giovedì 27 maggio 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 136. I gioielli della Corona





Dopo aver varcato le mura esterne della Torre, Aurora e Roberto passarono davanti alla Porta dei Traditori e alla Torre Insanguinata, dove erano stati "ospitati" i Principi della Torre, figli di Edoardo IV, poi svaniti nel nulla.
<<Gli storici avanzano due ipotesi: quella maggioritaria afferma che furono uccisi per ordine del Lord Protettore e Reggente, Riccardo di York, Duca di Gloucester, che poi si fece incoronare e divenne re Riccardo III, successivamente sconfitto a Bosworth, nel 1485, da Enrico Tudor, poi re Enrico VII; la seconda ipotesi è che a ucciderli sia stato lord Stanley, Custode delle Chiavi e terzo marito della potentissima madre di Enrico Tudor, lady Margaret Beaufort, Contessa di Richmond, che dopo l'incoronazione del figlio divenne "Milady the King's Mother">>
Quando si trovarono nel cortile interno, Aurora chiese a Roberto chi aveva fondato la torre e chi poi l'aveva ampliata e conclusa.

In questo capitolo riporteremo la sintesi delle risposte di Roberto, per non mettere a dura prova la pazienza dei lettori.

A fondare i primi elementi della Torre, dopo la battaglia di Hastings del 1066, era stato Guglielmo I il Conquistatore, già Duca di Normandia, che intendeva creare un presidio sia per la città che per il porto fluviale, che era ed è tutt'ora contiguo alla torre, superata la strada del Tower Bridge.

Il primo edificio costruito era stato la Torre Bianca, il grande mastio al centro, che fu anche la prima fortezza in pietra di tutta l'Inghilterra.
Le pietre provenivano in parte dai ruderi delle mura romane dell'antica Londinium, di cui restano ancora dei pezzi, davanti alla White Tower.




Durante il regno dei figli del Conquistatore, e cioè Guglielmo II ed Enrico I, fu costruita la prima cerchia di mura in pietra.

Furono i Plantageneti (che regnarono dalla presa di potere di Enrico II nel 1154 fino alla morte di Riccardo III, a Bosworth, nel 1485) a portare a termine la costruzione di tutto il complesso. 
Ci vollero tre secoli.
In quel periodo la Torre fu usata sia come residenza reale, sia come roccaforte per la difesa di Londra e della navigabilità del Tamigi.




L'utilizzo della Torre come prigione risale alla Guerra delle Due Rose (1455-1485) e raggiunse il culmine durante l'era Tudor (1485-1603)

Sotto i re Stuart (1603-1714), gli edifici della Torre furono oggetto di restauri. Nel 1663 furono spese all'incirca 4000 sterline per la costruzione di un nuovo magazzino, ora conosciuto come la New Armouries, nella corte interna. 

Quando la dinastia Hannover (1714-1901) salì al trono, Giorgio I temeva una ribellione degli Scozzesi e quindi la Torre di Londra venne riparata e ridestinata in parte al suo ruolo originario di presidio.
Nonostante questo, sotto Giorgio II, il numero di cannoni alla Torre fu ridotto da 118 a 45, e la maggior dei lavori di restauro svolti nel XVIII secolo furono frammentari e inconcludenti, anche se, nel 1774, Giorgio III fece realizzare un nuovo passaggio a sud, la Posterla, che consentiva il raggiungimento del molo sul Tamigi dalla corte esterna.

Nel 1845, in età vittoriana, e in seguito sotto la dinastia Sassonia-Coburgo-Gotha, (1901) poi rinominata Windsor (1916) o Mountbatten-Windsor (1952), si ebbero i cambiamenti che diedero alla Torre l'aspetto attuale.

Il duca di Wellington, delegato dal governo alla supervisione della Torre, diede inizio alla costruzione della caserma Waterloo nella corte interna. 
L'edificio fu in grado di ospitare fino a 1.000 uomini; allo stesso tempo, furono edificati quartieri separati per gli ufficiali a nord-est della White Tower. 
L'edificio è oggi sede del Royal Regiment of Fusiliers. 

Il timore di insurrezioni popolari dopo il 1848 portò alla decisione di rifortificare la Torre di Londra come difesa in caso di disordini. Questo fu l'ultimo grande programma di fortificazione del castello. La maggior parte delle strutture per l'artiglieria e per le armi da fuoco risalgono a questo periodo.

Durante la prima guerra mondiale, undici uomini furono processati nella Torre per spionaggio e fucilati da un plotone d'esecuzione. La Torre fu nuovamente usata per ospitare prigionieri di guerra nella Seconda Guerra Mondiale e tra questi vi fu, anche se per soli 4 giorni nel 1941, Rudolf Hess, il vice di Adolf Hitler. Egli fu l'ultimo prigioniero di stato detenuto presso il castello.
L'ultima persona ad essere giustiziata nella la Torre fu la spia nazista Josef Jakobs il 15 agosto 1941. Sempre durante il secondo conflitto mondiale, la Torre fu utilizzata per l'ultima volta come fortificazione: in caso di un'invasione tedesca, la Torre, insieme con la Royal Mint e i magazzini posti nelle vicinanze, avrebbero costituito le ultime difese della capitale.

Questa dissertazione fu tenuta da Roberto ad Aurora, mentre visitavano l'interno della White Tower, che a dispetto del nome è cupa e fredda.
Il piano terra ospitava il Conestabile e gli ufficiali, il primo piano è attualmente adibito a museo delle armature.



 
Al primo piano vi è l'accesso alla St John Chapel, che si estende in altezza su tre livelli, fu completata nel 1080, risultando la chiesa più antica di Londra. È il secondo luogo di culto per importanza della Torre, dopo la cappella S. Pietro in Vincoli. 
Il secondo piano, aggiunto tra il 16° e l’inizio del 17° secolo con l’innalzamento e il rifacimento del tetto, modificato in modo da sostenere il peso cannoni che vi furono installati per contrastare le nuove potenzialità dell’artiglieria.
Ma la parte più terribile era decisamente il seminterrato, dove c'erano, accanto alla cantina e alla cripta, anche la sala delle torture e le segrete.

Ogni fortezza dell'epoca tardo medievale aveva queste orribili stanze, e quelle della Torre di Londra erano poche, ma quelle poche erano a dir poco spaventose.
La segreta più terribile era quella piccola, soprannominata Little Ease, un loculo verticale, più piccolo di una bara, senza feritoie, larga 45 cm, alta 120 cm e profonda 60 cm e quindi tale da non consentire al prigioniero di stare seduto, in piedi o disteso, ma solo accovacciato. 
Invitiamo i lettori a guardarla bene, nell'immagine sottostante, e a fissarla nella memoria, perché questa piccola "tomba" verticale in cui si veniva "sepolti vivi" è davvero esistita e purtroppo è stata utilizzata.
Vi furono rinchiusi, tra gli altri, Guy Fawkes e il prete gesuita John Gerard.




Cose del genere esistevano davvero, forse da qualche parte del mondo esistono ancora, e allora noi ci chiediamo: com'è possibile che si sia arrivati a tanto orrore?
Com'è possibile che tanto orrore sia stato permesso. 
Vale la pena vivere in un mondo dove esistono orrori simili?

Roberto, all'epoca, si pose quelle domande, senza riuscire a darsi una risposta, ma ora le sue risposte eretiche sono chiare e coincidono in parte con quelle che scoprì essere anche le idee di suo zio Lorenzo : il Male metafisico e ontologico esiste (contrariamente alla tesi di Sant'Agostino), il Libero Arbitrio è un'illusione, la vita in un mondo dove esistono orrori simili non è un dono, ma una condanna, mentre "non nascere è il più grande dei doni".

Sono idee di un pessimismo radicale sui generis che mette insieme elementi di differenti eresie, religioni o filosofie.
Date queste premesse, ci permettemmo di chiedere a Roberto come mai fosse ancora in vita.
Ci rispose, in maniera sibillina: 
"Non riesco a vivere, e non riesco a morire".
Ma lo zio Lorenzo, che è una delle nostre fonti principali, ha commentato, col suo eterno sorriso: 
"E' solo una mezza verità, come sempre, quando si parla con lui. 
Ha un istinto di sopravvivenza molto superiore alla media e ha anche una folta lista di persone a cui intende sopravvivere. 
Fa l'esempio della Regina Madre che chiedeva a Dio di concederle almeno un giorno di vita in più dopo la morte di Wallis Simpson, onde poter sputare sulla sua tomba.
La morte è l'ultima cosa a cui Roberto pensa, in questo momento, e se dovesse capitare sarebbe per cause naturali e involontarie.
Tutto il resto è teatro: Roberto è un grande attore, e la misura del suo talento sta nel fatto che la gente ha sempre creduto alle infinite maschere da lui indossate"

Lorenzo è una fonte importante, anche se a volte ci chiediamo se a mentire sia lui o suo nipote, o se mentano entrambi, e si divertano alle nostre spalle.

I lettori sono avvisati: noi che narriamo, non siamo onniscienti.
Raccontiamo solo ciò che qualcun altro ci ha riferito o che abbiamo visto di persona. 
A volte dobbiamo ricorrere alla fantasia, per ricostruire i pensieri e gli stati d'animo, a meno che qualcuno non ci abbia confessato anche questi.
E dopo questa nota meta-narrativa, torniamo alla narrazione vera e propria.

Quando i due fidanzati uscirono dalla Torre Bianca, erano entrambi abbastanza sconvolti dalla visione delle segrete, per cui, dopo un breve spuntino, decisero di rifarsi gli occhi e il buon umore recandosi direttamente all'edificio che ospita i gioielli della Corona inglese e del Regno Unito.

Era dal 1303 che i gioielli venivano custoditi nella Torre di Londra, che da allora divenne la sede destinata alla custodia delle regalie inglesi. 
Va detto subito, però, che Oliver Cromwell riuscì ad impadronirsene, facendo vendere le gemme e fondere i metalli di molti degli oggetti regali del suo tempo durante il suo regime a partire dal 1649. 

Con la restaurazione di Carlo II d'Inghilterra nel 1660, molti di questi oggetti vennero nuovamente fatti realizzare. Malgrado i tentativi di recuperare alcuni degli oggetti andati perduti, tutto ciò che si riuscì a trovare furono i lingotti d'oro ricavati dalla fusione delle antiche corone, oggetti sacri e alcune pietre. Rimasero miracolosamente intatte tre spade e un cucchiaio cerimoniale. Alcuni dei pezzi poterono essere ritrovati solo elencati nell'inventario dei beni della corona inglese, redatto da Cromwell nel 1649.

Attualmente i gioielli della Corona si trovano in un edificio, chiamato Waterloo Block, o Waterloo Barraks, detto anche, genericamente, Jewel House.
Tale edificio, vicino alle mura a nord fu fatto costruire nel 1845 sotto la supervisione di lord Arthur Wellesley, 1° duca di Wellington, vincitore della battaglia di Waterloo, due volte primo ministro e all'epoca Conestabile della Torre di Londra, sul sito del Grand Storehouse, distrutto da un incendio nel 1841. Doveva essere una caserma (barracks) per 826 soldati, ma una volta terminato ne ospitò più di mille. Il progetto, in stile neo-medievale turrito, con dettagli in stile Tudor, fu del maggiore Alexander Lewis.
Oggi è sede di uffici amministrativi, e dal 1967 espone nella Jewel Room tutti i Gioielli della Corona britannica, una enorme e magnifica collezione, di corone, spade, scettri, globi terrestri e altri gioielli adornati da decine di migliaia di pietre preziose. 

Anche in questo caso, quando Aurora e Roberto arrivarono alla Jewel Room, fu lui a fare da guida, descrivendo i gioielli più importanti, e identificando gli altri.
I principali sono ovviamente le Corone, tre per il sovrano più altre per le regine consorti.

1) Corona di Sant'Edoardo





La Corona di Sant'Edoardo fu realizzata nel 1661 dopo la restaurazione della Monarchia, in sul modello dell'omonima precedente, le cui componenti erano state vendute o fuse per ordine di Cromwell.  Costruita in oro massiccio, il suo disegno rappresenta quattro croci patenti e gigli, con due archi incrociati superiormente. 
Sormontante il tutto si trova un globo con una croce patente. La corona include 444 pietre preziose.

Essa è attualmente utilizzata solo durante le cerimonie d'incoronazione dei monarchi inglesi, a causa del suo eccessivo peso e della scomodità nell'indossarla.

Elisabetta II la indossò nel 1952 soltanto per pochi minuti.



Dopo l'intronizzazione, la consacrazione, e l'incoronazione con la Corona di Sant'Edoardo, infatti, Elisabetta II si pose, con le proprie mani, la Corona Imperiale di Stato, che, come i suoi predecessori, ha poi utilizzato per tutto il suo regno, tranne gli ultimi anni, a causa dell'età avanzata.

2) Corona Imperiale di Stato



L'attuale Corona Imperiale di Stato fu realizzata nel 1937 da Giorgio VI del Regno Unito apportando modifiche all'omonima corona già fatta realizzare nel 1838 dalla regina Vittoria. 
E' realizzata in oro e include quattro croci patenti e gigli, con due archi incrociati nella parte superiore. La corona include diverse pietre preziose: diamanti, perle, zaffiri, smeraldi e rubini. 
Tra le pietre preziose presenti su questo serto si trova anche il Rubino del Principe Nero e il Diamante Cullinan. Due delle tre perle che si trovano sul fronte della corona erano già state indossate dalla regina Elisabetta I d'Inghilterra. Essa è utilizzata durante l'annuale discorso d'apertura del Parlamento inglese, anche se negli ultimi tre anni, la Regina, considerata l'età e il peso della corona, la fa portare da un valletto su un cuscino di velluto, posto su un vassoio d'oro.





3) Corona Imperiale d'India




La Corona Imperiale d'India fu creata quando Giorgio V del Regno Unito si recò in visita a Delhi come Imperatore d'India. Per prevenire possibili furti, la legge inglese proibiva la rimozione dei gioielli della corona dalla madrepatria. Per questa ragione fu realizzata una nuova corona da utilizzare esclusivamente in India anche se essa non venne poi di fatto mai utilizzata e fu aggiunta al patrimonio di regalìe inglesi.

5) Le Corone delle Regine Consorti

Le regine consorti, mogli dei re inglesi, dal tardo Seicento fino al primo Ottocento, indossavano la Corona di Maria di Modena, ossia Maria Beatrice d'Este, seconda moglie di Giacomo II Stuart




Dall'inizio del XIX secolo questa piccola corona parve troppo modesta per la moglie del sovrano di un Regno sempre più potente e sul punto di trasformarsi in un Impero.
In sua sostituzione fu realizzata una nuova corona per ogni regina consorte. 

Nel 1831, per la regina Adelaide, moglie di Gugliemo IV, fu creata una nuova corona.




Nel 1837 la regina Vittoria, essendo una Regina Regnante, fu incoronata con la corona di Sant'Edoardo e fece realizzare per sé la Corona Imperiale di Stato 

Tuttavia, nella seconda metà del suo regno, Vittoria preferì indossare la Piccola Corona di Diamanti, che fu realizzata nel 1870. L'ultima ad indossare quella corona fu la regina Mary.




Nel 1902 per l'incoronazione della regina Alessandramoglie di Edoardo VII, si realizzò una nuova corona di velluto e diamanti e sulla croce maltese anteriore venne incastonato un enorme diamante proveniente dall'India, di cui parleremo tra poco.




Nel 1911, per l'incoronazione della regina Mary, moglie di Giorgio V, il diamante venne trasferito nella nuova corona della consorte reale.





L'ultima Corona della Regina Consorte fu infine realizzata per Elizabeth Bowes-Lyon, moglie del re Giorgio VI, nel 1937. 
Ha una croce maltese con incastonato il Koh-i-Noor, celeberrimo diamante bianco da 109 carati di valore inestimabile.




 
Roberto tirò fuori l'ennesimo aneddoto: 
<<In India nessun mahārāja voleva il Koh-i-Noor, perché erano convinti che su di esso gravasse una specie di maledizione: tutti i sovrani maschi che ne entrarono in possesso erano morti poco dopo averlo ottenuto oppure avevano perso il potere.
Elizabeth Bowes-Lyon, che non era un maschio e non era superstiziosa, sfidò la maledizione e vinse, dal momento che adesso, nel 1992, ha 92 anni.
Certo se fosse morta nel '91 non avrebbe assistito allo scandalo creato dal libro di Andrew Morton, e all'attuale fallimento di quella che sembrava la sua più grande vittoria: l'aver favorito il matrimonio tra il Principe di Galles e la nipote della baronessa Fermoy.
A volte mi chiedo: è possibile vivere troppo a lungo?
Non sarebbe meglio morire nel sonno all'apice della propria gloria e felicità?>>

A posteriori possiamo dire che, nel caso in questione, aveva ragione Roberto.
Quanti altri dolori dovette sopportare la Regina Madre prima della sua morte a più di 101 anni?
Il divorzio dei Principi di Galles nel 1996 le fece rivivere i tempi oscuri dell'abdicazione di Edoardo VIII.
La morte di lady Diana nel 1997 le mostrò quanto fosse fragile l'istituzione monarchica alla quale aveva dedicato tutta la sua vita.
Ma il dolore più grande fu la morte di sua figlia Margaret nel 2002. Quell'ultimo colpo le fu fatale, tanto che la Regina Madre si spense poco tempo dopo.

La stessa cosa era accaduta alla regina Mary, che era sopravvissuta di un anno alla morte di suo figlio, il re Giorgio VI.
E per essere precisi, anche la regina Alessandra, quando era ancora Principessa di Galles, fu straziata dal dolore per la morte il suo primogenito Albert Victor Edward, detto "Eddie", morì giovane nel 1888, e dopo l'incoronazione le cose peggiorarono, perché il regno di suo marito fu breve, e poco dopo scoppiò la Grande Guerra. 
Per Alessandra un nuovo grande dolore derivò dalla deposizione e dall'assassinio dello Zar Nicola, che era figlio di sua sorella Dagmar di Danimarca, poi rinominata Maria Fedorovna quando si convertì al cristianesimo ortodosso.
La zarina madre fu l'unica a salvarsi e fu spesso ospite della sorella Regina, che poi morì nel 1925, l'anno prima della nascita della pronipote Elisabetta.

E allora forse la maledizione del Koh-i-Noor  ha agito su Elizabeth Bowes-Lyon e su coloro che l'hanno preceduta, in maniera paradossale, facendole vivere più a lungo in modo che assistessero alla morte precoce o tragica delle persone a loro più care.







Il Koh-Hi-Noor in precedenza era stato creato nel 1304 a Malwa, nel 1306 si trovava a Orugallu (odierna Warangal), nel 1323 a Delhi, nel 1339 a Samarcanda in seguito a una scorreria dei Mongoli, nel 1526 di nuovo a Delhi, conquistata dal Gran Mogol, nel 1739 in Persia, nel 1800 nel Punjab, nel 1849 a Lahore, nel 1850 arrivò nel Regno Unito e successivamente incastonato nelle corone delle regine consorti, ed ora si trova nella Torre di Londra.
Diverse autorità indiane hanno espresso il desiderio che la gemma torni in India, ma non esistono cause legali in corso.




Non sappiamo se e quando sarà creata una nuova Corona della Regina Consorte.

Pare che Camilla, Duchessa di Cornovaglia e de iure attuale Principessa di Galles, abbia espresso la sua disponibilità, quando il marito diventerà Re, a rinunciare al titolo di Regina consorte e alla relativa incoronazione, per assumere un titolo di nuova creazione, ossia "Principessa Consorte", l'equivalente femminile di ciò che è stato il principe Filippo. 
Tra l'altro segnaliamo che Camilla è diventata anche Duchessa di Edimburgo, quando Carlo ha ereditato il ducato alla morte del padre, il 9 aprile 2021.

6) Segue la Corona del Principe di Galles realizzata nel 1728.


E' la stessa rappresentata anche nello stendardo del Principe.



Per l'investitura del principe Carlo, nel 1969, fu creata una nuova corona, che però attualmente si trova nel Castello di Carnaefon in Galles.





Tornando invece all'incoronazione di Elisabetta II nel 1953, possiamo vedere uno dei rarissimi scatti ristrutturati a colori, che la mostrano con la Corona di Sant'Edoardo e i due scettri: quello di Sant'Edoardo nella mano destra e quello con la Colomba nella mano sinistra. 
La Regina indossa anche la tunica reale e il manto imperiale.




Tra le Insegne Reali presenti nella Jewel Room della Torre vi sono:

1) Lo Scettro di sant'Edoardo, realizzato nel 1661 e sormontato da una croce. Nel 1910 fu ridisegnato per accogliere il Diamante Cullinan, di oltre 530 carati di peso. Durante le incoronazioni è tenuto con la mano destra dal monarca.

2) Lo Scettro con la Colomba realizzato anch'esso nel 1661, è sormontato da una colomba simboleggiante lo Spirito Santo e viene portato nella mano sinistra dai monarchi durante l'incoronazione.

3) Il Globo del Sovrano, una tipologia di globo crucigero costruito nel 1661 per simboleggiare il ruolo del re come Defensor Fidei a cui la Grazia divina aveva concesso, come "mandato celeste", il potere temporale sull'orbe terraqueo. Durante le incoronazioni è tenuto nella mano sinistra dal monarca.




4) Il Piccolo Globo venne realizzato nel 1689 per Maria II Stuart durante la sua incoronazione assieme a al marito Guglielmo III d'Orange. Fu poi destinato alle regine consorti.

5) Il Manto Imperiale fu realizzato nel 1821, per l'incoronazione di Giorgio IV della dinastia Hannover.




Seduto sotto il baldacchino sorretto da quattro cavalieri dell’Ordine della Giarrettiera, il nuovo re viene unto sulle mani, sul petto e sulla testa dall’Arcivescovo di Canterbury.
L’olio santo con cui viene unto il sovrano viene versato da un’ampolla in un cucchiaio.
Ambedue questi oggetti sono d’oro e molto antichi.

7) L’Ampolla d’oro, che ha la forma di un’aquila, fu creata nel 1661 per l’incoronazione di Carlo II.
La testa dell’aquila si può svitare, per introdurvi l’olio santo, che poi viene versato fuoriuscendo da un foro praticato nel becco.





8) Il Cucchiaio d’oro dell’Incoronazione è probabilmente il pezzo più antico fra tutte le Insegne dell’Incoronazione: si ritiene che sia stato creato per Enrico II o per Riccardo I “Cuor di leone”, incoronato nel 1189.
Serve per versarvi l’olio sacro con cui il sovrano viene unto.
Ai tempi di Cromwell fu venduto ad un Ufficiale Guardarobiere di Carlo I, il quale lo restituì a Carlo II al momento della restaurazione.

Dopo l'incoronazione e la consacrazione, la cerimonia prevede che il sovrano indossi la Corona Imperiale di Stato, lo Scettro di Sant'Edoardo e il Globo del Sovrano.




Cinque sono le spade di Stato presenti nei gioielli della Corona inglese.

1) La Spada ingioiellata d'offerta creata sotto Giorgio IV. con i simboli del Regno Unito e che attualmente risulta l'unica spada presentata al monarca durante la cerimonia d'incoronazione, mentre le altre stanno davanti al sovrano.

2) La Spada di Stato, la più grande spada della collezione, presentata dal lord gran ciambellano all'incoronazione e usata durante le sedute d'apertura annuali del Parlamento.

3) Le altre tre spade utilizzate sono la Spada della Giustizia Spirituale, la Spada della Giustizia Temporale e la Spada della clemenza.

Tra i gioielli ornamentali è molto caratteristico è l'Anello Sovrano, realizzato per l'incoronazione di Guglielmo IV e utilizzato per le incoronazioni di tutti i suoi successori.




Alla fine di questo tour, dopo quell'"abbuffata" di oro, diamanti, zaffiri, rubini e smeraldi, Aurora e Roberto non se la sentirono di rovinarsi l'umore visitando i luoghi tetri degli altri edifici minori della Torre.

Si fermarono presso un chiosco in riva al fiume, per mettere qualcosa sotto i denti, osservando le piccole navi che solcavano il Tamigi e passavano sotto il Tower Bridge, dirette al porto.
Mentre parlavano, a Roberto tornò in mente la seconda carta pescata dalla strega Elvira.
<<Pensando alle insegne reali mi sono ricordato il quadro dell'incoronazione di Elisabetta I Tudor, nel 1558, e mi è tornata in mente una cosa... 




...che riguarda la Profezia della strega Elvira.
Era l'Imperatrice, la seconda carta. I gioielli della Corona me l'hanno fatta ricordare! 
E la terza era la Papessa, o la Grande Sacerdotessa>>
Aurora parve meravigliata:
<<E' rarissimo che vengano pescate una dietro l'altra. Sei sicuro che il mazzo delle carte fosse stato mescolato onestamente?>>
Lui annuì:
<<Sì, l'ho mescolato io stesso, più volte, con molta determinazione e attenzione>>
Lei cercò di ricordare che significato veniva associato all'Imperatrice e alla Sacerdotessa, poi rispose:
<<L'Imperatrice è l'archetipo della divinità femminile ctonia, legata alla terra e alla fertilità, prosperità, giovinezza, bellezza, amore, successo.
La sua estrazione indica che ci sarà una relazione d'amore molto importante e travolgente.
E su questo direi che la profezia si è già avverata!






Sembra quasi che il percorso che stiamo seguendo qui a Londra ci porti alla comprensione della Profezia.
Analizzandola più in profondità possiamo dire che l'Imperatrice è rappresentata proprio come le regine durante l'incoronazione : è seduta sul Trono, fiera, con lo sguardo impassibile, e veste una tunica con un manto sulle ginocchia. Porta la corona e i capelli lunghi che ricadono sulle vesti. In mano tiene generalmente due oggetti, lo scettro e lo scudo su cui è dipinta un’aquila, simbolo del potere imperiale (laddove il leone rappresenta invece il potere reale o regale).

Questo Arcano ha però anche significati negativi: l'amore diventa lussuria, la fertilità e la prosperità diventano ingordigiaavidità, la bellezza e il buon gusto diventano vanità, la giovinezza immaturità, la forza diventa ira e violenza, la superiorità diventa superbia, il successo diventa presunzione.

Dobbiamo stare molto attenti, perché abbiamo entrambi la tendenza a oltrepassare il limite che separa la virtù dal vizio, e chi ci attende al varco, a Forlì come anche nelle misteriose sedi dell'Ordine degli Iniziati, non avrà alcuna pietà nei nostri confronti>>




lunedì 24 maggio 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 135. La Torre

 




La seconda escursione di Aurora e Roberto fu in direzione opposta alla prima, e cioè verso est, e nello specifico verso la Torre di Londra, che si trova all'estremità orientale della City.
Per arrivare in automobile dal Savoy alla Tower Hill, la collina su cui si erge la Torre, in teoria dovrebbe bastare poco più di mezz'ora, ma nella pratica i tempi si dilatano, in considerazione dei cantieri, dei pedaggi, degli eventi in corso (ogni giorno ce n'è uno, o più di uno, come in tutte le capitali), per non parlare delle variazioni del tempo atmosferico, o, Dio non voglia, di eventuali incidenti stradali con successive deviazioni del traffico verso il ginepraio di strade del distretto finanziario.

Aurora e Roberto avevano valutato la possibilità di andarci dunque in metropolitana, o nei caratteristici autobus rossi a due piani, ma l'autista dei Visconti-Ordelaffi, il fido Battista, fu inflessibile, dal momento che il padre di Aurora aveva preteso che lui li scortasse negli spostamenti e poi rimanesse nelle vicinanze, per qualsiasi evenienza.

Il percorso prevedeva un breve tragitto lungo lo Strand, per poi immettersi, da Trafalgar Square, prima nella Northumberland Avenue e poi nella A2311, che costeggiava la riva nord del Tamigi, fino al famigerato Blackfriars Bridge, il Ponte dei Frati Neri, per poi proseguire lungo la Upper Thames Street, fino al London Bridge, e poi ancora avanti lungo la Lower Thames Street.

Quest'ultima arrivava ai piedi della Tower Hill, la collina su cui sorge il complesso architettonico della Torre, che dominava dall'alto la City e proteggeva il Tower Bridge.







Mentre costeggiavano il fiume, Roberto si convinse sempre di più che Londra era, prima di ogni altra cosa, un Porto attraversato da un Fiume che equivaleva ad un enorme Canale, lungo il quale viaggiavano piccole navi, yacht, traghetti e grandi barche, che attraccavano nei tanti moli e porticcioli disseminati su entrambe le rive del Tamigi.

C'è però una notevole differenza tra ciò che si vedeva, dal lungofiume nord, nel 1992, e quello che si vede oggi, cioè la presenza di un numero maggiore e futuristico di grattacieli, in entrambe le rive.
Negli ultimi trent'anni c'è stata una forte iniziativa di riqualificazione delle aree degradate, soprattutto a sud del Tamigi o nell'East End.

I grattacieli dalle forme strane e a volte buffe, così come le moderne attrazioni turistiche, come il Millennium Bridge, il ponte pedonale, e il London Eye, la ruota panoramica, hanno reso più "caratteristico" quello che gli urbanisti chiamano "skyline", la linea del cielo, l'orizzonte cittadino.
La stessa logica era quella che spinse gli urbanisti parigini alla costruzione della Tour Eilffel.

Ma non bisogna lasciarsi troppo abbagliare dalle apparenze: come qualsiasi altra cosa, una città non cambia sostanza se ci si limita a inserisce una decorazione esterna. In questo caso si tratta puro "restyling" o come si diceva un tempo, un "imbiancare i sepolcri" per non pensare a ciò che c'è dentro.
Quello che concretamente è avvenuto è solo lo spostamento della linea di confine della Londra "bene" da tutto il resto, dove già allora dominavano le cosiddette baby gang, una piaga che da noi in Italia è divenuta realtà in tempi più recenti.
L'impressione è quindi che, pur essendoci stata una "ripulita", di qualche piccola zona, resta comunque valido il detto secondo cui la Londra "bene" è data dalla somma di tre aree: il West End. il super-quartiere di Westminster, la City e gli immediati dintorni delle zone residenziali di età georgiana, vittoriana ed edoardiana.

Tutto il resto, dicevano i londinesi all'epoca, marcando bene la differenza, come a voler separare il grano dal loglio, non era da considerarsi davvero londinese.
Per loro valeva, e forse vale ancora (per quanto si usino termini più "politicamente corretti") l'idea che chi nasceva "dalla parte sbagliata del Tamigi" ossia "a Sud del Fiume" era condannato a una vita miserevole e miserabile, così come chi era nato nell'East End.
Queste due realtà erano in effetti un accatastamento informe di quartieri diversissimi tra loro: alcuni degradati e in preda alla criminalità, altri più ordinati, ma grigi, come gli "alveari" abitati dalla working class. 
Il tutto era circondato, come una muraglia, dall'anello delle "new towns" per la "middle class" piccolo borghese.

Le zone a ridosso del fiume sono state recentemente riqualificate durante il "regno" dei due sindaci di Londra più icastici di sempre, Ken Livingstone, detto "il Rosso" per la sua posizione di estrema sinistra e Boris Johnson, detto "il Blu/Verde" per le sue idee ultraconservatrici e ambientaliste, strano abbinamento, ma a pensarci bene, meno strano di quanto possa sembrare, se teniamo conto che "conservare il verde" è uno dei tanti aspetti del conservatorismo e così la pensava anche Tolkien, che si schierava sempre "dalla parte degli alberi".
Johnson è attualmente Primo Ministro, mentre la carica di Mayor di Londra è tornata ai laburisti.





Nei pressi della Torre, la Lower Thames Street si biforcava: la strada principale, in salita, era la Byward Street, che conduceva in cima alla Tower Hill, l' "acropoli" di Londra, più alta persino della Primrose Hill, anche se meno panoramica, a causa dei grattacieli della City costruiti nell'era Blair in stile postmoderno, che, oltre ad oscillare tra il mostruoso e il ridicolo, (specie il cosiddetto "Cetriolo","The Gerkin", ufficialmente nominato "30 StMary Axe"), sottraggono visibilità alla Torre e sono in contrasto con lo stile architettonico medievale della stessa Torre e del Tower Bridge.






La Lower Thames Street invece si restringeva e proseguiva, fino ad arrivare alla biglietteria, da cui poi si accedeva al complesso architettonico della Torre, comprendente, oltre alla Torre Bianca al centro, in cima alla collina, altri edifici tipici dei castelli (poiché, teniamolo presente, "la Torre" in senso lato è un vero e proprio castello) tra cui le stalle, i magazzini, le armerie, le residenze del Re o della Regina e una chiesetta, la cappella di San Pietro in Vincoli, il tutto circondato da due cinte murarie e in precedenza da un fossato.





Le mura, sia interne che esterne, hanno torrioni circolari ad ogni angolo, o anche in mezzo ai camminamenti.
Entrambe le cinte murarie hanno sei lati. 
Le mura interne hanno due porte, mentre quelle esterne ne hanno tre: una piccola posterla vicino alla Cradle Tower, un'altra grande rivolta al fiume, detta "The Traitors Gate", la Porta dei Traditori e una terza più piccola, all'angolo della Byward Tower, dove accedono i visitatori, attraverso un vialetto che conduce alla Middle Tower, che è attualmente l'ingresso principale.

Battista scaricò Aurora e Roberto davanti alla biglietteria, all'epoca meno grande e "futurista" di quella di adesso e quindi con maggiori code.
Quando finalmente entrarono, passando attraverso la Middle Tower erano all'incirca le 10 del mattino.


Quel giorno era più caldo, ed era ormai passata una settimana dal loro arrivo, per cui, ridendo e scherzando, erano già a metà vacanza e avevano visitato meno di un decimo di ciò che era stato preventivato come obiettivo minimo da raggiungere. Ma tanto, va sempre a finire così.





Aurora aveva scelto un look più estivo, con indosso solo una camicia bianca leggera e pantaloni bianchi e ampi, altrettanto leggeri e sandali sempre bianchi. Sono in pochi quelli che possono sfoggiare un look total white senza sembrare un pizzaiolo o un villeggiante milanese in vacanza in Costa Smeralda. Aurora era tra quei pochi.




Era molto sexy e ne era consapevole, per cui esercitò tutto il suo potere scegliendo lei anche il look del fidanzato.
Roberto, però, si era portato dietro poco vestiario, sperando così di poter indossare solo ciò che aveva scelto lui, ma non aveva previsto l'astuta mossa di Aurora, che ogni giorno, dal suo milione di valige faceva spuntare capi di vestiario maschili che donava a Roberto, il quale poi aveva il dovere morale di indossarli.
Lui conosceva bene questa dinamica, perché succedeva così anche tra i suoi genitori.
Aurora aveva scelto per lui una classica Polo Lacoste blu e un paio di pantaloni beige di cotone, leggeri, ma con la piega, la cintura marrone che faceva pendant con le scarpe dello stesso colore, molto morbide, comode da potersi indossare senza calzini (erano ancora i tempi felici in cui soltanto a qualche eccentrico veniva in mente di farsi dei risvoltini tali da mettere in mostra le caviglie; ancora il Millennio era lontano, i segni dei tempi erano pochi e nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quindici anni dopo, nel 2007, la Bestia dell'Apocalisse si sarebbe manifestata nel mondo sotto forma di i-Phone).

Quando i due giovanissimi fidanzati si trovarono davanti alla Byward Tower, che sovrastava il passaggio attraverso le mura esterne, Aurora si fermò un attimo in contemplazione e poi disse:
<<Nei Tarocchi la Torre ha un significato complesso, come tutti gli Arcani Maggiori: l'edificio simboleggia l'Uomo, le finestre sono le porte d'accesso alla Coscienza, il fulmine rappresenta l'intervento di Dio, che punisce la superbia umana simboleggiata dal Re e dall'Architetto che precipitano a terra. Le fiamme simboleggiano l'Energia Interiore Liberata dalla distruzione dello status quo. Non è che mi piaccia molto, questa carta: meglio se uno la pesca rovesciata, nel qual caso il significato è molto attenuato...




...tu ricordi se tra le carte pescate quando Elvira ti predisse il futuro c'era la Torre?>>
Roberto ricordò all'improvviso:
<<Sì, la prima carta fu proprio la Torre, non rovesciata, il che significherebbe, stando alle sue previsioni, che la Prova del Dolore, come lei l'ha chiamata, sarà molto dura, e forse sta per cominciare, considerato il numero di persone che sembra avercela con me, per un motivo o per l'altro >>
Non che credesse davvero ai Tarocchi: più che altro temeva il potere della strega Elvira, e di colei che le era succeduta, la sorella secondogenita, Iole.
<<Ti ricordi quali erano le altre carte?>>
<<Ne estrasse altre sei. Erano tutti Arcani Maggiori. Lei disse che non le era mai capitata una divinazione così. Chissà come sarà stato soddisfatto il vecchio Fernando Albedo che ci spiava dalla stanza accanto. 
Comunque non ricordo esattamente la sequenza, e in ogni caso non ho mai dato importanza a questo tipo di cose.
Quando una donna mi chiede di che segno sono, in genere la depenno immediatamente dalla lista delle "possibili anime gemelle">>
Risero entrambi.
Aurora si affrettò a precisare:
<<Per fortuna che non l'ho chiesto, allora! In realtà neanch'io credo a queste cose, ma le conosco bene perché ci crede mia madre. E fino ad ora le è andata bene, tutto sommato>>
Lui sorrise:
<<E speriamo che continui così. Ciò che mi preoccupa non sono le carte. E' il calcolo delle probabilità che mi impensierisce. Mio padre, tra le altre cose, conosce la statistica, la legge dei grandi numeri, la curva di Gauss. Queste nozioni servono sia in ambito di ricerca scientifica, per esempio nella fisica quantistica, sia nel caso più incerto delle cosiddette scienze umane... che non sono vere e proprie scienze, a mio parere, ma chi sono per giudicare?
Tutto questo per dire che la probabilità degli eventi dell'ultimo mese, se avessi dovuto prevederla all'inizio dell'anno, sarebbe stata quasi zero.
Troppe coincidenze, come dicevamo l'altra sera, dopo la cena con quei due strani personaggi. 
E quando una cosa è troppo bella per essere vera, allora quasi sempre non è vera.
Calcolo delle probabilità.
Però Einstein era scettico di fronte alla fisica quantistica. Pare abbia detto che: "Dio non gioca a dadi". La Provvidenza non ne ha bisogno.
Quando Giobbe fu sottoposto alla Prova del Dolore, Dio sapeva già che l'avrebbe superata, e che avrebbe mantenuto la sua fede, riconoscendo che ciò che è stato dato può anche essere tolto.
Il discorso, in astratto, non fa una piega, anche se è molto inquietante, applicato alla nostra vita perché dolori simili a quelli che dovette sopportare Giobbe non dovrebbero esistere, a mio modestissimo parere.
Ma c'è una cosa ancora più inquietante, e cioè che, se le ipotesi che abbiamo formulato l'altra sera sono giuste, allora c'è qualche uomo che si crede un dio e si arroga il diritto di sottoporre altri alla Prova>>
Forse era la tetraggine della Torre a ispirargli pensieri così cupi.
Aurora, vedendolo pensieroso, cercò di fargli coraggio:
<<Non preoccuparti. Qualunque cosa accada, io sarò sempre con te. Ovunque andrai, io ti seguirò. E ti proteggerò, e ti aiuterò a rialzarti. 
Conosco anch'io le arti marziali e credo che riuscirei a battere Jessica al primo colpo>>
Roberto sorrise.
La prese sottobraccio: erano quasi uguali in altezza, lui era 1,76 e lei 1,75. 
Erano perfetti l'uno per l'altra, e col senno di poi possiamo dire che, considerate le tante avversità che superarono insieme, per molto tempo, sarebbe stato giusto e bello che diventassero marito e moglie. O sarebbe stato comunque un eccesso di fortuna?
Se avessero fondato una dinastia, come era nelle loro intenzioni, noi per primi avremmo detto "piove sul bagnato", come si disse, nel Duomo di Forlì, quel lontano giorno del 1974 in cui Francesco Monterovere sposò Silvia Ricci-Orsini.

C'era anche Lorenzo quel giorno, vestito interamente di viola, come a voler rivaleggiare col Vescovo celebrante l'unione dei due rampolli di due illustri famiglie.
Ma il viola di Lorenzo Monterovere aveva suscitato molti gesti scaramantici tra i presenti, regrediti alla pura religiosità apotropaica degli uomini delle caverne o delle palafitte.
Meno visibile, quasi in disparte, c'era un "imbucato" di altissimo livello, il Consigliere Albedo, che rivolgendosi a Lorenzo aveva detto, in spagnolo:
<<Me parecen las bodas de Isabel de Castilla y Fernando de Aragòn>>
E Lorenzo, in risposta al nobiluomo:
<<Esperemos que no generen otra Juana la Loca!>>
Ed entrambi avevano riso, perché in fondo si trattava "soltanto" di un esperimento.
Ma poi il Consigliere aveva concluso:
<<Por cada loca, siempre hay un Felipe el Hermoso, y por cada loco una hermosa novia>>
Ne seguì un altro scambio di sorrisi e strizzate d'occhio.

Molto tempo dopo, Lorenzo avrebbe riferito quel colloquio a Jessica Burke-Roche, dichiarando che il pazzo c'era già e che la "hermosa novia" scelta da Albedo era Aurora Visconti-Ordelaffi, ma c'era spazio per una candidatura alternativa.
Jessica aveva scosso la testa in segno di diniego e nel contempo di rimprovero, perché la fazione da lei rappresentata si muoveva in maniera molto più prudente, ma aveva comunque ammesso che l'equilibrio mentale da lei trasmesso poteva, almeno in teoria, essere un apporto molto più utile della bellezza di Aurora.
I lettori non si spaventino per l'oscurità di questi riferimenti: noi stessi fatichiamo a comprendere il significato di tutto questo e non è ancora il momento di parlarne, per cui torniamo agli ingressi della Torre.

La Byward Tower, composta da due torrioni uniti da un passaggio, ospitava buona parte del corpo di guardia.



Il fossato ormai era stato trasformato in un erboso terrapieno, ma la mancanza di vento, in quella giornata sempre più afosa, permetteva al fetore proveniente dalle sacche stagnanti del fiume, che scorreva a pochi metri di distanza, di arrivare fino alla fila di turisti che si apprestavano all'ingresso nella cupa fortezza.
Più ci si avvicinava a quell'arco a sesto acuto, più l'ombra si estendeva, e la temperatura diminuiva, per lasciare il posto ad una umidità fredda proveniente dalle pietre dell'atrio e del selciato sottostante, dove il sole non batteva mai.

Se rimane una traccia di freddo persino in agosto, in quelle pietre, quanto potranno essere state gelide d'inverno?
Forse chi non conosceva né la Storia, né Shakespeare, poteva anche non angustiarsi più di tanto al pensiero di chi aveva trascorso mesi o anni o la vita intera come prigioniero nelle stanze di quella fortezza che, perso il suo rango di residenza reale, era stata riconvertita in carcere per imputati o condannati di rango medio-alto o particolarmente pericolosi dal punto di vista politico.
Come si può resistere in una stanza spoglia, su un pagliericcio appoggiato alla pietra gelida, per più di un giorno senza impazzire o essere devastati dai dolori fisici che si accompagnano al freddo, e dalla disperazione che deriva dalla claustrofobia e dal tedio?




Roberto sentiva la Torre incombere su di lui, e gli parve che la morte fosse in fondo la pena minore, molto meno angosciosa dell'idea di dover trascorrere lì dentro anche solo un'ora.
Cos'avranno pensato, tutti i condannati, varcando queste mura?
Dalla Guerra delle Due Rose in avanti, per tutta l'era Tudor, la fortezza degradata a carcere aveva assorbito i lamenti dei condannati, colpevoli o innocenti che fossero.
Erano tanti e tra tutti, i casi più emblematici (poiché erano innocenti e soffrirono pene indicibili) furono  quelli di lady Margaret Pole, Contessa di Salisbury (1473-1541),"l'ultima rosa di York" e di suo fratello Edoardo di York, Conte di Warwick (1475-1499), l'ultimo erede maschio dei Plantageneti.

Per tutta la vita avevano cercato di far dimenticare i loro troppo illustri antenati.
Erano i figli del principe Giorgio di York, duca di Clarence, fratello di Edoardo IV e Riccardo III,
condannato per tradimento e, secondo la leggenda, annegato in una botte di Malvasia.
Giorgio aveva due figli.
 Il figlio maschio, Edoardo di York, Conte di Warwick, l'ultimo maschio Plantageneto rimasto in vita dopo la battaglia di Bosworth (1485), era cresciuto nella Torre, rinchiuso, nascosto, quasi completamente dimenticato.
Quasi.
A ricordarsi di lui furono Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona, quando fecero capire ad Enrico VII che non avrebbero acconsentito alle nozze dell'infanta Caterina con Arturo Tudor, Principe di Galles, fintanto che il legittimo erede dei Plantageneti era ancora vivo.
Mentre Enrico tentennava, non ravvisando alcun rischio nel giovane Edoardo, tardo di mente e quasi analfabeta, gli Yorkisti, sostenuti dalla Scozia e dalla Borgogna, tentarono di imporre un loro candidato, presentandolo come il principe Riccardo, Duca di York, fratello minore di Edoardo V e figlio secondogenito di Edoardo IV ed Elisabetta Woodville.
Sedata la rivolta e identificato il pretendente yorkista come tale Perkin Warbeck, o almeno così lui dichiarò sotto tortura, mandarono quest'ultimo a far compagnia a Edoardo di York, Conte di Warwick, nella stessa cella dove il povero ragazzo aveva trascorso la sua intera esistenza.
Il fatto stesso di essere compagno di cella di un presunto impostore, metteva l'inconsapevole Edoardo in cattiva luce. 
Al primo tentativo di fuga, di cui non rimane alcuna prova se non la firma "Teddy" su una confessione redatta dall'allora cappellano Thomas Wolsey, fu sufficiente per accusare Edoardo di alto tradimento e condannarlo alla pena capitale.

Al condannato fu concesso il privilegio di una "esecuzione reale", riservata ai principi del sangue, che prevedeva la decapitazione "dolce" mediante il colpo netto di una spada ben affilata, al posto della rozza scure, usata per i nobili senza sangue reale.
Così ebbe fine, il 28 novembre 1499, la dinastia dei Plantageneti, che regnò dal 1154 al 1485, e la regina Isabella acconsentì al viaggio della figlia minore Caterina alla volta dell'Inghilterra.
Se il principe Arturo, di indole gentile e pacifica, fosse vissuto a lungo, Caterina lo avrebbe rafforzato e sarebbero stati una coppia felice, ma come sappiamo le cose andarono diversamente.
"Dis aliter visum", agli dei è parso altrimenti, avrebbe commentato Virgilio (Aen, II, 428).
Caterina precipitò prima in una lunga vedovanza e poi nel matrimonio da incubo con Enrico VIII.

La Ruota del Destino gira intorno a queste tre regine: Isabella la Cattolica (1451-1504) e le sue figlie Giovanna di Castiglia (1479- 1555) e Caterina d'Aragona (1485-1536). 
Alla fine si ritorna sempre a loro.
Erano una sorta di "collo di bottiglia" della Storia, specie Giovanna la Pazza, Regina di Castiglia e Duchessa di Borgogna.



Tutto il Sangue Reale d'Europa discende da loro o dai loro affini, eppure quale prezzo dovettero pagare in termini di dolore e afflizione!
Dopo la morte di Caterina, nel 1536, il delirio di persecuzione di Enrico VIII non ebbe più alcun freno fino ad arrivare all'ultimo atto della tragedia degli York.

Margaret Pole, l'ormai anziana Contessa di Salisbury, che aveva fatto da zia allo stesso Re, quando era bambino, fu arrestata a 68 anni con l'accusa di tradimento, rinchiusa nella Torre e condannata a morte avendo come unica prova le solite confessioni estorte da testimoni minacciati e torturati.
Le sue uniche vere colpe erano due: era una York e suo figlio Reginald era un cardinale cattolico. 
Furono necessari ben dieci colpi d'ascia, da parte dell'inesperto boia, per porre fine all'incredibile resistenza dell'ultima rosa di York.
Ma Enrico VIII, nella sua follia, non arrivò mai all'errore che commise sua figlia Elisabetta quando permise l'esecuzione di Maria Stuart, regina di Scozia, mostrando così, per la prima volta, agli occhi del mondo intero, che si poteva tagliare la testa a una regina consacrata con l'olio santo, senza patire gravi conseguenze, dal momento che la rappresaglia spagnola fu devastata dal mare in tempesta, come se il Signore avesse parteggiato per gli Anglicani.
Ironia della sorte: l'attuale Elisabetta discende per linea femminile da quella regina Stuart a cui la prima Elisabetta fece tagliare la testa.

Ma vogliamo concludere con una nota più leggera, e cioè, preso atto che il Sangue Reale si è salvato trasmettendosi da una dinastia all'altra, tramite l'innesto, nelle linee di discendenza femminili, del sangue e del cognome di esponenti maschili di diverse famiglie sovrane, un altro grande "collo di bottiglia" fu l'imperatrice consorte Maria Teresa d'Asburgo, arciduchessa d'Austria, regina di Boemia di Ungheria, che diede al marito, Francesco Stefano di Lorena, Imperatore e granduca di Toscana, ben sedici figli.
Chissà se almeno uno di loro si rese mai conto che nel proprio sangue c'era almeno una goccia di quello di Giovanna la Pazza e di Filippo il Bello.
Forse ad averlo pensato fu proprio la stessa Maria Teresa, quando, tra le varie possibilità che suo padre le aveva presentato, optò per un marito meno ambizioso di lei, che lasciasse più potere nelle mani della moglie, la quale governò l'Impero come se fosse l'Imperatrice regnante e non solo la consorte (o la madre del remissivo Giuseppe II).
E forse non è un caso se troviamo la stessa Maria Teresa rappresentata nel Ring di Vienna come una sorta di Giunone pronuba, insieme agli altri esempi edificanti che allietavano le passeggiate della nobiltà austro-ungarica, ignara dell'imminente disgregazione dell'Impero: Pallade Atena, in omaggio all'imperatrice Sissi e alla sua snella silhouette, Mozart ispirato dal Cielo, l'immancabile Radetzky a cavallo e infine, a coronare il tutto, un corrucciato Beethoven, folgorato dal Destino.