lunedì 30 gennaio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 12. Le ragioni di Diana e le pressioni della signorina De Toschi

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Diana Orsini non poteva ignorare una convocazione ufficiale da parte della signorina De Toschi, i cui agganci nell'alta società erano necessari per far fronte alla situazione di crisi finanziaria in cui si trovava la sua famiglia.
L'invito si estendeva anche alla madre, la contessa Emilia.
Vennero ricevute, come sempre, dalla cameriera Assuntina, la madre del parroco, nel salottino degli ospiti, al piano terra della Villetta De Toschi.
Nessuno, tranne il personale di servizio, era mai stato ammesso nei piani superiori.
Gli appartamenti privati della professoressa Mariuccia De Toschi erano una specie di Sancta Sanctorum, inaccessibile da parte dei comuni mortali.
Dopo il classico quarto d'ora accademico, la De Toschi comparve in tutta la sua massiccia imponenza, con il faccione obeso arrossato, gli occhi da batrace fuori dalle orbite, l'immancabile sigaretta nella mano destra e l'altrettanto immancabile fazzoletto bagnato nella mano sinistra. L'espressione del suo viso era sdegnata e nel contempo eccessivamente affranta.
Sia Diana che la contessa Emilia si alzarono in piedi, come se fosse entrato il Papa.
La signorina De Toschi ne fu compiaciuta.
«Avete fatto bèene a rivolgervi a mée» disse con spiccato accento fiorentino fasullo.
La contessa Emilia, colma di gratitudine, le prese la mano sinistra, quella del fazzoletto umido:
«Lo so. Quando la situazione si fa critica, il mio primo pensiero è sempre: “non c’è che la Signorina!” Lei è l’unica che ha l’autorità morale, culturale»
La signorina De Toschi si schermì ritraendo la mano grassoccia e agitando il fazzoletto, ma lasciando trapelare una certa soddisfazione e una malcelata aria d’importanza.
«Per mée Diana è come una figlia…» e guardò con occhio possessivo la ragazza «e i Conti Orsini di Casemurate… so’ i parenti della mi’ povera mamma» (e qui sospirò, indicando con il fazzoletto bagnato una vecchia foto della compianta Violetta Orsini, coniugata De Toschi).
La contessa Emilia si unì al sospiro e aggiunse:
 «Il fatto è che Diana non vuol sentir ragioni>>
Mariuccia De Toschi spalancò i grandi occhi da batrace: 
«Mi dica, mi dica tutto!»
Emilia Orsini guardò la figlia e poi, a testa bassa e a mezza voce, spiegò: «Se Diana continuerà a rifiutare la proposta di matrimonio da parte di Ettore Ricci, il padre di lui farà valere le ipoteche sul Feudo e sulla Villa, e ci sbatterà fuori di casa»
La signorina De Toschi scosse ripetutamente il testone, mentre le gote e il doppio mento tremolavano e la sigaretta che teneva nella mano destra faceva cadere tutta la polvere sul tavolino di mogano:
«Nooo! Nooo! Dio liberi da certe idee! Il buon nome degli Orsini non dovrà mai essere macchiato da uno scandalo del genere! Io non potrei mai permetterlo, ne va anche della mia reputazione… Gli Orsini ridotti sul lastrico? Ma scherziamo? 
Ricordatevi che in questi momenti di difficoltà io ci sono sèmpre!»
Diana fraintese il discorso:
<<Intende dire che ci concederà un prestito?>>
Il volto della De Toschi da paonazzo divenne viola:
<<Ah, bambina cara, mi piacerebbe tanto, ma purtroppo io so' povera. Eh, sì... so' povera, ma avvezza a viver nel pulito. Ora spiegami perché insisti nello spezzare il cuore a quel povero ragazzo, che tra l'altro è così ben piantato che se solo fossi un po' più giovane e il mi’ babbo fosse d’accordo… me lo sposerei io!>>
Diana, conoscendo i gusti dozzinali della De Toschi, non ne aveva dubbi.
«Io non lo amo»
La signorina Mariuccia rimase per un attimo indecisa se ridere o indignarsi, poi alla fine scoppiò in una risata la cui eco fu avvertita a tre isolati di distanza.
«Eh, cara mia!» sbottò tra una risata e l'altra «mica si può pretendere che arrivi il principe azzurro a prendersi i debiti degli altri!
E poi cosa ne sai tu dell'amore? Ami forse qualcun altro? Dillo! Sai che a mmméee puoi dire tutto!»
Diana scosse il capo:
<<Non c'è nessun altro. Ma un giorno potrebbe esserci>>
Un'altra risata a tremila decibel della signorina De Toschi la travolse:
«Un giorno? Ma tu sei in età da marito adesso! Se lasci passare questo periodo, non ti vorrà più nessuno!» 
<<Meglio soli che male accompagnati>>
La De Toschi si oscurò in volto e assunse l'espressione militaresca e adirata che aveva appreso dal padre e che sfoggiava quasi sempre in classe davanti agli alunni terrorizzati:
<<Tu non sai niente neanche della solitudine! Dell'andare a dormire in un letto freddo, del sentire la mancanza di un abbraccio, del trascinarsi nella vecchiaia senza fremiti, senza palpiti, senza un momento di tenerezza umana.
E non è solo una questione che riguarda il matrimonio. 
Io ti conosco come le mie tasche, bambina, e ho notato il tuo atteggiamento di superiorità, il tuo tenere a distanza le persone...>>>
Diana la fissò negli occhi, perché questa volta era stata punta sul vivo:
«Non è per presunzione che tengo a distanza la gente. E' che non voglio affezionarmi, perché non voglio soffrire. Chi si affeziona si pone fin da subito in una condizione di inferiorità. Chi si affeziona è ricattabile. L'attaccamento genera la paura di perdere ciò a cui siamo affezionati. La paura di perdere genera rabbia. La rabbia genera odio. Io non voglio seguire questo cammino. Lo hanno seguito i miei avi, ma io non lo seguirò. 
Ci sono molti modi di intendere la nobiltà... e questo modo mi ripugna!» 
La De Toschi aspirò profondamente dalla sigaretta.
L'aria era greve di fumo.
<<Tu della rea progenie degli oppressor discesa... non è così? Non l'hai forse appreso in questa stessa stanza il Coro dell'Adelchi? In un certo senso è anche colpa mia se ti sei messa in testa certe idee strampalate. Ma se da qui è venuta la malattia, da qui verrà la guarigione!
Tu non sei Ermengarda, non ci saranno per te i tepidi lavacri d'Aquisgrano...
Te collocò la Provvida Sventura infra gli oppressi... no, la similitudine non regge.
Sai io non riesco proprio ad immaginare come saresti se fossi povera.
Una come te, schizzinosa come te, non ce la vedo a fare i conti con la miseria»
Espirò una nube di fumo bianco.
Diana guardò fuori dalla finestra, nel cortiletto ghiaioso e arido del Villino De Toschi.
Cercò di prendere tempo:
<<L'unica cosa che sono disposta a concedere è di conoscerlo. Se Ettore Ricci vorrà passare in visita a Villa Orsini, io lo riceverò e cercherò di conoscerlo meglio>>
Un sorriso sornione si dipinse sul volto da ippopotamo della signorina De Toschi, che fece un cenno alla contessa Orsini, come per dire: "Vede... la mia autorità morale, culturale..."
Poi esplose in un'esclamazione:
<<Bèeeene, bèeeeeeene!!!>>
E si alzò, considerando terminata l'Udienza.
La contessa le baciò il fazzoletto pieno di virus e di microbi.
Diana fu costretta a baciarle la gota dipinta di trucco pesante e screpolato, su una peluria giallastra.
L'odore del fondotinta misto a quello del fumo le fece venire la nausea.
O forse era tutta quella situazione.
O la vergogna di aver ceduto a un ricatto per paura della povertà.

Le ragioni per cui Trump ha bloccato l'immigrazione solo da alcuni paesi musulmani e non da altri

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Il provvedimento firmato dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, riguarda i paesi che nella mappa sovrastante sono indicati in rosso, mentre non riguarda i paesi indicati in azzurro.
La ragione è molto semplice, ma i mainstream media preferiscono cercare spiegazioni dietrologiche e inconsistenti. La vera ragione è che nei paesi in rosso (tranne l'Iran) è in corso una guerra, e questo li rende più rischiosi dal punto di vista delle infiltrazioni terroristiche.
Nel caso dell'Iran, la sospensione è dovuta a ragioni geopolitiche di lunga data: dal 1979 in avanti la teocrazia islamica iraniana ha indicato negli Stati Uniti il "grande Satana" da distruggere. Questa realtà non può essere ignorata e non può essere dimenticata.

Riassunto del romanzo "Solomon Gursky è stato qui" di Mordecai Richler, Parte Prima

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Parte I

Capitolo I

1851. Ephraim arriva a Magog e fonda la Chiesa dei Millenaristi.

Truffa basata sull'idea che il mondo sta per finire e chi vuole andare in Paradiso deve spogliarsi dei propri beni terreni.
Le parole sull'inferno sono riprese da quanto detto da Mrs Nicholson


Capitolo II

1983. Moses Berger, 52 anni, ha dedicato la vita a preparare una biografia di Solomon Gursky, scoprendo tutti i segreti della potente famiglia di miliardari.

Moses è consapevole di aver sprecato il proprio talento per inseguire un fantasma.
E' alcolizzato.
Ogni tanto trascorre periodi in clinica di riabilitazione.
Parlando col medico evoca il periodo felice della sua infanzia.

Le cene nella sala da pranzo di Jeanne Mance Street, i venerdì sera. Intellettuali ebrei si ritrovano avendo come punto di riferimento L.B. Berger, che si ritiene un grande poeta incompreso.
Battuta: "Quando vincerà il Nobel, io potrò dire che lo conoscevo ai tempi in cui..."

La carriera di L.B. fino alla sua assunzione da parte di Bernard Gursky.
Ritratto dissacrante di L.B.
Ci sono elementi autoironici in tutto questo: Richler si sdoppia in Moses e in L.B. che rappresentano la sua parte buona e la sua Ombra.


Capitolo III

1942. Compleanno di Lionel Gursky.

Moses conosce di persona i Gursky, rimanendo impressionato per la loro ricchezza esibita senza ritegno.
Fa amicizia con Henry Gursky, figlio di Solomon.
Sente per la prima volta parlare di Solomon.
Henry gli dice solo che è morto.
L.B. ricorda con irritazione una domanda di Solomon. ("Il poeta fa uso del rimario?"). Forse Solomon voleva indicare, ironicamente, che le rime erano piuttosto scontate.

Capitolo IV

1950.  L.B. scrive una poesia per celebrare i 20 anni di matrimonio di Bernard e Libby Gursky.

Moses, che coltiva idee socialiste, accusa L.B. di essersi venduto ai padroni del grande capitale.

Moses incomincia a bere troppi alcolici. E' studente di storia all'università McGill.

Si sfoga con Sam Birenbaum, che è sposato con Molly. da cui ha avuto un figlio, e ha lasciato l'università per dedicarsi a tempo pieno alla professione di giornalista alla Gazette di Montreal, anche se ha già avuto contatti col New York Times e attende un'offerta di lavoro.

Incontrano Harvey Schwartz e la fidanzata Rebecca Rosen. Harwey annuncia che dopo l'università lavorerà per i Gursky alla McTavish.
Moses risponde in maniera pesantemente sarcastica.

Sam gli chiede chiarimenti sui suoi rapporti con i Gursky. Moses dice di essere amico di Henry, ma di detestare tutti gli altri, in particolare Mr Bernard, ma ipotizza che "il vero bastardo" fosse Solomon.
Chiede di poter esaminare il materiale su Solomon Gurky alla Gazette.
Scopre però che tutto il dossier su Solomon è stato rubato e gli articoli sui vecchi giornali sono stati ritagliati.
E' "stregato per sempre" dal mistero di Solomon Gursky.

Capitolo V

1908. Fort McEwen, Alberta

Ephraim, dopo aver commesso un omicidio durante una rissa, fugge a nord, lontano, verso il Mar Glaciale Artico, con la slitta e i cani, e decide di portarsi dietro il nipote preferito, Solomon, per insegnargli tutto quello che deve sapere per diventare un grande uomo.

Capitolo VI

1983. Casa nel bosco.

Moses, sempre alla ricerca di un'esca per salmoni nel disordine della sua stanza, ritrova alcuni testi sulla spedizione di Franklin, che nel 1845 partì dall'Inghilterra alla ricerca del Passaggio a Nord-Ovest e non ritornò più.

Ricordo della lite di Moses con il presidente della Artic Society.
"Sorriso sbilenco da ubriaco".

Capitolo VII

1969-70

Sean Riley
è guidatore di aerei da Yellowknife fino all'estremo nord.

Moses conosce Beatrice e i due diventano amanti.

Festa del centenario dei Territori del Nord-Ovest. Visita della Famiglia Reale.

Moses rievoca le prime tracce da lui scoperte della presenza di Ephraim Gursky nelle terre vicine a dove morirono i membri della spedizione di Franklin.
McNair racconta che Ephraim era chiamato Tulugaq (corvo) e venerato come una divinità dagli Inuit.

Capitolo VIII

1971 Moses è licenziato dalla New York University per "turpitudine morale" dopo essere stato coinvolto in una rissa tra ubriachi.

La convivenza di Moses e Beatrice a Montreal diventa sempre più difficile.

L'estate successiva si separano e Moses torna in clinica di riabilitazione.

Moses descrive il suo locale preferito, il Caboose, vicino alla sua casa nel bosco.
Qui incontra l'amico Strawberry, pronipote di Ebenezer Watson, uno dei cittadini di Magog truffati da Ephraim Gursky.
Il proprietario del Caboose è Gord, che lo gestisce insieme alla seconda moglie, una vedova bisbetica, sposata solo perché gli faccia i lavori domestici.
Il padre di Gord, il vecchio Albert Crawley, conosceva Solomon Gursky e guidava i camion pieni di liquori verso gli Usa durante il proibizionismo.

Capitolo IX

1971. Moses torna temporaneamente a Montreal per assistere l'anziana Gitel Kugelmass, arrestata per taccheggio e poi rilasciata. Pranzano insieme.
Gitel ricorda che Solomon Gursky finanziò segretamente e sostenne uno sciopero a cui lei aveva partecipato.
Rievoca poi una scena del processo, quando il testimone chiave, il cinese Lin, che doveva testimoniare contro Solomon (per denunciarlo come baro e per insinuare il sospetto che per questa ragione McGraw, poi vittima di un misterioso omicidio, lo stesse ricattando). Solomon pronuncia la frase "Tiu na xinq", una maledizione contro la stirpe, che sconvolge il testimone a tal punto da far rinviare l'udienza. Il giorno dopo, Solomon fuggirà in aereo andando incontro alla presunta morte.

Moses torna alla casa nel bosco. Legge un telegramma non firmato, uno dei tanti ricevuti da un misterioso mittente.
Esamina i diari di Solomon, di cui ancora non sappiamo come ha fatto a entrare in possesso.
Apprendiamo che Solomon ha partecipato alla Lunga Marcia di Mao.

Capitolo X

1973.  Bert Smith abita a Montreal da dieci anni, presso una vecchia affittacamere di nome Olive Jenkins..

Smith esprime le sue idee xenofobe e antisemite.
In particolare ce l'ha con la famiglia Gursky, di cui è stato un oppositore ai tempi del suo incarico di ispettore delle dogane, durante il proibizionismo.

Storia dei genitori di Bert Smith, che da Londra migrarono in Canada, "la Terra del Latte e del Miele" al seguito di un finto reverendo che prometteva loro terre fertili e clima mite nella località che avrebbe preso il nome di Gloriana.
Naturalmente il lettore riconosce, dietro al truffatore reverendo Horn, il personaggio camaleontico di Ephraim Gursky.

Fine Prima Parte.