venerdì 10 gennaio 2014

I pantaloni a sigaretta col risvolto da uomo: esiste un limite al ridicolo?



Quando li ho visti la prima volta pensavo fosse uno scherzo o il costume di un clown.
Giovani uomini (?) con pantaloni aderenti e con un risvolto sollevato come se ci fosse l'acqua alta a Venezia.
Calzini in bella mostra, o addirittura la pelle nuda.



Perché? Ditemi... perché? 
Ora, per le donne passi, questo look, anche se non mi entusiasma, ma per gli uomini?
Non capisco...
Voi donne, trovate virile un uomo che indossa i pantaloni a sigaretta col risvolto? Non vi sembra un po' ridicolo, come look maschile?

giovedì 9 gennaio 2014

Perchè i gatti dormono nel letto degli umani?


Il gatto, come sappiamo, ha una personalità difficilmente addomesticabile. Il suo istinto è tale che, se lo lasciassimo fare, lo troveremmo a mangiare nei nostri piatti, a passeggiare sul tavolo. Nel caso dei gatti di appartamento, la cui igiene è più controllata, questo a volte viene tollerato, ma non potrebbe essere tollerabile nel caso in cui il gatto viva in parte fuori casa. Gli stessi istinti lo spingono a dormire nei nostri letti, anche in nostra presenza. Per quale motivo?
Ecco una serie di ragioni che gli etologi hanno verificato:
1) I gatti, come tutti i felini, preferiscono dormire in un punto rialzato, da cui poter controllare meglio l’ambiente circostante. Il letto soddisfa questo requisito.

2) I gatti hanno l'istinto di mimetizzarsi. Le caratteristiche delle coperte sembrano essere fatte apposta per questo.

3) Il gatto hanno una temperatura interna molto superiore alla nostra. Per mantenerla, necessitano, specie d'autunno e d'inverno, di dormire in luoghi caldi e a contatto con fonti di calore. E non c'è nulla di più caldo e comodo del nostro morbido giaciglio.



Ma allora non c'è una ragione di affetto che lega il gatto al suo padrone? Secondo gli etologi può esistere, nel senso che il gatto tende a vedere nell'umano che se ne prende cura, una prosecuzione della madre.

Se il gatto vive con più persone, le percepisce come una comunità e tende a legarsi con chi glielo permette, come se cercasse la protezione di un capobranco dominante.

Ma è salutare per noi dormire col gatto? Alcuni studi medici hanno dimostrato che le persone che convivono con un animale domestico sviluppano meno allergie, ma gli stessi studi hanno anche dimostrato che il rischio di manifestare allergie aumenta sensibilmente se dormiamo con loro nello stesso letto. Non dimentichiamo inoltre che chi dorme insieme a noi ha gli stessi nostri diritti, non possiamo imporre anche ad altri la presenza del nostro gatto nel letto.

In caso di allergia o di altre controindicazioni, basterà chiudere la porta di camera e lasciarlo in salotto; non tarderà certo a trovare un nuovo giaciglio altrettanto confortevole.
In commercio esistono cucce di varie forme e dimensioni in cui potrà riposare altrettanto bene. Chi possiede un gatto sa che ama molto le scatole che presentano molti vantaggi simili a quelli di un letto. Eventualmente potremmo dotare la sua scatola con una vecchia coperta e potremmo convivere tutti in maniera serena. Il nostro gatto potrà comportarsi come prevede la sua natura felina e noi potremmo amarlo comunque continuando a vivere come esseri umani in mezzo ad altri esseri umani.

Alcune frasi da pronunciare più spesso ai bambini





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Ci sono frasi che spesso diamo per scontate e che per questo non vediamo la necessità di dire ad alta voce. Ma i nostri figli attendono di sentirsi dire queste parole, ne hanno bisogno. Cercate di ricordare sempre ai vostri bambini ciò che sentite per loro, e siate sinceri quando pronunciate queste parole.
1. “Mi piace giocare con te” o “Adoro stare con te”, oppure “Con te mi diverto un sacco”. Per i bambini è davvero importante sapere che anche per voi il tempo trascorso insieme è stato bello e che non avete giocato con loro solo per dovere o per farli contenti ma perché siete voi stessi a divertirvi in loro compagnia.
Alla fine della giornata, prima della buonanotte, è bello ripercorrere insieme tutte le attività che si sono svolte durante la giornata, aiuteranno il bambino a ricordare i momenti più belli e si sentiranno rassicurati.
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2. “Mi sei mancato!” - ogni volta che vi dovete allontanare, per lavoro o per altri motivi, al ritorno ribadite al bambino che avete sentito la sua mancanza. In questo modo saprà che lo pensate sempre, anche quando non siete materialmente vicini, e che non vi allontanate da lui perché vi fa piacere stare in sua assenza, ma solo perché a volte è necessario.
3. “Ti capisco” , “So come ti senti” - A volte si tende a sottovalutare quelli che possono essere i problemi infantili, giudicandoli di poco conto, ma dal punto di vista del bambino non sono affatto così. Fate sentire ai vostri figli che li capite, che i loro problemi e le loro ansie per voi sono importanti, ascoltateli ora, non aspettate che arrivi il giorno in cui loro non vorranno più parlare.
4. “So che ci riuscirai!”, “Vedrai che andrà bene.” “Non preoccuparti, prova!” – frasi come questa stimolano i bambini a pensare positivo, ad aver fiducia nelle proprie forze e a sentire l’appoggio dei genitori. Se ripetete ai bambini frasi del tipo: “E’ impossibile”, “non sei capace”, “sei troppo piccolo per riuscirci”… – i bambini tenderanno ad arrendersi presto o addirittura a smettere di provarci, convinti che veramente non sia possibile o che loro non hanno le capacità per farcela . Neanche noi grandi conosciamo i limiti del possibile, perciò non abbiamo nessun diritto di privare i piccoli dei propri sogni, per quanto “impossibili” ci possano sembrare.
Piuttosto rassicurateli dicendo: “se non ci riesci subito non ti scoraggiare, le cose non vengono bene al primo colpo, ci vuole allenamento ed esperienza. Sbagliando si impara”
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5. “Ti voglio bene”, “Ti voglio bene, anche quando sono arrabbiata”, “Ti voglio bene anche quando fai i capricci” - Questa è la frase più importante, la frase che vostro figlio vuole sentire da voi a qualunque età. E’ importante che nella sua testa si imprima bene il concetto, la sicurezza che qualsiasi cosa succeda, ci sono i suoi genitori che lo amano semplicemente perché esiste. Che si comporti bene o male, che mangi o non mangi, che dorma o non dorma, che venga sgridato o lodato…l’amore non cambia.
Non importa quante volte lui dica queste parole a voi, quello che conta è quante volte voi le dite a lui.
Inoltre, non dimentichiamo un’altra cosa importante: per esprimere i propri sentimenti non ci sono solo le parole , ma anche i gesti. I gesti sono altrettanto importanti!Guardate vostro figlio con gli “occhi buoni”, abbracciatelo, sorridetegli, coccolatelo, baciatelo…l’amore non è mai troppo.
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La Società Geografica Italiana propone 36 regioni: mappa bizzarra o delirante?



Che nomi potremmo dare alle 36 regioni in cui, secondo la Società Geografica Italiana, dovrebbe essere divisa l'Italia per aree "efficienti, omogenee, di dimensioni ottimali" che sarebbero chiamate "dipartimenti"
Ma sentiamo la motivazione di questa trovata piuttosto bizzarra:

Per evitare conflitto di attribuzione fra enti, problema fra Stato e Regioni originato dalla riforma federalista del centrosinistra datata 2001 (rivoluzionato il Titolo V della Costituzione), e “l’iperterritorializione” in cui si è insabbiata la macchina statale fra 110 province e innumerevoli Comunità montane e non montane, lo studio della Sgi propone una nuova divisione del territorio in 36 dipartimenti. Ecco quali, partendo da Nord-Ovest e finendo con le Isole:
1. Aosta, Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Biella, Ivrea
2. Torino
3. Cuneo, Asti, Alessandria
4. Milano e Pavia
5. Bergamo, Como, Lecco, Varese, Sondrio, Monza-Brianza
6. Piacenza, Cremona, Parma
7. Brescia, Verona, Mantova
8. Trento e Bolzano
9. Venezia, Padova, Vicenza, Treviso, Belluno
10. Trieste, Udine, Pordenone, Gorizia
11. Ferrara e Rovigo
12. Genova, Savona, Imperia
13. Bologna, Modena, Reggio Emilia
14. Ravenna, Rimini, Forlì Cesena
15. Pisa, Livorno, La Spezia, Lucca, Massa e Carrara
16. Firenze, Arezzo, Pistoia, Prato
17. Siena e Grosseto
18. Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo
19. Perugia e Terni
20. Roma, Viterbo, Rieti
21. Latina, Frosinone, Isernia
22. L’Aquila, Pescara, Chieti, Teramo
23. Napoli e Caserta
24. Salerno, Benevento, Avellino
25. Potenza e Matera
26. Foggia e Campobasso
27. Bari e Bat (Barletta-Andria-Trani)
28. Lecce, Taranto, Brindisi
29. Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Crotone
30. Reggio Calabria
31. Messina
32. Catania e Siracusa
33. Ragusa, Agrigento, Caltanissetta, Enna
34. Palermo e Trapani
35. Cagliari, Carbonia-Iglesias, Medio-Campidano, Oristano
36. Sassari, Nuoro, Olbia-Tempio

La "book therapy": curarsi con i libri.





In Inghilterra la “Book therapy”, che si basa sugli studi dello psichiatra gallese Neil Frude, viene riconosciuta dal National Health Service, il servizio sanitario inglese, con già 100mila libri prescritti in poco meno di due mesi. 

In Italia intanto, esce Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno, (ed. Sellerio), un appassionante dizionario di romanzi e scrittori dalle singolari virtù terapeutiche.



 «Qualunque sia il vostro disturbo, la nostra ricetta è semplice: un romanzo (o due), da prendere a intervalli regolari» così si legge nella nota di Fabio Stassi,il curatore del libro per l’edizione italiana. 

Quello che il volume vuol mettere in luce è che se letto nel momento giusto un romanzo può davvero cambiarci la vita, e questo prontuario è una celebrazione del potere curativo della letteratura dai classici ai contemporanei, dai romanzi famosissimi ai libri più rari. 

Già Aristotele parlava di "catarsi" riferendosi alla finalità purificatrice del pathos tragico.
In quest'ottica, per esempio, il romanzo di  Emily Brontë potrebbe "esorcizzare" il dolore di un cuore spezzato, mentre sarebbe possibile contrastare un carattere che pecca di arroganza leggendo Jane Austen. 

Il postino suona sempre due volte, di James M. Cain, è scritto con una tale impetuosa esuberanza che può aiutare a vincere l'apatia. Alla fine, ci si troverà a camminare a passo svelto, e a gettare al vento la prudenza, convinti di poter decidere del proprio destino, pronti a imboccare una nuova strada, più spontanea e intraprendente, per quanto leggermente spericolata. 


Ma sfogliando le pagine del “prontuario” proviamo a scoprire più nel dettaglio che, secondo l'autore, la lettura di un romanzo potrebbe insegnare persino come contrastare o convivere con una malattia fisica o un periodo di convalescenza.

Gli esempi non mancano e sono ben documentati, ma sarebbe riduttivo trattarne in sintesi in questa sede, per cui consiglio prima la lettura del testo Curarsi con i libri e poi la lettura dei romanzi prescritti a seconda delle esigenze e delle situazioni.

Chi sono i "geek" e come si distinguono dai "nerd"?




Geek (pronuncia: /ɡiːk/) è un termine di origine anglosassone che indica una persona strana o non collocabile nella massa, con una forte passione o esperienza nel campo tecnologico-digitale o in un altro campo di interesse speciale, che porta a presentarsi come eccessivamente originale o intellettuale.
Il termine è usato spesso in tono auto-referenziale e come fonte di orgoglio e a volte con una accezione leggermente spregiativa.


Come molte parole nate "dal basso", a seconda del contesto e della competenza del parlante il termine geek può assumere diversi significati. Se una persona si autodefinisce "geek", intende la prima delle seguenti definizioni; le altre sono generalmente date da persone esterne.
  • Una persona che è interessata alla tecnologia, specialmente all'informatica e ai nuovi media. Molti hacker non vogliono essere chiamati geek, ma nel linguaggio comune le due parole possono essere facilmente interscambiate. 
  • Una persona con una devozione verso qualcosa in un modo che la dispone fuori dal comune (avvicinabile al concetto di otaku). Ciò può essere dovuto all'intensità, alla profondità o al soggetto del suo interesse.
Esistono diversi tipi di geek. Il geek informatico è il più noto.



Per estensione ogni campo di studi e molte realtà culturali hanno i loro geek. Per esempio esistono geek in politicageografia,scienze naturaliastronomiamusica...

... storialinguisticasport, ma anche tra i giocatori di ogni genere, tra i radio-amatori, tra i fruitori di anime e manga (rispettivamente animazione e fumetto giapponesi), più spesso detti otaku, tra gli appassionati della serie televisiva Star Trek, chiamati trekkie o trekker, e in molti altri ambiti ancora.
Il termine geek ha sempre avuto una connotazione negativa nella società in generale, infatti essere descritti come geek tende ad essere un insulto. Il termine recentemente è diventato meno spregiativo, o persino un titolo onorifico in particolari campi o culture; ciò è particolarmente evidente nelle discipline tecniche, dove la parola è ora più che altro un complimento che indica straordinarie abilità.
Rispetto al nerd, cioè al classico "sfigato", il geek è meno inetto a livello sociale, oltre che esteticamente e psicologicamente più interessante, misterioso e quindi attraente.





Renzi, Obama e Vanna Marchi: l'illusione del "yes we can"



Stasera, mentre leggevo l'ennesima sparata di Renzi, in stile "sette chili in sette giorni", mi è venuto in mente Obama, che qui sopra vediamo in un "selfie" di pessimo gusto davanti alla bara di Mandela (notate che Michelle fa finta di non vedere).
Yes we can.
Con questa formula, ripetuta come un mantra, il giovane Obama conquistò l'America e nonostante le evidenti delusioni del primo mandato, riuscì poi a farsi rieleggere perché "incarnava il nuovo" e pertanto lo rendeva facile.
Renzi, si parva licet componere magnis, ha applicato la stessa strategia di marketing.
Legge elettorale? In una settimana! 
Riforma del lavoro? In otto mesi si può fare. 
Mi chiedo a volte se persino lui ci creda.
Credere di poter fare in poco tempo quello che nessun altro è riuscito a fare in vent'anni.



Crede di aver rottamato Bersani e D'Alema, ma sono stati gli elettori ad aver tolto di mezzo la vecchia classe dirigente del PD, nelle elezioni del febbraio 2013, quando il povero Bersani si credeva già a Palazzo Chigi e Monti e Casini al Quirinale.
Ma gli elettori hanno detto no.
Letta e Renzi hanno preso la palla al balzo: due democristiani si sono mangiati il partito comunista.
Del resto lo aveva già fatto Prodi.
La sinistra vince quando candida un democristiano. E' la sua nemesi.
Ma rispetto a Prodi, che era comunque legato, come immagine, alla vecchia guardia, il giovane Renzi, mio coetaneo tra l'altro, ha saputo, incarnare l'idea che il rinnovamento sia facile e rapido.Vent'anni fa ci aveva provato Berlusconi, che poi ha scoperto sulla sua pelle che il rinnovamento non può essere contemporaneamente facile e rapido.
Un anno fa ci ha provato Grillo, il cui fallimento è evidente.
Alla fine si è arreso anche Obama, la cui riforma sanitaria, pur mossa da buone intenzioni, si è schiantata contro un iceberg di inefficienze e ingenuità. A voler essere buoni.
Ma è così difficile capire che niente è facile e rapido?
Non occorre tirare in ballo i sognatori e gli utopisti.
Vanna Marchi negli anni '80 vendeva le alghe "sciogli-pancia". Mettevi le alghe sulla pancia e tac... via la pancia! In una settimana!



Ecco, se tutti gli elettori, prima di credere alle promesse facili, si guardassero gli addominali e riflettessero sul fatto che il girovita in fondo è come il debito pubblico, non si riduce facilmente, forse eviterebbero di incappare costantemente in delusioni ogni volta più demoralizzanti.
E' così difficile, mi chiedo, capire che non ci sono scorciatoie per la felicità?



mercoledì 8 gennaio 2014

E tu che lettore sei? (Se lo sei)



Io sono sia "ragazzone" che "barbaro", ma con il passare degli anni anche sta subentrando anche il "dormiglione"...

Come pulire gli schermi di smartphone e tablet?


5 modi per pulire smartphone e tablet

La pulizia dei moderni dispositivi tecnologici non è solo un vezzo. Non si tratta semplicemente di tenere puliti schermo, tastiere e cover, ma di assicurare maggior vita a smartphone e tablet e a noi stessi. Stando agli esperti, quello che si può creare sui touchscreen e negli angoli dei nostri device hi-tech potrebbe essere peggio di ciò che si accumula sotto le scarpe, dopo una giornata di lavoro in cantiere. Secondo il dott. Dubert Guerrero , specialista in malattie infettive della Sanford: Quei dispositivi possono essere fonte di trasmissione di germi e batteri, senza alcun dubbio”.
Non a caso, nel mese di novembre 2013, l’American Journal of Infection Control, ha pubblicato uno studio sulla persistenza di batteri sull’iPad e i metodi migliori per disinfettare il tablet e ridurre la contaminazione. Bisognerebbe quindi tenere sempre pronte diverse soluzioni idonee a mantenere puliti i dispositivi mobili che si possiede, non solo per evitare possibili malattie ma anche per lasciarli nello stato più decente possibile, così da poterli rivendere anche a distanza di anni.
1) La semplicità è l’arma migliore
Vi siete sempre chiesti perché assieme alle pellicole trasparenti per smartphone, tablet e lettori mp3, in vendita nei negozi trovate anche dei panni (non sempre di buona qualità) in microfibra? 
Semplice:aiutano a tenere via la polvere dagli schermi. Pulire il display con un panno in microfibra leggermente umido permette di eliminare la maggior parte dei batteri più comuni. Il problema è che per quelli più duri, come il Clostridium difficile (che causa diarrea e anche irritazione al colon) serve qualcosa di forte, come uno sterilizzante. Una soluzione non ben vista da tutti, nemmeno da chi gli smartphone li produce. Ad esempio Apple mette in guardia, tramite il suo sito web , sull’adozione di “spray, solventi o sostanze abrasive” per pulire i suoi prodotti di consumo.
2) L’ultimo batterio
Se non siete tra quelli che si lasciano intimidire facilmente proprio sull’Apple Store troverete, a poco più di 10 euro, le salviettine "Techlink ReFresh Quick-Dry Anti-Bacterial Screen Wipes” da passare sullo schermo di iPhone, iPod e iPad, anche se non crediamo succeda qualcosa se si utilizzano anche con Android, Windows Phone e BlackBerry. Sono leggermente umide, imbevute di una soluzione antibatterica con asciugatura rapida. Sempre da Techlink c'è il flacone spray antibatterico con il comodo panno per la pulizia.
3) Chi fa per sé
Si tratta di qualche decina di euro ma, volendo, potete crearvi da soli la vostra soluzione di pulizia. Basta mescolare, nelle stesse quantità, alcol isopropilico (al 70%) e acqua distillata spendendo intorno ai 5 euro. In particolare l’alcol serve come agente per disinfettare le tastiere fisiche e le parti di plastica mentre l’acqua distillata è utile per lo schermo e la lente della fotocamera. Attenzione ad utilizzare acqua normale, quest’ultima ha sostanze chimiche che lasciano aloni dopo l’asciugatura.
4) Pulizia extra-mondo
Se però volete andare sul sicuro potete affidarvi ad un disinfettante professionale a ultravioletti: Violife . Si tratta di un accessorio, grande quanto una macchinetta del caffè, che costa sui 50 dollari ed è in grado di disinfettare praticamente tutto (anche lettori mp3, auricolari bluetooth, cuffie). Funziona così: si inserisce il dispositivo dentro la cavità di Violife, si chiude il coperchio e si attende che i raggi UV “uccidano” i germi.
5) Diamoci delle arie

Una volta messa da parte la questione display, si può procedere con il pulire gli angoli più nascosti e inaccessibili del telefono o del tablet. Pensiamo soprattutto a quei modelli che hanno la batteria integrata e quindi l’impossibilità di accedere alle zone sporche se non aprendo, a proprio rischio, il case. Ci viene in aiuto DataVac Electric Duster , un compressore d’aria specifico per oggetti hi-tech che permette di far "saltare", letteralmente, lo sporco dai bordi, senza danneggiare le parti sensibili e vitali. Uno strumento che può essere usato per tanti dispositivi, si parte dalle tastiere del computer alle porte (microUSB, Lightning, audio) dei cellulari e tablet per poi finire a macchine fotografiche e lettori Blu-Ray. Un vero all-in-one.

Le 10 mostre d'arte da non perdere nel 2014


la ragazza con il turbante di Jan Vermeer

1. Auguste Rodin 
Milano, Palazzo Reale
in mostra fino al 26 gennaio 

2. “La Ragazza con l’orecchino di perla” (o con turbante) di Johannes Vermeer 
Bologna, Palazzo Fava 
in mostra dall’8 febbraio 

3. Jackson Pollock 
Milano, Palazzo Reale 
in mostra fino al 16 febbraio 

4. Renoir 
Torino, GAM Galleria Civica d'Arte 
in mostra fino al 23 febbraio 

5. Gli Impressionisti 
Roma, Museo dell’Ara Pacis
in mostra fino al 23 febbraio 

6. Frida Kahlo 
Roma, Le Scuderie del Quirinale 20 marzo - 13 Luglio 

7. Edvard Munch
Genova, Palazzo Ducale 
in mostra fino al 27 aprile 2014 

8. Vassily Kandinsky
Milano, Palazzo Reale 
in mostra fino al 4 maggio 2014 

9. La grande stagione del Liberty 
Forlì, Musei San Domenico 
1 febbraio- 15 giugno 

10. Matisse 
La figura, la forza della linea, l’emozione del colore 
Ferrara, Palazzo dei Diamanti 
22 febbraio - 15 giugno

Il vero nome del Pd: Pt, Partito tecnocratico


Il partito che pensa prima di tutto agli interessi delle banche tedesche.

I pantaloni: origine e storia di un capo di abbigliamento

Il termine pantalone venne dato dai francesi a una specie di pantalone largo in uso presso i veneziani, derivandolo da quello dell'omonimo personaggio della Commedia dell'arte Pantalone.
Il termine calzone deriva anch'esso dal francese chausson e caleçon, come accrescitivo di calceus, "calzatura".
 Sono un capo di abbigliamento che si indossa sulla parte inferiore del corpo e ricopre separatamente le due gambe; un tempo era considerato tipico del maschio e emblema stesso della virilità, oggi è di fatto unisex.


Storia
Gli antenati dei pantaloni sono le "brache".
Il termine brache dal celtico o dal germanico, attraverso il latino bracæ e più tardi bragæ, usato dagli antichi romani per designare un tipo di pantalone in uso presso i popoli orientali e quello in uso presso i popoli barbari, soprattutto germani.

Col tempo le "brache" sono divenute le mutande, mentre la funzione di coprire le gambe degli uomini era assunta da delle calzemaglie molto simili agli attuali leggins, che oggi sono invece il capo femminile per eccellenza. Ironie della storia.

Prima dei pantaloni c'erano le "culotte": attenzione, mente in italiano si intende per culotte una mutanda da donna che copre interamente i fianchi e scende sotto i glutei.
In sé, la parola culotte è di origine francese e deriva, in ultima analisi, da cul "sedere". In francese, però, il termine ha un'accezione più vasta, indicando in generale qualunque capo di abbigliamento che ricopre separatamente le due gambe, e quindi anche il polpe, i tipici pantaloni al ginocchio che furono a lungo un abito tradizionale delle classi elevate (i sanculotti si fregiavano dell'uso dei pantaloni, in contrapposizione a questo indumento considerato aristocratico). La culotte italiana, che fa parte dell'abbigliamento intimo, corrisponde più propriamente a quella che i Francesi chiamano petite culotte.
Mentre i nobili indossavano le culottes, i rivoluzionari (sans culotte, sanculotti), incominciarono ad indossare i pantaloni da uomo così come sono intesi negli ultimi due secoli.

Nel periodo Regency (l'epoca di Jane Austeen, di John Keats e del giovane Pip di Dickens), gli uomini portavano i pantaloni dentro gli stivali.







La rivoluzione consistette però nel decidere di portare i pantaloni sopra gli stivali, e questi furono i primi pantaloni moderni, a tubo di stufa, vennero adottati intorno alla metà dell'Ottocento (la tradizione vuole che la moda fosse stata lanciata da lord Brummell). 



Da allora sono state apportate solo modifiche di dettaglio, come ad esempio la larghezza, l'aggiunta di risvolti, sotto l'impulso di Edoardo VII d'Inghilterra nel 1909, la diversità dei tessuti, la svasatura e le altre varianti che si possono riscontrare nella storia della moda maschile e femminile.

Sarà poi lo sport (a partire dall'equitazione e dal tennis) a rendere popolare questo capo di abbigliamento anche presso le donne.

Tipi di pantaloni

  • Bermuda pantaloncini che arrivano fin sopra il ginocchio.
  • Bracae, indossate dai Celti e dai Germani;
  • Baggy, pantaloni a vita molto bassa, che si appoggiano sulle anche. Usati soprattutto da skater e rapper. Sembra originario delle prigioni americane, dove i prigionieri vengono privati di cinture. Per distinguersi, gli ex-detenuti continuavano a vestire baggy anche fuori dalle prigioni. (Su questa moda, vedi sagging)
  • Blue-jeans, pantaloni in tela grezza ("tela di jeans", "denim").
  • Calzoncini o short, quando le gambe sono corte a metà coscia.
  • Fuseaux, pantaloni elastici, stretti in vita e molto aderenti al corpo, talvolta terminano con una parte che sta sotto al piede, per tenerli ben tesi.
  • Pantaloncini da ciclista o ciclisti, pantaloni aderenti, poco sopra il ginocchio.
  • Pantaloni alla marinara, con apertura sui due fianchi.
  • Pantaloni alla pinocchietto, arrivano fino a metà polpaccio.
  • Pantaloni alla turca o all'indiana, pantaloni leggeri, molto ampi, con cavallo basso, all'altezza del ginocchio, che si stringono verso la caviglia
  • Pantaloni alla zuava o knickerbocker, corti, sotto al ginocchio, ampi e a sbuffo, come quelli degli Zuavi.
  • Pantaloni a vita bassa
  • Pantaloni a zampa di elefante, pantaloni ampi sulla caviglia.
  • Pantaloni classici, indossati dagli uomini sotto ad una giacca per occasioni importanti.
  • Pantaloni da equitazione (jodhpurs).
  • Pantaloni da jogging.
  • Pantaloni di pelle, rinforzati alle articolazioni quando servono per andare in moto.
  • Pantaloni di tela, indossati d'estate.
  • Pantaloni di velluto, indossati d'inverno.
  • Pantaloni lunghi.
  • Polpe, i calzoni al ginocchio tipici dell'Ancien régime.
  • Rhingrave, sorta di gonna-pantalone maschile del XVI secolo, piegati e decorati con pizzi.
  • Salopette, pantalone dalla gambe più ampie del normale, che presenta un prolungamento sul busto in forma di una pettorina mantenuta da due bretelle

Confronto tra argomentazioni pro o contro l'uscita dall'Euro


Da tempo scrivo sulla questione Euro, ed irrimediabilmente, a valle di articoli argomentati di analisi e numeri, mi ritrovo contestazioni sulla questione. Si badi bene che non ho scoperto l’acqua calda, ma semplicemente ho visto le tesi ed il dibattito internazionale, ed interpretandoli, li ho condivisi coi lettori. Le tesi che la crisi che attanaglia l’Euro-zona e’ una crisi che nasce dal fatto che s’e’ introdotta una Valuta unica (Euro) senza fare prima tutte le cose necessarie a far funzionare il meccanismo (armonizzazione mercati del lavoro e sistemi fiscali, meccanismo trasferimenti interno, unione politica) e che portano inevistabilmente a squilibri legati ad una crisi di bilancia dei pagamenti e’ opinione condivisa da Krugman, Roubini, Manchau, Bagnai, etc.
Qui gli articoli sul tema piu’ importanti:
 Analisi della Svalutazione del 1992-1995 (clicca sul titolo per aprirlo)

LE ARGOMENTAZIONI DEL RIMANERE NELL’EURO
Le argomentazioni a favore del restare nell’Euro che ho avuto modo di leggere sui Media nazionali ed internazionali, non sono MAI numeriche ed analitiche, ma tendenzialmente sprezzanti e senza alcun background storico. Generalmente si basano su 2 concetti:
a) Introdurre il concetto di PAURA attraverso falsita’ o verita’ parziali (ripeto MAI supportate da dati)
b) Demolire le tesi altrui con argomentazioni MORALI
Ovviamente sono le stesse tesi che il Potere, attraverso i media vuole che passino nelle masse, e guarda caso ci riesce benissimo. Comunque, ipotizziamo che siano in buona fede ed analizziamole, e lo facciamo come di consueto non con Filosofia o Leviatani, ma con Dati, Numeri e Logica, nella speranza di vedere sulla questione un Dibattito onesto ed analitico:

 1) LA CRISI EUROPEA E’ LEGATA AI DEBITI ED AGLI SPRECHI DEI PAESI PERIFERICI
 FALSO terroristico. Nell’epoca euro nei periferici i conti pubblici dei periferici hanno avuto andamenti migliori rispetto a quelli Tedeschi (in Germania e Francia il Debito pubblico e’ salito, mentre nei periferici in genere e’ sceso). Gli squilibri sono stati nel settore privato e nei debiti esteri. I periferici hanno senza dubbio problemi (che vanno affrontati) ma la crisi ha evidentemente cause diverse.
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2) IL RITORNO ALLE VALUTE NAZIONALI E’ UN SALTO NEL BUIO
FALSO ideologico.  Le valute nazionali sono la norma da secoli, mentre le Valute Sovrannazionali (o l’aggancio a Valute estere, adottandole o fissando cambi fissi) e’ l’eccezione, ed ha sempre portato alla disgregazione del sistema, per la creazione di squilibri non governabili.
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3) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE VI SAREBBE UNA SVALUTAZIONE PAUROSA, DEL 40, 50 O 60%
FALSO storico.  Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), l’entita’ delle svalutazioni e’ generalmente pari, a parte oscillazioni iniziali, al differenziale di inflazione accumulato nel periodo a cambi fissi con la nazione piu’ forte cui si e’ adottato il cambio. Non lo dico io, lo dice la storia economica mondiale.
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4) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE VI SAREBBE UN’INFLAZIONE GALOPPANTE, un litro di latte o di benzina costerebbe 5.000 Lire
FALSO storico.  Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), l’inflazione e’ sempre stata pari ad una frazione dell’entita’ della svalutazione. L’abbiamo spiegato con dati in svariati articoli, ma repetita juvant. Anche qui lo dice la storia.
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5) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE I TASSI SAREBBERO GALOPPANTI
FALSO storico.  Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), i tassi salgono prima delle svalutazione (proprio perche’ anticipano l’evento). Dopo la svalutazione immancabilmente, storicamente scendono. Qui l’Italia nel 1992.
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6) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE l’ECONOMIA REALE SAREBBE MENO COMPETITIVA
FALSISSIMO.  E’ vero il contrario e qui TUTTI gli indicatori dell’economia reale lo confermano. Ne allego uno per tutti: la produzione industriale della Germania e dell’Italia. Si vede chiaramente che l’Italia ha fatto decisamente meglio in coincidenza della svalutazione, mentre la Germania ha fatto meglio in regime di cambi semi-fissi (anni 80 fino al 1991) e con l’Euro (specie dopo il 2000). La cosa e’ riscontrabile su tutti gli indicatori e va estesa a tutti i paesi dell’euro. Vale comunque SEMPRE, in ogni esperienza storica a cambi fissi.
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7) LA MONETA E’ UN FALSO PROBLEMA, VISTO CHE IL MONDO E’ CAMBIATO E C’E’ LA CINA
FALSO da ignoranza.  Non ci perdo troppo tempo visto che feci un’ampia analisi a riguardo che vi ripropongo: Analisi della Competitivita’ dell’Export di Italia, Germania e Cina: l’Italia resta piu’ temibile del Dragone per l’export tedesco
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8) PERCHE’ ATTACCHI L’EFFICIENTE E LAVORATRICE GERMANIA E DIFENDI GLI INEFFICIENTI ED IMMORALI PAESI PERIFERICI? LA GERMANIA STA ALL’EUROPA COME LA LOMBARDIA STA ALL’ITALIA.
FALSO macro-economico. Il paragone non regge per niente, perche’ la Lombardia da’ al resto l’Italia TRASFERIMENTI pari al 12% del suo PIL, la Germania un misero 0,3%. Questo numero da solo dice tutto.
Come ripetuto 1000 volte un unione valutaria fuziona se ci sono delle precondizioni: A) forti trasferimenti interni in sussidiarieta’   B) un mercato del lavoro ed un sistema legislativo e fiscale comuni   C) Un centro politico unitari.
In Italia vi sono tutti e 3 questi fattori (sia pure con enormi storture), in Europa no. Qui trovate l’analisi completa: Lombardia sta ad Italia, come Germania sta ad Unione Europea? Non proprio….
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9) SE USCIAMO DALL’EURO, LE ALTRE NAZIONI EUROPEE CI FANNO A FETTINE E METTONO BARRIERE.
FALSO terroristico. Anche qui c’e’ un evidente mancanza di logica e conoscenza della storia. L’affermazione sopra e’ insostenibile per 2 ragioni:
a) Se l’Italia esce dall’Euro, e’ evidente che ne uscirebbero almeno meta’ delle nazioni (nel caso minore) o tutte (piu’ realisticamente). Per esempio la sola uscita dell’Italia dall’EURO costerebbe alla Francia, restando questa ancorata alla Germania ed alla valuta unica, il passare da un Deficit Commerciale abnorme, ad uno immenso, con banali conseguenze. Se escono tutti o quasi, non vedo perche’ tutti debbano prendersela con l’Italia.
b) Storicamente, nelle varie crisi dove una valuta s’e’ sganciata da altre, non s’e' MAI verificato l’ingabbiamento commerciale del paese stesso, semplicemente perche’ impossibile da fare e perche’ sarebbe sconveniente nel medio periodo a chi lo attua. Avverra’ parimenti in Europa

10) SE USCIAMO DALL’EURO, PERDIAMO I TRASFERIMENTI DALL’UNIONE EUROPEA.
ECCHISSENEFREGA!!!  L’Italia inspiegabilmente regala quasi lo 0,4% del suo PIL (piu’ della Germania), circa 6 miliardi all’anno di euro, al resto d’europa. Durante le crisi degli stati ha generano decine di migliardi di nuovo debito pubblico a favore di altri. Se usciamo dall’euro da questo punto di vista non potremo che guadagnarci.

 11) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE SAREMO TUTTI PIU’ POVERI ED I CONTI PUBBLICI PEGGIOREREBBERO
FALSISSIMO.  E’ vero unicamente se uno percepisce redditi in Italia e li spende all’estero. Ma per la quasi totalita’ dei residenti italiani accadrebbe il contrario. Tutte le simulazioni numeriche fatte all’estero dicono il contrario. Oggi siamo nell’EURO e stiamo conoscendo una depressione economica impressionante e mai l’economia italiana e’ andata peggio. Qui la nostra simulazione del PIL nominale restando ed uscendo dall’euro, sia del PIL nominale che del Debito.
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 12) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE L’ITALIA VEDREBBE ESPLODERE IMMEDIATAMENTE IL DEBITO PERCHE’ I DEBITO SONO IN EURO.
FALSO. Lo Stato onorerebbe il debito in valuta locale, non in euro (Lex Monetae). L’onere del debito non aumenterebbe; i creditori esteri hanno gia’ incorporato la svalutazione nello spread, ed anzi il tasso diminuirebbe. Inoltre come visto aumenterebbe il PIL nominale, comprimendo il debito stesso.
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13) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE LA BANCA CENTRALE EUROPEA NON FINANZIEREBBE PIU’ IL NOSTRO SISTEMA BANCARIO, SI BLOCCHEREBBE QUALUNQUE PAGAMENTO E ESPORTAZIONE E CROLLEREBBE TUTTO
FANTASIOSO.  Chiariamo il punto di vista secondo logica:
a) Se a svalutazione avvenuta i paesi CREDITORI bloccassero il nostro sistema bancario spingendo l’Italia al Default (ammesso che riescano nell’intento), altro non farebbero che spingere l’Italia a non ripagare i debiti verso essi stessi. Se facessero cosi’ sarebbero degli auto-lesionisti.  Tra l’altro l’Italia ha un SALDO PRIMARIO ATTIVO e non avrebbe in caso di default necessita’ di finanziarsi all’estero.
b) Se torna la Valuta Nazionale, torna anche la Banca Centrale Nazionale, e quindi qualcosa che quasi certamente svanirebbe (la BCE), non si sa bene quali minaccie potrebbe compiere.
c) Le minaccie da che mondo e mondo si fanno per “evitare” un evento. Ad evento successo, la minaccia e’ un non senso.
d) Nornalmente i DEFAULT avvengono quando si esaurisce la CASSA. L’Italia ha una CASSA pari al 21% del PIL (oltre 300 miliardi di Euro) in Oro, Valute, Riserve, etc.
Direi che non c’e’ molto altro da aggiungere. Sull’ipotesi di blocco di ogni pagamento ed esportazione in europa, e’ un po’ come commentare l’ipotesi del ritorno della Peste Nera e delle 7 piaghe d’Egitto, per cui evito.

14) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE DILAGHEREBBE LA CORRUZIONE E LA BUROCRAZIA
FALSO Morale. Tutte le statistiche ed indicatori dicono che la posizione dell’ITALIA in tema di corruzione ed efficienza dei servizi pubblici (connessa con la burocrazia ed efficienza pubblica) durante l’era EURO e’ peggiorata.

15) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE SVANIREBBE LA DEMOCRAZIA, IL LIBERO SCAMBIO ED IL SOGNO EUROPEO
ROMANTICISMO ISTERICO. La struttura che muove le decisioni dell’Eurogruppo non ha niente di democratico.
L’imporre cicli di austerita’-recessione-poverta’-tracollo conti pubblici non ha niente di razionale ed UCCIDE IL MERCATO interno.
Il peggior nemico dell’Integrazione europea e’ proprio l’EURO, la costruzione folle che c’e’ alle spalle a governarlo e la follia della gestione della crisi che porta la crisi stessa ad essere eterna ed a perpetuare se’ stessa, ampliando le forze anti-europee e seminando le basi per la distruzione dell’Eurozona.
Tornare alle valute nazionali, con un mercato unico e’ la sola possibilita’ per l’Europa per ricominciare un percorso di unione politica, la cui unione valutaria sia l’ultimo anello della catena, e non il primo.

16) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE CI SAREBBE IL CAOS, MENTRE L’EURO DA’ STABILITA’.
FALSO EVIDENTE ANCHE AD UN CIECO. Il caos c’e’ adesso, da ormai 4 anni, grazie a questo ESPERIMENTO chiamato EURO. L’EURO ha introdotto RIGIDITA’ e non ha un sistema in grado GESTIRE GLI SQUILIBRI INTERNI. Coi cambi e le valute nazionali, queste avrebbero una forza conseguente alla forza degli stati stessi. In sintesi l’EURO e’ una costruzione artificiale che spinge ad una perenne crisi interna ed a contrasti in cui alla fine la spunta sempre il piu’ forte (cioe’ non l’Italia). TUTTI gli esperimenti di CAMBIO FISSO sono finiti in malomodo, SEMPRE (a meno di non aver fatto PRIMA un unione politica, dei mercati del lavoro, dei sistemi fiscali, etc).

 17) IL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE E’ IMPOSSIBILE, PERCHE’ NON CI CONSENTIRANNO DI USCIRE. L’EURO E’ IRREVERSIBILE.
FALSO RELIGIOSO. La STORIA offre centinaia di casi di Imperi e situazioni irreversibile che immancabilmente sono crollati, a causa in primis delle proprie contraddizioni interne. E’ comunque ovvio che tecnicamente l’uscita non sia affatto cosa semplice, ma se c’e’ la volonta’ di fa.

18) L’EURO E’ UNA COSA BUONA PERCHE’ CI DA’ IL “FATTORE DIMENSIONALE PER COMPETERE” MENTRE CON LA VALUTA NAZIONALE SAREMO DEI NANETTI.
CONFUSI. Qui chi dice cio’ fa confusione tra l’UNIONE POLITICA EUROPEA (che non c’e') e l’EURO.
L’EURO in se’ non vuol dire niente di niente. Certamente, c’e’ chi ha l’ambizione di vedere l’EURO prendere il posto del DOLLARO come valuta di riserva e scambio mondiale, ed essere cosi’ in grado di imporre condizioni al resto del mondo, ma per fare cio’ oltre all’Unione Politica, Fiscale, Valutaria e dei mercati del Lavoro, bisognerebbe pure investire massicciamente in armamenti. Oggi tra l’altro l’EURO pesa nelle riserve delle banche centrali meno di quanto pesavano 15 anni fa le varie valute nazionali.
Vicino casa abbiamo la SVIZZERA ed in giro per il mondo tanti esempi di piccole nazioni che competono benissimo col resto del mondo. Quanto all’egemonia Mondiale, direi che l’Europa per una serie di ragioni (anche demografiche) puo’ tranquillamente scordarsela.
L’Europa, Euro o non Euro, puo’ tranquillamente continuare ad essere un area di libero scambio, e se vi fosse maggior coordinamento (e non certo la valuta unica) potrebbe andare in giro per il mondo cogliendo determinate opportunita’ che effettivamente il fattore scala puo’ facilitare.
 doll

19) L’EURO CONSENTE A TUTTE LE NAZIONI PERIFERICHE DI ALLINEARSI ALLE NAZIONI PIU’ EVOLUTE, DIVENTARE PIU’ EFFICIENTI, SERIE, RESPONSABILI.
RISATA!!! Con l’EURO e’ accaduto OVUNQUE in Europa esattamente l’Opposto. E la cosa e’ ovvia: l’EURO deresponsabilizza proprio le nazioni piu’ deboli (la cosa e’ avvenuta grazie all’afflusso di capitali dal cuore d’europa alimentando l’economia reale).

20) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE E’ VERO CHE L’ECONOMIA SI RIPRENDEREBBE, MA LA PRESENZA DI UNA CLASSE POLITICA IRRESPONSABILE POTREBBE VANIFICARNE I VANTAGGI
VERO. Questa e’ l’unica argomentazione che dal mio punto di vista regge, anche se siamo nel campo delle opinioni. Cio’ pero’ non spingerebbe nessuno, lucido di mente, a non tornare alla valuta nazionale. Non tornare alla valuta nazionale sta impoverendo l’Italia e mezza Europa ad una velocita’ mai vista, ed interompere tale processo e’ perfettamente razionale e logico

CONCLUSIONI:
Il ritorno alla Valuta Nazionale, non risolve i problemi dell’Italia (di cui ho parlato tante volte e fatto proposte operative specifiche). Ma e’ altrettanto certo a mio avviso che una permanenza nell’euro non puo’ che spingere l’Italia verso un impoverimento complessivo nazionale, che non ha niente di taumaturgico. Per cui non c’e’ alcuna ragione razionale per non tornare alla Valuta Nazionale, preparandosi a tale evento (che personalmente ritengo inevitabile, come insegna la storia).
Il dibattito sull’EURO in Italia e’ assolutamente avvilente, perche’ come detto in calce, basato su pregiudizi morali e non su analisi, ricerche, dati e studio della storia. Mi auguro questo articolo spinga i lettori non tanto ad essere a favore o contro l’euro, quanto ad affrontare questi argomenti in modo serio, logico ed analitico, supportando le proprie tesi in modo dovuto, come abbiamo cercato di fare in questo lungo articolo.