domenica 1 settembre 2024

Prime impressioni sulla seconda stagione de "Gli Anelli del Potere". Senza spoiler. Primo Episodio.

 


Questo testo è basato soltanto sulla visione del primo episodio, per cui voglio premettere che gli episodi successivi, che non ho ancora commentato, presentano dei miglioramenti notevoli.

Cercherò di essere schematico per non svelare la trama e per venire subito al punto. La prima stagione aveva molte pecche, come l'eccessiva lentezza immotivata, i dialoghi privi di vera epica, vera drammaticità e vera liricità, e un distacco eccessivo dal canone tolkieniano riguardante la Seconda Era.
I produttori, gli sceneggiatori, i registi, gli attori hanno avuto due anni per cercare di rimediare.
Ci sono riusciti? Alla luce della prima puntata possiamo cercare di esprimere la nostra prima impressione evidenziando i pregi e i difetti.

Pregi

1) Esplorazione di luoghi della Terra di Mezzo che non abbiamo mai visto prima. 

Uno di questi luoghi è il Forodwaith, la zona più a nord, una desolazione ghiacciata dove inizialmente si erano rifugiati i seguaci superstiti di Morgoth sotto la guida di Sauron. Qui si indica anche una roccaforte omonima simile a varie torri montagnose e aguzze.
Il secondo è la Terra di Rhun, che si trova a est delle terre selvagge esplorate ne "Lo Hobbit" e ne "Il Signore degli Anelli". Su questa regione, intorno all'omonimo mare interno di Rhun, sappiamo solo, in base agli scritti di Tolkien, compresi quelli pubblicati a cura di suo figlio Christopher, che è abitato dagli Esterling, uomini che spesso hanno combattuto contro quelli di Gondor, arrivando ad allearsi con Sauron. Gandalf, che ha girovagato ovunque, dice, negli scritti canonici: "A est non vado mai"... ecco, a quanto pare, almeno una volta ci sarebbe andato... e non dico altro.

2) Conoscenza più dettagliata di luoghi che nel canone classico e nella prima stagione sono stati esplorati solo in parte.
E questo comprende la zona destinata a diventare Mordor, e poi il Lindon, dove vengono presentati molto più nel dettaglio i Porti Grigi, conosciuti anche come Mithlond o Rifugi Oscuri, la parte portuale del Lindon che vediamo nel finale del "Signore degli Anelli" quando Galadriel, Elrond, Gandalf, Bilbo e Frodo compiono il loro ultimo viaggio, quello verso le terre beate di Valinor. 

3) Conoscenza del personaggio di Cirdan il Carpentiere, forse l'elfo più antico della Terra di Mezzo, uno dei Sindar che si svegliarono a Cuiviènen sotto la luce delle stelle, e che trascorse la sua vita millenaria in riva al mare, nei suoi cantieri dove costruiva le navi degli Elfi che partivano per Valinor, prima dal Beleriand e poi dal Lindon, di cui Cirdan è il secondo, in linea gerarchica, dopo il re Gil-Galad, che appartiene alla privilegiata stirpe dei Noldor, e ne diventerà il signore dopo che il re cadrà nella battaglia ai piedi del Monte Fato. Cirdan sarà l'ultimo elfo a partire per l'Ovest, anche se Tolkien non si espresse mai univocamente sulla questione. Quello che invece sappiamo per certo è che Cirdan (da pronunciarsi Kirdan), fu colui che per primo indossò uno dei Tre Anelli dei Re degli Elfi, Narya, l'Anello del Fuoco, che dona forza ed energia. Sappiamo che Cirdan lo donerà a Gandalf: "... perché le tue fatiche saranno gravi, e in tutte esso di sosterrà, preservandoti dalla stanchezza".
Tutto questo era già scritto nelle Appendici del Signore degli Anelli ed era visibile, per un occhio esperto, nel suo finale. 
Cirdan è un Elfo talmente vecchio che è l'unico a cui è cresciuta la barba. Questa cosa avrebbe suscitato una levata di scudi se Tolkien stesso, prendendosi qualche libertà dal canone da lui stesso creato, non ce lo avesse descritto proprio così nel finale del suo opus magnum.
Introdurre Cirdan ne "gli Anelli del Potere" era un passo obbligato, visto che gli altri due anelli andranno uno a Galadriel, l'anello di diamante, Nenya, che la affascina e la avvince fin dall'inizio, dotandola di straordinari poteri, tra cui quello di leggere nel pensiero e di comunicare tramite il pensiero, e il terzo, visto che gli altri due (nella versione Amazon Prime si intende) se li sono già presi Cirdan e Galadriel, sarà al dito dell'alto re Gil-Galad, e si tratta di Vilya, l'Anello di Zaffiro, che concede potere sugli elementi della natura, specie sui venti e sulle acque.
Noi già sappiamo che, alla morte di Gil-Galad l'anello Vilya sarà ereditato da Elrond, ultimo esponente dei discendenti di Fingolfin.
Anticipo solo che, per dare un po' di suspense alla prima puntata, si è voluto attribuire ad Elrond un forte scetticismo e sospetto nei confronti dei tre anelli, tanto da affidarli a Cirdan, il quale però intuisce che essi, per quanto portatori di rovina, permetteranno per molto tempo agli Elfi di contrastare il Male quando Sauron perderà l'unico anello.

4) Ricostruzione della storia di Sauron nel periodo tra la caduta di Morgoth e l'avvio della prima stagione de "Gli Anelli del Potere". Su questo Tolkien e suo figlio non hanno lasciato indicazioni precise, e questo consente un certo spazio alla fantasia, più o meno fondata, degli sceneggiatori della serie tv. Una delle critiche della prima serie era stata quella di vedere Sauron sotto le sembianze umane di Halbrand, personaggio del tutto inventato dagli sceneggiatori. Qui si è tentato di spiegare il perché Sauron abbia cambiato la sua forma originale per diventare prima Halbrand e poi, come è noto ai "fondamentalisti tolkieniani" tra cui il sottoscritto, abbia infine assunto, in linea col canone tolkieniano, le sembianze elfiche di Annatar, il Signore dei Doni, ingannando Celebrimbor, signore di Eregion, e ultimo discendente di Feanor, il primo Alto Re, che con la sua arte creò i Silmaril.
L'unica pecca, nella ricostruzione della storia di Sauron così come appare nella prima puntata, è il fatto che non ci viene detto chiaramente che questo accadeva prima della prima stagione, e ciò ha creato un po' disorientamento perché ci si è chiesti all'inizio se fosse cambiato l'attore che interpretava il signore oscuro e poi ci si è continuati a chiedere: "Ma questo quando è sucesso? Prima, dopo, durante?". Ecco, sarebbe bastata una indicazione di testo, che non è stata messa perché non è stata rispettata la cronologia tolkieniana della Seconda Era e si voleva evitare ulteriori polemiche al riguardo: il risultato è stato però quello di generare un po' di confusione, anche se poi, naturalmente, si è riusciti a collocare gli eventi nell'ambito dei tempi stabiliti dalla serie tv.

5) La grafica e la colonna sonora sono eccellenti e questo vuol dire molto, ma non tutto. Da soli, non bastano a garantire la sufficienza ad un film o a una serie televisiva.

Difetti

Passiamo ora ai punti di debolezza riscontrati all'inizio della seconda serie.

1) Manca ancora il ritmo: la prima puntata è stata un po' lenta, però meno della scorsa stagione, è troppo presto per giudicare: forse dalla seconda puntata in avanti le cose potrebbero migliorare. 

Nelle prime visioni le scene non necessarie vanno tagliate, in fase di montaggio, per poi essere recuperate, per i fan fidelizzati, nelle edizioni "extended". Certo questo è più facile nel cinema che nelle serie tv, ma si poteva agire da pionieri in questo campo, piuttosto che allungare il brodo oltre ogni misura, un errore che ho riscontrato peraltro anche nella seconda stagione dell'avversario storico di "The Rings of Power" e cioè "House of the Dragon" della HBO, inspiegabilmente anche lì, pur avendo evitato questo rischio nella prima serie, ci si è caduti nella seconda. 
Io non sono un regista e forse questo farebbe di me un ottimo aiuto-regista che avrebbe il coraggio di dire: "Signori registi, prima di pensare al premio della critica, pensate al pubblico e cercate di tenere alta la sua adrenalina, se no gli spettatori si addormentano o, peggio ancora, cambiano canale".
E' un vizio diffuso, quello di perdersi in minuziosi dettagli che nessuno noterà, un vizio che è presente, anche se in misura minore, in Denis Villeneuve, che però ha saputo fidelizzare il pubblico del grande ed epico ciclo di Dune chiamando un cast straordinario e una equipe di primissimo livello, che hanno permesso il miracoloso successo dei primi due film della trilogia cinematografica in itinere, già varie volte tentata con esiti incerti in passato (per quanto io abbia molto apprezzato la versione di David Linch, ma qui stiamo andando off topic e quindi chiudo la parentesi).

2) I dialoghi ancora appaiono un po' artificiosi. A volte sembra che siano il discorso di Capodanno del Presidente della Repubblica, cosa che va bene solo se si ricopre quel ruolo, che richiede un giusto dosaggio di ovvietà istituzionali e di qualche riflessione estemporanea messa in risalto come caratterizzazione personale del messaggio. In ogni altro contesto si ha l'impressione che si voglia esprimere, con metafore ardite e linguaggio arcaico e altisonante concetti del tipo: "è meglio star bene che star male". Non è sempre così, intendiamoci, ogni tanto c'è qualche guizzo di originalità di pensiero. Ci sono stati dei tentativi di miglioramento rispetto alla prima stagione, ma, come direbbe un insegnante di italiano a uno studente che si è impegnato ma con risultati non esaltati: "Ancora non ci siamo". Io vorrei, se potessi, rivolgere un appello, in generale, a tutti gli sceneggiatori, a tutti coloro che scrivono i dialoghi e lo svolgimento di una fiction, sia essa un film o una serie tv, che non è necessario scrivere l'Amleto, però, come dice Nanni Moretti, "Le parole sono importanti, chi scrive male, pensa male e vive male" che forse è una posizione un po' troppo estremistica, ma nella sua acutezza e asprezza ci resta impressa. Per emulare Tolkien o il suo traghettatore sul grande schermo, Peter Jackson, occorre comprendere il perché noi fan, a distanza di tanti anni ancora ci chiediamo, con Theoden di Rohan, "dov'era Gondor" quando cadde l'Ovestfalda, o citiamo a memoria la frase detta da Bilbo, scritta da Tolkien e rielaborata da Jackson: "Mi sento come burro spalmato su troppo pane", ottima similitudine per indicare che quando si vive troppo a lungo la vita perde gran parte del suo sapore e del suo senso. Non sono frasi pretenziose, però ci colpiscono dritto al cuore, magari non alla priva visione, ma alla seconda di sicuro, a meno che il nostro cuore non sia un macigno. 
Stessa cosa vale per il linguaggio arcaico: va bene l'arcaismo, ma bisogna usarlo nel giusto contesto e metterlo in bocca al giusto personaggio. Dicono che Christopher Tolkien si arrabbiò con Peter Jackson per aver messo in bocca a Grima Vermilinguo una frase che nel romanzo di suo padre era pronunciata da Aragorn quando guarisce Elwing: "Chi lo cos'hai detto alle tenebre nelle amare veglie notturne..." per finire col celeberrimo "tu così bella, così fredda, come un mattino di pallida primavera ancora legato al gelo dell'inverno". Tolkien jr aveva ragione, in bocca a Grima è un po' svilita questa frase e nobilita troppo il personaggio, ma anche Jackson aveva ragione: per esigenze filmiche non si poteva rimandare tutto al terzo episodio della trilogia, che altrimenti sarebbe durato cinque ore. Però Jackson ha ascoltato questa critica e ha voluto mettere le parole giuste in bocca al personaggio giusto facendo pronunciare a Denethor il suo sermone: "Tu credi saggio, Mithrandir, ma con tutte le tue sottigliezze non hai discernimento. Credi che gli occhi della torre bianca siano ciechi? Io ho visto più di quanto tu sappia. Con la mano sinistra mi useresti come scudo contro Mordor e con la destra cercheresti di soppiantarmi. So chi cavalca con Theoden di Rohan, ah si. E' giunta voce alle mie orecchie di questo Aragorn figlio di Arathorn e te lo dico adesso, non intendo piegarmi a questo ramingo del nord, l'ultimo di una cenciosa casata da lungo orbata di signoria e comando.".
Ecco uno splendido esempio di arcaismo, di linguaggio arcaico, pronunciato da un personaggio che ha tutte le ragioni per esprimersi così, essendo cresciuto nella raffinatezza della corte di Gondor.
Ma illudersi che basti far dire "periglio" al posto di "pericolo" (o il suo equivalente arcaico nell'originale sceneggiatura in inglese) ad una giovanissima Pelopiedi per dare l'impressione che il tutto sia accaduto millenni prima... insomma, a me fa un po' ridere e un po' piangere, pensando a tutte le possibilità e a tutti i mezzi che Amazon Prime aveva a disposizione.
Sono critiche un po' severe, me ne rendo conto, ma siccome la regia e la sceneggiatura continuano ad essere assegnate alle stesse persone è un po' come se si applicasse la regola: "squadra che perde non si cambia", loro non l'hanno cambiata e i problemi restano insoluti.

3) Troppa libertà immotivata rispetto al canone tolkieniano. Lo so che è una polemica antica e vi giuro che io non sono, se non auto-ironicamente, un vero fondamentalista del testo tolkieniano, cioè uno di quelli che si attengono alla lettera degli scritti del Professore e all'analisi filologica compiuta da suo figlio (che fu co-autore del "Signore degli Anelli" avendo fatto da correttore di bozze e consigliere del padre, oltre che da dattilografo prima e da filologo poi). In questo caso gli unici testi di riferimento sono le Appendici, ricchissime di materiale, e i Racconti Incompiuti. Amazon ha i diritti sulle Appendici e quindi anche sulla cronologia della Seconda Era, di cui si è fatto strame. Ma anche questo può essere perdonato per esigenze filmiche: una serie sulla seconda era avrebbe richiesto 100 stagioni, quindi ovviamente bisognava concentrare gli eventi su un arco di tempo più breve, posticipandone alcuni e anticipandone altri, compreso l'arrivo di Gandalf che nel canone tolkieniano avviene solo nella Terza Era. Tutto questo è perdonabile, nell'ambito di un patto narrativo onesto. Però c'è sempre un però. In questo il problema è che per dare più suspense e più conflitti e più colpi di scena si sono scelti espedienti discutibili, come quello secondo cui (e qui c'è un piccolo spoiler che però è una vicenda che si risolve quasi subito), Elrond si oppone all'uso dei Tre Anelli ai Re degli Elfi. Ecco: qui sono certo che Tolkien padre e Tolkien figlio si stiano rigirando nella tomba. Secondo il canone, Elrond erediterà dal cugino Gil-Galad l'Anello di Zaffiro e lo porterà per ben 3000 anni per cui mi sembra poco credibile l'idea che lui volesse buttare gli anelli in mare, disobbedendo all'Alto Re e a lady Galadriel.
Gli autori della serie si sono salvati in corner attribuendo a Cirdan il ruolo di salvatore degli anelli, ma facendo sembrare che Cirdan stesso, il più saggio tra gli elfi, ne fosse sedotto: no, il personaggio di Cirdan è uno dei pochissimi, insieme a Galadriel, che sono presenti sia nel Silmarillion, sia nei Racconti Incompiuti, sia nel Signore degli Anelli, sia nelle Appendici. Ed è nelle appendici che Cirdan dona il suo anello a Gandal "sapendo donde egli veniva e dove sarebbe dovuto tornare" e cioè tra i Maiar, gli assistenti dei Valar, se mi passa il termine. Ecco se volete fare un regalo a voi stessi, leggete quel passo molto commovente in cui Cirdan dona l'Anello del Fuoco a Gandalf, che giunge alla Terra di Mezzo per mare e non da un asteroide, ma potrei perdonare persino questo, visto che si voleva approfondire la storia degli Istari e degli Hobbit e della terra di Rhun. (E persino infilarci Tom Bombadil, e questo lo dico solo per i lettori, visto che persino Jackson lo ha omesso, suscitando le ire di Christopher, ingiuste, dato che lo stesso Tolkien padre aveva ammesso che Tom Bombadil era un personaggio un po' estraneo alla vicenda, messo lì per far contenta sua zia Jane, la sorella della sua defunta e amatissima madre Mabel, che divenne Belladonna Tuc, così come suo nonno Suffield, che morì centenario, divenne il Vecchio Tuc). Cirdan aveva doti superiori agli altri elfi e in un certo senso ebbe la premonizione di dover accettare quell'anello perché sarebbe servito a qualcuno più importante di lui e cioè Gandalf. In ogni caso, nel primo episodio della seconda serie, senza tirare la cosa per le lunghe, Cirdan salva gli anelli con rapidità: per un attimo avevo avuto il terrore che questa sottotrama insulsa sarebbe durata per l'intera stagione. Per fortuna questo supplizio ci è stato risparmiato. E poi c'è un altro punto interrogativo. C'era bisogno di inventarsi la storia dell'albero malato di Gil-Galad che poi rifiorisce in un istante? Ormai l'avevano messa nella prima stagione e non potevano lasciarla in sospeso. Di alberi malati che rifioriscono ce ne sono molti in Tolkien, ma quello di Gil-Galad non c'è. Tolkien amava gli alberi e apprese la botanica sulle ginocchia di sua madre Mabel, grande amante della natura e deceduta precocemente perché all'epoca il diabete non era curabile. Possiamo perdonare quindi anche la storia dell'albero, ma la lista delle cose da perdonare incomincia ad essere un po' troppo lunga.  Bisognerebbe applicare la regola logica del cosiddetto rasoio di Occam (o Ockham), nome derivato dal primo studioso che la propose, Guglielmo di Occam appunto, secondo cui "entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem", gli enti, cioè i concetti o le cose dotate di esistenza, non devono essere moltiplicate se non ce n'è bisogno. Nel caso in questione hanno voluto creare uno psicodramma su come e perché Gil-Galad e Galadriel e forse persino Cirdan sarebbero stati "soggiogati" dai Tre Anelli elfici fin dall'inizio. Ho usato il condizionale volutamente perché è una cosa che non è reale, come la risposta che qui danno è cioè quella di salvare l'albero che permetteva agli elfi di vivere ancora nella Terra di Mezzo e non dover partire per Valinor. C'era bisogno di questa giustificazione? A mio parere, no. 
Nel canone tolkieniano Gil-Galad della stirpe di Fingolfin, Galadriel della stirpe di Finarfin e Cirdan della stirpe di Thingol accettano gli Anelli donati loro da Celebrimbor della stirpe di Feanor perché era un bellissimo dono di un loro lontano cugino che aveva saputo attribuire potere a questi anelli. Voi rifiutereste un anello che vi desse dei superpoteri? Io no. Non occorreva una giustificazione morale per salvare la reputazione di Gil-Galad, Galadriel e Cirdan perché ogni cosa che fecero fu in buona fede, fu giusta e a fin di bene. Nessuno psicodramma, men che meno quello di Elrond che da saggio araldo e cugino dell'Alto Re viene fatto diventare un ribelle dalla testa calda, così, dalla sera alla mattina. Se si voleva creare più suspense, più azione, più colpi di scena c'erano altri modi più rispettosi del canone tolkieniano e di coloro che lo considerano un punto di riferimento così ricco di spunti da non meritare di essere stravolto alla ricerca di altri spunti molto meno credibili.

Conclusione

Sono stato severo, ma ora vi dico: non buttiamo via l'acqua sporca col bambino dentro, per usare un saggio proverbio del passato che mi ricorda i bei tempi in cui mia nonna in campagna mi faceva il bagno in una mastella. Qualunque cosa ambientata nella Terra di Mezzo è una buona cosa anche se poteva essere fatta meglio.
E poi c'è un motivo che ci fa sperare.
Il trailer per i prossimi episodi sembra interessante, quindi questo giudizio iniziale non deve pregiudicare il modo in cui guarderemo gli altri. 
Ci saranno gli anelli dei Nani e poi i nove anelli degli Uomini e il viaggio a Rhun, e la presa di potere di Pharazon a Numenor. E' un piatto ghiotto, anche se dovesse essere cucinato in maniera non del tutto soddisfacente.
Io continuo, seppur non contandoci troppo, a sperare che i difetti della serie possano essere gradualmente superati. 
In parte c'è stato un miglioramento, ma ancora troppo piccolo per poterci permettere una visione appassionante.
Trovo qualche preoccupante somiglianza tra la sorte della serie cinematografica "Animali fantastici e dove trovarli", prequel degli Harry Potter (spero che i tolkieniani mi perdoneranno, ma io amo tutti gli universi fantasy ben riusciti, pur essendo Tolkien il padre della fantasy epica contemporanea) e la possibile sorte de "Gli Anelli del Potere". Venuta a mancare la magia della serie di successo, i prequel si potrebbero fermare al terzo tentativo per un errore abbastanza simile, l'aver scommesso troppo sugli effetti speciali.
Come sempre, spero di avere torto.