venerdì 25 aprile 2014

Virginia D, Capitolo 39.Dell'amore e di altri demoni




Credo che i titoli dei romanzi del compianto Gabriel Garcia Marquez si adattassero perfettamente a descrivere la mia vita e quella delle persone che ho perduto: "Cent'anni di solitudine", "Vivere per raccontarla", "Cronaca di una morte annunciata", "L'amore ai tempi del colera", ma soprattutto "Dell'amore e di altri demoni".



Credo che per descrivere il momento che stavamo vivendo, sceglierei come riferimento l'Amleto, per quanto io fossi molto più determinato a salvare la mia Ofelia.
Più che la tragedia di Shakespeare erano i quadri del pittore preraffaellita Waterhouse a rappresentare al meglio l'immagine e lo stato d'animo di Virginia in quei giorni di tarda primavera, dove solo il vento riusciva a salvarci dal caldo incipiente, mentre lei si stava spegnendo a poco a poco.



Ormai ci eravamo rassegnati.
Quando le forze non furono più sufficienti per vivere in maniera normale, fu ricoverata nel policlinico della città dei mille portici.
Lì trascorrevo le mie giornate con lei, che ancora voleva aiutarmi negli studi delle materie classiche.
Se il mio amore fosse stato sufficiente per salvarla!
Mi venne in mente un brano tratto da "Dell'amore e altri demoni":
Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l'amore poteva tutto. -E' vero - le rispose lui, ma farai bene a non crederci.









lettera ai corinzi

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