venerdì 19 febbraio 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 110. Compagni di merende (immangiabili)


A fine maggio, Felice Porcu entrò in azione. La prima parte del suo piano consisteva nel fingersi amico di Roberto Monterovere al fine di fargli abbassare la guardia e conoscerne i punti deboli.
E così. con grande stupore di tutti, il giovane Porcu in persona invitò a casa sua Roberto "per una merenda".
 All'epoca non era stata ancora coniata l'espressione "compagni di merende", ma in effetti il giovane Porcu aveva una vaga somiglianza con Piero Pacciani.
<<Senti, Roberto>> esordì Felice mettendogli una mano sulla spalla <<Se in passato c'è stata qualche... incomprensione, forse è venuto il momento di metterci una pietra sopra. Hai già conosciuto la mia famiglia in più occasioni, di recente, e i miei genitori avrebbero piacere se uno di questi giorni facessi un salto da noi, per una merenda, che ne dici?>>
Il tono era incredibilmente gentile, fin troppo.
Ma quella era, per dirla con il Padrino "un'offerta che non si può rifiutare". Letteralmente.
<<Ma certo, molto volentieri>>
<<Molto bene, ti farò sapere>>
E così qualche giorno dopo, alle quattro del pomeriggio, Roberto si recò nella Tana del Lupo.
La residenza dei Porcu era una villetta moderna e ben tenuta, senza alcun elemento sinistro che potesse indicare pericoli di qualsiasi sorta.
Quando suonò il campanello, rispose la signora Maria Carolina:
<<Ah, Roberto, sei in perfetto orario, hai proprio "la puntualità dei re">>
Lui non aveva mai saputo che i re fossero puntuali, ma apprezzò la similitudine.
La voce della signora era molto cordiale, e quando venne ad aprire la porta era il ritratto della gentilezza: tutto il contrario di ciò che era stata due mesi prima al compleanno di Aurora.
Col senno di poi, Roberto avrebbe dovuto capire che c'era qualcosa sotto, e ricordare le parole di Laocoonte nell'Eneide: "Timeo Danaos et dona ferentis", con tanto di arcaismo in -is e lettura in metrica. 
<<Vieni, vieni, seguimi in salotto: c'è mio marito che vuole conoscerti>>
Salirono le scale ed entrarono in un soggiorno molto accogliente.
Taddeo Porcu si alzò subito in piedi, con grande sorriso, e tese subito la mano all'ospite, con un entusiasmo che appariva incredibilmente genuino:
<<Ah, carissimo, vieni vieni, accomodati, sono davvero contento che tu sia qui!>>
La sua voce non aveva accento sardo, come Roberto si sarebbe aspettato, ma anzi schiettamente romagnolo.
Il signor Porcu era un uomo di media altezza, calvo, con una pancia considerevole e con un volto dall'espressione apparentemente allegra e cordiale, con gli occhi neri vigili e attenti. 
Sembrava una persona normale, socievole, anzi, persino una brava persona, uno di cui ci si poteva fidare.
E infatti Roberto, nella sua totale ingenuità, si fidò sin dal primo momento di quell'ometto così rassicurante e gioviale, a metà strada tra Francesco Amadori, quello dei polli, e Giovanni Rana, quello dei tortellini.
Al giorno d'oggi, mentre scriviamo, potremmo aggiungere anche una certa somiglianza con l'illustre epidemiologo Massimo Galli.
Il signor Taddeo fece accomodare Roberto nella poltrona degli ospiti di riguardo e annunciò che Felix stava per arrivare: era andato a casa dei nonni materni, che si erano trasferiti da poco in città.
<<Mio padre era sardo, ma io sono nato a Forlì, e mi sento in tutto e per tutto un romagnolo. 
A Forlì conosco quasi tutti e ho sentito tanto parlare di te e della tua famiglia. E finalmente eccoti qui! Mi piacerebbe proprio che tu e Felix diventaste amici, così magari potreste studiare insieme e sono convinto che farebbe bene a entrambi: tu gli fai da guida negli studi e lui ti fa da guida nelle pubbliche relazioni, ti può presentare tanta gente, tante ragazze...>> e gli fece un occhiolino complice.
Roberto non aveva la minima voglia di studiare col giovane Porcu, ma non poteva neanche dire un no secco, per cui si mostrò possibilista:
<<Se Felice è d'accordo, possiamo senz'altro, ogni tanto, ripassare insieme qualche lezione. 
Per quanto riguarda le pubbliche relazioni, però, io sono già impegnato con una ragazza>>
Era curioso di vedere la reazione del signor Porcu di fronte al vero motivo che stava dietro tutte queste grandi manovre.
Taddeo non si scompose.
<<Oh, ma certo! Ma sai come si dice: l'amore è eterno finché dura!  E voi ragazzi siete così giovani che, prima di impegnarsi in qualcosa di serio, magari potreste divertirvi un po'. Potessi avere io ancora diciassette anni!
Mi ricordo, trent'anni fa...>>
E poi incominciò a raccontare uno dei suoi cavalli di battaglia, cioè la Storia della Cilecca, quando durante una serata in un bordello, a causa dell'emozione, "fece cilecca" e per la prima e unica volta nella sua vita la sua virilità non fu all'altezza della situazione, se così si può dire.
Stava ancora descrivendo i particolari, ma si fermò immediatamente quando arrivò la moglie, con un vassoio pieno di frutta:
<<Allora, qui hai un'ampia scelta: c'è il mango, l'avocado, il kiwi, la papaya, la banana... Serviti pure, non fare complimenti, mi raccomando, mangia pure quanto vuoi!>>
Roberto fu colto dal panico.
Era noto a tutti che lui detestava i frutti esotici!
<<Ehm, signora, io sono desolato, ma purtroppo... non so come dirlo, ma il fatto è che io non amo molto i frutti esotici. Anzi, ad essere sinceri, non li mangio proprio>>
Lei lo osservò con aria contrariata:
<<Ah, che strano... neanche la banana?>>
A Roberto venivano i conati di vomito anche solo a sentir nominare le banane.
<<Ehm, temo di no... i miei hanno tentato in tutti i modi di farmi mangiare questo tipo di frutta, ma hanno solo peggiorato la situazione>>
Maria Carolina continuò a fissarlo con i suoi occhi verdi sbarrati, come se avesse davanti un serial killer.
<<Ah, capisco, forse sei abituato alle merende di Villa Orsini, nel Salotto Liberty dove si mangiano bignè, fette di torta e litri di vino. Non so come abbia fatto la tua povera bisnonna Emilia ad arrivare fino a novantotto anni...>>
Prima che Roberto avesse modo di rispondere, intervenne il signor Porcu, con i suoi modi concilianti e paciosi:
<<Ma insomma, Carolina, se ti dice che non gli piacciono, vuol dire che non gli piacciono! Portargli una merenda come si deve, con un tè e dei biscotti, una cosa all'inglese, così si va sul sicuro, dico bene Roberto?>>
Lui annuì:
<<Sì, grazie, signor Porcu... lei è davvero gentilissimo>>
<<Ah, chiamami Taddeo e dammi del tu... qui devi sentirti come a casa tua! Devi perdonare mia moglie, ha un caratterino un po' spigoloso, ma non voleva metterti in imbarazzo. E' stato Felix a suggerire i frutti esotici, forse perché a lui piacciono molto,  vedrai che quando arriva fa fuori tutto in due minuti!>>
E come se fosse stato evocato da una seduta spiritica, ecco che Felice Porcu, detto Felix, fece il suo ingresso nel salotto:
<<Scusate il ritardo, ma il nonno Paride aveva alcune cose da dirmi. Sai che conosceva tuo nonno Ettore?>>
Roberto avrebbe tanto voluto dire cosa pensava realmente Ettore Ricci di quel fanfarone di Paride Tartaglia, ma ovviamente dovette far buon viso a cattivo gioco:
<<Ma certo! Paride e Onofrio erano come dei fratelli per lui!>>
Omise di dire che Ettore detestava i suoi fratelli.
Intervenne nuovamente il signor Taddeo, sfoderando un sorriso a cinquanta denti:
<<Eh, quelli sì che erano tempi! Nelle campagne tutti si conoscevano tra di loro, c'era ospitalità, si beveva il vino a fiumi ed era come se fossero tutti un'unica grande famiglia. Dovremmo prendere esempio da loro. C'era un clima molto fraterno. Mi ricordo, una volta, trent'anni fa...>>
Felice intervenne subito:
<<Babbo non incominciare con i tuoi aneddoti di trent'anni fa se no non ne usciamo vivi. Piuttosto, portami un piatto e delle posate, non vorrai mica che mangi con le mani, come una bestia?>>
Taddeo scattò in piedi, annuì, corse in cucina e poi apparecchio la tavola che stava in mezzo al salotto.
<<Ecco fatto, servitevi pure, ragazzi. Io purtroppo devo stare a dieta, ecco un altro inconveniente dell'età. Perché insomma, parliamoci chiaro, dopo i cinquanta le cose incominciano ad andare a ramengo: si fa cilecca sempre più spesso a letto, e non ci si può nemmeno consolare con una bella mangiata a tavola. Detto tra noi, mi resta solo la speculazione...>>
Pronunciò la parola con una forte cadenza dialettale che la fece suonare come "speculazioune", con un esteso prolungamento della "u" che in teoria non ci sarebbe dovuta essere.
Inoltre, non si capiva che cosa il signor Porcu intendesse esattamente con quel termine, e lui, infatti continuò il discorso.
<<...sì, la speculazione, la filosofia, il ragionare sulle grandi questioni. Perché io non sono mica un semplice ragioniere! Ah, no, ragazzi. Io, trent'anni fa, ho studiato Sociologia a Trento!>>
Allitterazioni a parte, lo disse con lo stesso tono con cui Totò dichiarava di essere uomo di mondo, avendo fatto il militare a Cuneo
Maria Carolina, arrivando con il tè e i biscotti, non era affatto contenta di quel discorso:
<<Dai, Taddeo, non c'è mica tanto da vantarsi di aver studiato in quel covo di comunisti e brigatisti>>
Il signor Porcu non si lasciò abbattere minimamente:
<<Dovete capire, ragazzi miei, che da giovani si fanno tante cazzate, ed è giusto così. All'epoca io avevo ancora tutti i capelli e li portavo lunghi più dei tuoi, Roberto. Eh, chi l'avrebbe mai detto! Ed ero più magro di voi. Mi ricordo, per esempio, trent'anni fa...>>
E partì a razzo con una storia riguardante le sue avventure universitarie, specialmente le feste con le studentesse, l'elogio del libero amore, l'importanza del sesso come "rapporto umano".
Indubbiamente, il signor Taddeo Porcu era buffo, con le sue idee strampalate e soprattutto con i suoi continui riferimenti a cose successe trent'anni prima e divenute semi-leggendarie solo ed esclusivamente in virtù del passare del tempo.
Non sapeva, il nostro Roberto, che un giorno anche lui, trent'anni dopo, sarebbe diventato ancor più ridicolo, nel ricordare eventi come quel pomeriggio bislacco a casa Porcu, cercando di ricostruire l'assurdità del dialogo e l'odore nauseante del mango e della papaya, mentre Felix le divorava avidamente, sbrodolando dappertutto.
In ogni caso, per quanto demenziale potesse apparire quella situazione, Roberto avrebbe dovuto essere più cauto nel parlare, e invece non poté fare a meno di commentare:
<<Lei ha idee molto progressiste, signor Porcu. Pensi che invece Aurora mi aveva detto che lei votava il Movimento Sociale...>>
Taddeo sorrise ancora di più:
<<E tu credi a tutto quello che ti dice lei?>>
Calò il silenzio.
<<Perché non dovrei crederle?>>
I tre membri della famiglia Porcu si guardarono in faccia e sorrisero, con l'aria di chi la sa lunga e conosce segreti imbarazzanti.
Alla fine fu il buon Taddeo a rispondere, col suo eloquio da affabulatore:
<<Ma no, io dicevo così per dire... nel senso che Aurora vive un po' tra le nuvole... non c'è mica niente di male, intendiamoci, anzi, è una brava ragazza... solo che vive in un mondo tutto suo, come se fosse sotto una campana di vetro... 
E' cresciuta come una principessa ed è abituata a un tenore di vita elevato, a un lusso notevole, e quand'è fuori dal suo palazzo prova un misto di paura e ribrezzo per il resto del mondo.
Per fortuna che c'è Felix che la aiuta a tenere i piedi per terra e le fa da guida nella vita reale. 
Io sono molto fiero di quel che Felix ha sempre fatto per lei, e credo che il loro legame sia così forte proprio per questo.
Felix è un ragazzo molto generoso, e Aurora lo sa bene, per questo sono inseparabili, e la forza del loro legame non cambierà mai, per cui se uno vuol far parte della vita di lei, deve necessariamente far parte anche della vita di Felix. 
Ed è una bella cosa, anche per te Roberto: potete diventare una comitiva, se la aiutate a conoscere un  po' di gente per bene, in qualche club per giovani, tipo il Rotaract, il Lions, o cose del genere... chissà che lì non troviate anche voi qualche bella ragazza, eh... ma sempre per un rapporto umano... come è successo a me trent'anni fa quando...>>
A quel punto intervenne Felice:
<<Sì, certo, babbo, abbiamo capito. Be', dai, Roberto, si può fare... perché no? 
Io conosco tanta gente, ti potrei introdurre in molti circoli esclusivi, dove ci sono i figli della gente che conta. Non devi pensare che abbiano dei pregiudizi se uno è figlio di insegnanti e nipote di contadini, non è certo colpa tua, voglio dire. E poi anche mia madre è insegnante, certo mio padre lavora nell'azienda di famiglia, la Tartaglia Idrocarburi, ma questo non significa che loro accettino solo gli imprenditori o i manager o i professionisti, insomma il mondo produttivo...>>


Roberto, che aveva capito fin troppo bene i messaggi impliciti che gli erano stati comunicati e rispose per le rime:
<<Be', io potrei ricambiare introducendoti nei salotti intellettuali, come quello dei miei genitori, i quali non hanno pregiudizi verso le persone non laureate o non colte>>
Ci fu un interminabile attimo di gelo.
Taddeo Porcu, ripresosi dallo sgomento, intervenne subito:
<<Io e mia moglie saremmo felicissimi di poter partecipare ai famosi sabati presso il salotto di Silvia Monterovere>>
Roberto sorrise:
<<Anche i miei ne saranno molto felici. Ma ora devo andare: vi ringrazio per l'ospitalità. Mi avete fatto sentire come uno di famiglia. Ed è una cosa bellissima, considerando che sono sentimentalmente impegnato con Aurora>>
Taddeo Porcu sorrise:
<<E come l'ha presa mio cognato?>>
Roberto si sentì gelare le vene:
<<Non lo so, non credo che lei gliel'abbia ancora detto>>
Taddeo rise:
<<E' sempre la stessa storia! Vedi, Roberto, io ti ho suggerito di conoscere anche altre ragazze, perché devi capire che le infatuazioni di Aurora durano poco. Noi siamo solo preoccupati per te: devi credermi se ti dico che lei non è quella che sembra. Ti parlo con il cuore in mano, come se tu fossi mio figlio: noi vorremmo evitarti una delusione. Ci sono tante altre belle ragazze meno problematiche che farebbero i salti di gioia se tu volessi corteggiarle. Per esempio le ragazze del Rotaract...>>
Roberto inarcò le sopracciglia:
<<Strano, mi pareva di aver capito, dalle parole di Felix, che le professioni dei miei non fossero poi così tanto valutate in quell'ambiente. Ma questo non ha importanza: come ho già detto, sono impegnato e non credo proprio che Aurora sia il tipo di persona che...>>
La signora Maria Carolina intervenne per sviare il discorso:
<<Ma guarda che al Rotaract ti vorranno senz'altro! Ti troverai benissimo se vorrai aderire. 
Anche Aurora è iscritta, per cui avrai molte occasioni in più per conoscerla meglio e per conoscere anche tutti i suoi corteggiatori... e non sono pochi!>>
I suoi occhi verdi erano diventati quasi gialli, come quelli di una tigre.
Roberto si rese conto che non gli stavano offrendo una via d'uscita:
<<Ne parlerò con Aurora>>
Taddeo Porcu, felicissimo, si alzò e lo abbraccio con un slancio tale da apparire un lottatore di sumo.
<<Benissimo! E poi dovremo organizzare una vacanza insieme, per te, Felix, Aurora e altre belle ragazze che sicuramente faranno la fila per correre dietro a uno come te!>>
A Roberto venne da ridere:
<<Non credo proprio, ma parlerò con Aurora anche riguardo alle vacanze estive>>
Poi si affrettò ad uscire da quella gabbia di matti, che avevano comunque ottenuto il loro scopo, e cioè fargli capire che Felix sarebbe sempre stato nel mezzo e che Aurora...
Vogliono farmi credere che Aurora sia diversa da ciò che appare, che non mi ami, che io sia solo uno dei tanti corteggiatori, e nemmeno dei più degni di considerazione. 
Lui non ci voleva credere, ma il dubbio lo tormentava, perché quando lui le aveva detto "ti amo", lei non aveva fatto altrettanto. E poi c'erano delle stranezze, dei segreti, qualcosa che soltanto lei e Felix sapevano. 
Non credo che siano amanti, ma c'è qualcosa che li unisce, qualcosa che forse potrebbe essere peggio ancora dell'incesto. Ma cosa? Triangoli, feticismi, parafilie? In fondo il sadismo è presente nella loro famiglia... ma Aurora è una ragazza gentile e dolce, non farebbe del male neanche a una mosca.
Devo fidarmi di lei. Amarla senza riserve. Solo così sarò degno di essere preso seriamente in considerazione.