Tutto ebbe inizio quando il giovane
Tolkien ascoltò per caso un gruppo di ragazzi parlare in animalico (o animalese), un linguaggio-gioco che si serviva esclusivamente di nomi di animali e numeri per comunicare qualsiasi tipo di informazione: ad esempio «cane usignolo picchio quaranta» poteva voler dire "tu sei un somaro". Successivamente l'animalico venne dimenticato e sostituito da un nuovo idioma: il Nevbosh, che storpiava in maniera irriconoscibile le parole
inglesi sostituendole in alcuni casi con altre
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Albero genealogico dei popoli elfici
latine o
francesi. Da allora l'interesse di Tolkien per le lingue non fece che aumentare. Nel suo saggio
Inglese e gallese Tolkien ricorda il giorno in cui per la prima volta vide su una lapide le parole
Adeiladwyd 1887 ("costruito nel 1887") e se ne innamorò. Il
gallese divenne una fonte inesauribile di bei suoni e perfette costruzioni grammaticali, un linguaggio melodioso a cui poter attingere per le sue future invenzioni linguistiche. Infatti dopo il gallese venne il
finnico (suomi), e prima di esso il
greco e l'
italiano (il
francese invece, da sempre considerato un bel linguaggio, non gli diede mai le stesse sensazioni), e l'immaginazione prese il sopravvento.
Bisogna infine ricordare che lo stesso Tolkien, scrisse in una delle sue lettere che «Nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro (riferendosi a
Il Signore degli Anelli) è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero». Le storie della
Terra di Mezzo erano quindi servite unicamente a dare una collocazione (seppur fittizia) alle parole dei suoi linguaggi, e non era stato il contrario.
(ART) « Dog nightingale woodpecker forty[1] » | (IT) « Tu sei un asino! » |
(L'unico esempio di Animalico mai pervenutoci) |
L'Animalico era un rudimentale linguaggio artificiale "privato" creato da Mary e Marjorie Incledon, cugine di
Tolkien, attorno al 1905. Tolkien, all'epoca aveva solo dodici anni nonostante fosse già addentro al latino e all'anglosassone, trovandolo divertente decise di impararlo. L'Animalico non era altro che un linguaggio formato solo di nomi di animali e numeri inglesi, non per niente lo stesso Tolkien, anni dopo, lo definì
crudo all'estremo. Tuttavia resta il fatto che questo fu probabilmente il primo approccio di Tolkien con dei linguaggi artificiali.
[2]
(ART) « Dar fys ma vel gom co palt 'hoc pys go iskili far maino woc? Pro si go fys do roc de Do cat ym maino bocte De volt fac soc ma taimful gyróc!' » | (IT) « C'era una volta un vecchio che disse: "come posso possibilmente condurre la mia vacca? Se le chiedessi di mettersi nella mia tasca farebbe un tale tumulto! » |
(Unica "poesia" rinvenuta in Nevbosh, fornita da Carpenter nella biografia su Tolkien) |
Anni dopo, gli stessi che avevano ideato il primo linguaggio (l'animalico) ne crearono un altro con l'aiuto dello stesso Tolkien, probabilmente spinti dall'idea di creare una lingua segreta, comprensibile solo a loro. Tale linguaggio, venne chiamato Nevbosh, era formato da vocaboli inglesi, latini o francesi storpiati o invertiti. Tuttavia, col passare del tempo l'inversione e la storpiatura non bastarono più ai creatori del nevbosh, che iniziarono a inventare nuovi termini (per esempio
lint ovvero "veloce", rintracciabile anche in lingue successive tra cui il quenya). Secondo Tolkien
nevbosh significava letteralmente
nuovo nonsense dove, il vecchio nonsense era certamente l'animalico.
[3]
Il
naffarin è considerato il primo linguaggio interamente inventato da Tolkien.
Tolkien non immaginò subito
Arda, i suoi popoli e le sue lingue così come le conosciamo nel Silmarillion, in verità fece numerose "bozze" rivedute all'infinito nel corso degli anni. Inizialmente Tolkien considerava il
quenya la favella dei soli
Vanyar (chiamati inizialmente da lui
Lindar) mentre i
Noldor parlavano un'altra lingua denominata
Antico noldorin mentre le lingue dei Teleri che furono lasciati nel
Beleriand (ovvero dei
Sindar da Tolkien inizialmente chiamati
Ilkorindi) evolvette nell'
Ilkorin. Tolkien non abbandonò subito quest'idea che venne ampliata di molto fino a non "evolvere" in favore del
quenya e del
sindarin. L'ilkorin venne poi riutilizzato da Tolkien per la creazione del
doriathrin (al quale assomiglia in modo particolare) e del
sindarin (con il quale condivide la fonologia e gran parte del vocabolario attestato).
[4]
Cenni lessicali dell'Ilkorin (s = singolare, p = plurale, avv = avverbio):
- cigno alch (s)
- doppio ado (s); adu (s)
- faggio breth (s); b'rethā (s)
- fedele boron (s); burnin (p)
- forza bel (s); belē (s)
- fuori ar- (avv)
- guerriero ber (s); berō (s)
- madre aman (s); emuin (p)
- marito benn (s)
- olmo lalm (s); lelmin (p)
- oscurità dair (s)
- padre adar (s); edrin (p); adda (p)
- pianeggiante dôl (s)
- valle dôl (s)
- Lingue elfiche:
- Linguaggi umani (tutti mostrano influenze dall'Avarin così come il Khuzdul):
- Linguaggi degli antenati delle Prime e delle Terze Case degli Atanatári
- Lingua degli antenati della Seconda Casa degli Atanatari
- Drûg
- Linguaggio del Drúedain di Brethil
- Linguaggio degli Uomini Selvaggi della foresta di Drúadan
- Lingua haradrim (molti linguaggi)
- Lingua esterling (molti linguaggi)
- La lingua segreta dei Nani:
- Linguaggi degli Ent:
- Linguaggi degli Ainur (Valar e Maiar)
- J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, traduzione di Vicky Alliata di Villafranca, illustrazioni di Alan Lee, Bompiani, 2003, p. 1249, ISBN 978-88-452-9261-3.
- J.R.R. Tolkien, Christopher Tolkien, Il Silmarillion, traduzione di F. Saba Sardi, illustrazioni di T. Nasmith, Bompiani, 2004, p. 446, ISBN 978-88-452-3293-0.
- J.R.R. Tolkien, Christopher Tolkien, La realtà in trasparenza, Humphrey Carpenter, Bompiani, 2002, pp. 5287, ISBN 88-452-9130-8.
- (EN) John Ronald Reuel Tolkien, Christopher Tolkien, The War of the Jewels, HarperCollins, 2002, ISBN 0-261-10324-5
- (EN) John Ronald Reuel Tolkien, Christopher Tolkien, The Peoples of Middle-earth, HarperCollins, 1997, ISBN 0-261-10348-2
- Edouard Kloczko, Lingue Elfiche: Enciclopedia illustrata della Terra di Mezzo, Roma, Tre Editori, 2002, ISBN 88-86755-45-7.
- Tom Shippey, La via per la terra di mezzo, Genova-Milano, Marietti, 2005, ISBN 978-88-211-8558-8.
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- (EN) Parma Eldalamberon, Christopher Gilson
- (EN) Vinyar Tengwar, Carl F. Hostetter