venerdì 8 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 7. La morte del re Minosse



La vita alla scuola dei novizi non era facile per Amasis: c’erano lezioni dalla mattina alla sera (calligrafia, ortografia, grammatica, aritmetica, geometria, a cui se ne sarebbero aggiunte altre in seguito) , i docenti erano severissimi e i compagni poco simpatici. Non era facile fare amicizia, perché gli altri erano tutti più grandi di lui, più avanti negli studi, e avevano già formato dei gruppetti e delle alleanze ben precise, in cui era difficile inserirsi.

Un gruppetto molto esclusivo era quello dei novizi di stirpe achea, quasi tutti biondi, che ruotava intorno al quindicenne Teseo, figlio del re di Atene.

Teseo era bellissimo, alto, slanciato, dai lineamenti raffinati. Era sicuro di sé, abile in tutto, ammirato da tutti, persino dai due capoclasse Maeris e Thyles.
Thyles aveva raccontato ad Amasis che Teseo era stato preso in ostaggio come punizione per la morte del primogenito del re Minosse, il principe Adregin, ucciso da un soldato del re Egeo durante un tentativo degli ateniesi di conquistare alcune isole controllate da Creta.

Maeris aggiunse che Teseo era il novizio su cui erano puntate tutte le attenzioni del principe Catreus, e non solo di costui, ma anche delle due giovanissime principesse reali, Arianna e Fedra, che lo avevano visto mentre faceva ginnastica nel parco e se ne erano invaghite.
«Dagli tempo, a Teseo, e diventerà molto potente qui a Creta» disse Maeris con una punta di invidia.
«Minosse però non lo sopporta, e nemmeno Indis. A Pasifae, poi, piacciono solo i mori…» ridacchiò Thyles.

Amasis ascoltava e osservava in silenzio. La sua precedente vita da schiavo gli aveva insegnato le tre virtù fondamentali del vivere sociale: la pazienza, la prudenza e l’umiltà. In verità egli sapeva che prima o poi sarebbe arrivato anche il suo momento di gloria, ma non bisognava forzare i tempi. Prima bisognava capire bene le dinamiche dei gruppi, e nel frattempo imparare a scrivere e a far di conto.
Col passare dei giorni, Amasis incominciò a farsi qualche amico, tra i novizi più giovani e timidi, e quella compagnia gli bastava per non sentirsi solo.

Un giorno il direttore della scuola, l’eunuco Edelmas, piombò in classe durante la lezione di calligrafia, violaceo in faccia, con aria sconvolta e  la parrucca tutta arruffata, e ordinò all’insegnante di uscire subito perché era successa una disgrazia.
Tutti i novizi si assieparono vicino alla porta del corridoio, per cercare di captare qualche informazione dal crocchio di eunuchi strillanti che attorniavano Edelmas.
«Il Re! »urlavano.  «Che gli Dei ci proteggano!» , «Oh, Grande Madre, il Re!» , «Ma non è possibile!» , «Com’è potuto succedere! Era ancora in salute!»

Non ci volle molto ai novizi per capire che il re Minosse XIV era morto.
Edelmas , vedendo la curiosità dei novizi, annunciò con voce fin troppo dolente:
«Cari fanciulli, il nostro grande Re ci ha lasciati. Il suo nobile cuore ha cessato di battere questa notte, e ci ha lasciati orfani di un padre…» a questo punto la commozione gli impedì di andare avanti.

Gli eunuchi, dopo lo sconcerto iniziale, erano già passati al vero argomento importante. «E il testamento? », «Girano strane voci» , «Mi rifiuto di crederlo!», «Ma no, è assurdo! » , «E’ inaudito! », «Ci sarà una rivolta!».

Ai novizi venne detto solo che il regno era in lutto e tutte le attività didattiche erano sospese in attesa della successione al trono.

Subito si sparse la voce che alcuni consiglieri erano in possesso di un testamento segreto in cui il re nominava come suo erede universale e unico successore Glauco, il figlio maschio avuto da Pasifae.



Glauco era un ragazzo di soli quattordici anni, e il testamento diceva chiaramente che, in caso di minore età del nuovo sovrano, la reggenza sarebbe stata esercitata dalla regina vedova Pasifae.
Le notizie giungevano alla Scuola dei novizi con qualche giorno di ritardo, e spesso deformate e ingigantite.
Amasis aveva sentito dire che il Primo Consigliere Harameb si era subito opposto a tale testamento e aveva annunciato che in sede di lettura del documento avrebbe fatto delle rivelazioni sconvolgenti.

Le fazioni di palazzo stavano già prendendo posizione: dalla parte del principe Catreus e del Primo Consigliere c’erano l’aristocrazia terriera cretese e i componenti egiziani e fenici della burocrazia di palazzo, dalla parte di Pasifae c’erano il partito filo-Acheo del Consiglio e la potentissima Corporazione dei Mercanti, che vedeva nella regina una garante dei buoni rapporti con i popoli dell’Europa, con cui si sarebbero potuti stipulare trattati commerciali più favorevoli.

Tutto dipendeva ora dall’esercito, dalla flotta militare, da quella mercantile e dalla guardia reale, che per il momento attendeva la lettura del presunto testamento.

Nella Scuola dei novizi si respirava un’aria di grande preoccupazione, e il motivo era evidente: se il principe Catreus fosse caduto in disgrazia, la Scuola stessa sarebbe stata chiusa e tutti i componenti, eunuchi compresi, sarebbero stati venduti come schiavi.

Ogni discorso sulla successione venne rimandato, per rispetto, ma anche per dare tempo alle fazioni di affilare le lame, a dopo i funerali del re Minosse.

Si raccontava che il giorno stesso della cerimonia funebre del re, la principessa Indis avesse sparso la voce che la regina vedova Pasifae fosse in attesa di un figlio concepito con il Consigliere Taron, il burocrate a capo della fazione filo-Achea.

Nelle ore immediatamente successive alla cerimonia, dilagarono voci incontrollate sul sospetto che Pasifae avesse avvelenato il re.
I medici avevano però escluso l’ipotesi dell’avvelenamento: non c’era alcuna traccia sul corpo che indicasse tale eventualità.
Ma c’era già chi obiettava che Circe, la sorella della regina vedova, era esperta in veleni, e poteva aver usato una pozione sconosciuta per fermare il cuore del Re.

Pasifae ostentava indifferenza verso quelle voci, mentre Indis appariva preoccupata. Era evidente che i rapporti di forze tra i due partiti erano incerti, e che, più del testamento, sarebbe contata l’opinione della Guardia Reale.

C’era una grande attesa nell’aria, e tutta Cnosso era come immobilizzata, incapace di concentrarsi su qualcosa che non fosse la successione al Trono del Toro.

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