Gli oggetti sono ancora al loro posto,
a custodire muti la quiete polverosa
delle stanze, nell'oppiaceo incantesimo
che inutilmente finge un'illusione,
come se i decenni non fossero sfumati
nell'inconcludenza di un tempo nascosto
già negli interstizi e sotto i tappeti.
E non serve a nulla fare l'inventario
delle cose perdute per poi soffocare
l'urlo dei ricordi nella rassicurazione
di un presente uguale, e appoggiarsi
a questi arredi solidi come fossero
pilastri, mentre tutto frana intorno,
e i volti a poco a poco si congedano.
di Riccardo Querciagrossa
(scritta il 1° dicembre 2011, il giorno della morte della mia amatissima nonna materna Diana)
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