martedì 8 aprile 2014

Il gatto quotidiano. La questione delle 7 vite...







Sul fatto che i gatti abbiano più di una “vita” ormai non ci sono più dubbi. Eminenti gattofili si sono pronunciati in merito e la sentenza è stata unanime: “I gatti hanno sette vite!”. “No, scusate ma non erano nove?”, “Io ricordavo sette” “No, Nove!” “mmm… Ti sbagli, solo SETTE!”. In realtà, sul punto in questione, la sentenza non è poi stata così unanime.Dopo numerose ricerche siamo giunti alla soluzione che dipana questa ingarbugliata matassa. I gatti hanno 7 vite in Italia (e in molti altri paesi), mentre ne hanno 9 nei paesi anglosassoni.
Cosa hanno di diverso un gatto che vive in Italia e uno che vive in Inghilterra? Assolutamente nulla! Allora perché in Italia si dice che i gatti hanno solo sette vite? Sono più sfortunati dei nostri a-mici di lingua inglese? Nient’affatto! Probabilmente i modi di dire dipendono dalle diverse speranze di vita degli umani italiani rispetto a quelli inglesi. Si sa, gli umani tendono ad utilizzare loro stessi come metri di paragone. Quindi tra le sette vite italiane e le nove anglosassoni, in base a questa teoria, non ci dovrebbero essere differenze. I gatti vivono in media gli stessi anni sia in Italia che in Inghilterra. Un'ipotesi della confusione tra il 7 e il 9 sta nel fatto che esiste l'espressione "gatto a nove code", che purtroppo non indica un simpatico felino, ma un orribile strumento di tortura. In quel caso, sette vite possono bastare e anzi, per usare la battuta finale di un film piuttosto controverso che è in proiezione proprio adesso nei cinema, per la regia di Lars von Trier, "In fondo aspettiamo tutti il permesso di morire".

Virginia D. Capitolo 7. Un enigma avvolto nel mistero.



Ero contento di aver conosciuto Virginia e parlato con lei, ma nello stesso tempo ero perplesso e persino vagamente intimorito dal mistero che aleggiava intorno a lei.
Ciò che mi aveva detto aveva reso l'enigma ancora più complesso.
La sua ricercatezza nel vestire e il suo essere sempre in perfetto ordine, non si conciliavano con l'idea che dovesse prendere il treno due volte al giorno, considerate poi le condizioni pessime delle linee frequentate dai pendolari.
Lei sembrava appena scesa da una limousine!

Entrava in aula come se camminasse su un tappeto rosso in qualche serata di gala, fresca e profumata come se fosse appena uscita da un centro estetico.
Eppure l'avevo vista prendere l'autobus che passava davanti alla stazione, affollatissimo. Ma le persone si scostavano automaticamente al suo passaggio, le facevano spazio, come se fosse una creatura sovrumana.
C'era qualcosa di magico in lei, qualcosa che le permetteva di apparire praticamente perfetta sotto ogni punto di vista. Eppure, nello stesso tempo, era come se soltanto io notassi questa perfezione, mentre gli altri si limitavano a farsi da parte, come sudditi muti di una divinità capricciosa.



Com'era possibile che nessun altro studente si fosse fatto avanti per parlare con lei, per cercare di conoscerla? Perché avevano preferito la compagnia di altre compagne di studi che apparivano molto più banali o scialbe rispetto a Virginia?
E poi c'era sempre la questione del cognome, che pareva uscire da un romanzo.
Ogni tanto mi passava per la testa l'idea assurda che lei fosse una mia allucinazione, in cui proiettavo qualcosa che faceva parte del mio inconscio.
Poi però mi rendevo conto che erano pensieri assurdi e che semplicemente lei era molto riservata ed io ero particolarmente sensibile al suo fascino, mentre agli altri lei poteva risultare meno interessante, per quanto ciò potesse sembrarmi strano.
Era una situazione quasi stilnovistica, in cui la figura femminile appariva come un angelo disceso "da cielo in terra a miracol mostrare".
Ma erano passati ottocento anni dallo Stilnovo! E naturalmente io non ero Dante e lei non era Beatrice!
Insomma, Virginia poteva anche sembrarmi la perfezione personificata, ma prima o poi i suoi difetti sarebbero emersi.
Del resto ero convinto che l'unico modo di togliersi una donna dalla testa fosse conoscerla bene. Ed era questo che mi riproponevo di fare.









Cast

Emmy Rossum - Virginia D.

Virginia D. Capitolo 6. La studentessa modello

Emmy Rossum - Emmy Rossum Goes to the 'Shameless' Panel at Comic-Con

La nostra conversazione non si protrasse oltre, perché Virginia, da studentessa modello quale era, non voleva perdersi un solo minuto di lezione.
Io invece, per quanto mi sforzassi, non riuscivo proprio a concentrarmi sugli esametri.
I miei pensieri e le mie fantasie ruotavano intorno a lei.
La immaginavo nella tenuta da studentessa universitaria americana, di quelle prestigiose, dove è d'obbligo portare una divisa, e ritenevo che indosso a lei sarebbe stata molto bene e avrebbe unito la sua predisposizione all'eleganza con un elemento di sensualità, che derivava dal vestiario particolare.

Emmy Rossum - Emmy Rossum Goes to the 'Shameless' Panel at Comic-Con

Giacchetta, gilet, camicetta bianca, cravatta distintiva dell'università, gonna in coordinato, scarpe con i tacchi. Non era poi molto diverso dal suo aspetto reale.

Emmy Rossum - Emmy Rossum Goes to the 'Shameless' Panel at Comic-Con

La immaginavo camminare su una passerella, come in una sfilata di moda, e mi vedevo in prima fila ad osservarla e a ricambiare il suo sorriso.

Emmy Rossum - 'Shameless' Stars at Comic-Con

E mentre tutti applaudivano, io ero certo di essere l'unico che la conoscesse veramente.

Emmy Rossum - 'Shameless' Stars at Comic-Con

In fondo quel giorno era stata lei a rompere il ghiaccio e a confidarsi, partendo da un argomento che mi aveva profondamente colpito e cioè la sua volontà di imparare il greco da zero, iscrivendosi a Lettere classiche dopo aver fatto il Liceo scientifico.
Io non ne avrei mai avuto il coraggio e proprio per questo la ammiravo ancor di più.
Insomma, oltre ad essere un'esteta, Virginia D. era anche un'intellettuale.
C'era un'unica cosa che mi turbava sul suo conto e cioè il suo cognome. Non doveva essere facile portare un cognome del genere, così negativamente connotato.
Pur essendo molto curioso al riguardo, pensai che fosse meglio evitare di toccare un argomento che poteva essere sgradevole e quindi decisi che non avrei mai portato lì l'argomento e avrei lasciato a Virginia l'iniziativa di spiegare questo mistero.
Alla fine della lezione, in ogni caso, era giusto che io mi presentassi.
Per cui, quando ci stavamo preparando per uscire, dissi:
<<Comunque, io mi chiamo Luca Bosco e abito qui in centro, da solo>>
Le porsi la mano e lei me la strinse con vigore:
<<Piacere di conoscerti, io mi chiamo Virginia e abito a M. per cui sono costretta alla vita da pendolare, anche il viaggio in treno è solo di venti minuti>>
<<Ah, capisco! Be', complimenti anche per questo. La vita da pendolare non deve essere facile>>
<<No, ma è sempre meglio che dover condividere un appartamento con delle coinquiline. Ma tu sei in affitto?>>
<<No, il monolocale è mio. Me lo ha lasciato mia nonna in eredità. Purtroppo è morta l'anno scorso>>
Il mio volto era sinceramente sconsolato mentre pensavo al fatto che mia nonna fosse mancata prematuramente.
<<Mi dispiace. Immagino che ti volesse molto bene>>
<<Sì, ci adoravamo a vicenda>>
Mi tornò in mente il fatto che la fotografia di mia nonna da ragazza era identica a lei, ma non lo dissi, perché poteva non essere un buon complimento, almeno non ancora.
Finimmo di prepararci, uscimmo dall'aula e ci salutammo.
<<Allora ci vediamo domani!>>
<<A domani!>>
E me lo disse con un sorriso che mi inondò di gioia allo stato puro.





Cast

Emmy Rossum - Virginia D.

Virginia D. Capitolo 5. Niente è indistruttibile.

Emmy Rossum - Celebs at the Launch of 'Jason Wu for Target'

Durante il fine settimana, mentre tentavo svogliatamente di incominciare a studiare qualcosa, il pensiero era ritornato più volte su Virginia D. e sul mistero che avvolgeva la sua eleganza e la distanza che metteva tra sé e gli altri.
Il dubbio divenne ancora più pungente quando, il lunedì mattina, giornata in cui notoriamente la gente si veste male, mettendosi le prime cose che capitano, lottando con il desiderio di rimanere in casa a dormire, Virginia si presentò a lezione più elegante e curata che mai.
Indossava una camicetta rosa carne, leggera, a tratti quasi trasparente, ma sempre abbottonata fino al collo. La gonna era rosa, bordata e decorata con linee nere. Rosa erano anche le scarpe.
Portava due cerchietti di brillanti come orecchini.
I capelli erano divisi da una scriminatura nel mezzo, raccolti dietro la nuca e ricadevano in due code ai lati del viso su entrambe le spalle, fino al livello dei seni.
Anche il trucco era estremamente curato. Persino le unghie sembravano fresche di manicure.
Come si poteva essere così assolutamente perfetti persino il lunedì mattina?
Ma poi, a che fine?

Emmy Rossum - Jason Wu For Target Launch

Io conoscevo una possibile risposta, nel senso che per me l'eleganza poteva essere benissimo fine a se stessa, senza alcun desiderio di seduzione o di ostentazione.  Per me era, in certi giorni, non sempre, un modo per sentirmi meglio, per stare meglio con me stesso.
Ma non osavo illudermi che potesse essere così anche per lei.
Era così raro incontrare una persona che amasse l'eleganza fine a se stessa che preferivo non farmi illusioni.
Non volevo correre il rischio di idealizzare un'immagine, senza conoscere gli elementi di personalità che avevano condotto ad essa.
In ogni caso, non potevo nemmeno fingere di non essere attratto da lei
Del resto, sedersi al suo fianco, al solito posto, per la settima volta consecutiva, era l'equivalente, tacito, di una dichiarazione d'amore.
Il suo sorriso, nel momento in cui mi vide, fu così timido e nel contempo così dolce che avrebbe potuto resuscitare un morto.

Emmy Rossum - Jason Wu For Target Launch

Fu solo un attimo, poi il suo sguardo tornò nuovamente contemplativo.
Avrei avuto nella testa mille cose da dire per rompere il ghiaccio e trovare un argomento tale da spezzare l'incantesimo che ci impediva di esprimere a parole una comunicazione che fino a quel momento era stata lasciata a gesti in apparenza casuali.
La sua stessa postura, così altera e statuaria, per quanto lei non fosse più alta della media, contribuiva a creare una certa distanza, quasi una barriera, generata da un'aura di solenne inviolabilità.

Emmy Rossum - Jason Wu For Target Launch

Eppure, se io sentivo così forte, nei confronti di Virginia, un sentimento di affinità, doveva esserci sicuramente un modo per far crollare le mura che aveva eretto intorno a se stessa.
Ciò che nella mente può sembrare eterno e indistruttibile, nella realtà finiva sempre, prima o poi, per mostrare qualche crepa.
In fondo niente è indistruttibile.
Quando ci si trova davanti ad una barriera che non ha ragione di esistere, occorre prestare molta attenzione ai dettagli.
Notai che quel giorno non portava le calze e vidi che le sue gambe, dal ginocchio in giù, erano straordinariamente simili a quelle di mia madre e, indirettamente, anche alle mie.
Era un pensiero bizzarro, ma mi ricordai che fin dal primo giorno lei mi aveva ricordato alcune foto di mia madre da ragazza.
Per carità, non c'era nessun risvolto edipico in quel paragone, quanto piuttosto un senso di familiarità. Era come se lei fosse una specie di versione femminile di me stesso.
Mi resi conto che non era un'idea così folle o campata in aria. Avevamo alcuni tratti somatici molto simili: il colore e la forma degli occhi, del naso, persino della bocca. Certo, io ero più alto e più robusto, come è normale che sia per un maschio, ma la somiglianza era innegabile.
Mentre pensavo queste cose, la lezione era incominciata ed io stavo prendendo automaticamente appunti, senza capire cosa stesse realmente dicendo la giunonica prof, fino a quando non si mise a scrivere alla lavagna.
Qualcuno le aveva chiesto un ripasso dell'esametro, che per me non era affatto un ripasso, in quanto, avendo fatto il liceo scientifico, non avevo avuto modo di studiare la metrica.
Virginia invece stava seguendo molto tranquillamente, come si evinceva dalla chiarezza dei suoi appunti, molto migliori del pasticcio che Giunone, alla lavagna, stava combinando.
Mi ritrovai così, spontaneamente, senza nessun secondo fine, a copiare dal quaderno di Virginia, dal quale si capiva molto meglio quella strana combinazione di simboli dai nomi strani.
Ecco, quella fu la crepa che fece cadere le mura di Gerico.
Lei infatti notò, vedendomi copiare la suo quaderno, la mia difficoltà a seguire la lezione e probabilmente, unendo questa consapevolezza al fatto che io non la seguivo nelle lezioni di Lingua greca, dovette intuire che io non venivo dal liceo classico. E così, spontaneamente, e forse involontariamente, fu lei a rompere il ghiaccio, chiedendomi: <<Qualche difficoltà con la metrica?>>.
Devo ammettere che fui preso in contropiede, perché tutto mi aspettavo, tranne che quella domanda, anche se a posteriori mi rendo conto che era quasi ovvia.
<<Ehm... sì... molte difficoltà... io sono un "barbaro" dello scientifico, e un "modernista", ovviamente>>
Lei parve divertita dalla mia risposta:
<<Ma anch'io sono una "barbara" dello scientifico, però conosco la metrica e sono iscritta a Lettere classiche>>
Fui preso in contropiede un'altra volta:
<<Ma se non hai fatto il classico, come fai con il greco?>>
Era una conversazione completamente diversa da ciò che avrei mai immaginato, ma sortì comunque l'effetto che desideravo, in quanto andò a toccare un argomento di cui lei andava particolarmente fiera:
<<Lo sto imparando adesso. E' una lingua meravigliosa, che sta alla base di una civiltà meravigliosa>>
Aveva pronunciato quelle parole con divertita naturalezza. La sua voce era limpida, armoniosa, priva di qualsiasi accento.
La mia risposta fu del tutto inadeguata rispetto al fiume di parole che avrei voluto dire:
<<Complimenti!>> e feci pure un cenno di inchino.
Era stato un modo piuttosto buffo e particolare per rompere il ghiaccio, e certamente io mi sentivo abbastanza spiazzato, ma l'importante era che il muro di silenzio tra me e lei fosse crollato.
In fondo, avevo ragione io: niente è indistruttibile.




Cast

Emmy Rossum - Virginia D.

P.s. Il titolo si ispira ad un passo della canzone "Masterpiece" di Madonna, colonna sonora del film W.E. diretto dalla stessa regina del pop.

lunedì 7 aprile 2014

Virginia D. Capitolo 4. Il nome.



Il quarto la vidi arrivare da fuori. I suoi capelli sciolti erano una cascata castano scura, leggermente ondulata, che rifletteva la luce intensa del sole.
L'aspetto era ancora più elaborato.
Portava una camicetta colorata a fantasia, con colletto bianco ed una giacchetta dello stesso colore della camicia. Completava il tutto una gonna arancione, con scarpe in abbinamento, calze bianche da scolaretta, orecchini di giada e una borsetta azzurra.
Era bellissima.
Quando prese posto sul solito banco, io mi sedetti subito a fianco a lei, che questa volta si voltò e mi rivolse un vago sorriso, come a dire che ormai aveva capito che io volevo starle vicino.
Questa disponibilità a una seppur vaga comunicazione trovò conferma nel fatto che appoggiò sul banco il proprio tesserino universitario, tra me e lei, ed io potei quindi leggere il suo nome e cognome. Il nome Virginia era quantomai adatto al suo aspetto verginale, mentre il cognome mi lasciò perplesso, tanto da pensare che fosse uno scherzo. Vi basti per ora sapere la sua iniziale, perché salvaguardare la privacy di lei.



Io volli rispondere a quella muta e discreta presentazione lasciando aperto il mio quaderno sul frontespizio, dove c'erano le mie generalità.
Per una ragazza riservata come lei e un ragazzo misterioso come me quella strana forma di presentazione muta equivalse a una conversazione di cinque ore.
Inoltre, durante la lezione, la vidi sorridere spesso, per la comicità involontaria della prof. di Lingua latina, la giunonica Giunone, che provocava nella mia Venere momenti di allegria che le illuminava il fresco viso di fanciulla.



Mi sembrava incredibile che una ragazza così attraente fosse così sola.
A volte mi chiedevo se anche gli altri la vedessero. Ma su questo non c'erano dubbi, perché qualche interazione era comunque avvenuta, fosse solo per farsi spazio, o raccogliere qualcosa o prestare una penna.
Quindi non era una mia allucinazione, né un fantasma.
Semplicemente, come me, era una persona di indole solitaria, che teneva molto alla sua sfera privata.
Vidi che usava un cellulare normale, di rado. Aveva nella borsetta, semiaperta sul banco, un lettore mp3.
Il sapere che non possedeva uno smartphone e che quindi non era dipendente da esso, come invece lo erano tutte le altre, me la rendeva ancora più attraente.
Le altre ragazze erano sciatte. Magari sarebbero state anche carine, ma si recavano all'università come se andassero in palestra, con gli odiosi leggins oppure dei jeans strettissimi e banali. Seguivano in maniera acritica la moda del momento. Erano insignificanti.
Virginia invece era tutto il contrario. 



Il suo viso sembrava senza trucco, in realtà notai che c'era un sapiente make-up, molto discreto, che valorizzava i suoi occhi meravigliosi, dai quali trasparivano insieme dolcezza e malinconia. Sì, erano i classici occhi da cerbiatta, ma più scuri e più tristi.
Quali segreti si nascondevano nella sua mente? Com'era la sua vita, al di fuori dell'università? Chi era l'uomo fortunato, pari agli Dei, che aveva il privilegio di essere da lei amato.
Si sentiva mai sola?
Mi venne in mente il passo di un romanzo a me molto caro, compresa la sceneggiatura che ne era stata ricavata per trarne un film.
Oh, ma tu sei sola! Chi lo sa cosa dici alle tenebre, nelle amare veglie notturne, quando tutta la tua vita sembra contrarsi, e le pareti della tua dimora ti si stringono addosso, come una gabbia che vuole imprigionare qualcosa di selvaggio.
Così bella, così fredda, come un mattino di pallida primavera ancora legato al gelo dell'inverno.




Cast

Emmy Rossum - Virginia D.

Virginia D. Capitolo 3. Fantasie, ipotesi e deduzioni.


Emmy Rossum - MBFW: Front Row at Tory Burch

Se una cosa strana accade una volta è puro caso, se accade due volte è una singolare coincidenza, ma se accade tre volte, be', allora è diverso.
Al terzo giorno in cui la misteriosa studentessa si presentò con un aspetto che ne confermava lo stile e la rendeva diversa da tutte le altre, dovetti prendere atto che era una persona speciale, perché, al contrario di quel che pensano i moralisti, l'abito fa il monaco.
Camicetta bianca abbottonata, colletto bianco, una leggerissima maglia viola con ricami in pizzo, che lasciava intravvedere tutto, pantaloni neri, scarpe nere. Capelli sciolti
Mi sedetti di fianco a lei, che per la prima volta mi rivolse un rapido sguardo, dalla testa ai piedi, come era logico immaginarsi da una persona che cura tanto il proprio aspetto.
Non dirò com'ero vestito io, ma certamente anch'io avevo il mio stile, ed era uno stile classico, un po' come se avessi la divisa di qualche college privato inglese o americano.
In quel momento non lei non mostrò alcun segno di interesse, ma in seguito seppi che era stato proprio il mio abbigliamento a farle capire che anche io avevo una personalità diversa dall'ordinario.
In fondo sia lei che io avevamo scelto un'immagine che incarnava un'idea di distinzione elegante non fine a se stessa, ma veicolo di un messaggio che poteva essere compreso soltanto da chi aveva una forte sensibilità estetica.

Emmy Rossum - MBFW: Front Row at Tory Burch

Sentivo che questa affinità avrebbe potuto, prima o poi, favorire una comunicazione con lei.
Immaginavo che un giorno avrebbe potuto rivolgere a me il suo meraviglioso sorriso, e non per mera cortesia, ma per una comprensione profonda del fatto che potevamo condividere qualcosa.


Emmy Rossum - MBFW: Front Row at Tory Burch

Per il momento avevo in mano pochi dati riguardo alla sconosciuta che mi aveva così affascinato.
Continuava ad essere totalmente riservata, non parlando con nessuno e non cercando alcun contatto.
Era estremamente veloce e precisa nel prendere appunti, in bella calligrafia, peraltro, come solo le donne sanno fare.
In questo io ero molto vicino al maschio medio: i miei appunti erano disordinati e scritti con una calligrafia incomprensibile persino a me stesso.
Però vidi con sorpresa che, almeno due volte, Virginia sbirciò verso il mio quaderno, come per avere conferma riguardo a qualcosa che la giunonica prof. di Lingua latina aveva detto frettolosamente.
Al termine delle due ore di latino, la classe si divideva, in quanto i "classicisti" frequentavano un corso di lingua greca, mentre i "modernisti" erano indirizzati verso un corso di linguistica italiana.

Emmy Rossum - MBFW: Front Row at Tory Burch

Quel giorno decisi, per pura curiosità e con la massima discrezione, di seguirla e vedere se in effetti andava a frequentare Lingua greca.
Notai ancora che non parlava con nessuno, nemmeno con le ragazze "classiciste". Si fermava a prendere il caffè alla macchinetta, ma lo consumava in disparte e poi si recava dritto nell'aula di greco, senza nemmeno andare in bagno.
Ipotizzai anche qui che doveva avere, come me, il disgusto per le condizioni esecrabili in cui versavano i bagni dell'università più antica del mondo. Pareva che fosse dai tempi del padre Irnerio che non li avessero più puliti!
Questo tipo di condotta richiedeva una buona dose di autocontrollo, ed era una cosa che io apprezzavo molto.
Con la stessa curiosità, alla fine delle due ore successive, tornai a seguirla da lontano e vidi che, appena uscita dall'aula, si recava direttamente fuori dalla facoltà e alla fermata dell'autobus.
Questo non mi permetteva di sapere se abitava in città, come me, o se era una pendolare.
Le mie indagini, però, non si spinsero oltre.




Cast

Emmy Rossum - Virginia D.

Virginia D. Capitolo 2. Venere e Giunone.


Il giorno successivo, applicai uno stratagemma piuttosto scontato, ma pur sempre efficace: aspettai che lei entrasse in aula e prendesse posto e poi io presi posto accanto a lei, fingendo indifferenza.
Non sono mai stato un seduttore - sono troppo pigro per quel genere di cose - ma se una donna mi piace, mi "rendo disponibile", in maniera educata, cortese, con un pizzico di ironia.
Virginia però era speciale, questo l'avevo capito ancor prima di sapere come si chiamasse.
Bastava vedere la cura con cui ogni giorno plasmava il suo aspetto, senza secondi fini. 
Non cercava di parlare con nessuno, non si guardava attorno e non favoriva in nessuno modo i contatti, anche solo visivi.
Ma allora a chi era destinato tutto lo sforzo di avere un aspetto curato e particolare?
Immaginai che dopo le lezioni si incontrasse con un ipotetico fidanzato, magari iscritto a ingegneria o a medicina, o al massimo a giurisprudenza.
Quel giorno indossava un vestito bianco, bordato di grigio e di blu (era una combinazione che le piaceva) e portava i capelli legati indietro in una coda, e degli orecchini blu scuri, che le davano un'aria leggermente più adulta. Anche quel vestito aveva un colletto bianco, che le attribuiva un fascino da collegiale.


Emmy Rossum - Emmy Rossum Hangs Out at the London Sky Suite

Emmy Rossum - Emmy Rossum Hangs Out at the London Sky Suite

Eppure c'era qualcosa di retrò in tutto il suo stile. Mi ricordava in modo incredibile alcune foto di gioventù di mia madre, quando era all'università.
Ma più che "vintage", lo stile di Virginia mi faceva tornare alla mente, pur essendo lei molto più giovane e molto più bella, quello di Wallis Simpson, una donna che non era bella, non era giovane, ma era attraente e carismatica, e sempre la più elegante.

Emmy Rossum - Carolina Herrera - Front Row - Mercedes-Benz Fashion Week Fall 2014

Emmy Rossum - Seen Around Lincoln Center - Day 5 - Mercedes-Benz Fashion Week Fall 2014

Emmy Rossum - Backstage at the Carolina Herrera Show

 Mi consideravo uno dei pochi a condividere la scelta di Edoardo VIII.
Forse lei si vestiva in quel modo perché inconsciamente cercava l'attenzione di un uomo speciale, come io amavo considerarmi, nella mia sincera immodestia.
Non osavo guardarla, se non in tralice, brevemente. Vedevo che era molto attenta alla lezione.
La professoressa, una vecchia balena dall'aria spiritata, stava parlando con enfasi delle cause dell'ira di Giunone contro Enea, ed era così presa da quel discorso che pareva Giunone stessa, incarnatasi nel corpo di una anziana obesa con occhi fuori dalle orbite.
Anche se quella prof. mi causò molti guai, devo però esserle grato perché senza di lei non sarei mai riuscito a conoscere Virginia e forse non avrei mai visto nemmeno il suo splendido sorriso.
Giunone - chiamerò così la prof. di Lingua latina - era a tal punto buffa che le sue battute, di per sé non particolarmente brillanti, risultavano comicissime per l'espressione con cui le diceva.
Fu così che Virginia, alla fine, non poté trattenere un sorriso e finalmente il suo volto si illuminò.



Come ho detto, Virginia aveva il naso leggermente prominente, ma questo la rendeva ancora più bella ai miei occhi, perché le dava un'aria aristocratica, che per me è sempre stata fondamentale.
Ebbi la conferma che lei rideva anche con gli occhi, che diventavano ancora più grandi e luminosi, pur essendo castani.
Ero conquistato: lei era ai miei occhi come Venere.
E così, complice la lezione sull'Eneide, trovai il suo primo soprannome - Venere per l'appunto - che curiosamente iniziava con la stessa lettera del suo nome vero, Virginia, che ancora non avevo avuto l'onore di conoscere.



Cast

Emmy Rossum - Virginia D.

Elisabetta II ammira le scarpe di Napolitano



La regina, dopo essersi complimentata con Napolitano per l'ottima scelta delle scarpe, ha espresso il suo apprezzamento per la restaurazione della Monarchia in Italia, suggerendo a re Giorgio di assumere il nome di Umberto III. Infine ha dichiarato il proprio sollievo per il fatto di aver finalmente trovato un monarca più vecchio di lei. ;-)

Il gatto quotidiano



Buon inizio settimana con una carrellata di simpaticissimi felini! ;-)









e per finire un gatto amante dei libri

domenica 6 aprile 2014

Virginia D. Capitolo 1. L'apparizione.



La vidi per la prima volta lo scorso ottobre, in università, all'inizio delle lezioni.
Mi ero seduto in fondo e osservavo quell'ambiente per me completamente nuovo.
Forse la mia vita da studente sarebbe potuta essere quasi normale se non avessi incontrato lei.
La notai subito perché era diversa. Sembrava provenire da un'altra epoca.
I suoi capelli scuri erano raccolti in una lunga treccia, che le ricadeva sulla spalla destra.
Indossava una camicetta bianca, completamente abbottonata, con le punte del colletto decorate in pizzo.
Era magra e piuttosto pallida, il che metteva particolarmente in risalto i suoi grandi occhi castani, le sopracciglia nere, curate e la sua bocca color cremisi. Il naso era lievemente pronunciato. 
Portava una gonna plissettata blu scura e sandali neri col tacco.
Aveva un modo di fare molto serio e riservato. Si era seduta in disparte e non parlava con nessuno, né mostrava particolare interesse per ciò che la circondava.
Capii subito che il suo era uno di quei volti che, pur essendo quasi sempre imbronciati, si illuminava al primo accenno di sorriso.



Notai inoltre che, a differenza di tutte le altre, non aveva tirato fuori dalla borsa uno smartphone, e questo già di per sé era motivo di grande stima.
Si preparava alla lezione con grande scrupolo.
Le prime due ore, per noi di Lettere, erano del corso di Lingua latina, noto per essere uno dei più pesanti in assoluto.
Al liceo ero sempre andato abbastanza bene in latino, per cui non avevo la minima idea della doccia fredda che mi aspettava.
Forse se fossi stato più concentrato a seguire la lezione, invece che a interessarmi di lei, il primo scritto di latino sarebbe andato meglio.
Ma del resto, se fosse andato meglio, non avrei avuto bisogno di lei e quindi non ci sarebbe stata l'occasione per conoscerla meglio.
Insomma, galeotto fu il latino, nello specifico l'Eneide.
Tutta l'Eneide. In metrica. Con analisi morfosintattica. Una cosa che persino Virgilio avrebbe disapprovato.


Cast

Emmy Rossum - Virginia D.

Perchè i gatti fanno le fusa?

fusa dei gatti

Una leggera vibrazione a bassa frequenza delle corde vocali. Il diaframma che, come un pistone, spinge l’aria verso le corde vibranti generando una rilassante “melodia”. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente delle fusa dei gatti. Non bisogna essere un gattofilo per sapere che uno dei tratti distintivi dei gatti (e in generale di tutti i felini) sono le fusa.
Sin dal secondo giorno di vita i gattini, che non possono ancora miagolare, iniziano a fare la fusa. Quindi una prima motivazione è che le fusa servano a comunicare alla madre che va tutto bene durante l’allattamento. Dal canto suo mamma gatta risponde facendo a sua volta le fusa per tranquillizzare i piccoli gattini.
Le fusa quindi sono una forma di linguaggio che i gatti utilizzano per comunicare i loro stati d’animo, soprattutto quando sono felici e rilassati. Ma non solo! I gatti fanno le fusa anche per mostrare sottomissione nei confronti di un altro animale o per auto-tranquillizzarsi quando si trovano di fronte ai pericoli. Addirittura possono farle prima di morire o in situazioni che gli provocano uno stato d’ansia.
Le fusa dei gatti fanno bene agli umani – Un gatto che fa le fusa è uno spettacolo per noi amanti dei gatti. Ma lo sapevate che le fusa fanno bene alla salute?
Ecco i benefici di avere accanto un gatto che fa il suo dolce “ronzio”:
1) OTTIMO ANTISTRESS. Tenere in braccio un gatto che fa le fusa rilassa anche gli essere umani e riduce i livelli di stress.
2) MINOR RISCHIO DI MALATTIE CARDIOVASCOLARI. Le fusa tendono a regolarizzare i battiti del cuore riducendo del 40% i rischi di malattie al cuore.
3) REGOLARIZZAZIONE DELLA PRESSIONE SANGUIGNA. Accarezzare un gatto e ascoltarne le sue fusa tende a stabilizzare la pressione sanguigna riducendo i rischi di ipertensione.
4) GUARIGIONE DELLE FRATTURE E DELLE FERITE. Le fusa hanno una frequenza che varia tra i 20 Hz e i 50 Hz, la frequenza ideale per accelerare i processi di calcificazione delle ossa rotte. Inoltre, secondo alcuni studi aiuterebbero la pelle a rigenerarsi e ridurrebbero i rischi di infezione, dato che alcuni batteri muoiono se sottoposti alle basse frequenze.

Capelli, tagli, acconciature donna: i trend primavera estate 2014

Capelli, i trend primavera estate 2014

Lunghezze che flirtano con ciuffi e frange, cut scolpiti e bob dalle seducenti asimmetrie, volumi più o meno ampi o azzerati all’insegna della praticità. Il tutto ravvivato da colori classici o sempre più schock. Questi i trend proposti dai saloni per la bella stagione.

Silhouette definite e dettagli precisi, schock cut, linee avvolgenti che mixano classico e casual, look freschi e contemporanei, volumi iper-femminili e intriganti. Queste le linee guida che definiscono le tendenze proposte dagli hair stylist nei saloni più trendy per la prossima primavera - estate. E che guardano alla versatilità, alla praticità e alla disinvoltura, seguendo le attitudini più proprie della bella stagione.

Che porta con sé la voglia di cambiare, di sentirsi rinnovate e leggere. E cosa c'è di meglio che farlo attraverso tagli, colori e styling nuovi e particolari? Lunghicortimedi non importa. Ciò che conta è dare uno stile del tutto personalizzato anche al taglio più classico. Sì allora a chiome scolpite da linee dalla semplicità ricercata, da forme morbide e piene e da movimenti ottenuti con styling volutamente naturali o studiati e impeccabili.

«Produrre diletto attraverso la naturalezza: questo è il cuore dei nuovi hair trend che ho creato per Compagnia della Bellezza», dice Salvo Filetti, hair stylist di Compagnia della Bellezza. «No ad acconciature statiche, sì a movimenti. Il tutto reso ancor più prezioso da colori inediti come rosa o fucsia, trend della prossima stagione. Oppure la ricchezza dei rossi, nei toni albicocca-melograno resi più fondenti  da ombreggiature color cioccolato». Filetti propone anche il cosiddetto “bronde”, un mix di toni caldi che assumono bagliori dorati e bronze, in cui ombra e luce si incontrano per creare vibrazioni pittoriche e cangianti.

Mentre per Jean Louis David una sola parola basta a caratterizzare il look PE: leggerezza. Con le sue molteplici varianti: la luminosità del colore, la fluidità del movimento, la dolcezza dei tagli, la pulizia dello stile. La nota dominante? La luce, grazie alle tecniche di colore dei saloni.

I tagli corti
 si reinventano attraverso pixie cut ariosi e spumeggianti, con ciocche sollevate e accarezzate dal vento e definite dal colore in forme e texture nuove e fondenti. Giochi di tagli e rasature, con frange spesso corte, suggeriscono un nuovo modo di essere donna, più istintiva e ribelle. Ciuffi see trough accompagnati da asimmetrie sulle tempie e disconnessioni e, in alternativa, il corto più pulito ispirazione boyish, con  linee più definite.

Il lungo
 vive in varie forme, extra o più ridotte, scalate o sfilate. Dritto, mosso, liscio, riccio, crespo… James Hair Fashion lancia il trend Must Have che vede Bianca Jaggercome icona, dalla chioma voluminosa e chic con onde finto crespo. Immancabile poi in estate l’effetto “ocean beach”, texture wet che necessitano di styling all’insegna del minimalismo e della semplicità. La più classica delleacconciature di ispirazione anni '40, con ciuffo peekaboo alla Veronica Lake, viene interpretata da The Club Education by Toni & Guy in chiave contemporanea grazie a un colore rosso vivace e gioioso, per una bellezza glamour che trascende mode e tempi.

E i tagli medi
, successo della scorsa stagione, vivono una nuova vita attraverso scalature più o meno audaci che guardano al passato, in particolare agli anni ’80 e al mood glam rock. Mullet sfilati, ciocche “liquide” e tagli asimmetrici che svelano nuche e giocano in lunghezza tra bocca e mento. Il tutto spesso, ma non sempre, accompagnato da frange che diventano ciuffi all’occorrenza o che si fermano a metà fronte.

Per Franck Provost è una stagione all’insegna del colore, luminoso e quasi fiammeggiante, che accompagna l’estate con i suoi bagliori caldi ripresi su ciocche e lunghezze. «I tagli sono al servizio del colore, in un gioco di rimandi e di reciproco sostegno e valorizzazione». Intensi biondi, castani e neri cui si aggiungono dettagli choc come il turchese. Piccoli tocchi di colore che vanno a mettere in risalto e a sottolineare altrettanto piccoli particolari del taglio: colori degradé che esaltano un taglio corto rendendolo più grintoso, colorazioni multi sfaccettate, trasparenze di luce che evidenziano la base, colori vitaminici che vanno ad esaltare e personalizzare le asimmetrie del taglio. Secondo Salvo Filetti il trend color schock per la prossima stagione sarà la palette dei rosa e dei fucsia, passando dai pesca e propone, con L’Oréal ProfessionnelSunshine Splash, un effetto luce che scolpisce i capelli attraverso “piume di colore”, a metà lunghezza, che creano un contrasto marcato con la radice e le punte scure. Dedicato a chi ama osare con il colore e per teste piene di energia.

Infine, durante la bella stagione, vincono i raccolti, in tutte le forme: destrutturati e spettinati, con effetto casual o finto tale, code nelle più svariate forme, alte e basse, morbide e tiratissime, sulla spalla o addirittura codini, dall’allure funny.Trecce in forme particolari capaci di creare forme e volumi sempre nuovi e sorprendenti. Come l’effetto crespo, alternativa al riccio e perfetto per il clima spesso umido dell’estate, che riporta a un senso di libertà e a look più unconventional.

(da Vanity Fair)

Abbigliamento nell'Antico Egitto




Il faraone Amenofis IV Akhenaton con la moglie Nefertiti, le figlie e il figlio Tutankhamon così come sono ritratti nei bassorilievi del palazzo reale di Amarna.











Qui sopra vediamo sempre Akhenaton e Nefertiti in rilievo nel trono reale del loro figlio e successore Tutankhamon.


Gli uomini nobili indossavano gonnellini corti e mantello. Le donne nobili portavano abiti in lino finissimo, gioielli, sandali, parrucche, trucco. Gli altri indossavano abiti semplici di tela grezza ed erano scalzi.






I faraoni e i sacerdoti vestivano in modo ancor più elaborato.





Ecco alcune ricostruzioni.
La famiglia di Amenofis IV Akhenaton.



Il palazzo reale di Tel-el-Amarna.