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martedì 11 settembre 2012

Abbigliamento e desiderio

Sexy businesswoman next to the white board by Konrad Bąk - Foto Stock

Tra le tante funzioni che l'abbigliamento svolge c'è anche quella di essere il veicolo di una forma di piacere.
 Il capo di abbigliamento può diventare un oggetto di desiderio, in grado di creare in chi lo indossa e in chi lo guarda un piacere sia mentale che fisico, al di là di quello che vuole comunicare agli altri e di quello che normalmente è ritenuto sexy.
Per evitare che questo discorso sia troppo astratto, faccio subito un esempio eclatante: le scarpe.



L'immagine qui sopra è scherzosa, ma nessuno può negare che le scarpe siano un oggetto di desiderio per le donne che le indossano e oggetto di attrazione per gli uomini che le vedono indosso alle donne, e questo vale normalmente, anche per chi non è feticista.
Quello delle scarpe è il caso più clamoroso di "libido" oggettualizzata, per dirlo in termini psicoanalitici, cioè di desiderio erotico che viene trasformato nel desiderio di un oggetto.
Il punto del discorso è: perché? Cosa rende così importanti determinati capi di abbigliamento come le scarpe? Perché sono diventate uno degli oggetti di desiderio principali dell'abbigliamento femminile?
Tornerò sul discorso dopodomani, ma sarebbe interessante sentire il parere delle amiche fashion blogger!
;-)

lunedì 18 giugno 2012

Moda e abbigliamento nell'Antica Roma

ChitonAndHimation-300x212


Nella Roma della tarda età repubblicana (primo secolo avanti Cristo) e della prima età imperiale (I secolo dopo Cristo) l'abbigliamento femminile era molto più complesso rispetto alle donne dell'antica Grecia.

Cecilia Metella, matrona romana dei tempi della repubblica.

Abbigliamento femminile, da un dipinto di Lawrence Alma-Tadema.












Le matrone romane indossavano come indumenta il perizoma, una fascia per il seno (strophiummamillareo una guaina (capetium) e una leggera tunica subuculaintessuta con lana o lino ed in genere prive di maniche.
Sopra la subucula si indossava la stola.
La stola era una tunica ampia e lunga appunto fino ai piedi, fermata alla vita da un cingulum, una cintura, e generalmente si faceva uso di un succingulumper formare un secondo kolpos (sbuffo di stoffa) più ricco all'altezza delle anche.

La recta, era una tunica bianca sprovvista di maniche, aderente alla vita e lievemente scampanata in basso. Era il vestito delle giovani spose romane, completato dal flammeum, ampio velo di color giallo fiamma (da cui il nome) da appoggiare sul capo e fatto scendere sul retro.
Al di sopra delle tuniche le donne indossavano un mantello detto palla.
La palla era il classico mantello femminile. Di forma rettangolare simile al mantello greco, veniva indossata in modi svariati, poggiandone un lembo sul capo. 
Ecco Giulia, figlia dell'imperatore Augusto, con indosso la tunica a spola e il mantello a palliata.



Statua di Livia Drusilla, imperatrice consorte di Augusto, con stola e palla

Mentre gli uomini indossavano la toga e non portavano copricapi riparandosi dal sole o dalla pioggia con un lembo del mantello o sollevando il cappuccio (cucullus) della loro paenula, la donna romana metteva tra i capelli un nastro di color rosso porpora o un tutulus, una larga benda collocata a forma di cono sulla fronte.
La matrona aveva poi di solito annodato al braccio un fazzoletto, la mappa, per pulire il viso dalla polvere e dal sudore. Il muccinium destinato a soffiarsi il naso, non comparve prima della fine del III secolo d.C.  La domina aveva poi un ventaglio per rinfrescarsi e cacciare le mosche e un ombrello, non richiudibile, per ripararsi dal sole.
Per proteggersi dalle intemperie poteva essere indossato un mantello con cappuccio, byrrus, un indumento che si è tramandato fino al giorno d'oggi in Nordafrica, col nome, derivato dal latino, di burnus.
Le donne si adornavano con pettini, spille (fibulae) e, se potevano permetterseli, con numerosi gioielli: orecchini, collane, catenelle (catellae) intorno al collo, anelli alle dita, al braccio e alle caviglie.

giovedì 14 giugno 2012

Abbigliamento nell'Antica Grecia

L'immagine può contenere: 1 persona, disegno

Ancient Greece Clothing - www.style2designer.com:

Ancient Greece clothes:

The fine draperies of the Greco-Roman costumes./ Paul Louis de Giaffie... ([1926-1927]):

Ancient+Greek+Clothing | ancient greek clothing | Evening and wedding dress salon:


Ancient Greece | Gabi's Paper Dolls:




L'abbigliamento nell'antica Grecia era di carattere molto semplice, spesso costituito da un unico abito, un rettangolo di stoffa, non cucito, ma drappeggiato intorno al corpo, con stili pressoché identici sia nell'abbigliamento maschile che in quello femminile.
L'unico capo a fare parte unicamente del guardaroba femminile era il peplo





Il peplo consisteva essenzialmente in un panno di lana fissato al fianco da una cintura, che forma le tipiche pieghe, normalmente aperto su un lato (il destro) e fermato sulla spalla da fibule.
Sia gli uomini che le donne potevano indossare il chitone.

Particilare di cratere campano, con scena di donne offerenti. IV secolo a. C.

Il chitone era una lunga tunica, cucita su un lato e fermata sulle spalle da bottoni, o da una cucitura,. Nel corso degli anni il chitone fu relegato ad abito per le circostanze formali e le cerimonie solenni, e sostituito a partire dal V secolo dal più pratico chitoniskos, lunga sino alle ginocchia e fermata in vita da una cintura.



Tale moda rimase sostanzialmente invariata nel corso degli anni, in cui cambiarono soltanto i tessuti ed i materiali utilizzati ed il modo in cui essi venivano indossati, a seconda del quale era possibile distinguere il diverso ceto sociale dell'indossatore. Gli uomini liberi lo indossavano fissato su entrambe le spalle, e spesso con l'illusione di due piccole maniche. Gli schiavi invece ne indossavano una versione meno pregiata, e fissata su una sola spalla, in modo da riconoscere la loro condizione e permettere loro maggiore comodità nel lavoro. La versione destinata ai bambini invece era lasciata libera senza cintura, così come quella indossata dai soldati al di sotto delle corazze. Materiale maggiormente diffuso era la lana, e soltanto in rare occasioni il lino, mentre all'epoca il cotone non era conosciuto (la pianta era originaria dell'India e fu introdotta solo dai mercanti Arabi): al posto del cotone si usava il lino egiziano.

martedì 12 giugno 2012

Storia della Moda: introduzione


Il termine moda deriva dal latino modus, che significa misura, normaregola.
Nei secoli passati, l'abbigliamento alla moda era appannaggio delle sole classi abbienti soprattutto per via del costo dei tessuti e dei coloranti usati, che venivano estratti dal mondo minerale, animale e vegetale.
Le tinture, per esempio, scolorivano dopo ogni lavaggio, e dovevano essere ripetute.
Prima dell'Ottocento, l'abito era considerato talmente prezioso che veniva elencato tra i beni testamentari. I ceti poco abbienti erano soliti indossare solo abiti tagliati rozzamente e, soprattutto, colorati con tinture poco costose come il grigio. A questi aggiungeva scarpe in panno o legno. Non potendo permettersi il lusso di acquistare abiti nuovi confezionati su misura, tali classi ripiegavano spesso sull'abbigliamento usato.
Il termine moda compare per la prima volta, nel suo significato attuale, nel trattato La carrozza da nolo, ovvero del vestire alla moda, dell'abate Agostino Lampugnani, pubblicato nel 1645.





La moda - detta anche, storicamente costume - nasce solo in parte dalla necessità umana correlata alla sopravvivenza di coprirsi con tessuti, pelli o materiali lavorati per essere indossati. In realtà l'abito assunse anche precise funzioni sociali, atte a distinguere le varie classi e le mansioni sacerdotali, amministrative e militari.
Le donne, che ne erano escluse, non per questo rinunciavano a vestirsi con cura estrema. Più legato alla psicologia è l'aspetto del mascheramento. Gli abiti possono servire a nascondere lati della personalità che non si vogliono far conoscere o, viceversa, a mostrarli. Si pensi, ad esempio, al proverbio: "l'abito non fa il monaco".
 

I manuali di taglio e sartoria si svilupparono con una certa lentezza, soprattutto quando, dal XIV secolo in poi, si cominciarono a creare abiti aderenti al corpo. Il Garzoni, nel suo libro su tutte le professioni del mondo edito a Venezia nel 1585, dice esplicitamente che un buon sarto deve saper fare di tutto, per soddisfare ogni necessità della sua clientela. Quello del sarto non era quindi un mestiere indipendente, bensì era un servitore delle grandi signorie: viveva e lavorava presso la corte di un signore, che poteva anche scegliere di "prestarlo" a parenti o amici. La retribuzione per l'operato si aggirava intorno al 10% della spesa del tessuto. Era una professione preclusa alle donne, che come sarte avevano compiti minori o si applicavano maggiormente al telaio e al ricamo.



Non esistevano le taglie, quindi ogni vestito era un pezzo unico, realizzato su misura del cliente. Le unità di misura erano variabili; a Venezia erano in uso i brazzida seda, che corrispondeva a 63,8 cm, e da lana, 67,3 cm.

Una toilette della sovrana di FranciaMaria Antonietta
 La famosa sarta della regina di Francia Maria AntoniettaRose Bertin, pur creando sontuose toilettes per la regina, non poteva ancora definirsi stilista. Per fare un esempio una sarta non poteva comperare direttamente il tessuto, che era venduto esclusivamente dal fabbricante. Dopo la rivoluzione francese la Convenzione abolì le corporazioni e le regole rigide e minuziose che vi erano applicate, stabilendo che ognuno poteva vestirsi come gli pareva. Il decreto nasceva per l'odio contro le leggi suntuarie che erano ormai diventate uno spartiacque tra l'abito dell'aristocrazia e quello della borghesia, a cui erano proibiti molti oggetti di lusso. Dopo di allora il sarto fu completamente libero di esprimere la sua creatività.

Nell'Ottocento la tecnica sartoriale andò affinandosi rendendo più agevole indossare il vestito. Dal XIX secolo si iniziano a distinguere i primi stilisti, che creavano nuovi tagli, nuove stoffe e nuovi canoni nel modo di abbigliarsi, con l'adozione di nuovi abiti femminili quali il tailleur inventato alla fine del secolo dall'inglese Redfern. Lo stilista capovolse il rapporto tra il sarto e la cliente, che ora dipendeva dalle sue idee ed era ben felice di indossare un abito firmato da lui e realizzato nel suo atelier. Gli stilisti lavoravano solo per l'élite poiché i costi per l'ideazione e per la produzione erano molto alti. Questo nuovo impulso di riforma fu principalmente portato avanti da Charles Fréderic Worthinglese trapiantato in Francia, considerato l'inventore della Haute Couture e sarto personale dell'imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, e della sua corte, dal 1865.
La rivoluzione industriale nata in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, creò, nel campo della moda e della tessitura, macchine che permettevano di tessere, tagliare e cucire con rapidità e a basso costo. Tuttavia la moda si avvicinò alla massa solo verso la metà dell'Ottocento, grazie all'invenzione di macchine per tagliare le pezze di tessuto e all'introduzione del telaio meccanico jaquard. All'inizio tali tecniche furono applicate soprattutto alle uniformi militari; con la nascita in Francia dei grandi magazzini, i prezzi degli abiti confezionati in serie si abbassarono notevolmente. Le nuove tecniche della chimica e l'invenzione dell'acciaio introdussero materiali meno costosi: la tessitura meccanica accelerò la produzione di stoffa, così come la stampa delle decorazioni con coloranti industriali; i busti e le sottogonne non furono più rinforzati da stecche di balena, ma di metallo, facilmente riproducibile in serie. La crinolina, la sottogonna a cupola diffusa durante il periodo del romanticismo e munita di cerchi d'acciaio, fu per la prima volta indossata anche dalle donne del popolo. 


Sarebbe bello poter ripercorrere questa storia.. non so se ne avrò il tempo ora che il mio concorso si avvicina, ma vedrò di fare quello che posso...

venerdì 20 gennaio 2012

Che cos'è la Moda?

Nel significato più generale la moda è un comportamento collettivo che si genera per emulazione di qualcuno o qualcosa che ha attirato l'attenzione ed è stato considerato degno di essere imitato.

Se si restringe il concetto di moda all'abbigliamento e alla acconciatura, si può definire come un modo di abbigliarsi o acconciarsi che segue una tendenza considerata degna di imitazione.


(Nella foto i "pantaloni palazzo", che torneranno di moda nel 2012 secondo quanto si è visto nelle sfilate per la stagione autunno-inverno 2012/13, si veda l'articolo: http://www.naturadonna.com/tendenze-moda-autunno-inverno-2012-i-pantaloni-palazzo/

Ecco un eccezionale video che riassume la moda degli ultimi cento anni:


Non necessariamente la moda è maggioritaria, a volte può essere minoritaria, in quanto segue una tendenza sviluppatasi nell'ambito di una elite o di un gruppo ristretto, e chi la segue vuole sottolineare la sua appartenenza a questa elite. In questo caso la componente sociologica e psicologica prevale su quella estetica. A seconda di chi si imita nel vestire, si comunica anche a quale gruppo sociale si vuole appartenere e quindi anche quali sono le nostre caratteristiche in termini di aspirazioni e motivazioni.

Per esempio tra gli adolescenti o i giovani si possono trovare diversi tipi di mode che delineano l'adesione ai principi di un certo gruppo minoritario. Negli scorsi anni c'è stato il fenomeno della moda degli Emo:



C'è comunque, in un dato periodo che in genere dura un decennio, una moda maggioritaria e quindi dominante.

In genere a dettarla sono le maison o case di moda, per motivi economici, in quanto, costringendo i clienti a rifarsi il guardaroba, mettendo da parte gli abiti fuori moda e comprando quelli nuovi, ottengono enormi guadagni.

Un esempio tipico è quello delle cravatte: tra il 1997 e il 2007 hanno dominato cravatte larghe e spesse, dal 2007 in poi sono state imposte le skinny ties (che io detesto). Una operazione commerciale geniale: ha costretto milioni di persone a cambiare le cravatte, ha cercato di rilanciare questo indumento tra i teen-agers e soprattutto lo ha fatto riducendo i costi di produzione, essendo le skinny ties più strette e più sottili:


Zac Efron è stato uno dei personaggi che le case di moda hanno pagato per indossare le skinny ties e creare così questa moda prima nei giovanissimi e poi anche nei meno giovani.

Qui però la moda è andata contro alcuini princìpi dell'estetica e della psicologia. La cravatta è un simbolo fallico e come tale se è larga e spessa è virile, se è stretta e sottile è androgina, e questo forse spiega il successo avuto dalla skinny tie inizialmente negli ambienti gay.

Ma riguardo alla differenza tra la Moda e lo Stile personale, l'Eleganza o la Classe rimando ai post di domani, dopodomani e del giorno successivo.

Ieri si è detto che anche la Moda è un'Arte.
E' infatti:
1) l'arte di abbigliarsi e acconciarsi e nel contempo è
2) l'arte del creare nuovi tipi di abbigliamento e acconciature da parte di uno stilista.

Ogni maison in genere è stata fondata da uno stilista, che poi col tempo si è avvalso della collaborazione di altri stilisti più giovani. Ma il nome del fondatore è quello che resta.


Gabrielle Coco Chanel ne è un esempio leggendario.
Rivoluzionò la moda femminile, anche a livello di aspetto fisico. I suoi capi di abbigliamento si adattavano a donne magre e di classe come Jacqueline Kennedy:


Oppure come Wallis Simpson, Duchessa di Windsor (nella foto col marito Edoardo VIII di Windsor, che per sposare lei rinunciò alla corona dell'impero britannico)


E ovviamente Audrey Hepburn:


Ma nel caso di queste quattro donne: Chanel, Jackie, Wallis e Audrey più che di moda è preferibile parlare di Stile, di Eleganza e di Classe. Di questi argomenti parlerò nei prossimi post.