domenica 4 ottobre 2015

Gli Iniziati di Estogh. Capitolo 11. Attraversando il Varco



Prima di salire sul Cerchio Magico, Roman Waldemar si rivolse ai componenti della spedizione:
<<Siamo giunti al momento della verità! Se davvero io sono il Predestinato, allora questo Varco sarà aperto. Io entrerò per primo. Poi mi seguiranno il Consigliere Albedo, la dottoressa tenente Van Garret, il generale Leonenko e tutti i componenti della Guardia di Ferro secondo l'ordine prestabilito>>
Gli vennero in mente i primi versi dell'Alexandros, di un poeta italiano che amava, forse perché si sentiva sperduto, come Alessandro Magno giunto di fronte all'Oceano Indiano, ritenuto il confine del mondo.
Giungemmo, è il Fine, o Sacro Araldo, squilla, non Altra Terra se non lassù, nell'aria, quella che nel mezzo del brocchier vi brilla, o Pezeteri, errante, solitaria terra inacessa. Dall'ultima sponda vedete là, Mistofori di Caria, l'ultimo fiume Oceano senz'onda. O venuti dall'Haemo e  dal Carmelo, la terra sfuma e si sprofonda nella notte limpida del Cielo.
Si fece avanti.
Non appena mise piede sul simbolo del Sole Nero, le linee che lo disegnavano divennero improvvisamente del colore del fuoco, prima gialle ardenti e poi rosse scarlatte.
Il grande momento era giunto:
<<Questa luce indica che mi è stata concessa la facoltà di aprire questo Varco.
Ora pronuncerò alcune parole rituali, per sottolineare la natura sacra di ciò che accadrà. Dobbiamo infatti ricordare sempre che i Varchi verso la Nuova Terra non sono un risultato della nostra scienza, ma il frutto di un Patto con i Quattro Immortali, che governano le gerarchie dei Signori degli Elementi, secondo la legge degli Arcani Supremi. 
In particolare, dovremo mostrare il dovuto rispetto ai Signori Atar, Belenos ed Eclion, con i quali il sacro Patto è stato stipulato>>
I versi dell'Alexandros continuavano a risuonargli nella mente.
Fiumane che passai! Voi la foresta immota nella chiara acqua portate, portate il cupo mormorio che resta. Montagne che varcai! Dopo varcate, sì grande spazio su di voi non pare che maggior prima non lo invidiate. Azzuri come il cielo, come il mare, o monti, o fiumi: era miglior pensiero restare, non andar oltre, sognare. Il sogno è l'infinita ombra del vero.
Sollevò le mani e iniziò a recitare la formula che era stata concordata con il Consiglio dell'Ordine:
<<Dopo aver viaggiato per molte terre e molti mari, giungo a questa sacra soglia, per donare ai Signori Immortali il mio estremo omaggio di fede>>
Questa volta era Catullo a riecheggiare nei suoi ricordi, poiché anch'egli aveva fatto molti viaggi e si era perduto.
Multas per gentes et multas per aequora vectus has miseras advenio inferias ut te postremo donarem munere mortis.
Gli Dei udirono e risposero.
Il cerchio divenne completamente rosso.



<<In questi silenzi, in cui le cose sembrano prossime a tradire il loro ultimo segreto, io mi offro devotamente e interamente agli Arcani Supremi e ne invoco la protezione.
Ecco qui l'Ombelico del Mondo, il punto morto del mondo, la maglia rotta nella rete che ci stringe, l'anello che non tiene.
Preparo il Grande Balzo, per me e per chi verrà dopo di me>>
Gli parve di essere come il capitano di una nave che finalmente vede da lontano le coste della terra verso cui era diretto.
Il Varco è qui, ripullula il frangente sulla balza che scoscende.
Contemporaneamente una musica simile a un acuto vocalizzo femminile si sprigionò dal sacro cerchio.
Assomigliava così tanto alla voce di Virginia, così limpida e pura, come il primo giorno in cui l'aveva conosciuta.
Tu non ricordi la casa di questa mia sera, ed io non so più chi va e chi resta.
Scacciò quei pensieri e si rivolse al suo seguito:
<<AvvicinateviUdite la Musica delle Sfere Celesti, melodia di finissimi sistri d'argento, tintinni a invisibili porte che forse non s'aprono più?>>
E c'era quel canto di morte...
<<E tu, Cielo, dall'alto dei Mondi Sereni, infinito, immortale, accogli la nostra supplica>>



La luce divenne azzurra e poi di un bianco nebuloso.
Quella nebbia circondò Waldemar fino a rendergli impossibile distinguere i contorni delle cose intorno a lui.
Nascondi le cose lontane, le cose son ebbre di pianto. Sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt.Sono le lacrime delle cose e le cose mortali toccano la nostra mente.
Intorno a Waldemar si creò come per magia una sottile piramide di cristallo, estremamente luminosa.



La piramide incominciò a ruotare intorno al proprio asse.
Il canto continuava e così i ricordi.
E ti scrivo di qui, da questo tavolo remoto, dalla cellula di miele di una sfera lanciata nello spazio.



Waldemar continuò a recitare la formula, che univa la tradizione latina con quella germanica:
<<O Muse germaniche, intoniamo un canto un po' più elevato.
Se cantiamo le stelle, siano stelle degne di un Signore.
Ormai giunge l'ultima era predetta dal canto degli oracoli.>>
Anche quella era una rivisitazione del meglio che la cultura umanistica avesse prodotto e cioè i versi di Virgilio, che profetizzavano la gloria dell'impero di Roma e della dinastia dei Cesari.
Sicelides musae, paulo maiora canamus. Non omnes arbusta iuvant humilesque myricae. Si canimus silvas, silvae sint consule dignae. Ultima Cumaei venit iam carminis aetas.



La piramide ruotante era diventata una sfera e intorno ad essa Waldemar vedeva ormai soltanto il cielo stellato. La terra ora gli appariva lontana.
D'un pianto di stelle lo inondi, quest'atomo opaco del male, quest'aiuola che ci fa tanto feroci.
Procedette nella recita della formula:
<<Tornano i regni dei Grandi Antichi Iperborei e una nuova progenie viene qui offerta dai cieli>>
Iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna, iam nova progenies caelo demittitur alto.
Tu modo nascenti puero, casta fave Lucina.
<<Tu alla fanciulla che sta per nascere, sii favorevole, o Signore Belenos.
E tu, o Signore Eclion, consenti alle stelle di indicarci la via, nell'oscurità dello spazio siderale.
Agnosco veteris vestigia flammae.
Riconosco i segni dell'antica fiamma, o Signore Atar>>



L'immagine fiammeggiante di Atar comparve davanti a lui,
Waldemar pronunciò la preghiera di rito:
<<Benedetti siano il Fuoco e la sua Fiamma, possa il loro passaggio purificare il mondo>>
Atar sollevò le mani luminose:
<<Con il potere conferitomi dagli Arcani Supremi, io apro per te e per il tuo seguito il Varco che conduce alla cripta del castello di Alfarian. 
Lì ti attenderà mia figlia Edwina: lei sarà di guida a te e a tutti i partecipanti a questa missione.
Ora va', per te l'ho pregato. La sete ti sarà lieve, meno acre la ruggine>>
E con un gesto di benedizione si accomiatò.
Waldemar sentì come una scarica elettrica attraversarlo e poi un fortissimo formicolio in tutto il corpo.
Lentamente il vortice intorno a lui si dissolse e un nuovo ambiente prese forma, molto simile alla cripta del precedente castello, eppure molto più stilizzato e all'apparenza più nuovo.



I contorni si definirono.
Comparvero le colonne e i pilastri.
E tra essi, imponente e terribile come una divinità dei tempi antichi, incombeva Edwina Ataris, la Dama Gialla.



Teneva le braccia sollevate, su cui ricadevano le ampie maniche di seta del suo abito dorato.
Era sua la voce del canto, e quando la musica svanì, giunsero le sue parole:
<<Figlio dei Cento Re>>
Waldemar chinò il capo in segno di omaggio:
<<Figlia di Atar, io non sapea di meta allor che mossi. Un oracolo tra gli altari mi guidò, la canzone che tu scrivesti per me>>
Edwina mantene le mani sollevate nel gesto di benedizione:
<<Ecco il Profeta che ci fu promesso e sua è la canzone della Luce e delle Tenebre>>
Waldemar completò il rituale dell'accoglienza, secondo la formula del suo magistero:
<<Io sono il Custode del Fuoco Segreto e reggo la Fiamma di Atar>>
Edwina tese le braccia e le mani verso di lui:
<<Vieni in pace, Figlio dei Cento Re
Io ti offro terre nuove e cieli nuovi, per te e per tutti, per la nuova speranza e per il Regno Millenario, nei secoli dei secoli>>
Waldemar fece un passo avanti verso di lei, uscendo completamente dal cerchio.
Edwina gli tese una mano con un enorme anello di topazio all'indice.
Lui si inchinò e baciò l'anello, che divenne sfolgorante.
L'inverno del nostro scontento si è fatto fulgida estate sotto i raggi di questo sole di York.
Chiuse gli occhi e rispose:
<<E così sia>>