«Tutto procede come avevo
previsto» disse sogghignando l’eunuco
Edelmas rivolto ad Amasis, che ebbe quasi paura dell’astuzia di quell’ometto
impomatato e olezzante di profumo di fiori «Ora passeremo alla seconda fase
del nostro piano»
«Del tuo piano» fece notare
Amasis
«Oh! Dettagli! Tu sei compromesso
quanto me! E poi non dimenticare che noi ci siamo solo difesi dalla presenza di
Teseo e degli Achei a Palazzo, e dalla nefasta influenza che essi avevano su
Catreus. Quando tu diventerai il suo favorito, le cose torneranno a funzionare secondo
la tradizione»
Amasis fece un inchino in segno di
sottomissione. Non poteva evitare l’inevitabile, ma ora che il suo momento si
avvicinava, aveva paura.
«Bene! Ti dicevo, caro Amasis, che
ora si passa alla seconda fase del nostro piano. Oggi Teseo ed Arianna si
sposeranno, e Catreus dovrà assistere alla cerimonia, e tu sai come balbetta
quando deve affrontare situazioni spiacevoli. Vedersi portare via il favorito
da sua sorella non sarà piacevole. Avrà bisogno di essere consolato, e allora
verrà da noi, alla Scuola degli scribi, come ha sempre fatto ogni volta che un
suo favorito gli veniva a noia, o cadeva in disgrazia»
A quelle parole, Amasis sentì come
un sasso nello stomaco, e la sua paura, mista a ribrezzo, lo rese ansioso e
preoccupato.
Edelmas scrollò le spalle,
pensando che all’inizio facevano tutti così…
Il giorno dopo, tutto il personale
di palazzo venne convocato per un pubblico processo.
Era la messinscena preparatoria al
matrimonio di Teseo e Arianna.
Il re Catreus sedeva sul Trono del Toro, scuro in volto come non si era mai visto.
Il re Catreus sedeva sul Trono del Toro, scuro in volto come non si era mai visto.
Sulla panca sua destra sedeva la
regina consorte Indis, raggiante in volto. Alla sua sinistra sedevano il re
Glauco, leggermente infastidito, e la regina madre Pasifae, impassibile come
una statua nella sua glaciale bellezza.
Alcuni gradini sotto al trono,
sedevano i principi reali e gli alti dignitari del regno.
Davanti a loro, in ginocchio,
Teseo ed Arianna attendevano la sentenza che già era stata ampiamente
concordata.
Il re Catreus si alzò e con voce
bassa e tremante incominciò a leggere un discorso scrittogli a quattro mani da
Indis e Pasifae.
«Ehm…noi, Minosse XV…uhm… con la
benedizione della Grande Madre Terra… ehm… e degli Dei del Mare…» e qui si
fermò, ma la moglie Indis gli fece vigorosamente cenno di proseguire «uhm…
accogliamo la supplica di questi due peccatori…» qui dovette asciugarsi una
lacrima «…sì…di questi due peccatori…uhm… e li graziamo dalla pena per il reato
di fornicazione al di fuori del matrimonio» si fermò di nuovo, consapevole che
quel reato egli lo compiva da una vita, e questa volta Indis dovette addirittura
schioccare le dita per risvegliare la sua attenzione e farlo riprendere «… e da questo momento essi sono banditi…ehm…ed
esiliati a vita dall’isola di Creta e da tutto il nostro Impero… così abbiamo
deciso in accordo con nostro fratello» e guardò il re Glauco, che a sua volta
fissava Teseo con odio «…nell’anno quinto del regno congiunto delle nostre
maestà…» e qui tacque definitivamente, lasciandosi cadere sfinito sul Trono del
Toro.
Ora era il turno del re Glauco, che con voce fermissima e severa, lesse un discorso scrittogli ed impostogli da Pasifae:
«Noi Minosse XVI, con la
benedizione della Grande Madre Terra e degli Dei del Mare, accogliamo la richiesta
di matrimonio che questo principe Acheo ha espresso nei confronti di nostra
sorella la principessa reale Arianna, a riparazione dell’indegno comportamento
tenuto da entrambi, che ha disonorato la nostra casa e la nostra dinastia.
Auspichiamo vivamente che nostra sorella Arianna sia incoronata al più presto Regina
di Atene e che l’intera città presti giuramento eterno di fedeltà all’Impero di
Creta.
Così abbiamo deciso in accordo con
il Re nostro fratello, nell’anno quinto di regno delle nostre maestà»
Si mise poi il papiro in tasca, e
si risedette ostentando da quel momento una plateale indifferenza.
La regina Pasifae si alzò e prese la
parola:
«Figli miei, con la clemenza propria di una madre, vi accolgo a braccia aperte nella nostra famiglia e confido che l’alleanza tra Creta e Atene possa segnare l’inizio di un più proficuo rapporto di collaborazione tra il nostro popolo e quello degli Achei»
«Figli miei, con la clemenza propria di una madre, vi accolgo a braccia aperte nella nostra famiglia e confido che l’alleanza tra Creta e Atene possa segnare l’inizio di un più proficuo rapporto di collaborazione tra il nostro popolo e quello degli Achei»
Fece segno ai due adolescenti di
alzarsi e avvicinarsi a lei, e li abbracciò con
studiata gentilezza.
I suoi occhi celesti esprimevano
un senso di trionfo.
Anche questa volta era riuscita a
trasformare uno scandalo di famiglia in una sua personale vittoria politica.
La cerimonia nuziale ebbe inizio.
Il Sommo Sacerdote del Dio Toro,
un uomo straordinariamente grasso e basso, avanzò, affiancato dalla Somma
Sacerdotessa della Dea Madre Terra, una donna alta e secca, che per motivi
religiosi, le Sacre Nozze di Fertilità, era anche sua moglie.
Il Sacerdote allora si affiancò
allo sposo e iniziò a cantare una litania di cui Teseo non capì assolutamente
nulla, anche perché conosceva poco il cretese antico.
«…e invochiamo la tua benevolenza,
o sacro sposo di Europa, Minosse I, Grande Toro che rese il grembo della Terra
Madre fecondo e prospero, e la Sacra Dinastia dei Re fu fondata nei primordi…»
continuava a cantilenare il Sommo Sacerdote.
Pasifae moriva di noia.
Questi sacerdoti si prendono maledettamente sul serio. Ah, molto meglio le stregonerie della Còlchide: sintetiche ed efficaci! Quanto avrebbe voluto avere ancora Circe al suo fianco, ma la sua sorella fattucchiera aveva preferito crearsi un proprio regno nella barbarica Italia. Pasifae disapprovava quella scelta: Non capisco cosa ci trovi in quella terra di pecorai! Eppure prevede per quelle genti grandi destini!
Questi sacerdoti si prendono maledettamente sul serio. Ah, molto meglio le stregonerie della Còlchide: sintetiche ed efficaci! Quanto avrebbe voluto avere ancora Circe al suo fianco, ma la sua sorella fattucchiera aveva preferito crearsi un proprio regno nella barbarica Italia. Pasifae disapprovava quella scelta: Non capisco cosa ci trovi in quella terra di pecorai! Eppure prevede per quelle genti grandi destini!
«…e che la sacra forza del grande
Toro scenda su di te e
renda fertile questa unione, in accordo con la Grande Madre
Terra e con tutti gli Dei del Mare. Vogliano gli Dei tutti che la nostra
preghiera sia ascoltata!»
Finalmente il Sommo Sacerdote aveva
concluso. Ora toccava alla Somma Sacerdotessa sua moglie, che gli si avvicino,
tanto alta quanto lui era basso, e tanto magra quanto lui era grasso.
Pasifae si concesse un sorriso.
Il ridicolo è il primo nemico della sacralità. Ed anche della regalità: quell’idiota di Catreus farebbe meglio a ricordarselo. Oh, tanto peggio per lui… si sta scavando la fossa da solo con le sue stravaganze. Ma non deve cadere troppo presto… ancora i tempi non sono maturi per quello che ho in mente.
Il ridicolo è il primo nemico della sacralità. Ed anche della regalità: quell’idiota di Catreus farebbe meglio a ricordarselo. Oh, tanto peggio per lui… si sta scavando la fossa da solo con le sue stravaganze. Ma non deve cadere troppo presto… ancora i tempi non sono maturi per quello che ho in mente.
La Sacerdotessa incominciò una
litania altrettanto noiosa rivolta alla principessa: «O giovane sposa, che ti
avvicini alle Nozze Sacre rinnovando l’eterno rito della fertilità che è il
dono più grande della nostra Grande Madre Terra: ascolta le mie parole, che
sono le parole della Dea, che pronunciò alla tua progenitrice Europa, prima
regina di Creta, nelle arcaiche Nozze Ancestrali…»
Indis sbuffò.
Povera regina Europa, si rivolterà nella sua sacra tomba sul monte Ida vedendo come le Sacre Nozze siano celebrate con stranieri e barbari!
Povera regina Europa, si rivolterà nella sua sacra tomba sul monte Ida vedendo come le Sacre Nozze siano celebrate con stranieri e barbari!
Il Sommo Sacerdote sparse sul capo
degli sposi dei semi di grano, simbolo della fecondazione. La Sacerdotessa
sparse loro sopra del terriccio, simbolo della fecondità femminile, poi disse:
«Che i frutti dell’unione del seme e della terra siano il suggello di questo matrimonio, e gli assicurino felicità e molti figli. Che la prole di questa coppia sia forte e grande, e renda onore alla discendenza di Minosse e di Egeo.
«Che i frutti dell’unione del seme e della terra siano il suggello di questo matrimonio, e gli assicurino felicità e molti figli. Che la prole di questa coppia sia forte e grande, e renda onore alla discendenza di Minosse e di Egeo.
Ora prendetevi per mano: con
questo laccio io vi lego per sempre e vi ammonisco. Guai allo sposo distratto o
alla sposa adultera! La Grande Madre punirà le loro colpe! E il Dio Toro
esigerà un tributo di sangue per espiare questi peccati!»
Teseo percepì un brivido
ascoltando tale oscura minaccia.
Così si concluse il rito e la
musica degli arpisti fu come una liberazione.
I parenti della sposa e gli altri
reali e dignitari si avvicinarono per augurare alla coppia una felice vita
coniugale.
Indis fu la prima: con un sorriso
ipocrita e uno sguardo fisso verso un punto indefinito, si fermò davanti alla
sposa e con aria vagamente ironica le augurò con un buffetto sulla guancia:
«Amore e saggezza, piccola mia. Amore e saggezza!»
«Amore e saggezza, piccola mia. Amore e saggezza!»
Poi passò davanti allo sposo
fissandolo con disgusto e disprezzo, senza dire una parola e pensando
Sparisci dalla mia vita, barbaro maledetto!
Sparisci dalla mia vita, barbaro maledetto!
Teseo ricambiò lo sguardo gelido
della regina.
Poi fu il turno di Pasifae, che
ammonì Arianna a comportarsi da degna regina, e si fece baciare la mano da
Teseo, a cui concesse un:
«Auguri, futuro re di Atene! Ricorda a chi devi fedeltà, qui a Cnosso»
«Auguri, futuro re di Atene! Ricorda a chi devi fedeltà, qui a Cnosso»
Pragmatica e fredda fino all’ultimo pensò Teseo Però è una donna di rara bellezza ed
eleganza. La fama su di lei è ben fondata.
Infine passò il re Catreus, che
pronunciò distrattamente per entrambi gli sposi alcune frasi di rito, con una
gran fretta di concludere quella sgradita cerimonia .