venerdì 8 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 8. La successione al Trono







Finalmente arrivò il giorno della lettura del testamento di Minosse.
Tutti i grandi del regno chiesero di poter assistere, e l’assembramento alle porte di Cnosso era tale che il Primo Consigliere Horemab decise che l’apertura sarebbe avvenuta pubblicamente nel grande salone delle adunanze, perché la sala del trono era troppo piccola, per misure precauzionali.
C’erano tutti: gli aristocratici latifondisti, i burocrati del Palazzo, la Corporazione dei Mercanti, i rappresentati dell’esercito, della marina e della guardia reale, oltre, naturalmente, alla Famiglia Reale.



La principessa Indis e la regina vedova Pasifae sedute ai lati opposti di una lunga panca di pietra su cui sedevano i principi del sangue reale, si fissavano con odio reciproco.

Il Primo Consigliere, in piedi su un pulpito davanti ad un tavolo sopraelevato, dichiarò, in apertura, che era in possesso di dati tali da rendere nulla ogni credibilità del documento.

Il Consigliere Taron, in prima fila nel pubblico, rispose che da giorni erano state messe in giro voci calunniose contro di lui e contro la regina, ma che non si sarebbe fatto intimidire.
Suggerì poi la lettura del papiro del testamento da parte del Consiglio degli Scribi per verificarne l’autenticità dopo la lettura.
 Horemab allora srotolò il papiro e lesse:
«Io, Minosse XIV, Re di Creta, Imperatore del Mare e delle Coste, Sovrano delle colonie e delle città sottomesse, nomino quale mio successore, con il titolo di Minosse XV, il principe Glauco, figlio mio e della mia seconda moglie Pasifae. Qualora il principe Glauco non avesse ancora compiuto il sedicesimo anno, la reggenza spetterà alla Regina Pasifae in accordo col Consiglio degli Scribi. Così decido in piena consapevolezza e libertà, nell’anno qarantaduesimo del mio regno e applico il mio sigillo reale»

Nella sala c’era silenzio. Tutti già sapevano tutto. Ora si trattava di vedere come si sarebbe risolta la questione concretamente.
Il Primo Consigliere dichiarò:
 «Per quanto il sigillo sia effettivamente quello del Re, io trovo che la calligrafia sia stata contraffatta. Inoltre sono a conoscenza della relazione adulterina tra il Consigliere Taron e della regina vedova Pasifae, che da lui aspetta un figlio, e ho ragione di sospettare che il re sia stato da costoro avvelenato per evitare la sua punizione»

«Traditore!» urlò il principe Glauco, mentre, accompagnato da buona parte della guardia reale, si alzava diretto verso il Primo Consigliere.
Un’altra parte della guardia, però, si schierò in difesa del Primo Consigliere, che ribatté:
«I traditori sono Taron e Pasifae!»

Una terza parte della guardia si pose tra le due fazioni, prima per evitare una colluttazione, e poi per proporsi come come forza di compromesso.

Il rappresentante di questa “Guardia neutrale”, il Guadiano Radamanthus, che aveva tutta l’aria di chi è in attesa di schierarsi dalla parte del più forte, disse:

«Quando la successione è incerta si devono ascoltare i Grandi del Regno. Perciò io domanderò ai qui presenti rappresentanti delle forze del regno chi per loro è il successore legittimo. Lo chiedo per primo all’ammiraglio della flotta militare»

L’ammiraglio Tyblin, ostile agli Achei, si schierò con Catreus.

«Ammiraglio della flotta civile, con chi ti schieri?» domandò Radamanthus,

L’ammiraglio Vales era favorevole ad un trattato commerciale con gli Achei e quindi rispose: «Io appoggio il principe Glauco».
Radamanthus continuò a chiamare e a sentire le risposte.
«Nobile Daeras, rappresentante dei proprietari terrieri»
«Appoggio il principe Catreus»

«Signore Goreun, presidente della Corporazione dei Mercanti»
«Appoggio il principe Glauco»

«Generale Hatrin, comandante dell’esercito»
Il suo era il voto decisivo.
«Il regno è diviso. Rischiamo la guerra civile e non ce la possiamo permettere. Io per questo opto per una successione congiunta dei due principi»

Ci fu un attimo di silenzio totale, poi un brusio diffuso.
La Guardia Reale incominciò a consultarsi e a mediare. Dopo aver parlato con i rappresentati delle tre fazioni della Guardia, Radhamantus chiese:
«E i principi che ne pensano?»
Catreus, terreo in volto, si consultò con Indis, e poi rispose:
«Accetto, e propongo che tu, Guardiano Radamanthus, per la tua imparzialità e saggezza dimostrata in questo momento, sia promosso al ruolo di nuovo comandante della Guardia reale»
Ci fu un applauso da parte delle guardie
«Chi assumerà il titolo di Minosse?» chiese Glauco, dopo aver parlato con Pasifae.

Il Primo Consigliere Horemab rispose:
«C’è stato un precedente di regno congiunto di due fratelli, e la numerazione dei Minosse seguì l’anzianità. Pertanto Catreus sarà il Minosse XV e tu, nobile Glauco, il Minosse XVI»

Pasifae intervenne:
«Chi siederà sul Trono del Toro?»
Quella era la domanda fondamentale.



Horemab trovò subito una risposta di compromesso:
«I due sovrano siederanno sul Trono del Toro a giorni alterni. Il Minosse che siede sul trono sarà chiamato il Minotauro, e rappresenterà, nel suo giorno, l’unità della dinastia e del regno»

«E quanto ai miei diritti di Reggente? »

Horemab la fissò severamente:
«Potrai sedere nella panca a fianco del Trono, ma mai sul Trono! E sarai reggente solo per due anni, fino a quando Glauco ne avrà sedici, e comunque il tuo potere sarà limitato ai giorni di sovranità di tuo figlio, ed ogni decisione importante dovrà essere condivisa con il re Catreus»

«E le accuse di regicidio?» chiese Indis stizzita.

Il Primo Consigliere scosse il capo. Non c’era bisogno di parole: quello che era avvenuto era a tutti gli effetti un colpo di stato, e come tale implicava l’amnistia generale per i regicidi.

La regina reggente Pasifae sorrise, fissando Indis con occhi di ghiaccio.
 Quello era stato solo il primo passo per la conquista del potere assoluto.

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