sabato 24 novembre 2018

Bella, per ora (testo canzone)

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Canzone parodistica che vuole fare da controcanto ironico alla famosa "Brutta" di Alessandro Canino.

Bella (per ora)

Eri una bambina,
la più bella della scuola,
eri una regina,
e oggi hai diciott'anni
e ti contempli come in sogno
per la festa
del tuo compleanno.

Bella,
ti guardi e ti vedi bella,
ti perdi nella certezza
che nulla cambi più.

Ma che cosa credi?
Solo perché sei bella
tutti cadono ai tuoi piedi,
ma se il mondo fosse cieco
dove sono le altre doti?
Non ti si filerebbero
nemmeno degli idioti.

Ma a te non t'importa...

Bella,
ti guardi e ti vedi bella,
ti perdi nella certezza
che nulla cambi più.

Cascheranno i seni,
chi ti corre dietro adesso
son ragazzi scemi,
un giorno rideranno
di te e tu dovrai cambiare,
e t'illuderai che forse
si può fare.

Bella,
un giorno non sarai più
bella, e non avrai più
la certezza che il mondo
giri intorno a te.

Passa la bellezza,
arrivano le giovani
leggere come brezza,
e tu che ti prosciughi
per non diventare grassa,
rinunci a tutto e poi...
diventi pazza...

Ma ora sei bella...

Bella,
ti guardi e ti vedi bella,
ti perdi nella certezza
che nulla cambi più.

Ore di palestra,
che se ci pensi poi
ti viene da buttarti
giù, giù dalla finestra:
perché lo sai che in fondo,
in fondo è una tortura
che se ci pensi poi
già tremi di paura...

Ma ora sei bella
ti guardi e ti vedi bella,
ti perdi nella certezza
che nulla cambi più..

Un altro compleanno
molti anni dopo
e sei di nuovo chiusa in bagno,
ti guardi e non hai più voglia di uscire,
ti vedi e ti vien voglia di morire.

C'è allegria di là in salotto
e nessuno a domandarsi dove sei...
Tutti i tuoi amici
guarderanno le tue figlie
belle, belle come attrici
e tu come un canotto
un giorno ti farai gonfiare...
... non ti riconoscerai più.

Ma oggi sei bella,
ti guardi e ti vedi bella,
ti perdi nella certezza
che nulla cambi più.

Il Leone e il Leopardo in Araldica


Il leone, con la sua reputazione di forza, di coraggio, di nobiltà, così conforme all'ideale medievale, veniva spesso utilizzato in araldica, soprattutto dai (Plantageneti). I primi a utilizzarlo come figura ornamentale sulle armi furono i Franchi (Merovingi e Carolingi), che poi adottarono il giglio[1].
Nella Bibbia, in chiave simbolica, il leone rappresenta forza e valore: Tre esseri hanno un portamento maestoso, anzi quattro sono eleganti nel camminare: il leone, il più forte degli animali, che non indietreggia davanti a nessuno; il gallo pettoruto, il caprone e un re alla testa del suo popolo (Pr 30,29-30). Ma il leone fu anche simbolo dei re della stirpe di Davide (compreso il Messia cf. Ap. 5,5), fu stemma della tribù di Giuda (Gen. 49,9), fu scolpito sul trono di Salomone, e nel tardo giudaismo era uno dei soggetti predominanti nelle decorazioni sinagogali. Anche in oriente ed estremo oriente i leoni erano molto presenti e spesso posti all'entrata di luoghi sacri. In Giappone, il leone divenuto il cane-leone è detto il cane-Buddha. A volte furono rappresentati anche figure di "uomini-leone".
Si parla di leone e di leopardo, ma in realtà si tratta sempre dello stesso animale araldico ma hanno le seguenti differenze sostanziali:
  • leone:
    • testa di profilo;
    • più barbuto;
    • coda tradizionalmente rivolta all'interno;
    • posizione di default o preferenziale: rampante, ossia ritto sulla zampa posteriore sinistra, con la zampa posteriore destra alzata, e le zampe anteriori protese come verso una preda — che è d'altronde il significato di rampante (dal latino rapiens, participio presente di rapio : ghermire [una preda]);
  • leopardo:
    • testa di fronte;
    • meno barbuto;
    • coda tradizionalmente rivolta all'esterno;
    • posizione di default o preferenziale: passante, ossia appoggiato su tre zampe, con la zampa anteriore destra sollevata.
Il leopardo è stato usato prima del leone, il tentativo della Chiesa di modificare il leopardo in leone, simbolo più cristiano, è comprovato, prima del 996, dalla lapide tumulare di Roberto I di Normandia, nella quale è inciso il disegno di un leone passante circondato da una didascalia circolare che mette in relazione questo simbolo con la BibbiaEcce vicit leo de Tribu Juda, radix David.[2] L'iscrizione si riferisce alla tribù di Giuda, alla quale apparteneva Gesù, discendenti di Re Davide.

Nell'illustrazione si blasonano: 
il leone rosso: leone di rosso (inutile aggiungere rampante, perché il leone lo è per definizione); 
il leone verde: leone passante di verde o leone illeopardito di verde
il leone azzurro: leopardo rampante d'azzurro o leopardo illeonito d'azzurro
il leone giallo: leopardo d'oro (inutile aggiungere passante, perché il leopardo lo è per definizione)


Varianti

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Il successo del leone è la causa della sua eccessiva diffusione e quindi banalizzazione, spiegata bene dal detto araldico: "chi non ha un blasone, porta un leone".
Avendo perso la sua capacità di individuazione, il leone si è visto attribuire tutta una serie di caratteristiche che potessero sostituirla. Ci si trova di fronte ad un affollatissimo parco di leoni che differiscono solo per dettagli minimi come il colore degli artigli, o la posizione delle zampe (se la zampa posteriore destra è appoggiata, allora è saltante e non più rampante). Si è ben lontani dalla regola secondo cui le figure devono essere chiaramente identificabili da lontano, ma è anche vero che la loro funzione si allontana sempre più dai polveroni delle mischie.
Ecco alcune delle numerose varianti del leone (le stesse le troveremo anche per il leopardo, naturalmente):
  • fig. 1: d'azzurro a un leone d'argento con la coda doppia. La coda è talvolta biforcuta, annodata..
  • fig. 2: d'argento a un leone di verde, coronato di nero, armato e lampassato d'azzurro e immaschito di rosso ; cioè: leone verde, corona nera, artigli e lingua azzurri, sesso rosso. (Il sesso di un colore diverso dal rosso è un marchio d'infamia: violenza, adulterio...);
  • fig. 3: di verde alla testa strappata di leone d'oro ;
  • fig. 4: d'argento al leone nascente di verde ;
  • fig. 5: d'oro a due leoni affrontati d'azzurro ;
  • fig. 6: d'argento a tre leoncini di verde : quando sono più di due, il leone diventa leoncino senza cambiare aspetto...
  • fig. 7: di rosso al leone codardo d'oro: la coda tra le zampe (codardo), non è simbolo di gloria…
  • fig. 8: d'oro al leone rivoltato e diffamato di rosso: gli animali blasonici guardano normalmente a destra; cioè affrontano con lo sguardo il loro avversario. Volto a sinistra (rivoltato), è forse in fuga? Non è certo una posizione che indichi valore. In più questo leone è senza coda (diffamato).
I blasoni che portano dei leoni condannati da marchi d'infamia sono rari, semplicemente perché i loro possessori poco inclini a sfoggiare delle immagini poco gloriose dovute ai difetti personali o ereditati, si impegnarono a crearsi un nuovo blasone (detto "di sostituzione") — il che non riguarda solo il leone, naturalmente.
Il leone è classificato come figura araldica naturale (anche quando ha due code) ma lo si ritrova molto frequentemente come componente di qualche figura araldica chimerica, in particolare nella chimera o nel grifone (in cui si "ibrida" con l'aquila, la sua più temibile concorrente araldica).

Posizione araldica ordinaria

Leone

Il leone è rappresentato con la testa in profilo (ciò che lo distingue dal leopardo), ritto sulla zampa posteriore sinistra, con la destra alzata, e le zampe anteriori protese come verso una preda (cioè rampante), con la coda ripiegata verso la schiena, la bocca aperta, la lingua ben visibile, così come gli attributi sessuali.

Leopardo

Il leopardo si distingue dal leone per avere la testa in maestà, cioè di fronte, mentre la posizione è passante, appoggiato su tre zampe, con la destra anteriore sollevata. Gli altri elementi (coda, bocca, lingua, attributi sessuali) sono gli stessi del leone.

Attributi araldici

  • Accovacciato, se appiattato nel covo
  • Addossato, se contrappone la schiena ad altro leone
  • Affrontato, quando ad un altro leone contrappone la fronte
  • Alato, se fornito di ali
  • Allumato, con gli occhi di smalto diverso
  • Armato, con le unghie di smalto diverso
  • Castrato, se privo degli organi sessuali
  • Codato, con la coda di smalto diverso
  • Coronato, quando sormontato da una corona (che però non è calzata)
  • Diademato, se cinto dal nimbo di gloria, come il leone di Venezia
  • Diffamato, quando privo di coda
  • Fermo, se riposa sulle quattro zampe
  • Fissante, con lo sguardo intenzionalmente rivolto verso un elemento dello scudo
  • Illeonito, se il leopardo è rampante
  • Illeopardito, se il leone è passante
  • Infamato, se privato di organi sessuali in segno di infamia e disonore
  • Lampassato, con la lingua di smalto diverso
  • Marinato, quando finisce con coda di pesce
  • Rampante
  • Rivoltato, quando rivolto verso sinistra
  • Seduto, quando riposa sul treno posteriore

Note

  1. ^ Enciclopedia Encarta Archiviato il 3 gennaio 2005 in Internet Archive.
  2. ^ Robert Viel,F. Cadet de Gassicourt,Du Roure de Paulin, Le origini simboliche del blasone pagina 59, Edizioni Arkeios, 1998. URL consultato il 16 marzo 2010.

Voci correlate

Altare politeista neopagano

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