domenica 1 agosto 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 150. Ritorno a un futuro già passato







16 agosto 1992 - Cortile interno del Maniero/Villa Orsini - Casemurate (Forlì)

Diana Orsini stava per concludere il suo racconto di fronte alle tre figlie, che avevano ascoltato, incredule e sbalordite, nel cortile interno del castello neogotico fatto costruire tra il 1880 e il 1895 intorno a ciò che rimaneva dell'antica Villa Orsini (come, del resto, era ancora chiamato).
Il famigerato conte Ippolito Orsini, nonno di Diana, si era ispirato all'Holly Village londinese del 1865, pagando a peso d'oro le consulenze di uno degli architetti che avevano partecipato al progetto e consumando così ciò che restava delle finanze degli Orsini.
Lo ripetiamo non per abusare della pazienza dei nostri lettori, ma per prepararli al fatto che, proprio in questo capitolo, scopriranno che quella fu la minore delle colpe del conte Ippolito.

Dunque, Diana aveva riferito alle figlie tutto ciò che Clara Torricelli vedova Ricci, la loro defunta nonna paterna, in punto di morte, aveva confessato alla stessa Diana, sua nuora, riguardo all'incontro con Liliana Bergantini, l'antica governante di cui nessuna di loro aveva mai sentito parlare.

La linea del tempo era triplice: nel 1910 Liliana aveva parlato a Clara, nel 1984, Clara aveva rivelato la verità a Diana, la quale infine, nell'estate del 1992, a causa della ricomparsa degli Iniziati, si era vista costretta a riferire quella storia alle sue figlie.

Le aveva pregate di ascoltare in silenzio, perché altrimenti si rischiava di disperdere energie e tempo su questioni secondarie, ma ormai mancava solo un ultimo tassello per completare il mosaico e prima di inserirlo, sapendo gli effetti che avrebbe provocato, volle sondare il terreno, e quindi disse:
<<Clara è morta prima di finire il suo racconto, ma ha lasciato i suoi diari. Per alcuni anni mi sono rifiutata di leggerli. Poi non ho resistito alla tentazione, ma ho scoperto che c'era molta reticenza nel riferire alcune questioni scottanti. Usava perfino un linguaggio cifrato, ma comprensibile per chi avesse conosciuto la premessa
Vi farò alcuni esempi, nei quali sono contenute delle rivelazioni che mi hanno sconvolto.
Però prima di proseguire, vorrei conoscere il vostro stato d'animo>>

La prima a parlare fu la sorella più giovane, Isabella Zanetti, la scettica di famiglia:
<<Senti, mamma, fintanto che si parlava di presunte società segrete, potevo anche credere che esistessero, ma che non mi si venga a parlare di fenomeni sovrannaturali, perché io non ci credo neanche se trovo un fantasma sotto il letto.
Sai come dicono in Sicilia? "Bisogna saper distinguere la luce delle stelle da quella delle lampare": Io non mi lascio trascinare nella loro rete di farneticazioni! 
La nonna Clara, pace all'anima sua, era una donna impressionabile, chissà cos'avrà pensato di vedere o di sapere!
Per me tutta 'sta storia se l'è sognata una notte in cui aveva mangiato troppo>>

Margherita Spreti, già visibilmente sdegnata per il fatto che, pur essendo la sorella maggiore, con diritto di precedenza (esistente ormai solo nella sua testa), Isabella avesse osato parlare per prima, proprio lei che era la più piccola delle tre, si offese ulteriormente perché sua sorella metteva in dubbio le fonti da lei stessa presentate il giorno prima a Villa Erbosa.
Insorse, agitando, per l'ennesima volta, le lettere degli Orsini di Roma:
<<E queste allora? Carta canta! Nero su bianco! Parlano anche loro di entità sovrannaturali, ma non sono fantasmi! Sono qualcosa di paragonabile ad angeli e demoni. 
Ne citano ben quattro: Atar, Belenos, Eclion e Gothar!
E allora come la mettiamo? Ci sono due resoconti: i diari di nonna Clara e le lettere dei Duchi di Bracciano e Gravina, nei quali sono citati gli stessi nomi.
Ed esiste anche un terzo indizio, che Silvia ci ha raccontato: quando Francesco era giovane, fece una seduta spiritica con sua zia Anita, suo zio Edoardo e suo fratello Lorenzo, e venne fuori il nome di Eclion. 
Tre indizi fanno una prova, Isabella!>>

La contessa Zanetti non ne voleva sapere:
<< Ma una prova di cosa? Pensi davvero che ci sia Satana, o chi per lui, a Confluentia? 
Avanti, sono vecchiette che si dedicano alla lettura dei Tarocchi, all'erboristeria e alla cura dei gatti! Se anche avessero fatto riti pagani un secolo fa, adesso non ne fanno più. 
Non hanno più novizie, sono rimaste in tre e avranno cent'anni per gamba!
Su, siamo seri!
Dovremmo aver paura di tre vecchiette e quattro gatti in una stamberga?>>

Margherita, di carattere ostinato, non mollava l'osso:
<<E tu che ne sai? Qual è l'ultima volta che sei stata a Confluentia? Mai! Non ci sei mai stata!
Così come nessun altro di noi. 
Il nonno Achille disse che il Patto con le Anziane, era che ognuno si facesse gli affari propri, ma non sappiamo che cosa in effetti abbiano fatto. 
Chi di noi ha visitato Confluentia negli ultimi cinquant'anni?>>

Silvia sospirò:
<<Roberto, quando era bambino. L'Elvira gli ha letto i Tarocchi, lui non sapeva neanche che cosa fossero. Lei però deve avergli "predetto" chissà quali disgrazie, tranne la febbre alta che gli è venuta improvvisamente proprio quella sera. Nel sonno vaneggiava, diceva cose senza senso e nomi sconosciuti: Carcosa, il Re Giallo, la Seconda Luna... 
Francesco mi ha detto che quei nomi erano presenti nei racconti o nei romanzi di alcuni padri della fantascienza o comunque del genere fantastico americano.
La cosa strana è che lui non glieli aveva ancora fatti leggere: aspettava che Roberto non avesse più paura del buio. E infatti ha dovuto aspettare molto.
Mentre parlavamo, il sonno di Roberto è diventato regolare e la mattina dopo non aveva più febbre, ma si era dimenticato tutti i sogni. 
Gli ho raccontato cos'ha detto nel sonno e ho chiesto se sapeva cosa significassero quelle espressioni, ma lui non lo sapeva. I romanzi li ha letti anni dopo.
Ma nella sua memoria quei nomi c'erano già! Come se suo padre glieli avesse trasmessi per via genetica. Lo so che è impossibile, ma i libri erano sotto chiave, non può averli letti, né sentito parlare di loro. Forse mi ha mentito, ma non credo, perché se mente lo fa per tranquillizzarmi, non per farmi preoccupare...>>





Isabella sbuffò:
<<Tu sai che io voglio bene a Roberto come se fosse mio figlio, ma devi ammettere che è sempre stato un ragazzo strano... con la testa tra le nuvole, eccentrico, proprio come suo padre, e suo zio, naturalmente... ed è questa la cosa che mi preoccupa!>>
Silvia, da brava chioccia, arruffò le piume:
<<Come sarebbe a dire "è sempre stato un ragazzo strano"? Lui era normalissimo, prima che quella strega di Ida Braghiri lo mandasse dall'Elvira!  Tu bada piuttosto a tuo marito, che parla da solo!>>
Margherita le diede manforte:
<<E' vero Isabella. Saverio parla da solo, ma non due parole soltanto, fa degli interi discorsi. 
Una volta l'ho sentito che parlava con sua mamma, che è morta tre anni fa e la rimproverava di aver sempre voluto più bene a Nevio che a lui. 
E l'ho sentito altre due volte che litigava con Stenio per quei quattro soldi che non gli ha restituito...>>
Isabella volle precisare: 
<<Erano dieci milioni di lire! E Stenio non ci ha restituito neanche un centesimo!>>
Margherita le puntò l'indice contro:
<<Per forza! E' morto! E non aveva eredi! La sua casa era in affitto e non c'erano contanti. 
A meno che Saverio non creda di essere un medium, non potrà certo sperare che Stenio torni dall'Aldilà per restituirgli i soldi!>>
Isabella, che era ancor più cocciuta di Margherita, volle l'ultima parola:
<<Sì, sì, lo so che il tuo Amilcare fa battute di questo tipo su Saverio, non è una novità, è una vita che gli ride dietro, ma io dico: ride bene chi ride ultimo! E a ridere per ultimo sarà Saverio!>>
Silvia concluse:
<<Può darsi, ma non sempre sopravvivere è la cosa migliore. Comunque mio figlio non si tocca! 
A rimproverarlo ci penso io, e credetemi lo faccio molto spesso. Gli bastano già i miei rimproveri, per riportarlo con i piedi per terra. E non osare paragonarlo mai più a Lorenzo!>>
Isabella si chiuse in un silenzio offeso.

Margherita, forte dell'appoggio della sorella, finì per esagerare tirando fuori un episodio ormai divenuto leggendario, di cui in effetti a Casemurate si era parlato molto, ma in termini diversi da quelli riferiti da lei:
<<E comunque io stessa sono stata testimone di un fenomeno inspiegabile: vi ricordate quella volta che hanno portato in processione a Casemurate la Madonna Greca di Ravenna




L'hanno depositata in un punto dell'abside e la mattina dopo era in un altro punto! Distante!
C'era anche l'arcivescovo Tonini in persona, quella volta, che era stato nominato da poco, e si fermò a dormire a Villa Spreti. 
Fu un grande onore ospitarlo... e anche lui quella mattina ha dovuto ammettere che in effetti la Madonna Greca non era nello stesso punto del giorno prima.
Certo, non si è sbilanciato a parlare di miracoli, sapete come funzionano le cose: ci vanno con i piedi di piombo, ma l'ho visto molto turbato e ha parlato a lungo con don Pino, e alla fine erano tutti e due molto seri.
Ma poi la stessa cosa è successa l'anno dopo per la statua di Padre Pio che la zia Adriana ha donato alla parrocchia, alta due metri più il basamento in pietra, facendola arrivare fin qua da San Giovanni Rotondo.
Don Pino l'ha sistemata in una cappella e la mattina dopo era in un'altra! E odorava persino di violette, ve lo giuro l'ho sentito col mio naso! Cosa sono questi se non miracoli?>>
Isabella la guardò con un mezzo sorriso di scherno:
<<Sono scherzi da prete! E' don Pino che sposta le statue e le profuma, lo sanno tutti! 
Ed è ancora là che ride per lo scherzo che ha fatto a te e a tutte quelle credulone come te e come la Romana, l'Idelba, la... come si chiama quell'altra, quella che si vede di nascosto col suo ex marito, perché lui si è pentito di aver divorziato e sposato un'altra?
Ah, sì... l'Adele... ecco il Club delle Credulone!
Guarda che anch'io sono amica dell'Arciverscovo: ha cresimato il mio Alessio, e una volta è stato nostro ospite a Villa Erbosa. Ci disse che don Pino era un furbacchione, ma quella volta della Madonna Greca, gli fece una lavata di capo e minacciò di retrocederlo a cappellano nella chiesetta della Madonna del Pino.  Bisogna dire che Sua Eccellenza ha un gran senso dell'umorismo!>>




Margherita Spreti, per quanto blandita dal complimento all'Arcivescovo, non accettava l'idea che Isabella potesse averla vinta:
<<Sua Eccellenza è un sant'uomo e un grande oratore. E' molto intelligente e colto, ma anche molto umile, alla mano, ha una buona parola per tutti e mi è stato di grande aiuto quando è morto il babbo. Merita di diventare Cardinale il prima possibile, e forse lo è già in pectore, e se fosse per me lo farei anche Papa.
Ma sulla questione di Don Pino e della Madonna del Pino, mi rifiuto di credere che abbia fatto una battuta del genere.
E poi tra l'altro sarebbe un grande onore: il Santuario della Madonna del Pino è molto antico ed è sorto sulla base di un'edicola, opera del frate carmelitano Girolamo Lambertini, nel 1455, nel luogo in cui, secondo la leggenda, l'immagine della Vergine, collocata su un tronco di pino, è apparsa prodigiosamente ad alcuni raccoglitori di legna della Pineta di Cervia. E questo tronco è racchiuso nel muro interno della cappella. 
Quindi, Isabella, non credo proprio a quella battuta. Sei tu che ti fai beffe di persone stimatissime da tutta la nostra comunità. 
Non so chi ti abbia raccontato quelle brutte cose sull'Adele, che è una santa donna e... ma cosa te lo dico a fare? Tu credi solo a cosa dice l'estratto conto della banca.
Ma io ti avverto: si scherza con i fanti ma non con i Santi, questo ci diceva nonna Clara!
E se vai avanti così, finirai all'Inferno, insieme a tutte le streghe di Confluentia!>>

Diana alzò gli occhi al cielo: aveva visto troppe volte quel tipo di sceneggiata.
Richiamò le figlie all'ordine, chiedendosi per l'ennesima volta, e come sempre senza risposta, come fossero potute uscire dal suo stesso grembo tre figlie del genere, così completamente diverse da lei, ma anche l'una dall'altra e così pervicacemente convinte di avere la verità in tasca da non accettare alcun dibattito senza finire per scannarsi a vicenda.
Come succedeva sempre nelle loro discussioni, le due sorelle guardavano la terza, cercandone il decisivo consenso.

Silvia era piuttosto turbata:
<<Io ho sempre tenuto la nonna Clara in grande considerazione. Era una donna con piedi per terra, la testa alta e gli occhi rivolti verso il Cielo, con una Fede cristallina. Certo, era un po' superstiziosa, come lo siamo tutti, del resto. 
La scaramanzia fa parte della nostra natura e anche della nostra cultura. 
La nonna credeva nell'esistenza di angeli e demoni, e ci credo anch'io. 
Io ho portato Roberto a farsi benedire a Sarsina e a Loreto, ogni volta che aveva le sue crisi isteriche...>>

Isabella colse la palla al balzo:
<<Quindi lo ammetti che tuo figlio ha dei problemi! Non dico che sia colpa sua, e per me lo sgridi anche troppo... dovresti mandarlo da un medico, ma non un medico normale, capisci... qui ci vuole uno bravo...>>

A quel punto intervenne Diana in persona, che provava per quel nipote un affetto speciale:
<<L'unico problema di Roberto, mia cara Isabella, è quello di avere "l'ardire" di chiedere giustizia in questo mondo e in questa vita.
E' grave, vero?
Be', sapete cosa vi dico, lui è migliore di tutte noi messe insieme!>>

Silvia, che era gelosissima del rapporto speciale tra Roberto e Diana, non approvò affatto l'intervento ironico e polemico di sua madre:
<<Non dovresti incoraggiarlo in quella direzione, mamma. Sono proprio i discorsi come quello che hai appena fatto che potrebbero condurlo ad abbracciare la causa degli Iniziati.
Non mi pare che credano nella vita eterna o nel karma. Ma questo immagino faccia parte dei loro Misteri e non l'hanno di certo raccontato a nonna Clara.
Comunque, io sono convinta che l'Elvira gli abbia trasmesso una specie di maledizione.
E bisognava corre ai ripari: per questo l'ho portato a Sarsina e a Loreto.
Le benedizioni hanno portato un lieve miglioramento, le crisi si sono un po' attenuate, a riprova che mio figlio di per é è sanissimo, ma qualche strega gli aveva gettato il malocchio. 
Ho chiamato il parroco a far benedire tutte le stanze, una volta al mese per tutto l'anno. Ed è servito! Questo è il tipo di miracoli in cui credo!
La Chiesa ammette l'eventualità della possessione demoniaca, e proprio per questo esistono gli esorcisti. E non sono solo nei film horror. Per esempio c'è padre Amorth, e farebbe al caso nostro, perché se c'è di mezzo Satana, solo padre Amorth è in grado di...>>

Isabella sbottò:
<<Ecco! Ci mancava solo lui! No, dai, Silvia, almeno tu sii razionale, un minimo...>>

Diana non ne poteva più:
<<Fatela finita! Mi sembrate i capponi di Renzo! Ma insomma, crescete un po', almeno di fronte alle situazioni serie. Avevate deciso di andare a sondare il terreno a Confluentia, perciò io sto cercando di dirvi che se proprio volete, dovrete andarci unite e preparate a cosa vi aspetta.
E' per questo che ho deciso di dirvi tutto quello che so e tutto quello che ho letto nei diari di mia suocera>>
Isabella si arrese:
<<E va bene, sentiamo allora le ultime rivelazioni dei diari di Clara Ricci!>>







Diana annuì:
<<Tenetevi forte, perché quello che vi dirò vi farà tremare le vene ai polsi.
La frase che più di tutte mi ha colpito ha usato come codice i nomi delle leggende arturiane. Ascoltate bene:
 "Mordred è Michele Braghiri, dato in adozione a Mario Braghiri e alla moglie Severina, che avevano generato solo figlie femmine, e volevano un maschio per portare avanti il cognome. 
Michele però non seppe mai di essere figlio adottivo e tanto meno di essere nato dalle Nozze Sacre di Artù e di Morgana, perché se l'avesse saputo non avrebbe sposato Ida Bergantini, nipote della Dama del Lago. Per lui l'incesto era peggio dell'omicidio"
Non sono un'appassiona di rebus da decifrare, ma le implicazioni di questa frase erano così sconvolgenti che mi sono impegnata per capire ed ho dedotto alcune cose.
Michele Braghiri era un frutto avvelenato delle Nozze Sacre, figlio bastardo di un conte Orsini e di una Sacerdotessa il cui padre era un conte Orsini, forse lo stesso di prima.
Clara non è mai riuscita a dirmelo in faccia, e si vergognava persino a scriverlo, ponendomi di fronte a una scelta: indagare oltre o stendere un pietoso velo su tutta la questione?
Ero indecisa, poi ho avuto un'intuizione, basata su alcuni dati concreti.
Michele è nato nel 1910, il 3 marzo: quindi poteva essere stato davvero concepito a Beltane, il primo maggio 1909. All'epoca il conte Orsini era ancora mio nonno Ippolito, quello che ha trasformato Villa Orsini in un castello neogotico, una Nuova Camelot.
Morì nel dicembre 1909. Era lui "Artù".
Ma allora chi era Morgana?
Non c'erto Liliana, che era chiaramente "la Dama del Lago", succeduta a sua madre Viviana.
Si devono guardare le generazioni successive della Stirpe Reale di Confluentia.
Sappiamo che, in apparenza, la Maitresse-en-Titre di Ippolito era Luisa Bergantini, ma aveva quasi quarant'anni, un'età considerata troppo avanzata per le cosiddette Nozze Sacre.
Dopo di lei, come grado di importanza, venivano le sue figlie, Elvira e Iole, ed io ho sentito entrambe vantarsi di essere state amanti di mio nonno Ippolito, quando erano ancora adolescenti: e infatti nel 1909 avevano sedici anni la prima e quattordici la seconda, un'età sufficiente per essere fertili e quindi svolgere il ruolo della "Sposa" nelle Nozze Sacre.
Certo è gravissimo che un vecchio vada con due ragazzine, ma le colpe di Ippolito sono un fardello per la sua anima, non per la nostra. Per cui vi prego di seguire il mio ragionamento.
Secondo il racconto di Clara, nell'agosto 1910, Elvira era sì incinta e avanti nella gravidanza, ma il bambino che portava in grembo non era di certo stato concepito nel maggio 1909.
E' stato in quel momento che ho capito.
Mi serviva solo un ultimo controllo e guardai una copia dei documenti di Ida Braghiri, nata Bergantini, il giorno 15 settembre 1910.
Era lei la figlia di Elvira e di Ippolito, anche se nel documento c'era scritto che la madre era Luisa, la quale però non era affatto incinta nell'estate del 1910.
A questo punto la risposta al rebus è una sola, e avete tutti gli elementi per arrivarci anche voi>>
Si fermò, guardando le figlie con l'aria febbrile di chi ha appena scoperto la soluzione di un enigma.
Naturalmente fu Silvia, la più intelligente delle tre, a dare la risposta a tempo di record:
<<Morgana era Iole. E' lei la madre del defunto Michele Braghiri, ed è ancora viva, e risiede ancora a Confluentia. Per quel che ne sappiamo, lei è l'attuale Grande Sacerdotessa>>
Diana si illuminò:
<<Esatto! Potremmo perfino farci una passeggiata e andare da lei, a ricordare insieme il "bel tempo andato"
Ha 97 anni, ma per gli Iniziati è più facile avere una vita lunga, devono aver scoperto qualcosa che mantiene forti sia il corpo che la mente.
Quello che mi interessa è avere la conferma che Michele Braghiri, senza saperlo, ha sposato una donna che era nel contempo sua sorellastra per parte di padre e sua cugina di primo grado per parte di madre.
In teoria potremmo anche telefonare a Ida Braghiri, che per me sa tutto ed è una vera strega, ma non confesserebbe mai nulla nemmeno sotto tortura, perché sarebbe un colpo troppo duro per suo figlio Massimo, per non parlare di suo nipote Vittorio, la cui madre è figlia di mia sorella.
Non è bello da dirsi, ma Ginevra è l'unica sorella con cui non sono mai andata d'accordo, e guarda caso è l'unica che è sopravvissuta.
Ora sappiamo chi sono coloro che ci hanno portato alla rovina e hanno distrutto la reputazione e la salute di vostro padre.
Almeno a Clara è stato risparmiato di assistere a tutto questo>>

A quel punto intervenne Margherita:
<<Sinceramente, avrei preferito anch'io non sapere tutto questo.  Aveva ragione il nonno Achille, a non volere che questa storia fosse tramandata. 
Se il conte Ippolito è davvero colpevole delle accuse che Clara gli ha mosso, seppur in codice, allora noi siamo discendenti di un autentico mostro, che in tarda età giaceva con delle adolescenti che forse erano le sue stesse figlie.
Non sarà facile per noi convivere con un simile sospetto.
Ma resta aperta un'altra domanda: cos'è successo a Confluentia dal 1910 in avanti?
Ci dev'essere stato un momento nel quale gli Orsini hanno messo fine a quel patto scellerato e a quella pratica pagana. 
Io non ho ricordi di quel genere, quindi è chiaro che tra gli eventi del 1910 e la mia nascita nel 1933 dev'essere accaduto qualcosa che ha capovolto la situazione>>

Diana si sentì inevitabilmente chiamata in causa come testimone:
<<Me lo sono chiesta anch'io. Di Confluentia sapevo solo la versione ufficiale: un'Opera Pia per gatti, vecchiette e qualche erborista con la fama di strega. 
Della "Luisona" ricordo solo che passava col suo calesse e due cavalli neri come il carbone. 
Si comportava in maniera arrogante, ma mio padre glielo lasciava fare, almeno prima che mia sorella Giovanna morisse di spagnola, nel '19 e mio fratello Eugenio di tubercolosi nel '20.
Da allora è incominciato l'inferno, per me e per tutti noi, e non è mai finito>>
Gli occhi le si riempirono di lacrime, e persero l'aria febbrile di poco prima.

Margherita avanzò un'ipotesi:
<<Forse quegli eventi hanno convinto il nonno Achille a proibire le pratiche pagane. Avrà pensato che sulla sua famiglia si fosse abbattuto il castigo di Dio>>
Silvia intervenne:
<<Potrebbe essere anche successo il contrario. Il nonno Achille, disgustato dalle pratiche pagane, può avere rotto il Patto e per punizione a Confluentia un'Anziana ha scagliato una maledizione contro i suoi figli prediletti>>
Diana, che si era ricomposta, rispose:
<<I suoi figli prediletti... è vero, lo erano, non posso negarlo. Forse è per questo che io sono sopravvissuta.
Io ero "la figlia della colpa", lo sapete bene. Gli altri invece sono stati desiderati>>
Isabella, riavutasi dallo shock, disse:
<<E zia Ginevra è sopravvissuta perché è sempre stata dispettosa, maligna, invidiosa... e non le voleva bene nessuno. E' temuta ancora adesso, col suo maledetto Circolo della Canasta, ma nemmeno le sue presunte amiche le vogliono bene. 
Quello che invece non mi spiego è l'atteggiamento ambiguo di Elvira con la zia Isabella. 
Io porto il suo nome e anche se lei è morta prima che io nascessi, mi sono sempre chiesta come mai Elvira, che era sua amica, non l'ha salvata. 
Resto del parere che tutta questa storia dei poteri occulti, degli Iniziati, dei demoni sia una suggestione della nonna Clara. In fondo lei è stata l'unica a testimoniare. 
Non dico che si sia inventata tutto. Forse era in buona fede, ma ha creduto ad una serie di panzane dette da una fattucchiera, tutto qui...
Però mi rendo conto che, almeno per stavolta, dobbiamo andare da loro, a Confluentia, dove tutto è iniziato e tutto deve finire!>>

martedì 27 luglio 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 149. I Misteri del Bosco Sacro di Confluentia



C'erano vari sentieri per entrare nella "selva oscura" che circondava l'antichissimo tempio pagano di Confluentia, ufficialmente riconvertito in "Opera Pia per il sostentamento di donne anziane e gatti randagi", una sorta di enclave interna al Feudo Orsini, solo formalmente patrocinata dagli stessi Orsini di Casemurate e da altre famiglie di latifondisti della Romagna Centrale (tutte imparentate con gli Orsini), più altri "soci silenziosi".  
Tutto questo, naturalmente, era ignoto a Clara Torricelli, fino alla fatidica estate del 1910, quando riuscì a scoprire cosa c'era dietro a quel nome di facciata, così innocente e filantropico.
Certo, alla fine persino Clara dovette arrivare a un compromesso con la Stirpe di Confluentia, ma non ci fu mai un'adesione e nemmeno una giustificazione.
Ma procediamo per gradi verso la rivelazione finale che concluderà il capitolo e questo excursus nel passato remoto.
ll sentiero scelto con cura dalla governante Liliana Bergantini e dal fattore Primo Ricci, era molto scomodo da percorrere poiché era stretto e i rami degli alberi e degli arbusti erano così intricati da aver trasformato il sentiero stesso in una specie di galleria.
La governante pareva compiaciuta per quella scelta e sorprese tutti con una nota citazione evangelica:
<<"Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!">>
Clara per un attimo si illuse che Liliana fosse cattolica, come lei stessa:
<< Matteo 7, 13-14. E' una grande verità. Siete credente?>>
Liliana sorrise:
<<Non nel senso che intendete voi. Ma trovo illuminanti, oltre che di grande valore letterario e filosofico, molti passi delle Sacre Scritture della religione cattolica>>
Clara si incuriosì ulteriormente:
<<Dunque credete in qualcosa di diverso dal Cattolicesimo?>>
Liliana annuì:
<<Abbastanza diverso, senza dubbio, ma meno di quanto potrebbe sembrare in apparenza>>
E non aggiunse altro.
Lo stillicidio con cui quell'anziana governante rivelava tutti i suoi segreti era quasi insopportabile, ma Clara cercò di essere paziente, perché aveva capito che comunque Liliana, sia pure una goccia alla volta, pareva disposta a rispondere ai suoi interrogativi.
Primo Ricci, invece, si limitava a battere il sentiero con un bastone per scacciare eventuali vipere.
Appariva a disagio.
Clara si chiese stava commettendo un errore, entrando in quel luogo misterioso.
Le tornarono in mente le parole di suo padre, che citava Theodore Roosevelt dicendo: "L'uomo che non commette mai errori è l'uomo che non fa mai niente", salvo poi correggersi dicendo: "Anche il non fare mai niente, ammesso che sia possibile, è un errore"
E Clara con molto buon senso replicava che l'unico vero errore è quello da cui non impariamo nulla, frase che poi, in seguito, pronunciò anche Henry Ford.
Era l'Età dei Pionieri, (1820-1920) a cui seguì quella dei Maestri (1920-2020), a cui seguirà quella dei Profeti (dal 2020 in avanti)
Clara aveva il coraggio di un pioniere e lo trasmise a tutti i suoi figli, Ettore in particolare.
Ma ormai tutta la Terra era conosciuta: pochissimi luoghi soltanto meritavano ancora sugli atlanti il titolo di terra incognita, e Confluentia, con il suo strano bosco, era uno di quei luoghi.
Arrivarono ad una radura.
Il sentiero si biforcava, ma questa volta Liliana si fermò, come in attesa di un segno. 




E il segno arrivò: un potente raggio di sole indicò il sentiero più stretto e arduo, che si trovava sulla destra.
Liliana annuì:
<<Pare che Belenos sia dalla vostra parte, anche se forse non avete mai sentito questo nome>>
In effetti il nome era sconosciuto a Clara:
<<Mai sentito. Chi è?>>
La governante le rivolse uno sguardo incerto, come se si chiedesse, ogni volta, se quella giovane ventenne di città fosse degna di essere anche solo sommariamente informata di ciò che le Anziane credevano.
<<E' una divinità solare dagli antichi Celti, divenuta poi un'entità angelica, un Signore della Luce>>
Fu allora che Clara incominciò a capire quali potevano essere i segreti che Liliana pareva così restia a rivelare:
<<So che questa era una terra gallica, prima della conquista da parte di Roma. E' per caso sopravvissuto qualcosa delle antiche tradizioni pagane gallo-romane?>>
Liliana annuì:
<<Direi proprio di sì, ed è questo "qualcosa" che oggi si dimostra così favorevole nei vostri confronti. Se non fosse stato così, non vi avrei mai permesso di arrivare fino a questo punto>>
Clara moriva dalla curiosità:
<<Ma, non è stata la Contessa Vedova a darmi il permesso?>>
L'anziana governante ridacchiò:
<<Dietro mia proposta. Io e la contessa Vittoria ci conosciamo da una vita e siamo legate da una profonda amicizia>>
La giovane maestra Torricelli ormai aveva imparato a leggere tra le righe quella parte di mezza verità che non era espressa a parole dalla sua interlocutrice:
<<Sembrate anche custodi degli stessi segreti>>
Liliana sembrava divertita come un gatto che gioca col topo:
<<Può darsi, anche se io preferisco chiamarli Misteri>>
Primo Ricci, colto di sorpresa da quell'allusione, se ne uscì con una frase che rivelò molto più di quanto lui avrebbe voluto:
<<Ma adesso siete voi che rivelate troppo, Reverenda Madre!>>
E subito si accorse di essersi tradito e avrebbe voluto mordersi quella maledetta lingua lunga tipica della famiglia Ricci e della Romagna in generale.
Clara spalancò gli occhi:
<<L'avete chiamata Reverenda Madre. Ma non ha certo l'aspetto di una suora>>
Liliana ridacchiò di nuovo:
<<E nemmeno la condotta di vita. Ciò non toglie che persino al giorno d'oggi, in luoghi come questo, ci siano persone che si accostano alla dimensione del Sacro in una maniera diversa da quella della religione maggioritaria>>
A quel punto, con un agile balzo, un gatto totalmente bianco, e dagli occhi azzurri e curiosi, comparve da un cespuglio e si piazzo in mezzo al sentiero.
Liliana sorrise e nel contempo le si illuminarono gli occhi:
<<Vi presento Albus, uno dei gatti più curiosi e più dolci sulla faccia della Terra.
Fategli annusare la vostra mano>>




Clara si accovacciò e avvicinò la propria mano destra a quella di Albus, che la annusò con grande meticolosità, e poi si avvicinò a sua volta e incominciò a strisciarsi sulle sue ginocchia.
Liliana e Primo si guardarono con un'aria di intesa.
La governante disse:
<<Avete superato la prova! A quanto pare anche Albus approva la vostra presenza qui. E' un segno importante! Alcuni dei nostri gatti hanno il dono di riconoscere le persone buone, le anime candide, come la vostra, che riflette il vostro stesso nome>>
Ripresero a camminare e il gatto trotterellò sereno accanto a loro.
Clara rifletteva.
Questa strana donna è diventata all'improvviso gentile e si esprime in un linguaggio forbito, tanto da sembrare una persona che ha studiato, non certo una che ha passato la vita a fare la domestica o a coltivare erbe in un orto botanico. E' molto superstiziosa, e questo è tipico delle donne di campagna, ma lei si considera una specie di sacerdotessa. Devo riuscire a farla parlare di più...
Ma anche gli alberi, a modo loro, davano l'idea che quello fosse un Bosco Sacro, di cui le misteriose Anziane erano custodi, compresa la governante Liliana.
Il gatto era una gioia per gli occhi, ma il bosco era sempre più scuro, gli alberi sempre più antichi e nodosi, tanto che, molti decenni dopo, il suo pronipote Roberto lo avrebbe paragonato sotto certi aspetti al Bosco Atro di Tolkien, o la Vecchia Foresta (con il suo "antico uomo salice") ai confini della Contea degli Hobbit, che un tempo era unita con l'altra grande foresta degli alberi semoventi, ossia l'arcaica foresta di Fangorn. Ma altri, con una formazione più classicista, avrebbero potuto paragonare quel luogo al Bosco Sacro di Nemi e alla sua famosa leggenda. 
Ma in fondo tutti i Boschi Sacri si assomigliavano, secondo quanto diceva Liliana, che da bambina era andata in pellegrinaggio, con sua madre, che si chiamava Viviana, alla Tomba di Merlino, nella foresta di Broceliande.





<<Non abbiate timore del buio, giovane Clara. Questo è un luogo dove Eclion, il Signore delle Tenebre, non può entrare, a meno che non sia evocato da una di noi>>
E con questa dichiarazione, Liliana aveva confermato tutti i sospetti che la giovane Torricelli aveva avuto sin dall'inizio:
<<Dunque è come pensavo: voi siete una delle Anziane che, in questo luogo, praticano un'antica religione pagana>>
Liliana annuì:
<<Siamo, in effetti, Sacerdotesse di un culto che esisteva persino prima degli apporti gallo-romani. Siamo qui dalla notte dei tempi, quando ancora questo bosco era una grande foresta e nel contempo un'isola circondata dalle paludi. Qualcuno ci chiama Sacerdotesse delle Paludi, anche se ormai di paludi non ce ne sono più, almeno da queste parti. 
In verità abbiamo anche altri nomi che, se saprete mantenere il nostro segreto, apprenderete col tempo>>
Clara era nel contempo stupefatta e meravigliata per quella rivelazione così sincera:
<<Se non fate nulla di illecito, manterrò il vostro segreto>>
Dubitava che, se anche qualche cosa di illecito fosse praticato, non glielo sarebbero certo venuti a dire.
Liliana mantenne un sorriso composto:
<<Noi facciamo solo del bene. Non pratichiamo la magia nera o cose simili, anche se ne conosciamo i segreti. La gente del luogo ci chiama streghe, ma poi quando hanno bisogno di qualcosa vengono da noi, soprattutto coloro che non possono permettersi il costo di un medico o i prezzi di una farmacia. La nostra erboristeria è molto frequentata, e tutti sanno che siamo disposte ad essere generose verso i più poveri. Per questo nessun casemuratense ha mai rivelato il nostro segreto e ben pochi forestieri ne sono al corrente, tranne, naturalmente, gli Iniziati>>
La giovane maestra inarcò le bionde e fini sopracciglia:
<<Dunque esiste un culto esoterico, dietro a tutto questo! Lo sospettavo, ma mi chiedo perché improvvisamente stiate diventando così loquace e collaborativa>>
La Sacerdotessa accentuò il suo sorriso:
<<Gli auspici sono stati favorevoli, ed io ho avuto una premonizione sul vostro conto.
Sento che non costituite un pericolo per noi>>
Clara pensò fosse un trucco, una trappola da prestigiatori da quattro soldi:
<<Io non credo a questo genere di cose. E spero non abbiate intenzione di "convertirmi">>
Liliana fece un gesto vago, come per scacciare una mosca:
<<Non ci penso nemmeno lontanamente. Voi avete già trovato la vostra strada verso la dimensione del sacro e la vostra fede è salda. Questo è un grande dono che rasserena la vostra mente, ed io sarei davvero una strega, oltre che una sciocca, se anche solo pensassi di poter scalfire la roccia su cui è edificata la vostra anima.
No, non avete niente da temere da me, così come io so di non avere nulla da temere da voi.
Non vi rivelerò la mia premonizione, l'esperienza mi ha insegnato che è meglio non sapere cosa ci attende, perché ogni cambiamento indotto da una premonizione tende a peggiorare le cose, il più delle volte. Ma non abbiate paura, nella vostra vita il Bene è di gran lunga dominante, e si irradierà in tutte le direzioni, ma questo credo che in fondo lo sappiate già>>
Clara sentì che le era stato offerto un armistizio, e decise di accettarlo:
<<Forse alla fine siamo riuscite a intenderci, Liliana.
Ma ci sono ancora tanti punti oscuri. Per esempio, questi Iniziati, sono orientati verso il Bene o verso il Male?
E gli Orsini che parte hanno in tutta questa vicenda?>>
Liliana si fermò a riflettere se rispondere o meno a quelle domande sempre più dettagliate:
<<Per rispondere adeguatamente ai vostri quesiti ci vorrebbero anni, e non basterebbero mai.
Posso accennarvi qualcosa, per sommi capi, riguardo alla prima domanda, ma non spetta a me rispondere alla seconda, bensì al conte Attilio o a sua madre.
Noi tutti crediamo di saper distinguere senza ombra di dubbio cosa è bene e cosa è male, ma poi ci troviamo di fronte a situazioni che mettono in difficoltà anche la coscienza dei più saggi.
Gli Iniziati stessi, pur conoscendo i Misteri, si dividono di fronte alla loro interpretazione e alle decisioni che hanno forti implicazioni etiche. 
Può sembrare un paradosso, ma più conosciamo i Misteri, più ci rendiamo conto che la nostra mente ha dei limiti e che la vera conoscenza è propria di entità sovrumane.
L'essere umano può illudersi quanto vuole di essere il vertice dell'evoluzione, ma si tratta pur sempre di un'illusione, e non è necessario essere Iniziati per rendersene conto.
Ci sono alcune cose che tutti gli Iniziati condividono: l'Ordine è nato come una federazione di culti esoterici che portano avanti le Antiche Tradizioni, l'Antica Via, ma dopo l'Iniziazione, dobbiamo scegliere a quale fazione appartenere.
I fondatori dell'Ordine, nella notte dei tempi, appartenevano a quattro fazioni diverse, con una diversa opinione su quali obiettivi perseguire e su come perseguirli.
Ed ora ti dimostro la mia fiducia rivelandoti qualcosa a cui faticherai a credere, ma di cui comunque, e lo ripeto con molta serietà, non dovrai parlare con nessuno a meno che io non ti dia il permesso. Se tradirai la mia fiducia, ne pagherai le conseguenze, perché gli Iniziati sono dappertutto, si sono infiltrati ovunque e tengono tutto sotto controllo.
I più potenti sono i meno noti, gli Iniziati di Rango Segreto, la cui affiliazione è conosciuta soltanto dall'organo esecutivo dell'Ordine, e cioè il Consiglio Ristretto, che solo in rari casi può consentire all'Incaricato di comunicare la propria affiliazione ad una lista selezionata di persone.
Nel Consiglio siedono i rappresentanti eletti dalle quattro fazioni: il voto del Grande Maestro è spesso decisivo per ottenere la maggioranza, e non è facile nemmeno trovare un accordo su chi eleggere. Alla fine, comunque, si giunge sempre a un compromesso, e questo significa che chi crede di essere il paladino del Bene deve scendere a patti con altri che la pensano diversamente.
Noi di Confluentia abbiamo aderito alla fazione chiamata Fratellanza Bianca, che fa capo a Belenos. Non bisogna credere però a ciò che ha scritto madame Blavatsky su questo argomento, e in generale anche alle altre assurdità teosofiche. La nostra dottrina è molto diversa e molto più seria, ma è davvero segreta, al contrario di quella pubblicata dalla defunta signora.
Un tempo eravamo alleati del Serpente Rosso, che fa capo ad Atar, il Signore del Fuoco.
Poi però ci sono state delle divergenze, non tanto sugli obiettivi, quanto sui metodi: noi siamo rimasti fedeli all'Antica Via, loro sono più orientati ad utilizzare le scoperte scientifiche e tecniche.
Esistono altre due fazioni, che rappresentano ai miei occhi quello che si potrebbe chiamare "il lato oscuro".
Hanno stretto un patto con due entità sovrumane, che dal mio punto di vista sono demoni, ma ai loro occhi sono benefattori che preservano la loro supremazia.
L'Aristocrazia Nera ha stretto un patto con Eclion, un'entità molto potente, anche se è conosciuta con altri nomi. E' in grado di dare molto, ma solo se si è disposti a sacrificare qualcosa a cui si tiene molto o qualcuno che si ama. Più grande è la richiesta, più grande sarà il sacrificio. 
Da questo punto di vista possiamo dire che Eclion è molto equo. Voi penserete che nessuno potrebbe essere disposto a sacrificare una cosa o una persona cara per ottenere qualcos'altro o far del male a qualcun altro, ma non dovete sottovalutare la meschinità che alberga nell'animo umano: non è necessario essere apertamente malvagi, basta essere meschini e detestare qualcuno per futili motivi, per essere pronti a tutto pur di distruggere la persona detestata.

C'è infine un'ultima fazione, che fa capo a un demone che non intendo nominare in questo luogo sacro. Si fanno chiamare "gli Immortali" o "gli Eterni" e sono in grado di sottrarre energia agli altri per donarla a se stessi. Non mordono e non succhiano sangue, quello è un mito, ma vi assicuro che sono in grado di prosciugare le loro vittime in maniera ben peggiore. Il prezzo che si paga, in questo caso, è una sorta di contrappasso dantesco: allungano la loro vita, ma non ne mantengono alta la qualità. La loro mente è oppressa dalla nostalgia, non riescono a stare al passo coi tempi, il che li porta gradualmente a diventare reliquie viventi di un passato che non esiste più e a cui le nuove generazioni voltano le spalle.
La maggior parte di loro finisce per diventare simile ai fantasmi o alle anime di coloro che non sono né vivi, né morti. 
Ma poi, a pensarci bene, se nella vita, come accade quasi sempre, la fatica non gradita, la noia o le sofferenze sono maggiori sia in quantità che in intensità rispetto al benessere in tutte le sue forme e manifestazioni, chi potrebbe desiderare, seriamente, di vivere in eterno in questo mondo?
Una piccola parte degli Eterni, però, riesce a trarre giovamento da questa immortalità terrena, e può diventare molto ricca e potente, anche se è costretta a cambiare identità e a vivere nella menzogna. 
Dovremmo sbatterli fuori dall'Ordine degli Iniziati, ma questo richiederebbe una maggioranza dei tre quarti, al Consiglio, e guarda caso non si trova mai, perché gli Eterni sono sempre disponibili a comprare i voti altrui, o a minacciare chi osa sfidarli>>

Clara era a dir poco scettica di fronte a quella specie di mitologia che in fondo non poi meglio di quella della tanto vituperata vedova Blavatsky.
<<Quindi, se ho ben capito, quelle che voi chiamate entità sovrumane sono come angeli o demoni, con una loro gerarchia, immagino.
Ma non mi avete parlato né di Dio, né di Satana>>

Liliana annuì:
<<Ve ne parlo ora: tutti coloro che aderiscono all'Ordine degli Iniziati sono "diteisti", credono nell'esistenza, al di sopra di tutto, di due sole divinità egualmente potenti e perennemente in lotta tra loro.
La Divinità o Fonte del Bene, che potremmo chiamare Dio, e la Divinità o Fonte del Male, che potremmo chiamare Satana. Hanno molti altri nomi, ma quelli fanno parte dei Misteri, così come tutte le nostre pratiche per il potenziamento delle facoltà mentali, ma soprattutto dell'ascesi e l'estasi mistica. Le due Fonti sono la sommità del nostro credo e gli Iniziati le chiamano "Arcani Supremi".
Naturalmente siete più che autorizzata a considerare fandonie e farneticazioni le cose vi ho detto, ma c'è una sola questione che non richiederebbe Misteri o Iniziazioni per essere creduta, ma soltanto coraggio: ci sono orrori, a questo mondo, che non sono compatibili col dogma dell'onnipotenza. Voi avete studiato, so che conoscete bene la Storia e dunque saprete che è fatta di grandi atrocità e di quotidiani singoli orrori. Niente può giustificare un simile prezzo, eppure è proprio questo punto che è stato rifiutato e perseguitato sistematicamente dalle autorità politiche e religiose, ma anche dai singoli credenti, ovunque.
Ci possono essere tante spiegazioni, ma gli Iniziati, che nonostante il loro potere non hanno mai nemmeno provato a far pendere la bilancia dalla parte del diteismo, pensano che questo concetto sia rifiutato perché "spaventoso", nel senso originario della parola. 
Non è certo tranquillizzante pensare a una divinità malvagia con eguale potere di quella benevola: ci si sente minacciati senza avere una protezione sicura.
Ed è proprio qui che gli Iniziati entrano in scena: non si limitano a offrire consolazione o protezione materiale. Insegnano a potenziare la mente fino al punto di raggiungere facoltà che sono e saranno sempre considerate impossibili da parte dei non-Iniziati>>

Clara era incerta se ridere o avere paura del vaniloquio di quella strana donna, che peraltro non aveva rivelato nulla della propria origine e della propria formazione, e non aveva nemmeno tentato di giustificare il proprio passato di concubina e maitresse.
Ciò che la fece riflettere fu piuttosto il rispetto con cui Primo Ricci ascoltava il suddetto vaniloquio della sedicente Sacerdotessa.
Il fattore del Feudo Orsini era un tipo pratico e da lui ci si sarebbe aspettati, considerando anche l'anticlericalismo romagnolo, un qualche segno di scetticismo, e invece no: ascoltava quelle cose come se si stesse parlando di una nuova tecnica per aumentare la resa del raccolto.
Avrebbe voluto chiederglielo subito, ma in quel momento non era una mossa prudente. Si riservò quindi di parlargli più avanti e cercare di scoprire i suoi moventi e i segreti che lo rendevano così rispettoso verso la governante/sacerdotessa.

E fu proprio Liliana Bergantini a tagliare corto e a tornare ad un atteggiamento più pragmatico:
<<Ma adesso procediamo, voglio farti vedere almeno le mura di Confluentia: non sono molto lontane, e presto ti verranno incontro gli altri gatti. Ognuno di loro ha una personalità diversa e una dote particolare: se riesci a conquistare la fiducia di un gatto timido, allora sei sicuramente una persona buona>>
Proseguirono in quel bosco sempre più intricato, ma con un fascino fiabesco che ben pochi luoghi, da quelle parti, erano riusciti a conservare.
Alla fine, dopo aver peregrinato un po', giunsero alla radura dove sorgeva la porta d'ingresso.









Le mura di Confluentia erano antiche, in pietra grezza, mentre la porta era nuova, ristrutturata da poco, con dubbio gusto, senza arco, ma con una tettoia.
Ma la cosa più importante, quella che finalmente erano riusciti a trovare, era la colonia felina.
C'erano gatti ovunque, di tutti i colori e tutte le dimensioni. Alcuni dormivano ancora. Altri cercavano del cibo nei vari cocci sparpagliati qua e là, ma la maggioranza fissava incuriosita la nuova arrivata.
I loro musetti e i loro occhioni sembravano chiedere affetto.
Clara avrebbe voluto abbracciarli tutti: si accovacciò per terra e tese loro la mano da annusare e i più socievoli e curiosi si avvicinarono. Gli altri la fissavano con un'espressione quasi umana.
Liliana osservò compiaciuta la scena:
<<Quegli occhi guardano te. Ti vedono come una madre. Non deluderli mai. E' quello che dico sempre alle novizie e alle Sacerdotesse più giovani>>
Clara si voltò:
<<Allora non ci sono solo Anziane, qui...>>
Liliana annuì:
<<No, ma dovete credermi se vi dico che qui le novizie ricevono un'istruzione e un'educazione di alto livello. Abbiamo una biblioteca molto ben fornita e possiamo contare anche su quella degli Orsini, che ci tengono in grande considerazione>>
Clara decise che era il momento di porre un quesito molto preciso:
<<Voi che ruolo avete, all'interno di questa comunità religiosa? E torno a chiedervi come mai gli Orsini mostrano tanto rispetto per voi. Li avete forse convertiti?>>
Lo sguardo di Liliana era costernato: 
<<Mi ponete domande scomode, perché se vi risponderò sinceramente, la vostra opinione su di me e persino sulla famiglia Orsini ne uscirebbe devastata.
Ma gli auspici favorevoli e le mie premonizioni dicono che non tradirete il nostro segreto e nemmeno quello degli Orsini.
Vi chiedo comunque di non essere troppo severa nel giudicare me e le altre sacerdotesse, dopo che vi avrò detto ciò che sto per dirvi.
Ebbene, io sono la Somma Sacerdotessa di Confluentia, un nome molto antico che risale all'età romana. L'Opera Pia è la facciata pubblica di questa comunità, ma noi siamo molto di più.
Qui si celebrano ancora riti pagani, anche se io preferisco chiamarli Riti Tradizionali.
Pratichiamo la Magia Cerimoniale, la più alta, ma conosciamo tutte le altre formule della Chiave di Salomone, quella grande e quella piccola, il Corpus Hermeticum, la Cabala, gli Oracoli Caldaici,
Ma la nostra Liturgia è molo più antica, e potrei dire che lo è quanto la stessa umanità, e dunque si svolge secondo regole e principi che la mentalità moderna, ma anche quella cristiana, rifiutano.
Usiamo erbe e funghi proibiti, ma non per fini ricreativi: noi pratichiamo una sorta di sciamanesimo femminile, ctonio dicevano i Greci, parlando dei culti della terra che precedettero l'apporto degli Achei e degli Elleni.
Io presiedo i riti propiziatori per la fertilità della terra, e qui viene la parte che voi giudicherete un'aberrazione.
Uno dei nostri riti principali sono le Nozze Sacre di Beltane, la festa di Belenos, il primo maggio.
Ogni anno, il primo maggio, una Sacerdotessa Giovane si unisce carnalmente ad un giovane uomo appartenente ad una delle famiglie dei proprietari terrieri.
Queste Nozze Sacre possono sembrare oscene e anche incestuose, ma c'è sempre stato un equilibrio tra i  Signori delle Terre e le Signore delle Acque e dei Boschi. E' questo che ha garantito la nostra sopravvivenza per millenni. 
E' così da sempre e continuerà così finché quest'ultimo angolo di magia riuscirà a sopravvivere in questo mondo che presto sarà dominato dalle macchine e dagli automi.
Ma non qui. Ma di qui gli automi non passeranno! Non prevarranno su di noi! Difenderemo questo luogo a qualsiasi costo, come abbiamo sempre fatto, legando la sorte delle Grandi Famiglie alla nostra famiglia, la Stirpe matriarcale delle Grandi Sacerdotesse.
Sì, è così. E vedo che ora cominci a capire...>>
Lo scetticismo di Clara lasciò il posto al disgusto e al terrore, due emozioni primarie che vanno a formare l'emozione composta dell'orrore.
Clara incominciava a capire.
E' questo il segreto più oscuro degli Orsini di Casemurate. Le Nozze Sacre. 
Calendimaggio o Beltane che sia, il rito è la congiunzione carnale del Conte (o di un suo erede o parente stretto) con una delle Sacerdotesse Giovani, cioè in età fertile. E se i figli saranno maschi verranno dati in adozione alle famiglie del luogo, dietro lauti compensi, e se saranno femmine diventeranno "novizie" e poi "sacerdotesse" e poi cosa? Sgualdrine? Streghe? 
Chissà quanti figli sono nati e cresciuti in questo luogo! E quali legami di parentela si sono venuti a creare! Falsificano i documenti, i legami parentali, si inventano i cognomi e dicono di essere nate a Villa Inferno! Si prendono gioco di tutti. 
E mantengono inalterato il loro potere su questa terra.
E' Liliana che comanda, per questo anche Primo la rispetta e la teme.
Cercò di mettere insieme i vari tasselli del mosaico. Cos'aveva detto Liliana?
"...da bambina ero andata in pellegrinaggio, con mia madre, che si chiamava Viviana, alla Tomba di Merlino, a Broceliande..." 
Crede di essere la Dama del Lago. Si sarebbe dovuta chiamare Morgana, se davvero è giaciuta con un suo fratellastro. Ma chi sarà il Mordred della situazione?
Di sicuro tengono un albero genealogico e si divertono a vedere gli scherzi della natura che saltano fuori dagli incroci.
Ricordò le parole di Liliana riguardo alle "divergenze" tra la sua fazione e quella del Serpente Rosso.
Ha detto... "divergenze, non tanto sugli obiettivi, quanto sui metodi: noi siamo rimaste fedeli all'Antica Via". Un nome nobile per un rituale osceno e incestuoso.
"Siamo qui dalla notte dei tempi". Si considerano le vere padrone, e vedono la loro stirpe come una sorta di Dinastia Reale. Le altre Grandi Famiglie hanno accettato questo Patto di Sangue, garantito dalla potenza degli Iniziati.
"Se tradirai la mia fiducia, ne pagherai le conseguenze"... e non è una minaccia vana, se questi Iniziati esistono davvero. 




mercoledì 21 luglio 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 148. I segreti degli Orsini di Casemurate



Quel lontano giorno d'estate del 1910, la maestra Clara Torricelli (da Forlì), prima di uscire da Villa Orsini, o Maniero che dir si voglia, considerando le discutibili scelte estetiche del suo restauro avvenuto nell'Ottocento, chiese alla contessa vedova Vittoria un'ultima delucidazione sull'Opera Pia di Confluentia, che si apprestava a visitare, accompagnata dalla severa governante Liliana.
<<Questa Opera Pia è di tipo religioso? Nel qual caso, il suo controllo è passato alla Congregazione di Carità del Comune di Forlì? Diventerà un Istituto Pubblico di Beneficienza e Assistenza secondo la Legge Crispi del 1890?>>
La Contessa Vedova si alzò in piedi, evidentemente seccata da quel tono inquisitorio:
<<La risposta a tutte queste domande fin troppo insistenti è no! Mio marito ci stava lavorando, ma ahimè è morto prima di poter realizzare il proprio programma di adeguamento alle leggi che lei ha citato. 
Ora se ne sta occupando mio figlio, il conte Achille, che si trova infatti a Forlì ospite della famiglia Paulucci di Calboli, al fine di discutere di questo con le autorità competenti.
In ogni caso, come le ho detto, questa Opera Pia è nata da un lascito di mio suocero ed è sempre stata amministrata direttamente dal mio povero marito.
Le ricordo infine che lei, qui, è ospite, e quindi la invito a comportarsi con la dovuta cortesia, attenendosi strettamente a ciò che le dirà la mia governante, la signora Liliana>>
Clara annuì e si scuso:
<<Senz'altro, Vostra Signoria. Vi chiedo perdono e vi ringrazio per la vostra gentilezza e la vostra pazienza>>
Vittoria annuì e la congedò con una certa rapidità.
Clara era felice, perché era riuscita nel suo intento di accedere alla zona più interna e segreta del Feudo Orsini, per scoprirne i misteri, specialmente quelli che riguardavano il Bosco di Confluentia.

Al fine di aiutare i lettori a comprendere i misteri degli Orsini, del loro Maniero, del loro Feudo e della misteriosa Enclave di Confluentia, è giunto il momento di descrivere con maggiore precisione l'architettura e l'organizzazione sia del Maniero che del Feudo, per poi inoltrarci fino all'Enclave.

L'entrata principale del passato (caduta in disuso) avveniva attraverso un portico seguito da un atrio e da una scalinata nelle vicinante della torre nord, quella più vicina al Bevano.
Tra la torre nord e la torre belvedere c'era l'ingresso maggiore, utilizzato nel periodo in cui sono ambientate le nostre narrazioni, che dava accesso al cortile interno per mezzo di una porta molto elaborata, in stile gotico, con arco a sesto acuto, guglie, cariatidi, pinnacoli e due cancelli molto robusti.
Si narrava che la costruzione di questa porta, da sola, fosse costata metà della fortuna degli Orsini.





Dal cortile interno si accedeva a molte stanze tra cui la cappella.
Vi era poi un terzo ingresso in una delle ali sul lato sud.
Tra l'ingresso sud e la torre sud, c'era il giardino esterno di facciata, nel senso che era il lato rivolto verso la strada, la via Cervese.
Il Maniero Orsini dunque aveva tre cortili: 1) il giardino di fronte alla strada, 2) il cortile interno, 3) il Parco, o cortile posteriore.




Per accedere alla parte posteriore del cortile esterno, che era protetta da un alto muro in pietra, c'erano tre passaggi di cui i primi due (dal cortile interno e dalla cantina) erano usati solo alla famiglia e dal personale più fidato un terzo che invece fiancheggiava la villa e consisteva in un secondo cancello, con una porta in pietra molto alta e robusta, all'altro lato della quale c'era, oltre al muro, una siepe intricata e dietro il rivale del Bevano.
Passarono attraverso il terzo, ed entrarono in un luogo molto diverso dalla parte anteriore (che era un giardino floreale e con alberi e cespugli ben curati).








Il cortile posteriore era, come si è detto, un vero e proprio parco, ma inselvatichito: aveva già l'aspetto di un bosco, con alberi secolari di ogni genere che si facevano più fitti man mano che la "calera" (la stradina sterrata), si avvicinava al Bevano.






Ad accompagnare Clara c'erano la governante Liliana, che sapeva molte più cose di quante volesse dare a intendere, e il fattore Primo Ricci, che sembrava veramente Heathcliff di Cime Tempestose.

Aveva i capelli lunghi, scuri, arruffati, e una barba ispida da pirata (poteva anche assomigliare a Jack Sparrow, ma senza treccine e altri elementi ambigui), ed era molto alto e muscoloso, persino più della "Luisona", a cui peraltro sembrava assomigliare in energia e durezza di carattere.
Questa sua aria selvaggia, ma sicura, determinata, come se fosse il vero padrone del Feudo, gli conferiva un certo carisma, che, per quanto incredibile possa sembrare, lo rese attraente agli occhi della ventenne Clara Torricelli, così bionda, angelica e dagli occhi color pervinca, e noi sappiamo bene come andò a finire la storia tra lei e il suo "Moro", come lo chiamò per tutta la vita: si sposarono sei mesi dopo ed ebbero sette figli, letteralmente uno dietro l'altro : Ettore (1911-1991), Oreste (1912-1982), Antonio (1913-1986), Caterina (1914-2004), Carolina (1915-2006), Maria Teresa (1916-2008) e Adriana (1917-2010). E in tutti quegli anni Clara continuò a lavorare e a scrivere i suoi diari e i suoi appunti di storia locale.

Nella sua carriera di insegnante elementare, svolta interamente nella Contea di Casemurate, la maestra Clara diede un'importanza centrale alla Storia: "Senza un approccio storico, ogni tipo di conoscenza è destinato a rimanere frammentario e disconnesso da tutto il resto, come se fosse sospeso nel vuoto. Solo la conoscenza storica ci permette di collocare ogni disciplina al posto che le spetta all'interno del quadro generale e completo della conoscenza necessaria per avere almeno una vaga idea del mondo in cui viviamo".

Ma in quel momento la priorità di Clara era scoprire quanto più possibile riguardo a ciò che gli Orsini nascondevano riguardo ai loro rapporti con la fantomatica famiglia Bergantini e con la misteriosa Opera Pia di Confluentia, più irraggiungibile dell'Eldorado.




Il muro di recinzione, andando avanti, si restringeva e così anche il parco, che diventava una specie di siepe alla sinistra della "calera", mentre alla destra sia il muro di recinzione che la siepe terminavano con un'alta cancellata con speroni acuminati in cima, che attraversava il Bevano da una parte all'altra, dragando tutto ciò che trasportava (di questi "detriti" si occupavano i vari fattori che lavoravano nella pars dominica dei campi).
Nella parte a nord-ovest c'erano gli orti e i frutteti (mele, pere, pesche, albicocche, susine/prugne, ciliegie, more di gelso e i cespugli tipici dei frutti di bosco), seguiti poi dai girasoli e dal granturco, sempre più fitto, man mano che ci si avvicinava a Confluentia. 
Dall'altra parte del Bevano c'erano normali coltivazioni, e oltre gli allevamenti, dove tutti gli animali avevano un ampio spazio in cui potersi muovere durante il giorno. Lungo il Bevano c'erano i capanni da pesca.
Mancavano le vigne e gli oliveti, perché quella terra, che ancora conservava il ricordo delle antiche paludi, non era adatta né per la vite, né per l'ulivo.
Era Primo Ricci a parlare con orgoglio di quello che sembrava il centro del suo "impero", laddove in teoria sarebbe dovuto essere l'impero del nuovo conte Achille Orsini, il quale invece non veniva mai nominato e di cui si diceva semplicemente che era "a Forlì ospite dei Paulucci di Calboli per definire la questione dell'Opera Pia".
La passeggiata per arrivare a Confluentia era abbastanza lunga, all'incirca un chilometro. Era possibile camminare sul rivale del Bevano, dove crescevano erbe officinali, in particolare menta e mentuccia, ma anche tarassaco, cardo mariano, iperico e altre piante con aromi intensi e piacevoli.
Come leggendo i pensieri di Clara, la signora Liliana disse: 
<<Queste sono le erbe che vengono raccolte dalle nostre anziane. E' una tradizione che si tramanda da secoli>>
Lo disse con profonda riverenza nei confronti delle Anziane e della Tradizione, come se il messaggio implicito fosse: non sarai certo tu a interrompere una tradizione millenaria.
E non era certo questo l'intento di Clara:
<<Ho il massimo rispetto per le tradizioni. Sono qui da pochi mesi, ma mi sono già affezionata a questi luoghi. Quando prima, nel Salotto, ho usato il termine "magia", era una metafora. Non vorrei che la Contessa Vedova avesse frainteso>>
Primo Ricci scoppiò in una sonora risata:
<<Ah, ah, mi pare di vederla, la Contessa. Dalle nostre parti si dice "avere la coda di paglia"...>>
Liliana intervenne bruscamente:
<<Primo, non essere insolente. La Contessa Vedova stava facendo del suo meglio per difendere l'onore della signora Bergantini dalle chiacchiere della gente. 
Ora le spiego, signorina Clara: la signora Luisa Bergantini è stata abbandonata dal marito, quando abitavano ancora a Villa Inferno, vicino a Montaletto. E' rimasta sola con due figlie e aveva bisogno di un lavoro, e così, siccome è mia lontana parente, ho chiesto al povero conte Ippolito, che aveva un cuore grande come il mare, di trovarle un lavoro e una sistemazione. 
Quando la bidella precedente è andata in pensione, hanno assunto la signora Bergantini, e questo non è piaciuto ad alcune famiglie che miravano a quel posto o che non volevano forestieri nella scuola. E si sono messi a dire in giro che "la Luisona", la chiamano solo perché sono invidiosi della sua altezza, è una strega e aveva fatto un filtro d'amore al povero conte Ippolito, che il Signore lo abbia in gloria. Il vecchio Conte era un santo. Con questo non voglio dire che non lo sia anche il nuovo, perché il conte Achille è un uomo d'onore...>>
Primo Ricci scoppiò a ridere:
<<Sì, un vero gentiluomo, se gli dessero una lira per ogni donna che ha messo incinta, riuscirebbe a pagare tutti i debiti che ha fatto quel sant'uomo di suo padre>>
Liliana scosse la testa:
<<Falla finita! Certe cose non si dicono neanche per scherzo! Signorina Clara, il nostro signor Ricci è un burlone, ma è un gran lavoratore: da quando c'è lui a dirigere i lavori, la terra rende molto di più, gli affari vanno bene, e il conte Achille è contento, e si fida del signor Primo come se fosse un fratello. Gli Orsini sono una famiglia generosa, si toglierebbero il pane di bocca per servirlo prima agli ospiti. E il povero conte Ippolito, se si è indebitato, non è solo colpa del fatto che ha costruito un castello dove prima c'era una casa normale, no... lui ha fatto del bene a tante gente!>>
Ma Primo continuava a punzecchiare:
<<Chissà perché ha fatto del bene soltanto a donne che avevano figli, e che dicevano di essere state abbandonate dai mariti... >>
Non ci voleva l'acume di Sherlock Holmes per capire che sia Ippolito che suo figlio Achille dovevano aver seminato figli illegittimi per tutta la Contea e anche oltre.
<<Primo Ricci! Tu pensa a cosa hanno combinato i tuoi zii: due si sono presi a coltellate, uno è stato ammazzato perché aveva sedotto una donna sposata, e l'ultimo tratta così bene le sue mogli, che sono già due quelle che si sono buttate dalla finestra!
E tu ti permetti di criticare gli Orsini?>>
Primo non dava la minima importanza ai suoi zii:
<<Oh, guai a chi tocca il tuo Ippolito! Ma è vero che sei stata tu a mettergli in testa di costruire il castello con tutte quelle torri che non servono a niente... tutte scale a chiocciola che non portano da nessuna parte... >>






Clara aveva ormai capito fin troppo bene come stavano le cose, per cui intervenne:
<<Io trovo che sia bellissimo questo maniero in stile neogotico. Così come mi piace molto questo parco, questa bella passeggiata, e il fiume è limpido. Sento che è un posto speciale>>
I due litiganti si fermarono e le apparvero entrambi sorpresi e nel contempo preoccupati.
Liliana in particolare non gradì affatto quel complimento:
<<Dite così perché siete abituata alla vita di città, ma per chi vive da molti anni in campagna, questo è un posto come un altro>>
Clara non si arrese e si rivolse all'altro:
<<La pensate così anche voi, signor Ricci?>>
Primo si accigliò:
<<Le terre di mia competenza finiscono proprio qui. Dopo è tutto di competenza dell'Opera Pia e se ne sono sempre occupate le donne. E bisogna riconoscere una cosa: la famiglia Orsini è rimasta in piedi per per seicento anni soprattutto grazie alle donne. Sono sempre state le Contesse a salvare la situazione. Io prima scherzavo, ma la contessa Vittoria ha fatto tanti sacrifici e sopportato molte ingiustizie pur di tenere alto l'onore degli Orsini. Merita il nostro rispetto>>
Clara capì che non c'era modo di farli parlare di chi, concretamente, gestisse l'Opera Pia di Confluentia.
Ormai si vedeva l'alta siepe di gelsi e rovi che circondava il Bosco Sacro.
C'erano alcune antiche costruzioni, circondate da alberi e siepi.
L'unico segno di modernità erano i numeri civici e le cassette delle lettere, anche se non si era mai visto un postino lungo il Viottolo ("E Viual", nella lingua locale) che dalla Via Nuova passava sopra alla Torricchia e segnava il confine tra le zone coltivate e il Bosco di Confluentia per poi passare sopra al Bevano. Dove non c'erano le antiche dimore, c'era soltanto una terra di nessuno, piena di sterpaglie.
<<Chi ci abita lì?>> chiese Clara.
<<Al momento nessuno>> rispose secca la governante
<<E' la casa dove abitano le amanti di turno del Conte>> disse invece Primo Ricci <<e siccome adesso il conte Achille non ha una... come dice lui? Usa una parola francese...>>
Clara capì:
<<Una Maitresse-en-titre. Da quel che ho capito il conte Ippolito ne ha avute molte>>
La signora Liliana le lanciò un'occhiata di sdegno:
<<Ne ha avute soltanto due. Ed erano trattate meglio di Madame Pompadour o della contessa Du Barry>>
La giovane maestra rimase stupita dalla cultura della governante:
<<Conoscete la Storia, vedo>>
La governante scrollò le spalle:
<<Quando si lavora una vita per i conti Orsini, si impara tutto su queste cose>>
Primo Ricci sogghignò con aria complice, ma non disse nulla.





Il Viottolo era deserto e la grande siepe era fitta e incolta, ma non impenetrabile, specie se si conoscevano i sentieri.
A quanto pareva, di giorno, nel Viottolo non passava nessuno, nemmeno i gatti.
<<Dopo il ponte sul fiume, il Viottolo dove conduce?>>
Primo Ricci indicò un punto indefinito:
<<Prima porta agli allevamenti e poi ad altri campi, fino al punto dove la Serachieda sfocia nel Bevano. Da quel punto inizia la Provincia di Ravenna e il Feudo Spreti. Gli Spreti sono la famiglia di origine della Contessa Vedova. Hanno una villa vicino alla chiesa parrocchiale, ma vivono quasi sempre a Ravenna o a Ferrara, alcuni anche all'estero>>
Clara tornò al punto:
<<E il Viottolo finisce lì? Non c'è un ponte sulla Serachieda?>>
La signora Liliana parve indignata al solo pensiero:
<<No! Assolutamente! Voi proprio non capite come funzionano le cose da queste parti. I ponti dei viottoli ci sono solo per collegare terre dello stesso padrone. 
La Serachieda è un confine, è vietato andare nell'altra proprietà e soprattutto è vietato entrare nella nostra. C'è gente che vorrebbe mettere ponti dappertutto, io invece ci metterei un muro. 
La nostra terra va protetta, specie adesso che...>>



Clara attese invano il seguito del discorso:
<<Cosa sta succedendo adesso?>>
La signora Liliana guardò Primo Ricci, il quale, forse per la crescente attrazione che provava per Clara, rispose:
<<Il Feudo Orsini è sotto ipoteca. Ma non c'è pericolo: io e i miei soci abbiamo prestato al Conte i nostri risparmi, e per il momento è sufficiente. L'Opera Pia comunque non corre pericoli, non appartiene più agli Orsini>>
Clara rimase di sasso:
<<Ma allora a chi appartiene?>>
La governante era infuriata:
<<Fate troppe domande! E comunque non è vero quello che ha detto Primo. L'Opera Pia è finanziata, fin dalla sua fondazione, anche da altre famiglie che hanno a cuore la preservazione delle nostre tradizioni>>
Sempre risposte evasive, ma non poteva insistere sull'argomento e quindi cercò di rasserenare il clima con un argomento che in genere metteva tutti d'accordo:
<<Dove si trovano i gatti?>>
La governante indicò un sentierino:
<<Seguitemi. A quest'ora dormono, ma ce ne sono alcuni molto curiosi che in genere vengono ad annusare i forestieri. Forse ne incontreremo qualcuno, ma non possiamo spingerci oltre un certo limite, perché le Anziane non amano ricevere visite da persone che non sono del posto>>
Procedettero per il sentierino, attraversando la siepe in un punto in cui era rada, e poi entrarono nel bosco vero e proprio.
Ma al posto dei gatti incontrarono una giovane donna dai capelli neri e visibilmente incinta.
La faccia di Liliana divenne più pallida di un cencio:
<<Che diavolo ci fai qui?>>
<<Una passeggiata! Non posso fare più neanche questa, nonna?>>
Per Clara quell'incontro era un autentico dono della Fortuna: la ragazza era la nipote di Liliana, ma, cosa più importante, era senza ombra di dubbio parente stretta della signora Luisa.
Che fosse sua figlia?
<<Tu sei Elvira, immagino?>>
La ragazza fu colta di sprovvista e il suo sguardo andò alla nonna, la quale naturalmente negò:
<<Vi sbagliate. Mia nipote non si chiama così, ed è una donna sposata. E...>>
Clara concluse:
<<Ed è identica a Luisa Bergantini da giovane, come del resto voi potreste sembrare Luisa Bergantini da anziana. Che strano, nessuno mi aveva detto che eravate sposata, Elvira>>
Primo Ricci intervenne:
<<Ma sì, avanti Elvira, potete dirle la verità, tanto la sarebbe venuta a sapere comunque, prima o poi>>
Fu la signora Liliana a rispondere:
<<Mi avevano detto che eravate una insopportabile ficcanaso. Vi riterrete molto scaltra, ma siete solo fortunata, anche se non troverete certo una pentola d'oro al termine dell'arcobaleno. 
Sì, Luisa è mia figlia, e il padre era Ludovico Orsini, ed io sono stata la sua Maitresse-en-titre, la sua Madame Pompadour.
Mia figlia e mia nipote vivono nella casa apparentemente "disabitata".
 Chi siano stati i loro compagni di letto non è cosa che vi riguardi>>
Clara in fondo l'aveva capito fin dall'inizio:
<<Non mi riguarda, è vero, ma io non sono una persona che si scandalizza facilmente. E ho una mezza idea di chi possano essere i padri: quello di Elvira e Iole, e quello del bambino che Elvira porta in grembo, e non mi sorprenderei se anche Iole fosse incinta>>
Primo Ricci intervenne:
<<Vi prego, non andate oltre nelle vostre supposizioni. E' un argomento tabù, per gli Orsini, ma non solo per loro. Ci sono varie famiglie coinvolte, tra cui anche la mia.  
Tra le Anziane, ci sono molte Maitresse del passato. E il loro legame con gli Orsini e le altre famiglie non è solo...>>
Liliana interruppe subito il discorso:
<<Basta così! Le Anziane non si toccano!>>
I pensieri di Clara incominciavano a fare chiarezza in tutto quel mare di allusioni, reticenze, menzogne e mezze verità:
<<D'accordo, mi basta dare uno sguardo alla colonia felina e poi torniamo indietro. Non intendo accusare nessuno di incesto, né violare un luogo sacro>>
La governante e il fattore rimasero immobili, stupefatti.
Clara aveva capito tutto, e se lei non fosse stata la figlia di Iniziato di Rango Segreto, non le avrebbero mai permesso di arrivare fin lì. 
Ma suo padre aveva previsto tutto e Liliana non poteva contrastare la volontà del Consiglio Ristretto.
Primo non sapeva tutto, ma aveva molti sospetti che preferiva tenere per sé: a lui non interessavano i riti esoterici: lui pensava agli affari e alle donne giovani, non alle Anziane di Confluentia.
Non replicarono in alcun modo: non si parlò di nulla, e quel nulla fu una risposta più che sufficiente a tutti gli interrogativi di Clara.
Proseguirono nel bosco in silenzio, ognuno incerto su cosa dire e cosa fare.