lunedì 23 agosto 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 155. Tre cugini e una Principessa



 
Aurora aveva espresso più volte il desiderio di conoscere i cugini di Roberto, quelli materni naturalmente, ma lui, in un modo o nell'altro, aveva cercato di dilazionare nel tempo quell'inevitabile evento.
Il motivo era ben preciso, e cioè che i cugini in questione avevano manifestato sin dall'inizio un certo scetticismo.
Nei primi tempi Roberto non aveva dato alcuna importanza alla cosa, dal momento che lui stesso era scettico e si sentiva indegno delle attenzioni di una ragazza così straordinaria.
Quando lo scetticismo dei cugini si protrasse nel tempo, Roberto incominciò a chiedersi se, dietro quell'insolito atteggiamento, ci fossero ragioni serie e così, sondando il terreno, venne a sapere che l'Affaire du Savoy e la notizia del fidanzamento con tanto di anello di rubino regalato da lei a lui avevano sconcertato tutto il clan Ricci-Orsini-Monterovere, fino ai parenti più remoti.
Certo, considerando quanto incredibili e inusuali fossero stati quei gesti di generosità da parte della famiglia Visconti-Ordelaffi e dell'unica erede del casato, c'era da prevedere una reazione di perplessità crescente, specie se ci fossero stati altri episodi analoghi dopo il ritorno dei fidanzati dalla vacanza.

Al ritorno da Londra, Roberto aveva una valigia in più, piena di vestiti e accessori che lei gli aveva regalato, e questo non aveva fatto altro che aumentare la perplessità di cugini, parenti, commilitoni e affini, per una ragione ben precisa e cioè che non sapevano niente del ruolo di Lorenzo e di Albedo in tutta la faccenda. 
La decisione di non coinvolgerli nella questione era stata delle loro madri, secondo le quali, al momento, gli Iniziati avevano nel mirino solo Roberto, per cui non c'era motivo di allarmare i loro figli con problemi che non li riguardavano.
Roberto non era d'accordo, ma le due zie lo avevano costretto a giurare, e anche sua madre si era mostrata d'accordo, perché conoscendo il carattere curioso e spericolato di Fabrizio e Alessio, era sicura che avrebbero incominciato ad indagare per conto loro, col rischio di mettere in pericolo se stessi e creare ulteriori complicazioni.
E dunque Roberto aveva giurato e, come tutti sanno, i Monterovere mantengono sempre la parola data.

Il problema era che, non potendo dire ai cugini la verità, Roberto si trovava tra l'incudine e il martello, nel senso che da un lato sentiva che i cugini stavano diventando ancor più diffidenti nei confronti di Aurora, e dall'altro non sapeva più che scusa addurre per evitare l'incontro, dato che lei voleva a tutti i costi conoscerli.
Temendo che si potessero creare tensioni ulteriori, alla fine Roberto decise di indire, con i cugini, una riunione preparatoria, nella quale spiegare in maniera chiara e netta il fatto che lui richiedeva, anzi esigeva il massimo rispetto nei confronti di Aurora, di cui aveva intenzione di descrivere tutte le indubbie qualità e tutta la profonda sincerità dei sentimenti che entrambi provavano l'uno per l'altra.

E' venuto dunque, per i lettori, il momento di "fare conoscenza" con questi cugini, che diventeranno personaggi di rilievo nella nostra storia.
Incominciamo dal principio...

Fabrizio Spreti, Alessio Zanetti e Roberto Monterovere erano, in ordine di età, i figli delle tre considerevoli sorelle Ricci-Orsini, e cioè, rispettivamente, di Margherita Spreti, Marchesa consorte di Serachieda, di Isabella Zanetti Protonotari Campi, Contessa consorte di Predappio e di Silvia Monterovere, "duchessa di nessun luogo", a loro volta figlie di Ettore Ricci e Diana Orsini Paulucci, diciottesima Contessa "suo iure" di Casemurate.




Tutti e tre figli unici, tutti e tre cresciuti a Villa Orsini, erano profondamente legati tra loro, un po' come, se ci perdonate l'ennesimo esempio tolkieniano, Frodo Baggins, Meriadoc Brandibuck e Peregrino Tuc, a loro volta discendenti delle tre considerevoli figlie del Vecchio Tuc: Belladonna, Donnamira e Mirabella (da notare il fatto che a Tolkien piacevano molto i nomi eufonicamente italiani, e ne fece uso specialmente nell'albero genealogico di Bilbo Baggins e famiglia).
Tre sorelle, tre figli, tre cugini. Un singolare e involontario ossequio all' "ossessione trinitaria" degli Indoeuropei su cui tanto ha scritto George Dumezil.

I tre cugini Fabrizio, Alessio e Roberto avevano età piuttosto diverse, e personalità ancor più differenti, ma erano uniti da un profondissimo affetto fraterno, tanto che i due cugini maggiori furono, tranne nell'occasione che stiamo per raccontare, di grandissimo sostegno a Roberto, che sarebbe sempre rimasto il "piccolino" di cui avere cura.
Roberto aveva sempre avuto la certezza di poter contare su di loro, e questa certezza era divenuta uno dei pilastri portanti della sua vita, per questo la loro ostinazione nel rifiutare Aurora lo stava esasperando ancor più dell'insistenza di lei nel volerli incontrare a tutti i costi il prima possibile.

Vediamo dunque di conoscere meglio questi famosi cugini e di capire il loro carattere e le loro motivazioni.

Fabrizio Spreti di Serachieda era nato nel 1962, e quindi, all'epoca dei fatti che stiamo narrando, aveva già trent'anni, era laureato in Biologia ed era Dottore di Ricerca in Botanica.
Fisicamente era di media altezza, magro, aveva capelli neri e pizzetto, stranissimi occhi gialli da felino e una tendenza all'ipertricosi.
Lavorava come consulente di vari enti pubblici di salvaguardia e protezione ambientale, che successivamente sarebbero confluiti nell'Arpa (Agenzia regionale protezione ambientale).
All'epoca era supervisore dei lavori di riforestazione nel Parco delle Foreste Casentinesi, ma si occupava anche di progetti più vicini al Feudo Spreti, come per esempio la riqualificazione ambientale del Bosco del Duca di Altemps, sorto intorno all'omonimo canale di bonifica, che aveva la funzione di drenare le paludi intorno alle Saline di Cervia nel fiume Savio, presso la località di Castiglione, la prima rilevante lungo la Cervese, dopo Casemurate.





I siti internet che parlano del Bosco e del Canale del Duca di Altemps, fanno risalire la sua fondazione ai primi del novecento, ad opera di un discendente di Giovanni Angelo d'Altemps, II Duca di Gallese (Roma, 1586 – Roma, 5 ottobre 1620), un nobile e letterato romano, nipote del celebre Cardinale d'Altemps, e nato dal matrimonio tra suo figlio Roberto e la nobile Cornelia Orsini.
C'è però una controversia al riguardo, ma non vogliamo tediare i nostri pazienti lettori con dettagli che appassionano Roberto Monterovere e pochissimi altri, compreso chi scrive.
Diciamo solo che, intorno al Canale d'Altemps, col tempo, crebbe l'omonimo Bosco del Duca, composto per lo più di farnie, il cui nome botanico è Quercus Robur.






Fabrizio era sempre stato un perfezionista, ma proprio per questa ragione, impiegando moltissimo tempo nei dettagli, finiva per essere perennemente in ritardo in ogni occasione.
Con l'andare degli anni i suoi ritardi passarono dal classico quarto d'ora accademico ad almeno due ore.
Se diceva: "Ci vediamo alle 15" si poteva star sicuri che non lo si sarebbe visto prima delle 17.
Era ormai una certezza e tutti ne avevano preso atto.
Se poi richiamava dicendo: "Sarò lì tra cinque minuti", allora si poteva star certi che sarebbero passate come minimo altre due ore.
Questa era solo la più clamorosa delle sue eccentricità.
La seconda era senza dubbio la sua riservatezza estrema: non parlava mai di sé, specialmente della sua vita privata, ammesso che ne abbia mai avuta una. Nemmeno Roberto è stato in grado di dircelo.
In compenso faceva sempre interrogatori di terzo grado agli altri, in particolare a Roberto, che per qualche ragione che forse i lettori avranno compreso, gli sembrava un soggetto da tenere d'occhio, e comunque lo divertiva, essendo piuttosto buffo e istrionico, cosa che possiamo confermare noi stessi.
Rimproverava Roberto per il fatto di essere fin troppo incline a spiattellare i segreti del clan Ricci-Orsini, e su questo aveva completamente ragione: fino ad ora siamo riusciti a nascondergli questa nostra narrazione, ma considerato il numero crescente dei lettori, prima o poi l'attuale marchese Spreti di Casemurate e Serachieda (sì, adesso è lui il numero uno del clan) lo verrà a sapere e allora al nostro non più giovane Monterovere toccherà subire una ramanzina memorabile.
Fabrizio nutriva una stima notevole per Francesco Monterovere, più o meno pari a quella che Roberto aveva per il padre di Fabrizio, il compianto zio Amilcare, che era davvero un gran signore e gentiluomo di campagna, oltre che persona generosa, accogliente e di piacevole compagnia.
Per Roberto lo zio Amilcare era diventato una specie di "nonno onorario", perché aveva preso il posto di Ettore come capofamiglia e aveva mostrato nei confronti di Roberto un grande affetto,
e una notevole capacità di comprenderlo e sostenerlo, tanto che si sentivano al telefono tutti i giorni,  e continuarono a farlo fino alla morte dello zio, il 5 agosto 2018.
Un rapporto analogo si era creato tra Fabrizio e Francesco, perché forse con gli zii risulta più facile confidarsi che col proprio padre, anche se col tempo Roberto imparò ad aprirsi con l'illustre genitore, che rimase sconcertato dalle rivelazioni della vita scapestrata di suo figlio, specie negli "anni milanesi"(1994-1999)
Fabrizio però non estendeva la sua confidenza agli altri Monterovere, anzi, biasimava l'Azienda Fratelli Monterovere per avere "sconvolto l'ecosistema emiliano-romagnolo".
La terza eccentricità riguardava un aspetto curioso della sua passione per la botanica.
Spariva per intere giornate, dalla mattina alla sera, e tornava carico di esemplari di piante di ogni genere, e questo poteva anche essere comprensibile.
La stranezza era che ogni pianta veniva messa a seccare all'interno di un giornale ben preciso e cioè Il Manifesto,e poi lasciata lì. Queste copie, con la loro pianta secca dentro, si accumulavano in alte colonne, fino a coprire i muri e poi a tappezzare l'intera stanza che fungeva da archivio.
Tutto questo accadeva già allora e continua ad accadere, solo che adesso quasi tutta la Villa Spreti è occupata da innumerevoli copie del Manifesto con dentro piante secche che nessuno ha più spostato dalla notte dei tempi.
A questo si aggiunga un ulteriore elemento involontariamente comico e cioè che il vecchio marchese Amilcare Spreti era di destra, per cui l'idea che la sua villa di campagna fosse invasa da copie di un quotidiano di estrema sinistra era una cosa scandalosa, che egli tollerava per un'unica ragione e cioè che Fabrizio era il suo unico figlio, non ne aveva altri di riserva, per cui il suo affetto paterno lo rendeva indulgente verso una cosa che avrebbe certamente considerato intollerabile se a farla fosse stato chiunque altro. 
Fabrizio possedeva anche un appartamento a Forlì, che però nessuno aveva mai visto, e che probabilmente è tutt'ora pieno di vecchie copie del Manifesto con dentro piante secche.
Per tutto il resto il cugino maggiore era ed è un'ottima persona, come lo era suo padre: generoso, signorile, ironico, colto, devoto verso la famiglia, solerte nel lavoro, integerrimo nei costumi.


Alessio Zanetti Protonotari Campi, nato nel 1967, aveva già conseguito due lauree, una in Agraria, considerando che era l'erede di una nota ed eminente famiglia di viticoltori (detto così non rende bene l'idea, ma i lettori dovranno fidarsi), e una in Matematica, che secondo i maligni gli serviva per contare la montagna soldi dei suoi facoltosi genitori, ma che invece era dovuta ad autentica passione e alla volontà (un po' masochistica) di diventare insegnante.
Sua madre Isabella imputava la "colpa" della laurea in matematica di Alessio e della sua vocazione per l'insegnamento al cognato Francesco Monterovere, che aveva stabilito un rapporto privilegiato con i nipoti acquisiti e aveva introdotto Alessio nel meraviglioso (?) mondo delle equazioni differenziali, delle geometrie non euclidee, dei frattali, dei numeri immaginari (esistono davvero), oltre che della fantascienza, nel cui "territorio" i precedenti argomenti sconfinavano.
I Monterovere erano fatti così: diventavano Maestri dei figli degli altri, lasciando i propri ad altri parenti. Francesco era Maestro di Alessio, mentre suo figlio Roberto sarebbe diventato allievo dello zio Lorenzo. A sua volta però, come vedremo molto più avanti, Roberto divenne Maestro della figlia di Alessio, Beatrice, di cui attualmente è "zio onorario".
Dei tre cugini, certamente Alessio era ed è il più "normale", lo scriviamo tra virgolette perché senza sarebbe un'offesa, almeno a nostro parere, e non è certo nostra intenzione offendere nessuno, tanto meno colui che ha garantito la continuità della discendenza dei Ricci-Orsini.

Come gli altri due cugini, anche Alessio era molto sveglio, intelligente e determinato.
Fisicamente era, come Fabrizio (e a differenza di Roberto, che aveva ereditato dai geni paterni l'altezza dei Monterovere) di media statura, e pure lui aveva capelli neri e pizzetto, ma per il resto era glabro e pallido, come la sua famosa nonna, la contessa Diana.

La sua stranezza principale era, prima di diventare padre di famiglia, il fatto di essere alquanto spericolato nel guidare sia le auto che le moto (era un Orsini, dopotutto),nel viaggiare il mondo e negli sport, in particolare nell'alpinismo e nelle immersioni subacquee.
La sua tendenza a sfidare il pericolo era presente già da bambino, quando, unico tra i tre cugini, osava fare il bagno nel Canale Emiliano Romagnolo, correndo il rischio, oltre che di annegare, di contrarre almeno una decina di malattie infettive o di vedersi un piede mangiato da un pesce siluro, se si voleva dare credito alle severe ramanzine di sua madre.

Mentre lui nuotava nel CER, Fabrizio si aggirava in cerca di piante rare e Roberto osservava i punti in cui il canale distribuiva l'acqua nei fossi, principalmente nello Spadolaro, il fosso che irrigava la tenuta di Villa Erbosa, dove i cani di zia Isabella facevano in bagno.







Anche Alessio era molto riservato, almeno prima di fidanzarsi con la sua attuale consorte, Barbara.
In precedenza aveva avuto altre storie, ma brevi e tormentate, seguite da periodi di sport estremi "per dimenticare".
Era però decisamente più loquace del cugino maggiore e non nascondeva le sue idee politiche, di sinistra, come ogni erede di famiglie molto ricche. Tali idee provocavano liti epiche con sua madre, che non a caso era orgogliosa di essere la Contessa di Predappio, paese natale di un certo signore calvo con la mascella squadrata.
Il padre di Alessio, Saverio, aveva dedicato tutta la sua vita alle numerose vigne che possedeva, ma questo è di dominio pubblico. Ciò che vogliamo aggiungere è il fatto che era anch'egli un gentiluomo, con un grande senso dell'onore che sconfinava a volte nell'orgoglio, una profonda dedizione al lavoro e alla famiglia e un carattere in apparenza severo, ma in realtà molto sensibile, tanto che spesso fu lui ad accorgersi per primo dei tormenti interiori del nipote Roberto, a cui dimostrò sempre grande affetto, ricambiato. Pur essendo ancora tra noi, in questa valle di lacrime, ahimè non è più presente a se stesso, e questa sua condizione è per Roberto motivo di grande sofferenza.

Verso fine agosto dell'anno della Falsa Primavera, i tre cugini si riunirono dunque per il pranzo preparatorio al successivo incontro.
Scelsero un ristorante che si trovava a metà strada tra Castiglione e Cervia, nella località che porta il nome di Tantlon, che fu il fondatore del suddetto ristorante/pizzeria/trattoria/osteria in questione.








Considerata la tendenza degli avventori ad alzare troppo il gomito, intorno al luogo erano avvenuti molti incidenti, specie in direzione della Contea di Cervia, per cui la zona, adesso, brulica di autovelox che contribuiscono notevolmente agli introiti nelle casse del comune cervese.

Fabrizio e Alessio vollero subito sapere, da Roberto, tutto quello che era successo a Londra, specialmente con Aurora Visconti-Ordelaffi, da loro stessi soprannominata "la Principessa", sulla cui famiglia avevano segretamente incominciato a condurre una specie di indagine parallela, e più indagavano e più si convincevano che c'era qualcosa che non tornava.

Roberto, abituato a confidarsi con loro, raccontò quasi tutto con entusiasmo e concluse:
<<Insomma, è stata un'esperienza meravigliosa, che rimarrà tra i ricordi più belli della mia vita>>
E su questo non c'erano dubbi.
A quel punto, però, Fabrizio incominciò il terzo grado:
<<E la Principessa è stata contenta di tutto?>>
E in quel "tutto" era chiarissima l'allusione a ciò che sostanzialmente era il quesito che il cugino biologo avrebbe voluto porre:
L'avete fatto o non l'avete fatto? Te la sei cavata bene? Lei è stata soddisfatta?
Magari fosse stato possibile rispondere con un sì e con un no, perché in effetti nemmeno Roberto era in grado di dare una risposta chiara su quel delicato argomento.
Optò, comunque, per la mezza verità del "bicchiere mezzo pieno":
<<Lei è contentissima, direi entusiasta>>
La risposta parve troppo generica ad Alessio:
<<Quindi, insomma... a livello fisico... c'è un'intesa? E' importante, sai, perché senza intesa a livello fisico, non si può costruire una relazione solida. In fondo per te dev'essere stata la prima volta...>>
Roberto, seccato per essere trattato come un novellino, rispose in maniera ironico-sarcastica:
<<Immagino che voi siate "molto" esperti in queste cose... vero?
E allora quando voi mi racconterete le vostre eventuali prime volte, ammesso che ci siano state, io potrei anche valutare l'idea di raccontarvi le mie.
Ma posso tranquillizzarvi dicendo che l'intesa c'è, anche a livello fisico, ed è un'intesa molto speciale, per giunta!>>
Seguì un silenzio imbarazzato, in cui Roberto ripensò ai feticismi di Aurora che ormai lo avevano fagocitato senza speranza di redenzione, perché in amore si finisce per condividere tutto, anche il peggio. E Aurora, col suo entusiasmo, era capace di trascinare Roberto ovunque lei volesse, come abbiamo già raccontato infinite volte.
Fabrizio però era un mago degli interrogatori, avrebbe dovuto fare l'ispettore di polizia e fece un commento che conteneva in sé una specie di trabocchetto:
<<D'accordo, d'accordo. Lasciamo stare. L'importante è essere sicuri che lei ti ami sul serio>>
Roberto, che su questo discorso aveva "la coda di paglia", come si suol dire dalle nostre parti, reagì emotivamente, arruffando il pelo come un gatto e mettendosi sulla difensiva:
<<Ma certo che mi ama sul serio! Perché non dovrebbe? Mi ritenete forse indegno di lei?>>
Alessio, che come sua madre era sempre concreto nei suoi discorsi, e molto attento ai dettagli economici, buttò sul tavolo il suo "asso di denari":
<<No no, al contrario! Tu non ci crederai, ma sei considerato quel che si dice "un buon partito". 
Sei l'unico erede maschio della terza generazione dei Monterovere, e questo cognome, in Romagna e non solo, è associato a tre cose che esercitano una certa attrattiva sulle donne: ricchezza, potere e prestigio>>
Roberto si indignò:
<<Questi sono discorsi da taverna!>> esclamò, rendendosi conto solo troppo tardi che, in effetti, loro si trovavano in una taverna <<Non mi piacciono queste generalizzazioni misogine. Spero che non ci sia dietro alcuna insinuazione, ma a scanso di equivoci vi ricordo che Aurora possiede già queste cose in abbondanza, e gli dà molto meno valore di quanto voi crediate!
Lei non è certo "quel tipo" di donna, è davvero una Principessa, ed io sono il suo "cavaliere" e la difenderò sempre a spada tratta!
Non permetterò a nessuno, ripeto, nessuno, di esprimere, anche solo con un cenno del viso, volgari insinuazioni, che oltre tutto si fondano sul nulla, perché voi non la conoscete e io, a differenza vostra e contrariamente a ciò che dite, non sono né ricco, né potente, né "prestigioso"!>>
Era sconvolto, quasi sull'orlo delle lacrime, perché quello era stato davvero un colpo basso, che lo feriva profondamente, toccandolo proprio nel suo punto più debole e cioè l'insicurezza.
Fabrizio cercò di rimediare, facendo la parte del poliziotto buono:
<<D'accordo, d'accordo, non era nostra intenzione offendere nessuno. Vogliamo solo essere sicuri che tu non vada incontro a delle delusioni. Le osservazioni di Alessio si basano sul "sentito dire". Secondo alcuni conoscenti di suo padre, i Visconti-Ordelaffi sarebbero molto meno ricchi di quanto facciano credere, anche perché il loro tenore di vita è obiettivamente troppo elevato, persino per chi commercia con gli idrocarburi all'ingrosso, quindi temiamo che si stiano indebitando con qualcuno, per questo è stato imprudente da parte tua accettare tutti quei regali>>
Roberto fissò i cugini per qualche interminabile istante e poi rispose, duro e tagliente:
<<Aprite bene le orecchie: io amo Aurora e lei mi ama. Tutto il resto non conta, sono stato chiaro?>>
Fabrizio annuì.
Alessio però non era il tipo da farsi zittire in quel modo, specie da quel cuginetto sbarbatello:
<<Nessuno nega che Aurora sia sinceramente innamorata di te. Ciò che stiamo cercando di dire è che c'è qualcosa di anomalo in tutta questa vicenda. Lo possiamo dire?
Guarda che noi stiamo dalla tua parte! Vorremmo solo che tu ci aiutassi a capire la situazione.
Ci sembra che lei abbia una certa fretta di arrivare all'altare... il che è sospetto: avete solo diciassette anni! E poi non si è mai visto che sia la donna a regalare l'anello di fidanzamento!
Tu dirai che sono discorsi vetero-maschilisti e forse hai ragione, ma consentimi di dirti che in tutta questa storia, dal Savoy in avanti, tu sei apparso un po' succube di lei>>
Roberto batté un pugno sul tavolo e alzò la voce:
<<Ma volete smetterla di gufare? Già io sono insicuro per conto mio, se poi voi incominciate a mettermi in testa tutti questi dubbi, allora è finita!>>
Ebbe l'impulso di alzarsi e lasciarli lì, ma purtroppo non aveva ancora la patente, e non intendeva certo tornare a Cervia a piedi.
Fabrizio si inserì di nuovo:
<<Ma non è questione di gufare o non gufare! Desideriamo tutti che tu sia felice, e se Aurora ti rende felice, va benissimo! Andrebbe benissimo anche un travestito brasiliano!
Ma noi ci preoccupiamo del tuo futuro, e anche, se ce lo consenti, del tuo patrimonio
Sarebbe un vero peccato se, in caso di divorzio, specie se ci fossero dei figli, i Visconti-Ordelaffi mettessero le grinfie sulla tua futura quota dell'azienda Fratelli Monterovere e sulle terre del Feudo Orsini>>
Roberto sorrise amaramente:
<<Ah, ecco. E' questa la ragione della vostra ostilità verso Aurora! Avete paura di perdere il controllo del Consiglio di Amministrazione del Feudo Orsini!
Non volete che i Visconti-Ordelaffi entrino in affari con noi! Che squallore: alla fine tutto si riduce sempre a una questione di soldi.
E poi cosa sarebbe questa storia del "divorzio"? Non ci siamo ancora sposati e voi già parlate di divorzio! Vi rendo noto che non ci sposeremo subito, ma soltanto dopo la laurea, quando la nostra relazione sarà talmente consolidata da poter escludere anche solo il pensiero di quell'eventualità!
Speravo di non dover scendere in questi dettagli, ma mi ci vedo costretto.
Voi credete che io sia un pollo da spennare, un ingenuo che si fa incastrare e poi si vede recapitare un'istanza di divorzio per "incompatibilità di carattere".
Ma per chi mi avete preso? Per un imbecille?
Se dico che lei è sincera, lo dico a ragion veduta, e quando la conoscerete mi darete ragione.
Perché lei vuole conoscervi, e voi dovrete comportarvi da gentiluomini, come i vostri padri, che portano con onore i loro cognomi e i loro titoli. 
Vi confesso che sono molto deluso e la cosa peggiore è che i vostri discorsi sono dettati da meschine considerazioni economiche: ciò che più vi fa paura è il fatto che, se Aurora mi "spennasse", io non sarei più economicamente in grado di contribuire al benessere del Feudo Orsini, del nostro Clan e della nostra Contea, che peraltro non è più nostra da un bel pezzo.
No, no, non negatelo, ho già capito tutto...
Voi, invece, non avete capito niente di come stanno le cose!
Volete parlare di soldi? Parliamone allora!
Vi rammento che i rapporti di mio padre con suo padre, mio nonno Romano, sono pessimi e mio padre non si metterà certo a leccare il grinzoso deretano del vecchio patriarca per avere i suoi soldi!
Mio padre è un uomo integerrimo e voi lo sapete meglio di me.
E poi avete dimenticato il fatto che mio nonno Romano è solo uno dei nove fratelli Monterovere, e ha tre figli, e farà i salti mortali perché la zia Enrichetta si prenda la fetta più grande, proporzionale alla sua considerevole massa.  Per cui alla fine cosa resterebbe a mio padre?
L'uno per cento a dire molto!
E nessuno può essere così sciocco da pensare che io sia un ereditiere solo perché forse mio padre avrà una minuscola quota da due soldi di un azienda da cui ha preso le distanze, per ottime ragioni, da molto tempo>>
Roberto era distrutto, le corde vocali gli facevano male, e si era già pentito di aver fatto una sceneggiata degna di Mario Merola.
Ma Alessio, il Matematico, l'aveva ascoltato attentamente e aveva già fatto una mano di conti:
<<Due soldi? Ma tu vivi proprio fuori dal mondo. E dire che vorresti fare il bocconiano!
Ho letto i bilanci, sono pubblici, e credimi se ti dico che il solo 1% dell'azienda Monterovere vale un sacco di soldi, anzi una montagna di soldi! 
Sto parlando di cifre a nove zeri... e voglio proprio vedere se avrai il coraggio di rifiutare la quota di legittima che spetterà a tuo padre per legge!
I tuoi non te lo dicono perché, saggiamente ed elegantemente, preferiscono mantenere un basso profilo, mentre tu avresti già spifferato tutto ai quattro venti!
Ma è ora che tu ti renda conto che con l'eredità di Romano potresti salvare il Feudo Orsini!
E con quei soldi, anzi, con quella montagna di soldi, potresti campare di rendita, da signore, per il resto della vita senza fare un emerito c...>>
Fabrizio, il Moderatore, intervenne:
<<Alessio, non c'è bisogno di alzare la voce o cadere nella volgarità. 
Credo che Roberto abbia perfettamente capito qual è il nocciolo della questione, per cui, prima di fare come i fratelli del nonno Ettore, che si presero a coltellate, è meglio sospendere qui il discorso>>
E il discorso fu sospeso, ma il pranzo era rovinato e Roberto, incredibile dictu audituque, aveva perso l'appetito.
In questi casi il nostro giovane Monterovere aveva già sviluppato una reazione che spiazzava gli interlocutori molesti.
Quando capiva che replicare sarebbe stato del tutto inutile, agiva di contropiede e incominciava a dare ragione, in maniera palesemente sarcastica, a chi sosteneva tesi opposte alle sue.
Quelli erano i momenti in cui era più temibile, perché nella sua mente aveva già emesso un verdetto, che per lui era come un debito, e come è noto, i Monterovere pagano sempre i loro debiti.
Il discorso alla fine si era spostato sulla questione del professor Sarpenti e dei tre ex-amici che lo aspettavano al varco, alla riapertura delle scuole.
<<Non so cosa mi aspetterà al ritorno a scuola. O meglio: di sicuro Sarpenti vorrà farmi rimandare in matematica e fisica, e la Sanguineti in disegno tecnico.
Vittorio Braghiri non mi rivolge la parola da anni, per cui non sarà una novità.
Felix Porcu mi prenderà in giro ancor più di prima. Mi chiama già "tacchino" per il mio naso e il mio pomo d'Adamo, ma si inventerà soprannomi ben più pesanti.
La vera incognita è Alessandro Panza: sua madre è una psicopatica che odia i Monterovere da sempre per questioni in cui io non c'entro niente, ma posso diventare per lei un ottimo capro espiatorio. Alex invece è buono, è mio compagno di banco e amico da anni, e mi dispiacerebbe molto se quella strega riuscisse a rovinare la nostra amicizia>>
I cugini questa volta si limitarono ad annuire, anche se di sicuro avrebbero potuto nuovamente rinfacciagli l'Affaire du Savoy e il modo catastrofico in cui lui e Aurora avevano gestito l'aspetto diplomatico di quella situazione.
C'era stato un ingenuo eccesso di esibizionismo, e Roberto ne era perfettamente consapevole, ma ormai il danno era fatto e purtroppo anche altri amici c'erano rimasti male.
Claudio Destri sicuramente, e forse anche Ludovico Corzani, che però in fondo era sempre stato molto equanime e comprensivo, forse perché aveva un carattere simile a quello di Roberto.
E gli eventi lo confermarono: Ludovico divenne infatti, come vedremo, il nuovo compagno di banco di Roberto, nel quarto anno di Liceo Scientifico.
L'incontro tra Aurora e i cugini, invece, fu rimandato sine die...