Visualizzazione post con etichetta storia della moda. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta storia della moda. Mostra tutti i post

sabato 30 novembre 2013

Moda uomo: "L'eleganza del maschio" di Enzo Miccio



Una utile, maneggevole ed efficace guida riguardo all'eleganza maschile è il testo scritto da Enzo Miccio, noto conduttore ed esperto di moda del canale televisivo Real Time, e pubblicato dalla Rizzoli con il titolo "L'eleganza del maschio".



Il sommario indica i seguenti capitoli:

1) Storia della moda e icone di stile

2) C'è modo e modo (riguarda le situazioni in cui ci si può trovare e tratta non solo del vestiario e del look, ma anche del modo di comportarsi, perché l'eleganza è un concetto che ingloba tutto il modo di essere e di porsi delle persone).

3) Le occasioni: lavoro formale; lavori creativi, casual friday; weekend in campagna, in montagna, al mare e in città d'arte; uscita con gli amici; aperitivo formale; black tie; white tie; matrimonio di giorno; matrimonio di sera; in casa.

4) Il guardaroba: camicia, abito, giacca, pantaloni, cappotto, giaccone, maglieria, cravatta, papillon, pochette, accessori in pelle, scarpe, occhiali, orologio, gemelli, cappello, in casa, underwear, canottiera, calze, costume da bagno, barba e capelli, profumo, manutenzione dei capi.


Naturalmente i miei lettori o i mariti delle mie lettrici sono già persone eleganti, ma potrebbero trovare utili o divertenti alcune indicazioni contenute in questo agile saggio, illustrato con grande attenzione ai dettagli.



Ispirandomi all'impostazione di questo testo, pubblicherò prossimamente alcuni post riguardanti le varie casistiche sopra indicate, esemplificandoli con lo stile di alcuni personaggi famosi.

Moda uomo: la cravatta dal Settecento ai giorni nostri - Storia della moda




L'origine del nome "cravatta" deriva dal fatto che essa era stata importata in Francia dai mercenari croati della Guerra dei Trent'anni e proprio da "croato" deriva il vero nome di questo accessorio, originariamente definito croatta e poi, per estensione, cravatta.

In origine la cravatta non possedeva la silhouette odierna, lunga e affusolata, ma si trattava invece di un fazzoletto ed era spesso identificata come una sciarpa.
Essa era fatta di mussola e ornata alle estremità da pizzi e ricami importanti.Spesso era corredata da spilloni che la fermassero a diversa altezze e la impreziosivano con pietre preziose incastonate.





Sia Carlo II, Re d'Inghilterra, che il Re Sole, sovrano di Francia, furono degli appassionati di questo accessorio, spendendo per esso gran parte del loro denaro.






A quel tempo la cravatta era esclusivamente bianca. Essa poteva girare una o due volte intorno al collo (o al colletto) dell'uomo, per annodarsi poi sul davanti in modo che fossero evidenziati i ricchi ricami.
Siamo nel 1660 e la strada per questo indumento è ancora lunga e difficile per essere accettata unanimemente.  



Nella prima metà del Settecento entra ufficialmente nella vita borghese con colori più scuri, nero, blu e verde, con forme più castigate e decorazioni meno vistose.
Essa tuttavia, rimane inizialmente utilizzata in ambiti strettamente formali come cene di gala, ricevimenti importanti ecc.
Il vento della rivoluzione francese porta scompiglio anche nel guardaroba: ci si scontra pure a colpi di cravatte: di colore nero quelle dei rivoluzionari e nella tonalità bianca quella dei controrivoluzionari. La cravatta esce vittoriosa dalla battaglia e conquista l’uomo romantico dell’800. 







Dai tempi di Jane Austeen in avanti, l'accessorio si complica, nascono veri trattati sull’arte di fare i nodi e c’è chi pensa addirittura ad inventare quello alla “gastronoma”, scorrevole e per questo più sensibile ai peccati di gola.

Abbiamo anche la variante "A la Byron", con la classica dicitura francesizzante, oppure quella "Sentimentale".È questo il periodo di massimo splendore dell'accessorio. Esso viene adottato dai dandy inglesi, che ne forgiano la forma e gli stili. Essa si allunga fino a fare diverse volte il giro del collo del gentiluomo, andando poi a fermarsi appena sotto il mento con un fiocco, conferendo al damerino un'aria affettata e un po' snob.In questi decenni interi manuali vengono scritti sull'arte di annodare la cravatta, in particolare il più famoso è la Neckclothitania, di cui avete visto un assaggio all'inizio di questo post. In questo documento vengono elencati i nodi più famosi, le circostanze in cui impiegarli, il loro significato e, naturalmente, come realizzarli.







Passata la Reggenza, i colori bianchi dei girocolli Regency lasciano il posto a tonalità più scure e, per laprima volta nella sua storia, il tessuto di cui è fabbricata diventa "fantasia", ovvero adorno di disegni e trame.










Oltre a righe e pois che diventando quasi subito di gran moda, si creano anche molti nuovi nodi, alcuni adoperatissimi ancora adesso e conosciuti come il Prince Albert Knotdedicato al principe consorte d'Inghilterra.


Nell'età vittoriana la cravatta perde la sua essenza di sciarpa, mantenendo il giro intorno al colletto e il nodo davanti, a volte prefabbricato, tuttavia mantiene la forma di "fazzoletto" nella sua parte terminale, tagliata di netto in orizzontale, che veniva rimboccata nel panciotto o nella giacca, dando all'accessorio la carattetistica forma a palloncino. Sarà proprio da questo dettaglio che essa sarà soprannominata puff tie.



Parlando di nodi, non si può non menzionare una citazione di Oscar Wilde tratta da uno dei suoi libri, dove viene esaltata l'importanza di annodare bene e con gusto la propria cravatta:
Una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita.
Oscar Wilde, L'importanza di chiamarsi Ernesto

Dopotutto il nodo ha sempre avuto una grande importanza nell'iconografia, essendo simbolo di unione, matrimonio e vita.

La cravatta rimase un elemento fondamentale per tutta la moda dell'Ottocento, ma subirà altri grandi cambiamenti durante i primi decenni del Novecento a causa della pressante richiesta del pubblico di avere un accessorio pratico ma elegante allo stesso tempo.

Negli anni venti nascerà la cravatta come la conosciamo oggi, composta da tre parti cucite insieme, di forma allungata, con una estremità più larga e una più sottile e dalla punta tagliata di sbieco.

Nel Novecento, ancora, essa muterà fino a diventare una semplice striscia di stoffa, senza punta, ma completamente tagliata.

Da sempre alcuni stilisti o giornalisti cercano invano di fomentare un sentimento anti-cravatta come "guinzaglio" sociale che costringe alle rigide regole del passato.
Non condivido affatto questo pensiero.




Camicia e cravatta danno un autentico tocco di classe agli uomini e sanciscono, per così dire, il passaggio dall'età scolare fatta di maglie e maglioni, a quella adulta di giacche, camicie e cravatte.


D'altro canto sono forse meglio quelle orripilanti cravatte in plastica (loro ci danno qualche nome altisonante, ma alla fine plastica è) con disegnini a ripetizione idioti e il nodo già fatto?
Personalmente le detesto, come odio quei tripudi di cravatte a zucchette la sera di Halloween, il pessimo gusto fatto abbigliamento, ma è un'opinione, certo, quindi discutibile.
Certo è che nel secolo odierno la cravatta sta avendo il suo secondo momento di declino dopo la fine dell'Impero Romano.

Ad ogni modo, utilizzata molto o poco, l'arte di annodare la cravatta è rimasta. Quando ero bambina guardavo affascinata il mio papà mentre, la mattina, si annodava la cravatta davanti allo specchio e invidiavo gli uomini che la portavano.



Trattandosi di una tradizione e, senz'altro, di un patrimonio culturale importante, mi auguro che questo accessorio non vada scomparendo del tutto, ma che anzi venga preservato oltre la classica cerimonia di nozze, quando poi il cravattino viene tagliuzzato secondo una non meglio identificata tradizione e sparso tra gli invitati che elargiscono, in cambio, una somma di denaro per gli sposi (ad un mio amico che non se l'aspettava l'hanno fatto e lui c'è rimasto davvero malissimo perché quella cravatta era fantastica e gliel'avevano annodata davvero divinamente!).

E adesso un po' di libri di approfondimento, lascio qualche titolo, sperando che possano interessare.
  • Collars, stocks and cravats: a history and costume dating guide to civilian men's neckpieces, 1655-1900
  • The bloodied cravat (A Beau Brummel Mystery) -> fa parte del ciclo di misteri che hanno come protagonista il famoso dandy
  • The art of tying the cravat
  • Daddy's Ties, monografia contenente bellissime immagini di cravatte, soprattutto moderne, ma anche qualcuna antica (niente a che vedere con quelle con le zucchette, però!)
  • 85 modi di annodare la cravatta di Thomas Fink e Yong Mao.

domenica 15 luglio 2012

La moda nella seconda metà dell'Ottocento



In questa puntata di Storia della moda, riguardante la seconda metà dell'Ottocento ho deciso di concentrarmi su due donne che hanno dettato l'alta moda in Europa e di conseguenza poi nel resto del mondo: una, come potete vedere è Elisabeth von Wittelsbach, principessa di Baviera e poi imperatrice d'Austria e Ungheria
e l'altra è Alessandra di Danimarca, principessa di Galles e poi regina di Gran Bretagna e Irlanda.
Chi più dell'imperatrice Sissi può rappresentare il meglio della moda femminile di metà Ottocento? L'età dei valzer, per intenderci.
Sissi dettò la moda.
E trovò una ammiratrice e continuatrice.
La principessa del Galles, Alessandra di Danimarca, imitò la moda dettata da Sissi e la rese popolare in tutta Europa.

File:Alexandra de Gales.jpg

Alessandra di Danimarca fu Regina di Gran Bretagna e Irlanda dal 1901 al 1910, come consorte di Edoardo VII.



A livello di moda maschile, nei vari decenni della seconda metà dell'Ottocento vi furono alcune caratteristiche che risultano evidenti dai ritratti dei sovrani o dei politici dell'epoca.
Prendiamo per esempio la capigliatura, il pizzetto, la barba, i baffi ecc.
Abbiamo tra il 1850 e il 1870 il trionfo del pizzetto sul modello di Napoleone III.





Oppure le "fedine", cioè basette molto lunghe collegate ai baffi, come nel caso di Francesco Giuseppe d'Asburgo.



Tra il 1870 e il 1900  le due tendenze principali furono quelle dei "baffoni spioventi" alla Bismark...



o  dei "baffoni arricciati" Guglielmo II, Kaiser del Secondo Reich tedesco...

File:Bundesarchiv Bild 146-2004-0096, Kaiser Wilhelm II..jpg

...e quelle della barba incolta, alla Principe Bertie del Galles (futuro Edoardo VII)



Mi riservo di parlare più avanti anche dell'abbigliamento maschile dell'epoca.

venerdì 13 luglio 2012

La moda ai tempi di Jane Austen e Jane Eyre



Da "Pride and prejudice", (Orgoglio e pregiudizio), il capoloavoro di Jane Austen, sono stati tratti numerosi film che ci possono aiutare a capire come era la moda nella prima metà dell'Ottocento, specie negli anni tra il 1820 e il 1850, dove sono ambientati anche i romanzi delle sorelle Bronte: "Cime tempestose" (1847) di Emily Bronte e "Jane Eyre" (1847) di Charlotte Bronte.
Vediamo di ripercorrere, tramite immagini dei film tratti da questi romanzi, la moda di quel trentennio.





Quale vi convince di più, quello sopra, con Keira KnigthtleyMatthew MacFadyen o quello sotto, con
Colin Firth e Jennifer Ehle?





Sempre di Jane Austeen è  "Ragione e sentimento" (Sense and sensibility). Possiamo riconoscere le note attrici, a sinistra Emma Thompson e a destra Kate Winslett.








Questo qui sotto è l'amico di Lord Darcy, di cui non ricordo il nome, ma è un esempio di moda maschile dell'epoca

E questa è la locandina di un film su Jane Austen, con protagonista la splendida Anne Hathaway:



Ma passiamo ora a "Cime tempestose"



Qui sotto nella miniserie tv con Alessio Boni e Anita Caprioli...






E infine il romanzo "Jane Eyre" di Charlotte Bronte ed il film che ne è stato tratto:










Vi è venuta voglia di rileggere uno di questi romanzi?