giovedì 7 ottobre 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 162. Il Maestro dei Maestri

 

Al cinquantesimo piano della Canary Wharf Tower di Londra, detta anche One Canada Square, a 235 metri di altezza dal suolo, l'aria della City tornava ad essere chiara, quasi cristallina e la coltre di smog che ricopriva le strade della capitale britannica, rimaneva in basso, sotto la cima della torre, dando l'impressione che il grattacielo galleggiasse sopra una nuvola, torreggiando sul mondo intero.
Era una sensazione unica.
Questo era il pensiero di Fernando Maria Albedo y Velasco de Henares, Duca di Alcazar de las Altas Torres, Marchese di Jerez de la Frontera, Conte di Serenno y Salamanca, Visconte di Medina del Campo, Barone de la Cueva, Gran Maestro dei Maestri dell'Ordine degli Iniziati agli Arcani Supremi.
Dal suo privilegiato punto di vista, Albedo osservava con esaltazione il panorama e l'orizzonte, e quasi gli sembrava di volare come un'aquila, al di sopra di tutto.
Aveva da tempo scelto il proprio quartier generale al vertice di quel grattacielo, inaugurato l'anno precedente, e preparato giusto in tempo per accogliere lui,  il nuovo Gran Maestro Venerabile, successore del defunto Francis George Burke-Roche, in un avveniristico ufficio fatto di vetro infrangibile, acciaio e una sottile, ma solidissima architrave di cemento armato.
Tutti e tre gli ultimi piani, sotto la piramide che si trovava al vertice, avevano un vero a proprio appartamento di oltre 500 metri quadrati, con una sala per le riunioni del Consiglio Supremo dell'Ordine e con l'aria condizionata perennemente in funzione.
E poi c'era il suo ufficio personale, imponente, ma arredato secondo uno stile geometrico ed essenziale, proiettato in un futuro di cui il Venerabile già conosceva alcune tendenze.
Il mio "regno" incomincia da qui.





Il Gran Maestro sapeva che durante il suo "regno" sarebbe incominciata una nuova fase, nella storia dell'Ordine e in quella umana.
Ripensò al proprio discorso di insediamento come Gran Maestro dei Maestri nel Consiglio Supremo dell'Ordine.
"La Storia umana è una continua gara fra l'invenzione e la catastrofe, la creazione e la distruzione, il rinnovamento e la conservazione, il progresso e la decadenza, l'azione e la reazione : fino ad ora l'uomo è sempre stato in grado di mantenere un equilibrio tra i primi e le seconde, ma c'è sempre un prezzo da pagare, e qualcuno che è costretto a pagarlo.
Non crediate di essere immuni da questo rischio, nemmeno io lo sono: occorre avere nel contempo coraggio e prudenza.
Il nostro Ordine è la più antica associazione della storia umana proprio perché ha saputo coniugare sempre queste due virtù.
Abbiamo davanti a noi cambiamenti epocali di fronte a cui non possiamo rimanere inerti.
In momenti come questi non basta prevedere il futuro, bisogna crearlo!
Non lasciatevi fermare dallo scetticismo e dal moralismo di certuni, ricordatevi sempre che noi combattiamo "per" qualcosa, non "contro" qualcosa, altrimenti rischierete di fare del nemico la sola giustificazione della vostra esistenza.
Eppure, direte voi, di nemici ne abbiamo comunque, sia tra gli Iniziati che tra i Profani, e su questo ho molto riflettuto negli anni in cui ho preferito mantenere un basso profilo.
Nei momenti in cui le circostanze ci impediscono di agire in maniera diretta, è opportuno nel contempo riflettere e apprendere nuove conoscenze e nuove abilità, ed è ciò che ho fatto"

Era vero, anche se era soltanto una parte della verità, come sempre.
Si erano rese necessarie misure più drastiche, e ce ne sarebbe stato bisogno ancora in futuro.
Gli Iniziati erano a un passo dal realizzare un obiettivo di portata esistenziale, di cui i profani non avevano il minimo sospetto.
Ed era meglio così.
Il vero problema sono gli oppositori, sia interni che esterni all'Ordine.
C'erano due tipi di opposizione che Albedo doveva affrontare.
Da una parte ci sono gli "uomini di poca fede", che ritengono impossibile raggiungere l'obiettivo che mi sono prefissato, e dall'altra parte ci sono i "moralisti", che condannano l'obiettivo in sé.
Erano due categorie molto ostinate e tremendamente convinte di aver ragione.
Pensano che il Programma Genetico sia soltanto una questione di potere. 
Io sto offrendo loro l'eternità, e loro sono capaci soltanto di ridacchiare o farmi la predica.
Io indico la luna e loro guardano il dito.
E questo era peggio di un errore, era una stupidaggine.
I moralisti criticano l'eugenetica in astratto, pur sapendo che il mio obiettivo è migliorare le condizioni di vita dell'intero genere umano.
Omelie su omelie, sermoni su sermoni, divieti su divieti, all'infinito.
Moralisti, scettici e profani: tutti costoro "hanno già ricevuto la loro ricompensa"
Non ci sarà posto per loro nell'Impero Millenario.
Ormai da molto tempo la pensava così e forse la sua esasperazione dipendeva dal fatto che, nella prima parte della sua lunga vita, fosse stato obbligato a conformarsi, almeno in apparenza, ai precetti dei "benpensanti".
Fin da quando era piccolo, Fernando Albedo aveva dimostrato di possedere un notevole intuito, unito al buon senso di non farlo capire agli altri, non mettersi troppo in mostra, non farsi notare, almeno finché si era ancora troppo giovani e inesperti.
All'inizio occorre essere prudenti e nascondere le proprie doti, in modo che gli avversari ti sottovalutino e abbassino la guardia. E' in quel momento che bisogna colpire!
Per questo, per la prima parte della sua esistenza, aveva seguito una massima del tipo "vivi e lascia vivere".
Per quanto la stupidità o la banalità lo irritassero, non le condannava a priori.
Non è una colpa essere persone banali o stupide, anzi, spesso costoro stanno meglio di tutti gli altri. Certo, a volte sono costretto a sopportare la noia della loro compagnia e la nausea dei luoghi comuni che mi propinano, ma chi sono io per giudicare?
Nessun rimprovero, dunque, se non c'è colpa.
La colpa, però, sopravviene quando qualcuno di loro pretende di decidere su questioni che non lo riguardano.
Solo in questo caso scatta, da parte mia, la legittima difesa.
Una difesa non necessariamente violenta, a meno che proprio non gli pestassero continuamente i piedi.
Nonostante appartenesse all'alta aristocrazia, la "nobiltà di spada", Albedo non si era mai sentito un guerriero.
Anzi, se qualcuno credeva di lodare qualche suo antenato dicendo: "era un grande guerriero", Albedo replicava: "La guerra non rende grande nessuno, ai miei occhi".
Il futuro Maestro valutava la grandezza sulla base dell'intelligenza, dell'intuito, dell'esperienza maturata in attività costruttive, non distruttive.
E se lo attaccavano, preferiva usare l'astuzia, più che la forza.
Aveva imparato presto a farlo, perché da piccolo aveva dovuto arginare la personalità dominante e inflessibile di due genitori che sembravano la reincarnazione di Isabella di Castiglia e di Ferdinando d'Aragona, los Reyes Catolicos.




Il Duca Padre era un fanatico della caccia: aveva passato la vita sterminando cervi, erano la sua preda preferita. Ma a volte si accontentava anche se erano cerve o cerbiatti, caprioli, daini.
Se proprio gli andava male toccava ai cinghiali e ai fagiani. Una volta uccise anche un'orsa con tanto di prole, e tutti finirono imbalsamati e messi in mostra nella sala dei trofei, o meglio, degli orrori.
Si mangiava sempre carne, dai Duchi di Alcazar de las Altas Torres, e le facce imbalsamate degli animali di cui si cibavano erano lì sul muro, insieme, chissà, ai loro spiriti assetati di giusta vendetta.
Un discorso a parte era la caccia alla volpe, altra attività prediletta dell'alta aristocrazia: che "grande" soddisfazione doveva dare l'uccidere una piccola creatura terrorizzata, dopo averla sfinita facendola braccare dai cani, resi feroci da un'aristocratica educazione canina e un immacolato pedigree. 
Ah, era proprio un eroe il precedente Duca. Peccato che, per una tragica ironia del destino, morì ucciso, per errore naturalmente, con un precisissimo colpo di fucile che gli disintegrò il cranio, dal suo stesso figlio, obbligato fin dalla più tenera età ad accompagnarlo sempre in quelle eroiche imprese.

Alla polizia che si occupò del caso, Fernando Albedo disse, affranto, che aveva scambiato il padre, appostato in un cespuglio, per un cinghiale, senza offesa nei confronti dei cinghiali, naturalmente.
Tutti gli avevano creduto, e non solo perché erano stati ricoperti di mazzette, ma anche perché il defunto Duca era un personaggio così spregevole che qualunque essere vivente avesse posto fine alla sua miserabile esistenza era, quello sì, un vero eroe.







La Duchessa Madre, donna Ines, così inflessibile da scacciare Joan Crawford, Elisabetta II e l'imperatrice Irene dal podio per il  premio "Mommy dearest" , era una di quelle persone fermissimamente convinte che la vita sia sempre e comunque degna di essere vissuta, e il fatto che lei fosse una donna sana come un toro, era, a sua detta, del tutto irrilevante nel suo giudizio.
Naturalmente rendeva grazie al Signore per la salute che aveva donato a lei e alla sua famiglia.
Per sdebitarsi, oltre a obbligare il figlio a vivere totalmente secondo i propri precetti, si impegnava in cause filantropiche come feste, cene e balli dedicati alla raccolta dei fondi per le persone meno fortunate, purché tali persone se ne stessero lontane dalla sua vista, dal suo udito, dal suo tatto, dal suo olfatto e soprattutto dai suoi pensieri.

Sì, perché lei amava così tanto la bellezza del mondo e della vita, e anche la propria bellezza, da ritenere che nessuno avesse il diritto di rovinarle la giornata mostrandole "l'altra faccia della medaglia", da cui lei distoglieva pervicacemente lo sguardo, perché la vita è meravigliosa e non la si può rovinare pensando a cose brutte, e men che meno vedendole con i propri occhi.
Era così entusiasta di tutto che avrebbe voluto vivere in eterno.
Il Signore la prese alla lettera, anche sul fatto della vita "sempre e comunque degna di essere vissuta", e la fece vivere molto a lungo, fino a 104 anni, di cui però, ad essere sinceri, gli ultimi 52 non furono proprio così belli come erano stati i primi.

Poco dopo la morte del marito, la Duchessa Madre, per riprendersi, praticava con grande impegno uno degli sport preferiti dell'alta aristocrazia, l'equitazione, nella quale eccelleva sin da bambina.
Un giorno, non si sa bene per quali ragioni, il suo cavallo s'imbizzarrì.
Donna Ines fu disarcionata e cadde, ma grazie a Dio non perse la vita.

Purtroppo però perse altre cose, tra cui la vista, l'uso delle gambe e anche l'uso delle braccia.
Chissà cosa ne pensano gli entusiasti della vita e gli integralisti religiosi di una condizione come quella? 
Ci pensano mai, quando impongono la propria morale agli altri? O quando li sottopongono alle loro continue prediche?
Donna Ines, per la prima volta nella sua meravigliosa vita, incominciò a domandarselo.
Ma il Signore non la abbandonò, e infatti la Duchessa Madre poté contare sull'amorevole dedizione di suo figlio, che le fece avere la migliore assistenza medica e infermieristica, scelta tra i più ferventi sostenitori del fatto che anche per un tetraplegico non vedente la vita fosse indiscutibilmente degna di essere vissuta, fino alla sua naturale conclusione, e che fosse un dovere, per lui, vivere in quelle condizioni.

A quel punto però donna Ines non era più così convinta della sua tesi , e a un certo punto, com'era accaduto a Giobbe, anche lei incominciò a dubitare e a maledire. 
Ma nell'ora della disperazione, quando, urlando, implorava che qualcuno la aiutasse porre fine a quell'incubo, e nessun prete o suora riuscisse più a ricordarle quanto fosse bella la vita, c'era sempre suo figlio ad incoraggiarla, dicendole che doveva essere forte e coerente con i propri ideali e con la propria fede.
Quando l'incoraggiamento dei religiosi e del figlio non le bastò più, e lei incominciò a smettere di bere e di mangiare pur di porre fine a quell'incubo, ecco che i medici obiettori di coscienza le fornirono anche la migliore assistenza psicologica e psichiatrica, sollecitati, come sempre, dalla dedizione di Fernando Albedo a quella madre che lo aveva così amorevolmente ossessionato con la sua devozione e le sue prediche su quanto la vita fosse bella e sacra.
E così adesso era suo dovere filiale ricambiare questo favore.

Il potente Duca appoggiò con il massimo impegno la decisione dei medici di aggiungere alla terapia anche i sedativi per renderla mansueta e permettere agli altri di ricordarle quanto la vita fosse meravigliosa.
Ci fu anche una terapia antidepressiva di tutto rispetto, sia a livello farmacologico che psicoterapeutico, ma chissà per quale ragione, donna Ines era sempre più depressa. Ma il figlio, i medici, i preti e le suore non si lasciarono certo sconfortare e continuarono nel loro accanimento terapeutico.
Albedo riuscì a battere persino Carlo V, che tenne segregata sua madre in una torre per 49 anni, pur di sollevarla dalle ansie che il suo ruolo di legittima regina di Castiglia le avrebbe procurato, specie dopo la morte dell'amato sposo.
Ecco, il record di donna Ines, la Duchessa Madre, fu superiore a quello di Giovanna di Castiglia: trascorse 52 anni cieca e immobile su un letto, ma mentalmente lucida, seppur costantemente sedata.
Era assistita, lavata, massaggiata e nutrita grazie all'aiuto caritatevole di suore dotate di indomita e devota perseveranza.
E quando la Duchessa, seppure sedata, riuscì a smettere di mangiare e di bere, pur di porre fine a quello strazio sempre più atroce, Albedo ottenne il ruolo di suo tutore legale e sollecitò il trattamento sanitario obbligatorio, che le fornì idratazione e nutrimento tramite flebo e sondini gastrici o enterici.
E così la situazione si stabilizzò.
Donna Ines si spense, per cause naturali, all'invidiabile età di 104 anni, dimostrando, seppur senza alcuna convinzione, che grazie al supporto e all'amore della famiglia e delle persone devote, la vita era sempre e comunque una cosa meravigliosa. 
Albedo si ripromise di raccontare sempre, a tutti gli entusiasti dell'accanimento terapeutico, la storia di sua madre.

Fernando Albedo aveva così pareggiato i conti con i genitori, e il modo in cui lo fece ci dà la misura non solo di che tipo di persona lui fosse, ma anche di quanto dovessero essere state belle la sua infanzia e adolescenza, con due genitori così altolocati e di così forte personalità.
Ma le menti creative riescono a sopravvivere anche ai peggiori sistemi educativi e pedagogici.
Unico sostegno, in quegli anni, era stato un suo prozio materno, il maestro Diego Velasco de Henares, ufficialmente incaricato di istruirlo sulle questioni dell'araldica e della genealogia.
In realtà, il prozio, dopo averlo incuriosito riguardo alla genetica, gli aveva fatto conoscere, molto gradualmente, il progetto degli Iniziati e gli aveva impartito l'insegnamento profondo, in qualità di Maestro Superiore.
Velasco era stato Presidente della Confraternita del Serpente Rosso per molti anni, e uno strenuo sostenitore del Programma Genetico.






Albedo ricordava perfettamente le parole del suo Maestro:
"Gli Iniziati accedono alle conoscenze esoteriche tramite l'Iniziazione. 
Avranno le prove, tramite una forma particolare di misticismo, di ciò che i loro maestri professano, per esempio del fatto che Paradiso e Inferno sono già qui, in questa vita, su questa Terra, mescolati insieme secondo i due principi fondamentali dell'universo, l'Energia e il Caso. 
Il nostro obiettivo primario è cercare di controllare la prima per difenderci dal secondo"
Un'altra frase del Maestro Velasco gli era rimasta impressa fin dall'inizio:
"E' difficile descrivere l'Iniziazione, e alcune cose fanno parte dei Misteri, ma ti posso anticipare qualche elemento essenziale.
L'Iniziazione non è una prova, ma la conseguenza interiore di una serie di rituali che ricostruiscono determinate situazioni, ma apportano ad esse alcuni cambiamenti personalizzati a seconda del novizio.
Io non amo i cambiamenti, ma devo ammettere che senza di essi una parte della nostra psiche si addormenta, si atrofizza e di rado si risveglia.
Per questo l'Iniziazione è necessaria: il Dormiente deve risvegliarsi"
Quella frase gli aveva aperto una finestra sul Mistero, prima che l'Iniziazione glielo svelasse.
Fin da bambino gli accadeva uno strano fenomeno: il déjà vu.







Non ne aveva mai parlato con nessuno, prima di conoscere il suo Maestro. A lui poteva confidare tutto. Gli aveva confessato che quel fenomeno  gli capitava spesso, troppo spesso  e lui aveva sorriso, tranquillizzandolo:
"Tu hai la Predisposizione a qualcosa che noi chiamiamo memorie ancestrali. I nostri cromosomi trasmettono, insieme al resto, anche tracce di memoria dei genitori naturali, e dei loro antenati.
L'Iniziazione avviene anche tramite un contesto che riproduce eventi che il novizio non potrebbe sapere o ricordare in nessun altro modo.
In quel momento, se il rituale è corretto fin nel minimo dettaglio, nei neuroni cerebrali del soggetto predisposto, un ricordo ancestrale si risveglia, ed è il primo passo, quello che apre la strada agli altri.
Noi Iniziati lo chiamiamo col nome che gli spetta: il Grande Risveglio.
Naturalmente ci sono altri punti di vista, legittimi, ma fuorvianti.
Gli psichiatri, attenendosi a criteri scientifici neopositivistici, parlano di de-personalizzazione e de-realizzazione, tutti sintomi di ciò che viene chiamato disturbo dissociativo.
Non nego l'esistenza di questo disturbo, ma in taluni casi si confondono questi sintomi con qualcosa di molto diverso. Per questo alcuni presunti pazzi sono in realtà dei profeti, a meno che non si voglia considerare l'idea materialistica secondo cui tutti i profeti sono pazzi.
Tu a cosa preferisci credere, Fernando?"
Albedo aveva risposto immediatamente, con tutto il cuore:
"Io crederò soltanto a ciò che potrà essermi dimostrato. Se l'Iniziazione potrà darmi una risposta certa, allora e soltanto allora io ci crederò".
Il Maestro Velasco aveva sorriso, e da quel giorno aveva incominciato ad impartire al pronipote l'insegnamento profondo.
“Avrai queste risposte e vedrai ciò che Kant chiamava "noumeno", la cosa in sé, das Ding an sich.
Il problema è che nulla è immune al nostro sguardo, nemmeno gli dei” 











Era stato l'inizio di una grande epopea.
Mi sono eroicamente offerto come cavia per gli esperimenti più importanti. 
Se John Ashpool avesse avuto il mio stesso coraggio, oggi sarebbe ancora vivo, anche se è meglio non averlo più fra i piedi.
Nessuno poteva eludere la morte, ma esisteva la possibilità di aggirare il problema.
Prima della sua elezione a Gran Maestro non aveva il permesso di divulgare certi discorsi, ma ora le cose erano cambiate, e tutto era pronto per saggiare i risultati ottenuti, senza più bisogno di nascondere tutto.
Il Gran Maestro aveva introdotto quei temi, sempre durante il suo discorso di insediamento.
<<Amici miei, è giunto per noi il tempo di "uscire dalle catacombe".
La nostra emersione dall'incognito sarà molto graduale e circostanziale, ma ci sarà, e sotto certi aspetti incomincia proprio oggi.
Per millenni abbiamo operato dietro le quinte, nell'ombra, fingendo di sottometterci a chi si credeva superiore a noi, poiché nella fase preparatoria di ogni grande disegno, vale un paradosso: "chi si sottomette, domina". E' l'equivalente della dialettica servo/padrone: alla fine il padrone non sa fare più niente senza i suoi servi, e questi ultimi ne prendono atto e diventano i nuovi padroni, e la storia ricomincia. 
Ma questa volta si tratta di una storia nuova, perché sta sorgendo una tecnologia che potrebbe sottomettere davvero l'intera umanità.
Un'invenzione che potrebbe trasformare la prossima generazione in una marea di narcisisti egocentrici ed esibizionisti, di follower inebetiti e di haters persecutori. Una generazione di idioti!




Io l'ho visto nei miei incubi: si chiamerà I-Phone e sarà prodotto dalla Apple.
Il danno che provocherà alle giovani generazioni sarà devastante e irreversibile.
Molti vedono in quest'oggetto la Bestia dell'Apocalisse, il 666, ed io credo che sia molto probabile.
Il suo regno incomincerà tra 15 anni esatti, nel 2007, e la sua capitale sarà San Francisco, e la sua roccaforte avrà come simbolo una mela: c'entrano sempre le mele, quando capita qualcosa di tragicamente epocale.
Le vostre premonizioni avranno colto i  numerosi Segni dei Tempi.
Non possiamo intervenire: peggioreremmo solo la situazione generale, che sfugge al nostro controllo, almeno per ora.
Il nuovo Millennio sarà battezzato col sangue: ho visto torri crollare, città bruciare, guerre, carestie, siccità, alluvioni, terremoti e pestilenze, sia prima che dopo.
Ma non disperate, amici miei! Il nostro Ordine rimarrà saldo e difenderà il genere umano nella sua ora più disperata.
E sappiate anche questo: noi non siamo contro la tecnologia, l'elettronica, l'informatica e le telecomunicazioni: tutto ciò ci serve e ci è utile, semplificando molte cose, per quanto altre purtroppo si complicheranno, come sempre accade nelle rivoluzioni scientifiche e industriali.
Noi siamo contro alcune aberrazioni e abominazioni prodotte dalla tecnologia.
Quando le macchine prenderanno il sopravvento, noi non ci faremo trovare impreparati.
Offriremo qualcosa che soltanto la genetica può offrire, e così l'umanità sarà salva.
Gli automi non preverranno!
La Bestia dalle Sette Teste verrà sconfitta dal nostro Angelo Sterminatore.




Noi opporremo la Genetica contro gli eccessi della Tecnica, la biologia organica del Carbonio, contro l'elettronica inanimata del Silicio.
E così facendo non solo ci salveremo, ma daremo inizio a  una nuova fase dell'evoluzione umana, quella dell'Homo Sapiens Sapiens Sapiens, l'HS3.
Il nostro Programma Eugenetico ha già ottenuto risultati straordinari: ognuno di noi ne è il frutto: a livello fisico abbiamo puntato soprattutto sulla salute e solo in seconda istanza sull'aspetto. Chi è predisposto alla salute, sia fisica che mentale, dà meno importanza ad elementi superficiali come l'aspetto, ma siccome l'occhio vuole la sua parte, abbiamo tenuto conto anche di quel tipo di richieste.
Ma ciò che ci permette di parlare di nuova fase evolutiva umana è il potenziamento delle capacità cognitive, in particolare quelle legate ai quattro talenti che la scienza ufficiale non ritiene possibili e che invece noi abbiamo ottenuto: premonizione, memoria ancestrale, intuizione telepatica ed evocazione.
Tutto questo dovrà essere compatibile con la salute mentale, e su questo stiamo già monitorando alcuni soggetti per capire se il loro equilibrio reggerà, perché in una condizione di scissione tra il dionisiaco, intuitivo principio del piacere e l'apollineo, analitico principio di realtà, la bilancia non deve mai pendere di più da una sola parte.
Guai se uno dei due princìpi prevalesse! L'equilibrio mentale e materiale ne sarebbe completamente distrutto, a volte in maniera irreversibile.





Ma vi è un elemento ancora più ambizioso, di cui oggi mi limiterò a fornire un unico suggerimento, invitandovi a rifletterci sopra e a non divulgare nulla a coloro che non siedono in questo Consiglio o che non hanno raggiunto il grado di Maestro Superiore.
Vi esprimo questo suggerimento in forma di domanda.
Accostando la clonazione umana al risveglio delle memorie ancestrali, che cosa potremmo ottenere?
Ragionateci sopra>>
La risposta poteva anche sembrare ovvia, ma c'erano delle premesse da verificare e con cui fare i conti.
Di tali premesse il Maestro Velasco aveva parlato anni prima ad Albedo, durante l'Insegnamento Profondo.
"L'anima è un Punto di Vista. Quando il corpo muore, il Punto di Vista cambia, passando, senza alcuna memoria, e senza limiti di spazio, alla prima forma di vita animale concepita in quel preciso istante, esatto al nanosecondo e oltre, nelle infinitesimali frazioni del tempo.
Non c'è nessuna giustizia, nessuna ricompensa, nessun riposo: soltanto casualità.
Ma gli Iniziati hanno i mezzi per eludere questo meccanismo insensato, e siamo vicini al raggiungimento dell'obiettivo"
All'epoca si trattava ancora di un progetto utopistico, ma Albedo aveva usato ogni mezzo a sua disposizione affinché tutto fosse pronto, prima che il suo corpo cedesse al decadimento.
Alla base di tutto c'erano quattro elementi: clonazione, sincronizzazione, predisposizione e risveglio delle memorie ancestrali.
Una follia, certo, ma c'è del metodo in questa follia. Un metodo non cruento.
Almeno questo valeva per chi si dimostrava leale.
Tutto dipendeva dall'esito degli esperimenti in corso nella Tessier-Ashpool Corporation, nel laboratorio di genetica, dove Jessica Burke-Roche e le sue sorelle erano contemporaneamente direttrici e cavie.




Gli Eterni, che facevano capo alla Famiglia Reale Britannica e alle varie ramificazioni della dinastia Mountatten-Windsor, usavano un altro metodo, che Albedo giudicava abietto e abominevole, ma il loro voto nel Consiglio era necessario per blindare la maggioranza che lo sosteneva.




E' venuto il momento di chiarire se si è con me o contro di me.
Nelle questioni che riguardano la leadership, viene il momento in cui tutti devono decidere da che parte stare: o si vince o si muore, non esistono vie di mezzo, non quando la posta in palio è così alta.
Dovrò tenere d'occhio i dissidenti, e anche quelli che sembrano d'accordo ma interiormente nutrono dei dubbi. Devo farli sorvegliare tutti, persino i più fidati.
Non sarebbe stato un problema: il suo potere si basava sull'infiltrazione di suoi fedelissimi ovunque.
Mi è costata molto denaro, la creazione di una rete di controllo capillare, ma in fondo, la mia holding finanziaria, la Red Dragon, utilizza i fondi della Confraternita del Serpente Rosso, raccolti nell'arco di secoli, anzi, di millenni.
Per migliaia di anni gli Iniziati avevano custodito in segreto i loro obiettivi di potenziamento ed evoluzione del genere umano.
Un giorno l'umanità ci sarà grata per tutto ciò che abbiamo fatto, e che faremo.