lunedì 6 marzo 2023

Vite quasi parallele. Capitolo 193. Il Dono



E di colpo venne il mese di marzo e, senza alcun preavviso, lo zio Lorenzo si materializzò davanti al monolocale del nipote Roberto, a Milano.
C'era di che stupirsi, perché Lorenzo Monterovere, detto "il Filosofo Metafisico" perché sotto certi aspetti ricordava il professor Abraham Van Helsing, era una celebrità, un acclamato scrittore e illustre accademico, docente ordinario di Storia delle Religioni all'Università di Bologna e, segretamente, Iniziato agli Arcani Supremi. Uno come lui aveva troppi impegni per scomodarsi a visitare di persona un nipote problematico che non seguiva mai i suoi consigli.
Se aveva trovato il tempo, allora si trattava di una questione seria.
Roberto aveva aperto senza nemmeno guardare dallo spioncino, perché credeva fosse uno dei suoi compagni del quinto piano del Beatrice d'Este, e invece si trovò faccia a faccia con il Grand'Uomo.
Come al solito, Lorenzo vestiva di viola dalla testa ai piedi, con diverse sfumature che andavano dal lilla all'indaco, tanto che alcuni lo chiamavano "il Vescovo", oppure "il Monsignore", mentre altri, considerandolo un menagramo, toccavano ferro o altri elementi e attributi apotropaici.
Aveva costantemente stampato in faccia lo stesso sorriso beffardo "alla Donald Sutherland" che lo che in un certo senso serviva da contrappeso alla sua voce querula e petulante.
Roberto sospettava che zio Lorenzo fosse gay, ma in realtà non ne aveva alcuna prova: sembrava troppo impegnato nel suo lavoro e nei suoi studi per pensare all'amore o anche solo al sesso.
Era più probabile che fosse asessuale, e che tutta la sua libido fosse sublimata nei libri che scriveva e nella sua missione di Iniziato.
Con la vocetta acuta e petulante dei momenti in cui voleva sembrare allegro, Lorenzo esordì:
<<Caro nipote, vengo in pace e porto doni>>
Roberto ne dubitava:
<<Timeo Danaos et dona ferentis>>
Il sorriso beffardo di Lorenzo si accentuò:
<<Ti sembro forse un cavallo? Avanti, fammi entrare in questo loculo che i tuoi locatori chiamano "monolocale">>
In effetti era uno stanzino molto piccolo, nonostante l'affitto considerevole che pesava sulle finanze dei genitori del giovane forlivese bocconiano pentito.
<<Non sarai un cavallo di Troia, ma potresti essere un vampiro di Transilvania sotto mentite spoglie, ed io, permettendoti di entrare, firmerei la mia condanna a morte>>
Nonostante quelle parole stravaganti, si fece da parte e permise allo zio di entrare.
Lorenzo diede una rapida occhiata allo stanzino e poi si sedette vicino al fornello elettrico.
<<Neanche un monaco di clausura avrebbe una cella così angusta. Ci credo che sei entrato in crisi>>
Roberto, che si era seduto nell'unica altra sedia della stanza, di fianco al tavolo, rimase sorpreso da questo affondo così immediato:
<<Serena esagera sempre!>>
Lorenzo scosse il capo, i cui capelli erano ormai tutti bianchi:
<<Lei non centra. Ho parlato con i tuoi genitori. Sono molto preoccupati>>
Roberto allora decise di essere molto diretto:
<<Hanno le loro buone ragioni: il mio equilibrio psichico era già compromesso negli ultimi due anni del Liceo, per colpa di chi sai bene. E tu non mi sei stato di alcun aiuto in quel periodo, con la tua teoria della Maturità come Prova del Dolore, nucleo del Rito di Passaggio, e tutte le altre tue diavolerie antropologiche ed esoteriche>>
Lorenzo citò una frase già detta da altri:
<<Il dolore è la vanga che serve per preparare il terreno all'Iniziazione ai Misteri. A quel punto diventerai forte e potente al punto da aver paura di te stesso e di ciò che riesci a fare con la sola forza del pensiero>> 
Roberto però non ci credeva.
In fondo, di Lorenzo sapeva così poco.
Lo zio parlava di argomenti generali, ma riguardo a sé era riservato in maniera quasi paranoica e Roberto si chiedeva "Che cos'ha da nascondere?" ed aveva una certa paura di lui, come se fosse un "cattivo maestro" che avrebbe potuto allontanarlo dalla retta via.
E poi Lorenzo era una persona troppo eccentrica, in maniera quasi provocatoria e ad alimentare una certa diffidenza nei suoi confronti c'era anche il modo in cui si presentava.
Tuttavia gli si perdonava tuto, perché Lorenzo era un oratore nato, la cui approfondita cultura spaziava su ogni angolo dello scibile umano, e il suo approccio allo studio storico delle religioni era sia di tipo antropologico, sia di tipo filosofico ed esoterico.
<<Lo studio delle religioni>> diceva sempre nella prima lezione del corso <<non ci serve per conoscere gli dei o la divinità, ma per conoscere gli uomini e l'umanità, e la risposta che danno alle loro paure più profonde, alle loro domande insolute e alla loro esigenza di essere consolati>>
Ufficialmente era agnostico, ma in segreto era un Iniziato agli Arcani Supremi e conosceva molte risposte alle domande esistenziali, e si trattava di verità pericolose, perché, come lui stesso ripeteva sempre:
<<I Misteri delle religioni esoteriche sono tenuti segreti per salvare i profani da una conoscenza che potrebbe sconvolgere e danneggiare tremendamente le loro vite. Bisogna essere molto forti per accettare la verità. Ci sono cose che è meglio non sapere, se si vuole vivere serenamente, perché il frutto proibito della conoscenza del Bene e del Male, può portare la nostra mente alla follia. In questo senso va interpretato il mito del Peccato Originale, come spiegazione dell'origine dei mali. L'uomo è per natura molto curioso, e si annoia facilmente, e così, inappagato dalla monotonia dell'Eden, ne dà per scontati i piaceri e vuole di più. E' questa insaziabilità che ci conduce alla rovina>>
Una volta Roberto aveva obiettato:
<<E allora perché sei voluto diventare un Iniziato? Perché hai ceduto al desiderio di saperne di più e di acquisire poteri speciali? I Misteri potrebbero condurre alla rovina anche te e tutto l'Ordine degli Iniziati>>
Lorenzo aveva sorriso:
<<Esiste una minoranza di Eletti che possono accedere ai Misteri senza rovinarsi. E tu sei tra questi>>
Ricordando tale conversazione, quel giorno di marzo, Roberto decise di mettere subito le carte in tavola:
<<Le linee genetiche da cui discendo non avrebbero mai dovuto convergere. Tutti ipersensibili con tendenze ai disturbi d'ansia, dell'umore o della personalità. Favorire l'unione dei miei genitori è stata una follia, oltre che un atto di prevaricazione. La mia mente era predisposta al dolore.
Oh, certo, la mia psiche avrà anche un sesto senso, ma non ne ho tratto nessun beneficio, anzi, mi ha creato solo problemi. Io sento tutto, ricordo tutto, percepisco ogni cosa in maniera amplificata, e siccome nella vita il dolore è più frequente, soffro di più degli altri, e sto sempre peggio.
Per tutte queste ragioni, per la prima volta, ho iniziato a pensare che non potrò più tollerare la vita, pur persistendo in essa senza validi motivi>>
Lo zio ebbe la premura di apparire costernato:
<<Lo so, ci sono passato anch'io, ma ne è valsa la pena. Presto avrai dei poteri superiori persino ai miei, forse persino a quelli del maestro Albedo. Un giorno potresti diventare il Gran Maestro dell'Ordine, come è sempre stato nelle mie intenzioni, fin da quando ti ho visto nascere.
Devi solo aver fiducia in me: io posso curarti e addestrarti a diventare un potente Iniziato>>
Il nipote aveva rifiutato già una volta quella proposta, nonostante le lezioni che lo zio gli aveva impartito, sebbene spesso a distanza e in pillole molto piccole, ma efficacissime, si fossero dimostrate sin troppo utili. Lorenzo lo chiamava l'Insegnamento Profondo, ossia quello riservato ai Novizi destinati all'Iniziazione agli Arcani Supremi, compresa la Prova del Dolore.
Quel dolore era stato il motivo per cui Roberto aveva interrotto i contatti con lo zio e una delle ragioni che lo aveva spinto ad andare a Milano, a duecento chilometri di distanza da Lorenzo.
<<Vieni a Bologna con me, e diventerai il mio erede>>
Roberto si sentì lacerato:
<< Credo che tu sappia che non sono ancora pronto per lasciare Aurora e tantomeno per "fuggire" da Milano senza aver combinato niente>>
Lo zio non provò nemmeno a negare:
<<Aurora ti sta trascinando lungo la via della depravazione. Lei e le sue amiche, con le loro cattive frequentazioni>>
Roberto passò al contrattacco:
<<Frequentazioni che comprendono Jenny Burke-Roche, la tua allieva prediletta>>
Lorenzo si fece serio:
<<Non è più mia allieva e non è mai stata la prediletta. Lady Jessica era la prediletta: le altre sorelle sono tutte venute male. Jennifer ha tradito la mia fiducia fuggendo a Tokio con quella Ayami Mizuhara, una manipolatrice senza scrupoli. So cos'hanno in mente, e lo sai anche tu>>
Roberto cercò di capire fino a che punto suo zio fosse a conoscenza della situazione:
<<Sì, Ayami ne ha parlato varie volte. La Mizuhara Electronics sta portando avanti un progetto molto ambizioso sulle intelligenze artificiali, uno studio che riprende i risultati ottenuti da Marie-France Tessier. Come ben sai il Consiglio della Tessier-Ashpool Corporation decise di abbandonare quel filone di ricerca, specializzandosi nella biologia genetica, sostenuta da John Ashpool. Sono tutti argomenti su cui io non ho sufficienti competenze, mentre Jenny, essendo nipote di Marie-France e di John, voleva saperne di più, mi sembra normale, no?>>
Lo zio torno al suo sorriso beffardo:
<<Hai detto solo una mezza verità, com'è nel tuo stile. Ma non importa: il progetto di Marie-France era assolutamente impraticabile e non porterà da nessuna parte. Però tu avresti dovuto avvisarmi. Mi hai dato un dispiacere, ragazzo>>
E dal modo in cui lo disse, improvvisamente rauco e cupo, per un attimo gli ricordò don Vito Corleone.
Roberto cercò di aggirare l'ostacolo:
<<Io non sapevo che sarebbe partita per Tokio. E non credo che volesse danneggiare te, anzi, il fatto che sia partita senza dir niente potrebbe essere dovuto alla volontà di non coinvolgerti in qualcosa di potenzialmente pericoloso. Se loro riuscissero a colpire Albedo, lui non potrebbe certo darti la colpa>>
Lorenzo valutò la frase con attenzione:
<<Un'altra mezza verità. Tu sei fatto così. Ed era previsto, anzi, era ciò che volevamo, io e gli altri membri "senior" del Clan. La tua mente sta facendo progressi, ma è ostacolata da un'eccessiva emotività, come al solito. Devi ancora apprendere l'autocontrollo!>>
Roberto non era ottimista al riguardo:
<<Lo vorrei anch'io, ma c'è qualcosa di sbagliato nella mia mente. Qualcosa che esaspera le mie percezioni e quindi anche le mie reazioni. Ammettilo, zio: con me avete fallito, tu e i tuoi Iniziati>>
Lorenzo apparve sorpreso:
<<Fallito? E perché mai?>>
Roberto sentì il bisogno di confessare le proprie paure:
<<Io sono pigro, di una pigrizia patologica. E sono irascibile, proprio come mio padre, e la mia rabbia si manifesta attraverso parole che feriscono più di una coltellata. Ho detto cose imperdonabili e l'unica ragione per cui le mie intemperanze sono tollerate è che credono, e forse hanno ragione, che io sia pazzo, o borderlinead uno stadio di confine tra la nevrosi e la psicosi>>
Lo zio divenne serio:
<<No, tu non sei un borderline. Non sei violento. Tu sai quando fermarti e ti limiti alle parole. Questo è già un buon punto di partenza. Il resto può essere tenuto sotto controllo se accetterai di avermi come maestro. Un addestramento sotto la mia supervisione risolverebbe tutto>>
Roberto si impuntò:
<<E' inutile, puoi dire quel che ti pare, ma io non lascerò Milano e non lascerò Aurora. Ho provato a prendere le distanze da lei e dal suo stile di vita, ma non ci sono riuscito. Non ancora, almeno. Non ho ancora deciso cosa scegliere tra l'amore e la libertà. 
E anche tra il lavoro e la libertà. Ma comunque, riguardo alle altre questioni, specialmente all'università, devo portare a termine ciò che ho incominciato: io non lascio le cose a metà>>
Lorenzo era irritato da tanta testardaggine, ma voleva evitare un diverbio:
<<Ti chiedo solo di riflettere con molta attenzione. Tu qui stai navigando a vista, senza un progetto. Io potrei garantirti una carriera accademica, se tu diventassi mio allievo, a Bologna>>
Roberto ne era molto tentato, ma c'era sempre un'obiezione difficile da smentire:
<<Fintanto che sarai alleato con Albedo, io non potrò essere tuo alleato>>
Lorenzo sbuffò:
<<Sempre la solita storia! Tu credi che il maestro Albedo sia il diavolo, quando invece il suo obiettivo è quello di liberare l'umanità dal dolore! Non è forse la stessa cosa che chiedi tu? Non è forse quello che vorremmo tutti?>>
Ah, com'era forte la tentazione, ma il prezzo era proibitivo:
<<Il benessere dell'umanità è sempre l'alibi dei tiranni, diceva Camus, e non posso dargli torto.
Inoltre, il fine non giustifica i mezzi. So cos'è successo nel laboratorio di John Ashpool nel bunker sotto Villa Straylight. Non vi è bastato quello che ha fatto J-11? O sarebbe meglio dire quello che voi avete fatto a lei?>>



Lo zio aveva messo in conto anche questa obiezione:
<<Non sapevamo niente di ciò che faceva John Ashpool a casa sua! Noi potevamo controllare solo i laboratori della Tessier-Ashpool sotto la supervisione di lady Jessica Burke-Roche. E posso garantirti che lì non sta accadendo niente di male>>
Roberto percepì chiaramente il fatto che quel discorso non era vero:
<<Il mio dono mi suggerisce che stai mentendo>>
Lorenzo sfoderò di nuovo il suo sorriso beffardo:
<<Solo in minima parte. E l'ho fatto apposta per metterti alla prova! Comunque, posso garantirti che non ci sarà un altro caso J-11. I protocolli sono cambiati, non troverai nessun cinismo nella sperimentazione attuale>>
Il nipote rimase scettico:
<<Stai solo giocando con le parole. E in questo gioco sono più bravo io. Un giorno la storia di Eleven sarà raccontata, e il mondo intero saprà. 
Ma non voglio discutere oltre. Io voglio restare fuori da questa storia!>>
Lo zio ridacchiò:
<<Ah, ma tu ci sei dentro fin dalla nascita, anzi, fin dal concepimento! Eri nei nostri piani da prima ancora che i tuoi si conoscessero>>
Roberto si infuriò:
<<Un giorno ve la farò pagare! E le mie minacce non sono mai da prendere alla leggera>>
Lorenzo tornò serio:
<<Questo è vero. E' un altro aspetto del Dono che ti abbiamo dato, ma ancora non lo sai controllare. Sono accadute alcune cose spiacevoli, ad alcuni tuoi nemici. Certo, si è trattato di eventi casuali, senza alcun nesso causale apparente, ma io ho riconosciuto il tuo Dono.
Sei già molto potente, ma ricorda: la potenza è niente senza il controllo!
L'energia psichica esiste, ma bisogna saperla dominare, anche per porvi un argine di tipo etico, perché una punizione decretata ingiustamente torna indietro, ricordatelo!
Le tue percezioni riguardo a ciò che è giusto o sbagliato sono ancora ad uno stadio prematuro e questo ti espone all'enorme pericolo di giudicare le persone in maniera avventata>>
l nipote sapeva che il rischio era reale:
<<Non posso darti torto. Mi vergogno per questi pensieri, soprattutto quando, sempre per un evento fortuito, alcuni di questi desideri si realizzano.
 Ma ti giuro che io non ho fatto niente di concreto! E del resto sono cose del tutto fuori dalla mia portata. Mi vergogno molto, è una cosa sbagliata>>
Lo zio, con voce neutra, commentò:
<<Questo senso di vergogna ti fa onore. Tu sei un "giusto", e la rettitudine è una tua dote preziosa, così come la tua pietà umana. 
Ma se una punizione è giusta, non c'è vergogna nel desiderare che avvenga>>
Roberto però aveva altri dubbi:
<<Come mai tutto questo non è accaduto con i principali colpevoli, quelli che mi hanno fatto più male?>>
Lorenzo tornò al sorriso beffardo:
<<La giusta punizione, per loro, è una sorta di contrappasso dantesco. Dovranno patire quello che loro hanno fatto patire a te. Ma affinché questo accada, occorrono molte coincidenze. 
Vedi, mio caro ragazzo, la maggior parte delle nostre profezie o delle nostre condanne si inseriscono all'interno dell'infinita molteplicità degli avvenimenti.
Ogni mutamento che introduciamo, ha delle conseguenze che vanno studiate con molta attenzione, affinché, nel tentativo di migliorare le cose, non finiamo per innescare una catena di eventi che le peggiora.
Per esempio, ti è mai successo, di recente, di avere intuizioni che si sono rivelate giuste?>>
Il nipote non poteva negarlo:
<<Mi è successo agli esami. Per puro caso succede qualcosa che mi porta a studiare, all'ultimo minuto, argomenti che avevo trascurato o frainteso. E mi vengono chiesti proprio quelli. Se non avessi avuto quell'intuizione, avrei fatto scena muta. Credo che tutto il mio bonus di fortuna si esaurisca in questo modo...>>
Lo zio inarcò le folte sopracciglia grigie:
<<Non è fortuna, lasciamo la fortuna agli incapaci, che ne hanno molto bisogno. 
Il problema è che tutti quei bei voti che hai preso negli ultimi esami ti hanno incoraggiato a rimanere qui a Milano e questo è un male. E' l'eterogenesi dei fini.
Tu credi di aver avuto fortuna, ma in realtà ti sei immesso in un tunnel che ti porterà a un passo dalla morte>>
Roberto sbiancò:
<<Ma cosa stai dicendo?>>
Lorenzo lo fissò severamente:
<<Lo stress dei prossimi anni ti schiaccerà, se resti in questo luogo, a studiare cose che non ti piacciono per ottenere voti che non ti servono. Tu sai che dico il vero, eppure preferisci immolarti al sacrificio, piuttosto che scegliere una ritirata strategica>>
Il nipote fissò a sua volta gli occhi grigi del suo mentore:
<<E' in gioco l'onore dei Monterovere. Non sarò certo io a infangarlo>>









Lo zio non ne era tanto sicuro:
<<Il nostro onore dura fintanto che vale il famoso detto "cose terribili accadono ai nemici dei Monterovere". Credi forse che io elimini i miei nemici tramite dei sicari? 
No... sarebbe fuori persino dalla mia portata>>
Roberto ne era nauseato:
<<Cosa stiamo diventando? Una cosca mafiosa? Non è per questo che io intendo impiegare il dono che ho ricevuto. 
E' un discorso che unisce l'etica alla consapevolezza delle conseguenze indesiderate.
Il mio dono è ancora chiuso in una scatola incartata con tanto di fiocco.
Il non aprirlo potrebbe essere la scelta più fortunata>>
Lorenzo sospirò:
<<Le streghe di Confluentia hanno avuto fin troppa influenza su di te. 
Troppo a lungo sei vissuto nel Maniero Orsini di Casemurate, trascurando le origini patrilineari della tua stirpe.



Se vuoi apprendere i poteri di un Iniziato, devi concludere con me il tuo addestramento>>
Roberto annuì, ma non si arrese:
<<Verrà il momento in cui tornerò da te, ma non subito. Ti prego: non subito. Qui devo terminare ciò che ho cominciato: te l'ho detto, non è una buona abitudine fuggire prima di aver svolto il proprio incarico>>
Lorenzo si incupì:
<<Sei troppo rigido. Devi imparare a scioglierti un po' e ad acquisire flessibilità ed elasticità. Non ha senso incaponirsi per finire un'università che non ti piace. Se vai avanti così rischi di perdere tutto, compresa la vita!>>
Roberto percepì sincerità e rimase di sasso:
<<La vita... spiegati meglio...>>
Lorenzo sapeva che quella era la carta decisiva, che poteva cambiare tutto:
<<Stai abusando di alcuni medicinali, so tutto e non azzardarti a negarlo. Se continuerai di questo passo, nel giro di tre anni sarai morto. Rischi di non vedere il nuovo millennio, di morire prima di tutti i tuoi cari e di tutti i tuoi nemici, facendo disperare i primi e gioire i secondi. E tutto questo per cosa? Per una laurea che non ti insegnerà niente riguardo a ciò che dovrai fare nella vita. Questo non è il tuo mondo, non è il tuo ambiente e tu lo sai meglio di me! Non permettere a una questione di orgoglio di portarti alla tomba!>>
Il nipote sapeva che era tutto tremendamente vero, pur essendoci qualche spiraglio per evitare la catastrofe:
<<Il fatto è che tutti quei discorsi sul sesto senso e gli Iniziati e i loro poteri, insomma, mi sembrano una follia. Forse dovrei affidarmi a uno psichiatra, non a te>>
Lo zio sfoderò il sorriso beffardo alla Donald Sutherland:
<<E' un tuo diritto, ma se gli fai i discorsi che hai fatto a me, ti imbottisce di antipsicotici e litio, e ti fa vivere il resto della tua esistenza come un ebete che vaga nella nebbia pur rimanendo chiuso in casa. E' questo che vuoi? Io ti avverto: se ti intestardisci a rimanere qui, è questa la fine che farai e non ci vuole il sesto senso per capirlo. 
Ma se tu mi ascoltassi e guardassi le cose da un altro punto di vista, allora tutto tornerebbe sotto controllo, senza bisogno di farmaci>>
Roberto non sapeva che dire:
<<Io mediterò su quello che hai detto. Ma credo di poter reggere qui ancora due anni, dopo di che sarò tuo allievo. Prima però devo finire molte cose, non posso fuggire, non è nel mio stile. Io devo portare a compimento ciò che ho iniziato, e non solo riguardo all'università, ma anche alle persone che ho conosciuto.
Per esempio mi piacerebbe sapere che cosa è accaduto a Jenny, e sono certo che tu ne sia a conoscenza>>
Lo zio assunse un'espressione neutra e imperscrutabile:
<<Dopo la permanenza a Tokio, Jenny è tornata nel Regno Unito. Immagino che stia proseguendo i suoi studi in qualche prestigiosa università. La cosa non mi riguarda più. Jessica mi ha chiesto di accogliere un'altra delle sue sorelle, Joanna oppure Joely, perché Jezabel è ancora troppo giovane, anche se dicono sia la più dotata>>
A sentire quel nome il nipote impallidì:
<<Sia Ayami che Jenny mi hanno parlato delle giovani Burke-Roche e tutte e due mi hanno in qualche modo profetizzato che Jezabel, la J-5, potrebbe avere un ruolo nella mia vita, tra molti anni, naturalmente. E la mia impressione è che intendessero un ruolo negativo. Mi hanno come messo in guardia. Tu ne sai qualcosa?>>
Lorenzo per la prima volta apparve imbarazzato:
<<Jezabel era la preferita di suo nonno John Ashpool e questo non è necessariamente un bene. Inoltre pare abbia un carattere piuttosto ribelle. Ma Jessica mi ha detto chiaramente che Jezabel ha delle doti mentali straordinarie, oltre che essere incantevole. 
Inizialmente era Jessica quella che avevamo destinato a te, ma le sue sorelle si sono rivelate via via più idonee ai tuoi gusti e alle tue esigenze. Jezabel sarebbe perfetta, ma non sarà affatto facile convincerla a diventare una dei nostri.
Tu cosa percepisci, sentendo il suo nome? Sento di poter fare affidamento sul dono dei Monterovere, specie sul tuo. Mi interessa... dimmi cosa senti...>>
Roberto chiuse gli occhi e la vide: una ragazza bellissima e nello stesso tempo magica come una fata.
<<Io sono Merlino e lei è la Dama del Lago. Forse realizzeremo la Nuova Camelot, ma poi lei mi imprigionerà nella sua isola, Avalon, ed io sarò suo prigioniero...>>
Lorenzo rimase impressionato da questa precisa metafora:
<<Prigioniero? In che senso?>>
Roberto:
<<Io sono giovane, ma so una cosa che tu non sai, perché non ti è mai interessata, almeno così mi pare. Che cos'è che ci rende prigionieri?
E' l'amore! Gli errori più grandi e più gravi della mia vita li ho fatti per amore di Aurora, ma questo è niente in confronto a ciò che potrebbe causare l'amore per una creatura che voi Iniziati vorreste destinarmi. 
E' l'amore che ci rende prigionieri...>>
Lorenzo a questo punto lo stupì:
<<E' così con Aurora, ma con un'altra potrebbe essere diverso. Potresti trovare maggiore comprensione e maggiore sostegno>>
Il nipote scosse il capo:
<<Sono solo sogni!>>
Lo zio ebbe l'ultima parola:
<<E questa è la tua sola vita! Pensaci bene, prima di decidere cosa farne!>>