domenica 19 dicembre 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 173. Leo




Una convocazione urgente da parte del tutor Gabriele da Monza raggiunse Aurora e Roberto alcuni giorni prima dell'inizio del secondo semestre.
Si trattava di una questione delicata, anticipò il Prefetto del Quinto Piano.
L'informazione giungeva da una matricola di cui si fidava ciecamente, ossia suo fratello Leonardo, di due anni più giovane, molto simile esteticamente, ma diverso a livello caratteriale.
Basti dire, per il momento, che Leonardo da Monza aveva scelto fin dall'inizio Economia Politica, un'anomalia incredibile in una famiglia di aziendalisti, ma alla fine i genitori e il fratello avevano dato il consenso, perché dopo tutto poteva essere utile per ottenere informazioni in stile insider trading nelle previsioni macroeconomiche.
Leonardo non dava confidenza a nessuno, se non a un elitario gruppo di matricole del CLEP (Corso di Laurea in Economia Politica) dei primi banchi, tutti personaggi piuttosto snob, che non volevano avere nulla a che fare con la "plebaglia".
l gruppo degli Economisti del CLEP aveva alcuni elementi in comune con quello dei Finanzieri del CLEFIN (Corso di Laurea in Economia degli Intermediari Finanziari): entrambi erano composti da studenti ambiziosi, studiosi, dall'aspetto curato e benvestito, tipico dei frequentatori delle prime file.
I due gruppi si collocavano, rispetto alla scala centrale, in una parte ben precisa: gli Economisti a sinistra e i Finanzieri a destra, anche se in realtà erano tutti di sinistra, ma i Finanzieri erano più liberali, mentre gli Economisti erano più socialdemocratici (e forse tra loro si celava qualche marxista in incognito, che trovava in Tito Boeri un punto di riferimento in stile cubano o alla Che Guevara, molto diverso dall'attuale Boeri, moderato e rigorista, specie dopo gli anni in cui fu presidente dell'Inps).

Ma la vera differenza, tra Economisti e Finanzieri, era, per così dire, filosofica.
Gli Economisti erano indubbiamente più colti e si consideravano più intellettuali e moralmente più aristocratici, mentre i Finanzieri non perdevano tempo in fumisterie metafisiche o svenevolezze poetiche, e puntavano dritto al sodo e cioè ai soldi e al potere.
Gli Indecisi si trovavano a metà aula, divisi in gruppetti a seconda delle simpatie, e gli Aziendalisti se ne stavano a divertirsi in piccionaia, negli ultimi banchi, tanto "il papi" li avrebbe assunti immediatamente dopo la laurea.

L'informazione che Leonardo aveva riferito a Gabriele era piuttosto delicata:
<<Leonardo mi ha confidato, con molto tatto, prudenza e assoluta onestà, che il gruppo degli Indecisi che gravita intorno a voi due...>> e indicò Aurora e Roberto <<...ha creato qualche... come dire... malumore... sia tra gli studenti che tra gli insegnanti>>

Questa frase ebbe su Roberto l'effetto di una tegola sulla testa:
No, non di nuovo...
Come ben sappiamo, gli era capitata la stessa cosa al Liceo, e non voleva affatto ripetere quell'esperienza allucinante.
<<In che senso?>> chiese con aria guardinga.
Gabriele sembrava più interessato al silenzio sdegnoso di Aurora, per cui cercò di addolcire la pillola:
<<Be', diciamo che Aurora non passa certo inosservata, e di conseguenza anche il suo ragazzo, e questo, verso la fine primo semestre, ha creato, almeno stando a quello che Leo mi ha riferito, alcune... dinamiche anomale... nel senso che il gruppo di cicisbei che vi gravita attorno è diventato troppo numeroso e rumoroso e questo non va bene.
Se poi a questo fatto, che irrita alcuni docenti e alcuni studenti che vogliono più silenzio, aggiungete anche l'inevitabile invidia... ecco... ci potrebbero essere delle ripercussioni negative, soprattutto ai danni di Roberto, che è stato penalizzato nella prima sessione di esami.
Leonardo me lo ha comunicato solo ora perché all'inizio non voleva dar credito a certe voci, ma poi, visto l'esito incerto della prima sessione...>>
Il giovane Monterovere non la prese bene:
<<Capisco il problema, ma non permetterò che i soliti invidiosi mi avvelenino l'esistenza! E' una vita che combatto contro questa gente! Da sempre, anche prima che mi fidanzassi con Aurora! 
Ma io dico, quei vermi non possono farsi una vita loro, invece di rompermi...>>
Aurora intervenne:
<<Robs, non è il caso di reagire in questo modo. Dovremo cercare di non chiacchierare e di allontanare alcuni reggimoccolo che danno fastidio anche a me...>>

Gabriele fu categorico:
<<No, non basterebbe. Ragazzi, per il vostro bene, ma soprattutto per quello di Roberto, che mi sta molto a cuore, suggerirei una strategia di riposizionamento>>
Roberto capì immediatamente dove il tutor volesse arrivare:
<<Suggerisci forse una specie di "separazione" apparente? Dovremmo stare agli antipodi per far contenti quei maledetti gufi che si rodono il fegato? Mai!>>

Aurora però non era di quel parere:
<<Ho un'idea che potrebbe essere praticabile e plausibile, senza sembrare una resa o una sconfitta: semplicemente faremo quello che già abbiamo deciso di fare, e cioè io mi iscriverò anticipatamente al Clefin e mi avvicinerò al gruppo dei Finanzieri, mentre tu, Robs, ti iscriverai al Clep e ti avvicinerai al gruppo degli Economisti. 
Non sarebbe una "separazione", ma una semplice scelta professionale.
Del resto, dopo l'estate, ci saremmo comunque dovuti iscrivere e la scelta sarebbe stata quella, lo sai meglio di me>>

Razionalmente Aurora aveva ragione: a lei interessava l'indirizzo in Finanza, mentre a Roberto piaceva di più quello in Economia Politica, perché in tale corso era possibile dare una serie di esami che, pur appartenendo alle scienze economiche e sociali, potevano essere considerati quasi umanistici, come ad esempio: Storia economica, Storia del pensiero economico, Storia delle dottrine politiche e sociali, Sociologia, Scienza politica, Politica economica, Geografia politica ed economica, Demografia, Economia delle imprese pubbliche, Economia delle Onlus e delle Ong. Scienza delle Finanze Pubbliche, Diritto amministrativo, Diritto comunitario dell'UE, Economia internazionale e Scienza delle Relazioni Internazionali.
Quello fu, in effetti, l'elenco di esami che poi Roberto sostenne nel secondo biennio, insieme ad altri come Economia urbana, Economia regionale ed Economia del Welfare, argomento su cui alla fine si laureò una una tesi pomposamente intitolata: "Proposta di riforma degli Ammortizzatori Sociali in Italia".

Ma non vogliamo anticipare troppe cose, per cui torniamo alla presunta e fittizia "separazione" universitaria tra Aurora e Roberto.
Ufficialmente Roberto cercò di credere che quello non fosse un segno di crisi: i loro obiettivi di lungo periodo, in fin dei conti, rimanevano immutati, così come il fatto che Roberto era innamorato di lei e determinato a salvaguardare il loro rapporto.
Eppure quel giorno Roberto percepì qualcosa che non andava: Aurora sembrava fin troppo contenta di "ampliare la propria cerchia di amicizie tra gli studenti migliori".
Il giovane Monterovere si sentì "tradito":
<<E' da un po' che hai messo gli occhi addosso ai Finanzieri...>>
Lei non la prese bene:
<<Come sarebbe a dire? Non ti ho dato sufficienti prove di fedeltà in questi tre anni che stiamo insieme?>>
Gabriele intervenne prima che la situazione degenerasse:
<<Roberto non voleva certo mettere in discussione questo, vero Robbie?>> e gli lanciò un'occhiata ammonitrice.
Lui capì che era meglio non polemizzare:
<<Era solo una battuta. Ci mancherebbe altro!>>
Aurora annuì, poco convinta:
<<Va bene, allora è deciso, adesso devo andare, ho un impegno in centro e sono già in ritardo. Potrei rimanere fuori fino a sera, quindi non aspettarmi per cena>> e detto questo, si dileguò.
Questo modo di fare, così sbrigativo e insolito, spezzò il cuore a Roberto, che non seppe nascondere la propria delusione:
<<Fai come vuoi, come hai sempre fatto...>>
Ma lei era già lontana.
Sei lontana... tra la gente un punto tu, che se mi sforzo, vedo ancora, e poi non vedo più...

Gabriele il Brianzolo cercò di supportare il suo "pupillo", ma l'argomentazione fu abbastanza debole:
<<Sai che Leo ha una grande stima di te?>>
A Roberto non poteva fregargliene di meno, ma cercò di non essere sgarbato:
<<Ma se non mi conosce neppure?>>
Gabriele sorrise:
<<E' a causa del nodo Windsor>>
Roberto era così amareggiato che non capì il nesso:
<<Il nodo Windsor?>>
Gabriele ridacchiò compiaciuto:
<<Ma sì, è ovvio, Leo dice che tu e lui siete gli unici che sanno fare un "full Windsor" degno di questo nome, almeno tra gli studenti del vostro anno>>





Il giovane Monterovere allora si addolcì:
<<Be', modestamente, ora che me lo fai notare, devo ammettere che è vero, e sicuramente questo depone a favore di tuo fratello, che però fino ad oggi non mi ha mai rivolto la parola>>
Gabriele da Monza colse l'occasione al volo:
<<Vedi, Leo ha un carattere un po' strano, ma questo non significa che sia antipatico, anzi, credo proprio che andreste molto d'accordo.
Devi credermi, è un ragazzo intelligente, legge molto, ha idee interessanti, anche se non del tutto condivisibili, almeno dal mio punto di vista, ma tu potresti concordare su vari punti. 
Anzi, se non hai niente in contrario, stasera mi farebbe piacere presentartelo, magari a cena in un ristorante dove c'è molta riservatezza, si intende che sei mio ospite, visto che Aurora ha altri impegni...
Devi anche pensare che, se vuoi essere "introdotto" bene nel gruppo degli Economisti, che sono degli snob di prima categoria e si credono "la crème della crème", mio fratello Leo sarebbe molto felice a presentarti agli altri, già da domani>>
A quel punto, Roberto capì di non avere scelta e per quanto non fosse affatto entusiasta di tutta quella situazione, cercò di essere diplomatico:
<<Sì, va bene, dimmi tu dove e quando...>>
<<Ci vediamo alle 19.30 in portineria, poi prendiamo il taxi per un ristorante molto esclusivo, in corso Italia. Il dress code è semi-formale e mi raccomando, non dimenticare il nodo Windsor...>>
<<Come potrei?! Ma dimmi una cosa, perché Leonardo non è venuto a stare qui al Beatrice d'Este?>>
Gabriele s'incupì un istante:
<<Credo che voglia emanciparsi dalla mia tutela. Sono stato un fratello maggiore molto presente, forse un po' troppo. Leo voleva ritagliarsi i suoi spazi, trovare un po' di autonomia, fuori dal controllo della famiglia, e questo è legittimo, anche se avrei preferito che fosse qui con noi.
In ogni caso, lo passeremo a prendere davanti allo studentato di Via San Mansueto, una minuscola traversa di Viale Bligny>>

E dunque, alle 19.45 circa, quando il taxi con Gabriele e Roberto raggiunse il San Mansueto, trovarono Leo, impeccabile con abito scuro a tre pezzi come se dovesse andare al Quirinale per essere nominato Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone.





Roberto si chiese per quale motivo Leonardo gli attribuisse tanta importanza: non poteva essere solo per il nodo Windsor.
E se fosse tutto un complotto per mettere in crisi la mia relazione con Aurora? Se Gabriele o suo fratello volessero mettersi con lei? Posso fidarmi di questo misterioso Leo che per sei mesi mi snobba e poi improvvisamente fa sapere che "mi stima moltissimo"?
Scesero un attimo dal taxi (ignorando il tassametro, tanto pagava il "papi" di Gabriele) ed avvenne la presentazione ufficiale solenne, come se fosse un'ammissione alla Massoneria.
Roberto studiò il soggetto che aveva davanti.
Leonardo da Monza poteva sembrare il clone di Gabriele, ma più giovane: pareva che di anni ne avesse diciotto e infatti era così, perché era talmente bravo da aver incominciato la scuola un anno prima, e dunque era più giovane anche di Roberto.
Come Gabriele, Leonardo aveva una folta e lunga chioma bionda, ben curata, ondulata, che gli incorniciava il viso, come se fosse un Leone vero e proprio.
Univa altri elementi nordici da Longobardo, come gli occhi azzurri e il fisico longilineo, con elementi più di tipo celtico, derivante dalle "Insubri nepoti", e cioè un viso con tratti dolci, specie il naso regolare e la bocca carnosa, alla Jonathan Rhys Meyers.






Lo sguardo era più serio di quello di Gabriele e sembrava rivelare un animo più tormentato.
Fu il primo a tendere la mano e ad esordire con un "neutrale":
<<Piacere di conoscerti>>
Roberto ricambiò la stretta di mano, egualmente vigorosa e cercò di evitare, almeno per il momento, la questione di Aurora e quella del gruppo degli Economisti:
<<Piacere mio!>> e non sapendo che altro dire, per rompere il ghiaccio aggiunse: <<Che eleganza!>>
Leo ne parve molto compiaciuto:
<<Grazie! Il tuo stile mi è stato di grande ispirazione>>
Roberto ne fu meravigliato, perché a lezione Leonardo non aveva mostrato alcun segno di apprezzamento e nemmeno di consapevolezza dell'esistenza dell'altro.
<<Davvero?>>
Leo indicò Gabriele:
<<Sì, prima consideravo mio fratello insuperabile in fatto di stile, ma poi ho notato che tu hai uno stile più serio, un'eleganza più equilibrata, una "classe più classica", se mi è consentito il gioco di parole. C'è più attenzione agli accostamenti dei colori e agli abbinamenti dei capi e degli accessori. Chi ti ha insegnato?>>
Il giovane Monterovere non era abituato a ricevere complimenti dai suoi coetanei maschi, anzi, in genere doveva sorbirsi le loro battute al vetriolo, per cui rimase spiazzato e un po' imbarazzato da quel complimento che gli sembrava sincero:
<<Non mi ero mai posto la domanda, ma adesso che me lo chiedi, potrei dire che è stato Arturo Orsini, un prozio, il fratello minore di mia nonna materna>>
Leo ne fu sorpreso:
<<Ma, è ancora vivo?>>
Roberto scosse il capo:
<<E' morto vent'anni prima che io nascessi>>
Sia Leonardo che Gabriele rimasero interdetti e approfittarono di quel momento di dubbio per salire sul taxi.








Gabriele si sedette davanti, di fianco all'autista, con gesto signorile, per lasciare più spazio ai due passeggeri più giovani, nel sedile posteriore.
Quando si furono sistemati, Leo era incuriosito:
<<Ma, quindi, avrai visto delle sue fotografie...>>
<<Sì>> rispose Roberto <<Era difficile non vederle: mia nonna e la mia bisnonna le avevano tutte incorniciate e collocate ovunque. Lo adoravano entrambe, e fu una tragedia quando morì in un incidente motociclistico. Era un appassionato, correva nei circuiti di motociclismo, faceva le gare e mia nonna lo andava a vedere. Lui le ha trasmesso la passione per le gare delle moto: mia nonna è l'unica in famiglia che segue ancora i campionati mondiali.
Adesso non fa altro che parlare di un sedicenne di Pesaro che sembra, a suo dire, una grande promessa, anche se a me non sta particolarmente simpatico, almeno in base agli articoli che ho letto>>
Sorprendentemente, Leonardo era preparato sull'argomento:
<<Ah, credo di avere capito chi è. C'era una sua foto in una delle riviste di motori che legge mio padre. E' Valentino Rossi, il figlio di Graziano, ha 16 anni e corre nei circuiti dalle tue parti>>
Roberto annuì:
<<Sì, esatto... Mia nonna dice che quest'anno vincerà il campionato italiano delle 125 e l'anno prossimo incomincerà il campionato mondiale e si piazzerà bene, ci ha anche scommesso una discreta sommetta in anticipo... non so da dove le derivi tanta fiducia, forse ha dei poteri di preveggenza>>
Rise e risero anche gli altri, compreso il tassista, che aveva l'aria di sapere anche lui chi fosse quel ranocchietto di Valentino, soprattutto a causa della singolare pettinatura che il futuro campione sfoggiava in quegli anni, e per alcuni gesti non proprio ortodossi contro gli avversari.








Quello era Valentino agli esordi, non poi così diverso dal Rossi che si è ritirato quest'anno dal motociclismo, a 42 anni, e che ha rappresentato, nel bene e nel male, anche lo spirito gallico degli abitanti della provincia di Pesaro-Urbino, che, pur facendo parte delle Marche, a livello linguistico e tradizionale è completamente romagnola.
Tra Gabicce e Senigallia c'era l'Ager Gallicus e chi è stato in quelle zone avrà notato la continuità linguistica col dialetto dei romagnoli della costa.
Il regno di Valentino Rossi da Tavullia, attualmente, è compreso tra la valle del Tavollo, la cui foce separa Cattolica da Gabicce, e Porto Vallugola, dove è spesso ormeggiato il suo yacht.
Tutta quella zona era popolata dai Galli Senoni, come ancora attestano le isoglosse dei dialetti gallo-italici, che hanno come estremo sud il fiume Esino, a meridione del quale si parla un dialetto completamente diverso, che riflette l'antico substrato dei Piceni.
La Romagna quindi finisce molto più a sud del suo confine amministrativo.
E dopo questa ennesima Operazione Nostalgia, torniamo al nostro racconto.

Quando finalmente arrivarono al ristorante, Gabriele fece loro una sorpresa che Roberto non gradì affatto, anche se non lasciò trapelare la sua irritazione.
<<Ho prenotato solo due posti, per voi, così potete parlare più liberamente. Sai, Robbie, quando ci sono io, mio fratello non si lascia andare, e invece io voglio che possiate entrare in confidenza, per cui adesso io torno al Beatrice d'Este e vi lascio a godervi la cena>>
Subito un attacco di paranoia scattò nella mente di Roberto.
E se lui adesso andasse da Aurora? Se tutta questa situazione fosse una trappola? Se Aurora e Gabriele si fossero messi d'accordo per consumare il tradimento, pugnalandomi alle spalle?
Quel pensiero terribile dominò la sua mente per tutta la sera.
Quando tornò in sé dallo stupore, Gabriele si era già dileguato e un cameriere serio e distinto, condusse lui e Leonardo a un tavolo per due che sembrava apparecchiato per una coppietta.
Il giovane Monterovere era piuttosto imbarazzato, per usare un eufemismo, mentre Leonardo pareva entusiasta.
Scelsero il menu di degustazione e poi incominciarono a parlare.
Leo affrontò subito l'argomento più spinoso, come se volesse risolvere ciò che era in sospeso, per poi passare a cose più piacevoli.
<<Mi dispiace per aver aspettato troppo a confidare a Gabriele quello che oggi ha detto a te e alla tua ragazza. Sai, bisognava vedere come si sarebbero comportati i professori, per capire se veramente ci fosse una specie di pregiudizio.
A quello degli studenti non darei peso, ma alcuni di loro sono molto ammanicati>>
Roberto capì che i 300 kilometri che lo separavano da Forlì non erano stati sufficienti a salvarlo dalla nemesi di Vittorio Braghiri, Felix Porcu e Alex Panza.
<<Anche tra gli Economisti ci sono studenti... come dire... ostili nei miei confronti?>>
Leonardo cercò di rasserenare il clima:
<<Non parlerei di ostilità. Alcuni forse sono semplicemente invidiosi perché stai con Aurora, ma vedrai che, quando ti conosceranno di persona, i pregiudizi cadranno.
Ti prometto che ti aiuterò ad inserirti>>
Roberto non sapeva se poteva fidarsi, la vita gli aveva insegnato a non lasciarsi entusiasmare facilmente:
<<Ti ringrazio per queste attenzioni e per questa disponibilità. A cosa devo tanta dimostrazione di amicizia? Non credo dipenda solo dal nodo Windsor, come mi voleva far credere Gabriele!>>
Leo assunse un'espressione alla Sherlock Holmes:
<<I dettagli ci dicono molto di più di quel che potrebbe sembrare. Gli intenditori sanno che la qualità del nodo Windsor è la simmetria ed è questa simmetria che lo rende classico, anzi "il classico dei classici". Il classicismo richiede armonia, l'eleganza classica richiede simmetria. 
La conoscenza di questo dettaglio è ormai rarissima: solo un vero esteta può conoscerla e solo un amante dello stile classico può compiere consapevolmente questa scelta e rispettarla come una regola anche nei dettagli. Per questo il nodo Windsor ci dice tante cose, compreso il motivo per cui gli attuali Windsor non usano>>
Roberto si incuriosì:
<<Non lo usano per prendere le distanze da chi lo aveva reso famoso, Edoardo VIII. 
Ma ora io ti chiedo: perché il Duca di Windsor, a un certo punto, smise di fare il nodo Windsor?>>
Leonardo si illuminò:
<<Perché non era stato lui ad inventarlo: l'aveva sperimentato solo qualche volta. 
Era un vezzo, per lui, una moda, nient'altro. Non significava niente, per lui. 
Il vero inventore fu Domenico Scappino, imprenditore tessile, che era anche il fornitore ufficiale di cravatte per la Real Casa Savoia>>
Roberto annuì:
<<Bene, vedo che conosci tutti i dettagli. E concordo anche sul discorso della simmetria e dell'eleganza classica. Nessuno aveva colto questa sfumatura, forse anche perché a Forlì c'erano pochi esteti, mentre qui a Milano...>>
Leo sorrise:
<<Milano è, o forse era, una delle capitali dell'eleganza, termine che preferisco di gran lunga a quello di "moda", perché la moda riguarda solo chi non ha uno stile personale.
Chi invece ha stile non segue la moda, la crea lui, è lui lo stilista, l'Arbiter.
Mio fratello è un Arbiter, ma devo ammettere che tu hai più classe>>
Il giovane Monterovere non credeva facilmente alle lusinghe, per cui ironizzò:
<<E io che pensavo di essere un eccentrico!>>
Leo scosse il capo:
<<Non mentire: sai meglio di me che il tuo dress code è assolutamente professionale ed è uno dei pochi elementi che in questa prima sessione di esami, ha giocato a tuo favore. In Bocconi, un'eleganza classica e sobria è un segno di rispetto nei confronti dei docenti e dell'Università.
Se a tutto questo unirai l'appoggio del gruppo degli Economisti, sarai in una botte di ferro e le cose, d'ora in avanti, andranno alla perfezione>>
Roberto sapeva che il "prezzo" implicito di quella "strategia di riposizionamento" era l'allontanarsi da Aurora, la quale peraltro sembrava fin troppo contenta di poter entrare tra i Finanzieri, e questa consapevolezza lo spinse lontano da lei:
<<Lo spero>>
Leo decise di scoprire un'altra carta:
<<Anch'io seguo la terapia che è stata prescritta a mio fratello, e in generale quasi tutti quelli del gruppo degli Economisti. E va bene così, se pensiamo che i Finanzieri sono tutti cocainomani e gli Aziendalisti hanno un tasso etilico più infiammabile della benzina>>

Roberto non voleva scendere in particolari: suo zio Lorenzo gli aveva insegnato che anche un semplice colloquio è una guerra dove vince chi è riuscito a scoprire più informazioni vere sull'altro.
Paradossalmente, non c'era modo migliore per vincere questo tipo di guerre sommergendo gli inquisitori di informazioni verosimili, ma non vere, o con mezze verità fuorvianti.
Gli parve di rivedere Lorenzo che lo ammoniva: "Le informazioni importanti non vanno mai comunicate, nemmeno a se stessi, perché non bisogna lasciare tracce".
Un giorno sarebbe tornato da lui, per completare il proprio addestramento, ma non subito: c'erano ancora molte cose da fare, molte esperienze da vivere.
<<Il Prefetto degli Economisti, Giorgio da Novara, ci dà sotto con l'alcol>>
Leo sorrise:
<<Sì, sembra un poeta maledetto, a metà strada tra Baudelaire e Verlaine, eppure i prof. lo adorano>>
Roberto ammise che era vero:
<<Quindi anche tu conosci i Prefetti del Quinto Piano!>>
Leo si rabbuiò:
<<Sì, e ne sono un po' geloso. Ho sempre considerato mio fratello come il mio migliore amico, ma lui adesso è sempre in giro con i 3G, compreso Gianluca, specie adesso che le ragazze accorrono per conoscere il cantante del momento, anche se penso che Gabri sia più bello>>
Roberto cercò di evitare che il discorso prendesse quel tipo di piega:
<<Ma tu hai legato col gruppo degli Economisti, immagino che anche voi abbiate i vostri svaghi>>
Leo annuì, ma senza troppo entusiasmo:
<<Sì, certo, ma sono molto riservati, fin troppo ligi al dovere, per cui le occasioni per poter stringere vere amicizie sono minori.
Sono ottimi alleati, molto utili e molto leali, ma l'amicizia è qualcosa di più. 
Gabriele mi ha detto che un tempo avevi un migliore amico che poi è divenuto il tuo più acerrimo nemico. Non ricordo il nome, ma aveva un cognome piuttosto ridicolo>>
Roberto rise, suo malgrado:
<<Braghiri. In dialetto romagnolo il "braghir" è un tipo che si dà troppe arie. Però non gliel'ho raccontata io la storia. Dev'essere stata Aurora>>
Questo lo impensierì e gli tornarono i sospetti e i timori.
<<Quel Braghiri doveva essere un tipo come Gianni da Verona. Almeno io me lo immagino così>>
Roberto scosse il capo:
<<Vittorio Braghiri era molto meno intelligente e molto più presuntuoso, proprio come suo padre e suo nonno. Ma questa è una triste storia che preferisco dimenticare>>
Leo lo fissò con occhi scintillanti:
<<Non hai più avuto veri amici, dopo di lui?>>
Il giovane Monterovere non gradì quell'eccesso di curiosità:
<<Non saprei dire. C'erano alcuni amici, ma erano più che altro conoscenti. Del resto, da quando è iniziata la mia storia con Aurora, non ne ho sentito il bisogno>> e poi cercò di cambiare discorso riportandolo su un piano meno personale: <<Gabriele mi ha detto che anche tu leggi molto>>
Leo si aspettava quella mossa:
<<Sì, leggo moltissimo, e di tutto. E' una parte essenziale della mia vita e non me ne priverei mai, perché non si può spegnere una parte di sé senza spegnere tutto il resto>>
Quella frase colpì Roberto.
Questo Leonardo da Monza sarà anche un tipo strano, ma non è certo privo di ingegno.



C'era però qualcosa che non tornava e la questione andava affrontata con la massima delicatezza, partendo da un discorso di carattere generale.
<< Flaubert sosteneva che non si legge solo per istruirsi o per divertirsi: si legge per vivere.
Questa frase può essere interpretata in due modi: il primo, quello positivo, è che determinate "esperienze" si possono fare solo leggendo.
L'altra interpretazione è che la lettura è necessaria per sopravvivere, cosa che però vale solo per chi sceglie una vita più contemplativa.
Possono valere anche entrambe: per me leggere è come respirare, e i libri sono il mio ossigeno, senza non potrei vivere. Ma contano anche le esperienze concrete, nella vita reale>>
Leo assunse uno sguardo sornione:
<<Per molti contano solo quelle, o soprattutto quelle. Gabriele dedica quasi tutto il suo tempo libero alla vita mondana. Ogni tanto partecipo anch'io, ma non sono socievole come mio fratello. Io sono molto più selettivo...>> 
Era un apprezzamento implicito nei confronti di Roberto, il quale preferì rimanere sul vago:
<<Be', il tempo è prezioso, quindi è naturale che, chi ha alternative di tipo culturale, sia più selettivo degli altri>>
Lo sguardo di Leo era vagamente divertito:
<<Gabriele dice che Aurora ti ha lasciato ben poco tempo libero>>
Roberto sapeva che alla fine quel discorso era inevitabile:
<<Gabriele parla troppo! E Aurora parla troppo con lui...>>
Leo rise:
<<Non sarai mica geloso?>>
Il Monterovere lo era, eccome, ma non poteva dirlo senza risultare offensivo o meschino:
<<No, mi fido di entrambi. Non dubito dei sentimenti di Aurora e della lealtà di Gabriele>>
Lo aveva detto in un modo tale da far capire che pensava l'opposto.
Leo colse la sfumatura:
<<Puoi stare tranquillo, almeno per quel che riguarda mio fratello. Non è il tipo che pugnala le persone alla schiena. Non lo farebbe mai.
Però ogni tanto si pone delle domande e dice frasi del tipo: "Di sicuro Robbie ha delle doti nascoste" >>
Roberto scosse il capo:
<<Nessuna dote nascosta. Chi la pensa in questo modo è del tutto fuori strada>>
Leo parve molto interessato:
<<Non negherai però l'importanza dell'intesa sessuale, nella vita di coppia. Lo dico come discorso di carattere generale, s'intende>>
Roberto mantenne il tono filosofico di chi disquisisce su questioni puramente accademiche:
<<Ci mancherebbe! Io credo nell'ipotesi freudiana, riguardo alla libido e agli effetti nefasti della sua repressione o negazione>>
Leo, come un gatto a caccia nel crepuscolo, scelse quel momento per attaccare:
<<La mia ipotesi, da osservatore attento ai dettagli, è che tra te e Aurora ci siano di mezzo dei feticismi, dei rituali, magari legati al vestiario o ad altre fantasie>>
Roberto mantenne una normale compostezza:
<<E' un'ipotesi certamente più raffinata, ma rimane sempre molto teorica, come è giusto che sia. 
Credo che, alla fine, ognuno di noi abbia le sue fantasie, e questo possa influenzare la scelta della persona con cui stringere una relazione. Non c'è niente di male, se entrambe le parti sono consenzienti e maggiorenni>>
Leo non si diede per vinto:
<<E se, per ipotesi, riguardo a certe esigenze più peculiari di Aurora tu fossi un po' meno "consenziente"? Ne varrebbe comunque la pena, penso...>>
Roberto assunse un'espressione di assoluto candore:
<<Potrebbe anche darsi, ma questa è tutta accademia, naturalmente!>>
Leo comprese:
<<Naturalmente! Del resto anche io sono oggetto di ipotesi, tra i miei conoscenti. 
Molti si chiedono come mai io non abbia una relazione. Vedi, se fossi brutto, non me lo chiederebbero. 
Ma siccome, modestia a parte, sono considerato attraente, è chiaro che la mia condizione di single appare piuttosto strana e desta ovvi interrogativi, ai quali non si può dare una risposa pura e semplice, dal momento che la verità è raramente pura e quasi mai semplice>>
Quel discorso forbito sembrava voler dire che Leo non aveva ancora le idee chiare, o forse era bisessuale, oppure, come si direbbe oggi, era "genderfluid".
Sembra incredibile che, nel giro di 25 anni circa, l'approccio a questi argomenti sia diventato quasi opposto, sotto certi aspetti.
Spero che non sia in cerca di un ménage à trois! 
Quella sera gli sembrava che tutti stessero complottando qualcosa ai suoi danni.
Era meglio non dargli corda e rimanere sull'aspetto filosofico della questione:
<<Sì, la verità è raramente pura e quasi mai semplice, almeno parlando di verità oggettuali...>>
Leo sembrava molto compiaciuto di come il discorso riuscisse a mantenersi intellettuale, pur riferendosi a cose che non lo erano affatto:
<<Verità oggettuali e relazioni oggettuali>>
Roberto colse il riferimento psicoanalitico:
<<Ti riferisci alla teoria di Melanie Klein?>>
Leo sorrise, profondamente compiaciuto:
<<Precisamente. In fondo i feticismi possono essere considerati come l'esito di relazioni oggettuali rimaste ferme a una certa fase dello sviluppo. Io e mio fratello abbiamo avuto un rapporto diverso con i nostri genitori e l'esito è evidente. Per i figli unici, come te ed Aurora, l'esito feticistico è quasi inevitabile>>
Ecco dove voleva arrivare!
Roberto capì che il discorso era molto più complesso di quanto credesse:
<<Addirittura? Mi pare un'esagerazione, ma chi può dirlo? Non possiamo certo leggere nel pensiero altrui.
Spero solo che queste ipotesi sulle ipotetiche ragioni su cui, a tuo parere, sarebbe fondata l'intesa tra me e Aurora, non siano e non diventino argomento di conversazione nel gruppo degli Economisti>>
Leo assunse un'espressione di serissima integrità morale:
<<Assolutamente no, anche perché nessuno di loro capirebbe di cosa stiamo parlando>>
Roberto annuì:
<<In effetti l'uso dei termini specialistici è come un linguaggio cifrato e tale deve rimanere, almeno per il caso in questione>>
Leo mise le mani avanti, con aria innocente:
<<E' ovvio! Ho sempre dato la massima importanza a ciò che mi piace chiamare "gentlemen's agreement". Il genitivo è corretto>>
A Roberto venne da ridere:
<<L'esito del mio esame di inglese non mi fa onore, ma in questo caso ne ero al corrente. E' un'espressione che uso anch'io, e attribuisco molta importanza a questi accordi tra gentiluomini>>
Leo mantenne un'espressione solenne:
<<Naturalmente! Vedi, per quanto il gruppo degli Economisti sia composto da persone di notevoli qualità, restano pur sempre economisti per vocazione, a differenza di me e di te, che siamo umanisti>>
Roberto inarcò le sopracciglia:
<<Ah, quindi tu dici che io non abbia la vocazione per l'economia?>>
Leo scosse il capo:
<<L'ho dedotto dallo sguardo spudoratamente annoiato che hai tenuto per quattro mesi a tutte le lezioni>>
Roberto sorrise, suo malgrado:
<<Tu invece non sembravi affatto annoiato>>
Leo fece spallucce:
<<So soltanto recitare meglio la parte dello studente modello. Hai ancora molto da imparare, da quel punto di vista>>
Mancava solo che gli dicesse "giovane Skywalker".
<<Sicuramente, ma mi soccorre un certo intuito. Tu hai scelto questa università perché volevi mantenere un collegamento con tuo fratello?>>
Gli occhi di Leo divennero di un blu notte:
<<Questa è la ragione principale, almeno ufficialmente. Ma ci sono altre ragioni che capirai in seguito, anche se qualche indizio ce l'hai già, ma capisco che magari questo rebus non ti interessi più di tanto>>
In realtà Roberto era incuriosito:
<<Al contrario. Io penso che le facoltà umanistiche, per le quali forse saresti più portato, non siano abbastanza elitarie e non abbiamo sbocchi abbastanza elitari, ai tuoi occhi. E' anche per questo che sei qui>>
Leo ne fu compiaciuto:
<<Senza dubbio. Restano altre implicazioni, ma per ora può bastare. Ognuno ha la sua storia personale, la sua vicenda umana, ma credo che le mie motivazioni non ti risultino poi così estranee>>
Roberto si rese conto che Leo sapeva, o intuiva, troppe cose. 
<<E perché mai?>>
Leo rimase sul vago:
<<Come ti ho detto all'inizio, i dettagli sono importanti, anche le minime sfumature. 
Ognuno è fatto di tanti se stesso, spesso in conflitto tra loro. Il Sé è come un'assemblea di condominio. I conflitti interiori ci costano energie mentali, e noi finiamo nelle grinfie dei vari dottori B.F. di turno. Ma non siamo noi i veri pazzi: mi sembra piuttosto, se posso permettermi, che i maggiori disturbi di personalità siano presenti in Aurora>>
Roberto lo sapeva benissimo, ma era inammissibile che qualcun altro potesse anche solo pensarlo:
<<Aurora è sana come un pesce! E ha tutti i motivi per esserlo, quindi non ho proprio idea di cosa ti spinga a parlare di disturbi della personalità. E' ridicolo anche solo pensarci!>>
Leo si limitò a fissarlo intensamente, perché il contatto visivo, negli interrogatori, è molto importante per capire se chi parla sta mentendo o recitando.
<<Disturbo narcisistico e ossessivo-compulsivo, e tu sai di cosa sto parlando, dal momento che hai mostrato di conoscere la psicologia clinica e i suoi modelli. 
Tra ciò che ho visto a lezione e ciò che mi ha raccontato mio fratello, ho trovato tutti i sintomi, e a quanto pare tu li hai accettati, e forse, chissà, lei ti ha trasmesso i suoi feticismi>>
Roberto scosse il capo:
<<Mi pare che tu abbia troppa fantasia. E anche troppe risposte semplicistiche.
La saggezza deriva dall'avere una domanda per ogni cosa, non una risposta e tanto meno una certezza>>
Leo non si scompose:
<<Io ho tantissime domande senza risposta! Ma mi piacciono i mosaici, o i puzzle... mi piace scoprire, tessera dopo tessera, la visione d'insieme>>
Si tornava dunque ai "massimi sistemi", ed era meglio così, almeno per il momento.
<<Questo è molto bello, anche se un po' utopistico>>
Stavano duellando a colpi di fioretto, non certo di clava.
<<Tutto dipende dal tipo di mosaico che si studia e dalle tessere che si hanno in mano. Non dimenticare mai i dettagli, Robbie!>>
Roberto rise:
<<Ah, ma così mi fai sembrare un dottor Watson! Non credo di meritarmelo!>>
Leo rise a sua volta:
<<No, non sembri affatto un dottor Watson, ma nemmeno uno Sherlock Holmes. Diciamo che ti piace recitare la parte della "gatta morta">>
Il giovane Monterovere dovette ammettere che quel ragazzo aveva un notevole intuito.
<<La convivenza civile si basa anche su questo tipo di abilità>>
Leo gli lasciò l'illusione di aver avuto l'ultima parola e passò a temi molto più futili.
Roberto mantenne un atteggiamento prudente, sospendendo il giudizio.
Non posso permettermi di inimicarmelo, ma dovrò arginare la sua invadenza. 
Prima però, devo scoprire se quello che ha detto sul gruppo degli Economisti è vero, e magari capire cosa loro pensano di lui. E nel contempo terrò d'occhio anche i Finanzieri, specie quelli che si appiccicheranno ad Aurora come mosche.