venerdì 11 marzo 2016

L'Europa dei movimenti separatisti



L'indipendentismo è il fenomeno politico caratterizzato dal rivendicare l'indipendenza di un territorio dalla sovranità di uno Stato; spesso si usa anche il termine separatismo o secessionismo.
Un fenomeno pur analogo ma da ritenere distinto, in quanto meno radicale negli scopi e in genere fondato su considerazioni di diversa natura, è l'autonomismo, che si prefigge come scopo l'ottenimento di maggiori poteri nell'amministrazione di una località che rimane comunque sottoposta alla sovranità dello Stato.
È da notare che i fenomeni di indipendentismo spesso si basano sulla rivendicazione del principio di autodeterminazione dei popoli, così com'è riconosciuto nel diritto internazionale, e fondano la legittimità di tali rivendicazioni sulla storicità di una passata indipendenza del territorio o su una specificità culturale del popolo che lo abita. Talvolta si fa ricorso al principio e all'idea dello stato-nazione, rivendicando l'esistenza uno Stato sovrano per una diversa nazionalità del popolo che abita un territorio compreso all'interno di uno Stato che lo contiene.


L'autonomismo è il fenomeno politico caratterizzato dalla rivendicazione, da parte degli abitanti di una data località, ad ottenere maggiore potere decisionale rispetto alla sovranità statale, cui comunque rimane sottoposto il territorio; è anche la tendenza di uno Stato a realizzare il decentramento o l'autonomia amministrativa.
L'ideologia viene spesso correlata col federalismo oppure si riferisce a una forma di auto-governo delle regioni o delle entità amministrative minori rispetto al potere dello Stato centrale. Un fenomeno pur analogo, l'indipendentismo, è da ritenere distinto per volontà politica. Esistono movimenti politici autonomisti che appartengono a più correnti di pensiero.
In Europa la gran parte dei movimenti autonomisti si rifà principalmente a correnti di pensiero centriste, progressiste ed alcuni a venature cristiane od anche etnonazionaliste.
In Italia l'autonomia speciale nasce nel 1946 con la concessione dello Statuto speciale alla Sicilia; nel 1948 viene concessa l'autonomia alla Sardegna, alla Valle d'Aosta ed al Trentino-Alto Adige e, nel 1963, anche al Friuli Venezia Giulia.

Movimenti etnonazionalisti europei


Un murales a favore dell'indipendenza basca nella città di Belfast
Alcuni partiti politici, in Europa e nel mondo, fanno riferimento ad un nuovo concetto di nazionalismo delle minoranze senza stato, aperto alla modernizzazione ed al pluralismo democratico a volte, altre volte come nel caso dell'ETA o del movimento corso chiaramente terroristici. Nel Parlamento Europeo è presente il partito dell'Alleanza Libera Europea (nato nel 1981) che racchiude alcuni tra i più importanti movimenti nazionalisti del continente, che si dichiarano apertamente euroscettici almeno rispetto all'attuale configurazione dell'Unione europoea.
Il più grande movimento nazionalista di matrice indipendentista è il Partito Nazionale Scozzese di natura socialdemocratica, filoeuropeista sino al punto da dichiarare che se nel referendum indetto in UK prevarrà l'uscita dalla UE, esso indirà un secondo referendum per la secessione dal UK e la riadesione alla UE. Altri grandi movimenti etnonazionalisti in Europa sono il moderato Partito Nazionalista BascoInteresse Fiammingo nelle Fiandre, il Partito della Libertà Austriaco (FPÖ) in Austria, il Partito Sardo d'Azione di origini socialdemocratiche, ma anche la Lega Nord, in Italia, che è stata considerata un partito di questo tipo[3][4][5][6][7], anche dallo stesso suo leader Umberto Bossi[8].
Alcuni tratti, che possono accomunare i movimenti etnonazionalisti, ma non necessariamente, sono:
  • la lotta contro lo Stato-Nazione non pura dal punto di vista etnico, da essi considerato di matrice massonica e giacobina, mentre lo stato nazione etnico è il loro obiettivo;
  • la difesa delle identità etnonazionali e delle tradizioni spirituali, culturali, linguistiche e storiche delle comunità, rare volte millenarie più spesso recenti, intese altresì come elementi in grado di evolversi;
  • la battaglia per una maggiore giustizia sociale rispetto ad una globalizzazione omologante;
  • la lotta contro il Megacapitale apolide e l'Alta Finanza internazionale;
L'etnonazionalismo è, dunque, quella corrente di pensiero politico secondo la quale ogni organismo statale dovrebbe avere come soggetto una popolazione il più possibile omogenea dal punto di vista etnico, culturale, linguistico, religioso e, quindi, necessariamente escludente perché l'etnicità costituisce il criterio fondante della Nazione. Lo Stato Etnico è l'unico a cui vengono attribuite, a lunga scadenza, reali prospettive di stabilità proprio per la sua natura omogenea. Precursore del Pensiero Etnonazionalista è l'Idea di Volk, che si sviluppò in Germania un secolo addietro. Nella visione etnonazionalista la mappa geopolitica dell'Europa deve essere ridisegnata, attraverso la nascita di una confederazione europea etnica, costituita da Regioni-Stato, etnicamente omogenee.

Esiste da tempo l'evoluzione di certi partiti nazionalisti verso un'apertura multiculturale e l'integrazione di altre minoranze etniche. Tra questi si segnalano in Europa il Partito Nazionalista Basco (riconducibile ad un centro-destra cattolico), la Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC) e, al di fuori dell'Europa, il Parti Québécois canadese e il Democratic Progressive Party di Taiwan.
Tuttavia altri partiti nazionalisti, considerati più vicini a ideologie della destra radicale (Partito Nazionale BritannicoInteresse Fiammingo, Lega Nord in Italia, etc) continuano ad opporsi ad una trasformazione dello Stato-nazione in senso etnicamente eterogeneo ossia in un tipo di società multirazziale, multietnica, multiculturale, multireligiosa e fondata sullo ius soli, al fine di ridare vita a comunità etnicamente omogenee e fondate sullo ius sanguinis. Il nazionalismo marxista di Batasuna nei Paesi Baschi è stato invece recentemente accusato dalle autorità iberiche di collusioni con il terrorismo dell'ETA.

L'Emilia-Romagna come terra di confine





Espansione celtica in italia

Le principali popolazioni italiche insediatesi in Emilia nei tempi antichi furono quella degli Etruschi, come testimoniato da numerose città da essi fondate, tra le quali Felsina (Bologna),ParmaSpina e quella dei Celti, stanziati anche in numerose altre aree dell'Italia Settentrionale. In Romagna vi sono inizialmente Umbri, Etruschi e forse anche Greci sulla costa. In un secondo momento il territorio corrispondente all'attuale Romagna venne poi conquistato da alcune tribù celtiche provenienti dal nord Europa, tra cui i Lingoni, i Senoni e i Boi (IV secolo a.C.).

E qui si ha la prima grande linea di demarcazione: i Celti a nord dell'Appennino e gli Italici a sud.

Tale demarcazione è rimasta evidente nella diversità dei dialetti, quelli Gallo-italici a Nord e quelli Centro-meridionali al di sotto della linea Rimini-La Spezia o meglio ancora Senigallia-Massa Carrara.



Presto l'Italia sotto il Rubicone sarà unificata dai Romani.
Il territorio celtico preappenninico fa da confine tra la Repubblica Romana e la Gallia Cisalpina, divenuta provincia romana dopo le guerre puniche (i Celti erano alleati dei Cartaginesi).



A partire dal III secolo a.C. i Romani presero possesso del territorio, imponendosi sulle tribù celtiche. Già nel primo periodo della dominazione romana venne costruita, per volontà del console Marco Emilio Lepido, la via Emilia (187 a.C.), da cui oggi la regione prende il nome. Tale arteria viaria fu importante per l'intensificarsi del commercio e sul suo tragitto sorsero fiorenti centri urbani come Mutina (Modena, già di origine etrusca), Placentia (Piacenza), Fidentia (Fidenza) e Regium Lepidi (Reggio Emilia).
A partire dal III secolo a.C. i Romani presero possesso del territorio, imponendosi sulle tribù celtiche. Già nel primo periodo della dominazione romana venne costruita, per volontà del console Marco Emilio Lepido, la via Emilia (187 a.C.), da cui oggi la regione prende il nome. Tale arteria viaria fu importante per l'intensificarsi del commercio e sul suo tragitto sorsero fiorenti centri urbani come Mutina (Modena, già di origine etrusca), Placentia (Piacenza), Fidentia (Fidenza) e Regium Lepidi (Reggio Emilia).
In epoca tardo-repubblicana il fiume Rubicone (oggi in provincia di Forlì-Cesena) venne assunto come punto di riferimento per sancire il confine tra l'Italia e la provincia della Gallia Cisalpina. Importante avvenimento storico che consacrò tale corso d'acqua fu il suo attraversamento da parte di Giulio Cesare e il suo esercito il 10 gennaio del 49, alla fine delle campagne Galliche. Tale evento sancì l'inizio della seconda guerra civile romana. Si tramanda che proprio in quell'occasione il celebre condottiero romano pronunciò la frase, ormai divenuta proverbiale, “Alea iacta est”.
Nel I secolo a.C., in età imperiale, Ottaviano Augusto annesse la Gallia Cisalpina all'Italia e la divise in quattro regioni tra cui l'Emilia, detta anche Gallia Cispadana. Inoltre pose presso Ravenna il principale presidio navale militare dell'Adriatico.


Gallia Cisalpina, suddivisione in province romane

Il confine sud dell'Emilia-Romagna tornò ad essere una frontiera tra entità politiche ostili tra loro quando i Bizantini tentarono di riconquistare l'Italia, che era caduta sotto il controllo degli Ostrogoti.

La guerra gotica (535-553), detta anche guerra greco-gotica, fu un lungo conflitto che contrappose l'Impero bizantino agli Ostrogoti nella contesa di parte dei territori che fino al secolo precedente erano parte dell'Impero romano d'Occidente. La guerra fu il risultato della politica dell'imperatore bizantino Giustiniano I, già messa in atto precedentemente con la riconquista dell'Africa contro i Vandali, mirante a riconquistare all'impero le province italiane e altre regioni limitrofe conquistate da Odoacre prima e dagli Ostrogoti (Goti orientali) di Teodorico il Grande alcuni decenni prima.
Il conflitto ebbe inizio nel 535 con lo sbarco in Sicilia di un esercito bizantino sotto il generale Belisario; risalendo la penisola le forze di Belisario sconfissero delle truppe gote dei re Teodato prima e di Vitige poi, riconquistando molte importanti città tra cui le stesse Roma e Ravenna. L'ascesa al trono goto di Totila ed il richiamo di Belisario a Costantinopoli portarono alla riconquista da parte dei Goti di molte delle posizioni perdute; solo con l'arrivo di una nuova armata sotto il generale Narsete le forze imperiali poterono riprendersi, e dopo la morte in battaglia di Totila e del suo successore Teia la guerra si concluse nel 553 con una completa vittoria per i Bizantini.
La lunga guerra provocò vaste distruzioni alla penisola, spopolando le città ed impoverendo le popolazioni, ulteriormente flagellate da un'epidemia di peste e da una carestia; l'occupazione dell'Italia da parte dei bizantini si rivelò effimera visto che già dal 568 le forze dei Longobardi iniziarono a calare nella penisola, occupandone vasti tratti anche grazie alla debolezza dei difensori.
Il confine tra Goti e Bizantini ispirò il nome Linea Gotica durante l'invasione dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale, che vide la Repubblica Sociale Italiana, sotto occupazione tedesca, fronteggiare il Regno dell'Italia del Sud, sotto occupazione anglo-americana.
La Linea Gotica si attestò proprio al confine meridionale dell'Emilia-Romagna, la quale faceva parte della RSI.
La Linea Gotica nell'agosto 1944. In blu le manovre alleate
Dopo l'invasione longobarda il confine divenne interno: l'Emilia sotto i Longobardi e la Romagna sotto i Bizantini, come centro dell'Esarcato di Ravenna.
Fu proprio allora che le terre sotto il controllo dell'Esarcato vennero chiamate "Romandiola", cioè Piccola Roma, in quanto dipendenti dall'impero romano d'oriente e collegate, tramite la Pentapoli e il corridoio appenninico della Flaminia, al Ducato Romano.
Quando i Longobardi annessero l'Esarcato e minacciarono il Ducato Romano, i Franchi invasero l'Italia del Nord e attribuirono l'Esarcato, la Pentapoli e il Ducato Romano in feudo ai Papa, che già controllava direttamente enormi proprietà, denominate Patrimonio di San Pietro.

Il confine sud dell'Emilia-Romagna tornò ancora una volta ad essere una frontiera durante il periodo napoleonico, quando l'Imperatore dei Francesi fondò la Repubblica Cisalpina.

Repubblica Cisalpina - Mappa

Dopo la fondazione dell'Impero Francese la Repubblica Cisalpina fu trasformata in Regno d'Italia, comprendendo però soltanto le regioni del nord.



Il Regno d'Italia napoleonico fu uno Stato posto sotto il controllo delle forze armate francesi. L'entità politica fu fondata da Napoleone Bonaparte nel 1805, allorquando il generalefrancese si fece incoronare sovrano della previgente Repubblica Italiana. Il Regno, che comprendeva l'Italia centro orientale e buona parte del settentrione e aveva capitale Milano, non sopravvisse alla caduta del suo monarca, e si disciolse nel 1814

Come abbiamo già detto, l'ultima volta che il confine meridionale dell'Emilia-Romagna fece da frontiera tra stati in guerra fra loro fu durante la Repubblica Sociale Italiana, in particolare nella fase in cui la Linea Gotica si stabilizzò tra Pesaro e Massa.





Attualmente il confine sud dell'Emilia-Romagna separa il Nord Italia dal Centro.
La Lega Nord, pur ponendo al centro della Repubblica Padana la Padania propriamente detta, e cioè la Valle del Po, o pianura padana, opta per una concezione estensiva del termine che comprende anche Marche, Umbria e Toscana.





History of the Necktie

The History of Different Neckties - Cool Menswear Infographic on the History of Ties (via Bows-N-Ties):

The History of Neck- and Bowties

If the word “tie” is defined as a piece of clothing accessory that is worn around the neck, then the history of this piece of clothing will date back to the early days of weaving and spinning because scarves have been used for thousands of years to help protect against the cold. When thinking of a tie that is purely decorative rather than functional then the early roots are found in the 17th century in France. During the 30 years war (1618-1648) Croatian mercenaries came to France to support King Louis XIII. The Croats used a piece of cloth to tie the top of their uniforms. King Louis found liking in this type of scarf and adopted it as a mandatory clothing accessory for Royal gatherings after the war was over. To honor the Croats he gave it the name “La Cravate” – a name still used in France today.
These early cravats were purely decorative pieces of cloth that were made from finest and most elaborately decorated fabrics. The looks of these early ties resemble more bowties rather than a modern necktie. The necktie as we know it today is much younger in age and dates back to the late 19th century - after the Four-in-Hand necktie knot had been invented (to learn more about this type of knot please visit our guide onHow to Tie a Necktie). It is said that this modern necktie knot was invented by British horsemen who used this knot to tie a scarf around their neck while holding the reigns of four horses in the other.
Several types of decorative pieces of mens neckwear originated during this time-period such as the bowtie and the ascot. The modern necktie derived from the ascot and became popular around the 1920s. Since then neckties have been worn by men, and although the width of ties has changed depending on current fashion trends, ties are still worn the same way.

The Story of the Ascot Tie

The ascot tie is the forefather of the modern necktie. It is a type of tie that looks like a cross between modern necktie and a silk scarf. Unlike a modern necktie, both ends of the tie have the same width. The tie is also tied much looser than a modern necktie, and the knot is typically secured with a decorative pin. To learn this type of knot please visit our guide on How to Tie an Ascot.
The ascot originated during the later part of the 19th century in Britain. It is named after the exclusive horserace “The Royal Ascot” - an event at which men were required to wear this type of tie in combination with a tailcoat jacket (also known as morning coat). Today ascots are rarely worn but still spotted at very formal events and formal weddings.

The Bolo Tie

The Bolo is a completely different type of neckwear that is mostly associated with Western/ Cowboy wear. The bolo is typically found in Texas or Arizona. It is made of braded pieces of leather that are fastened around the neck with a decorative clasp.
The bolo tie has its roots in the mid 19th century in Arizona. It was invented by silversmith Victor Cedarstaff in the early 1940s. According to the story Mr. Cedarstaff was riding his horse. He got frustrated that the wind kept blowing off his cowboy hat, and worried that he may lose the expensive silver band which decorated his hat, he decided to take it off and wear it around his neck. He liked the look and started making such type of necklaces which shortly after became known as the “bolo tie”.
Over the next few decades the bolo tie gained much popularity, and in 1971 was made the official neckwear for the state of Arizona. Then, in 2007 New Mexico followed suit making the bolo also their official neckwear.

Dubai prima e dopo