sabato 7 luglio 2018

Vite quasi parallele. Capitolo 127. La Cena dei Congiurati

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La cena di mezzanotte, riservata agli ospiti più illustri o semplicemente a quelli più utili, fu servita nella saletta dell'appartamento privato del Professor Monterovere, in cima alla torre più alta, che Lorenzo aveva ribattezzato "Tour Magdala", in onore non solo di Maria Maddalena, ma del suo più grande estimatore, l'abate Saunière di Rennes-le-Chateau.
<<E' venuto molto bene il restauro di questa torre, Lorenzo. E' bella quasi quanto quella di Rennes, e per tua fortuna è costata molto meno>> dichiarò il Consigliere Albedo, con quell'indecifrabile sorriso che oscillava perennemente tra l'ironia e la minaccia.
<<Un tempo vedevo la bellezza, nelle cose>> rispose Lorenzo Monterovere << ma ora vedo la verità. E non è la stessa cosa, con buona pace di Keats>>
Aveva pronunciato questa sentenza con aria grave, fissando Luca Bosco, che era da poco entrato in sala, a braccetto con lady Jenna Burke-Roche.
Era chiaro che non si fidava di loro.
Jenna ne era consapevole: quando era stata adottata da Vlad Dracu era entrata a far parte della famigerata Fraternitas Draconis, la più segreta delle società fondatrici dell'Ordine degli Iniziati, e la più temibile, specie da quando si trovava all'opposizione, nell'ambito del Consiglio Superiore degli Arcani Supremi.
Doveva cercare di mantenere la conversazione su un livello metaforico, allusivo, senza farsi sfuggire alcun segreto.
<<Quest'atmosfera mi sembra irreale>>
Riccardo Monterovere, che fino a quel momento si era tenuto in disparte, entrò improvvisamente a gamba tesa nel discorso, con una delle sue solite domande provocatorie che lo avevano reso tristemente famoso, o per meglio dire famigerato, nei salotti buoni:
<<E che cos'è la realtà? Lei forse saprebbe rispondermi, lady Joanna o forse preferisce che la chiami col nome di adozione, Virginia Dracu?>>
Lei lo osservò come si guarderebbe un animale esotico, completamente estraneo:
<<Chiamami Jenna e dammi del tu, in fondo siamo coetanei, almeno a livello anagrafico>> era un modo per lasciar intendere che a livello mentale Riccardo fosse molto più immaturo.
<<Bene... Jenna... qual è la tua risposta?>>
Lei continuò a fissarlo con l'aria severa di una maestra che rimprovera un bambino piccolo:
<<Sono un'Iniziata di Rango Segreto e ho visto la Fiamma di Atar. Un giorno capirai cosa intendo, ma lascia che ti dia un consiglio. Se cerchi la Verità, cercala per intero. Metà è peggio di niente>>
Riccardo, che amava essere stuzzicato dalle donne intelligenti e affascinanti, rispose con prontezza;
<<Forse è il massimo di verità che potrei sopportare>>
Il Consigliere Albedo rise, seguito a ruota dal Professore, compiaciuto per l'arguzia del nipote.
Jenna accennò un vago sorriso.
Luca Bosco, il quarto commensale, rimase invece imperturbabile.
Nessuno se ne stupiva, dal momento che il suo umore era sempre cupo e il suo atteggiamento oscillava tra la gravitas romana (una compostezza fredda e distaccata) e lo sdegno morale nei confronti dei rampolli viziati, come l'erede dei Monterovere.
<<Più che altro faresti fatica a mantenere il segreto, Riccardo. Ti conosco abbastanza per poter dire che la riservatezza non è il tuo forte>>
Colpito e affondato.
<<Siamo complementari, tu e io, Luca. Se facessimo squadra saremmo invincibili>>
Il dottor Bosco stava per replicare, ma il Consigliere Albedo lo precedette:
<<L'idea è proprio questa, miei cari ragazzi. L'idea mia e di Lorenzo è quella che voi lavoriate insieme, dopo l'Iniziazione, e sarebbe molto gradita anche la collaborazione della nostra right honourable lady Joanna Virginia Dracu Burke-Roche, baronessa Fitzroy>>
Il nome e i titoli erano stati scanditi con iperbolico sarcasmo dall'enigmatico Consigliere.
<<Sono qui per questo, don Josè Maria Albedo de las Altas Sierras y de Tormes Falcò Gurtabay, Principe di Medina del Campo e Grande di Spagna>>
Tra i due la tensione era palpabile.
Era chiaro che si trovavano su fronti opposti, all'interno del Consiglio.
L'imbarazzante silenzio fu spezzato da Riccardo, che chiese ad Albedo e a Lorenzo:
<<Se dovessi accettare di sottopormi all'Iniziazione, potete promettermi che non morirò durante la prova?>>
Albedo scosse il capo, lentamente, ma inesorabilmente:
<<No. E se la supererai, non sarai comunque più la stessa persona>>
Jenna rise e aggiunse:
<<E la tua morte sarebbe archiviata come uno sfortunato incidente. Come quello che accadde ai miei genitori, o alla cugina di mio padre, la Principessa di Galles. Che termine ha usato, Consigliere, per descrivere questi delitti da lei ordinati: "una tragedia", non è così?>>
Il vecchio mantenne inalterato il suo sorriso arcaico da sfinge, lisciandosi la barba color sabbia:
<<Mi ha tolto le parole di bocca, milady>>
La tensione si tagliava col coltello.
Lorenzo Monterovere fece cenno al cameriere di portare i vini:
<<Posso suggerirvi un Cabernet Sauvignon dei vigneti del Feudo Orsini, un gentile omaggio della compianta nonna di Riccardo, la contessa Diana Orsini Balducci di Casemurate>>
Riccardo provò una fitta al cuore, al pensiero della sua adorata nonna, una delle poche persone, assieme ai suoi genitori, che lo avesse veramente amato per quello che era, senza secondi fini.
<<La vera estimatrice di vini era la mia bisnonna Emilia. Ricordo che per lei era un rito inderogabile, il suo Cabernet Sauvignon servito a merenda nel salotto liberty, insieme ai pasticcini>>
Luca Bosco, che non sopportava le rievocazioni bucolico-aristocratiche dell'infanzia di Riccardo, troncò il discorso con un commento filosofico non eludibile:
<<I riti sono simboli messi in azione, diceva Guenon. Nel caso della tua bisnonna, era un simbolo di privilegio, oltre che di alcolismo>>
Lorenzo gli lanciò un'occhiataccia:
<<Non ti fa bene leggere troppi libri di Guenon, mio caro Luca. E comunque mi chiedo che credibilità abbia uno che si era bevuto la bufala di Agarthi e della Terra Cava. Per non parlare delle sue idee politiche>>
Luca colse la palla al balzo:
<<La politica! Finalmente hai pronunciato la parolina magica! Sarebbe ora che si parlasse di quello che state complottando, voi Iniziati, per mantenere in piedi la vostra elite globalista e i suoi proventi da usuraio>>
Albedo, che aveva ascoltato con aria divertita a quel battibecco, fissò Luca con i suoi occhi pallidi, da hidalgo castigliano di pura discendenza visigota:
<<Lei preferirebbe un'aristocrazia guerriera o sacerdotale, Dottor Bosco? In fondo è stato lei a tirar fuori le idee di Guenon>>
Luca decise di essere sincero fino in fondo:
<<Conoscete tutti benissimo le mie idee, che sono l'esatto contrario di quelle di Guenon. Io sono quello che oggi si definirebbe, con disprezzo, "un populista", anche se Jenna preferisce chiamarmi "eretico">>
Il Consigliere si lisciò la barba:
<<Eretico è in effetti il termine più adatto, nel suo significato più nobile. 
In ogni caso, noi Iniziati non disprezziamo nessuno. Abbiamo solo nemici che si possono odiare. Nemici di cui essere fieri, in un certo senso. Also sprach Zarathustra.>>
Riccardo, che aveva ascoltato con grande attenzione, intervenne:
<<E quali sono gli attuali nemici dell'Ordine, Consigliere?>>
La domanda attirò l'interesse di tutti, perché finalmente si era arrivati al sodo.
Albedo, che ne era pienamente consapevole, decise che era il momento di cominciare a scoprire qualche carta:
<<In primo luogo i materialisti gaudenti e superficiali. Vedete, miei cari amici, per noi Iniziati il denaro è soltanto un mezzo da usare "nel disprezzo", come dicevano i francescani, quando teorizzavano il concetto sottile di usus pauper
Noi abbiamo una concezione, per così dire, "spirituale" dell'esistenza. L'Iniziazione ci mostra che esiste un livello superiore di realtà, come i mistici avevano intuito, e tra questi San Bonaventura da Bagnoregio, Padre Generale dell'Ordine dei Frati Minori o, per rimanere nell'ambito della mia Spagna, Santa Teresa d'Avila e San Giovanni de la Cruz.
E voi due, miei cari Luca e Riccardo, pur essendo diversi tra voi come il giorno e la notte, siete entrambi degli "spirituali", se mi concedete il termine. 
Il Dottor Bosco lo è in maniera evidente, mentre il giovane Monterovere nasconde il proprio sostanziale ascetismo dietro ad una maschera di scettico e ironico cinismo, che incontra la mia particolare simpatia, perché nei tempi remoti in cui ero giovane, ironia e cinismo furono le stesse armi con cui mi difesi da chi voleva carpire i miei segreti. Per questo sono convinto che Riccardo non si lascerà sfuggire nessun segreto rilevante: è abile nel mentire, sa che la maggiore riservatezza consiste nell'inventare colorite menzogne e che il vero mentitore, per risultare credibile, non dice totali bugie, ma solo mezze verità>>