sabato 8 novembre 2014

Sarcasmo multiplo

















Fantasy art























Tre anelli ai re degli Elfi

Nove agli uomini mortali

Star wars art




















Nel 2017 la terza guerra mondiale: su Youtube la video-profezia





https://www.youtube.com/watch?v=4aIwGA175NU

Siete pronti per la terza guerra mondiale? Lo scenario apocalittico, a metà tra la fantapolitica e cinema hollywoodiano, è delineato da questo video pubblicato su Youtube e già popolare sulle bacheche Facebook di molti amanti del complottismo. Da una parte gli Stati Uniti, l'Europa e il Giappone,, dall'altra la Cina e la Russia. A scatenare il conflitto atomico l'indebolimento dell'Unione europea, il conflitto in Siria, le tensioni in Ucraina e il rafforzamento atomico della Corea del Nord: ecco come potrebbe essere il pianeta tra un paio d'anni...

La profezia dei tre papi



La profezia dei TRE PAPI lasciata dalla Madonna a Garabandal.
Si è avverata una profezia che diceva che sarebbe venuto un Papa vincolato a San Benedetto, il grande evangelizzatore dell’Europa, e si avvera pure la profezia della Madonna a Garabandal sui TRE Papi.
Una conversazione molto importante della mamma Aniceta con Conchita è riportata dal D. Albrecht Weber, nel suo libro “Garabandal – Der Zeigefinger Gottes” (“Garabandal – Il Dito di Dio”). Questo titolo fa riferimento al Segno che Dio lascerà della sua Presenza a Garabandal, nei pini e dopo il Miracolo, segno che durerà per sempre fino alla Fine del mondo. Leggiamo una parte del dialogo: Quando nel paese si seppe la notizia della morte di Papa Giovanni XXIII, le piccole campane della chiesa annunciarono il decesso del Papa con un tono funebre. Conchita si recò in chiesa con sua madre Aniceta e con la Sig.ra Ortiz. Parlavano tra loro: –E’ morto il Papa, disse sua madre.
Rispose Conchita: –Ah, il Papa è morto. Allora restano TRE Papi.
Fin qui, nulla di particolare. Tuttavia, ritornate a casa, Aniceta non si sentiva tranquilla e volle conoscere più profondamente i pensieri di sua figlia, che sembrava riservata in presenza della Sig.ra Ortiz. 
A casa, da sole, temendo un possibile sbaglio di sua figlia, la madre la interroga: –Da dove sai tu che soltanto restano TRE Papi?
Conchita risponde: –Dalla Santissima Vergine. In realtà mi disse che ancora sarebbero venuti QUATTRO Papi, ma Lei no teneva in conto uno di essi.
Dice Aniceta: –Ma allora, perché non tenere in conto UNO?
Risponde Conchita: –Lei non lo ha detto, soltanto mi disse che UNO non lo teneva in conto. Tuttavia mi disse che avrebbe governato la Chiesa per breve tempo.
Alla domanda: –Forse per questo non lo considera?
Conchita dice: –Non lo so.
E sua madre: –E poi che succede? –Lei non lo ha detto.
Fin qui la prima parte del dialogo.
La Madonna dice chiaramente che, dopo Giovanni XXIII, sarebbero stati altri quattro Papi, ma uno di essi non lo calcola. Aniceta non capisce perché e domanda a sua figlia se sarà perché governerà la Chiesa per un tempo molto breve.
La Madonna però non spiega la causa della morte improvvisa di Giovanni Paolo I, né il motivo concreto per cui non lo calcola, mentre indica chiaramente che quello che Lei non tiene in conto è quello che avrebbe regnato poco tempo, cioè, Giovanni Paolo I.
Quindi i quattro Papi, dopo Giovanni XXIII, sono: Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e quello che la Madonna non calcola, quando disse “solo mancano TRE papi”, è Giovanni Paolo I. Perciò si capisce così: Solo mancano TRE papi che governeranno normalmente la Chiesa, poiché Giovanni Paolo I non fece in tempo a realizzare neppure la prima delle grandi riforme che pensava fare.
Questa conversazione la raccontò Conchita a quattro testimoni il pomeriggio del 13 novembre 1965, dopo l’ultima apparizione della Madonna a Garabandal. Conchita, in quella conversazione, raccontò ciò che seppe in una delle Apparizioni della Madonna nel dicembre del 1962, e poi ancora chiarì altre cose, poiché la SS. Vergine le rivelò altri particolari in diverse apparizioni del 1962 e del 1963, specialmente quella dell’8 dicembre 1963, nella quale le parlò di “cose del futuro, che verranno”, e in locuzioni ed estasi degli anni successivi.
Sono frasi di Conchita molto importanti: “Sapevo ciò che sarebbe successo ai Papi, perché la Madonna me lo aveva detto”.
“Sapevo che il papa Giovanni Paolo II non sarebbe morto nell’attentato del 1981”.
Conchita venne a conoscenza di tutto in diverse estasi. 
Più conosciuto è il dialogo nella cucina di Aniceta, scritto dal P. Eusebio García de Pesquera e altri autori. 
Sappiamo che nella cucina di casa sua disse: “mancano TRE papi e poi viene la Fine dei tempi, che NON è la Fine del mondo”.
Benedetto XVI conosce nei particolari le Apparizioni della Madonna a Garabandal, secondo la testimonianza di P. Turner e altri autori, per essere stato il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il cardinale Ratzinger ricevette tutto il dossier della Commissione creata dal Vescovo di Santander, Mons. Juan Antonio del Val, e tutti gli informi del Cardinale Ottaviani, che includono le interviste a Conchita in Vaticano.

La Quarta Era. Capitolo 21. Eldarion, il re che non amava il potere



Eldarion sapeva di non essere un buon re, ma c'era un motivo, apparentemente paradossale, che lo dissuadeva dall'abdicazione.
Ho comunque un pregio che i miei eredi non hanno: io non amo il potere.
Fondamentalmente c'erano tre tipi di persone che cercavano il potere: gli utopisti, che volevano creare una società perfetta; i pragmatici, che avevano un progetto politico concreto da realizzare e infine i sadici, cioè coloro che cercavano il potere fine a se stesso, perché provavano piacere nel dominare gli altri e nel costringerli ad umiliarsi davanti a loro.
Io non appartengo a nessuna delle tre categorie. Sono troppo vecchio per credere nelle utopie, troppo debole per realizzare un progetto e troppo sano di mente per provare piacere nel dominare gli altri. 
Il non essere un utopista e il non essere un sadico erano due pregi che Eldarion sentiva di possedere e in nome dei quali riteneva saggio assolvere il suo dovere di re.
Un utopista al potere o viene abbattuto per la troppa ingenuità o diventa un fanatico spietato, che giustifica qualsiasi cosa in nome di un ideale superiore. "Commetto un'atrocità, ma è per il bene della Causa". Lo sterminio di interi popoli è avvenuto come conseguenza di quel tipo di pensieri.
Tra i suoi nipoti c'erano alcuni utopisti, ma erano giovani e col tempo avrebbero sviluppato una concezione del mondo più disincantata.
Ma tra i suoi parenti più stretti, erano i sadici quelli che avrebbero beneficiato di una sua eventuale abdicazione.
Mio figlio Vardamir, le mie sorelle Ancalime e Vanimelde... userebbero lo scettro come una clava per sfogare le loro frustrazioni o consumare le loro vendette. 
Meglio allora che la corona rimanesse sulla testa di chi ne sentiva tutto il peso.
Mio padre stesso non desiderava il trono, temeva di non essere all'altezza della gravosità del compito. Fu Elrond, alla fine, a convincerlo: "Metti da parte il Ramingo! Diventa ciò per cui sei nato!"




Aragorn Elessar era un valoroso cavaliere e un carismatico condottiero, ma ciò che lo aveva reso anche un grande re era stato il fatto di non aver desiderato il trono, e averlo accettato soltanto come un dovere, una responsabilità che gli derivava dai suoi antenati.
Doveva riparare l'errore di Isildur, e ci riuscì. Per questo la spada di Elendil fu riforgiata. 
Anduril, la Luce dell'Ovest.
Era anche il nome di mia moglie.
In quei giorni la mancanza della sua amata consorte, morta tanto tempo prima, si era fatta sentire in modo sempre più doloroso.
Piove, ma dove tu sei non c'è pioggia, né atmosfera. Piove, perché se non sei, c'è solo la mancanza, e può affogare...

 

In quei momenti gli sembrava che il peso di tutto l'universo gravasse sulle sue spalle.
Sono stanco. Regno da poco più di un mese e sono già stanco. 
I tavoli del suo studio privato erano pieni di pergamene.
Messaggi da leggere, lettere da scrivere, leggi da controllare... se fossi meno coscienzioso firmerei tutto senza neanche dargli un'occhiata, ma questo compito ingrato è toccato a me.
La missiva di Pallando, dai confini meridionali, gli riferiva l'esito delle trattative con gli Haradrim.
Ci chiedono terre e alloggi, e se non glieli diamo pacificamente, se li prenderanno con le armi.
Pallando ha fallito, ma probabilmente l'ha fatto apposta: vuole la guerra, e vuole fare da arbitro.
A fianco c'era un altro messaggio, questa volta di Alatar, che si trovava presso il mare di Rhun.
Gli Esterling sono pronti ad appoggiarci contro gli Haradrim, in cambio chiedono l'intero bottino di guerra. In pratica dovrei autorizzarli a fare razzie in tutto l'Harad.
Ecco: quello era il potere.
Non resta che far torto o patirlo. 



Un'altra lettera, da parte di Aelfwine di Rohan, gli offriva l'aiuto dell'intero esercito dei Mark, sotto la guida di suo fratello Deor.
Non mi fido di Aelfwine e ancor meno di suo fratello.
Deor era rozzo e brutale, tanto quanto Aelfwine era raffinato e languido.
Perché mi sento in colpa verso tutti? Aelfwine non aveva il diritto di pretendere che io... Eppure Ancalime mi aveva messo in guardia: "Ci sono uomini che uccidono le persone che amano, piuttosto che perderle. Distruggono qualunque cosa, se non è loro. E non sono tenuti a morirne".


Vanimelde aveva rincarato la dose: "Ogni uomo uccide ciò che ama: il codardo lo fa con un bacio, il coraggioso con una spada".
Nel caso di Vanimelde esistevano delle cause molto serie per tanta amarezza.
Non sono riuscito a proteggerla da se stessa, dal suo lato oscuro... un maleficio ha avvelenato le menti della mia famiglia e l'unico modo di salvare almeno Silmarien da questa maledizione è stato provocarne la partenza, proprio nel momento in cui avevo più bisogno di lei.
E così era rimasto solo.
Se la solitudine fosse un numero sarebbe l'Uno. Tanti vorrebbero essere il "Numero Uno" e non sanno che l'Uno è il numero più solo che esiste.
Era ormai sera, e il giorno si concludeva senza alcuna decisione.
Dormirò sol, nel manto regal...



Quando la mia giornata è giunta a sera, dormirò sol, sotto la volta nera... sotto la volta nera...
Mentre questi oscuri pensieri lo tormentavano, il suo sguardo cadde improvvisamente sull'anello che aveva al dito.
L'Anello di Barahir, trasmesso di padre in figlio per migliaia di anni. Da quando ho questo anello al dito, tutto mi sembra più difficile, più pesante... eppure questo anello non è mai stato contaminato dal potere di Sauron. Ma potrebbe essere stato colpito successivamente da un maleficio...



Se lo tolse, e gli parve di stare meglio.
Sarà l'unico dei tesori di mio padre che non porterò più. Gli anelli non hanno mai portato fortuna alla Terra di Mezzo, e nemmeno a Gondor e alla mia famiglia. 
Decise di deporlo nell'Avello dove erano sepolti i re di Gondor.
Le statue dei suoi antenati lo osservavano cupe e minacciose nella cripta.
Lesse il messaggio ammonitore scritto sul sarcofago di Elendil, che era stato l'ultimo principe di Andunie, a Numenor, e dopo la caduta di quel glorioso regno, aveva fondato i reami di Arnor e Gondor e ne era stato il primo re.
"Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue salite dalla terra: dimenticate i padri, le loro tombe sprofondano nella cenere..."






Deponendo l'Anello di Barahir vicino alla tomba di Elendil, per la prima volta Eldarion sentì di aver compiuto una scelta autonoma e degna di rispetto.
Nessun sortilegio dovrà offuscare le mie decisioni. Nemmeno l'ombra delle vostre statue, o illustri antenati!



E per la prima volta dopo tanto, tanto tempo, non sentì più il peso della sua coscienza.