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martedì 15 maggio 2012

Gothian. Capitolo 57. Alienor incontra l'Oracolo del monte Konar


Alienor non era entusiasta all’idea di recarsi dall'Oracolo.
«Cosa mi dirà mai questa fattucchiera? Che qualcuno mi ha fatto il malocchio e che sono bersagliata dalle energie negative?» e si mise a ridere in modo sarcastico.


Lilieth si rabbuiò: 
«Non è argomento di riso! La veridica Callìope ha 116 anni, ed è la mistica più famosa del Continente Centrale, oltre che la persona più longeva vivente su tutta la terra. I suoi oracoli valgono mille volte quelli dei druidi. Ma lei non accetta tutti al suo cospetto: solo pochi privilegiati hanno avuto il dono di poterle parlare»
Alienor non aveva mai visto Lilieth così arrabbiata.
Il Pirata, per sdrammatizzare, intervenne con una delle sue battute:
«Su su, che adesso ci facciamo un bel viaggetto in barca!»
Lilieth aveva capito di essere stata troppo severa:
«Scusami, so che ti senti spaesata e che non riesci a trovare un senso a questo nostro viaggio. Devi conoscere il tuo ruolo. E questo solo la Veggente può saperlo»
In breve tempo giunsero alla darsena di Tavisia e pagarono il barcaiolo con la scorta di denari che Lady Ariellin aveva dato a Lilieth.



Il canale era molto largo e affollato, la sua acqua era grigia, e ben presto confluì nel fiume Tavis, che, ormai vicino alla foce, appariva come un canale un po’ più grande, che conduceva all’ultimo porto sicuro prima della fine della costa sabbiosa. Dal di lì, verso sud, la costa diventava rocciosa, e il monte Konar si ergeva alto e possente.



Un sentiero sterrato entrava nella pineta alle pendici del monte, lievemente in salita, fino ad arrivare ad una zona erbosa e assolata, dove tra le rocce si poteva scorgere la caverna della Veggente, e alcuni pellegrini che attendevano il loro turno per la benedizione.
«Meglio che aspettiamo che i più se ne vadano. Non voglio che ci mettiamo in mostra» disse Lilieth, e così fecero.
Quando finalmente ci fu un momento di tregua, si avvicinarono all’antro, illuminato da tante candele colorate, e chiesero il permesso di avanzare.
Una voce rauca rispose dall’interno della grotta.


Non erano ancora visibili da lei, ma la sua voce roca disse:
«Sei stata crudele a venire da me, fanciulla dei ghiacci...»
Alienor rimase a bocca aperta:
 «Perché crudele?»
Il respiro della vecchia era come un rantolo:
«Perché io sento tutto il tuo futuro dolore, e mi fa male, terribilmente male tutto questo dolore! Mi ero già strangolata di dolore prima che tu nascessi, nell’anno della Primavera di sangue, quando le tue terre furono messe a ferro e a fuoco! Ma ora soffro ancora di più perché i demoni si sono risvegliati, e a Nord si compiono crudeltà molto peggiori!»
La principessa era rimasta impressionata da quelle parole:
«Di quali crudeltà stai parlando?»
La vecchia si schiarì la voce: 
«Presto giungeranno notizie riguardanti la tua famiglia e la tua patria, il Regno degli Alfar. Saranno contraddittorie, ma io ti dirò cosa è veramente accaduto, e anche cosa dovrà accadere»
Alienor scuoteva il capo, indecisa.
La voce della vecchia assunse un tono imperioso:
«Avanza verso di me, fanciulla dei ghiacci, e siediti, perché ciò che sto per dirti non sarà facile da accettare»
Alienor avanzò lungo la caverna, che si faceva sempre più buia.
Poi ci fu una svolta e finalmente la vide. 



Aveva lunghi capelli bianchi come la neve, e gli occhi erano talmente infossati nel viso rugoso che non si riusciva a capire di che colore fossero.
Alienor tremò.
La vecchia se ne accorse:
<<Hai paura, vero?>>
La ragazza cercò di negare:
<<Sono stata concepita nell'anno della Primavera di Sangue. Sono sfuggita per miracolo alle grinfie di Ellis Eclionner e di Marigold di Gothian. Sono stata rapita dai pirati e sono ancora loro ostaggio. La mia famiglia e la mia terra sono lontane. Credi forse che possa aver paura di te e dei tuoi presagi di malaugurio?>>
Il viso della Veggente si contrasse per la sofferenza:
<<Oh, l'Insanguinata Primavera era pur festa se raggelava in morte questa morte! Ah, mia dolce figlia dell'estate, che ne sai tu della paura? La paura è per l'inverno, mia principessa, quando la neve cadrà per cento piedi e il vento ghiacciato giungerà urlante dall'estremo Nord! La paura è per la Lunga Notte, quando il sole nasconderà il suo volto per più anni, e i figli nasceranno e vivranno e moriranno nelle tenebre, mentre i vampiri cresceranno feroci e affamati e i morti viventi cammineranno oltre le montagne>>
Chinò il capo, come per ritrovare compostezza e concentrazione:
«Sta già accadendo, mia povera principessa. Gli Albini del Conte Fenrik hanno conquistato Alfarian»
La principessa scosse il capo:
«Ma non è possibile! Gli Albini sono pochi, gli Alfar tantissimi! E Alfarian è difesa da…»
La Veggente alzò la mano grinzosa:
«Gli Alfar erano rimasti senza difese. Le truppe fedeli a tuo padre Kerelic e quelli fedeli a tua madre Alyx si stavano scontrando a sud di Elenna. Avevano lasciato sguarnita la roccaforte, e sono dovute fuggire ancora più a sud»
Alienor non si dava pace:
«Ma ad Alfarian ci sarà pure rimasto qualcuno! E’ una rocca inespugnabile!»
La vecchia sospirò:
«C'era rimasto Ser Gahel, che si è venduto a Fenrik da molto tempo! E comunque il Conte di Gothian dispone di creature mostruose. Le guardie fedeli alla tua regina madre sono state spazzata via come foglie!»



«E mia madre?»
La vecchia scosse il capo:
«Non è morta, ma ora il trono spetta a te»
Alienor era sconcertata: 
«Ma se hai detto appena adesso che mia madre è viva, perché dovrebbe spettarmi il trono?»
La vecchia scosse il capo, sospirando:
«Non ho detto che è viva. Ho detto che non è morta! Mi capisci? 
Non-morta!»
Alienor comprese.
Era stata trasformata in vampiro 
I demoni avanzeranno, e gli Alfar dovranno fuggire o morire. Non ci sono altre alternative. I vampiri li contageranno, e creeranno altri vampiri.
La vecchia parve averle letto nel pensiero:
«Il Conte Fenrik è figlio del demone dei ghiacci, Gothar. Gli iniziati agli Arcani Supremi sanno che Gothar è chiamato il Consigliere, perché le sue parole sono tenute in alta considerazione dallo stesso Ahriman, dio del Male!»
Solo in quel momento Alienor si rese conto delle implicazioni di quanto le aveva detto l'Oracolo.
«Che cos'ha fatto Fenrik a mio padre? E ai miei fratelli minori? Dimmelo!»
La donna assunse un'espressione in cui la sofferenza si mescolava alla pietà:
«Il re è morto... ucciso in battaglia. I tuoi fratelli sono agli arresti ad Elenna sul Dhain. Ma anche se Fenrik adesso si fa chiamare re ed ha sposato tua madre, ricordati che la vera regina sei tu!»


Alienor avrebbe voluto urlare, ma le uscì solo un lamento sommesso: 
«No... no, mio padre no... no, non lo posso accettare. Io ho sopportato tanta sofferenza perché pensavo di avere una casa e una famiglia da cui tornare! Ma adesso? Cosa conta tutto quello che ho sofferto? E' stato tutto per nulla, dunque? Le candele accese nei santuari, che sbiancavano lente, e l'orizzonte in fuga, le attese, i pegni e i lunghi addii? Tutto per nulla? Tutto per ritrovarmi qui in una spelonca nella lugubre attesa dell'orda?»
Rimase immobile, come se fissasse qualcosa che le si era posato sulla mano.
Non riusciva nemmeno a piangere, perché quando il dolore è troppo grande, persino piangere diventa impossibile.



A quel punto la Veggente le pose una mano sulla fronte, chiuse gli occhi ed entrò in trance, nella condizione dell'Awen, come posseduta da uno spirito, e parlò con voce distante:
 «Alienor, regina di Alfarian, ascolta il tuo destino.
Per ottenere qualunque cosa dovrai passare attraverso il suo contrario.
Per salvarti dovrai esporti al rischio. 
Per salvare il regno del Nord, dovrai scendere a Sud. 
Per vendicare tuo padre, dovrai dimenticarti di lui.
Per liberare il tuo popolo, dovrai correre in soccorso a un altro popolo.
Per trovare il tuo sposo dovrai prima sposare un altro uomo, suo nemico.
Per ridare pace a questo mondo, dovrai combattere a lungo. 
Per far rinascere la speranza dovrai passare attraverso la disperazione, perché solo conoscendo il Male potrai riconoscere il Bene ed averne la sua alleanza. Tutto si conosce dagli opposti, e l’universo intero si regge su questa eterna condizione. E' la legge degli Arcani Supremi.
Ora sai perché devi vivere, e viaggiare fino ai confini del mondo»

Poi la vecchia improvvisamente gridò: 
«L’acqua che brucia!»



Alienor non capiva:
«Che significa?»
L'Oracolo continuava ad urlare:
«L’acqua che brucia! Devi temere l'acqua che brucia... è lei... ah... il fuoco mi divora… vattene bambina... non posso più sopportare questa sofferenza. Ma ricordati! L'acqua che brucia…»
E il suo corpo si afflosciò.
Alienor si accorse che dietro di lei c'era Lilieth, la quale tastò subito il posto alla donna:
«E' viva, ma questo vaticinio l'ha quasi uccisa. Dobbiamo andarcene, non può resistere a lungo in queste condizioni»
Corsero fuori dalla grotta e lungo i sentieri.
Quando arrivarono, affannate, nella pineta, si gettarono a terra.
Alienor era distrutta, ma ora che conosceva la verità, non si sarebbe sottratta al suo destino.


N.d.A.

Alienor di Alfarian è rappresentata da Rhaella Targaryen e Joanna Lannister, rivali in amore nell'antefatto de "Il trono di spade" di George Martin. Da qui l'ipotesi che Tyrion Lannister possa essere figlio di Joanna Lannister (cugina di Tywin e quindi Lannister di nascita oltre che di matrimonio) e del re Aerys Targaryen. Per cui Tyrion potrebbe essere la "terza testa del drago", nell'ambito della profezia degli Eterni, insieme a Daenerys Targaryen e a un terzo personaggio che potrebbe essere suo nipote Aegon VI o il suo presunto fratellastro Jon Snow.

"Non è argomento di riso" è la frase pronunciata dal venerabile Jorge ne "Il nome della rosa" di Umberto Eco. "Verba vana aut apta risui non loqui" è poi il severo ammonimento del monaco che avrebbe distrutto il secondo libro della Poetica di Aristotele, dedicato alla Commedia.

L'Oracolo del monte Konar si ispira ai tre oracoli maggiori del mondo classico: quello di Delfi, la Pizia; quello di Dodona in Epiro; e la Sibilla cumana.
L'età di 116 anni è stata scelta perché nel momento in cui scrivevo la donna più vecchia del mondo, e decana dell'umanità, era Besse Cooper, che aveva appunto quel numero di anni.

La mappa rispecchia le Marche settentrionali, fino al monte Conero.

Le grotte mi sono state ispirate da quelle di Frasassi, sempre nelle Marche settentrionali.

L'episodio del dialogo con la Veggente si ispira a quello di Aria Stark con la vecchia della collina e a quello di Dany Targaryen nella casa degli Eterni, sempre nelle Cronache di Martin.
Evidente è anche il riferimento al discorso della Vecchia Nan a Brandon Stark: "Oh, my sweet summer child!"

I lettori più accorti riconosceranno una citazione dalla poesia di Montale, "La primavera hitleriana".

La battuta: "Non ho detto che è viva, ma che non è morta. Non morta!" è pronunciata da Anthont Hopkins nel ruolo del professor Abraham Van Helsing nel film "Dracula di Bram Stoker" di Francis Ford Coppola.

Il Conte Fenrik di Gothian è rappresentato da Alucard di Castlevania.

L' avvertimento contro "acqua che brucia" è presente nel film "Il drago del lago di fuoco" (Dragonslayer) di Matthew Robbins con Ralph Richardson e Ian McDiarmid


venerdì 30 marzo 2012

Gothian. Capitolo 34. Il Conte Fenrik: il vero Cattivo di "Gothian"

Era notte, a Gothian: la lunga notte artica che durava sei mesi. Tutto era tenebra tra le antiche pietre e le infinite distese di ghiaccio.


Dalle finestre si vedeva solo qualche timida luce. L'interno del castello era enorme, troppo grande per un uomo solo, per quanto egli si ritenesse un grande uomo, anzi, un'entità sovrumana.
Le grandi stanze apparivano vuote, eccettuata la presenza di alcune guardie.


Pochi servitori compivano i loro lavori nelle segrete, dove vivevano animali mostruosi, considerati estinti da tempo.


Il Conte, nella torre più alta, meditava i suoi piani.

 


Fino a quel momento le cose stavano procedendo secondo quanto aveva previsto.
Finalmente Ser Gahel, il suo fedelissimo alla corte di Alfàrian, era riuscito a costituire un esercito di prim'ordine, con il quale aveva permesso alla regina Alyx, sua amante, di ribellarsi a re Kerelic, costringendo quest'ultimo a ripiegare con le sue truppe nelle montagne dei Denti del Drago, e da lì, nel territorio settentrionale della pianura amnisiana, nella Federazione Keltar.
Ora il Conte era libero di chiamare a raccolta i suoi Albini, i non-morti, il suo esercito di vampiri che gli era stato concesso dal suo demoniaco genitore, Gothar, il dio del Ghiaccio.
Quella sera del 21 dicembre, Yule, il Solstizio d'Inverno, Fenrik aveva evocato Gothar, per discutere le mosse da compiere, non appena il Millenio fosse scaduto, e con esso l'Antico Patto che aveva impedito ogni interferenza demoniaca e divina sulle vicende umane per dieci secoli.
Evocare un demone così malvagio e potente richiedeva un sacrificio umano, il che per il Conte non era certo un problema.
Gothar comparve con un mostro dei ghiacci appollaiato sulle spalle, osservando la vittima sacrificale che suo figlio, il Conte Fenrik, aveva ucciso per lui, e di cui aveva bevuto il sangue, secondo l'antico rituale.


«Spero che tu mi abbia evocato per una valida ragione, figlio
Lord Fenrik  sollevò le braccia in segno di ossequio, e le sue dita artigliate erano più pallide di quelle di un morto: «Mio signore e padre, presto conquisterò il Regno degli Alfar, ed i miei Albini sono pronti. Ma intendo conquistare anche le terre Keltar a nord dell'Amnis, così come era negli accordi, quando sposai Marigold. Lei gode della duplice protezione di Atar e di Eclion: ti imploro dunque di offrirmi i rinforzi necessari per riequilibrare il potere per il Nuovo Ordine Mondiale della Fratellanza Bianca che sarà istituito presto dai miei vampiri albini sul Continente»
Gothar soppesò attentamente le parole:
«La gerarchia dei demoni mi vincola ad una sudditanza verso Eclion, Signore delle Tenebre, per questo non potrò scendere direttamente in guerra contro di lui, quando suo figlio Arexatan si risveglierà. Tuttavia esiste una divinità suprema del Male,  Deva Ahriman è chiamato, o anche Shaitan: Satana!


Egli ascolta sempre le intercessioni di un demone, se il loro effetto è quello di accrescere il Male sulla terra. Questo è il Supremo Arcano Universale»
Fenrik  conosceva la natura del Dio del Male, e intendeva servirlo, in cambio del potere assoluto:
«Quando scatenerò la guerra, voglio essere invincibile! Desidero di riavere ai miei ordini le creature potenti e colossali, che mi furono sottratte quando si stipulò il Patto. Secondo quell'accordo, dovevano rimanere ibernate per sempre nei ghiacci. Ma io desidero che anch'esse si risveglino!» 
Gothar aveva ben presenti quelle creature:
«Quella clausola del Patto non scade col Millennio. Ricordo che anch'io dovetti giurare di non risvegliare mai più quegli esseri

Fernik insistette: «Se tu intercederai per me presso Ahriman, potrai ambire ad essere pari ad Eclion, nella gerarchia dei demoni. Certo, è un rischio, ma è anche una grande occasione!
Il demone dei ghiacci meditava da tempo immemorabile di accrescere i suoi poteri, e forse quella poteva essere veramente l'occasione giusta per farlo.
«Se ben ricordo le creature ibernate sono tre»
Il Conte sorrise: «Sì, padre! La prima è il Rancor, a cui ero particolarmente affezionato: l'avevo visto nascere e l'avevo addestrato come mia guardia personale...



la seconda è il Leviathan, il grande rettile dei mari, con cui potrò impedire alle flotte nemiche di attaccarmi...




e la terza creatura è Balerion, il pipistrello gigante, alla cui groppa potrò volare, guidando dall'altro le mie truppe!
 



Credo che non sia una richiesta eccessiva. Le altre mie risorse torneranno già con lo scadere del patto, in particolare i Ghoul, gli zombie che usciranno a legioni intere dalle loro tombe, per essere guidati dai miei Albini» 



Gothar era fiero di aver generato un figlio come Fenrik. La madre era una umana, che lo aveva evocato, la Contessa Herbertha von Steinberg, di stirpe albina. Era era morta dopo aver messo alla luce Fenrik, per questo Gothar le aveva concesso il "morso del Vampiro", per donarle la vita eterna. Quando si era risvegliata, era assetata di sangue. Per secoli era stata il terrore delle lande di Gothian. Ma questo apparteneva ad un passato molto remoto.
Herbertha era stata eliminata definitivamente da Eclion ed Atar, perché non intendeva sottoscrivere il Patto, e si opponeva all'idea che Edwina dovesse un giorno diventare la nuova Contessa di Gothian.
Gothar non aveva mai perdonato ad Eclion e ad Atar questo affronto, e il suo sentimento di vendetta era forte: «Intercederò presso di te al cospetto di Ahriman. Alle mie preghiere si dovranno associare le tue»
Detto questo il demone svanì e il castello di Gothian tornò completamente buio.
Le Tenebre gli si addicevano più di qualsiasi altra condizione.
Fenrik assaporava già il suo potere assoluto.
Era sua intenzione, alla fine, conquistare anche l'Impero Lathear, ed eliminare persino sua moglie Marigold, l'unica persona che poteva ostacolare il suo completo dominio sul Continente.


N.d.A.

La maggior parte delle immagini sono tratte dal videogioco "Castlevania".
Fenrik di Gothian è rappresentato sia da Dracula che da Alucard di Castlevania.
Deva Ahriman è il Dio del Male nello Zoroastrismo ed è assimilabile al Diavolo nelle religioni monoteiste, a Lucifero nel Cristianesimo. L'immagine rappresenta Mortgoth, il signore del male ne "Il Silmarillion" di J.R.R. Tolkien.
Eclion è assimilabile a Sauron.
I mostri sono tratti dalla Bibbia o dalle mitologie e tradizioni popolari, oppure dai cicli di fantasy e di fantascienza: per esempio il Rancor compare in Guerre Stellari o Balerion ne "Il trono di spade" di G. Martin.
In questo romanzo i Vampiri sono cattivi, in controtendenza rispetto alla moda degli ultimi anni (da Anne Rice a Stephenie Meyer. Quindi non cercate un Robert Pattinson nel mio romanzo! Compariranno invece i licantropi, ma molto più avanti.

domenica 4 marzo 2012

Gothian. Capitolo 21. Il Conte di Gothian cospira con Ser Gahel


Le prime nevi della stagione autunnale avevano imbiancato le alture sulle quali sorgeva il castello di Gothian, nell’estremo nord del Regno degli Alfar. In cima alla torre più alta, Lord Fenrik Steinberg, Conte di Gothian, si stagliava maestoso e impietrito come una statua sullo strapiombo.



Il Conte era un uomo strano, il suo viso aveva qualcosa di non umano, dovuto a vari elementi: il pallore cadaverico della sua pelle, il bianco niveo dei suoi capelli, gli occhi glaciali, di un colore vitreo quasi trasparente e le dimensioni eccessive dei suoi denti canini, particolarmente aguzzi specie nell’arcata superiore. Non amava le conversazioni  e parlava poco, senza tradire alcuna emozione. Non sorrideva mai. Pareva non avere sangue nelle vene.O almeno così sembrava al giovane e aitante Ser Gahel Lenndrics di Udsen, che era appena giunto al castello per fargli il consueto rapporto di tutte le novità della Corte di Alfàrian.


Ser Gahel si trovava sempre a disagio, ogni volta che si recava a Gothian, in cima a quella torre maledetta, per riferire a Lord Fenrik le ultime nuove riguardo alla Regina Alyx..
Nell’attesa di una risposta del Conte, il cavaliere si passava nervosamente una mano tra i capelli dorati e lunghi, che tanto piacevano alla Regina. Ser Gahel era consapevole della propria bellezza e dell’attrazione che Alyx aveva sempre provato per lui.
Però preferiva di gran lunga Lady Marigold, pur conoscendone la pericolosità.
Erano stati amanti, e la Dama Gialla lo aveva reclutato per realizzare il suo piano.
Come mai un uomo così accorto come Lord Fenrik ha sposato una simile intrigante?
O forse era proprio per quello che l’aveva sposata?
Ma chi è la vera mente, tra i due?
Il Conte di Gothian, con la sua aria perennemente annoiata e distante, tornò a rivolgersi al suo interlocutore senza guardarlo: «Quante truppe avete raccolto?»
«Un migliaio di cavalieri e circa cinquemila fanti, Vostra Grazia»
«Cioè quasi nessuno» notò freddamente il Lord.
Ser Gahel si sentì gelare: «Ma, Vostra Grazia sa bene che tutti gli altri sono già partiti  con re Kerelic nella sua missione per ritrovare la principessa»
La voce di Gahel era implorante.
Il Conte Fenrik continuò a guardare dalla finestra le desolazioni intorno al castello di Gothian, e quello era un brutto segno, perché voleva dire che era molto contrariato.



 Ormai Ser Gahel riusciva a interpretare sulla base di piccoli dettagli l’umore dell’uomo a cui aveva giurato fedeltà in cambio di potere e di gloria.
«Abbiamo bisogno di almeno dieci volte di più degli uomini che avete detto, Ser Gahel!»
La voce di Lord Fenrik era quasi metallica.
«Sto facendo tutto il possibile, Milord» si difese il giovane cavaliere «La Regina ormai pende dalle mie labbra e ha ordinato una leva obbligatoria»
Il Conte osservò in silenzio le proprie lunghissime unghie, puntute e affilate come coltelli, per più di un minuto.
Un altro bruttissimo segno. Quando si guarda le unghie è furioso…
«Leva obbligatoria? Di chi è stata l’idea?»
Gahel deglutì: «Ehm, Vostra Grazia, io credevo che…»
Il Conte lo bloccò alzando leggermente le dita artigliate della mano destra.
«Non abbiamo bisogno di contadini privi di addestramento e costretti a combattere controvoglia! Io voglio mercenari professionisti, ben pagati e ansiosi di uccidere!»
La voce di Lord Fenrik era solo leggermente più tesa, ma l’effetto era peggiore di un urlo.
Ser Gahel sapeva bene che quelli erano i momenti più pericolosi della conversazione.
Chissà che cosa gli ha riferito sua moglie, nella loro corrispondenza segreta!
«Certo Milord, ma i mercenari sono scesi tutti a sud, in attesa che scoppi la guerra. Per questo mi sono trovato costretto a ricorrere alla leva. Ho già provveduto ad avviare l’addestramento delle reclute e, per favorire la loro motivazione, mi sono permesso di pagare loro, di mia tasca, una donazione extra»
Il Conte accennò una leggerissima smorfia all’angolo sinistro della bocca, quasi un ghigno.
Questo vuol dire che la cosa lo diverte…
«Ser Gahel, apprezzo la vostra… dedizione alla causa, ma fareste meglio ad usare argomenti più… come dire… persuasivi per convincere Alyx a finanziare adeguatamente nuove truppe mercenarie col denaro della Corona. Esigo che si offra loro un compenso molto più allettante, per evitare che si rechino tutti al sud»
Si voltò, e fissò con le sue iridi vitree il giovane cavaliere: «Sono stato chiaro?»
Appariva terribile, eppure si diceva che da giovane, moltissimi anni prima, non si sapeva esattamente quanti, fosse stato molto bello e avesse avuto altre mogli.




Gahel deglutì: «Chiarissimo, Vostra Grazia. Farò il possibile!»
Lord Fenric si lisciò il mento con la mano destra, e scoprì i canini da predatore.
L’ho di nuovo contrariato!
«Ser Gahel, io non vi pago per “fare il possibile”, ma per eseguire alla lettera gli ordini che vi impartisco al fine di ottenere esattamente i risultati che pretendo»
Il cavaliere si inchinò: «Come compiace a Vostra Grazia»
Il Conte guardò distrattamente il proprio mantello, che denotava la sua sovranità sulla stirpe nordica degli Albini. Per questo era anche chiamato il Re delle Nevi.



Ma siccome gli Albini erano considerati estinti dopo la battaglia di Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di Sangue, pochi davano importanza all’ostentazione.
«Ser Gahel, voi dovete capire bene un concetto: ora che mia moglie ha importanti missioni da compiere a Lathena, io voglio un referente sicuro ad Alfarian, che sia convincente come lo era Lady Marigold. Quindi se io vi dico che voglio quelle truppe, ben addestrate, motivate ed equipaggiate, voi dovete garantirmi che entro due settimane queste unità militari saranno già operative»
Ser Gahel deglutì, annuendo.
Come posso essere più convincente di Lady Marigold?
Si sentiva in costante pericolo in quel maniero sperduto.
«Sarà fatto, Milord, a qualunque costo»
In realtà non aveva la minima idea di come riuscirci.
Chissà cos’ha in mente di fare con tutte queste truppe. Non credo che gli serviranno solo per assediare la rocca di  Alfàrian.
All’improvviso Ser Gahel ebbe come l’intuizione che il Conte concepisse quelle truppe più che altro come un mezzo per spianare la strada ad un altro esercito, ben più pericoloso.
Forse le leggende popolari avevano ragione. Quelle che parlavano delle tombe aperte, ad Elenna, e degli Albini non-morti che si aggiravano nelle campagne e si nutrivano di sangue.
Gli Albini potrebbero non essere affatto estinti! Potrebbero addirittura non appartenere al genere umano.
I mercenari avrebbero dovuto isolare la regina Alyx e colpire alle spalle re Kerelic.
E così, mentre Marigold tiene in pugno Ellis, ed io terrò in pugno Alyx, lui potrà scatenare i suoi Albini sul Regno degli Alfar.
Quella ricostruzione aveva senso.
Altre leggende sul Conte dicevano che fosse un sacerdote del dio dei ghiacci Gothar.


Secondo molti, Gothar era un alleato di Eclion! Il braccio sinistro di Eclion, visto che Atar, il dio del fuoco, ne era il braccio destro!
Ser Gahel aveva sentito dire che anche quel demone era presente al Patto.
Il Conte lo congedò con un leggerissimo cenno delle dita artigliate.
Gahel era agghiacciato.
Lui e Marigold, insieme controlleranno presto tutto il Continente. Ma chi è dei due ad aver architettato questo piano? E' vero che gli Albini non sono morti? E sono vere le profezie sul risveglio di Arexatan e di Vorkidex?
Mentre scendeva le antiche scale gelate, Ser Gahel si rese conto, troppo tardi, di essersi cacciato all’interno di un gioco molto più grande di lui, rendendosi complice di demoni e di mostruosità ancor più terrificanti.




martedì 31 gennaio 2012

Gothian. Capitolo 2. Aliènor di Alfarian e Marigold di Gothian


Castello di Alfarian, 2 luglio 999 I.L. (17 anni dopo la Primavera di Sangue)

Fu lady Marigold Steinberg, Contessa di Gothianad avvertire la principessa Alienor che il Re degli Alfar l’aveva convocata in udienza privata, in cima al torrione centrale della fortezza. 


Marigold appariva di buon umore, e non faceva nulla per nasconderlo.
Alienor non capiva la ragione dell'ilarità della sua dama di compagnia
«Mio padre mi ha già venduta ai Lathear e mi metterà di fronte al fatto compiuto. Alla fine non sei riuscita a convincerlo a cambiare idea!»


Era consapevole di aver usato un tono di voce irritante, e si rendeva conto che in generale tutto il suo atteggiamento era di un'altezzosità insopportabile. 
Eppure lady Marigold riusciva a tollerarla senza scomporsi. L'aveva servita fedelmente per diciassette anni senza mai lamentarsi di nulla, sempre col sorriso sulle labbra, come in quel momento: «Mia cara, ho fatto quel che ho potuto. Ma tuo padre è irremovibile. Ho anche pregato Atar, il dio del Fuoco, perché gli illumini la mente. Ma questi sono tempi bui, e gli dei non ci ascoltano più!»


Alienor aveva sentito dire che la Contessa di Gothian, prima di sposarsi, era stata una sacerdotessa di Atar, ma lady Marigold aveva sempre negato. E in effetti, quando era arrivata a corte, 17 anni prima, era troppo giovane per essere una sacerdotessa. L'unica cosa strana era che da allora non era invecchiata di un giorno. E poi aveva quello sguardo magnetico che pareva leggere nel pensiero, ed i suoi occhi gialli con le pupille dilatate avevano potere ipnotico, come  l’enorme ciondolo di topazio che portava sempre appeso al collo e appoggiato sul petto, tra i seni perfetti. Molti attribuivano a quel gioiello poteri magici.


Alienor era scettica di fronte a questi discorsi.
Superstizioni di cortigiani ignoranti!
Eppure l'eterna giovinezza di Marigold era inquietante, soprattutto perché era una bellezza sprecata, per la fedeltà che la Contessa mostrava a quell'orribile marito che da diciassette anni se ne stava rintanato nel suo nido d'aquile di Gothian, nel ghiaccio eterno dell'Artico.
L'avrà anche sposato per interesse, ma gli è stata fedele. 
Marigold parve averle letto nel pensiero:
<<So cosa vuol dire un matrimonio combinato, ma se tuo padre dovesse costringerti a sposare Elner Eclionner, ti prometto che verrò con te a Lathena e ti aiuterò a impedire la cerimonia, costi quel che costi>>
Alienor sentiva che era sincera, che desiderava veramente impedire quelle nozze, ma non riusciva a capire perché.
Non può essere solo altruismo. C'è dell'altro... ma cosa?
Fissò la Dama Gialla negli occhi, ne sostenne lo sguardo, voleva una risposta:
<<Perché sei disposta a sacrificarti per la mia libertà?>>
La contessa di Gothian sorrise: <<Ti ho cresciuta come se fossi mia figlia. Non ho altro che te nella vita, a parte i doveri verso mio marito. Ma se devo scegliere tra i due, io scelgo te! Sei la figlia che lui non mi ha saputo dare!>>
Sembrava così convincente, così dolce. Ma il Conte Fenrik si sarebbe opposto!
<<Tuo marito non ti darebbe il permesso di accompagnarmi a Lathéna>>
Marigold scosse il capo e le sorrise: 
<<Ho già il suo consenso. Fenrik odia i Lathear. Molti suoi Albini sono caduti, 17 anni fa, a Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di Sangue! E la colpa è della dinastia Eclionner. Lui la vuole vedere estinta!>>
<<E tu cosa vuoi?>>
<<Io voglio solo la tua felicità. Puoi anche non credermi, ma tu sei tutta la mia vita, Alienor!>>
Era così suadente la sua voce, così armoniosa. 
Troppo suadente, troppo... ma sono costretta a fidarmi di lei...
La principessa abbracciò la Dama Gialla, che le trasmise un senso di forza e di calore. Poi, senza dire una parola, si alzò e uscì dalla sua camera.
Marigold la osservò uscire mantenendo uno sguardo soave.
Alienor scese le scale della torre delle dame e poi si diresse verso l'enorme torrione del padre, circondato dalle guardie. 
I gendarmi la salutarono ponendosi sull’attenti. La principessa li ricambiò con un gesto vago.
Salì le scale in silenzio. Ansimava. Sentiva una stanchezza non solo fisica: c’era anche ansia, paura, e rabbia. Ad ogni piano, le guardie le rivolgevano il saluto militare. 
Gesti vuoti… vani…
La chiamavano Altezza Reale, ma lei sapeva bene di essere loro prigioniera. 
Ho visto molti grandi del regno salire queste scale da trionfatori e scenderle in catene...
Ad ogni piano di quella maledetta torre, il malessere di Alienor diventava più opprimente. 
Il re sta in cima alla torre per molti motivi… il potere sta in alto, certo. Ma nel piano più alto fa anche più caldo. 
Alla fine arrivò in cima, stremata. C’erano guardie ovunque, soprattutto davanti alla porta che dello studio privato di Sua Maestà re Kerelik III di Alfarian. 
Bussò, fissando le guardie con noncuranza. Un inserviente, da dentro, aprì la porta di legno di quercia, e la accompagnò fino al cospetto del Re. 
Il sovrano stava seduto su un ampio scranno dipinto con fiori rossi, ed era vestito con abiti sontuosi. La corona teneva ferma la lunga chioma dorata dei suoi capelli.



Re Kerelic era noto per la sua straordinaria bellezza, che aveva trasmesso alla figlia Alienor, tranne le orecchie a punta, una caratteristica tipica degli Alfar, che i Lathear chiamavano Elfi.
Alienor non aveva ereditato quel tratto, e comunque non sapeva che farsene della bellezza, non avendo il permesso di accettare il corteggiamento di uomini che non fossero graditi al re. E in quel momento c’era un solo pretendente che il re era disposto ad accettare come fidanzato di Alienor, e cioè Elner XI, imperatore dei Lathear. 
Quando Alienor si avvicinò alla scrivania di suo padre, il re le fece cenno di sedersi in una poltrona davanti a lui. 
«Mia cara» incominciò, non appena ella si fu seduta «ormai è tempo che noi due parliamo con molta calma e serenità di quello che sarà il tuo futuro» 
La principessa capì subito che non c’era più niente da fare. 
Suo padre proseguì: «Come ben sai le trattative per il tuo fidanzamento con il giovane Imperatore dei Lathear sono arrivate ad un punto decisivo>>
«Ma l’Imperatrice Vedova si oppone!» obiettò Alienor con l'unico argomento serio di cui potesse disporre: <<Non vuole altre Imperatrici a corte!>>
Il re le rise in faccia: «Ah! Questa sua opposizione sarà la sua rovina! C'è una cospirazione in atto contro di lei. Il Senato Imperiale e l'esercito si stanno accordando, forse anche il Clero. Secondo i miei informatori, Ellis potrebbe essere deposta entro poche settimane!» 
Alienor non ne era convinta: «La Vedova Nera è molto potente e astuta, e i suo Servizi Segreti sono diretti da quell'Eunuco terribile...» 
Kerelik si rabbuiò: «Dubiti dei miei informatori, Alienor? La tua insolenza non ha limiti!»
«Come la vostra prepotenza, padre! Avete deciso tutto da solo! Non mi avete consultata!»
Kerelik guardò la figlia con stupore, più che con indignazione,come se avesse detto un’assurdità ridicola: «Nessuna principessa reale è mai stata consultata in merito alle nozze. La nostra dinastia ha sempre seguito questa regola»
Alienor era furente: «Una regola barbara! Una violenza!»
Il re oscillava tra l’incredulità e la rabbia: «Chi ti ha messo in testa queste idee? E' stata quella strega di Marigold, vero?»
Era vero, ma la domanda meritava una risposta migliore: «Forse la cosa vi stupirà, padre, ma io sono capace di avere idee personali, senza che nessuno me le metta in testa!»
Kerelik sospirò: «Alienor, ci sono delle regole che persino i nobili devono rispettare. Anzi, soprattutto i nobili! E in primo luogo la famiglia reale!» 
Lei lo fissò negli occhi: «Se questo è il prezzo, non voglio più privilegi! Diseredatemi, purché sia libera di sposare solo un uomo che amo!»
Il re la fissò con sbigottita incredulità:  «Un uomo che ami? Ma che discorsi sono? Cos’è l’amore? Non troverai mai due persone che siano d’accordo nel definire questa parola! »
Alienor si era immaginata quell'obiezione, e Marigold le aveva suggerito la risposta: «Amore è quando senti che non puoi vivere senza una persona e che soffriresti immensamente se dovessi perderla»
Kerelik fu colpito da questa definizione così semplice eppure così onnicomprensiva. Per un istante parve sul punto di ricredersi su tutta la faccenda. Il suo amore di padre gli diceva che avrebbe sentito terribilmente la mancanza di Alienor!
Cercò di riprendere il filo del discorso: «Ci sono altri valori: l’onore, la gloria, la devozione verso gli dei, la patria e la famiglia!»
Alienor e Marigold avevano previsto anche questa obiezione:«L’onore e la gloria dei nostri antenati grondano sangue! Dovrei essere fiera di discendere da una stirpe di barbari?»
Kerelik sapeva che Alienor aveva ragione. Doveva trovare altri argomenti, qualcosa che facesse breccia sulla sensibilità della figlia: «Se non credi nei valori, Alienor, cerca almeno di credere nella pace! Tu sai bene che l’unica alternativa a questo matrimonio è la guerra. Ellis sta progettando una rivincita contro di noi. Se non la fermiamo adesso, nessuno potrà impedire quel conflitto. Vuoi avere sulla coscienza un'altra Primavera di Sangue?» 
L'obiezione aveva fatto centro: «Questo è un ricatto morale, padre!»
Il re si preparò a giocare il suo asso nella manica: «No Alienor: è il tuo destino!
I sacerdoti di Atar e le sacerdotesse di Aenor, la dea della luce, concordano sul fatto che la Fanciulla Dorata delle Nevi...» 
        Alienor lo interruppe: «E voi credete a queste superstizioni?» 
Kerelik si infuriò: «Non bestemmiare! Nei libri sacri sta scritto che allo scadere del millennio...» 
Per Alienor era troppo: «Lo so! L'ho sentito ripetere un centinaio di volte e non ci credo! Arexatan non era il Figlio del Sole. Sono tutte invenzioni per giustificare l'arbitrarietà del potere della Dinastia Eclionner!>>
Queste parole suscitarono la rabbia di Kerelic: «Tu preferisci dare credito a Marigold, piuttosto che a tuo padre e ai Libri Sacri degli dei! Ma io ti ripeto ancora una volta che...» Non riuscì a terminare la frase perché in quel momento entrò a sorpresa sua moglie, la bellissima regina Alyx.


Marigold l'aveva informata del colloquio, ed ella si era precipitata a sostenere il re:
 «Figlia mia, ascolta tuo padre! Sarai una grande imperatrice, amata dal popolo e stimata dai nobili: tutto quello che Ellis non è mai riuscita ad essere!» 
Alienor non aveva rapporti di confidenza con la regina. Era Marigold che l'aveva allevata. Per Alyx non provava niente: «E questo dovrebbe consolarmi, madre?» 
«Ma certo! La gloria e il potere sono inebrianti. Persino l’amore impallidisce davanti a loro» 
Il re apparve imbarazzato dall’intrusione della moglie, ma non disse nulla. 
Alienor non riuscì a nascondere un’espressione di disgusto. 
Mio padre non ha il coraggio di contraddire la vanità di mia madre!
Si sentì improvvisamente senza argomenti: «Padre, tu non puoi accettare questi discorsi!» 
Kerelic arrossì cercando inutilmente una mediazione: «La nobiltà ha i suoi obblighi, ma è vero anche quello che dice tua madre: tu salirai su un trono più alto del nostro e...» 
«E saprai di avere vinto il gioco più importante» lo interruppe Alyx. 
«Quale gioco?» chiese Alienor.
«L’unico gioco che conta, figlia mia» rispose la regina «il gioco del potere!» 
Alienor scosse il capo: «Madre, io non sono interessata a questo gioco. Il potere attira le personalità patologiche!» 
Kerelic si alzò in piedi, furibondo: «Sei tu ad essere malata! E' il veleno della Dama Gialla! E' lei che ti ha messo contro di me! Ma se ne pentirà. La spedirò a Lathéna a farti da serva, e mi libererò di due insolenti in una volta sola! Partirete domani! Ormai è tutto deciso!» 
Alienor era confusa, ma sapeva che il potere aveva realmente corrotto l'animo dei suoi genitori, per cui si sentì improvvisamente un'estranea nella propria stessa casa.
«Se così stanno le cose, padre, non mi lasciate alcuna scelta. Obbedisco alla volontà degli dei e a quella dal re degli Alfar, e al capo della mia famiglia. Ma ricordatevi che da oggi io non ho più una religione, non ho più una patria e non ho più una famiglia!» 
Detto questo si alzò e se ne andò senza attendere di essere congedata.


(Alienor di Alfarian è interpretata da Emilia Clarke nel ruolo di Daenerys Targaryen.
Marigold di Gothian da Lena Headey, nel ruolo di Cersei Lannister, ne "Il trono di spade", "A game of thrones" per la serie "Le cronache del ghiaccio e del fuoco", "A song of ice and fire")