venerdì 11 aprile 2025

La nostra storia

 

Tu 
che non mi riconosceresti;
io 
che ti confondo in mille volti;
tu 
che sei andata molto avanti;
io 
che sono fermo da una vita;
tu 
che non sei più quella di un tempo;
io 
che per amore tuo ho perduto tutto;
tu 
che non dicevi mai né sì, né no;
io 
che camminavo sui carboni ardenti;
tu 
che facevi finta un po' di non capire;
io 
che non osavo dir quel che sapevi già;
tu 
che non ricordi più di me nemmeno il volto;
io 
che ho tatuato il tuo su occhi e cuore;

esci 
dalla mia mente,
esci, 
fuggi dalla mia mente,
fuggi!

Come il silenzio, 
noi scenderemo ognuno
per le proprie scale,
non penseremo più
al tuo bene ed al mio male,
e poi che vada tutto un po' 
come gli pare!
Come il deserto,
che avanza dentro me
veloce come il suono,
la nostra storia brucerà
un'ultima volta
e finalmente poi sarà
soltanto fumo!
Che ne faremo 
di questa fiaba 
che si ferma e poi riparte
di questo amore
che non nasce e che non muore?
Dalla corrente 
ci faremo trasportare
e finalmente tutto svanirà.
Svanirà,
svanirà,
svanirà...


Il freddo della stanza che raggela
e il luogo dove tu posasti lieta 
ora deserto e nel silenzio solo 
si sente l'aspra loquela
dei presenti, e l'eco dei ricordi, muta,
oltre la biblioteca, e sento che è reale
solo la tua assenza:
tutto il resto è morto, finto, vano
e come queste scale 
tutto scende, precipita, si schianta.


Gli oggetti sono ancora al loro posto
a custodire muti la quiete polverosa 
delle stanze, nell'oppiaceo incantesimo 
che inutilmente finge un'illusione:
come se i decenni non fossero sfumati
nell'inconcludenza di un tempo nascosto
già negli interstizi e sotto i tappeti.
E non serve a nulla fare l'inventario 
delle cose perdute, per poi soffocare dentro
l'urlo dei rimpianti e appoggiarsi a questi 
arredi fragili come fossero pilastri
mentre tutto frana intorno
e i volti a poco a poco si congedano.