mercoledì 27 gennaio 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 106. La Congiura


Vittorio Braghiri sapeva già tutto. Per quanto Roberto e Aurora fossero stati estremamente discreti nel nascondere la loro frequentazione, nulla poteva sfuggire al radar della famiglia Braghiri. 
Ognuno dei familiari agiva come un agente segreto in missione, a partire dalla matriarca signora Ida, che in quanto a segreti ne sapeva più della CIA e dalla madre di Vittorio, la pettegola Elisabetta De Gubernatis, fino ad arrivare alla madre di quest'ultima, Ginevra Orsini, la quale, durante le sue leggendarie partite di canasta e scala quaranta, sottoponeva gli ospiti ad un accuratissimo interrogatorio di terzo grado.
La notizia che il suo ex amico, divenuto acerrimo rivale, stesse "facendo il filo" all'inarrivabile Aurora Visconti, non lo meravigliò: ricordava ancora una scena di molti anni prima che tutti tranne lui avevano dimenticato. La famiglia Visconti aveva partecipato, nel 1988, ai funerali di Emilia Paolucci de' Calboli vedova Orsini, bisnonna sia di Roberto che di Vittorio, ma in tale circostanza la signora Maria Antonietta Visconti, col marito e la figlia Aurora, allora tredicenne, avevano espresso le loro condoglianze ai Monterovere, mentre i Braghiri erano stati totalmente e platealmente ignorati.
I rancori tra famiglie possono nascere anche per molto meno e senz'altro quel giorno fu piantato il Seme del Male.
Da allora questo seme era diventato un albero: a Vittorio piaceva pensare che fosse come il frassino sacro di Uppsala, a cui si appendevano i corpi dei sacrificati, che in casi estremi potevano essere anche umani.
Vittorio Braghiri era disposto a tutto pur di essere il primo in tutto.
Riusciva a malapena ad accettare che Roberto Monterovere avesse una media di voti superiore alla sua (in fondo i cosiddetti secchioni non sono quasi mai popolari, anzi spesso diventano un bersaglio delle frustrazioni altrui), ma non poteva in alcun modo tollerare che la ragazza più bella della scuola accettasse il corteggiamento da parte dei suddetto secchione.
Ma Vittorio sapeva essere obiettivo (specie quando si trattava di valutare i punti di forza del nemico) ed era dunque consapevole che Roberto non era un "secchione" standard: la sua goffaggine nelle cose pratiche e sportive, era compensata da altri aspetti, che lo rendevano più simile alla categoria del "bravo ragazzo" che tutte le mamme vorrebbero avere come figlio (o genero) e tutte le nonne come nipote e così via procedendo all'indietro lungo l'albero genealogico.
Doveva agire, e in fretta, per demolire fin dall'inizio l'immagine del giovane Monterovere.
E' ovvio che la giovane Visconti  ha un debole per i "bravi ragazzi" ligi al dovere, con "la faccia pulita" e glabra, i lineamenti del viso ancora fanciulleschi e poco pronunciati, ma sempre vagamente sarcastici, con quella vaga supponenza tipica di chi si ritiene intellettualmente e culturalmente superiore, per non parlare del vestiario da "piccolo lord", che compensa l'esilità fisica con un abbigliamento da studente fighetto di una scuola privata inglese esclusiva e "all'antica", e che si fa perdonare tutto ciò grazie a un impeccabile rispetto (almeno in apparenza) delle "buone maniere".


Vittorio non riusciva a capire come ciò fosse possibile, ma era il momento di smascherare Roberto, ossia di mostrare al mondo intero che il giovane Monterovere nascondeva, dietro a quell'aria da bravo ragazzo galante, sensibile e premuroso, un lato oscuro, geneticamente trasmessogli da Ettore Ricci, nonno materno, e Romano Monterovere, nonno paterno, ossia da infinite generazioni di avidi contadini irascibili, e di rozzi montanari testardi come muli.
Bastava solo provocarlo, ma non direttamente.
Era necessario che questa volta la famiglia Braghiri agisse nell'ombra, mandando avanti altre persone che potessero avercela con i Monterovere, e non erano poche.
In primis, naturalmente, c'era "Sua Signoria" Bartolomeo Visconti di Berlinoro, il quale a sua volta utilizzava come longa manus la famiglia Porcu, i cognati poveri, sempre pronti all'obbedienza.
Vittorio si consultò col padre Massimo, il quale brillava di gioia nel vedere che il suo rampollo univa l'odio vendicativo dei Braghiri con la velenosità fredda e razionale di Elisabetta De Gubernatis, detta "la Vipera", e della madre di lei, Ginevra Orsini, detta la "Sorella Minore", quella che per tutta la vita era dovuta rimanere sempre "un passo indietro" rispetto alla ben più nota sorella maggiore, la Contessa di Casemurate.
Il piano di Vittorio era un buon punto di partenza, e Massimo disse subito che era fattibile, ma bisognava curare tutto nei minimi dettagli e soprattutto fare in modo che i Monterovere si sentissero accerchiati e costretti a disperdere le forze, per respingere attacchi da tutti i fronti, , su ogni aspetto della loro vita attuale, del loro nebuloso passato e delle loro ambizioni per il futuro.
Ma per fare questo era necessario suddividere bene i compiti tra i vari membri della propria famiglia:
Vittorio doveva allearsi con Felice Porcu, detto "il Cugino" per antonomasia, stabilendo con lui un rapporto in cui il giovane Braghiri era la mente e il giovane Porcu era il braccio.
I due erano già in buoni rapporti, avendo molte passioni comuni: la palestra, il basket, il rock duro. i Guns N' Roses, la spiaggia, la figa, il sadismo e la vendetta (non necessariamente in questo ordine).
<<Io e Porcu arruoleremo tutti quelli a cui Roberto sta sul c...>> dichiarò <<e faranno la fila per iscriversi>>
Massimo annuì ed espose ciò che aveva in mente riguardo ai congiurati adulti e anziani:
<<Io e tua madre conosciamo bene la famiglia Tartaglia, quella della madre di Aurora, la viscontessa Maria Antonietta. Suo zio Onofrio era uno dei nostri, ai tempi in cui mio padre amministrava il Feudo Orsini, e guarda caso mia madre Ida ha tenuto da parte, nel suo archivio, le prove secondo cui i fondi per l'azienda di carburanti di suo fratello Paride, defunto nonno materno di Aurora, provenivano dai fondi neri riconducibili al clan Ricci-Orsini. 
A mio parere basterà ricordare tutto questo alla signora Maria Antonietta Visconti, nata Tartaglia, per annullare la sua predilezione verso l'erede che Ettore Ricci aveva scelto in punto di morte>>
Vittorio annuì, ma volle comunque esprimere una sua osservazione, piuttosto sottile, ma concretamente rilevane: 
<<Onofrio Tartaglia è morto e così anche Paride, e dunque la minaccia di un processo penale svanisce, soprattutto perché non potremmo mai provare che i Visconti fossero a conoscenza del "peccato originale" dei fondatori dell'azienda.
Per quanto riguarda il procedimento civile per il risarcimento dei danni all'erario, la ditta Visconti & Tartaglia Idrocarburi potrebbe patteggiare una somma minore rispetto a ciò che Roberto Monterovere porterebbe in dote in futuro, e cioè la quota di suo padre nell'azienda Fratelli Monterovere, molto redditizia, e la quota di sua madre del Feudo Orsini, tenendo conto, inoltre, che Silvia Ricci-Orsini potrebbe essere la prossima Contessa di Casemurate, dal momento che sua sorella maggiore Margherita è già Marchesa di Serachieda. 
Nella mente di Maria Antonietta Visconti, c'è tutto questo e la speranza che Roberto diventi un grande dirigente e crei una specie di holding che controlla tutte le aziende di cui sopra, ed erediti in futuro anche il titolo di Conte. 
In questo modo il ramo dei bertinorese dei Visconti, aggiungendosi a quello comitale degli Orsini, salirebbe di grado e Aurora potrebbe ottenere tutto quello per cui è stata educata e preparata: Prestigio, Potere e Ricchezza>>
Massimo rimase sbalordito, ma anche compiaciuto, dalla finezza delle osservazioni di suo figlio, ma aveva già preparato in anticipo la risposta:
<<Forse la viscontessa Maria Antonietta potrà anche far pendere il piatto della bilancia dalla parte di Roberto, ma il visconte Bartolomeo preferirebbe evirarsi, piuttosto che permettere l'unione della sua unica, meravigliosa e perfetta figlia con un "pidocchio rifatto" cresciuto come semplice figlio di insegnati a loro volta figli di montanari e contadini, e dunque capace soltanto di fare il topo di biblioteca, ma che non saprebbe dirigere nemmeno un negozio di libri usati. 
E noi sappiamo che tutto questo è vero, o meglio, è una mezza verità che si può far passare come verità completa, assoluta e indiscutibile.
Infine, figlio mio, tua madre troverà il modo di coinvolgere anche quell'insegnante di matematica paranoico, il professor Sarpenti, e mia madre farà passare dalla nostra parte la prozia di Aurora, e cioè Maria Teresa Ricci, vedova Tartaglia, che ha uno zampino dappertutto nel clan Ricci-Orsini>>
Vittorio sorrise velenosamente e annuì:
<<Molto bene. Mettiamoci all'opera. Quando avremo finito, i Monterovere dovranno imparare a rovistare i cassonetti della spazzatura e a dormire sotto un ponte>>