I pomeriggi di studio insieme a Vittoria si trasformarono presto in qualcosa di difficilmente definibile, che, pur mettendo a dura prova il mio segreto innamoramento per lei, appagava il mio desiderio di essere in sua compagnia in maniera molto confidenziale, condividendo cose che due innamorati, sbagliando, non condividerebbero mai. L'attrazione che provavo per lei era molto forte, ma la sua vicinanza fisica e il fatto che lei mi confidasse i suoi segreti, le sue debolezze, le sue paure, mi facevano sentire importante.
Tuttavia non capivo perché si fidasse di me a tal punto da scegliermi come confidente pur non conoscendomi quasi per nulla. Glielo chiesi e lei rispose che io ero una brava persona, il che era vero soltanto a metà, anche se mi guardai bene dal dirle che, per quanto io fossi un uomo pacifico e di parola, una parte di me non poteva fare a meno di vedere con fin troppa chiarezza i difetti degli altri e di esprimerli con parole terribilmente taglienti, quando si arrivava al momento del litigio (e ci si arrivava sempre, perché la pazienza è una virtù che io, purtroppo, non ho mai posseduto).
Lei non mi chiedeva niente, voleva parlare soltanto di se stessa, ed era un segno di egocentrismo e narcisismo, ma io lo tolleravo bene, perché ero molto curioso di sapere tutto su di lei.
Vittoria parlava velocemente, a bassa voce, come in un confessionale, standomi così vicino che potevo sentire il suo alito fresco dal profumo di menta oppure di fragola, a seconda del tipo di gomme che masticava, le stesse che usavo anch'io per manentere la bocca fresca.
In queste lunghe confessioni, a volte ripetitive, mi sembrava che Vittoria stesse girando intorno a una serie di segreti indicibili, che moriva dalla voglia di confessarmi, ma che nel contempo si imponeva di nascondere, per qualche ragione che mi sfuggiva.
Tutti noi abbiamo dei segreti di cui ci vergogniamo, o che abbiamo giurato di non rivelare a nessuno per non nuocere ad altre persone coinvolte in tali eventi, ma i segreti di Vittoria, resi evidenti dalle sue improvvise reticenze che la spingevano a cambiare argomento di colpo, o a rifiutare di rispondere ad una mia domanda di chiarimento, mi facevano pensare che si trattasse di qualcosa di grave.
Certe volte l'eccesso di riservatezza, su alcuni argomenti, porta gli altri a pensar male e a immaginarsi che il motivo di tanto silenzio riguardo ad alcuni elementi, fosse dovuto ad una verità orribile che non si doveva scoperchiare, così come mai si dovrebbe profanare una tomba, non fosse altro che per risparmiarsi macabre e terrificanti visioni.
Vittoria parlava velocemente, a bassa voce, come in un confessionale, standomi così vicino che potevo sentire il suo alito fresco dal profumo di menta oppure di fragola, a seconda del tipo di gomme che masticava, le stesse che usavo anch'io per manentere la bocca fresca.
In queste lunghe confessioni, a volte ripetitive, mi sembrava che Vittoria stesse girando intorno a una serie di segreti indicibili, che moriva dalla voglia di confessarmi, ma che nel contempo si imponeva di nascondere, per qualche ragione che mi sfuggiva.
Tutti noi abbiamo dei segreti di cui ci vergogniamo, o che abbiamo giurato di non rivelare a nessuno per non nuocere ad altre persone coinvolte in tali eventi, ma i segreti di Vittoria, resi evidenti dalle sue improvvise reticenze che la spingevano a cambiare argomento di colpo, o a rifiutare di rispondere ad una mia domanda di chiarimento, mi facevano pensare che si trattasse di qualcosa di grave.
Certe volte l'eccesso di riservatezza, su alcuni argomenti, porta gli altri a pensar male e a immaginarsi che il motivo di tanto silenzio riguardo ad alcuni elementi, fosse dovuto ad una verità orribile che non si doveva scoperchiare, così come mai si dovrebbe profanare una tomba, non fosse altro che per risparmiarsi macabre e terrificanti visioni.
Eppure tra me e lei si era creato un rapporto simile a quello tra una paziente con disturbi dell'umore e uno psicoanalista che deve individuarne l'origine per poter raggiungere un effetto terapeutico.
All'inizio pensavo, ironicamente, a questi segreti a cui Vittoria alludeva senza dirli, come a qualcosa di ingigantito dal vittimismo che spesso si sviluppa nelle persone privilegiate, e pensavo: "Eh, la dura vita di una bella ragazza di buona famiglia ricca che sguaza nell'oro!".
Un giorno glielo feci capire dicendo:
<<Mi è capitato di conoscere alcune persone molto fortunate ed ho notato che quasi tutti hanno reagito in due modi alla loro fortuna: alcuni si vantano spudoratamente, altri invece si lamentano altrettanto spudoratamente, perché ritengono di non aver avuto abbastanza fortuna. Non so quale delle due categorie sia la peggiore>>
Vittoria si sentì punta sul vivo:
<<E secondo te io a quale categoria appartengo?>>
E io, sorridendo, ma rincarando la dose:
<<Ad entrambe. Sui social ti vanti spudoratamente e con me ti lamenti altrettanto spudoratamente. A quale delle due versioni di te devo credere?>>
Lei per un attimo parve offesa, ma poi qualcosa che io non sapevo le fece sparire quasi subito l'aria indignata:
<<Certo che sai essere davvero tagliente con le parole, direi quasi spietato, ma almeno mi avevi avvertita di questa tua... come l'hai chiamata... ah, sì: spietatezza verbale. Diciamo che la tua severa autocritica rende più sopportabile la critica .
E comunque devo ammettere che è una critica intelligente, per cui merita una risposta sincera.
L'immagine che io mostro sui social è falsa, mentre quella che confido a te, nella speranza di un tuo aiuto e consiglio, è vera. Quindi diciamo che devi credere alle mie lamentele, non alle vanterie che sbandiero nei social>>
Mi è capitato di conoscere alcune persone fortunate ed ho notato che quasi tutti hanno reagito in due modi al
Io allora credetti che fosse il momento della rivelazione:
<<Ti credo, ma se non mi dici il motivo che sta dietro alle tue insicurezze e alla malinconia che leggo nei tuoi occhi, allora non posso aiutarti>>
Lei fu sul punto di rivelarmi tutto, ma poi parve ricredersi, forse, perché, con mia grande delusione, adottò la solita strategia del cambiare argomento.
<<Torniamo a studiare. Di quel che c'è dietro alla mia facciata ti parlerò un'altra volta, perché non sono ancora pronta>>
Io ovviamente rispettai la sua scelta, ma mi chiesi se sarebbe mai stata pronta a dire la verità.

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