mercoledì 29 dicembre 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 174. Lo "spirito" del "New Bloomsbury"





E di colpo venne il mese di marzo e il secondo semestre ebbe inizio, con tutte le "innovazioni strategiche" che erano state concordate nei giorni precedenti.

La prima lezione, dalle 9 alle 11, in aula A, era Diritto pubblico (in Bocconi, salvo rari casi, non c'era il quarto d'ora accademico, in quanto simbolo di inefficienza: erano concessi solo 5 minuti per spostarsi da un'aula all'altra e sistemarsi).

Alle 8.55 circa, Roberto e Aurora, come pattuito, entrarono in aula da due porte diverse e si diressero verso due gruppi diversi.
Ci fu un considerevole brusio quando lei si collocò nella zona dei Finanzieri del Clefin, il corso di laurea in economia finanziaria, di fianco al loro leader dell'annata '75, un milanese doc di nome Andrea Vimercati, figlio di un dirigente del Credito Italiano e di una ereditiera meneghina.
Roberto lo detestò fin dal primo momento.
Sarà lui a portarmi via Aurora? 
Era prestante, senza dubbio, ma in fondo ce n'erano stati tanti, di bei ragazzi, a provarci con lei, ed avevano fallito. Per far breccia su Aurora Visconti ci volevano altre doti, tra cui uno spiccato senso dell'umorismo. 
Il Vimercati concedeva al suo pubblico rari sorrisi, più che altro per deridere qualcuno, ma non sembrava essere dotato di autoironia.
Ha la classica freddezza di chi si sente "superiore per natura". Dietro a quegli occhi di ghiaccio ci sono nervi d'acciaio: gli torneranno utili nel mondo della finanza. 
Che peso darà Aurora a tutto questo?





Roberto, per scacciare i dubbi e ancorarsi al presente, osservò con un rapido sguardo le prime file: a destra gli iscritti al Clefin e a sinistra gli iscritti al Clep (il corso di laurea in economia politica).
Sia i Finanzieri che gli Economisti, maschi o femmine che fossero, erano ben vestiti, alcuni in maniera ordinaria, altri in maniera più raffinata.
Va detto che nel 1995, ossia quasi 27 anni fa, c'era ancora una certa eleganza, in Bocconi: gli studenti e le studentesse seguivano un "dress code" molto classico e professionale.

Oggi di tutto ciò non rimane più niente: la nuova generazione ha imposto la sciatteria e l'ha chiamata moda.
Si vedono studenti presentarsi alla laurea di un amico in felpa col cappuccio e jeans stracciati nella sessione invernale, oppure t-shirt, cappellino da basket e calzoni corti nella sessione estiva, e basta questo per capire che tutto è perduto, compreso l'onore.
Ah, i segni dei tempi! Come se non ce ne fossero già abbastanza...

Ma negli Anni Novanta qualcosa dell'antico splendore resisteva ancora, almeno in quelle aule: si cercava ancora di arginare la sciatteria, e questo non per snobismo, ma per rispetto verso le istituzioni e verso tutte le persone coinvolte, compresi se stessi stessi.
Ciò valeva tanto più tra gli studenti delle prime file, quelli che si impegnavano seriamente: gli iscritti al Clefin e al Clep, di cui Roberto non sapeva quasi nulla.

Il nostro Monteroverescortato da Augusto Viroli (l'altro forlivese di quell'annata, che aveva deciso di seguirlo nella scelta di Economia Politica), si sedette di fianco al famoso Leonardo da Monza, di cui si è parlato nel capitolo scorso.
Nei pochi minuti prima che iniziasse la lezione, Leo incominciò a presentare a Roberto i notabili del gruppo degli Economisti del Clep.
Una cosa balzava subito agli occhi era il fatto che c'erano poche studentesse, rispetto agli altri corsi di laurea.
Ma tutto ciò non era un problema: nel cuore di Roberto c'era posto soltanto per Aurora.

Gli studenti del Clep apparivano tutti altezzosi, seriosi, fisicamente sottili, fin troppo curati nella pettinatura e nel vestiario, con abiti su misura simili a quelli che soltanto i sarti di Savile Row, erano in grado di realizzare.
Questo stile conferiva a tali studenti d'elite una certa autorevolezza e di conseguenza anche un'età superiore a quella reale.
In alcuni casi era solo una facciata, in altri, dietro a quel "fumo di Londra" (e smog di Milano), c'era anche qualche rara traccia di arrosto.
Tutte quelle facce severe e prevenute osservavano Roberto con un certo severo scetticismo.














Leo lo presentò Roberto al Leader della classe Clep 1975, tale Fausto Maria Cremonesi, figlio di un editorialista del Corriere della Sera e di una giornalista di Vogue Italia
Era soprannominato "il Principe" e quel giorno si distingueva per l'abito blu navy gessato a tre pezzi, camicia bianca e cravatta scura a pois, con nodo windsor, una novità (a detta di Leo) quasi che, sapendo chi stava per entrare nel suo pollaio, il Leader volesse riaffermare la propria supremazia con un "power tie knot".

Intorno a lui c'erano i suoi pretoriani che sembravano un esercito di cloni tutti simili: alti, snelli, con abiti di ottima fattura e cravatte blu, azzurre, rosa, magenta o carminio.
La presentazione fu molto formale, ma sufficientemente educata, almeno nei confronti di Roberto (l'altro forlivese, Augusto, venne considerato alla stregua di uno scudiero di poco conto o uno stalliere, e venne maleducatamente ignorato).
Leo ricoprì Roberto di lodi fin troppo entusiastiche.

Il Leader Fausto fissò il nuovo arrivato con sguardo blasé e poi dichiarò:
<<Ora resta solo da definire se sei più da "New Bloomsbury" o da "Dark Academia". Ti lasceremo qualche giorno per pensarci su>>

Notando l'espressione smarrita del Monterovere, Fausto fece cenno a Leonardo di spiegare cosa volevano dire i due nomi citati prima.
Leo spiegò con una certa apprensione:
<<Quest'anno le matricole del Clep hanno fondato due circoli di incontro, studio e approfondimento culturale. 
Il primo è il New Bloomsbury, che si ispira al Gruppo Bloomsbury, quello frequentato da John Maynard Keynes, Virginia Woolf, Lytton Strachey, Vanessa Bell, Edward Morgan Forster...>>
Roberto sorrise.
Sapeva benissimo cos'era il Bloomsbury e apprezzava le opere dei suoi componenti, ma c'era una tale supponenza nei modi dei membri del Clep che rispose con un eccessivo sarcasmo :
<<Personalità davvero notevoli! Ma era consentito l'ingresso agli eterosessuali?>>
Dopo quella battuta, alcuni lo guardarono malissimo, mentre Leo appariva divertito:
<<Be', c'era Leonard Woolf, il marito di Virginia. Era lui che aveva i soldi per tenere in piedi tutta la baracca. Virginia e Vanessa, le due sorelle indivisibili, avevano scelto due mariti in grado di finanziare le loro aspirazioni letterarie e culturali in senso ampio.
Non c'è niente di male, dopotutto. 
Non è una colpa essere ricchi!>>
Roberto annuì:
<<Dipende da cosa si fa per diventarlo, o per rimanere tali>>
Ci fu un attimo di silenzio, interrotto, provvidenzialmente, dal composto riso del leader Fausto:
<<Ah, molto giusto! Mi piace la tua arguzia, lord Robert. Posso chiamarti così? Magari nascerà tra noi un'amicizia come quella che legò Giorgio IV a lord Brummel>>
Roberto, infastidito da quell'ennesima supponente lezioncina, rispose:
<<Lo spero! Ma mi permetto di ricordare che lord Brummel cadde in disgrazia presso Giorgio IV e morì esule, di sifilide e pieno di debiti>>
Il Leader scrollò le spalle:
<<Però si è goduto la vita, alla grande. Che importa dove moriamo e quanti soldi o quanti debiti lasciamo su questa terra?>>
Roberto annuì:
<<Concordo, la vita è adesso, però è necessaria anche qualche precauzione per il futuro...>>
Il Leader scosse il capo:
<<Nel lungo periodo saremo tutti morti! Era la massima preferita di Keynes, e forse la frase più significativa che abbia mai detto, perché va oltre la pianificazione economica, è un discorso filosofico. Lasciamo che ad occuparsi della pianificazione siano gli aziendalisti, ammesso che riescano a contare fino a due>>
Tutti risero.
Leo, però voleva terminare il suo discorso:
<<L'altro gruppo è la Dark Academia e ad essa aderiscono coloro che aspirano ad un'istruzione superiore, anche umanistica. Si occupa della storia, della letteratura, delle arti e dell'architettura sia classica e che gotica. Ed è proprio l'attenzione al gotico e al neogotico, compresi i romanzi gotici e l'estetica vittoriana che ha indotto i suoi membri a introdurre il termine "dark" nel nome dell'accademia. Io ne faccio parte e, considerati i tuoi interessi, Robbie, te la consiglio.
Diventeremo famosi! Fonderemo un'estetica in grado di sopravvivere nel tempo>>















Il Leader intervenne:
<<Sei troppo di parte, Leo. Fai sembrare che solo la tua Dark Academia abbia a cuore le discipline umanistiche e l'arte. E invece anche il New Bloomsbury ha le stesse aspirazioni: l'unica differenza è che noi siamo più realisti, mentre voi avete fin troppa fantasia e tendete ad inventarvi le cose. Tutto qui>>
Roberto però aveva un dubbio:
<<Ma questi sono prima di tutto gruppi di studio, vero? Intendo dire, preparazione agli esami...>>
Il leader Fausto annuì, sempre con aria blasé:
<<Ovviamente! Noi del Clep siamo i più studiosi, e studiamo sempre insieme perché così ogni dubbio si chiarisce meglio e ogni punto debole nella preparazione emerge e viene sanato>>










<<Comunque, rifletti bene prima di scegliere. Tieni presente che passerai gran parte del tuo tempo con gli amici del club. E' naturale che si crei, col tempo, un rapporto di fratellanza>>

Roberto non era per nulla d'accordo. Era un individualista, che credeva nel motto "chi fa da sé, fa per tre". Non aveva mai avuto predisposizione per il comunitarismo o il cameratismo.

A porre fine a queste disquisizioni fu l'arrivo del docente di Diritto pubblico  che per un'ora cercò di spiegare le ragioni per cui, a suo parere, il manuale di un certo misterioso "Desierre", rivelatosi poi essere Ugo De Siervo, fosse meglio del famosissimo mattone di Giuliano Amato e Augusto Barbera.

Roberto prese appunti in religioso silenzio. L'unico scambio di parole fu con Leonardo, il quale era molto più loquace del solito e, dopo la cena della settimana precedente, si comportava come se lui e "Robbie" si conoscessero fin dai tempi della scuola materna.
In particolare, notando che Roberto aveva già finito di bere una bottiglietta d'acqua Levissima e ne stava incominciando un'altra, Leo gli chiese:
<<Ho visto che anche tu hai molta sete, a me è successo dopo che ho iniziato la terapia...>>
Roberto gli fece cenno di fermarsi. Preferiva evitare i particolari compromettenti. Rispose a voce bassissima:
<<Sì, è un effetto collaterale, il Luminare me l'aveva detto. E poi aveva anche consigliato di bere acqua oligominerale, per depurarsi>>
Leonardo annuì solennemente, poi tirò fuori una bottiglietta analoga e lo imitò, come se si fosse reso conto solo in quel momento che certi farmaci non erano caramelle, ed occorreva depurare fegato e reni.

Dalle 11 alle 13, si spostarono nell'aula B, dove c'era la lezione di Macroeconomia.
E anche lì si disposero allo stesso modo. Bastava poco per creare una nuova rete di alleanze, se si conoscevano le persone adatte.
Leo tornò alla carica nel lodare la Dark Academia e precisando che non aveva niente a che fare con la Light Academia, che aveva un'estetica leziosa, fatta tutta di tonalità pastello, come si vedeva soltanto in certi film di James Ivory.
Roberto si rese conto che Leo, patrocinando la causa del proprio circolo, gli proponeva un'alleanza che poteva rafforzare entrambi.
Decise di rifletterci sopra, mentre sorseggiava la terza bottiglietta di Levissima.
Poi arrivò il docente, di cui non abbiamo informazioni perché Roberto ci ha confessato che non si ricordava più chi fosse: immaginatevi lo spessore della personalità di costui, che lasciò sui suoi allievi una così indelebile impronta.

Più tardi, alla fine delle lezioni del mattino, prima di dirigersi verso la mensa, Leonardo tampinò Roberto ovunque, persino in bagno, magnificando la mistica partecipatoria del cameratismo.
La cosa più imbarazzante e comica nel contempo, fu che, trovando occupati, con tanto di fila davanti, tutti singoli vani della toilette, e avendo poco tempo a disposizione, Roberto si rassegnò ad usare uno di quegli orribili sanitari attaccati ai muri, di cui, in qualità di narratori all'antica, ci rifiutiamo persino di fare il nome. Leonardo gli si piazzò di fianco, violando tutte le regole basilari dell'etichetta, e continuò a parlare come se niente fosse, mentre entrambi davano sfogo al proprio "idrante". 
A Roberto pareva di essere tornato ai tempi dell'asilo in cui si giocava a chi la faceva più lontano, o si diceva che chi non ... in compagnia è un ladro o una spia.
E tanti saluti alla raffinatezza del Clep! 
Se Leo voleva scoprire le presunte "doti nascoste" dell'altro, a livello anatomico, tanto peggio per lui!
Ora apprenderà una dura lezione di cameratismo comparato...
E infatti, dopo circa un minuto, quando il pur cospicuo flusso di Leo incominciò a smorzarsi, quello di Roberto non mostrò cedimenti, e proseguì ininterrotto per un altro minuto, a certificare le tanto discusse "doti nascoste" del Monterovere, che se ne stava lì, ad occhi chiusi, con l'estasi dipinta sul volto.
Leo riconobbe la sconfitta, notevolmente impressionato, e con molta dignità, sportività ed eleganza commentò: <<Ma quanta ne avevi !?>>
Roberto, senza scomporsi, spiegò, con logica aristotelica:
<<Da qualche parte tutta quella Levissima doveva pur andare i finire>>
Leo rise, poi però si riscosse:
<<Domani voglio la rivincita!>>
Roberto, mentre si lavava accuratamente le mani, sospirò, pensando:
Sono caduto dalla padella nella brace.

Nello stesso tempo, però, dovette riconoscere che Leo, pur nella sua stravaganza, era animato da un genuino entusiasmo, eccessivo certo, ma sostanzialmente innocuo.
Poteva diventare un amico leale, con cui condividere qualche avventura goliardica, magari insieme al fido Augusto Viroli da Forlì.
Per cui alla fine Roberto decise:
<<Ma sì, entrerò nella Dark Academia: in fondo adoro il gotico e il neogotico>>
Leo si illuminò, manifestando il proprio entusiasmo con pacche sulle spalle ed esclamazioni di giubilo:
<<Vedrai, è un gruppo di persone molto colte, anzi, di sicuro le più colte in tutta questa università>>
Anche Augusto Viroli aderì alla Dark Academia e così  Roberto si ritrovò ad avere ben due pretoriani, manco fosse Draco Malfoy.

Alla sera, quando finalmente Roberto e Aurora si riunirono per cenare da soli nella stanza di lei, si raccontarono le rispettive giornate.
Roberto chiese:
<<Allora Auri, il gelido Vimercati è di tuo gradimento? Da lontano sembravate una coppia perfetta!>>
Lei la prese sul ridere:
<<Mai quanto te e il tuo "Leo" dai riccioli d'oro!>>
Roberto rise, suo malgrado, e stette allo scherzo:
<<Ah, ah, la tua è tutta invidia!>>
Aurora rise a sua volta:
<<Ah, ah, ma certo che è invidia! Lui può seguirti nel bagno dei maschi a reggerti il piffero, mentre io no! E' una discriminazione inaccettabile!>>
Roberto continuò il siparietto:
<<Assolutamente inaccettabile! Dovremo scrivere una lettera di protesta al nuovo Rettore, Ruozi, ammesso che sappia leggere>>
Aurora scoppiò a ridere e poi lo abbracciò:
<<Ah, Robs, non sai quanto mi sono mancate le tue battute. Vimercati è tremendamente noioso, si prende così tanto sul serio. Gli altri sono ancora peggio: tutti ad alzare la cresta come galli in un pollaio. Gli uomini non capiscono che noi donne vogliamo qualcuno che ci renda allegre, qualcuno che sappia anche ridere di se stesso>>

E poi, forse perché erano stati lontani tutto il giorno, sentirono entrambi una voglia maggiore l'uno dell'altra e trascorsero la notte insieme, con una complicità ritrovata.
Sia Aurora che Roberto si resero conto che, al contrario dei loro timori, la separazione diurna aveva rafforzato il loro desiderio reciproco e anche la loro relazione.
Chi si illudeva di poterli separare, sarebbe rimasto deluso, almeno per i successivi tre anni e mezzo.