martedì 31 gennaio 2012

Gothian. Capitolo 2. Aliènor di Alfarian e Marigold di Gothian


Castello di Alfarian, 2 luglio 999 I.L. (17 anni dopo la Primavera di Sangue)

Fu lady Marigold Steinberg, Contessa di Gothianad avvertire la principessa Alienor che il Re degli Alfar l’aveva convocata in udienza privata, in cima al torrione centrale della fortezza. 


Marigold appariva di buon umore, e non faceva nulla per nasconderlo.
Alienor non capiva la ragione dell'ilarità della sua dama di compagnia
«Mio padre mi ha già venduta ai Lathear e mi metterà di fronte al fatto compiuto. Alla fine non sei riuscita a convincerlo a cambiare idea!»


Era consapevole di aver usato un tono di voce irritante, e si rendeva conto che in generale tutto il suo atteggiamento era di un'altezzosità insopportabile. 
Eppure lady Marigold riusciva a tollerarla senza scomporsi. L'aveva servita fedelmente per diciassette anni senza mai lamentarsi di nulla, sempre col sorriso sulle labbra, come in quel momento: «Mia cara, ho fatto quel che ho potuto. Ma tuo padre è irremovibile. Ho anche pregato Atar, il dio del Fuoco, perché gli illumini la mente. Ma questi sono tempi bui, e gli dei non ci ascoltano più!»


Alienor aveva sentito dire che la Contessa di Gothian, prima di sposarsi, era stata una sacerdotessa di Atar, ma lady Marigold aveva sempre negato. E in effetti, quando era arrivata a corte, 17 anni prima, era troppo giovane per essere una sacerdotessa. L'unica cosa strana era che da allora non era invecchiata di un giorno. E poi aveva quello sguardo magnetico che pareva leggere nel pensiero, ed i suoi occhi gialli con le pupille dilatate avevano potere ipnotico, come  l’enorme ciondolo di topazio che portava sempre appeso al collo e appoggiato sul petto, tra i seni perfetti. Molti attribuivano a quel gioiello poteri magici.


Alienor era scettica di fronte a questi discorsi.
Superstizioni di cortigiani ignoranti!
Eppure l'eterna giovinezza di Marigold era inquietante, soprattutto perché era una bellezza sprecata, per la fedeltà che la Contessa mostrava a quell'orribile marito che da diciassette anni se ne stava rintanato nel suo nido d'aquile di Gothian, nel ghiaccio eterno dell'Artico.
L'avrà anche sposato per interesse, ma gli è stata fedele. 
Marigold parve averle letto nel pensiero:
<<So cosa vuol dire un matrimonio combinato, ma se tuo padre dovesse costringerti a sposare Elner Eclionner, ti prometto che verrò con te a Lathena e ti aiuterò a impedire la cerimonia, costi quel che costi>>
Alienor sentiva che era sincera, che desiderava veramente impedire quelle nozze, ma non riusciva a capire perché.
Non può essere solo altruismo. C'è dell'altro... ma cosa?
Fissò la Dama Gialla negli occhi, ne sostenne lo sguardo, voleva una risposta:
<<Perché sei disposta a sacrificarti per la mia libertà?>>
La contessa di Gothian sorrise: <<Ti ho cresciuta come se fossi mia figlia. Non ho altro che te nella vita, a parte i doveri verso mio marito. Ma se devo scegliere tra i due, io scelgo te! Sei la figlia che lui non mi ha saputo dare!>>
Sembrava così convincente, così dolce. Ma il Conte Fenrik si sarebbe opposto!
<<Tuo marito non ti darebbe il permesso di accompagnarmi a Lathéna>>
Marigold scosse il capo e le sorrise: 
<<Ho già il suo consenso. Fenrik odia i Lathear. Molti suoi Albini sono caduti, 17 anni fa, a Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di Sangue! E la colpa è della dinastia Eclionner. Lui la vuole vedere estinta!>>
<<E tu cosa vuoi?>>
<<Io voglio solo la tua felicità. Puoi anche non credermi, ma tu sei tutta la mia vita, Alienor!>>
Era così suadente la sua voce, così armoniosa. 
Troppo suadente, troppo... ma sono costretta a fidarmi di lei...
La principessa abbracciò la Dama Gialla, che le trasmise un senso di forza e di calore. Poi, senza dire una parola, si alzò e uscì dalla sua camera.
Marigold la osservò uscire mantenendo uno sguardo soave.
Alienor scese le scale della torre delle dame e poi si diresse verso l'enorme torrione del padre, circondato dalle guardie. 
I gendarmi la salutarono ponendosi sull’attenti. La principessa li ricambiò con un gesto vago.
Salì le scale in silenzio. Ansimava. Sentiva una stanchezza non solo fisica: c’era anche ansia, paura, e rabbia. Ad ogni piano, le guardie le rivolgevano il saluto militare. 
Gesti vuoti… vani…
La chiamavano Altezza Reale, ma lei sapeva bene di essere loro prigioniera. 
Ho visto molti grandi del regno salire queste scale da trionfatori e scenderle in catene...
Ad ogni piano di quella maledetta torre, il malessere di Alienor diventava più opprimente. 
Il re sta in cima alla torre per molti motivi… il potere sta in alto, certo. Ma nel piano più alto fa anche più caldo. 
Alla fine arrivò in cima, stremata. C’erano guardie ovunque, soprattutto davanti alla porta che dello studio privato di Sua Maestà re Kerelik III di Alfarian. 
Bussò, fissando le guardie con noncuranza. Un inserviente, da dentro, aprì la porta di legno di quercia, e la accompagnò fino al cospetto del Re. 
Il sovrano stava seduto su un ampio scranno dipinto con fiori rossi, ed era vestito con abiti sontuosi. La corona teneva ferma la lunga chioma dorata dei suoi capelli.



Re Kerelic era noto per la sua straordinaria bellezza, che aveva trasmesso alla figlia Alienor, tranne le orecchie a punta, una caratteristica tipica degli Alfar, che i Lathear chiamavano Elfi.
Alienor non aveva ereditato quel tratto, e comunque non sapeva che farsene della bellezza, non avendo il permesso di accettare il corteggiamento di uomini che non fossero graditi al re. E in quel momento c’era un solo pretendente che il re era disposto ad accettare come fidanzato di Alienor, e cioè Elner XI, imperatore dei Lathear. 
Quando Alienor si avvicinò alla scrivania di suo padre, il re le fece cenno di sedersi in una poltrona davanti a lui. 
«Mia cara» incominciò, non appena ella si fu seduta «ormai è tempo che noi due parliamo con molta calma e serenità di quello che sarà il tuo futuro» 
La principessa capì subito che non c’era più niente da fare. 
Suo padre proseguì: «Come ben sai le trattative per il tuo fidanzamento con il giovane Imperatore dei Lathear sono arrivate ad un punto decisivo>>
«Ma l’Imperatrice Vedova si oppone!» obiettò Alienor con l'unico argomento serio di cui potesse disporre: <<Non vuole altre Imperatrici a corte!>>
Il re le rise in faccia: «Ah! Questa sua opposizione sarà la sua rovina! C'è una cospirazione in atto contro di lei. Il Senato Imperiale e l'esercito si stanno accordando, forse anche il Clero. Secondo i miei informatori, Ellis potrebbe essere deposta entro poche settimane!» 
Alienor non ne era convinta: «La Vedova Nera è molto potente e astuta, e i suo Servizi Segreti sono diretti da quell'Eunuco terribile...» 
Kerelik si rabbuiò: «Dubiti dei miei informatori, Alienor? La tua insolenza non ha limiti!»
«Come la vostra prepotenza, padre! Avete deciso tutto da solo! Non mi avete consultata!»
Kerelik guardò la figlia con stupore, più che con indignazione,come se avesse detto un’assurdità ridicola: «Nessuna principessa reale è mai stata consultata in merito alle nozze. La nostra dinastia ha sempre seguito questa regola»
Alienor era furente: «Una regola barbara! Una violenza!»
Il re oscillava tra l’incredulità e la rabbia: «Chi ti ha messo in testa queste idee? E' stata quella strega di Marigold, vero?»
Era vero, ma la domanda meritava una risposta migliore: «Forse la cosa vi stupirà, padre, ma io sono capace di avere idee personali, senza che nessuno me le metta in testa!»
Kerelik sospirò: «Alienor, ci sono delle regole che persino i nobili devono rispettare. Anzi, soprattutto i nobili! E in primo luogo la famiglia reale!» 
Lei lo fissò negli occhi: «Se questo è il prezzo, non voglio più privilegi! Diseredatemi, purché sia libera di sposare solo un uomo che amo!»
Il re la fissò con sbigottita incredulità:  «Un uomo che ami? Ma che discorsi sono? Cos’è l’amore? Non troverai mai due persone che siano d’accordo nel definire questa parola! »
Alienor si era immaginata quell'obiezione, e Marigold le aveva suggerito la risposta: «Amore è quando senti che non puoi vivere senza una persona e che soffriresti immensamente se dovessi perderla»
Kerelik fu colpito da questa definizione così semplice eppure così onnicomprensiva. Per un istante parve sul punto di ricredersi su tutta la faccenda. Il suo amore di padre gli diceva che avrebbe sentito terribilmente la mancanza di Alienor!
Cercò di riprendere il filo del discorso: «Ci sono altri valori: l’onore, la gloria, la devozione verso gli dei, la patria e la famiglia!»
Alienor e Marigold avevano previsto anche questa obiezione:«L’onore e la gloria dei nostri antenati grondano sangue! Dovrei essere fiera di discendere da una stirpe di barbari?»
Kerelik sapeva che Alienor aveva ragione. Doveva trovare altri argomenti, qualcosa che facesse breccia sulla sensibilità della figlia: «Se non credi nei valori, Alienor, cerca almeno di credere nella pace! Tu sai bene che l’unica alternativa a questo matrimonio è la guerra. Ellis sta progettando una rivincita contro di noi. Se non la fermiamo adesso, nessuno potrà impedire quel conflitto. Vuoi avere sulla coscienza un'altra Primavera di Sangue?» 
L'obiezione aveva fatto centro: «Questo è un ricatto morale, padre!»
Il re si preparò a giocare il suo asso nella manica: «No Alienor: è il tuo destino!
I sacerdoti di Atar e le sacerdotesse di Aenor, la dea della luce, concordano sul fatto che la Fanciulla Dorata delle Nevi...» 
        Alienor lo interruppe: «E voi credete a queste superstizioni?» 
Kerelik si infuriò: «Non bestemmiare! Nei libri sacri sta scritto che allo scadere del millennio...» 
Per Alienor era troppo: «Lo so! L'ho sentito ripetere un centinaio di volte e non ci credo! Arexatan non era il Figlio del Sole. Sono tutte invenzioni per giustificare l'arbitrarietà del potere della Dinastia Eclionner!>>
Queste parole suscitarono la rabbia di Kerelic: «Tu preferisci dare credito a Marigold, piuttosto che a tuo padre e ai Libri Sacri degli dei! Ma io ti ripeto ancora una volta che...» Non riuscì a terminare la frase perché in quel momento entrò a sorpresa sua moglie, la bellissima regina Alyx.


Marigold l'aveva informata del colloquio, ed ella si era precipitata a sostenere il re:
 «Figlia mia, ascolta tuo padre! Sarai una grande imperatrice, amata dal popolo e stimata dai nobili: tutto quello che Ellis non è mai riuscita ad essere!» 
Alienor non aveva rapporti di confidenza con la regina. Era Marigold che l'aveva allevata. Per Alyx non provava niente: «E questo dovrebbe consolarmi, madre?» 
«Ma certo! La gloria e il potere sono inebrianti. Persino l’amore impallidisce davanti a loro» 
Il re apparve imbarazzato dall’intrusione della moglie, ma non disse nulla. 
Alienor non riuscì a nascondere un’espressione di disgusto. 
Mio padre non ha il coraggio di contraddire la vanità di mia madre!
Si sentì improvvisamente senza argomenti: «Padre, tu non puoi accettare questi discorsi!» 
Kerelic arrossì cercando inutilmente una mediazione: «La nobiltà ha i suoi obblighi, ma è vero anche quello che dice tua madre: tu salirai su un trono più alto del nostro e...» 
«E saprai di avere vinto il gioco più importante» lo interruppe Alyx. 
«Quale gioco?» chiese Alienor.
«L’unico gioco che conta, figlia mia» rispose la regina «il gioco del potere!» 
Alienor scosse il capo: «Madre, io non sono interessata a questo gioco. Il potere attira le personalità patologiche!» 
Kerelic si alzò in piedi, furibondo: «Sei tu ad essere malata! E' il veleno della Dama Gialla! E' lei che ti ha messo contro di me! Ma se ne pentirà. La spedirò a Lathéna a farti da serva, e mi libererò di due insolenti in una volta sola! Partirete domani! Ormai è tutto deciso!» 
Alienor era confusa, ma sapeva che il potere aveva realmente corrotto l'animo dei suoi genitori, per cui si sentì improvvisamente un'estranea nella propria stessa casa.
«Se così stanno le cose, padre, non mi lasciate alcuna scelta. Obbedisco alla volontà degli dei e a quella dal re degli Alfar, e al capo della mia famiglia. Ma ricordatevi che da oggi io non ho più una religione, non ho più una patria e non ho più una famiglia!» 
Detto questo si alzò e se ne andò senza attendere di essere congedata.


(Alienor di Alfarian è interpretata da Emilia Clarke nel ruolo di Daenerys Targaryen.
Marigold di Gothian da Lena Headey, nel ruolo di Cersei Lannister, ne "Il trono di spade", "A game of thrones" per la serie "Le cronache del ghiaccio e del fuoco", "A song of ice and fire")

lunedì 30 gennaio 2012

Bianca di Làncaster e la Guerra delle Due Rose

Bianca di Làncaster ( Bolingbroke Castle 1345 - Lincolnshire 1369) era figlia del primo Duca di Lancaster, e trasmise il suo titolo e la sua eredità al marito, il principe reale Giovanni di Gand, secondogenito di re Edoardo III d'Inghilterra. Nonostante ebbe una breve vita, il suo ruolo fu determinante nella storia inglese, perché i suoi discendenti, i Làncaster, diedero inizio alla Guerra delle Due Rose.


Edoardo III aveva numerosi figli tra cui:
1) Edoardo, principe del Galles detto il Principe Nero 


2) Giovanni, duca di Làncaster, marito di Bianca, da cui ottenne il ducato. Prima era noto come Giovanni di Gand.


 3) Edmondo, duca di York. 


4) Lionel, duca di Clarence 


Lionel morì giovane nel 1368.
Nel 1369 morì anche Bianca di Lancaster, di peste, dopo aver dato sette figli a suo marito Giovanni.
Il principe di Galles morì nel 1376, quando ancora era in vita il padre, il vecchio Re Edoardo III


Alla morte di Edoardo III nel 1377, salì al trono il giovane figlio del principe di Galles, che divenne re col nome di Riccardo II, sotto il quale la dinastia dei Plantageneti raggiunse l'apice della gloria.


Riccardo II scelse lo zio Giovanni di Lancaster come collaboratore, attribuendo ai Lancaster un grande potere. Dopo la morte di Giovanni nel 1399, però, il nuovo duca Enrico di Lancaster si ribellò al re e prese il potere, facendosi incoronare come Enrico IV nel 1400.


Questa usurpazione non venne accettata dal duca di York, che dichiarò i Lancaster traditori e nemici.
Da quel momento incominciarono le ostilità tra i Lancaster e gli York: questa guerra tra le due famiglie più potenti del regno venne detta Guerra delle Due Rose in quanto i Lancaster avevano come emblema una rosa rossa:


E gli York una rosa bianca:


La guerra vera e propria incominciò quando Enrico VI di Lancaster fu deposto da Edoardo IV di York, figlio di Cecilia Neville di Wawick e marito di Elisabetta Woodville di Rivers.





Alla morte di Edoardo IV, gli succedette il fratello Riccardo III di York.


La successione di Riccardo III fu però contestata dai Lancaster, in particolare da Margherita Beaufort, duchessa di Lancaster


Margherita, ultima dei Lancaster, aveva sposato un nobile gallese della famiglia dei Tudor, da cui aveva avuto il figlio Enrico Tudor. Quest'ultimo sconfisse e uccise Riccardo III, proclamandosi re col nome di Enrico VII e ne sposò la nipote Elisabetta di York


Elisabetta diede ad Enrico VII il famoso figlio Enrico VIII Tudor, quello delle sei mogli.


E di lui sappiamo già tutto, se non altro per aver visto I Tudors con Jonathan Rhis-Meyers nel ruolo di Enrico VIII. E sappiamo anche il perché scelse Elisabetta come nome per la sua figlia prediletta, che poi regnò come Elisabetta I: era il nome della madre di Enrico VIII.

Domani, nuova puntata del mio romanzo "Gothian"
Per chi si fosse perso la puntata di ieri sull'Imperatrice Ellis Eclionner, consiglio la lettura del post precedente a questo!

domenica 29 gennaio 2012

Gothian, Capitolo 1, Ellis Eclionner: Bellezza, Potere e Delitti di un'Imperatrice



Lathena, 25 giugno 999 dalla fondazione dell'Impero Lathear (I.L.)17 anni dopo il matrimonio dei Conti di Gothian, nell'anno della Primavera di Sangue.


Data: 25 giugno dell'anno 999 dalla fondazione dell'Impero Lathear (I.L.)17 anni dopo il matrimonio dei Conti di Gothian, nell'anno della Primavera di Sangue.

Alla base della Piramide Imperiale, in fondo all’immenso salone delle udienze pubbliche, vi era una scalinata, alla cui sommità risplendeva il Trono del Sole, d'oro massiccio decorato e consacrato al dio Eclion.



Lassù, a malapena, si poteva scorgere, avvolto in pesanti vesti di seta e pietre preziose, un esile ragazzo di diciannove anni, che dormiva beatamente. La sua testa era reclinata sulla spalla sinistra, sulla quale ricadevano i lunghi capelli neri dai rilessi blu, tenuti fermi da un diadema aureo tempestato di scuri zaffiri color indaco. 
«O Figlio del Sole, noi ti supplichiamo!» dichiarò, genuflesso, a grande distanza dal trono, un vecchio ambasciatore, dalla pelle olivastra e dall’aria afflitta: «La siccità sta bruciando tutto il nostro raccolto, e noi siamo ridotti alla fame!» 
Era difficile che la sua voce potesse essere udita fino in cima trono, e infatti l’unica risposta del giovane fu un russare sommesso e discreto, ma persistente. 
«O Figlio del Sole, sfama i tuoi sudditi che muoiono a causa dell’ira di Eclion per i peccati commessi dagli impuri! Perché se il dio Sole ci manda la siccità, non è per punire noi devoti, ma gli empi che ovunque e persino qui, nella Città Santa, hanno peccato nel delitto e nella fornicazione!» 
Non ci furono reazioni da parte del ragazzo addormentato, né la corte se li attendeva da lui, che pure formalmente era l’Altissimo, Sua Celeste Maestà Imperiale Elner XI Eclionner, imperatore dei Làthear, Signore del Continente Centrale e Discendente del dio Eclion.
«O divino, aiutaci! Eclion lo Splendente ha revocato il Mandato Celeste alla Dinastia! Se vuoi placare la sua ira, assisti i tuoi sudditi fedeli e punisci gli empi e i depravati, che affamano il popolo e che anche in questa santa corte hanno corrotto i costumi… » 
I cortigiani non sapevano dove guardare, ma attendevano l'inevitabile. E l'inevitabile avvenne.
«Adesso basta! » tuonò una voce femminile decisa e potente da un solido seggio di granito scuro ai piedi del sontuoso trono dorato. Seguì totale, e il supplicante si prosternò a terra. 
         La donna era alta e snella, sui trentacinque anni, vestita di abiti scuri, vedovili, ma ricercati, che facevano risaltare la sua bellezza inquietante. Era lei, l'Imperatrice Vedova, detta anche la Vedova Nera.



La prima cosa che colpiva in lei era la chioma di capelli neri lisci, con riflessi blu scuri, che toccavano terra e che risaltavano nel viso sensuale. Poi gli occhi, spietati, fermi, irremovibili.
«Date a questo plebeo venti monete d’oro e venti frustate. Così non dimenticherà la generosità della Dinastia e si ricorderà che le prediche, qui a Palazzo, le possono tenere soltanto i vescovi!» 
Il vecchio, terrorizzato, cercò di scusarsi: «Perdonami, o divina Ellis… sono il tuo umile servo… abbi pietà… » 
La donna fece cenno alle guardie di sbrigarsi, e mentre i pretoriani portavano via il vecchio supplicante, si rivolse al Maestro del Cerimoniale: «Chi è il prossimo?»
Nessuno si fece avanti. Il Gran Ciambellano dovette intervenire: «Vostra Maestà, ci sarebbe l’ambasciatore della tribù dei Songu, per quella disputa con la tribù degli Hazli. Il conflitto è… » 
Ellis sollevò una mano.
«Non mi interessa un accidente di quei selvaggi! Prendete i due ambasciatori e se si rifiutano di fare la pace, date venti frustate a entrambi e rispediteli al loro sudicio paese!» 
Il Ciambellano chinò il capo, con costernazione: «Ai tuoi ordini, o sacra Ellis» 
Poi la donna guardò, con irritazione, in alto verso il trono dorato, dove suo figlio continuava a russare, e poi, rivolta al pubblico, sentenziò: «Queste ridicole questioni annoiano Sua Maestà». 
Poi si avvicinò al Trono del Sole, salì i gradini fino ad arrivare ai piedi del giovane sovrano, finse si inchinarsi e di baciargli l’anello di zaffiro. In realtà gli diede un morso nel dito, che lo fece sobbalzare e svegliare di soprassalto, terrorizzato: «Eh… cosa...»
«Taci e fai quel che ti dico, idiota!» sibilò Ellis e poi, ad alta voce: «O Figlio del Sole, illuminaci con le tue sante parole!»
«Cosa devo dire, madre? » sussurrò Elner XI stropicciandosi gli occhi. 
«Dichiara chiusa l’udienza. Per oggi ne ho avuto abbastanza di ascoltare questi straccioni!» 
L’imperatore obbedì alla madre, come era sua abitudine fin da quando era nato. 
Seguì un silenzio imbarazzato rotto solo da una protesta dell’Arcivescovo di Lathena, il magro Cardinale Augustin Arenga: «Ehm... venerabile Ellis…la città santa sta traboccando di pellegrini giunti per vedere il Sommo Sacerdote». 
Ellis dominò la sua rabbia: di fronte al Clero di Lathéna, che venerava il dio del sole, Eclion lo Splendente, persino il potere imperiale incontrava dei limiti.: «Eminenza…se i pellegrini sono venuti qui per vedere il Sommo Sacerdote e non l’Imperatore, è al Sommo che spetta l’onore e la gioia di ospitarli» 
La sfumatura ironica della frase non passò inosservata, e molti ridacchiarono, ma il Cardinale con un mezzo inchino rispose impassibile: «Gli alloggi di proprietà del Santo Clero sono già colmi della devozione dei nostri pellegrini, o venerabile Ellis» 
Gli occhi dell’imperatrice parvero scintillare di pagliuzze blu scure: «Che soluzione propone Vostra Eminenza? » 
Con un sorriso forzato, il Cardinale Arenga dichiarò: «Se la Corona ci fornisse i mezzi finanziari per poter compensare i proprietari delle locande, potremmo forse riuscire a… » 
Ellis guardò verso i ministri più eminenti per trovare alleati e infatti una voce si levò: «Le casse dello Stato sono vuote!» fu il secco commento del ministro delle finanze «Mentre non si può dire altrettanto di quelle del Clero!» 
La Reggente sorrise: adorava mettere l’uno contro l’altro i vari cortigiani. Era il modo migliore per scaricare tutte le colpe sugli altri ed evitare che si formassero alleanze contro di lei. 
In questo modo, da anni, Ellis Eclionner era riuscita a dominare indiscussa su tutto l’Impero. La sua ascesa al potere era incominciata quando suo nonno paterno Wechtigar XVI Barbablù era morto dopo aver bevuto un calice di vino, nell'anno della Primavera di Sangue.



             La sua morte era avvenuta pochi mesi dopo che il figlio Sephir e il nipote Masrek erano stati dichiarati morti in guerra.



 Il Trono era così passato a Elner X, di cui Ellis era cugina e consorte da meno di un anno. 
Non era stato propriamente un matrimonio d'amore, ma  otto mesi dopo le nozze, con leggero anticipo, era nato il futuro Elner XI.
Due soli mesi era durato il regno di Elner X, deceduto improvvisamente, sempre nell'anno della Primavera di Sangue,  lasciando Ellis come unica reggente e detentrice del supremo potere, che esercitava con l’aiuto del fedelissimo eunuco Bial, capo dei Servizi Segreti, del senatore Sibelius Fuscivarian, suo nonno materno e del primo ministro, il burocrate Rowland Tucker. 
Quando era vivo Elner X, e persino negli ultimi anni di regno del vecchio Wechtigar, Ellis aveva mantenuto un profilo basso, ma era una finzione necessaria per non essere sospettata di nulla.
Ripensava spesso a quella sua rapida ascesa e si ripeteva che:
Il potere deve spettare a chi ha la forza per prenderlo e l'astuzia per conservarlo! 
Suo padre, il principe della corona Sephir Eclionner, era stato, almeno ufficialmente, ucciso da lord Fenrik Steinberg, Conte di Gothian, durante la battaglia di Elenna sul Dhain, nell’anno della Primavera di Sangue.



Di questo omicidio non potranno certo accusare me! Almeno non direttamente...
In seguito, pochi giorni prima del decesso di Wechtigar XVI, era stato dichiarato "defunto" anche il fratello di Ellis, il principe Masrek, il cui presunto cadavere era stato fatto ritrovare, dietro lauto compenso, nei pressi di Lathena, da una banda di disertori agli ordini dello Sciancato, un sopravvissuto alla battaglia Elenna sul Dhain, che aveva incominciato a delinquere in quei mesi.
E' stato lo Sciancato! E' lui che si è macchiato le mani di sangue! E non si sa nemmeno se quel sangue fosse veramente di mio fratello.
La madre di Ellis e Masrek, Wensy Fuscivàrian, la dolce principessa della corona, tanto amata dal popolo, era distrutta per il dolore del figlio prediletto, dopo quella del marito. Pochi giorni dopo era stata trovata morta ai piedi di una torre, dalla quale, presumibilmente, si era gettata per la disperazione.
Adorava Masrek, come tutti, e ignorava me... non ho motivo di averne pietà... per quanto...
Non terminò il pensiero che la sua coscienza le aveva ispirato. Sarebbe stato troppo ammettere che forse non si era trattato di suicidio, e che probabilmente lei, Ellis, avrebbe potuto impedire quella morte, se solo avesse voluto.
I lutti si erano succeduti uno dietro l’altro, lasciando Ellis sola e indiscussa guida suprema della Dinastia e dell'Impero, seppur con la finzione della Reggenza. 
E' stata la volontà di Eclion!
Ellis se l’era ripetuto talmente tante volte, negli ultimi diciotto anni, che ormai si era convinta della indiscutibile verità di quelle affermazioni. 
Dopotutto il suo destino le era stato profetizzato quando ancora era una bambina. 
Sovrana tu sarai, fino a quando non giungerò la Fanciulla Dorata delle Nevi e ti porterà via tutto ciò che hai di più caro e sacro... oh,ma che sciocchezza!
Ellis non credeva alla profezia del suo anziano precettore, padre Izùmir Mollànder, un sensitivo e occultista, divenuto poi Priore della Grande Canonica, il più prestigioso ordine sacerdotale del Clero di Lathena. 
In realtà alla sovrana piaceva solo credere alle parti “fauste” della profezia, mentre riguardo alle parti “infauste”, si sforzava di dimenticare ciò che non avrebbe mai voluto sentirsi dire. 
La sua forza era sempre stata la capacità di convincersi dell’assoluta giustezza delle cose che le facevano comodo e della totale infondatezza di tutte le altre. 
Da questo traeva origine l’energia implacabile con cui, fin da ragazzina, aveva perseguito e puntellato la sua inarrestabile ascesa al potere, nonostante le minacce sia interne che esterne all’Impero e alla Dinastia. 
Era necessario! Solo io potevo salvare l'Impero dalla disgregazione!
Persino la stupidità di suo figlio Elner XI era diventata una risorsa per lei: solo così poteva esercitare la reggenza senza alcun disturbo.Quel pensiero la entusiasmava.
Io sono la discendente del Sole Eclion! La Predestinata secondo l'Antico Patto! Colei che unificherà il Continente e il mondo intero sotto un'unica bandiera!
E guardò la statua dorata di Eclion, perdendosi nella sua scintillante bellezza.





sabato 28 gennaio 2012

Eleonora d'Aquitania, la Regina del Medioevo

Eleonora d'Aquitania nacque a Bordeaux nel 1122 e morì a Fontevrault nel 1204, a 82 anni


Fu Duchessa d'Aquitania  e Contessa di Poitiers per eredità paterna, Duchessa di Normandia e Angiò per matrimonio con Enrico Plantageneto (cosiddetto perché nel suo stemma c'era una pianta di Ginestra) e successivamente Regina d'Inghilterra quando suo marito divenne Re Enrico II.

Le testimonianze dell'epoca dicono fosse bellissima. Aveva capelli di un colore rosso dorato, gli occhi azzurri, era alta e aveva un bel corpo. Descrizione confermata da studi compiuti sul suo sepolcro.



Eleonora ed Enrico, grazie all'unione dei rispettivi possedimenti, si ritrovarono a controllare nel contempo l'Inghilterra e la Francia. Il ducato di Aquitania è quello dal colore rosa carne.


Dal loro matrimonio nacquero sette figli tra cui Riccardo I Cuor di Leone, futuro Re d'Inghilterra, Goffredo, Duca di Bretagna e il principe Giovanni Senzaterra, successore di Riccardo e padre di Enrico III. Chi ha letto o visto storie con Robin Hood ricorderà bene chi era il Principe Giovanni.

Eleonora, donna colta e raffinata, fu l'ispiratrice dei trovatori che scrissero in lingua francese antica le gesta di re Artù. Suo favorito fu Chretien de Troyes, autore di poemi cavallereschi del ciclo arturiano. Altri dedicarono a lei e sua figlia Marie de Champagne, liriche d'amore in lingua provenzale.


In questo arazzo sono rappresentate a sinistra Marie de Champagne e a destra, in rosa sua madre Eleonora d'Aquitania. Gli uomini sono il marito di Marie e due trovatori, identificabili in Chretien de Troyes e Bertrand de Ventadour. 

Pare che Eleonora abbia avuto relazioni sentimentali con entrambi i poeti , suscitando le ire del marito. Da qui la decisione di Eleonora di tornare a vivere nel castello di Poitiers, in Francia.


Da lì, nel 1173 la regina Eleonora sobillò la rivolta dei figli contro il marito. Quando sembrava che i figli avessero avuto la meglio, tornò in Inghilterra, ma Enrico riprese il controllo della situazione e la condannò alla prigionia a vita in un convento. Dopo alcuni anni di reclusione, Eleonora ottenne il perdono del re, e poté tornare a corte a Winchester nel 1183, a 61 anni. In questo anno è ambientato il film Il Leone d'inverno, dove Eleonora fu interpretata da Katharine Hepburn (da non confondere con Audrey):


Di questo film è stato girato recentemente un remake con Glenn Close, nel ruolo di Eleonora.


Nel film il re Enrico II, ormai anziano e malato, cerca di riconciliarsi con la moglie Eleonora, e sembra quasi riuscirci, ma alla fine la sete di potere dei figli e le congiure politiche dei cortigiani li portano ad  una nuova separazione.


Eleonora fu trasferita in Normandia fino al 1189, anno della morte di Enrico. Poiché il successore, re Riccardo I Cuor di Leone, figlio prediletto di Eleonora, partì proprio quell'anno per la Terza Crociata, la reggenza fu affidata ad Eleonora, che dovette però fare i conti con le ambizioni del figlio minore Giovanni e dello sceriffo di Nottingham. Al ritorno di re Riccardo,. Eleonora decise di trascorrere la vecchiaia nelle sue terre in Aquitania.



Vanessa Redgrave ha interpretato più volte a teatro il ruolo di Eleonora d'Aquitania nella vecchiaia.

Re Riccardo I morì ucciso da una freccia durante l'assedio di un castello, nel 1199.


Eleonora, addolorata per la perdita del figlio prediletto, appoggiò come successore Giovanni. Poi, al compimento degli 80 anni, si ritirò spontaneamente nel convento di Fontevrault. Dopo la sua morte, nel 1204, il suo corpo fu portato in Inghilterra ed ella fu sepolta accanto al marito, re Enrico II.


Su di lei si sono scritti romanzi, opere teatrali, sceneggiature cinematografiche e infinite biografie. Fu sicuramente una donna forte, volitiva, ma nel contempo raffinata, elegante e colta, amante dell'arte e della poesia. Questo amore fu così grande che nella scultura sul sarcofago che vedete qui sopra, Eleonora è rappresentata con un libro in mano. Una cosa del tutto rara per l'epoca.

Domani tornerò a presentarvi altri personaggi del mio romanzo "Gothian".


venerdì 27 gennaio 2012

Gothian. Antefatto.

   
Antefatto


Luogo: Castello di Gothian, Artide

Giorno: 9 aprile

Anno:  983 dalla fondazione dell'Impero Lathear, in seguito ricordato come "l'anno della Primavera di Sangue".




          «Stavi sognando?» le chiese l’uomo alto, magro, pallido, dagli occhi di ghiaccio e dai lunghi capelli color avorio.
«Ho sempre sognato» mormorò la donna bionda seduta sul grande letto a baldacchino «I sogni distinguono il sonno dalla morte»


L’uomo si tolse un guanto e si osservò le unghie affilate con aria distratta, quasi annoiata: «Da come ti agitavi, mi parevano incubi»
Gli occhi gialli di lei brillarono come quelli di un gatto selvatico, e le pupille si dilatarono. Scostò di colpo le sete dorate che ricoprivano il suo corpo perfetto.
«No, Fenrik, erano sogni di rivincita!»
Il Conte di Gothian colse l’allusione ad un evento accaduto in tempi remoti.
«Capisco… » la sua voce era sibilante e le labbra sottili, esangui: «…ed era un sogno ricorrente?»
Lo sguardo della donna divenne improvvisamente malinconico: «Non esistono sogni ricorrenti.  Il sogno che interrompi non sarà più uguale»
Il Conte percepì una minaccia in quella risposta, anzi, un desiderio di vendetta. Li ignorò, perché sapeva che il bersaglio non era lui: «Come vedi, il Patto è stato rispettato. Sephir Eclionner ha perso, ad Elenna sul Dhain. L'Impero Lathear è in ginocchio. Ora avrò quel che mi spetta?»
Lei annuì: «Tutti lo avranno, nel bene e nel male»
Il Conte fu percorso da un brivido: «E’ tuo diritto, Edwina…»
La donna si sollevò di scatto: «Non pronunciare mai più quel nome! Nessuno deve sospettare che io...»
«Ma, mia cara, chi vuoi che si ricordi di…»
«Zitto! Non una parola di più!»
Il Conte ebbe una contrazione alle labbra, e mostrò per un attimo i canini aguzzi. Non era abituato a farsi trattare in quel modo, ma Edwina Ataris era l’unica persona al mondo più potente di lui.
«Come vuoi essere chiamata?»
Lei sorrise, accarezzandosi i boccoli dorati: «Ricordi come viene chiamato quel fiore giallo che sboccia il primo giorno d’estate, nei giardini di Alfarian?»


Fenrik dovette fare uno sforzo: non amava i fiori, non amava la reggia di Alfarian, e soprattutto non amava gli Alfar. 
«Si chiama màrigold»
Le iridi gialle di lei parvero pulsare di gioia e brillare come pagliuzze dorate.
«Màrigold… ah… mi piace! Con questo nome tu mi chiamerai, quando oggi ci sposeremo. Il cognome e il titolo deriveranno dalle nostre nozze. Nessuno oserà chiederti altro su di me»
Il Conte annuì: «Questo è certo. Tutti mi temono! E hanno ragione di farlo!»
Marigold era soddisfatta: «Per questo ho scelto te, Fenrik Steinberg! Ed è tempo che noi due iniziamo a muovere tutte le pedine della grande scacchiera»
Fenrik si rabbuiò:
«Ci vuole cautela. Le cospirazioni in atto sono più di una, Edw... ehm... Màrigold!» Scandì le parole nel pronunciare quel nome.
Lei scrollò le spalle:
«Solo la nostra cospirazione si basa sulla conoscenza esatta del Patto: ci basta la memoria»
Il Conte dovette annuire: «In effetti, a differenza di tutti gli altri, il giorno in cui fu siglato il Patto, noi eravamo là»
La "dama gialla", come la chiamavano tutti, sorrise soddisfatta:
«Ben detto! Ora non ci resta che recitare questa farsa della cerimonia nuziale. Credo che mi divertirò molto nel ruolo di Marigold, Contessa di Gothian»
Fenrik accennò vagamente un ironico sorriso: «E’ passato molto tempo dall’ultima volta che Gothian ha avuto una Contessa»
Marigold ricambiò la smorfia: «Non ne dubitavo affatto. La cosa susciterà un certo scalpore, ad Alfarian, ma io so adattarmi bene alle circostanze. Ormai manca poco allo scadere del Millennio… e allora la vera versione del Patto dilagherà in tutto il Continente Centrale>>
Fenrik si concesse un sorriso:
<<Dai miei Albini delle nevi ai tuoi Alfar, dai Keltar ai Lathear, fino ai Neri dell’estremo sud! Non pongo limiti di spazio, né di tempo, al nostro Impero»