giovedì 5 gennaio 2017

Mappa della suddivisione etnica di Siria, Iraq, Turchia e Iran

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Gli aramei moderni, noti come aramaici, siriaci o siri, praticano prevalentemente la religione cristiana e parlano una versione dell'aramaico nota come siriaco. Per adottare i termini genealogici dell'antichità, si potrebbe considerarli come i discendenti di Aram, che era figlio di Sem, o, forse, di Nahor, fratello di Abramo, tramite suo figlio Kemuel, il padre di Aram.
Gli Aramaici sono considerati i veri discendenti degli antichi "siriani". Tuttavia, poiché ormai per "siriani" si intendono i moderni abitanti di lingua araba della Siria (costituenti la maggioranza della popolazione), si preferisce utilizzare il termine "siriaci" o "siri" per designare gli aramei odierni parlanti l'aramaico ("siriaco") e professanti la religione cristiana (i quali ormai in Siria costituiscono una minoranza rappresentante il 10% della popolazione totale). Nell'aramaico-siriaco il termine "siriaco" si traduce con Suryoye/Suryaye/Suroye/Suraye.

Rogue One. La Guida Visuale 8. Droidi.



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Rogue One. Guida Visuale 7. Le armi.

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Rogue One. Guida Visuale 6. I Veicoli



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Rogue One. La Guida Visuale 5. La Death Star o Morte Nera

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La Morte Nera[2] (nella versione originale Death Star) è un'arma di distruzione di massa che compare nella saga cinematografica di fantascienza Guerre stellari.

Nel film Guerre stellari (1977) la Morte Nera è una gigantesca stazione da battaglia spaziale realizzata dall'Impero Galattico allo scopo di rafforzare il suo regime di terrore. La Morte Nera ha le dimensioni di una piccola luna e l'arma principale di cui dispone è un enorme cannone Superlaser in grado di distruggere un pianeta delle dimensioni della Terra in pochi secondi.
La Morte Nera ha l'aspetto di una enorme sfera di colore grigio scuro, con una sorta di cratere nell'emisfero nord, all'interno del quale è ospitata l'arma laser principale. Quest'ultima, come è mostrato in Rogue One (2016), è alimentata dall'energia dei cristalli Kyber, gli stessi cristalli che si trovano all'interno delle spade laser di Jedi e Sith. La superficie è protetta da una fitta maglia di turbolaser e radiofari traenti; queste difese da sole sono in grado di sviluppare un volume di fuoco pari a più della metà dell'intera flotta imperiale.
Poiché la rete di cannoni laser è progettata per colpire navi di medie e grandi dimensioni, la stazione ospita centinaia di squadriglie TIE e numerose altre navi militari e da trasporto.
Il nome italiano si attiene alla memoria storica dell'epidemia pestilenziale del XIII secolo che decimò la popolazione europea, soprannominata appunto Morte nera.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Morte Nera I[modifica | modifica wikitesto]

Nella serie di film di Guerre stellari appaiono complessivamente due stazioni Morte Nera, informalmente chiamate Morte Nera I e Morte Nera II. Le apparizioni della Morte Nera saranno trattate ordinando gli Episodi secondo il tempo del racconto e non secondo la data di distribuzione dei film.
la progettazione della Morte Nera I inizia segretamente durante il complotto per la scalata al potere dell'Imperatore. La Morte Nera I appare per la prima volta nel 22 BBY, in forma di modello olografico, in Episodio II - L'attacco dei cloni, nella base segreta dei Separatisti su Geonosis. I piani sono custoditi dall'Arciduca geonosiano Poggle il Minore, membro dell'Unione Separatista e sovrano dei Geonosiani, responsabili dell'ideazione del progetto prototipale della Morte Nera. Durante l'attaco dei cloni a Geonosis, i piani della stazione da battaglia sono consegnati da Poggle il Minore al Conte Dooku, in procinto di abbandonare il pianeta alla volta di Coruscant per consegnarli a Darth Sidious.
In Episodio III - La vendetta dei Sith (ossia nel 19 BBY) è presente un nuovo riferimento alla Morte Nera: il neoeletto Imperatore Palpatine osserva un ologramma dell'arma. Alla fine del film si assiste invece alla prima apparizione della Morte Nera, in costruzione ma con lo scheletro ben definito, sotto lo sguardo di PalpatineDart Fener e un giovane Wilhuff Tarkin, che contemplano la realizzazione della stazione a bordo di uno Star Destroyer imperiale.
Nell'anno della Battaglia di Yavin, 19 anni dopo il rovesciamento della Repubblica, la prima Morte Nera viene completata e diviene operativa. La Morte Nera, l'Impero ormai saldamente al potere, la corsa per preservare i piani della stessa stazione e la battaglia per la sua distruzione sono elementi centrali della trama di Guerre stellari. Su ordine del Grand Moff Tarkin viene per la prima impiegato tutto il suo potenziale bellico per distruggere, a titolo dimostrativo, il pacifico mondo di Alderaan, pianeta natale della principessa Leila Organa. Grazie alle informazioni sottratte dall'archivio militare su Scariff imperiale dalla squadra ribelle Rogue 1, l'Alleanza organizza un piano d'attacco in grado di sfruttare una falla nel sistema della stazione spaziale, distrutta da Luke Skywalker a bordo del proprio X-Wing.

Morte Nera II

La costruzione della Morte Nera II, più potente della prima, avviene tre anni dopo, nell'orbita attorno la luna boscosa di Endor. Appare in Guerre stellari - Il ritorno dello Jedi (4 ABY). Architettata come trappola per sbaragliare definitivamente l'Alleanza Ribelle in presenza dell'Imperatore, degli sviluppi imprevisti capovolgono le sorti a favore degli stessi Ribelli. Il tiranno soccombe con la distruzione della stazione, più vulnerabile della prima essendo ancora in costruzione.

Morte Nera
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La Morte Nera in Guerre stellari
UniversoGuerre stellari
Profilo
TipoArma di distruzione totale
FazioneImpero Galattico
CostruttoreOrson Krennic
Dati tecnici
ArmamentoSuperlaser (capace di distruggere un pianeta), 15.000 torri turbolaser, 2.500 cannoni laser, 2.500 cannoni ionici, 700 raggi traenti
Difese* Scafo: lega di acciaio quadanio
PrestazioniVelocità: 8 km/s nello spazio reale
Equipaggio265.675 persone, di cui 52.276 artiglieri, 42.782 tecnici navali e 180.216 tra piloti e personale di supporto.[1]
Passeggeriin numero variabile; è in grado di ospitare la Corte Imperiale in caso di necessità
Caricocirca 7.200 caccia TIE e 2.300 Hangar
Lunghezza160 chilometri (diametro)

Base Starkiller

La Base Starkiller aveva la stessa funzione delle "Morti Nere", però era grossa più del doppio, essendo stata anticamente un pianeta (ghiacciato). Riusciva a distruggere più pianeti contemporaneamente. È stata fatta costruire da Kylo Ren come base per il Primo Ordine. Viene distrutta alla fine di Star Wars: Il risveglio della Forza.

Note

  1. ^ Death Star (Expanded Universe), in Star Wars DatabankLucasfilmURL consultato il 9 agosto 2007.
  2. ^ Una prima traduzione italiana, riportata nelle riviste prima dell'uscita del film, nel 1977, e nella prima edizione del romanzo, la chiama Il Pianeta della Morte.

Rogue One. Guida Visuale 4. Il pianeta Jedha



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Jedha is a small desert moon which orbited the planet NaJedha. Located in the Jedha system of the galaxy's Mid Rim, the moon had a cold climate due to its lasting winter. The historical and spiritual significance of Jedha led the moon to become a world of worship for those who believed in the Force, and a holy site for pilgrims who sought spiritual guidance.
Some time before the Battle of Yavin, the Galactic Empire occupied the moon to control its kyber crystal resources that were once used by the Jedi Order as components for their lightsabers. The occupation later provoked an insurgency to oppose the Imperial tyranny, coordinated by the rebel extremist Saw Gerrera. Jedha's heritage and Gerrera's resistance—the aptly named Partisans—led to it being chosen in 0 BBY for a test for the Death Star's superlaser, a superweapon capable of destroying entire planets. Though Director Orson Krennic had planned to destroy the whole moon, Grand Moff Wilhuff Tarkin ordered only the ancient city of NiJedha to be destroyed.

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The ancient world of Jedha was home to one of the first civilizations to explore the nature of the Force and was considered a spiritual home of the Jedi Order, with many scholars believing the moon owes its name to the ancient religion.[1] Some scholars made a case for Jedha as the location of the Jedi Order's first temple, alongside other candidate worlds, such as Ahch-ToCoruscantOssus, and Tython.[9] As well as the Jedi, the Disciples and Guardians of the Whills represented a dominant faith on Jedha.[1] They, along with the Church of the Force,[2] were centered at the Temple of the Kyber, a great temple located in NiJedha. This spiritual history led to Jedha becoming an important location for pilgrims of various faiths, including those of the Brotherhood of the Beatific Countenance, the Clan of the Toribota, and the Central Isopter.[1]
As more of the galaxy was mapped, more direct hyperspace routes were discovered. These new passages made the old, winding routes, such as those connecting with Jedha, obsolete. The once-popular Jedha became an antiquated curiosity rather than a relevant destination, a location for those who desired spiritual guidance, a deeper purpose, or to simply exile themselves from the larger galaxy.[1]

Age of the Empire

"What's with the Destroyer?"
"It's because of your old friend, Saw Gerrera. He's been attacking the cargo shipments."
"What are they bringing in?"
"It's what are they taking out."
―Jyn Erso and Cassian Andor on the Imperial occupation of Jedha[src]








Jedha insurgency
Insurgents battling Imperial forces in the Holy Quarter of NiJedha

Sometime after the fall of the Jedi Order and the Galactic Republic, its successor state—the Galactic Empire—occupied Jedha in order to mine its kyber crystal deposits. Unknown to all but the most high-ranking officials in the Empire, the crystals were being used as components in the construction of an Imperial superlaser capable of destroying entire planets.[1] The Imperial occupation included specialized units, due to its urban landscape and importance to the Death Star project. These units were charged with restricting access to the Temple of the Kyber and protecting kyber crystal mining operations. The streets of Jedha were patrolled by stormtroopersscout troopers with speeder bikescombat assault tanks, and AT-STs. The scout and tank troopers wore lighter armor for better mobility in the urban environment and were specially trained for reconnaissance and urban warfare.[5] However, the occupation did not go unopposed. Under the coordination of Onderonian rebel extremist Saw Gerrera and his Partisans, an insurgency was formed, targeting the Empire's kyber shipments. The increasing violence prompted the Empire to place[3] the Dauntless, an Imperial I-class Star Destroyer,[1] directly over the Holy City.[3]
In 0 BBY,[10] an Imperial defector by the name of Bodhi Rook was captured by Gerrera's rebels, claiming he had a message from Galen Erso, an Imperial scientist who's research helped create the Empire's superweapon. Tasked with retrieving this message, Rebel Alliance soldiers Cassian Andor and Jyn Erso, the daughter of Galen, undertook a mission to Jedha to meet with Gerrera and retrieve the former Imperial pilot's message.[3]








Jedha City destruction
The ejected debris from Jedha City's destruction

Making their way through Jedha City, the pair became involved in a firefight between Imperial and insurrectionist forces but managed to escape. Minutes later, they were captured by Gerrera's insurgents[3]and spent the night trekking through the desert outside the city before reaching a weathered monastery known as the Catacombs of Cadera.[6] At the same time, all Imperial forces on Jedha were ordered to evacuate immediately. Unknown to them, the Empire's colossal, superlaser-equipped battle station, the Death Star, was moving into position above the moon. Though the Death Star project's directorOrson Krennic, intended to destroy the entire moon, Grand Moff Wilhuff Tarkin ordered only the Holy City be destroyed using a single-reactor ignition blast from the station's superlaser. After a short exchange, Gerrera revealed to Jyn the holographic message of her father. As she watched, the Death Star moved into position over NiJedha, eclipsing the sun before firing its emerald beam and completely obliterating the city. The immense explosion caused the surrounding land to crumble, sending swathes of rubble into the air and allowing some to reach escape velocity. Before the blast could reach the Catacombs of Cadera, however, Andor, Jyn and Rook, along with two members Guardians of the Whills named Chirrut Îmwe and Baze Malbus, managed to escape into hyperspace aboard a UT-60D U-wing starfighter/support craft and relay the event to Alliance High Command.[3]
To prevent word getting out about the nature of NiJedha's destruction, the Imperial Senate on the planet Coruscant were informed that the Holy City was destroyed in a mining catastrophe.[3]

Inhabitants









Streets of Jedha
The Imperial occupation of Jedha

"For the Guardians, anyone who's not a pilgrim is intruding on holy ground."
―Cassian Andor on the Guardians of the Whills[src]
The moon of Jedha had a human-dominant population, with many other species being pilgrims from other worlds passing through to bask in Jedha's spiritual heritage. Most of Jedha's 11.3 million inhabitants[1] were centered around elevated settlements on rocky mesas,[2] whose streets were filled with priests, scholars and holy men and women.[11] The natives of Jedha were as a whole a spiritual people and were gracious and tolerant of outsiders who practice peace and respect. After Imperial occupation, prohibitions on trade and commerce lead to the cultivation of a black market, with some cynical entrepreneurs making a profit off the disadvantaged populace. Local merchants would offer Imperial officers goods—both legal and illicit—to ensure they were happy and that their attention was diverted from possible infractions. Transportation of goods to and from Jedha became a lucrative business, with only specially licensed spacers allowed access to the moon's spaceports. The subsequent insurgency made life dangerous for the civilians of Jedha, especially with the rebels preferring guerilla tactics, meaning anywhere could become a warzone instantly.[1]
Jedha was the homeworld of the Imperial-turned-Rebel pilot Bodhi Rook, the warrior monk Chirrut Îmwe and his freelance assassin friend Baze Malbus.[12] Shortly after the destruction of NiJedha, the trio took part in the Battle of Scarif as part of the Rebel squad "Rogue One" and were instrumental in stealing the plans to the Death Star.[3]

Locations









Jedha city
NiJedha, the Holy City of Jedha

Jedha had several settlements across its surface,[2] the most prominent being the ancient Holy City of NiJedha.[1] This large walled city stood atop a large mesa[2] and was a spiritual hub for many faiths. At its edge was the Temple of the Kyber, a towering triangular structure that rose high above the city walls and was held sacred by followers of the Whills[1] and the Church of the Force.[2] Other significant locations in the city included the Holy Quarter, the Path of Judgments, and the Dome of Deliverance.[1]
Located half a day's walk from the city[6] were the Catacombs of Cadera, an ancient monastery[6] that was used to hold the skeletal remains of the dead. During the Imperial occupation of Jedha, Saw Gerrera made the Catacombs the base of operations for his Partisans, naming it the Gut.[1]
Located thousands of kilometers away from NiJedha were the desiccated tablelands, an area consisting of massive, barren mesas.[1]

Behind the scenes

"If you believe in the Jedi and you believe in the Force, it feels like Jedha is somewhere you should visit in your lifetime."
Gareth Edwards[src]
Jedha is a moon that was created and developed for the 2016 film Rogue One: A Star Wars Story. The moon's holy city was inspired by real life holy cities such as Mecca and Jerusalem. The city also has Middle Eastern influences with its narrow market alleyways, desert sands, and Ottoman-inspired architecture.[11] First footage of Jedha was released with the teaser trailer for Rogue One: A Star Wars Story, on April 72016.[13] The moon was fully revealed during the Rogue One panel at Star Wars Celebration Europe 2016, on July 15, 2016.[12] In various sources, Jedha was mistaken for a planet,[12][11] but it was later clarified and Jedha was identified as a moon with the addition of Jedha's Databank entry on the official Star Wars website, on August 10, 2016.[4]
Early concept art for Rogue One used the planet Mimban, before Jedha was settled on.[14]

Appearances


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Wookieepedia has 26 images related to Jedha.

Sources

Notes and references