lunedì 3 agosto 2020

Vite quasi parallele. Capitolo 79. Amici nemici


How different are James Potter and Draco Malfoy? Both are bullies ...


L'amicizia tra Roberto Monterovere e Vittorio Braghiri era sopravvissuta a tutti i tentativi di sabotaggio da parte di Massimo, il padre di Vittorio.
Quando i due bambini avevano iniziato le elementari, Massimo Braghiri aveva iscritto Vittorio nella scuola più lontana possibile da quella frequentata da Roberto.
Non era servito a niente: i due amici volevano continuare a vedersi, il che peraltro era reso facile dall'essere vicini di casa, oltre che cugini di secondo grado per parte di madre.
Massimo aveva allora cambiato strategia, cercando di invitare a casa, a turno, tutti i compagni di classe di Vittorio, favorendo in ogni modo la nascita di nuove amicizie, il che sarebbe stato anche legittimo, se non fosse stato fatto principalmente per togliere di mezzo Roberto.

Vittorio però era già allora un tipo scostante, freddo, altezzoso, il cui ostinato mutismo era interrotto solo da commenti sarcastici e ironia tagliente, il che non favoriva certo la socializzazione.
A questo punto è legittimo chiedersi come mai Roberto tenesse tanto all'amicizia di un simile individuo.
In primo luogo va detto che la loro amicizia era nata quando erano ancora così piccoli da non aver sviluppato elementi caratteriali troppo marcati, e dunque il legame si era consolidato prima che intervenissero i cambiamenti che li avrebbero condotti, col tempo, in rotta di collisione.
Roberto andava oltre le apparenze e sapeva che dietro alla supponenza di Vittorio c'era una grandissima timidezza, a sua volta causata dall'idea di non essere all'altezza delle aspettative del suo ambiziosissimo padre e della sua "snobissima" madre.
Una volta che ci si era resi conti di quello, e si era riusciti a far sentire Vittorio a proprio agio, allora lui si scioglieva, abbassava la guardia e permetteva agli altri di conoscerlo meglio.
Roberto era l'unico con cui Vittorio si confidava, e questo gli aveva permesso di apprezzare le qualità dell'amico: intelligenza, desiderio di conoscenza e di avventura, buon gusto, senso dell'umorismo, abilità pratiche e sportive che cercava di trasmettere all'amico (specie nel golf, nel tennis e nel nuoto), passione per i giochi elettronici e per quelli di ruolo, amore per la natura e per gli animali.
Trascorrevano interi weekend insieme, spesso a Villa Orsini, dove vivevano le loro rispettive nonne, Diana Orsini Paulucci, Contessa di Casemurate e Ida Braghiri, senza contare il fatto che Diana, oltre che nonna di Roberto, era anche prozia materna di Vittorio.

In apparenza sembrava che fosse Vittorio il nipote dei padroni, il leader, quello tra i due che trascinava l'altro, ma ad un occhio più attento si sarebbe notato che era Roberto a suggerire il programma delle attività, in maniera discreta, questo sì, ma determinante.
In questa dinamica, a Vittorio bastava "apparire" il leader, mentre Roberto non si poneva quel tipo di problemi: a lui importava che alla fine la giornata fosse stata divertente per entrambi.
D'estate Roberto invitava Vittorio nella casa di Cervia che i suoi genitori avevano fatto costruire nel terreno comprato dal nonno Ettore, e Vittorio ricambiava insistendo che i suoi nonni materni, ossia il giudice De Gubernatis e la moglie Ginevra Orsini, invitassero Roberto nel loro appartamento di Cesenatico.
Avrebbero anche voluto andare in montagna insieme, ma su questo i genitori di Vittorio erano irremovibili: i Braghiri non sarebbero mai e poi mai andati in vacanza insieme agli odiati Monterovere.
Nonostante questo, la loro amicizia era così solida, in quegli anni, che un giorno, avendo trovato una pietra sferica nei pressi di un grande fosso che confluiva nel Bevano, Roberto notò che aveva una crepa nel mezzo: la ruppe sbattendola su un'altra pietra, ricavandone due parti perfettamente uguali e ne tenne una per sé e l'altra la diede a Vittorio, dicendo: <<Ci scriveremo sopra i nostri nomi e ognuno terrà quella col nome dell'altro, per ricordare che la nostra amicizia è più forte di tutto il resto. Se mai un giorno qualcosa dovesse dividerci, tu fammi vedere la tua metà della pietra, e tutto tornerà come prima>>
Quel giorno entrambi erano convinti che sarebbe davvero bastata una pietra a rimettere a posto le cose, perché a quell'età nessun danno appare mai del tutto irreparabile.
Forse la loro amicizia avrebbe anche potuto superare le normali crisi dell'adolescenza, se solo il padre di Vittorio non avesse continuato costantemente a remare contro.
Massimo Braghiri era un osservatore attento e temeva che, in quell'amicizia, suo figlio fosse solo "il braccio", mentre l'odiato Roberto Monterovere era, come al solito, la "mente".
Questa constatazione lo imbestialì a tal punto che una sera, riunita la famiglia, diede sfogo alla sua ira:
<<Siete tutti degli sciocchi! Nessuno di voi si è accorto che quella gatta morta di Roberto Monterovere vi sta manovrando tutti! Ma adesso è ora di finirla! D'ora in avanti tu, Vittorio, trascorrerai il tuo tempo libero facendo sport e dovrai primeggiare, vincere medaglie e quando il tuo medagliere sarà colmo di gloria, la sbatteremo in faccia a quei rammolliti dei Monterovere, padre e figlio! E allora finalmente tu potrai guardare ognuno di loro dall'alto in basso>>
Vittorio aveva una paura tremenda del padre, anche perché Massimo sapeva condire i rimproveri con adeguate punizioni corporali, per cui, pur dispiacendosi di dover improvvisamente voltare le spalle all'amico, non osò disobbedire al padre.
Massimo si rivolse poi al suo anziano genitore, Michele Braghiri, e lo prese da parte, per chiedergli se fosse pronto il piano per sferrare un attacco all'impero economico dei Ricci-Orsini.
Michele, ormai succube del figlio, annuì:
<<Il momento potrebbe essere propizio. Ettore è vulnerabile, adesso. I suoi fratelli erano implicati nel crack del Banco Ambrosiano, così come il loro cognato, il Senatore Baroni. La De Toschi è morta. Il Sottosegretario De Angelis non vuole compromettersi. Rimane soltanto il giudice De Gubernatis. E' tuo suocero, ma la sua lealtà va a Ettore.
Non sarà facile convincerlo a riaprire i vecchi fascicoli per modificarli nella maniera che abbiamo stabilito>>
Massimo sorrise:
<<Troverò il modo di convincerlo. E se proprio non volesse lasciarsi convincere... be', dovrò inventarmi qualcosa>>
Una luce balenò nei suoi occhi, la stessa luce che aveva brillato negli occhi di suo padre, molto tempo prima.
Il vecchio Michele la riconobbe e per la prima volta in vita sua ebbe paura.
Lui è peggio di me. Che il cielo mi perdoni per aver creato un simile mostro...