venerdì 4 marzo 2016

Evoluzione delle armature romane





Roman Army Evolution Part 1 by Fall3NAiRBoRnE:

Per armi ed armature romane si intende l'insieme delle armi "da offesa" e "da difesa" utilizzate sia dal singolo individuo (miles) sia in modo collettivo da un gruppo di armati nella storia di Roma dalle forze di soldati che servirono nelle legioni dall'epoca monarchica e repubblicana a quella imperiale e tardo imperialeRoma riuscì a imporre il suo dominio su un vastissimo territorio grazie a un esercito estremamente organizzato, discliplinato, ben addestrato ed equipaggiato. Le armi romane furono, quindi, di fondamentale importanza per ottenere i rilevanti successi contro tutti i nemici che essa incontrò durante la sua storia più che millenaria. La supremazia tecnologica di Roma fu uno dei vantaggi decisivi della superiorità romana.
L'arma da offesa meglio conosciuta fu sicuramente il gladio, che per alcuni secoli, unito alla sapienza tattica romana, rese temibile il legionario nel mondo conosciuto. Tra le armi d'assedio collettive, vale la pena invece ricordare, tra le principali, lo scorpione, l'ariete, la catapulta e la torre mobile; in quest'ultima vi erano diverse balliste, armi create per scagliare frecce ad alta velocità.
I legionari erano armati, oltre che col gladio, di lance e giavellotti (lancaehastaeverutaspiculapila), mutate nel corso dei secoli. Gli scudi e learmature, antiquate in età repubblicana, furono modernizzati in età imperiale: dalle cotte di maglia si passò poi a armature composte da piastre di ferro sovrapposte. La loro resistenza era uguale quella delle cotte di maglia ma erano più leggere rispetto ad esse del 30%. Lo scudo ovaliforme, rinforzato nella parte centrale da una nervatura metallica o con al centro l'umbone, diventò rettangolare, reso resistente con bordi in ferro contro i colpi delle lame del nemico.
Nelle epoche successive, durante l'anarchia militare e poi il periodo del dominato, perso il binomio gladium-pilum, i soldati dell'esercito romano ripiegarono sull'uso di lance e armi da tiro, forse in conseguenza di mutamenti strategici profondi che non richiedevano più approcci offensivi alla guerra come era stato ai tempi delle grandi conquiste. L'armamento tipico del miles divenne la lancia e lo scudo, mentre la spatha, dopo la carica con l'hasta, era utilizzata per la fase finale del combattimento.

Evoluzione delle armature dei cavalieri dal 1100 al 1600



La base dell'armatura è generalmente costituita da una maglia di metallo "Usbergo", alla quale, furono gradualmente aggiunte piccole piastre o dischi addizionali per difendere aree vulnerabili. Nel XIV secolo le ginocchia furono coperte con acciaio e due dischi circolari furono applicati alle giunture delle braccia per fornire protezione in assetto da guerra. La piccola protezione del cranio si evolse in un grosso elmo: la parte posteriore fu infatti allungata per coprire il retro del collo e i lati della testa. Ulteriori piastre di acciaio furono poi sviluppate per proteggere stinchi, piedi, gola e il torace, e presto (a metà del XIV secolo) molte parti della maglia furono coperte da queste piastre protettive. La fase successiva vide le piastre coprire tutte le parti della maglia. Nella seconda metà del XIV secolo furono inoltre introdotti svariati tipi di elmo.
Nel XV secolo, quasi ogni parte del corpo era ricoperta da piastre d'acciaio specifiche, tipicamente portate sopra vestiti di lino o lana e attaccati tramite cinghie e fibbie. Nelle zone in cui applicare un'armatura rigida era impossibile (ad esempio il retro del ginocchio) si utilizzavano maglie (maille) di acciaio costituite da anelli fissati tra loro. Altri famosi componenti dell'armatura a piastre sono l'elmo, i mitteni (guanti), la gorgiera, la piastra frontale, i cosciali e gli schinieri.
Normalmente l'armatura completa era confezionata su misura. Spesso l'armatura recava, all'interno, mostrine militari, visibili al solo cavaliere. Chiaramente richiedeva molte ore di lavoro e grosse spese: costava, in proporzione, circa quanto una casa o una macchina di lusso del giorno d'oggi. Solo i nobili e i proprietari terrieri potevano quindi permettersela, mentre i soldati di basso rango utilizzavano corazze più economiche (quando erano in grado di comprarle, per lo meno). Di solito esse comprendevano un elmo e una piastra frontale. L'armatura completa rendeva il soldato quasi inattaccabile dai colpi di spada, fornendo inoltre una discreta protezione contro frecce, mazze e colpi dei primi moschetti. Anche se le lame delle spade non erano in grado di penetrare la piastra (di solito spessa circa 2 mm), i colpi potevano causare seri danni da concussione. La tattica che si utilizzò per contrastare i cavalieri sempre più corazzati consistette infatti nell'utilizzo di armi da impatto, come mazze e martelli da guerra. Esse erano in grado di infliggere frattureemorragie, e traumi cranici. Un'altra tattica consisteva nel mirare agli interstizi tra le piastre, usando daghe per attaccare gli occhi o le giunture del cavaliere.
Al contrario di quanto spesso si crede, un'armatura da battaglia medievale (più pratica delle versioni iniziali "da cerimonia" e "da giostra" popolari presso la nobiltà a fine Medioevo) non ingombrava il cavaliere più delle protezioni che si utilizzano oggi. Un cavaliere corazzato (addestrato fin da bambino a portarla) poteva facilmente correre, strisciare, salire scale, montare e smontare da cavallo senza ricorrere ad argani (una leggenda probabilmente derivante da una vecchia commedia inglese risalente circa al 1830, resa popolare da Mark Twain in Un americano alla corte di re Artù). Si stima che una corazza completa a piastre medievale pesasse mediamente poco più di 27 kg, considerevolmente più leggera dell'equipaggiamento portato dalle truppe d'élite degli eserciti contemporanei (ad esempio i militari del SAS britannico sono addestrati a portare più di 90 kg per molti chilometri). In media negli eserciti contemporanei i soldati portano 30 kg di bagaglio in combattimento.
Anche per i cavalli furono sviluppate delle bardature a piastre d'acciaio allo scopo di ripararli dalle lance e dalle armi della fanteria. Oltre a fornire protezione, ciò rendeva più impressionante e intimidatorio il cavaliere. Bardature elaborate erano anche utilizzate come corazze da parata.

Armatura europea moderna

Armatura da corazziere in stilesavoiardo, risalente al 1600-1620.
L'armatura a piastre è probabilmente il più noto esempio di corazza al mondo, essendo associata ai cavalieri dell'Europa tardo-medievale. Il suo utilizzo è continuato in tutta Europa anche nel XVI e XVII secolo. Unità di cavalleria pesante (corazzieri) continuarono a usare piastre per il torace e per la schiena fino agli inizi del XX secolo.
Normalmente si crede che l'armatura a piastre svanisca dai campi di battaglia subito dopo la comparsa delle prime armi da fuoco. Ciò non è del tutto vero. Alcuni rozzi cannoni erano infatti già utilizzati prima che l'armatura a piastre diventasse la norma. Già intorno al XV secolo, infatti, alcuni cavalieri usavano un "cannone portatile". Migliori balestre e armi a canna lunga (predecessori dei moschetti) cominciarono a infliggere serie perdite alle unità equipaggiate con cotte di maglia e corazze a piastre semplici. Anziché comportare l'abbandono di tali protezioni, il pericolo costituito dalle armi da fuoco comportò un maggiore uso e un miglioramento tecnologico delle corazze. Per circa 150 anni si continuarono quindi a utilizzare corazze, la cui efficacia era aumentata dagli accorgimenti metallurgici e dall'ottimizzazione della struttura.
All'alba del loro utilizzo, le armi da fuoco erano costituite da pistole e moschetti, che sparavano proiettili a velocità relativamente bassa. Armature complete o piastre per il torace erano in grado di assorbire colpi provenienti da una certa distanza. Una prova standard per le piastre frontali prevedeva proprio l'impatto di un proiettile. Il punto d'impatto era evidenziato da un'incisione per evidenziarlo: tale decorazione era detta "prova" ("proof" in inglese). Questa protezione permetteva l'utilizzo di tattiche piuttosto spregiudicate. Accadeva infatti che un soldato corazzato a cavallo cavalcasse quasi a ridosso del nemico (in una manovra chiamata "ruota"), per scaricare il proprio cannone portatile o, in seguito, la pistola, dritto in faccia ai nemici da distanza ravvicinata. Una buona armatura era in grado di fermare dardi di balestra e i proiettili sparati non a bruciapelo. In realtà, quindi, l'armatura a piastre sostituì quella a cotta di maglia perché relativamente "a prova di palla di moschetto". Armi da fuoco e cavalleria furono quindi avversari equilibrati sul campo di battaglia per quasi 400 anni. Durante questo periodo, corazzieri potevano combattere pur sotto il fuoco di moschettieri senza correre rischi intollerabili. Corazze complete furono inoltre utilizzate da generali e comandanti di stirpe reale fino al secondo decennio del Settecento. Questo era infatti il modo più pratico per osservare il campo di battaglia da cavallo restando protetti dal fuoco dei moschetti nemici.
Gradualmente, a partire dalla metà del XVI secolo, un elemento dopo l'altro fu rimosso per ridurre il peso per la fanteria; piastre frontali e posteriori furono utilizzate dal XVIII secolo (ai tempi di Napoleone) fino all'inizio del XX secolo in molte unità di cavalleria pesante europee. Fucili e moschetti da circa metà del XVIII secolo in avanti erano in grado di penetrare le corazze, quindi la cavalleria era costretta a stare più attenta al fuoco nemico. All'inizio della prima guerra mondiale migliaia di corazzieri francesi cavalcarono contro la cavalleria tedesca, anch'essa recante elmo e corazza. A quell'epoca, la piastra luccicante era coperta da vernice scura e una copertura di tessuto copriva gli elaborati elmi di stile napoleonico. L'armatura era progettata per proteggere solo controsciabole e lance leggere. La cavalleria doveva prestare attenzione ai fucili ad alta velocità e alle mitragliatrici come i soldati appiedati, che avevano però trincee per proteggersi. Anche i mitraglieri di quel periodo portavano occasionalmente semplici tipi di armatura pesante.

Albero genealogico Plantageneti e Tudor e gli attori che li hanno interpretati

Plantagenet/Tudor Family Tree, from Edward III through Elizabeth I.:

Albero genealogico dell'Unione Europea


Il Regno di Prussia sposa la Baviera e genera l'Impero Tedesco, il quale a sua volta genera lo stato germanico attuale, che unito alla Francia, dà vita all'Unione Europea. Tutti gli altri sono i domestici della situazione...

Idrovie



Recentemente l’Aipo ha stanziato 1 milione di euro, metà di provenienza Ue, per l’ennesimo studio di fattibilità sull’idrovia che servirà a collegare Milano a Cremona. Considerando che il primo di questi studi risale al 1902, e che fino ad ora nulla di simile è stato realizzato, fa ben sperare l’enorme interesse che al parlamento europeo di Bruxelles ha suscitato il progetto. Il tratto Milano-Cremona è di 60 km costeggiando anche Trucazzano, Lodi e Pizzighettone; 7 conche e 60 metri di dislivello. Per le navi merci si è pensato alle classe V Europa lunghe 110 metri e larghe 11,40, con un pescaggio di 2,50-2,80 per 2500-3000 tonnellate di carico (ognuna porterebbe l’equivalente di 70 vagoni ferroviari o di 100 Tir). La spesa complessiva prevista sfiora i 2 miliardi di euro, cifra altissima però sostenuta dalla stessa Ue.
Tuttora sono in molti a pensare che sia impossibile la navigazione fluviale da Milano a Cremona, e ancor più ardo collegarsi da qui a Venezia, passando per Mantova, Fissero-Tartaro-Canalbianco-Porto Levante.
Immancabili le critiche scaturite al solo annuncio del progetto, discusso il mese scorso in un convegno a Viadana e già messo in rete dall’Unioncamere del Veneto. Per Alessandro Rota, presidente della Coldiretti di Milano-Lodi, “L’idea è come quella del ponte sullo stretto di Messina; se ne discute da più che cento anni e l’unico risultato è stato quello di buttare miliardi di vecchie lire in opere parziali e abbandonate nel tempo”.
Massimiliano Barison, capogruppo di Forza Italia nel consiglio regionale veneto ha presentato una mozione, approvata all’unanimità, che impegna la giunta Zaia ad inserire il tratto polesano dell’idrovia Mantova-Porto Levante, o Fissero-Tartaro-Canalbianco, molto più lungo di quello mantovano, nel Piano Regolatore Portuale.
Intanto il governo Renzi sta riformando le governance dei porti, dimezzandoli e trasformandoli in Distretti Logistici, che comprendono anche i loro retroterra, come l’autostrada d’acqua rodigino-mantovana. I porti marittimi saranno trasformati in piattaforme logistiche con adeguati collegamenti ferroviari, autostradali e canali navigabili; al proposito sono già disponibili 5 miliardi. Riccardo Nencini, vice ministro a Infrastrutture e Trasporti, ha confermato che “il porto italiano su cui si concentreranno i maggiori traffici mediterranei ed europei sarà Venezia” per cui il Fissero-Tartaro-Canalbianco diventerà sempre più strategico.

giovedì 3 marzo 2016

Fairytales. Winterland









Nene Thomas:

Anne Stokes:











Cinderella's Castle was modeled after Neuschwanstein Castle, Bavaria, Germany:













This Castle was Abandoned in 1932 after a major Fire. The Inside is Hauntingly Beautiful. (Video) — I Love Halloween:







Foto: Bruges,
Belgio, Fiandre occidentali..!

Storia:
Sono state trovate poche tracce di attività umane antecedenti il periodo gallo-romano. Le prime fortificazioni furono realizzate dopo la conquista dei Menapi da parte di Giulio Cesare nel I secolo a.C. I Franchi subentrarono ai Romani nella regione attorno al IV secolo e la amministrarono con il nome di Pagus Flandrensis. Le incursioni vichinghe del IX secolo indussero Baldovino I, conte delle Fiandre a rinforzare le fortificazioni preesistenti per ristabilire le rotte commerciali marittime. Nello stesso periodo iniziano ad essere coniate monete che portano impresso, per la prima volta, il nome Bryggia.
Bruges ottenne lo statuto cittadino il 27 luglio 1128 e iniziò la realizzazione di nuove mura e canali. Sin dalla metà dell'XI secolo, un graduale processo di insabbiamento portò la città a perdere l'accesso diretto al mare. Nel 1134 una tempesta creò un canale naturale allo Zwin che ristabilì il collegamento con il mare del Nord. Il nuovo braccio di mare raggiungeva Damme, una città che divenne l'avamposto commerciale di Bruges.
Con il risveglio della vita cittadina nel XII secolo il mercato della lana e dei vestiti e l'industria tessile collegata prosperarono anche grazie alla stabilità garantita dal patronato dei conti delle Fiandre. La città era inoltre inserita nel circuito delle fiere di stoffe e vestiario dell'epoca. Gli imprenditori di Bruges realizzarono delle colonie economiche nei distretti lanieri di Scozia e Inghilterra. I contatti con l'Inghilterra fecero della città un punto di importazione del grano della Normandia e dei vini della Guascogna. Navi della Lega Anseatica affollavano il porto, che fu esteso oltre Damme, fino a Sluys per far attraccare le nuove cocche. Nel 1277 la prima flotta mercantile da Genova apparve nel porto, nel 1314 fu la volta delle galee veneziane; Bruges divenne così il principale centro dei commerci tra Europa settentrionale e Mediterraneo. Questo sviluppo oltre a far fiorire il commercio di spezie dal Levante introdusse anche nuove tecniche commerciali e finanziarie ed un flusso di capitale nelle banche di Bruges. Nel 1309 fu istituita nella città quella che viene considerata come la prima borsa valori del mondo.

Monumenti e luoghi d'interesse:
Bruges è uno dei luoghi turistici più importanti di tutto il Belgio. Il centro storico, circondato da canali, conserva ancora intatta la propria architettura medievale essendo stato risparmiato da guerre o grandi incendi; dal 2000 è un Patrimonio dell'umanità tutelato dall'UNESCO.
I canali sono chiamati dagli abitanti Reien (in olandese sarebbe Grachten). Servivano per il trasporto di merce, oggi sono utilizzati solamente a fini turistici.
I principali luoghi di interesse sono:
- Il Markt (piazza del Mercato) su cui si affaccia il Belfort, la torre civica che risale al XIII secolo e al cui interno si trova un carillon costituito da 47 campane
- Il Burg con il Municipio e la basilica del Sacro Sangue
la chiesa di Nostra Signora, in stile gotico brabantino, al cui interno si trova la scultura della Madonna col Bambino di Michelangelo
la Cattedrale di San Salvatore, la più antica chiesa gotica in mattoni del Belgio
- Il Groeningemuseum che raccoglie numerose opere di Hieronymus Bosch e altri pittori
- Il Begijnhof, l'antico ospedale di San Giovanni che ospita le opere di Hans Memling
- Le antiche porte cittadine Kruispoort, Gentpoort, Smedenpoort e Ezelpoo

La Gallia Cisalpina



Gallia Cisalpina o Gallia Citeriore è il nome conferito dai Romani in età repubblicana ai territori dell'Italia settentrionale compresi tra il fiume Adige a Levante, le Alpi a Ponente e a Settentrione e il Rubicone a Meridione. Il Po divideva la regione in Gallia Transpadana e Gallia Cispadana. Si trattava dei territori che corrispondevano all'attuale pianura padana, attorno al grande fiume Po, compresi i territori della Liguria a sud-ovest, fino all'attuale Veneto nella sua parte nord-orientale. La regione divenne provincia romana includendo però tutti i territori a ovest del fiume Adige, fino alle Alpi piemontesi.[1]

La conquista romana della Cisalpina (fine del III-inizio del II secolo a.C.)

Territori della Gallia cisalpina (evidenziati in rosso trasparente) tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C.
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Conquista romana della Gallia Cisalpina.
Per la prima volta[15] l'esercito romano poteva spingersi oltre il Po, dilagando in Gallia Transpadana: la battaglia di Clastidio, nel 222 a.C., valse a Roma la presa della capitale insubre di Mediolanum (Milano). Per consolidare il proprio dominio Roma creò le colonie di Placentia, nel territorio dei Boi, e Cremona in quello degli Insubri. I Galli dell'Italia settentrionale si ribelleranno nuovamente in seguito alla discesa di Annibale. Come alleati del condottiero cartaginese furono fondamentali per le sue vittorie al Trasimeno (217 a.C.) e a Canne (216 a.C.). I Boi riuscirono, inoltre, a battere i Romani nell'agguato della Selva Litana. Dopo la sconfitta di Annibale a Zama (202 a.C.), vennero definitivamente sottomessi da Roma, quando risultarono vittoriosi nella battaglia di Cremona, nel 200 a.C., e in quella di Mutina (Modena), nel 194 a.C. All'indomani della vittoria nella seconda guerra punica, Roma procedette alla definitiva sottomissione della pianura padana, che aprì un territorio vasto e fertile agli emigranti originari dell'Italia centrale e meridionale.[21] Pochi decenni dopo, lo storico greco Polibiopoteva già personalmente testimoniare la rarefazione dei Celti in pianura padana, espulsi dalla regione o confinati in alcune limitate aree subalpine.[22]
L'avanzata continuò anche nella parte nord-orientale con la fondazione della colonia romana di Aquileia nel 181 a.C., come ci raccontano gli autori antichi,[23]nel territorio degli antichi Carni:[24]
« Nello stesso anno [181 a.C.] fu dedotta nel territorio dei Galli la colonia di Aquileia. 3.000 fanti ricevettero 50 iugeri ciascuno, i centurioni 100, i cavalieri 140. I triumviri che fondarono la colonia furono Publio Scipione NasicaGaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino[25]. »
(Tito LivioAb Urbe condita libri, XL, 34.2-3.)
Si trattava di una colonia di diritto latino,[23] con la funzione prioritaria di sbarrare la strada alle popolazioni limitrofe di Carni e Istri, che minacciavano i confini orientali dei possedimenti romani in Italia.[26] La città dapprima crebbe quale avamposto militare in vista delle future campagne contro Istri e Carni, più tardi quale "quartier generale" in vista di un'espansione romana verso il Danubio. I primi coloni furono 3.000 veterani,.[27] seguiti dalle rispettive famiglie provenienti dal Sannio, per un totale di circa 20.000 persone, a cui fecero seguito dei gruppi di Veneti; più tardi, nel 169 a.C., si aggiunsero altre 1.500 famiglie.[28]



Maggiori centri provinciali

L'Italia settentrionale (ex Gallia Cisalpina) fu divisa da Augusto in quattro regioni intorno al 7 d.C.: Regio VIII AemiliaRegio IX LiguriaRegio X Venetia et Histria eRegio XI Transpadana.
I maggiori centri della provincia erano:
  • Altinum (Altino), seguì nel II secolo a.C., le sorti di tutta la Venetia e fu pacificamente assoggettata a Roma. Il processo di romanizzazione iniziò nel 131 a.C. con la costruzione della via Annia: da questo momento il centro cominciò ad acquisire l'ideologia urbana dei conquistatori e, a partire dall'89 a.C. subì un primo processo di urbanizzazione, conclusosi nel 49 a.C. quando ad Altino fu concesso il diritto romano e fu creata municipio. La costruzione di altre strade, come la Claudia Augusta e le vie che la collegavano direttamente a Treviso e a Oderzo, contribuì a trasformarla in un importante centro commerciale, nodo cruciale per le rotte tra il Mediterraneo e il Settentrione. Questa evoluzione poté dirsi conclusa sul finire del I secolo d.C.. Nelle vicinanze di Altino, nel 169 morì l'imperatore romano Lucio Vero. Come tutto l'Impero, anche Altino subì le distruzioni dei barbari. La prima devastazione è del 452 e fu opera degli Unni di Attila.
  • Forum Julii (Cividale del Friuli), è legata al nome di Giulio Cesare, come testimonia il fatto che il nome Friuli deriva proprio da Forum Iulii, ovvero il foro di Giulio. Tra il 56 a.C. ed il 50 a.C., infatti, grazie all'iniziativa del proconsole romano, qui fu creato un municipio, Forum Iulii, da cui prese poi il nome tutta la regione Friuli, successivamente divenne colonia. Le mura romane sono alla base delle mura veneziane tuttora presenti.
  • Mantua (Mantova), fu conquistata dai Romani dopo la dominazione dei Galli Cenomani, nel 214 a.C. Divenuta colonia, assurse al titolo di città libera dopo la promulgazione della Legge Giulia del 90 a.C. che estese la cittadinanza romana agli abitanti delle colonie e divenne "municipium" dal 47 a.C. Il 15 ottobre del 70 a.C. ad Andes, piccolo villaggio nei pressi di Mantova, nacque Virgilio (Publio Virgilio Marone). Nonostante questi importanti eventi, la Mantua romana rimase ai margine, secondaria rispetto a città vicine come Verona e Cremona.
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Centuriazione di Mantova.
  • Patavium (Padova), fu una delle più ricche città dell'Impero grazie, anche, all'allevamento di cavalli, era inoltre l'unica città in Italia ad avere un circo come Roma. In età augustea Padova divenne parte della X Regio che aveva come capitale Aquileia, cui era collegata grazie alla via Annia che partiva da Adria.
  • Placentia (Piacenza), fu fondata dai Romani sulle rive del fiume Po nel 218 a.C., probabilmente su un preesistente insediamento celtico, sul confine tra i territori degli Insubri e dei Boii sconfitte in precedenza dai Romani. Nello stesso anno nacque la colonia gemella di Cremona. I romani preferirono costruire il castrum su un pianoro alluvionale più alto di 4-5 metri rispetto al territorio circostante aumentando in tal modo la capacità difensiva dell'insediamento. Essendo la zona popolata dai Celti, entrambe le città nacquero come avamposto per consolidare le conquiste in territorio gallico e per tenere a bada le genti celtiche. Sia Piacenza sia Cremona vennero fondate come colonie latine e furono inviati 6.000 coloni latini. La scelta fu dovuta all'incombente minaccia dell'invasione dell'Italia da parte del condottiero cartaginese Annibale. Quest'ultimo dopo aver vinto i Romani presso ilTicino, la Trebbia e aver espugnato Clastidium (Casteggio), non riuscì a occupare Placentia che gli resistette. Il fiume Po e la via Emilia, che la congiungeva con Ariminum o Rimini, già allora caratterizzavano la vocazione logistica della città. Lo schema viario romano con "cardo" e "decumano" è ancora ben visibile nel centro storico.
  • Ravenna (Ravenna), circondata dalle acque e accessibile solo dal mare, qui l'imperatore Cesare Ottaviano Augusto dislocò la flotta militare dell'alto Adriatico. Per questo fine l'imperatore fece eseguire importanti lavori di sistemazione idraulica: fece scavare la Fossa Augustea, un canale che collegava il Po con l'ampio specchio di acqua a sud di Ravenna e qui fondò il porto di Classe. Il porto fu realizzato con i criteri di una poderosa macchina militare. Secondo Plinio il Vecchio, poteva contenere fino a 250 triremi e 10.000 marinai o classari destinati al controllo di tutto il Mediterraneo orientale (la base destinata al controllo del Mediterraneo occidentale era invece il porto di Miseno sulla costa tirrenica).
  • Ticinum (Pavia), assunse importanza a partire dal 187 a.C. quando fu raggiunta da una diramazione della via Emilia. Fu municipium e qui nacque lo storico Cornelio Nepote. Il centro storico di Pavia, un quadrato di circa 1 km², ha ancora oggi la tipica pianta derivata dal castrum, l'accampamento militare romano, dotato di due assi perpendicolari, il cardo e il decumano. La conservazione della pianta della città è stata permessa dal fatto che la città non è mai stata distrutta completamente.

Principali vie di comunicazione

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Strade romane.
Le vie romane che attraversarono in pochi decenni tutta la Cisalpina furono costruite per consentire in primo luogo i collegamenti militari. Le guerre contro i Liguri, con la conseguente fondazione di colonie nel loro territorio, non rappresentano solo l'espansione nella penisola, ma sono anche premessa dell'espansione verso l'occidente, quindi verso Sardegna, Spagna, Cartagine.
Le principali vie di comunicazioni provinciali erano:

Note

  1. ^ a b La Gallia Cisalpina corrispondeva ai territori della pianura padana compresi tra il fiume Adige e le Alpi piemontesi
  2. ^ Cassio Dione 41, 36
  3. ^ U. Laffi, La provincia della Gallia Cisalpina, “Athenaeum”, 80, 1992, pp. 5-23
  4. ^ Demandt, p. 92.
  5. ^ U. Laffi, Organizzazione dell'Italia sotto Augusto e la creazione delle regiones, pp. 81-117, in U. Laffi, "Colonie e municipi nello Stato romano, Roma 2007
  6. ^ G. Frigerio, Il territorio comasco dall'età della pietra alla fine dell'età del bronzo, in Como nell'antichità, Società Archeologica Comense, Como 1987.
  7. ^ La Battaglia del mare Sardo (540 a.C.)[1].
  8. ^ Tito LivioAb Urbe condita libri, V, 34.
  9. ^ Tito LivioAb Urbe condita libri, V, 35.
  10. ^ PolibioStorie, II, 7; M.T. Grassi I celti in Italia, Milano 1991
  11. ^ Christiane Eluère, p. 71.
  12. ^ a b Kruta, La grande storia dei Celti, p. 202.
  13. ^ Lo smalto era ottenuto dal vetro di quarzo, addizionato di ossido rameico(Cu2O) e piccole quantità di piombo; durante la fusione, un processo diossidoriduzione evitava la formazione di ossido rameico (CuO), dall'indesiderato colore verde. Cfr. Günter Haseloff, Lo smalto celtico, in S. Moscati et al., I Celti, 1991.
  14. ^ Christiane Eluère, I Celti "barbari d'Occidente", p. 68.
  15. ^ a b c Demandt, p. 86.
  16. ^ Floro, I, 13.
  17. ^ Christiane Eluère, p. 69.
  18. ^ Ogilvie, Cronologia.
  19. ^ Kruta, La grande storia dei Celti, pp. 251.
  20. ^ PolibioStorieII,25-27.
  21. ^ Storia Romana, Giovanni Geraci, Arnaldo Marcone, pag.92
  22. ^ PolibioStorieII.35.4
  23. ^ a b Velleio PatercoloHistoriae Romanae ad M. Vinicium libri duo, I, 13.2.
  24. ^ Plinio il VecchioNaturalis Historia, III, 126-127.
  25. ^ CIL V, 873.
  26. ^ a b Tito LivioAb Urbe condita libri, XXXIX, 55; XL, 34.2-3; XLI, 1; XLI, 9-10; XLIII, 1.
  27. ^ Luisa Bertacchi, Aquileia: l'organizzazione urbanistica, p.209.
  28. ^ Tito LivioAb Urbe condita libri, XLIII, 17.1.
  29. ^ J.Carcopino, Giulio Cesare, Milano 1981, pp.255-260; A.Piganiol, Le conquiste dei Romani, Milano 1989, pp.432-433.
  30. ^ The Celts: a history
  31. ^ ^ The Samnites in the Po Valley. D. O. Robson. The Classical Journal, Vol. 29, No. 8 (May, 1934), pp. 599-608
  32. ^ Per la centuriazione ci si basò su strade preesistenti: il decumano massimo era la stessa Postumia, mentre il cardine era la via Aurelia; le due arterie si incrociavano nei pressi dell'attuale Vallà di Riese Pio X.
  33. ^ Dalla sezione Linea del tempo del sito asolo.it
  34. ^ Velleio PatercoloStoria romana, I, 13.2.
  35. ^ Appiano di AlessandriaGuerra illirica, 11; CIL V, 8270Plinio il VecchioNaturalis Historia, III, 129; Fasti triumphalesAE 1930, 60;Appiano di AlessandriaGuerre celtiche, 13; StraboneGeografia, V, 1.8.
  36. ^ CIL V, 903.
  37. ^ Massimiliano Pavan, Aquileia città di frontiera, in Dall'Adriatico al Danubio, Padova 1991, p.124.
  38. ^ La Lex Vatinia fu proposta dal tribuno della plebe Publio Vatinio, che poi sarà luogotenente di Cesare in Gallia
  39. ^ Le tre legioni affidate a Cesare dalla Lex Vatinia erano la VII, l'VIII e laVIIII
  40. ^ CiceroneIn P. Vatinium ("Contro Publio Vatinio"), 38; Cesare, De bello Gallico, II, 35 e III, 7; Cesare, De bello Gallico, V, 1, 5-9; Cesare, De bello Gallico, VI, 44; Cesare, De bello Gallico, VII, 1.1; Aulo IrzioDe bello Gallico, VIII, 24.3; Appiano di AlessandriaGuerra illirica, 18 e 52.
  41. ^ Appiano di AlessandriaGuerre illiriche, 16-22.
  42. ^ Abeni, La storia bresciana, Brescia, Del Moretto, 1984.
  43. ^ CIL V, 4459.
  44. ^ Cassio Dione CocceianoStoria romana, XLI, 36.
  45. ^ CIL V, 4191CIL V, 4377.
  46. ^ CIL V, 4186CIL V, 4355CIL V, 4459CIL V, 4485 e AE 1952, 136.
  47. ^ AE 1978, 344.
  48. ^ PolibioStorie, II, 34.10-15; Cassio Dione CocceianoStoria romana, XII, 51-52; ZonaraL'epitome delle storie, VIII, 20.
  49. ^ CIL V, 5854.

Bibliografia

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne

Voci correlate