Gallia Cisalpina o Gallia Citeriore è il nome conferito dai Romani in età repubblicana ai territori dell'Italia settentrionale compresi tra il fiume Adige a Levante, le Alpi a Ponente e a Settentrione e il Rubicone a Meridione. Il Po divideva la regione in Gallia Transpadana e Gallia Cispadana. Si trattava dei territori che corrispondevano all'attuale pianura padana, attorno al grande fiume Po, compresi i territori della Liguria a sud-ovest, fino all'attuale Veneto nella sua parte nord-orientale. La regione divenne provincia romana includendo però tutti i territori a ovest del fiume Adige, fino alle Alpi piemontesi.[1]
La conquista romana della Cisalpina (fine del III-inizio del II secolo a.C.)
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Territori della Gallia cisalpina (evidenziati in rosso trasparente) tra la fine del
II e gli inizi del
I secolo a.C.
Per la prima volta
[15] l'
esercito romano poteva spingersi oltre il
Po, dilagando in
Gallia Transpadana: la
battaglia di Clastidio, nel
222 a.C., valse a Roma la presa della capitale
insubre di
Mediolanum (
Milano). Per consolidare il proprio dominio Roma creò le colonie di
Placentia, nel territorio dei
Boi, e
Cremona in quello degli
Insubri. I Galli dell'
Italia settentrionale si ribelleranno nuovamente in seguito alla discesa di
Annibale. Come alleati del condottiero cartaginese furono fondamentali per le sue vittorie al
Trasimeno (217 a.C.) e a
Canne (216 a.C.). I
Boi riuscirono, inoltre, a battere i Romani nell'
agguato della Selva Litana. Dopo la sconfitta di Annibale a
Zama (202 a.C.), vennero definitivamente sottomessi da
Roma, quando risultarono vittoriosi nella
battaglia di Cremona, nel
200 a.C., e in quella di
Mutina (
Modena), nel
194 a.C. All'indomani della vittoria nella
seconda guerra punica, Roma procedette alla definitiva sottomissione della pianura padana, che aprì un territorio vasto e fertile agli emigranti originari dell'Italia centrale e meridionale.
[21] Pochi decenni dopo, lo storico greco
Polibiopoteva già personalmente testimoniare la rarefazione dei Celti in
pianura padana, espulsi dalla regione o confinati in alcune limitate aree subalpine.
[22]
Si trattava di una colonia di
diritto latino,
[23] con la funzione prioritaria di sbarrare la strada alle popolazioni limitrofe di
Carni e
Istri, che minacciavano i confini orientali dei possedimenti romani in
Italia.
[26] La città dapprima crebbe quale avamposto militare in vista delle future campagne contro Istri e
Carni, più tardi quale "quartier generale" in vista di un'espansione romana verso il
Danubio. I primi coloni furono 3.000
veterani,.
[27] seguiti dalle rispettive famiglie provenienti dal
Sannio, per un totale di circa 20.000 persone, a cui fecero seguito dei gruppi di
Veneti; più tardi, nel
169 a.C., si aggiunsero altre 1.500 famiglie.
[28]
Maggiori centri provinciali
I maggiori centri della provincia erano:
-
Resti di un tempietto, con sullo sfondo il Museo Archeologico.
- Aquileia (Aquileia), fondata nel 181 a.C. nei pressi del fiume Natiso come colonia di diritto latino,[34] da Lucio Manlio Acidino, Publio Scipione Nasica e Gaio Flaminio, mandati dal Senato a sbarrare la strada alle popolazioni limitrofe di Carni ed Istri, che minacciavano i confini orientali d'Italia.[26] Aquileia costituì la base principale delle operazioni militari nell'Illirico dei secoli successivi.[35] Dall'origine di base militare deriva la forma quadrilatera del presidio, divisa dal cardine massimo, l'attuale via Giulia Augusta, e dal decumano massimo. Pacificata e romanizzata la regione, la città, municipio dopo l'89 a.C. grazie alla lex Iulia de civitate (che conferiva la pienezza del diritto romano, assegnandola alla tribù della Velina[36]) si ingrandì in fasi successive. In seguito divenne centro politico-amministrativo (capitale della X Regione augustea, Venetia et Histria) e prospero emporio, avvantaggiata dal lungo sistema portuale e dalla raggiera di importanti strade che se ne dipartivano sia verso il Nord, oltre le Alpi e fino al Baltico ("via dell'ambra"), sia in senso latitudinale, dalle Gallie all'Oriente. Fin da tarda età repubblicana e durante quasi tutta l'epoca imperiale Aquileia costituì uno dei grandi centri nevralgici dell'Impero romano.[37] Sappiamo che durante il suo primo consolato del 59 a.C., Gaio Giulio Cesare ottenne con la Lex Vatinia del 1º marzo[38] il proconsolato delle province della Gallia Cisalpina[1] e dell'Illirico per cinque anni e il comando di un esercito composto da tre legioni[39]. Sappiamo di numerosi soggiorni di Cesare ad Aquileia durante la conquista della Gallia.[40] Un quindicennio più tardi, tra il 35 ed il 33 a.C., Aquileia rimase ancora "quartier generale" delle campagne militari di Ottaviano nell'Illirico. Si trovava al centro di tre differenti direttrici di marcia: quella più a sud-est verso le tribù della costa; quella "centrale" che portava nei territori dei Giapidi; e quella più a nord-est contro le popolazioni di Carni e Taurisci.[41]
-
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-
Cimitero paleo-cristiano.
- Brixia (Brescia), nacque come città romana nel 196 a.C., pur tuttavia non essendo soggetta a una vera e propria occupazione, ma a una sorta di alleanza.[42] Questa alleanza permise a Brescia nell'89 a.C., grazie alla lex Iulia de civitate (che conferiva la pienezza del diritto romano, assegnandola alla tribù della Fabii[43]) di diventare municipio e ottenere il diritto latino, per aver aiutato i Romani, insieme a Veneti, Galli e Liguri, a sconfiggere isocii Italici. Nel 49 a.C., allo scoppio della guerra civile, Aulo Gabinio fu richiamato da Cesare e gli fu affidato il comando delle operazioni nell'Illirico. Brixia divenne così parte del territorio romano e ai suoi abitanti venne data la cittadinanza romana.[44] Non a caso sappiamo del passaggio della legio X Veneria dalla città in questo periodo.[45] In epoca repubblicana il mondo "cenomane" godette di grande autonomia, poté auto-amministrarsi, battere moneta propria, mantenere una propria "cultura", ma con l'acquisizione della cittadinanza romana scomparve la dicitura "Cenomani" in favore di quella di "Brixiani".[46] Nel 7-9 d.C. Brixia andò a far parte della Regio X Venetia et Histria.
Affresco proveniente dal santuario repubblicano (1).
Affresco proveniente dal santuario repubblicano (2).
-
- Forum Julii (Cividale del Friuli), è legata al nome di Giulio Cesare, come testimonia il fatto che il nome Friuli deriva proprio da Forum Iulii, ovvero il foro di Giulio. Tra il 56 a.C. ed il 50 a.C., infatti, grazie all'iniziativa del proconsole romano, qui fu creato un municipio, Forum Iulii, da cui prese poi il nome tutta la regione Friuli, successivamente divenne colonia. Le mura romane sono alla base delle mura veneziane tuttora presenti.
Copia moderna della statua di Giulio Cesare, fondatore di forum Iulii.
- Mantua (Mantova), fu conquistata dai Romani dopo la dominazione dei Galli Cenomani, nel 214 a.C. Divenuta colonia, assurse al titolo di città libera dopo la promulgazione della Legge Giulia del 90 a.C. che estese la cittadinanza romana agli abitanti delle colonie e divenne "municipium" dal 47 a.C. Il 15 ottobre del 70 a.C. ad Andes, piccolo villaggio nei pressi di Mantova, nacque Virgilio (Publio Virgilio Marone). Nonostante questi importanti eventi, la Mantua romana rimase ai margine, secondaria rispetto a città vicine come Verona e Cremona.
Ara di Vetilia Egloge, ritrovata nel 2007 nella necropoli romana est,a Modena.
Parte di monumento funerario romano a prua di nave, nel Lapidario Estense.
Stele funeraria di una famiglia romana Mutinense.
Stele funeraria romana con epigrafe.
Sarcofago romano reimpiegato nel 1600.
Museo Lapidario Estense, veduta d'insieme.
Ricostruzione di tomba a recinto romana.
Capitello corinzio, proveniente da un probabile tempio.
Oderzo: scavi archeologici.
- Patavium (Padova), fu una delle più ricche città dell'Impero grazie, anche, all'allevamento di cavalli, era inoltre l'unica città in Italia ad avere un circo come Roma. In età augustea Padova divenne parte della X Regio che aveva come capitale Aquileia, cui era collegata grazie alla via Annia che partiva da Adria.
- Placentia (Piacenza), fu fondata dai Romani sulle rive del fiume Po nel 218 a.C., probabilmente su un preesistente insediamento celtico, sul confine tra i territori degli Insubri e dei Boii sconfitte in precedenza dai Romani. Nello stesso anno nacque la colonia gemella di Cremona. I romani preferirono costruire il castrum su un pianoro alluvionale più alto di 4-5 metri rispetto al territorio circostante aumentando in tal modo la capacità difensiva dell'insediamento. Essendo la zona popolata dai Celti, entrambe le città nacquero come avamposto per consolidare le conquiste in territorio gallico e per tenere a bada le genti celtiche. Sia Piacenza sia Cremona vennero fondate come colonie latine e furono inviati 6.000 coloni latini. La scelta fu dovuta all'incombente minaccia dell'invasione dell'Italia da parte del condottiero cartaginese Annibale. Quest'ultimo dopo aver vinto i Romani presso ilTicino, la Trebbia e aver espugnato Clastidium (Casteggio), non riuscì a occupare Placentia che gli resistette. Il fiume Po e la via Emilia, che la congiungeva con Ariminum o Rimini, già allora caratterizzavano la vocazione logistica della città. Lo schema viario romano con "cardo" e "decumano" è ancora ben visibile nel centro storico.
- Ravenna (Ravenna), circondata dalle acque e accessibile solo dal mare, qui l'imperatore Cesare Ottaviano Augusto dislocò la flotta militare dell'alto Adriatico. Per questo fine l'imperatore fece eseguire importanti lavori di sistemazione idraulica: fece scavare la Fossa Augustea, un canale che collegava il Po con l'ampio specchio di acqua a sud di Ravenna e qui fondò il porto di Classe. Il porto fu realizzato con i criteri di una poderosa macchina militare. Secondo Plinio il Vecchio, poteva contenere fino a 250 triremi e 10.000 marinai o classari destinati al controllo di tutto il Mediterraneo orientale (la base destinata al controllo del Mediterraneo occidentale era invece il porto di Miseno sulla costa tirrenica).
- Ticinum (Pavia), assunse importanza a partire dal 187 a.C. quando fu raggiunta da una diramazione della via Emilia. Fu municipium e qui nacque lo storico Cornelio Nepote. Il centro storico di Pavia, un quadrato di circa 1 km², ha ancora oggi la tipica pianta derivata dal castrum, l'accampamento militare romano, dotato di due assi perpendicolari, il cardo e il decumano. La conservazione della pianta della città è stata permessa dal fatto che la città non è mai stata distrutta completamente.
Principali vie di comunicazione
Le vie romane che attraversarono in pochi decenni tutta la Cisalpina furono costruite per consentire in primo luogo i collegamenti militari. Le guerre contro i Liguri, con la conseguente fondazione di colonie nel loro territorio, non rappresentano solo l'espansione nella penisola, ma sono anche premessa dell'espansione verso l'occidente, quindi verso Sardegna, Spagna,
Cartagine.
Le principali vie di comunicazioni provinciali erano:
- la via Annia, costruita a partire dal 131 a.C. per collegare Hatria (Adria) a Patavium (Padova), Altinum (Altino), Iulia Concordia (moderna Concordia Sagittaria, dove incrociava la via Postumia) e infine ad Aquileia.
- la via Emilia, costruita a partire dal 189 a.C. per collegare Ariminum (Rimini) a Placentia (Piacenza).
- la via Emilia Scauri, costruita a partire dal 109 a.C. per collegare Vada Sabatia (Vado Ligure, presso Savona), a Luni (Portus Lunae), poi fino a Lucca (Luca).
- la via Gallica, per collegare Verona con le Brescia (Brixia), Bergamo e Milano (Mediolanum).
- la via Julia Augusta, costruita a partire dal 13 a.C. per collegare Placentia (Piacenza), passando per Dertona (Tortona) e Aquae Statiellae (Acqui Terme), fino a La Turbie (trofeo di Augusto).
- la via Popilia, costruita nel 132 a.C., per collegare Ariminum (Rimini) alla città di Aquileia, passando per Ravenna, Adria e Altino.
- la via Postumia, costruita a partire dal 148 a.C., per collegare i due principali porti romani del nord Italia, Genova e Aquileia.
Note
- ^ a b La Gallia Cisalpina corrispondeva ai territori della pianura padana compresi tra il fiume Adige e le Alpi piemontesi
- ^ Cassio Dione 41, 36
- ^ U. Laffi, La provincia della Gallia Cisalpina, “Athenaeum”, 80, 1992, pp. 5-23
- ^ Demandt, p. 92.
- ^ U. Laffi, Organizzazione dell'Italia sotto Augusto e la creazione delle regiones, pp. 81-117, in U. Laffi, "Colonie e municipi nello Stato romano, Roma 2007
- ^ G. Frigerio, Il territorio comasco dall'età della pietra alla fine dell'età del bronzo, in Como nell'antichità, Società Archeologica Comense, Como 1987.
- ^ La Battaglia del mare Sardo (540 a.C.)[1].
- ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, V, 34.
- ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, V, 35.
- ^ Polibio, Storie, II, 7; M.T. Grassi I celti in Italia, Milano 1991
- ^ Christiane Eluère, p. 71.
- ^ a b Kruta, La grande storia dei Celti, p. 202.
- ^ Lo smalto era ottenuto dal vetro di quarzo, addizionato di ossido rameico(Cu2O) e piccole quantità di piombo; durante la fusione, un processo diossidoriduzione evitava la formazione di ossido rameico (CuO), dall'indesiderato colore verde. Cfr. Günter Haseloff, Lo smalto celtico, in S. Moscati et al., I Celti, 1991.
- ^ Christiane Eluère, I Celti "barbari d'Occidente", p. 68.
- ^ a b c Demandt, p. 86.
- ^ Floro, I, 13.
- ^ Christiane Eluère, p. 69.
- ^ Ogilvie, Cronologia.
- ^ Kruta, La grande storia dei Celti, pp. 251.
- ^ Polibio, Storie, II,25-27.
- ^ Storia Romana, Giovanni Geraci, Arnaldo Marcone, pag.92
- ^ Polibio, Storie, II.35.4
- ^ a b Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo, I, 13.2.
- ^ Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 126-127.
- ^ CIL V, 873.
- ^ a b Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXXIX, 55; XL, 34.2-3; XLI, 1; XLI, 9-10; XLIII, 1.
- ^ Luisa Bertacchi, Aquileia: l'organizzazione urbanistica, p.209.
- ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XLIII, 17.1.
- ^ J.Carcopino, Giulio Cesare, Milano 1981, pp.255-260; A.Piganiol, Le conquiste dei Romani, Milano 1989, pp.432-433.
- ^ The Celts: a history
- ^ ^ The Samnites in the Po Valley. D. O. Robson. The Classical Journal, Vol. 29, No. 8 (May, 1934), pp. 599-608
- ^ Per la centuriazione ci si basò su strade preesistenti: il decumano massimo era la stessa Postumia, mentre il cardine era la via Aurelia; le due arterie si incrociavano nei pressi dell'attuale Vallà di Riese Pio X.
- ^ Dalla sezione Linea del tempo del sito asolo.it
- ^ Velleio Patercolo, Storia romana, I, 13.2.
- ^ Appiano di Alessandria, Guerra illirica, 11; CIL V, 8270; Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 129; Fasti triumphales: AE 1930, 60;Appiano di Alessandria, Guerre celtiche, 13; Strabone, Geografia, V, 1.8.
- ^ CIL V, 903.
- ^ Massimiliano Pavan, Aquileia città di frontiera, in Dall'Adriatico al Danubio, Padova 1991, p.124.
- ^ La Lex Vatinia fu proposta dal tribuno della plebe Publio Vatinio, che poi sarà luogotenente di Cesare in Gallia
- ^ Le tre legioni affidate a Cesare dalla Lex Vatinia erano la VII, l'VIII e laVIIII
- ^ Cicerone, In P. Vatinium ("Contro Publio Vatinio"), 38; Cesare, De bello Gallico, II, 35 e III, 7; Cesare, De bello Gallico, V, 1, 5-9; Cesare, De bello Gallico, VI, 44; Cesare, De bello Gallico, VII, 1.1; Aulo Irzio, De bello Gallico, VIII, 24.3; Appiano di Alessandria, Guerra illirica, 18 e 52.
- ^ Appiano di Alessandria, Guerre illiriche, 16-22.
- ^ Abeni, La storia bresciana, Brescia, Del Moretto, 1984.
- ^ CIL V, 4459.
- ^ Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, XLI, 36.
- ^ CIL V, 4191, CIL V, 4377.
- ^ CIL V, 4186, CIL V, 4355, CIL V, 4459, CIL V, 4485 e AE 1952, 136.
- ^ AE 1978, 344.
- ^ Polibio, Storie, II, 34.10-15; Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, XII, 51-52; Zonara, L'epitome delle storie, VIII, 20.
- ^ CIL V, 5854.
Bibliografia
Voci correlate