sabato 8 maggio 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 132. Perché l'Italia?







Si accomodarono nei divani del soggiorno, mentre dalla grande vetrata il crepuscolo sfumava nella notte.
Non appena ogni convitato ebbe ricevuto il suo aperitivo, Roberto, decise che era il momento per cominciare a far luce sulla "casuale" presenza, al Savoy, di due nobili inglesi conoscitori dell'italiano e delle opere di suo zio Lorenzo, proprio nel periodo in cui c'erano lui e Aurora.
 Iniziò da uno dei particolari che considerava più strani:
<<Jessica, da dove deriva il tuo grande amore per l'Italia e soprattutto per l'italiano, che in fondo, purtroppo, è ormai una lingua marginale?>> 
Lei gli lanciò uno sguardo severo e rispose con un tono di rimprovero:
<< La lingua fondata da Dante Alighieri non sarà mai marginale. Mai.>>
Roberto si sentì punto sul vivo:
<<D'accordo, ho usato un termine sbagliato. Intendevo dire che la parlano in pochi, se la confrontiamo allo spagnolo, o al cinese, o all'arabo, al russo...>>
Jessica annuì:
<<Sì, capisco cosa intendi. Sarebbe più utile imparare una lingua parlata da più persone. 
Il giudizio di utilità è importante specialmente in base al tipo di lavoro che si intende fare.
Io ho sempre avuto un'unica ambizione professionale, e cioè fare la ricercatrice universitaria di una materia che fosse collegata alla filologia classica o a quella tardo-antica, e questo l'ho deciso proprio sulla base di ciò che ho visto, sentito e conosciuto durante i miei soggiorni in Italia.
Ed è in Italia che farò i miei studi universitari>>
Roberto non era molto convinto da questa risposta.
<<Ah, bene. Ma gli studi classici  sono di grande qualità anche in Inghilterra, e forse persino migliori. Io, da italiano, mi chiedo come qualcuno che ha la fortuna di essere nato inglese, possa desiderare di diventare italiano.
Parliamoci chiaro: l'Italia è bella per farci una vacanza, non per viverci e men che meno per lavorarci. E dunque torno a chiedere: perché l'Italia?>>
Jessica sospirò:
<<E' c'è bisogno di chiederlo? E' una vita che gli Italiani che conosco mi fanno questa domanda.
E tutte le volte ho cercato di dare risposte ampie, argomentate, profonde, ma voi Italiani continuate a dire quello che dici tu.
E ogni volta io replicavo portando esempi concreti: arte, architettura, storia, cultura, letteratura, paesaggio, natura.
Ogni esempio che portavo veniva accolto con aria dubbiosa. 
E allora portavo esempi un po' più terra terra, come la buona cucina italiana, e loro rispondevano che ormai le pizzerie ci sono dappertutto, e con quello liquidavano la questione.
Alla fine mi rimaneva in mano una sola carta da giocare per esemplificare senza ombra di dubbio la superiorità della civiltà italiana rispetto a quella inglese>>
Si fermò: era chiaro che stava per pronunciare una delle sue famose battute.
Roberto capì che per estorcerle una risposta sincera bisognava prima superare gli ostacoli che il suo sense of humor frapponeva tra la sua mente e quella degli interlocutori.
Appariva abbastanza chiaro, infatti, che la giovane Burke-Roche fosse piuttosto reticente nell'affrontare alcuni argomenti e il suo ricorso alle battute fosse anche un modo per cercare di deviare il discorso.
Insomma, lady Jessica stava menando il can per l'aia, e lo faceva con un certo compiaciuto divertimento.
Lei era fatta così.
Roberto, spazientito, sbottò:
<<Bene, allora gioca la tua carta!>>
E qui, ancora una volta, Jessica si avvalse del consueto sarcasmo e della solita paradossale e provocatoria ironia tranchant :
<<Perché l'Italia? Per il bidet, naturalmente! Ma vi rendete conto che qui, a Londra, al Savoy, persino nella Royal Suite, manca il bidet! Noi anglosassoni siamo rimasti dei selvaggi!
Sì, sì. ridete pure, ma il bidet è un grande segno di civiltà, e gli Italiani sono i degni eredi degli antichi Romani, che avevano acquedotti, terme, fognature...
Dovreste metterlo nella bandiera, il bidet, perché è la prova inequivocabile che voi siete una civiltà superiore!>>
Tutti ridevano, ma Roberto, pur sorridendo anche lui, rimaneva concentrato sull'obiettivo di ottenere l'informazione che gli stava a cuore, e su questo non era disposto a cedere:
<<Ammetto che è una carta importante, ma mi piacerebbe conoscere anche le altre>>
Jessica lo fissò con sguardo severo, come a dire: "Venderò cara la pelle":
<<Le altre. E a che scopo? Per ottenere come risposta un misto tra sorpresa, incredulità, dubbio e un'espressione nel viso che parla da sola, e dice quello che pensi anche tu: "Lascia perdere l'Italia! La speranza ha abbandonato quella terra. E lascia perdere l'italiano! E' tempo perso! Tra due, massimo tre generazioni non lo parlerà più nessuno"
Dimmi, Roberto, da quanto tempo voi Italiani avete smesso di credere in voi stessi?>>

Ci fu un momento di silenzio,
Roberto allora propose un patto:
<<Facciamo così: se tu rispondi seriamente alla mia domanda, io rispondo seriamente alla tua, d'accordo?>>
Lady Jessica annuì, ma la sua espressione continuava ad essere severa.
A posteriori, possiamo dire che sarebbe stato meglio per tutti, compresa lei, se avesse detto la verità in maniera completa, ma non poteva, neanche se l'avesse voluto.

Era vincolata al più solenne dei giuramenti: era un'Iniziata di Rango Segreto, solo i membri del Consiglio Superiore sapevano che lei era stata ammessa nel Consiglio stesso per occupare il seggio che era stato di suo padre, di suo nonno e del suo bisnonno.
Ma era ancora nel periodo di prova.
Il suo compito era quello di tenere d'occhio Roberto e Aurora, ed esprimere una valutazione su di loro, per poi riferirla al Consiglio.
Tendenzialmente Jessica non amava mentire: preferiva essere reticente, ma non dire bugie.
E tuttavia il suo bisnonno, l'onorevole Francis George Burke-Roche, nato nel 1885 e ufficialmente morto nel 1958, ma segretamente vivo e in salute all'età di 107 anni, nel 1992, le aveva insegnato l'arte della menzogna, parlandole a lungo, giorno dopo giorno, di tutta la propria esperienza come Iniziato di Rango Segreto.
"Ricorda sempre, Jessica: il vero mentitore non dice bugie, ma solo mezze verità"
E le aveva spiegato il motivo: le bugie complete possono essere smascherate, ma le mezze verità no, perché in esse, il confine tra verità e menzogna è molto labile e chi sa usare bene le parole, può attribuire a quella mezza verità un'interpretazione estensiva. In tal modo, la mezza verità finisce per diventare una verità autonoma, persino per chi l'ha pronunciata, e continua a ricamarci sopra fintanto che non ne ha ricavato una versione talmente convincente da arrivare a crederci in tutta onestà, senza mentire nemmeno a se stesso, perché non bisogna mai lasciare tracce.
E lui, di tracce, non ne aveva certo lasciate, dal 1958 in avanti.

Francis George Burke-Roche era nato da un parto gemellare: non sappiamo come funzioni l'eredità dei titoli nobiliari quando nascono due gemelli maschi primogeniti. Roberto l'avrebbe saputo, ma non è più così facile riuscire a contattarlo. Quindi noi possiamo solo immaginare che il titolo lo erediti il primo ad uscire dal grembo materno.
Fu così che, mentre il primo gemello a venire al mondo, Maurice Burke-Roche, divenne il quarto Barone Fermoy, nonno materno della Principessa di Galles, il secondo gemello Francis George rimase senza titoli, tranne l'appellativo di "onorevole", che nel Regno Unito si attribuiva al figlio di un nobile titolato.

E forse era stara quell'ingiustizia a spingerlo a dedicare la sua vita ad un complesso, ma lucidissimo piano di rivincita
Jessica ne era certa: si trattava di far parte del Grande Disegno degli Iniziati, ma con un progetto ancor più segreto e alternativo a quello delle quattro fazioni dominanti. 
C'era voluta molta pazienza, ma ormai tutto era pronto: le cose procedevano esattamente come lui aveva previsto.
Rimaneva aperta solo la questione delle alleanze italiane, perché in Italia, e specialmente a Roma, non si poteva mai essere sicuri di niente.

Per questo Jessica doveva capire le intenzioni di Lorenzo Monterovere, e nel contempo apparire una semplice studentessa appassionata dell'Italia.
Decise quindi di partire dalle ovvietà, per poi lasciare le sottigliezze ad un secondo tempo, se ce ne fosse stato bisogno:
<<La mia risposta è piuttosto scontata: è il luogo comune su cui molti scrittori del nord hanno indugiato. La storia di questi nordici che provengono da tristezze artiche, o emergono da banchi di nebbia, come nelle atmosfere neogotiche dei quadri di Caspar David Friedrich e approdano in una terra dove il cielo è azzurro, limpido, terso, dove splende il sole, dove il mare è caldo e cristallino oppure blu o verde, e dove le città sono incredibilmente belle e straordinariamente piene di opere d'arte, e i piccoli paesini continuino a mantenere l'aspetto che avevano nel Medioevo, perché in Italia c'è tutto, dall'Età Arcaica in avanti: c'è tutto.

Io e i miei genitori trascorrevamo sempre l'estate in Italia, ogni anno in una città diversa e in una regione diversa. 
Sembrava di vivere in uno dei romanzi di Henry James o di Edward Morgan Forster, in particolare "Camera con vista". Il regista James Ivory ne ha colto pienamente lo spirito, nel film: Maggie Smith è la quintessenza della dama inglese di alto lignaggio, mentre Helena Bonham Carter, è una forza della natura e farà molta strada: io l'ho conosciuta, perché a Londra quelli che hanno almeno due cognomi si conoscono tutti tra loro.

Per gli inglesi dell'aristocrazia tradizionale, il viaggio in Italia è ancora visto come un'esperienza formativa, simile, in parte al Grand Tour dei secoli passati: adesso è nato il programma Erasmus, ma lo spirito è sempre quello.
Io mi sono innamorata dell'Italia, e anche di qualche giovane italiano, che però non l'ha mai saputo. E amo davvero la vostra cucina!
Voi avete una delle gastronomie più famose e apprezzate dal mondo intero, e tanti piatti tipici per ogni regione. La vostra agricoltura ha una tradizione di eccellenza: i vigneti e gli oliveti italiani sono un modello per il mondo intero.

Quando ero in Italia mi sembrava di vivere in un sogno, e voi dovreste sapere che nei sogni c'è tutto: il passato, il futuro, la verità...

Fu allora che incominciai a pensare all'Italia come alla mia seconda patria.
Voi vivete circondati dalla bellezza: da voi la bellezza e l'esistenza sono quasi la stessa cosa. 
Dal mio soggiorno a Roma imparai ad amare la civiltà classica e il latino, ma anche l'architettura, la pittura e la scultura, il Vaticano da solo è una delle meraviglie del mondo! 
E dal mio soggiorno a Firenze imparai ad amare il Rinascimento.
Ma soprattutto scoprii Dante, e incominciai a rendermi conto che la Divina Commedia è ai vertici della letteratura mondiale di tutti i tempi.
Ma per conoscere davvero questo capolavoro bisogna leggerlo in lingua originale
Certo, so bene che la lingua di Dante non è come l'italiano contemporaneo, ma voi almeno partite avvantaggiati. 
Ah, quanto vi ho invidiati per tutto questo!
Siete benedetti dalla sorte e non ve ne rendete conto. 
Voi potete leggere la Divina Commedia in lingua originale! 
Io non potevo e però lo desideravo. E del resto, non è sempre così che succede? 
Ciò che desideriamo di più è ciò che non possiamo avere, o che non possiamo essere: il frutto proibito. Io credo che sia anche questo il senso del Peccato Originale: il non sapersi accontentare mai di ciò che si è e di ciò che si ha>>

Roberto non poté fare a meno di notare il fascino di Jessica, ogni volta che parlava.
In quel corpo esile albergava un'anima dalle capacità straordinarie e dalla volontà di ferro: i suoi occhi sembravano poter leggere nel pensiero e piegare le anime altrui al proprio volere.
Ora, dopo averla sentita parlare, capiva bene perché lord Waldemar si era innamorato di lei, e quanto doveva sentirsi orgoglioso per il fatto che lei lo avesse scelto come futuro sposo.
Ma già allora il giovane Monterovere capiva che lei poteva essere pericolosa.
Dietro a quegli occhi malinconici e quel sorriso enigmatico, poteva esserci di tutto.
E chi avrebbe mai potuto sapere che quel corpo apparentemente fragile conoscesse le mosse più pericolose delle arti marziali?




E come si poteva immaginare che dietro a quell'aria da vergine dimessa e pura come acqua di sorgente, ci fosse una donna che conosceva, molto meglio di tutte le altre, i metodi con cui, attraverso le posizioni dell'amplesso, era possibile sottomettere la volontà del più inflessibile tra gli uomini?

Roberto non poteva di certo averne il minino sospetto, eppure qualcosa dentro di lui fece scattare una specie di campanello d'allarme, che gli diceva: "Attento, lei è centomila volte più potente di ciò che Wallis Simpson fu ai suoi tempi".
Il sesto senso di Roberto era nel giusto, e tante volte gli fu d'aiuto, nello sfuggire a trappole che sarebbero state infinitamente peggiori della sorte che infine gli toccò.
E quando commentò il suo discorso, c'era nella sua voce la consapevolezza di star parlando con una persona superiore a lui in tutto:
<<E tu quel frutto alla fine sei riuscita a coglierlo. Parli l'italiano meglio di noi italiani, e certamente ami l'Italia più di quanto l'amiamo noi, e forse persino più del tuo futuro marito>>

Waldemar annuì e confermò:
<<E' quello che dice anche mia madre, la quale non rimpiange l'Italia, e io glielo rimprovero, perché avrei voluto un'infanzia come quella di Jessica e le sue estati italiane>>

Jessica sorrise:
<<Lui si è innamorato non di me in quanto tale, ma delle mie estati italiane
E' l'unica spiegazione che riesco a darmi.
Ma tu, Roberto, devi rispondere alla mia domanda, ricordi?>>

<<Oh, sì. E la mia risposta non sarà facile, e nemmeno piacevole, perché sono tanti e oscuri i motivi che hanno reso quasi tutti noi Italiani così indifferenti rispetto alla bellezza che ci circonda.

Il primo motivo è l'abitudine. 
Quando fin da bambini si vedono continuamente certe cose bellissime, si finisce per darle per scontate.

Il secondo motivo è che il popolo italiano è una creazione recente, che ha poco a che vedere con il patriottismo.
Pensare all'Italia come a una Patria poteva anche essere bello quando era soltanto un sogno letterario.
Anche qui fu Dante a porsi per primo il problema di cos'era l'Italia, ai suoi tempi.
La definì "nave sanza nocchiero in gran tempesta" usò altre parole ancora più esplicite, tra cui "seva" e "bordello", eppure anche lui la considerava "il giardin de lo imperio" e biasimava apertamente Alberto d'Asburgo, per il fatto che trascurasse uno dei due regni fondatori del Sacro Romano Impero, che per il Sommo era la naturale continuazione cristiana dell'Impero di Costantino e Giustiniano, tramite la Chiesa Cattolica Romana e la Corona Imperiale che solo il Pontefice romano poteva concedere ai re di Germania e d'Italia.

Gli autori successivi, invece, sancirono una separazione tra l'Antichità e la Modernità, e crearono il concetto di Medioevo, con accezione negativa.
Già Petrarca, una sola generazione dopo Dante, percepiva questa cesura e si poneva l'obiettivo di restaurare la Res Publica Romana, guardando a Cola di Rienzo e alle tesi di Marsilio da Padova.
Quasi tutti i letterati italiani, da allora in poi, fino ai primi del Novecento, sono stati "patrioti" di questa immaginaria repubblica romana rediviva nella loro mente imbevuta di classicismo.

Ma la realtà era ben diversa, c'era sì una lingua scritta letteraria e una religione cattolica condivisa, ma non c'era un popolo, non c'era una Nazione e tanto meno una Patria.
L'Italia esisteva solo nella testa dei letterati, di alcuni massoni o carbonari e di intellettuali presi dal loro Grande Disegno>>

E qui Roberto notò che Jessica, finalmente, lo guardò con rispetto e considerazione.
In fondo, ciò che lei doveva valutare, era se il nipote di Lorenzo Monterovere avesse anche solo vagamente intuito l'esistenza del Grande Disegno, o almeno della parte che riguardava l'Italia.
E a quel punto, Roberto calò il suo asso nella manica:

<<Lo sbarco dei garibaldini a Marsala fu possibile solo perché due navi della flotta britannica del Mediterraneo erano lì, e non certo per caso. Senza l'ausilio degli Inglesi i garibaldini non sarebbero riusciti a sbarcare, e tanto meno a prendere la Sicilia.
Il Regno Unito voleva sottrarre una volta per tutte ai Borbone e agli Asburgo la penisola italiana, per rafforzare la propria presenza nelle acque mediterranee e nei porti. Tutto in previsione della futura rotta di Suez.
Miei cari amici inglesi: l'Italia come entità politica l'avete creata voi!>>

Calò il silenzio. Aurora e Waldemar apparivano confusi ed era normale, dal momento che la tesi enunciata da Roberto era molto ardita, ma destinata in seguito ad essere suffragata persino da Umberto Eco in uno dei suoi ultimi romanzi, Il cimitero di Praga.

Jessica invece sorrideva, con gli occhi fissi su quelli di Roberto e il bicchiere dell'aperitivo in mano.
Le luci della stanza facevano sembrare quasi neri quegli occhi che invece, alla luce del sole, erano blu scuri, screziati di verde. 
Per un solo istante sembrò che nella sala ci fossero solo lei e Roberto, che si guardavano e si "riconoscevano", come due anime che in una vita precedente si erano amate, e da tempo immemorabile si rincorrevano, nei secoli dei secoli, per potersi riunire ancora.




Jessica provava la stessa sensazione, ma a differenza di Roberto, lei sapeva esattamente qual era il legame tra loro, e tuttavia era troppo presto per potergliene anche solo fare il minimo cenno.
Ognuno di loro doveva percorrere, prima, un lungo cammino, e soltanto molto tempo dopo, quando finalmente tutti i tasselli sarebbero stati al loro posto, lei gli avrebbe potuto dire ciò che in quel momento pensava.

Gli disse invece:
<<E' una tesi interessante. Ma tu avevi detto che c'era una terza ragione per cui gli Italiani non sono fieri di essere tali, eccettuate le partite di calcio, naturalmente!>>

Tutti risero: era una battuta di Churchill. E forniva a Roberto la giusta introduzione per concludere il discorso:
<<La terza ragione è che, quando finalmente lo Stato Italiano creò il Popolo Italiano, 
l'ubriacatura nazionalista, incominciò a vacillare, fino al momento in cui, l'8 settembre 1943, la Patria morì e lo Stato Italiano si spezzò in due e il Popolo Italiano tornò a dipendere dagli stranieri.  Certo, è stato molto meglio essere diventati colonia militare degli Stati Uniti piuttosto che vassalli di Hitler o di Stalin. Ma adesso sta succedendo qualcosa di cui solo in futuro potremo constatare gli effetti. 

Quest'anno, nel giorno 7 febbraio 1992, è stato firmato il Trattato di Maastricht ed è nata l'Unione Europea, che ha fissato dei parametri molto restrittivi per le nostre finanze. 
Certo, il risanamento è necessario, purché non ci renda una colonia economica di Francia e Germania.
Lo dico perché è successo un altro fatto, di cui un giorno si tornerà a parlare, e cioè che ancora una volta il Regno Unito ci ha messo lo zampino, ufficialmente come arbitro super partes ed "onesto sensale". 
Il governo di Sua Maestà ha invitato tutti gli Italiani che contano sullo yacht Britannia, ufficialmente ancora "panfilo della Famiglia Reale", anche se gli ultimi ad usarlo furono i Principi di Galles durante il loro viaggio di nozze, con Carlo che leggeva libri di filosofia, teologia e giardinaggio sotto l'ombrellone e lady Diana che prendeva il sole a prua  in costumi succinti per la gioia dell'equipaggio. 




Ebbene, non è sfuggita alla mia attenzione la notizia che il Britannia, ancorato al porto di Civitavecchia, in data 3 giugno 1992, è stato lo scenario dell'inizio della privatizzazione dell'Iri, la holding pubblica che per più di mezzo secolo ha controllato l'industria italiana.
Noi siamo un'economia mista tra pubblico e privato, e a livello di grande industria, siamo stati quasi un paese socialista, e questo a partire da quando Mussolini, che nel suo cuore era rimasto un socialista nazionale, fondò l'Istituto per la Ricostruzione Industriale, affidandone la guida ad Alberto Beneduce, socialista e massone, suocero di Enrico Cuccia, il leader della finanza laica italiana.
E adesso la storia dell'Iri si sta concludendo. Romano Prodi l'ha guidata bene, ma dal momento che gli investitori privati, in Italia, non hanno denaro sufficiente per comprarsi la loro fetta di torta, ecco che gli investitori britannici, francesi e tedeschi sono giunti "in nostro aiuto", acquistando tali fette di torta a un prezzo molto conveniente, per loro, facendo quindi entrare qualche obolo nelle casse della Repubblica Italiana, che non aveva altra scelta.
Il Ministro degli Esteri, Beniamino Andreatta, il Governatore della Banca d'Italia Ciampi e il direttore del Ministero del Tesoro, Mario Braghi, hanno preso atto della realtà e hanno fatto l'unica cosa che si poteva fare, per evitare la bancarotta e la fuga dei capitali.
Il nostro debito pubblico è talmente grande che ci siamo dovuti arrendere senza condizioni.

Ecco la terza ragione per cui non siamo patriottici, ed è molto semplice. 
Non siamo più padroni in casa nostra, per nostra stessa colpaperché siamo stati sconfitti inesorabilmente sia dal punto di vista militare che da quello economico.
Mia cara Jessica, noi Italiani non contiamo più niente : questa è la verità ed è sotto gli occhi di tutti>>

Nella stanza calò il gelo. Ma nessuno poteva smentire ciò che avevano capito anche i muri.

Jessica allora intervenne per riportare la conversazione su un tono più allegro:
<<E tu e i tuoi soci, Wald, vi siete comprati anche voi qualche fetta di torta, sul Britannia?>>

Lord Ravensbourne, un po' imbarazzato, sorrise e dovette ammettere:
<< Be', in effetti i miei soci, nella riunione di ieri, mi hanno spiegato come stanno le cose... sì, alcuni di loro erano sul Britannia, perché mio padre, prima di morire, aveva dato ordine di prenotare delle quote azionarie della Comit, la Banca Commerciale Italiana.
Ma io non sapevo tutti questi retroscena.
Mio padre, che Dio lo abbia in gloria, mi diceva solo che quel ferrovecchio del Britannia ci costa troppo, e presto sarà mandato in pensione, e sarà un dolore enorme per la Regina: potrebbe persino versare una lacrima, quando verrà il giorno in cui il Britannia troverà il suo ormeggio definitivo.






I miei insiders mi hanno riferito che l'ultimo viaggio del Britannia avverrà tra cinque anni, quando il Principe di Galles si recherà ad Hong Kong per formalizzare la fine dell'Impero Britannico, con il ritorno di quel nostro gioiello alla Cina.
Vedi, Roberto, la verità è le cose per il Regno Unito non vanno molto meglio rispetto all'Italia: vincemmo la guerra, sì, ma perdemmo l'Impero. 
La sterlina si è svalutata e continua a svalutarsi.
La flotta degli USA domina i mari, laddove una volta noi cantavamo con orgoglio: "Rule Britannia, Britannia rules the waves", e mi commuovo solo a pensarci.
Ma la cosa che adesso preoccupa di più Sua Maestà, stando almeno a quel che dicono i miei parenti più vicini alla Famiglia Reale, è la dissoluzione del Regno Unito.
Gli Scozzesi e gli Irlandesi vogliono la secessione, e i Laburisti, quando prima o poi torneranno al governo, potrebbero concedergli persino un referendum.
Alla fine diventeremo il Regno Unito di Inghilterra e Galles, nel migliore dei casi>>

Jessica rise, per stemperare la malinconia del Duca:
<<E nel peggiore ci rimarranno solo Londra, Windsor e l'Isola di Wight perché non la vuole nessuno!
Ma lo sapevate che dopo l'invasione anglosassone Londra rimase disabitata per due secoli?

Gli anglosassoni erano completamente analfabeti e se qualcosa dell'Età Sassone è rimasto, questo è merito della Chiesa! Il latino è rimasto la lingua scritta ufficiale per tutto il Medioevo e oltre.
Le lingue romanze assomigliavano sufficientemente al latino, e quindi si affermarono presto, mentre gli idiomi germanici erano ancora considerati come qualcosa di completamente barbaro, perché non c'era stato prima il latino, a fornire le fondamenta.>>

Aurora sorrise rivolta all'altra ragazza:
<<Sei molto colta, Jessica, immagino che i tuoi genitori siano fieri di te>>
Jessica sospirò, pur rimanendo cordiale:
<<Purtroppo i miei genitori sono morti in un incidente stradale alcuni anni fa. 
Da allora i miei nonni paterni mi ospitano nel maniero di famiglia e sostengono tutte le spese per la mia istruzione.
Quando io dissi che volevo un'istitutrice di madrelingua italiana, loro mi accontentarono.
Con la signorina Ferri parlavamo della mitologia classica ed ellenistica: da lì è nato il mio interesse per le religioni misteriche, che mi ha portata a leggere i libri di Lorenzo Monterovere>>

E quella era appunto la mezza verità che nascondeva la mezza menzogna, e cioè che lei conosceva Lorenzo fin da quando era bambina, ed aveva appreso molti segreti, ascoltando ciò che lui e i suoi genitori dicevano, credendo che lei fosse troppo piccola per capire.

Allora Lord Ravensbourne si alzò in piedi e disse: 
<<Propongo dunque un brindisi alla salute del caro professor Monterovere e di tutti i suoi parenti, in particolare i nostri ospiti!>>

E' un vero signore, pensò Roberto, così come lo è lo zio Lorenzo.

E si unì, con sincera amicizia, al brindisi proposto dal Duca.
Il clima conviviale ritornò giocoso: erano le 21.15 e il cameriere Archibald li invitò ad accomodarsi in Sala per la Cena vera e propria.