giovedì 23 luglio 2020

Vite quasi parallele. Capitolo 77. Il fallimento del Banco Ambrosiano e le conseguenze per i fratelli di Ettore Ricci


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Nel gennaio del 1981, Ettore Ricci convocò a Villa Orsini i fratelli Oreste e Roderico per avvertirli riguardo ad una questione riservatissima.
Li ricevette nel suo studio, con la faccia delle grandi occasioni.
Era presente anche la sorella Adriana, nubile, che alcuni soprannominavano "il braccio sinistro" del padrone. Le altre sorelle avevano delegato Oreste a rappresentarle, e questo non deponeva certo a favore della loro intelligenza.
 Senza preamboli, Ettore venne subito al punto:
<<I miei informatori mi confermano che, nonostante le rassicurazioni di facciata, il fallimento del Banco Ambrosiano è ormai inevitabile. E' solo questione di tempo. Potrà durare qualche altro mese, forse persino un anno, ma non di più.
So che voi avete ancora delle quote azionare consistenti. Dovete disfarvene quanto prima: non voglio che il mio cognome risulti in alcun modo collegato con questa vicenda>>
Oreste, però, come al solito, si intestardì :
<<Io non so chi siano i tuoi cosiddetti informatori, Ettore, ma ti assicuro che i miei sono più affidabili. Del resto anche nostro cognato, il Senatore Baroni, ha garantito che Calvi può contare sia su nuovi finanziamenti che su numerosi appoggi a tutti i livelli>>
Il terzo fratello, Roderico, sprofondato in una poltrona, teneva un sigaro in una mano e un bicchiere di whisky nell'altra, divertito dalla rivalità tra il primogenito e l'ultimogenito, quello che aveva fatto più fortuna.
Ettore si chiedeva, come sempre senza risposta, com'era possibile che quei due imbecilli fossero nati dal suo stesso padre e dalla sua stessa madre:
<<Leandro Baroni non è più il mio referente politico. Si è dimostrato troppo ingenuo, negli ultimi tempi. Si fida delle persone sbagliate. Mi riferisco a certa gente iscritta niente meno che ad una Loggia Massonica, e voi a sapete a cosa mi riferisco>>
Oreste sollevò le spalle:
<<E allora? Quella Loggia raccoglie tanti nomi illustri di uomini volenterosi che propongono una riforma dello Stato. Il nostro Baroni ha stretto molte amicizie importanti, e lo stesso Gelli gli ha assicurato che i finanziamenti al Banco Ambrosiano arriveranno molto presto>>
Ettore sbuffò:
<<Non parlarmi di Gelli! Non sapeva nemmeno dirigere lo stabilimento della Permaflex di Frosinone! E comunque nessun tipo di garanzia può ormai salvare la situazione.
 Il Banco ha un passivo di 1200 miliardi, non so se mi spiego. Molti di questi soldi, tra l'altro, provenivano da fondi assai poco limpidi...>>
Il terzo fratello, Roderico si svegliò dal suo torpore sfoggiando una citazione latina, non fosse altro per dimostrare che lui era l'unico, tra i Ricci, ad essersi laureato:
<<Pecunia non olet>>
Ettore, pur essendosi fermato alla quinta elementare, conosceva il detto:
<<...sì, sì, d'accordo, il denaro non puzza... e io non mi sono mai fatto troppi problemi, però esiste un limite dettato dal buon senso! Insomma, Calvi sta scherzando col fuoco! Cosa succederà quando certi "uomini d'onore" si renderanno conto che sono stati distribuiti in giro troppi soldi senza alcuna garanzia? Mille e duecento miliardi! Ma dove sono finiti?>>
Oreste intervenne:
<<Ma lo sanno tutti dove sono finiti! Calvi ha fatto solo da intermediario, come anche Sindona o altri banchieri minori. E tutti i pezzi grossi hanno avuto la loro fetta di torta. In fondo, pensala pure come ti pare, ma si è trattato anche di una buona causa, perché il Monsignore si trovava in cattive acque...>>
Ettore sollevò gli occhi al cielo:
<<Marcinkus si trova ancora in cattive acque, e ne dovrà rispondere, prima o poi>>
Oreste scosse il capo:
<<Ti sbagli, Leandro Baroni mi ha assicurato che...>>
Ettore perse la pazienza e batté un pugno sul tavolo:
<<E falla finita con quell'idiota di Baroni!  Devi interrompere tutti i rapporti con lui! Puoi anche restare nella Dc, ma devi cambiare referente! Per esempio puoi passare alla corrente del Sottosegretario De Angelis. Dammi retta! Quando salteranno fuori i traffici degli amici di nostro cognato, e sarà inevitabile, perché tutti hanno agito con una leggerezza senza precedenti, gli schizzi di fango arriveranno fino a qui, e getteranno ombre sulla mia famiglia, e questo è intollerabile, perché io con quella gente non ho più nulla a che fare da un bel pezzo>>
Il terzo fratello, Roderico, si sentì in dovere di sfoderare un'altra citazione latina, ironizzando sulla ritrovata "verginità" del capofamiglia:
<<Integer vitae scelerisque purus...>>
Ettore non si scompose:
<<Le tue punzecchiature non mi sfiorano minimamente, Roderico. 
Quanto a te, Oreste, ti esorto a seguire i miei consigli, sia economici che politici. 
Il senatore Baroni ci è stato utile in passato, ed io gliene sono sempre stato riconoscente. E posso anche credere che personalmente sia un uomo onesto, ma negli ultimi si è fatto manovrare come uno sciocco...>>
Ma Oreste la prese male:
<<Non ti permetto di permetto di parlare così di nostro cognato! La tua è solo invidia, perché lui è amico di persone molto più potenti di te>>
Ettore sorrise:
<<Persone che prima o poi finiranno in galera. O peggio...>>
Oreste, per nulla spaventato, gli rise in faccia:
<<Tu invece ti ritieni intoccabile, vero? Ma cosa succederà quando il giudice De Gubernatis andrà in pensione o passerà a miglior vita? Cos'è che ti rende così sicuro del fatto che Michele Braghiri ti coprirà sempre il fondo schiena? Hai forse trovato dei nuovi protettori politici, magari quei comunisti della famiglia Monterovere?>>
Ettore si alzò in piedi:
<<Sei il fratello maggiore, ma l'età non ti ha reso né più saggio, né più furbo. Io oggi ho fatto il mio dovere, perché il sangue non è acqua. Ma dopo questi insulti non voglio avere più niente a che fare con te. Non provare nemmeno a cercarmi, quando ti sarai reso conto che avresti dovuto seguire i miei consigli. Ho passato la vita a mantenerti e a tirarti fuori dai guai, ma adesso basta. Questa è l'ultima volta che ti parlo>>
Oreste lo fronteggiò dall'alto in basso:
<<Staremo a vedere, Ettore, chi rimarrà con le pezze al culo! Io diventerò più ricco e potente di te!>>
Detto questo, Oreste Ricci si spolverò le spalle della giacca e se ne andò con aria oltraggiata.
Il terzo fratello aveva osservato la scena con aria vagamente divertita.
Ettore si era quasi dimenticato di lui:
<<E tu, Roderico, da che parte stai?>>
Lui preferì rimanere sul vago:
<<Be', io, ecco... ci penserò>>
<<Pensaci in fretta, se no farai la stessa fine di Oreste>>
L'intellettuale di famiglia annuì, poco convinto, e se ne andò ciondolando e recitando altre citazioni latine.
La sorella Adriana, che aveva ascoltato tutto con sguardo impassibile, occhi vitrei e la bocca (a culo di gallina) ermeticamente chiusa, diede finalmente segno di vita, scuotendo la testa.
Il suo commento fu lapidario:
<<Nostra madre diceva anche che ci vuole moderazione in tutto, compresa la moderazione stessa. E quando si ha a che fare con Oreste e Roderico, ogni moderazione diventa un eccesso>>

I fatti, come è noto a tutti, diedero ragione ad Ettore.
Nel marzo successivo fu resa pubblica la lista degli iscritti alla P2 e Calvi si trovò improvvisamente privo della sua rete di protezione e in maggio fu rinviato a processo per reati finanziari.
Ma quella era solo l'inizio: la vera e propria esplosione si ebbe l'anno dopo.
 Il 18 giugno 1982 Calvi venne ritrovato impiccato sotto un ponte di Londra.
Quattro giorni dopo la misteriosa morte del banchiere, il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, su proposta della Banca d'Italia allora guidata da Carlo Azeglio Ciampi, dispose lo scioglimento degli organi amministrativi dell'istituto.
Il 6 agosto 1982 il  Banco Ambrosiano venne messo in liquidazione
Per quanto la previsione di Ettore Ricci fosse stata precisa, quest'ultimo non ebbe motivo di rallegrarsene, perché comunque, con la rovina dei suoi fratelli, che erano anche suoi soci, la famiglia ne usciva danneggiata sia nel patrimonio che nel buon nome.
Il 14 agosto 1982, dopo alcuni giorni di disperata ricerca di creditori, Oreste Ricci si sparò un colpo alla tempia, ponendo fine alla sua vita.
Roderico fuggì all'estero con i pochi soldi che gli rimanevano, per evitare l'umiliazione di assistere al pignoramento di tutti i suoi beni.
Si cercò di mettere a tacere lo scandalo, ma la gente continuò a parlarne per mesi.
Ettore Ricci manteneva il timone di una nave che stava perdendo i pezzi.
Molti avvoltoi gli giravano intorno, e branchi di lupi.
E in una lotta tra lupi non vince il più grosso, ma quello più affamato.