venerdì 14 gennaio 2022

Vite quasi parallele. Capitolo 176. Sic oculos, sic ille manus, sic ora ferebat.

 





A volte il problema di un piano ben escogitato è che può riuscire troppo bene, ed ogni eccesso, come è ovvio che sia, porta con sé un mare di guai.
La strategia di "riposizionamento" universitario, che Aurora per prima aveva elaborato e messo in pratica, imitata da Roberto, aveva avuto fin troppo successo per entrambi i fidanzati.
Mentre, da un lato, il giovane Monterovere si trovava a dover gestire gli slanci entusiasti e la possessiva ubiquità di Leonardo da Monza, dall'altro lato la giovane Visconti, decisa a rimanere fedele al fidanzato, doveva tenere a bada il corteggiamento di Andrea Vimercati, il re del Posh Club dei finanzieri bocconiani, che le aveva aperto le porte di tutti i "salotti buoni" della upper class milanese e che si aspettava, per tutto questo, un'adeguata riconoscenza.

Per quanto si fidasse della fidanzata, Roberto era comunque un po' geloso, nel vederla sempre in compagnia di un dongiovanni come il Vimercati, che aveva già l'aria del broker in carriera.
In realtà, quasi tutti quelli delle prime file avevano l'aspetto da futuri top manager o chief executive officer.
Loro avevano già il futuro in tasca: carriere vertiginose nelle merchant banks, stipendi da capogiro, potere, prestigio, mogli giovani, bellissime, in adorazione e splendidi bambini dai capelli biondi.
Aurora, a parole, non dava peso a tutto questo, ma era una cosa difficile da credere, considerando la sua indole mondana, accentuatasi dopo il trasferimento a Milano.
Gli studenti del Clefin (corso di laurea in economia finanziaria) erano più standardizzati, nella loro pur impeccabile eleganza da futuri funzionari di banca della City e Andrea Vimercati ne era il prototipo.
Gli studenti del Clep (il corso di laurea in economia politica che radunava gli eccentrici intellettuali bocconiani), erano più raffinati.

Come sappiamo, Roberto si era iscritto al Clep ed era stato accolto, grazie all'amico Leonardo, nella Dark Academia, la confraternita più elitaria e misteriosa dell'università.
Ai suoi membri era permesso quasi tutto.
Tra loro, Roberto era quello che spiccava maggiormente, poiché evocava un tipo umano ben preciso: con i suoi lunghi e morbidi capelli castano scuri, leggermente ondulati, che gli incorniciavano il volto, i grandi occhi neri sognanti da poeta romantico, il viso ancora dolcemente adolescenziale e imberbe, le labbra ancora piene, la pelle morbida ma compatta, l'aria blasé da esteta decadente, il vestiario da dandy vittoriano, dava l'idea di un rampollo ottocentesco catapultato lì da una malfunzionante macchina del tempo.
Per rendere l'idea con una similitudine recente, potremmo dire che si trovava, si parva licet componere magnis, a metà strada, vagamente, tra Ezra Miller nel ruolo di Leon in Madame Bovary e Ben Barnes in quello di Dorian Grey.
Alla sua fidanzata era sempre piaciuto quello stile, e le piaceva ancora, ma le circostanze ormai erano molto cambiate.
Aurora sedeva, radiosa, di fianco a Vimercati, che era indubbiamente un leader, un maschio alpha, come si direbbe oggi, e Roberto, da lontano, la teneva d'occhio, pur cercando di nascondere la gelosia dietro un'espressione imperscrutabile, che gli conferiva una tenebrosa aura di mistero.
Eppure dentro di lui, riferite ad Aurora, risuonavano le parole che Heathcliff rivolgeva a Catherine in Cime tempestose:

"Non lasciarmi in questo abisso dove non ti posso trovare, dove in ogni istante per andare avanti devo ricordare a me stesso di respirare, devo ricordare al mio cuore di battere".

Da fuori non traspariva nulla, ma quella maschera poteva ingannare tutti tranne l'amico Leonardo, che nutriva per lui una inspiegabile venerazione.
Per questo, un giorno d'aprile del 1995, al ristorante, durante la pausa pranzo, nel solito tavolo remoto, lontano da orecchie indiscrete, Leo iniziò la sua requisitoria:
<<Scusa, Robbie, io devo chiedertelo: ti sembra normale che Aurora stia sempre di fianco a Vimercati a lezione e poi esca con lui anche alla sera, pur essendo fidanzata con te?>>
Roberto fingeva di essere tranquillo al riguardo:
<<Vimercati può corteggiarla quanto vuole, tanto non otterrà niente: Aurora è una fortezza inespugnabile. E' lei che si è fatta avanti con me, al Liceo ed è lei che, per qualche oscura ragione, mi ha scelto come fidanzato. Agli altri concede la propria amicizia e compagnia, ma niente di più>>
Leo però insinuava il dubbio:
<<Se una ragazza concede ad un amico la propria compagnia tangibile dalla mattina alla sera inoltrata, a stretto contatto, più volte nell'arco di una settimana, forse potrebbe esserci qualcosa di più>>
Roberto faceva spallucce:
<<Queste sono solo le chiacchiere messe in giro da Fausto Cremonesi, per punirmi perché ho scelto la Dark Academia invece del New Bloomsbury. E anche da Andrea Vimercati, per vantarsi con i suoi lacchè. Io ho piena fiducia in Aurora>>
Leo non capiva:
<<Lei non ti merita. Io non riuscirei a sopportare una situazione di questo tipo>>
Roberto sorrise:
<<Tu puoi permetterti di essere molto esigente, in amore, perché sei spudoratamente bello, di un tipo di bellezza indiscutibile, oggettiva, che prescinde dai gusti. E se lo dico io che sono un maschio etero, seppur di larghe vedute e mentalità aperta, chissà cosa dicono le ragazze...>>

In effetti Leo, come suo fratello Gabriele, aveva quel tipo di bellezza bionda alla Brad Pitt ai tempi di "In mezzo scorre il fiume" e "Vento di passioni".
Ma Leo era molto più giovane, per cui poteva anche ricordare il suo omonimo hollywoodiano, Di Caprio, specialmente in "Poeti dall'inferno", in cui faceva la parte di Rimbaud, mentre nella parte di Verlaine c'era David Thewlis, che anni dopo avrebbe interpretato il ruolo di Remus Lupin nella serie di Harry Potter.
Ma la somiglianza maggiore di Leo era con un attore all'epoca quindicenne e cioè Charlie Hunnam, che qualche anno dopo fu l'attore protagonista di "Nicholas Nickleby" il film tratto dall'omonimo romanzo di Dickens.






<<... ma io, caro Leo, non ho avuto questo privilegio: io sono uno come tanti, né brutto, né bello... niente di particolare, e quindi posso solo baciare la terra dove Aurora cammina>>

Leo non era d'accordo e si lanciò in una lunga sviolinata che poteva sembrare, nel contempo, una clamorosa dichiarazione d'amore o un sottile, velato, ma severo atto d'accusa.
In ogni caso si trattava di un'esagerazione e di un fraintendimento, e dunque non dobbiamo attribuire troppo peso a quelle parole, per quanto icastiche possano essere:
<<Niente di particolare? Questa è falsa modestia che servirà a confondere gli altri, ma non me.
Tu hai fascino, amico mio, il fascino del mistero e del carisma. Ti basta uno sguardo per disarmare qualcuno. Ti basta una parola per demolirlo. Sei elitario, non ti concedi, mantieni le distanze, e più tieni a distanza gli altri, più li attrai. E tutto questo ti viene spontaneo: l'aria perennemente distratta e annoiata di chi ha sempre di meglio da fare, di chi ha già visto tutto, sentito tutto, sperimentato tutto; lo scetticismo del filosofo di fronte alle ingenue o banali convinzioni dell'uomo comune; l'indifferenza di chi non ha bisogno dell'approvazione altrui, perché ti interessa solo piacere a te stesso. Dai l'idea di non aver bisogno di niente e di nessuno, nemmeno di Aurora...
Hai il tuo stile personale e si vede che ne sei maledettamente consapevole e compiaciuto, perché, ti senti bene nei tuoi panni, beatamente appagato come dopo una serie di orgasmi.
Io sarò anche bello, ma se non fossi stato elegante e colto, non mi avresti neanche preso in considerazione. Se mi vestissi in maniera sciatta, mi eviteresti, e forse eviteresti persino Aurora! 
Io e Aurora potremmo sembrare fratelli, in fin dei conti, non ci hai mai pensato?
Ma la nostra è una bellezza convenzionale, mentre tu cerchi una bellezza elitaria, che soddisfi un'infinita serie di requisiti che soltanto tu ritieni essenziali, perché in fondo quel che cerchi è solo la tua stessa immagine riflessaocchi magnetici, mani da pianista, eleganza, portamento...
Sic oculos, sic ille manus, sic ora ferebat>>






















Roberto riconobbe la citazione:
<<Virgilio, Eneide, libro terzo. E' stata inserita in un brano del romanzo Dio di illusioni di Donna Tartt. Ma io preferisco il titolo inglese, The secret history>>
Leo si illuminò:
<<Che romanzo meraviglioso!>>
Roberto annuì vigorosamente:
<<Sì, davvero straordinario, oserei dire un capolavoro. E' il genere di romanzo che non smetteresti mai di leggere, nemmeno se avesse un milione di pagine>>
Leo confermò:
<<Tra i personaggi del romanzo quale preferisci?>>
Roberto prese nota di quella similitudine e proseguì il discorso:
<< Tutti tranne Bunny!
E Camilla sembra Aurora. E' vero, potrebbe sembrare tua sorella.
Ma ho come avuto l'impressione che, nel tuo discorso di prima, tu mi stessi dando dello snob, o sbaglio? No, non cercare di indorare la pillola.
Mi descrivi con parole in cui io fatico a riconoscermi. Non mi sento così elitario come dici.
Ho un profondo senso della giustizia: non approvo i privilegi se sembro elitario è soltanto perché gli altri, a parità di mezzi, preferiscono degradarsi seguendo mode ridicole.
L'aria scettica non va intesa come disprezzo o dissenso aprioristico, bensì come dubbio. 
Non mi sento affatto superiore, anzi, sono sempre severo con me stesso, dichiaro apertamente i miei difetti animato da un sincero desiderio di onestà, perché sono una persona difficile da sopportare. Non è vero che non ho bisogno di nessuno. Vorrei tanto non averne bisogno! 
Sai, forse il motivo per cui Oscar Wilde scrisse "each man kills the things he loves" è perché coloro che noi amiamo ci hanno tolto la libertà più preziosa, quella di non amare altro che noi stessi...

























... comunque non puoi dire che la tua bellezza sia semplicemente convenzionale, questa è falsa modestia, e dal momento che sei molto corteggiato, io mi permetto umilmente di chiederti una cosa, Leo, se ti va di confidarmela: perché rifiuti la corte di tutte le ragazze che ti corrono dietro?Tu sai che non ho pregiudizi moralistici, a me puoi dire tutto>>
Leo, che si aspettava da tempo quella domanda, sorrise:
<<Le rifiuto perché non corrispondono al tipo di ragazza che vorrei al mio fianco. Provo attrazione fisica, per le ragazze, ma non mi innamoro. Non credo nell'esistenza dell'anima gemella.
E stai tranquillo, Robbie, non corri rischi con me, io non sono gay. Le pratiche omosessuali come la fellatio e la sodomia sono  cose che il mio stomaco non reggerebbe, figuriamoci poi altri organi meno nobili. E lo dico senza pregiudizi moralistici>>
Roberto, che era allenato a leggere nella mente altrui, sapeva che quella era solo una mezza verità:
<<Quindi, se ho ben capito non ti sei mai innamorato in vita tua. Com'è possibile?>>
Leo arrossì di nuovo:
<<L'amore è un padrone crudele. Può condurre alla degradazione, ne ho osservato gli effetti sugli altri e ne sono rimasto terrorizzato. L'amore è un vampiro, ma dai vampiri ci si può difendere in maniera molto semplice, rifiutandosi di aprire loro la porta o la finestra>>
Roberto sorrise:
<<Questo tipo di affermazioni piacerebbero molto a mio zio Lorenzo, quello che insegna all'Università di Bologna, ed è un po' simile al Justin del romanzo di Donna Tartt, anche se più onesto nel rispettare le regole del gioco>>
Leo annuì:
<<Lo so, me l'ha detto Gabriele, a cui l'ha detto Aurora, come al solito.
E' strano che tu non sia andato a studiare nella sua facoltà, magari nel suo corso. Il circolo dei "monteroveriani" è una nota fucina di grandi cervelli>>
Roberto sospirò:
<<Be', sai, è una lunga storia e un giorno te la racconterò, ma non è questo il giorno.
Ora vorrei ascoltare, una volta tanto. Dicevi che l'amore è un padrone crudele, ma secondo la mia esperienza può anche dare impreviste ricompense, se lo si serve nella giusta maniera>>
Leo arrossì ancora di più:
<<E quale sarebbe la giusta maniera? A me pare solo un compromesso al ribasso, in cui si valutano i pro e i contro, come se si stesse decidendo di comprare un appartamento un po' malridotto e si pensa: meglio questo che finire sotto un ponte. Tutto qui.
Ho sempre dato più importanza all'amicizia, specie adesso che non seguo più mio fratello. In un certo senso, ho sempre idealizzato Gabriele, volevo essere come lui, ma non ci riuscivo. Alla fine mi sono reso conto che lui è troppo materialista e ho deciso che le nostre strade si dovevano separare, anche se non drasticamente. Da quel momento, l'unica cosa di cui ho sentito il bisogno è stata un'amicizia sincera, profonda, fraterna, con un interlocutore preparato, intelligente, carismatico. Tu hai tutte queste doti e molte altre, anche non vuoi sentirtelo dire. Per questo non capisco perché dici di essere "niente di particolare">>
Roberto cercò di riflettere:
<<Credo che sia dovuto al fatto che sono perfezionista. Rimanendo sull'aspetto fisico, ho il setto nasale deviato, e anomalie nelle cartilagini. Quando rido si nota di più. E' un naso asimmetrico, e come tu ben sai, io non tollero l'asimmetria>>
Leo era incredulo:
<<Giuro che se non me l'avessi detto, non me ne sarei accorto. Nei maschi non è poi così importante quell'aspetto. Da dove nasce questo tuo perfezionismo?>>
Roberto rise:
<<Aurora dice che la mia fissazione per la simmetria deriva dalla volontà di avere tutto sotto controllo, la quale, a sua volta, deriva dalla paura. E la paura è la più antica delle emozioni>>



































Leo colse l'occasione per riportare il discorso al tema iniziale:
<<E' vero. Ma se fosse questa paura la fonte del tuo perfezionismo, allora tu dovresti temere che Aurora ti tradisca, e invece sembri fin troppo fiducioso in lei>>
Roberto sorrise: 
<<Ho messo la mia vita nelle sue mani, e l'ho fatto perché in tre anni mi ha dato prova di una fedeltà assoluta. Sono assolutamente certo che lei non mi tradirebbe mai, così come io non la tradirò mai>>








In realtà, Roberto, di fiducia, ne aveva molta meno di quanto volesse far credere e la sua gelosia aumentava di giorno in giorno.
A un certo punto, una domenica mattina, decise di affrontare apertamente la questione:
<<Senti Aurora, tu dicevi che Andrea Vimercati era noioso, però poi ti sei iscritta al suo club e hai accettato i suoi inviti a tutti i party mondani e ormai non troviamo più il tempo per stare insieme>>
Lei finse una sicurezza che non aveva più:
<<Non ho cambiato idea su Vimercati, però se mi invita a una serata in cui ho l'occasione di conoscere Armani o Versace, non posso rifiutare come se niente fosse>>
Lui non era convinto:
<<E al funerale di Maurizio Gucci cosa ci sei andata a fare? Volevi conoscere il defunto o la vedova inconsolabile che l'ha fatto ammazzare?>>
Aurora si finse sdegnata:
<<Ma come fai a credere a queste chiacchiere! Patrizia lo amava moltissimo>>
Roberto inarcò le sopracciglia:
<<Ah, non lo metto in dubbio. Lo amava da morire>>
Lei gli fece una smorfia:
<<Sì lei lo amava, nonostante lui vivesse con un'altra e volesse il divorzio. Ma non voglio credere che la gelosia possa arrivare a tanto! Non in una donna. Sono gli uomini che uccidono, le percentuali parlano chiaro>>
Lui inarcò le sopracciglia:
<<Gli uomini uccidono, sì. Le donne invece preferiscono assoldare un killer>>
Lei scosse il capo:
<<La tua ironia è atroce. Comunque al funerale ho conosciuto molte persone che contano. C'era anche Miuccia Prada, che già conoscevo, ma ormai siamo amiche>>
Lui sbuffò:
<<Sì, certo, figuriamoci. Ma poi cosa te ne importa di conoscere quella gente? Mi pareva che tu avessi abbandonato l'idea di lavorare nel mondo della moda>>
Aurora aveva cambiato idea:
<<Se Armani o Versace o Prada mi dovessero fare una proposta di lavoro, non sarei una semplice modella, sarei una top model, un'indossatrice di alto livello internazionale. In una sola stagione potrei guadagnare più di un dirigente in dieci anni, e poi potrei gestire il mio denaro avvalendomi di tutte le competenze acquisite al Clefin, e magari delle informazioni che i miei colleghi clefiniani mi possono fornire>>
Roberto si accigliò:
<<E tu pensi che Vimercati e gli altri "colleghi clefiniani" ti stiano offrendo tutto questo gratis?>>
Lei si mostrò offesa:
<<Stai forse insinuando che io possa concedere me stessa a qualcuno in cambio di qualcosa?>>
Lui scosse il capo:
<<No, il discorso è completamente diverso: non si tratta di concedersi, ma di ricambiare un'attrazione. Io vedo come lo guardi, lui ti piace, è evidente a tutti, me compreso!>>
Aurora si sentì improvvisamente esausta:
<<Cerco solo di essere gentile, non voglio offenderlo con un atteggiamento supponente, ma ti giuro che non ho dato motivo né a lui, né ad altri, di credere che io sia disponibile. Non c'è alcuna attrazione, non potrebbe mai esserci, perché quello che c'è tra noi è qualcosa di unico, di insostituibile>>
Roberto aveva sentito quel discorso migliaia di volte, ma gli sembrava sempre meno convincente:
<<Da parte mia sicuramente, ma c'è una domanda che vorrei farti: se qualcuno dei tuoi "colleghi del Clefin" fosse disposto a soddisfare tutti i tuoi principali desideri, inclusi quelli più segreti, saresti capace di resistergli?>>
Lei sospirò:
<<La tua domanda si basa su ipotesi irreali. E' un periodo ipotetico dell'irrealtà>>
Lui la fissò severamente:
<<Non hai risposto alla mia domanda>>
Aurora ricambiò lo sguardo, con altrettanta severità:
<<La risposta è sì. Sarei capace di resistergli, ma se tu non mi credi, cosa te lo dico a fare?>>
Roberto socchiuse gli occhi:
<<Il fatto è che in pochi mesi sei molto cambiata. A volte io non ti riconosco più. Hai persino iniziato a vestirti da uomo!>>




Lei sorrise:
<<Sì, e il messaggio era molto chiaro: sono più forte io di tutti voi maschi messi insieme!>>
Lui annuì:
<<Su questo hai ragione, ma non c'era bisogno di arrivare a tali estremi per rimarcarlo>>
Aurora rise:
<<Però a te è piaciuto! Quando siamo tornati a casa, eri più eccitato del solito e mi hai donato una delle migliori performance sessuali della tua vita>>
Roberto le concesse un sorriso:
<<E' il solito discorso del "famolo strano" di Verdone... alla fine non sapremo più cosa inventarci>>
Lei si accigliò:
<<Da come mi guardi, durante le lezioni, da lontano, mi sembra che di idee su come farlo strano tu ne abbia ancora parecchie>>
Lui era imbarazzato:
<<Forse, ma la cosa deve rimanere tra noi. Bisogna separare la vita pubblica da quella privata, per proteggerle entrambe>>
Aurora torno seria:
<<Quella legge ha moltissime eccezioni. La nostra vita pubblica è già stata separata e se tu non riesci a concentrarti è colpa della tua gelosia totalmente priva di fondamento!
Smettila di accusarmi! Non me lo merito>>
Roberto rispose con voce bassa e triste:
<<Io vorrei soltanto che tu tornassi com'eri prima che ci trasferissimo a Milano.
Ma forse hai ragione tu, forse io sono troppo legato ai ricordi e tu invece hai così tante prospettive future di fronte alle quali io mi sento così piccolo e così provinciale... no, non provare a negarlo, agli occhi della gente che tu frequenti io non sono niente...>>
Lei si arrabbiò:
<<Un Monterovere che dice questo! Il nipote di Lorenzo Monterovere, di Diana Orsini... credi forse che io abbia dimenticato chi sei?>>
Lui scrollò le spalle:
<<Tu mi parli di cognomi, di parentele... è questo che sono per te? Il nipote di qualcuno, che conta soltanto in quanto nipote?>>
Aurora si offese ancora di più:
<<Io mi riferivo alle tue radici come parte integrante della tua identità. Ma anche tu sei cambiato, sai? Ti senti così moralmente superiore! Sei tu a guardare me dall'alto in basso, a rivolgermi accuse volgari come se fossi una sgualdrina ignorante! A volte penso che sia tu a volermi lasciare, Lorenzo me l'aveva detto, mi aveva avvertito: "Lui è volubile, si innamora facilmente, ma non ama nessuno, tranne i suoi parenti più stretti e i suoi gatti, e tu non rientri in nessuna delle due categorie">>
Roberto si riscosse dal torpore:
<<Che assurdità! Per dimostrare che ti sbagli sul mio conto, ti darò fiducia. Hai ricevuto delle offerte, dai pezzi grossi della moda?>>
Lei lo osservò, incerta se dirglielo o meno:
<<C'è una trafila da seguire. Prima devo fare il book fotografico e trovarmi un agente, poi mi presento per il casting, ma se loro hanno messo una buona parola, si tratta solo di una formalità e alla fine c'è il contratto vero e proprio>>
Lui era perplesso:
<<Ci sono molti truffatori in quell'ambiente, e anche molestatori!>>
Aurora rise:
<<E tu che ne sai?>>
Roberto rispose sinceramente:
<<Me l'ha detto Gabriele>>
Lei alzò gli occhi al cielo:
<<Ah, buono quello! Gabriele attribuisce agli altri i propri difetti! E sta usando suo fratello per seminare zizzania tra noi due>>
Roberto sbottò:
<<Questa poi! Leo mi è amico perché ha trovato in me un interlocutore preparato. Prima seguiva ovunque suo fratello, ma poi si è reso conto che Gabriele è un godereccio e quindi ha cercato altrove un'amicizia fraterna>>
Aurora scosse la testa:
<<Fraterna? Ormai siete gemelli siamesi! Vi chiamano "il Biondo e il Moro"! Per non parlare di quella vostra mania di atteggiarvi a gentlemen dell'Ottocento per tentare di somigliare a personaggi di Dickens!>>













 <<Ma se a te è sempre piaciuto che io mi atteggiassi a gentleman dell'Ottocento?>>
Aurora era sempre più combattiva:
<<Sì, ma quando lo fai con me. Se lo fai con Leo, lo incoraggi...>>
Roberto non capiva:
<<Lo incoraggio a fare cosa?>>
Lei era combattuta tra l'imbarazzo e la gelosia:
<<Ma insomma, non vedi come si comporta? E' chiaramente innamorato di te!>>
Questa volta fu Roberto ad alzare gli occhi al cielo:
<<Che idiozia! Ti ho già detto che lui detesta la sodomia o la fellatio o tutte quelle pratiche sessuali!>>
Aurora rise:
<<Può anche darsi. Ma credo che accetterebbe molto volentieri delle calorose manifestazioni di affetto... oh, certo, niente di male, niente di peccaminoso, però lui è cotto di te, altro che amicizia fraterna! Non dovevi incoraggiarlo!>>
Roberto era scandalizzato:
<<Mi ha detto espressamente che non è gayE comunque io non incoraggio un bel niente! Mi limito ad essere gentile. Leo è molto sensibile, ha un carattere fragile e mia nonna mi ha sempre detto di non respingere le persone fragili, perché potrebbero essere "angeli in difficoltà">>
Aurora rise:
<<Diana è l'unica nonna al mondo che dà consigli del genere ai nipoti! Scommetto che Leo le piacerebbe moltissimo. A lei è sempre piaciuto "épater le bourgeois". 
Ancora una volta devo ammettere che aveva ragione Lorenzo quando mi mise in guardia: "Lui ama sua nonna più di qualunque altra persona al mondo. Nessun'altra donna può competere con lei. E' lei che lo ha plasmato. Quello che dice Diana Orsini è legge. Quindi, mia cara, non illuderti, è lei la protagonista di questa storia, non tu e nessun altro, tranne, naturalmente, i gatti">>
Lui rise suo malgrado:
<<Lorenzo usa le parole per confondere le idee agli altri. E il verbo amare è il più ambiguo di tutti. Avrebbe dovuto dire "vuole bene". E riguardo ai gatti, li venero perché a volte vorrei essere come loro, avere la loro indifferenza. Loro sanno che tutto è semplicemente com'è. Non vale la pena scaldarsi. Loro lo sanno e basta. Sono i salvatori. Più gatti hai, più a lungo vivrai.
Non dare retta a quel che dice mio zio: ci sono persone che prima di parlare dovrebbero contare all'infinito. 
E ci sono due categorie di persone a cui perdono anche offese gravi: quelle di cui mi importa moltissimo e quelle di cui non mi importa niente. E lui non appartiene a nessuna delle due categorie>>
Lei non era d'accordo:
<<Un giorno tornerai da lui. L'ha previsto, lo sa, e in fondo al cuore lo sai anche tu. Se la nostra storia finirà, sarà per colpa tua, non mia. Io non ti tradirò, ma non accetterò altre accuse al riguardo. Se continuerai così, rovinerai tutto!
Non cercare di controllarmi: la mia vita appartiene a me, e a me soltanto!>>
L'aveva detto per ferirlo, ma non ci credeva nemmeno lei.
Dagli occhi di lui scese una lacrima, mentre mormorava :
<<Se anche appartenesse a me, non sarebbe per questo meno tua>>
Detto questo rimase in silenzio, sentendosi stanco e disilluso.
Mi chiedo come siano chiamati gli spazi che separano gli attimi, ma è proprio in questi spazi che il dolore picchia più forte.
Aurora, che gli aveva comunque lasciato l'ultima parola nella discussione, accese la radio, come se aspettasse un giudizio divino, un'ordalia. 
E magicamente partì una canzone dei primi anni Ottanta, dolce nelle parole e nelle note, piena di speranza e nel contempo di nostalgia.

Sapessi amore mio come mi piace
Partire quando Milano dorme ancora
Vederla sonnecchiare
E accorgermi che è bella
Prima che cominci a correre e ad urlare

Gli occhi di Roberto si riempirono di lacrime, e vide che era così anche per quelli di Aurora.
Si guardarono, commossi, come due vecchi sposi che ne hanno passate di tutti i colori, ma sono ancora lì.
Era bastata una canzone per mandare via tutti i fantasmi.
Si abbracciarono e si strinsero, mentre dalla radio Fabio Concato continuava a cantare:

Domenica ti porterò sul lago
Vedrai sarà più dolce dirsi ti amo
Faremo un giro in barca
Possiamo anche pescare
E fingere di essere sul mare...

E che domenica bestiale
La domenica con te
Ogni tanto mangio un fiore
Lo confondo col tuo amore
Com'è bella la natura e com'è
Bello il tuo cuore...