani del Dipartimento di Epidemiologia, Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano. I ricercatori, coordinati dal dottor Carlo La Vecchia del Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità, Università degli Studi di Milano, hanno scoperto che l’effetto positivo del caffè sul rischio tumore al fegato potrebbe essere dovuto all’azione preventiva nei confronti del diabete da parte della bevanda. Non è tutto: pare che il caffè, promuova un’azione benefica anche sugli enzimi epatici e nel caso di cirrosi. Insomma, il caffè ti salva la vita...

venerdì 28 febbraio 2014

Oscar 2014: guida ai candidati nella categoria del miglior film


Poster
12 anni schiavoAmerican HustleCaptain PhillipsDallas Buyers ClubGravityLei - Her,NebraskaPhilomena e The Wolf of Wall Street. Sono questi i nove film che la notte di domenica 2 marzo si contenderanno la statuetta più ambita degli 86esimi Academy Awards.(Qui l'elenco completo delle nominations)

Ecco dunque una breve guida ai candidati all'Oscar 2014 nella categoria del miglior film. 

12 anni schiavo 

9 candidature : Miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista , miglior attore non protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio, miglior scenografia, migliori costumi


Stati Uniti, 1841: Solomon Northup è un uomo libero, che vive sereno con la sua famiglia facendo il violinista. Un giorno viene contattato da due impresari, che gli offrono molti soldi per una tournée: ma si tratta di un trucco. Solomon viene drogato, rapito e portato in Louisiana, dove viene venduto come schiavo; fino a quando, 12 anni dopo, riesce finalmente a riappropriarsi della sua identità e della sua libertà.
Da una storia realmente accaduta nasce il terzo film dell'inglese Steve McQueen, dopoHunger Shame; in 12 anni schiavo, però, il regista estremizza i difetti del secondo e dimentica molti pregi del primo. Sotto la sua eleganza formale, all' evidenza di tematiche indubbiamente importanti e (per questo) fagocitanti ogni considerazione al riguardo, 12 anni schiavo è solo l' ultimo in ordine di tempo in un lungo elenco di film eticamente importanti che raccontano la loro storia di soprusi e sofferenze, e dove lo schiavismo sarebbe perfettamente intercambiabile con la Shoah o con la violenza di una dittatura o con qualsiasi altro orrore; e lo fa, come altri hanno fatto,con il chiaro intento di stimolare un' indignazione salottiera, uno scandalo passeggero, e non di perturbare realmente le certezze e la coscienza di chi guarda. 

American Hustle

10 candidature: Miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, miglior attrice protagonista, miglior attore non protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio, miglior scenografia, migliori costumi
Negli anni '70, il truffatore Irving Rosenfeld (Bale) si trascina in un matrimonio difficile con sua moglie Rosalyn (Lawrence), finché non incontra la bella Sydney (Adams), sua immediata complice e amante. I due sono però fermati da un agente dell'FBI, Richie (Cooper), che per far cadere le accuse chiede la loro collaborazione nell'incastrare il corrotto sindaco di Camden, Carmine Polito (Renner).
Il regista David O. Russell concilia uno stile sopra le righe con una plausibilità filologica e un realismo convincenti. Gli attori sono liberi di abitare i personaggi e di abbandonarvisi, ma si avverte anche che Russell pretende la loro aderenza a un progetto coerente. Il buon lavoro poggia su una visione del mondo non schematica, essendo il film ispirato a una storia vera: come viene detto nei dialoghi, è la "zona grigia" a trionfare sul bianco e sul nero, il mondo degli antieroi dall'etica dubbia ma dalla fedeltà ai propri principi. L'imprevedibilità di American Hustlenon è tanto nei suoi colpi di scena, quanto in una libertà autoriale contagiosa.

Captain Phillips - Attacco in mare aperto

6 candidature: Miglior film, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio, miglior montaggio sonoro, miglior missaggio sonoro.
La Maersk Alabama, un nave mercantile in navigazione attorno al Corno d'Africa, viene assaltata da un gruppo di pirati somali. Il capitano della nave, Richard Phillips, dovrà fare di tutto per salvare la nave e il suo equipaggio, cercando un difficilissimo dialogo con la sua controparte somala, il nervoso e disperato Muse.
Nelle mani di Paul Greengrass, un fatto di cronaca raccontato dai media di tutto il mondo diventa l'ennesima riflessione su una geopolitica esplosa e impazzita, dove la cesura dell' 11 settembre continua a generare crepe, ferite e divisioni, dove la presenza globale, opulenta e imperante degli Stati Uniti si scontra con realtà locali diametralmente opposte. Captain Phillipsè vicinissimo per concetto e realizzazione a United 93, e con quello rappresenta forse l 'espressione migliore del cinema di Greengrass fino ad oggi.

Dallas Buyers Club

6 candidature: Miglior film, miglior attore protagonista, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio, miglior trucco
Dopo anni in cui girava per le scrivanie di mezza Hollywood finalmente la storia vera del texano Ron Woodroof è diventata un film grazie all'insistenza di Matthew McConaughey, che interpreta questo texano omofobo, rude e intrattabile che negli anni '80 scopre di avere contratto il virus dell'HIV. I medici gli danno pochi mesi di speranza di vita, ma lui non lo accetta e vuole curarsi a modo suo, cercando cure alternative. L'incontro con il transessuale sieropositivo Rayon (Jared Leto) segnerà la sua lotta per la sopravvivenza, ma soprattutto il tempo che gli resta da vivere.
La macchina emotiva di Dallas Buyers Club riesce a smentire il cinico, a emozionare l'arido e a intrattenere l'apatico. Lo fa riuscendo a mescolare in maniera convincente gli ingredienti tipici del cinema di Hollywood. Allora la figura dell'omofobico bifolco texano Ron Woodroof ci colpisce al cuore; senza farne un santino, ma mantenendolo dannatamente pieno di difetti, pian piano diventa impossibile non affezionarsi. Jean-Marc Vallée riesce a divertire, indignare, emozionare, commuoverci, non forzando all'estremo nessuno di questi aspetti.


Gravity

10 candidature: Miglior film, miglior regista, miglior attrice protagonista, miglior colonna sonora, miglior montaggio, miglior scenografia, miglior fotografia, miglior montaggio sonoro, migliori effetti visivi, miglior missaggio sonoro
La brillante dottoressa Ryan Stone è alla sua prima missione spaziale, mentre l'astronauta Matt Kovalsky è all'ultimo volo prima della pensione. Quella che per loro doveva essere una passeggiata spaziale di routine si trasforma in una catastrofe. Lo Shuttle viene distrutto da una scia di rifiuti spaziali e loro si ritrovano soli nell'assordante silenzio dell'universo. Fluttuanti nell'oscurità e privi di qualunque contatto con la Terra non hanno apparentemente alcuna chance di sopravvivere anche per via dell'ossigeno che va esaurendosi.
Diviso in maniera piuttosto evidente ma molto graduale in due parti, legate alla sorte dei protagonisti, Gravity è una sorta di Open Water siderale nella prima, mentre nella seconda quasi un film ascrivibile al recente filone della fantascienza esistenziale, a dispetto di un 'ambientazione orbitante ma tutta contemporanea. Tra le due, nettamente preferibile la prima, nella quale Cuaron attualizza la fantascienza un po' ruvida degli anni Settanta ibridandola con una spettacolarità che solo le tecnologie di oggi possono garantire. Il senso di ansia di fronte al vuoto infinito, la claustrofobia provocata dallo spazio, tengono viva l 'attenzione dello spettatore, fa fare qualche salto sulla sedia e solleticano più di un nervo.

Lei

5 candidature: Miglior film, miglior sceneggiatura originale, miglior colonna sonora, miglior canzone originale, miglior scenografia



Los Angeles, in un futuro non troppo lontano. Theodore, un uomo solitario dal cuore spezzato che si guadagna da vivere scrivendo lettere personali per gli altri, acquista un sistema informatico di nuova generazione progettato per soddisfare tutte le esigenze dell' utente. Il nome della voce del sistema operativo è Samantha, che si dimostra sensibile, profonda e divertente. Il rapporto di Theodore e Samantha crescerà e l' amicizia si trasformerà in amore ma...

Altro che tecnologia e mondo virtuale: il Theodore Twombly di un bravissimo Joaquin Phoenix(e il cognome del personaggio non appare scelto a caso), è infatti la pedina che nelle mani di Spike Jonze è utile a raccontare questioni tutte umane: questioni sentimentali, caratteriali, evolutive nel senso più ampio del termine. Lei è un film che, con una serietà mai pedante, con un 'amarezza mai cupa e con spirito sempre irriverente, parla di maturazioni e illuminazioni, di accettazione e di consapevolezza di sé e del mondo. Della difficoltà enorme insita nella ricerca della felicità. Felicità fatta di carne, carta e cemento, ma anche di spirito e intelletto, dall' equilibrio precario e insondabile.


Nebraska

6 candidature: Miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior fotografia

Woody Grant è un uomo anziano che esagera con la bottiglia e che crede di aver milioni di dollari grazie ad un concorso-civetta. Decide di mettersi così in viaggio, dal Montana al Nebraska, per ritirare il suo premio. Sua moglie, Kate, è contraria al viaggio, così come lo è suo figlio David: ma alla fine David è costretto a cedere di fronte alla testardaggine del padre e ad accompagnarlo in un viaggio che cambierà il loro rapporto e li porterà a riscoprirsi l'un l'altro.
È un film impeccabile, Nebraska, se per impeccabile significa calcolato col bilancino e realizzato con uno stampino che non ammette sbavature. Risponde a praticamente tutti i requisti richiestigli dal suo pubblico di riferimento: la vecchiaia e la malattia, la famiglia e le sue contraddizioni, la nostalgia per il passato e l' ansia per una vita al termine, il recupero della dimensione di figlio e della figura di un padre. Ma quell 'impeccabilità lì, allora, fa anche rima con prevedibilità.


Philomena

4 candidature: Miglior film, miglior attrice protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior colonna sonora



Ex spin doctor della politica britannica, Martin Sixsmith è costretto a tornare alla professione giornalistica e ad occuparsi di casi di cronaca. S 'imbatte così nella storia di Philomena, un 'anziana donna irlandese che cerca di trovare il figlio che era stata costretta a dare in adozione 50 anni prima dalle suore del cui convento viveva fin da giovanissima.
Tratto da una storia vera e perfettamente in bilico tra dramma che ti strappa le lacrime senza essere strappalacrime, e commedia esilarante dotata di battute e tempi impeccabili, Philomenaprocede sicuro e con uno sprezzo del pericolo understated come le interpretazioni di Steve Coogan e di Dame Judi Dench.
Con quella scrittura, con quelle interpretazioni e con quell 'equilibrio di regia che guarda direttamente a un cinema che tutti si lamentano non esistere più, Philomena è un film che avrebbe potuto raccontarti qualsiasi vicenda, e tu te la saresti bevuta con la stessa placida arrendevolezza.


The Wolf of Wall Street

5 candidature: Miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura non originale



Fresco d'assunzione come broker presso un'importante agenzia di Wall Street, Jordan Belfort rimane senza lavoro dopo il lunedì nero del 1987. Caparbio e intelligente, Jordan metterà su in breve tempo un'agenzia tutta sua, assistito da personaggi di dubbia provenienza e utilizzando metodi poco ortodossi e legali. La sua sarà un'ascesa fulminea, che il senso d'onnipotenza e la dipendenza da ogni tipo di droga e di sesso trasformerà in un drammatico crollo.
The Wolf of Wall Street non è - se Dio vuole - un film sulla finanza.
Non lo è perché, nonostante vada ad indagare le radici dell' attuale crisi economica mondiale e della deriva (a)morale del capitalismo, Martin Scorsese mette in chiaro che la sua non è un' analisi sociologica o economica, ma etnologica e antropologica. Jordan, con la sua parabola sbilenca e inquietante, è il più recente tassello del mosaico umanista che il regista italoamericano va costruendo fin dai tempi di Toro scatenato, e forse perfino di Taxi Driver: l' ennesimo personaggio scorsesiano che vive di nevrosi e ossessioni, avido di potere, gloria o denaro, incapace di porre un freno alla sua sempre più evidente autodistruzione.
Se il film, che Scorsese costruisce arditamente spingendo sul pedale del grottesco, cattura il desiderio dell'occhio dello spettatore, non sempre alimenta il suo bisogno d'interrogarsi su quegli anni e quel personaggio.