domenica 10 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 12. Amasis diventa il nuovo favorito del Re








Quando furono nei loro appartamenti, Catreus e Indis si affrontarono in una delle loro furiose liti.
Fu lei, come sempre, a incominciare:
«Spero che questa ennesima delusione da parte dei tuoi favoriti ti abbia aperto gli occhi. Stamattina eri patetico, con la tua voce tremante e le tue lacrime a stento trattenute. Tuo padre si sarà rivoltato nella tomba a vedere in che molli mani ha lasciato il Trono del Toro»
Catreus, già mezzo ubriaco, le scagliò addosso tutti gli oggetti che trovò a portata di mano e che lei riuscì a scansare con agilità.
«Maledetta arpia, strozzati col tuo stesso veleno!»
Indis si mise a ridere:
 «Tu sbagli bersaglio… dovresti prendertela con il tuo fido Edelmas l'Eunuco e quella sua insulsa scuola di… come li chiami tu… novizi…» e rise ancora.





Catreus però non rideva:
«Tu credi di aver vinto, ma ti sbagli. Per prima cosa ho preso una decisione che ha il principale obiettivo di farti un dispetto: manderò via da Cnosso nostro figlio Althamenes.  L’indovino ha nuovamente preso gli auspici, ed ancora una volta ha predetto che mio figlio un giorno mi ucciderà. Lo spedirò a Rodi, ufficialmente come governatore dell’isola, ma in realtà sarà prigioniero. Così tu perderai il tuo pupillo»
Indis resse bene il colpo:
«Lo perderò solo temporaneamente, fintanto che il vino e i vizi non ti avranno spedito nel grembo della Dea Madre, a far compagnia ai tuoi nobili antenati»

«Attenta! Ti piace abbaiare, ma sei un cane da guardia che sta abbaiando troppo per i miei gusti. Potrei anche farti abbattere…»

«Che sciocchezza! Tu sai che le guardie sono dalla mia parte. Se mi succedesse qualcosa, tu saresti finito. Faresti soltanto un ennesimo regalo a Pasifae. Hai visto come le brillavano gli occhi stamattina ? E’ lei il nemico! E’ lei che dobbiamo abbattere»

Catreus rimase in silenzio per un po’.
«Beh, mia regina, lascio a te i divertimenti e le gioie della politica. Io adesso vado dal mio amico Edelmas a farmi presentare qualcuno che saprà consolarmi dalle mie sofferenze»
Indis gli si parò dinnanzi:
«Non farlo! Non perseverare nel tuo errore… Non capisci che questi eunuchi vogliono solo manovrarti, e che i loro novizi sono lo strumento con cui ti rendono politicamente ricattabile?»

«Al diavolo la politica!»
Indis allora tentò un altro approccio:
 «Senti Catreus, c’è stato un tempo, quando ci siamo sposati, vent’anni fa, in cui ci amavamo sul serio… e tu non ci crederai, ma io ti amo ancora, nonostante tutto… io posso dimenticare il passato, posso aiutarti a tornare ad essere un vero uomo» tentò di abbracciarlo, ma questa volta lui la spinse lontano e le disse:
«Se anche volessi una donna, non sceglierei certo te. Tu mi disprezzi, lo so, e mi vuoi usare, esattamente come gli eunuchi. E allora sai costa ti dico, Indis? Io preferisco essere usato dagli eunuchi, piuttosto che da te. Non ti voglio più nelle mie stanze! Vattene! Trovati un’ala del Palazzo tutta per te, e consolati con i tuoi giochi di potere! Almeno Pasifae si diverte con il suo amante. Tu invece sei solo un pezzo di ghiaccio!»
E con questo se ne andò sbattendo la porta.
Lo videro arrivare alla Scuola dei Novizi in piena notte, sconvolto e ubriaco.
Edemlas lo stava aspettando:
«Mio sire. Lascia che i miei servi ti preparino un bagno caldo e ti rendando, come dire, più…ehm… presentabile al tuo nuovo favorito»
Catreus annuì e si lasciò lavare, asciugare, profumare e vestire con abiti di seta finissima.
Amasis lo vide arrivare, e gli parve regale e maestoso come quel giorno di cinque anni prima, quando lo aveva prelevato dalla tenuta del mercante Fargas.
Catreus si fermò ad ammirare Amasis, che quella notte era stato agghindato come un principe.



«Che bellezza diversa da quella del biondo Teseo!» disse «Diversa, ma non inferiore! Anzi! Il tuo sapore orientale mi inebria, signore della notte, con i tuoi occhi neri e questi capelli corvini lunghi e lisci come seta, e i lineamenti di un Faraone.
C’è un fascino speciale nel tuo sguardo, una magia che mi incanta… tu sei un dono degli Antichi Dei!»
Amasis si sedette nel letto, pieno di paura e di ansia, e rimase muto a fissare con i suoi occhi leggermente a mandorla il re che lo osservava ammaliato.
Nonostante recitasse bene la sua parte, Amasis provava vergogna per ciò che lo costringevano a diventare.
Ma Edelmas aveva tentato di indorare la pillola: «Tu non sei come gli altri, Amasis. Tu hai l’intelligenza e la sensibilità per saperti destreggiare a palazzo. Io sento che sei destinato a grandi cose. Tu riuscirai a non cadere in disgrazia, e un giorno il tuo potere sarà pari a quello dei re e delle regine, e tu potrai avere moglie e figli. Ma ora devi sottometterti al volere del tuo sovrano. E devi fare in modo che lui non possa più fare a meno di te. Un giorno l’Impero di Creta potrebbe esserti molto grato del tuo sacrificio»
Non aveva scelta. Non c’era mai stata una possibilità di scelta.

Quella notte il destino di Amasis si compì, e con esso il destino della dinastia reale, e di tutto il regno.


Cast

Ezra Miller - Amasis

Varys - Edelmas l'Eunuco

Il Trono del Toro. Capitolo 11. L'umiliazione di re Catreus e il matrimonio di Arianna




«Tutto procede come avevo previsto»  disse sogghignando l’eunuco Edelmas rivolto ad Amasis, che ebbe quasi paura dell’astuzia di quell’ometto impomatato e olezzante di profumo di fiori «Ora passeremo alla seconda fase del nostro piano»
«Del tuo piano» fece notare Amasis

«Oh! Dettagli! Tu sei compromesso quanto me! E poi non dimenticare che noi ci siamo solo difesi dalla presenza di Teseo e degli Achei a Palazzo, e dalla nefasta influenza che essi avevano su Catreus. Quando tu diventerai il suo favorito, le cose torneranno a funzionare secondo la tradizione»
Amasis fece un inchino in segno di sottomissione. Non poteva evitare l’inevitabile, ma ora che il suo momento si avvicinava, aveva paura.
«Bene! Ti dicevo, caro Amasis, che ora si passa alla seconda fase del nostro piano. Oggi Teseo ed Arianna si sposeranno, e Catreus dovrà assistere alla cerimonia, e tu sai come balbetta quando deve affrontare situazioni spiacevoli. Vedersi portare via il favorito da sua sorella non sarà piacevole. Avrà bisogno di essere consolato, e allora verrà da noi, alla Scuola degli scribi, come ha sempre fatto ogni volta che un suo favorito gli veniva a noia, o cadeva in disgrazia»
A quelle parole, Amasis sentì come un sasso nello stomaco, e la sua paura, mista a ribrezzo, lo rese ansioso e preoccupato.
Edelmas scrollò le spalle, pensando che all’inizio facevano tutti così…
Il giorno dopo, tutto il personale di palazzo venne convocato per un pubblico processo.
Era la messinscena preparatoria al matrimonio di Teseo e Arianna.

Il re Catreus sedeva sul Trono del Toro, scuro in volto come non si era mai visto.



Sulla panca sua destra sedeva la regina consorte Indis, raggiante in volto. Alla sua sinistra sedevano il re Glauco, leggermente infastidito, e la regina madre Pasifae, impassibile come una statua nella sua glaciale bellezza.
Alcuni gradini sotto al trono, sedevano i principi reali e gli alti dignitari del regno.
Davanti a loro, in ginocchio, Teseo ed Arianna attendevano la sentenza che già era stata ampiamente concordata.
Il re Catreus si alzò e con voce bassa e tremante incominciò a leggere un discorso scrittogli a quattro mani da Indis e Pasifae.
«Ehm…noi, Minosse XV…uhm… con la benedizione della Grande Madre Terra… ehm… e degli Dei del Mare…» e qui si fermò, ma la moglie Indis gli fece vigorosamente cenno di proseguire «uhm… accogliamo la supplica di questi due peccatori…» qui dovette asciugarsi una lacrima «…sì…di questi due peccatori…uhm… e li graziamo dalla pena per il reato di fornicazione al di fuori del matrimonio» si fermò di nuovo, consapevole che quel reato egli lo compiva da una vita, e questa volta Indis dovette addirittura schioccare le dita per risvegliare la sua attenzione e farlo riprendere  «… e da questo momento essi sono banditi…ehm…ed esiliati a vita dall’isola di Creta e da tutto il nostro Impero… così abbiamo deciso in accordo con nostro fratello» e guardò il re Glauco, che a sua volta fissava Teseo con odio «…nell’anno quinto del regno congiunto delle nostre maestà…» e qui tacque definitivamente, lasciandosi cadere sfinito sul Trono del Toro.


Ora era il turno del re Glauco, che con voce fermissima e severa, lesse un discorso scrittogli ed impostogli da Pasifae:
«Noi Minosse XVI, con la benedizione della Grande Madre Terra e degli Dei del Mare, accogliamo la richiesta di matrimonio che questo principe Acheo ha espresso nei confronti di nostra sorella la principessa reale Arianna, a riparazione dell’indegno comportamento tenuto da entrambi, che ha disonorato la nostra casa e la nostra dinastia. Auspichiamo vivamente che nostra sorella Arianna sia incoronata al più presto Regina di Atene e che l’intera città presti giuramento eterno di fedeltà all’Impero di Creta.
Così abbiamo deciso in accordo con il Re nostro fratello, nell’anno quinto di regno delle nostre maestà»
Si mise poi il papiro in tasca, e si risedette ostentando da quel momento una plateale indifferenza.
La regina Pasifae si alzò e prese la parola:
«Figli miei, con la clemenza propria di una madre, vi accolgo a braccia aperte nella nostra famiglia e confido che l’alleanza tra Creta e Atene possa segnare l’inizio di un più proficuo rapporto di collaborazione tra il nostro popolo e quello degli Achei»
Fece segno ai due adolescenti di alzarsi e avvicinarsi a lei, e li abbracciò con  studiata gentilezza.
I suoi occhi celesti esprimevano un senso di trionfo.
Anche questa volta era riuscita a trasformare uno scandalo di famiglia in una sua personale vittoria politica.
La cerimonia nuziale ebbe inizio.
Il Sommo Sacerdote del Dio Toro, un uomo straordinariamente grasso e basso, avanzò, affiancato dalla Somma Sacerdotessa della Dea Madre Terra, una donna alta e secca, che per motivi religiosi, le Sacre Nozze di Fertilità, era anche sua moglie.
Il Sacerdote allora si affiancò allo sposo e iniziò a cantare una litania di cui Teseo non capì assolutamente nulla, anche perché conosceva poco il cretese antico.
«…e invochiamo la tua benevolenza, o sacro sposo di Europa, Minosse I, Grande Toro che rese il grembo della Terra Madre fecondo e prospero, e la Sacra Dinastia dei Re fu fondata nei primordi…» continuava a cantilenare il Sommo Sacerdote.
Pasifae moriva di noia.



Questi sacerdoti si prendono maledettamente sul serio. Ah, molto meglio le stregonerie della Còlchide: sintetiche ed efficaci! Quanto avrebbe voluto avere ancora Circe al suo fianco, ma la sua sorella fattucchiera aveva preferito crearsi un proprio regno nella barbarica Italia. Pasifae disapprovava quella scelta: Non capisco cosa ci trovi in quella terra di pecorai! Eppure prevede per quelle genti grandi destini!

«…e che la sacra forza del grande Toro scenda su di te e
renda fertile questa unione, in accordo con la Grande Madre Terra e con tutti gli Dei del Mare. Vogliano gli Dei tutti che la nostra preghiera sia ascoltata!»
Finalmente il Sommo Sacerdote aveva concluso. Ora toccava alla Somma Sacerdotessa sua moglie, che gli si avvicino, tanto alta quanto lui era basso, e tanto magra quanto lui era grasso.

Pasifae si concesse un sorriso.
Il ridicolo è il primo nemico della sacralità. Ed anche della regalità: quell’idiota di Catreus farebbe meglio a ricordarselo. Oh, tanto peggio per lui… si sta scavando la fossa da solo con le sue stravaganze. Ma non deve cadere troppo presto… ancora i tempi non sono maturi per quello che ho in mente.
La Sacerdotessa incominciò una litania altrettanto noiosa rivolta alla principessa: «O giovane sposa, che ti avvicini alle Nozze Sacre rinnovando l’eterno rito della fertilità che è il dono più grande della nostra Grande Madre Terra: ascolta le mie parole, che sono le parole della Dea, che pronunciò alla tua progenitrice Europa, prima regina di Creta, nelle arcaiche Nozze Ancestrali…»




Indis sbuffò.
 Povera regina Europa, si rivolterà nella sua sacra tomba sul monte Ida vedendo come le Sacre Nozze siano celebrate con stranieri e barbari!
Il Sommo Sacerdote sparse sul capo degli sposi dei semi di grano, simbolo della fecondazione. La Sacerdotessa sparse loro sopra del terriccio, simbolo della fecondità femminile, poi disse:
 «Che i frutti dell’unione del seme e della terra siano il suggello di questo matrimonio, e gli assicurino felicità e molti figli. Che la prole di questa coppia sia forte e grande, e renda onore alla discendenza di Minosse e di Egeo.
Ora prendetevi per mano: con questo laccio io vi lego per sempre e vi ammonisco. Guai allo sposo distratto o alla sposa adultera! La Grande Madre punirà le loro colpe! E il Dio Toro esigerà un tributo di sangue per espiare questi peccati!»
Teseo percepì un brivido ascoltando tale oscura minaccia.
Così si concluse il rito e la musica degli arpisti fu come una liberazione.
I parenti della sposa e gli altri reali e dignitari si avvicinarono per augurare alla coppia una felice vita coniugale.
Indis fu la prima: con un sorriso ipocrita e uno sguardo fisso verso un punto indefinito, si fermò davanti alla sposa e con aria vagamente ironica le augurò con un buffetto sulla guancia:
«Amore e saggezza, piccola mia. Amore e saggezza!»
Poi passò davanti allo sposo fissandolo con disgusto e disprezzo, senza dire una parola e pensando
Sparisci dalla mia vita, barbaro maledetto!
Teseo ricambiò lo sguardo gelido della regina.
Poi fu il turno di Pasifae, che ammonì Arianna a comportarsi da degna regina, e si fece baciare la mano da Teseo, a cui concesse un:
«Auguri, futuro re di Atene! Ricorda a chi devi fedeltà, qui a Cnosso»

Pragmatica e fredda fino all’ultimo  pensò Teseo Però è una donna di rara bellezza ed eleganza. La fama su di lei è ben fondata.
Infine passò il re Catreus, che pronunciò distrattamente per entrambi gli sposi alcune frasi di rito, con una gran fretta di concludere quella sgradita cerimonia .