mercoledì 24 agosto 2022

Vite quasi parallele. Capitolo 188. Più di un mese a Saint-Tropez



La settimana nella villa dei Duchi di Ravernsbourne era stata più tranquilla del previsto, in quanto, per motivi di vario genere, i padroni di casa e gli ospiti principali non si erano fatti vedere, e questo aveva permesso ad Aurora e Roberto di godersi la vacanza senza l'obbligo di estenuanti impegni mondani.
Quell'atmosfera di relax assoluto in una zona paradisiaca aveva consentito ai due fidanzati di rilassarsi a tal punto da convincere Roberto a rimanere anche per la crociera verso Saint-Tropez che sarebbe partita poco dopo l'arrivo dei Duchi.
L'incontro con i Ravensboure fu più piacevole del previsto: lord Waldemar e lady Jessica si mostrarono persino più cordiali, allegri e spiritosi di quando due anni prima, a Londra, avevano invitato i due giovani fidanzati a una cena di lusso al Savoy, nella loro Royal Suite. Non sembravano cambiati per niente, nonostante avessero entrambi raggiunto i vertici delle società ereditate dai loro rispettivi genitori e nonni.
Waldemar aveva accennato per primo all'argomento:
<<Non mi fidavo più dei gestori del mio fondo, quello tramite cui controllavano alcune aziende di una certa rilevanza, nel Regno Unito. La mia impressione era che non considerassero me come referente, ma agissero per gli interessi di alcuni personaggi estranei: un banchiere, un avvocato e un politico...>>
Jessica aveva concluso il discorso del marito con una battuta:
<<...sì, insomma, quella che io chiamo "la profana trinità"!>>
Avevano riso e l'atmosfera si era ulteriormente rilassata.
<<E tu, Jessica, alla fine hai dovuto bere dall'"amaro calice" della Tessier-Ashpool Corporation...>> disse Roberto, mettendo il dito nella piaga, com'era solito fare quando notava delle reticenze sulle questioni fondamentali, ma Jessica si aspettava quel discorso:
<<Ahimè sì! Come si dice in questi casi: "è un lavoro sporco, ma qualcuno lo deve pur fare", e mio nonno ha scelto me. Non me l'aspettavo, non eravamo in buoni rapporti, e negli ultimi tempi il vecchio John Ashpool era completamente impazzito, ma il testamento fu redatto davanti a un notaio molti anni fa, quando ancora era sano. Tuttavia, a pensarci bene, scegliere me come erede universale era già di per sé un segno di pazzia...>>
Tutti avevano riso e poi si era parlato d'altro.
Jessica era fatta così: quando voleva chiudere un discorso, faceva una battuta ad effetto e poi introduceva un diversivo.
E il suddetto diversivo avvenne con un'astuta captatio benevolentiae nei confronti di Aurora:
<<Ma tu, Aurora, sei sempre più bella! Ho visto il servizio fotografico per Vogue Italia e poi quello per Marie Claire! Sapevo che avresti fatto strada, e questo è solo l'inizio! Ah, darei tutto per essere bella come te!>>
Quelle parole furono una melodia irresistibile per l'Ego smisurato della giovane Visconti:
<<Oh, sei troppo gentile, Jessica. In realtà non sono alta abbastanza per diventare una top model, e temo che la mia fama resterà confinata alle riviste e ai cataloghi. Non ho ancora ricevuto proposte per le sfilate di settembre...>>
La Duchessa di Ravensbourne si mostrò sconcertata:
<<Non posso crederci! Questo è inaccettabile! Ma sono certa che in questa nostra piccola crociera conoscerai le persone giuste per farti strada fino alle passerelle di Parigi, di Londra e di New York, senza nulla togliere a Milano, naturalmente. Ti presenterò a tutti e vedrai che sarà un successo!>>
Aurora era al settimo cielo:
<<Li conoscerò ben volentieri. Per me sarebbe un sogno che si avvera!>> e rivolse uno sguardo a Roberto, come per chiedere la sua autorizzazione.
Lui infatti non era particolarmente entusiasta di quei discorsi:
<<Spero che questa conoscenza non sia intesa in senso biblico>>
Jessica scoppiò a ridere:
<<Ah ah, voi Monterovere siete sempre così gelosi e possessivi! Ma non preoccuparti, se Aurora accetterà il mio "patrocinio" o, come diciamo noi anglofoni, il mio endorsement, nessuno oserà sfiorarla neanche con un'unghia. Nessuno la costringerà a fare nulla che lei non vuole: non ci sarà nessun ricatto o mercanteggiamento.
Ma ora, Roberto, è il tuo turno per dirci le tue impressioni sul percorso universitario che hai scelto>>
E in quel modo aveva di nuovo cambiato argomento.
Il giovane Monterovere non gradiva quel modo di conversare, ma non voleva mancare di rispetto all'ospite, per cui rispose:
<<All'inizio non è stato facile, dovevo abituarmi al nuovo ambiente e ai nuovi ritmi di studio, ma adesso credo di aver trovato il percorso giusto. Potrei anche intraprendere la carriera accademica>>
Jessica era perplessa:
<<In economia politica? Passare la vita a insegnare modelli matematici che non spiegano nulla e non sanno prevedere nulla? No, la tua vocazione è umanistica, come quella di tuo zio Lorenzo. Io penso che lui ti riaccoglierebbe a braccia aperte, se tu glielo chiedessi>>
Probabilmente era vero, ma Roberto non era pronto:
<<Leggi ancora i libri di mio zio? Sei in buoni rapporti con lui?>>
La Duchessa sorrise:
<<Non ho più tempo ed energie per leggere testi così impegnativi, ma abbiamo una corrispondenza interessante. Ci siamo incontrati di persona. Lui tiene spesso conferenze a Londra e Wald è stato suo studente, per cui lo invitiamo spesso a cena. E' sempre stimolante parlare con Lorenzo, e molto istruttivo. Gli ho chiesto di te, una volta, e lui ha detto che spera sempre che i vostri rapporti possano tornare ad essere buoni>>
Roberto non aveva nessuna intenzione di tornare nell'orbita di suo zio:
<<Un giorno accadrà, ma non subito. A meno che tu non l'abbia invitato ad unirsi alla crociera...>>
Jessica rise:
<<No, Lorenzo non è certo il tipo da crociera, e a dire il vero pensavo che non lo fossi nemmeno tu, altrimenti avrei invitato te e Aurora personalmente. Ma sono molto contenta che Ayami vi abbia convinto a unirvi a voi>>
Aurora apparve molto interessata a quell'argomento:
<<E tu e Ayami come vi siete conosciute? Dev'essere una tua cara amica se le hai permesso di invitare persone a sua scelta!>>
Lady Ravensbourne annuì:
<<Sì, siamo molto amiche, in effetti. Ci conosciamo bene perché la sua famiglia, i Mizuhara, sono azionisti importanti della Tessier-Ashpool Corporation, e spesso lei è la loro portavoce, a riprova del fatto che una top model può anche essere un'ottima donna d'affari. E poi ha una cultura impressionante e un indubbio carisma. Anche Roberto ne sarà affascinato!>>
Lord Ravenrbourne intervenne:
<<Jessica, sembra quasi che tu voglia creare un triangolo!>>
Aurora colse la palla al balzo e chiuse l'argomento con una battuta di antico conio:
<<Be', la geometria non è un reato!>>
Roberto e Jessica ridacchiarono e spiegarono al Duca la fonte della citazione e da lì il discorso deviò verso argomenti più frivoli.




Il giorno dopo arrivarono gli altri ospiti e da quel momento i colloqui si svolsero in inglese, anche se noi li riporteremo nella lingua dei nostri protagonisti.

Fece molto scalpore il fatto che una delle sorelle minori di Jessica, e cioè lady Jennifer Burke-Roche, avesse accettato l'invito, dopo due anni di silenzio totale, in seguito alla sua marginalizzazione decretata dal testamento di John Ashpool.
La Duchessa apparve molto meravigliata:
<<Mia cara Jenny, sono così felice che tu abbia accettato il mio invito! Ormai non ci speravo più, dopo tanto tempo!>>
Jennifer sembrava meno felice di rivedere la sorella:
<<Sono stati i nostri amici comuni a convincermi. Ormai è tempo di fumare il calumet della pace! O qualsiasi altra cosa a disposizione!>>
Tutti risero: era il tipico umorismo delle sorelle Burke-Roche.
Roberto e Aurora notarono l'enorme somiglianza tra Jessica e Jennifer, tanto che sarebbero potute sembrare gemelle, se non fosse stato per il fatto che la seconda era più giovane e più bella, nel senso convenzionale del termine, secondo i canoni classici: i tratti somatici erano più regolari, il viso era più dolce, i suoi movimenti erano più armoniosi.
<<Ci assomigliamo molto, vero? Ma Jenny è meglio, e dovreste vedere le altre! E' come se i miei genitori avessero perfezionato la loro abilità di concepire le loro figlie!>>
Tutti risero, compreso Roberto, che però pensava:
"La solita tecnica di Jessica: esorcizzare i sospetti altrui scherzandoci sopra apertamente"
Ma Jennifer mostrò di essere migliore della sorella anche in arguzia:
<<Sarà per questo che il nonno Ashpool ha deciso di indennizzare Jessy lasciandole il 51% della T-A Corporation>>
All'inizio l'uditorio rimase stupefatto, ma saggiamente Jessica buttò la cosa sul ridere:
<<Be', certo, mi sembra il minimo!>>
E a quel punto tutti gli ospiti si sentirono autorizzati a sghignazzare.
Provvidenzialmente fu proprio in quel momento che fece il suo ingresso Ayami Mizuhara, la quale, a mo' di saluto, esordì, con voce suadente e melodiosa:
<<Le mitiche sorelle Burke-Roche sono sempre l'anima della festa!>>
Jessica le corse incontro e la abbracciò calorosamente, poi annunciò a tutti:
<<Per chi ancora non la conoscesse, ecco a voi la divina Ayami Mizuhara!>>
Roberto ne rimase abbagliato: la bellezza della fanciulla giapponese era degna di una dea.
"Ma Ayami ha qualcosa di ancor più divino: una soave serenità, circonfusa da un'aura di mistero"
Aurora si illuminò: aveva sentito moltissimo la mancanza della sua "migliore amica", per usare un eufemismo.
Jennifer però non si fece incantare:
<<Forse io sono l'unica che non conosceva la divina Ayami, eppure lei ha parlato come se conoscesse tutte le "mitiche" sorelle di Jessica>>
Di nuovo ci fu un interminabile attimo di sgomento, ma questa volta fu Ayami a risolvere la situazione:
<<Oh, ma io ti conosco di fama, Jenny: tua sorella mi ha parlato così tanto e così bene di te che è come se ti avessi sempre conosciuta>>
Jenny ne approfittò per entrare subito in confidenza con la potenziale alleata:
<<E vedi in me qualcosa di diverso da ciò che ti aspettavi?>>
Ayami la studiò attentamente, come se le stesse leggendo nel pensiero, e alla fine disse:
<<Vedo in te una maggiore purezza rispetto alle mie aspettative. Spero che Jessica non si senta offesa, ma è naturale che, col tempo e con la gravosità degli incarichi che si ricoprono, sia difficile mantenere la purezza originaria, ammesso che ci fosse>>
Di nuovo ci fu un grande imbarazzo, che tenne tutti col fiato sospeso.
Fu Jessica, come sempre, a stemperare la tensione con l'ennesima battuta:
<<Una volta Lorenzo mi riferì una frase pronunciata da un politico italiano, che suonava più o meno così: "Gareggiando a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura">>
Tutti risero, ma Jenny aveva colto l'avvertimento.
Le nostre sorelle minori, Joanna e Jezabel, mostreranno un grado maggiore di perfezione. Se anche io riuscissi a rimpiazzare Jessica, sarebbe solo per breve tempo, perché un giorno una delle due rimpiazzerà me. 
Albedo ci ha messo l'una contro l'altra fin dall'inizio e adesso si gode lo spettacolo.
Ma se fosse riuscita ad allearsi con Ayami e a carpire il segreto di Marie-France Tessier, come aveva promesso a Serena Hagauer, forse i folli piani del Gran Maestro sarebbero stati fermati.
<<Che la crociera abbia inizio!>> dichiarò infine il Duca di Ravensbourne, cambiando strategicamente discorso, arte nella quale eccelleva quasi come sua moglie.


sabato 13 agosto 2022

Vite quasi parallele. Capitolo 187. Sette giorni a Portofino

 




Quando Aurora Visconti disse al fidanzato Roberto Monterovere che il programma per le ferie d'agosto era cambiato, lui rimase perplesso, soprattutto quando seppe che sarebbero stati ospiti di lord Waldemar Richmond, Duca di Ravensbourne, nella sua villa di Portofino.
Quando lo avevano conosciuto a Londra, due anni prima, sia Aurora che Roberto si erano insospettiti riguardo alle reali intenzioni sue e di sua moglie lady Jessica Burke-Roche, ed avevano concordato di evitare ogni loro ulteriore approccio. 
La perplessità di Roberto era dunque fondata su presupposti non arbitrari:
<<Pensavo che fossimo d'accordo sul fatto di non lasciarci più coinvolgere nelle vicende dei Ravensbourne. Sono persone pericolose, legate a gente ancor più pericolosa>>
Aurora però non voleva sentir ragioni:
<<Sei diventato paranoico. Esprimi giudizi senza avere prove certe. Per esempio, in questo caso l'invito non proviene da loro, ma da una mia collega molto seria, Ayami Mizuhara, tu non la conosci, ma è una persona intelligente e sensibile>>
Roberto aveva replicato con uno dei suoi paradossi:
<<Proprio per questo è meglio non fidarsi. L'intelligenza può diventare un'arma, e non è detto che la sensibilità garantisca un buon uso di questa arma>>
Aurora si infervorò:
<<Guarda che si può essere intelligenti e sensibili senza diventare persone che ce l'hanno col mondo intero>>
Roberto aveva recepito il messaggio a lui rivolto:
<<Sei ingiusta: le mie critiche sono circostanziate e ben motivate e giustificate. Posso avercela con qualcuno, lo ammetto: non sono un santo e non ho mai avuto la pretesa di esserlo o di sembrarlo. Io sono una persona trasparente, non nascondo i miei difetti, faccio le cose alla luce del sole e non "col favore delle tenebre", cosa che mi rende molto meno pericoloso di chi si atteggia a integer vitae scelerisque purus>>
Lei era sempre più contrariata:
<<E chi ti dice che non lo siano davvero?>>
Lui era sempre più stanco di quei discorsi:
<<Me lo dice l'esperienza, me lo dice la statistica e me lo dicono anche i proverbi universalmente accettati secondo cui nessuno è perfetto e, se qualcuno sembra tale, sta nascondendo qualcosa
E allora io mi chiedo: che cosa stanno nascondendo?>>
Aurora scosse la testa, severamente:
<<Sono solo riservati, non è poi una cosa tanto strana. Tu invece vedi tutto in base ai tuoi pregiudizi e ai tuoi deliri di persecuzione! Se anche fossero Iniziati, non vedo perché dovremmo averne paura, visto che negli ultimi due anni non hanno interferito in alcun modo nelle nostre vite>>
Roberto scosse il capo:
<<Tu dici? Ci sono molti modi per manipolare le persone senza che queste se ne accorgano. Gli Iniziati sono specialisti in questa materia. Tu stessa lo dicevi, prima che venissimo a stare a Milano>>
Lei però aveva di Milano un'idea molto migliore di quella del fidanzato, e questo aveva cambiato tutte le carte in tavola.
<<Lo dicevo perché pendevo dalle tue labbra! Ma qui ho conosciuto tante persone nuove e mi sono resa conto che tu non sei il centro dell'universo! E nessuno cospira contro di te. Sei tu che ti atteggi a vittima sacrificale, a perseguitato, a unico conoscitore della sofferenza. E la colpa è sempre degli altri, degli "automi" oppure degli Iniziati! Mai una volta che ti assumi le tue responsabilità! Se qualcosa ti va male allora è colpa della sfortuna, e se non è la sfortuna, allora dai la colpa gli Iniziati senza averne le prove. Tu hai sofferto, ma hai avuto anche molte opportunità e molta fortuna, soprattutto quella di aver incontrato me>>
Roberto passò all'ironia:
<<Una grande fortuna senza dubbio>>
Aurora colse la sfumatura:
<<Fai poco lo spiritoso, Rob! Se non fosse per me saresti ancora vergine!>>
Era una cosa molto probabile, ma non necessariamente un male:
<<E sarebbe così grave, essere vergini? Secondo la psicologia le persone vergini tendono a sublimare la loro libido diventando grandi artisti o scienziati, come Newton, per esempio!>>
Lei lo bloccò subito:
<<Sì certo, quelle rare volte in cui non diventano nevrotici o pervertiti>>
Quello era troppo:
<<Se mai dovessi diventare un pervertito sarebbe a causa tua e delle tue perversioni, Aurora!>>
Aurora rise:
<<Ecco che fai la vittima di nuovo! Però poi ti va benissimo se io ti ricopro di regali e di attenzioni, cosa che dovresti fare tu, in teoria...>>
Roberto allora colse la palla al balzo:
<<Tipico discorso delle donne di oggi: vogliono la parità con gli uomini, ma pretendono che sia l'uomo a pagare tutto. E allora sai cosa ti dico? Rifiuto l'invito a questa vacanza da nababbi! Se ci tieni tanto a far la bella vita, vacci pure con la tua cara, intelligente, sensibile e affidabilissima Ayami Mizuhara!>>
Lei per un attimo fu realmente affascinata da quella prospettiva, ma poi qualcosa le fece cambiare idea:
<<Perché non ti fidi di lei? In fondo quella cattiva è Kiko, non Ayami>>
Lui rigirò il coltello nella piaga:
<<Kiko è troppo stupida per essere cattiva!>>
Inaspettatamente, Aurora rise:
<<Be', in effetti... sentivo la mancanza delle tue battute... non sono mai scontate... e io ne ho bisogno, ho bisogno di te. Nonostante quello che ti ho detto, non potrei vivere senza di te>>
Era tipico di lei passare da un estremo all'altro così rapidamente, le bastava una battuta e il suo umore cambiava, così come il suo parere sulle persone.
Roberto la comprendeva, anche lui aveva simili sbalzi, ma proprio per questo temeva che un giorno avrebbero finito per farsi del male a vicenda:
<<Ne sei sicura? In quest'ultimo anno ti sei molto allontanata da me, e avevi le tue buone ragioni. Le cose che hai detto hanno un loro fondamento, lo riconosco. 
Tu conosci bene "l'origine del male" che mi tormenta e la sua causa principale: la tortura a cui mi hanno sottoposto Sarpenti e i suoi sgherri.
Io mi sono appoggiato a te, per non crollare, e ti ho caricata di un peso eccessivo. 
Quel che voglio dire è che comprendo la ragione per cui ti sei allontanata...>>
Lei lo interruppe:
<<Allontanarmi da te è stato un errore. Quando ho scelto una specializzazione diversa, ho conosciuto nuove persone e nuovi ambienti e prospettive, ammetto che all'inizio è stato inebriante, ma poi mi sono resa conto che tu mi mancavi sempre di più. Non volevo ammetterlo a me stessa, pensavo di potercela fare, ma è stato in quel momento che ho ceduto e invece di ammettere che avevo bisogno di te, ho scelto la via più facile, in apparenza: la cocaina. E da lì è iniziata la mia trasformazione in una persona che non conosco.
Non so più chi sono...>>
Roberto conosceva bene quella sensazione:
<<Prima o poi tutti attraversano un momento di crisi della propria identità. A me è accaduto prima e quindi ho avuto il tempo di fare chiarezza.
Sai, nelle settimane scorse, a Casemurate, in mezzo alla natura, ho sentito che "il bambino della campagna" era ancora vivo dentro di me, e mi trasmetteva la forza, la sicurezza e la calma di cui avevo bisogno.
Per la prima volta dopo tanto tempo non ho sentito il peso della mia esistenza.
Pur avendo subito un danno irreparabile, sono sopravvissuto perché quel nucleo vitale sano: "il bambino della campagna", era rimasto integro.
Ora ho capito che la famosa frase del film "Il danno" ha un altro significato, diverso da quello a cui la ragazza accenna. La frase è giusta, ma l'interpretazione che ne do io è un'altra. Se ricordi, le parole erano più o meno: "Le persone che hanno subito un grave danno sono pericolose. Sanno che si può sopravvivere." Nel film il significato è che le persone danneggiate e sopravvissute non hanno troppi scrupoli di coscienza, con gli altri, perché sanno che anche loro riusciranno a sopravvivere. Ma per me c'è qualcosa di più e di meglio: le persone danneggiate hanno dovuto lottare da sole, perché la battaglia più dura è una battaglia interiore.
E dunque loro sanno di poter sopravvivere da soli, perché è stata la loro forza interiore a salvarli, senza bisogno di rocce a cui appoggiarsi. 
Sono pericolose perché sanno di poter fare a meno non solo della persona che ha arrecato loro un danno, ma anche di tutti gli altri: sanno che possono farcela da soli, anche senza coloro che amano e che li amano.
E' una cosa terribile da dire, perché è il contrario di ciò che tu hai detto a me, ma io devo essere onesto con te, specie in questo momento>>
Aurora capì che era vero, che lui sarebbe andato avanti lo stesso, e forse sarebbe stato persino un sollievo liberarsi di lei, e questo le fece male:
<<Quindi rifiuti la vacanza perché mi vuoi lasciare? E' questo che stai dicendo?>>
Roberto non aveva ancora preso una decisione:
<<Non del tutto. Ho detto che potrei sopravvivere anche senza di te. E' solo un avvertimento per fare chiarezza. Le cose potrebbero tornare come prima, tra noi, anche se credo sia molto difficile. Potremmo ritrovare un modus vivendi, ma senza farci del male a vicenda, perché se mi mancherai ancora di rispetto o non capirai ciò che per me è importante, allora me ne andrò e non ci sarà un'altra occasione>>
Aurora si rese conto che il rischio era reale, e occorreva correre ai ripari:
<<Apprezzo la tua onestà, è un pregio raro. E ti chiedo scusa per essere stata così accusatoria, in questa discussione. In realtà io sono ancora innamorata di te come quando ci mettemmo insieme tre anni fa. Il motivo lo conosci. Gli altri ragazzi, gli altri maschi, sono così ordinari, così prevedibilmente noiosi e così deludenti. E' inutile negarlo, tu sei l'unico uomo che desidero avere vicino, l'unico che mi è indispensabile. Non abbandonarmi proprio adesso che sto cercando di disintossicarmi dalla droga>>
Quell'appello accorato fu decisivo. Quando lei parlava in questo modo, Roberto cedeva sempre e non riusciva a dirle di no:
<<E va bene, verrò con te a Portofino, ma la crociera fino a Saint-Tropez non potrei reggerla. Lo sai che quel tipo di cose mi annoiano a morte>>
Per il momento Aurora si accontentò: 
<<Ok, sette giorni a Portofino e riguardo al dopo, be', ci penseremo dopo...>>