La nostra conversazione non si protrasse oltre, perché Virginia, da studentessa modello quale era, non voleva perdersi un solo minuto di lezione.
Io invece, per quanto mi sforzassi, non riuscivo proprio a concentrarmi sugli esametri.
I miei pensieri e le mie fantasie ruotavano intorno a lei.
La immaginavo nella tenuta da studentessa universitaria americana, di quelle prestigiose, dove è d'obbligo portare una divisa, e ritenevo che indosso a lei sarebbe stata molto bene e avrebbe unito la sua predisposizione all'eleganza con un elemento di sensualità, che derivava dal vestiario particolare.
I miei pensieri e le mie fantasie ruotavano intorno a lei.
La immaginavo nella tenuta da studentessa universitaria americana, di quelle prestigiose, dove è d'obbligo portare una divisa, e ritenevo che indosso a lei sarebbe stata molto bene e avrebbe unito la sua predisposizione all'eleganza con un elemento di sensualità, che derivava dal vestiario particolare.
Giacchetta, gilet, camicetta bianca, cravatta distintiva dell'università, gonna in coordinato, scarpe con i tacchi. Non era poi molto diverso dal suo aspetto reale.
La immaginavo camminare su una passerella, come in una sfilata di moda, e mi vedevo in prima fila ad osservarla e a ricambiare il suo sorriso.
E mentre tutti applaudivano, io ero certo di essere l'unico che la conoscesse veramente.
In fondo quel giorno era stata lei a rompere il ghiaccio e a confidarsi, partendo da un argomento che mi aveva profondamente colpito e cioè la sua volontà di imparare il greco da zero, iscrivendosi a Lettere classiche dopo aver fatto il Liceo scientifico.
Io non ne avrei mai avuto il coraggio e proprio per questo la ammiravo ancor di più.
Insomma, oltre ad essere un'esteta, Virginia D. era anche un'intellettuale.
C'era un'unica cosa che mi turbava sul suo conto e cioè il suo cognome. Non doveva essere facile portare un cognome del genere, così negativamente connotato.
Pur essendo molto curioso al riguardo, pensai che fosse meglio evitare di toccare un argomento che poteva essere sgradevole e quindi decisi che non avrei mai portato lì l'argomento e avrei lasciato a Virginia l'iniziativa di spiegare questo mistero.
Alla fine della lezione, in ogni caso, era giusto che io mi presentassi.
Per cui, quando ci stavamo preparando per uscire, dissi:
<<Comunque, io mi chiamo Luca Bosco e abito qui in centro, da solo>>
Le porsi la mano e lei me la strinse con vigore:
<<Piacere di conoscerti, io mi chiamo Virginia e abito a M. per cui sono costretta alla vita da pendolare, anche il viaggio in treno è solo di venti minuti>>
<<Ah, capisco! Be', complimenti anche per questo. La vita da pendolare non deve essere facile>>
<<No, ma è sempre meglio che dover condividere un appartamento con delle coinquiline. Ma tu sei in affitto?>>
<<No, il monolocale è mio. Me lo ha lasciato mia nonna in eredità. Purtroppo è morta l'anno scorso>>
Il mio volto era sinceramente sconsolato mentre pensavo al fatto che mia nonna fosse mancata prematuramente.
<<Mi dispiace. Immagino che ti volesse molto bene>>
<<Sì, ci adoravamo a vicenda>>
Mi tornò in mente il fatto che la fotografia di mia nonna da ragazza era identica a lei, ma non lo dissi, perché poteva non essere un buon complimento, almeno non ancora.
Finimmo di prepararci, uscimmo dall'aula e ci salutammo.
<<Allora ci vediamo domani!>>
<<A domani!>>
E me lo disse con un sorriso che mi inondò di gioia allo stato puro.
Cast
Emmy Rossum - Virginia D.
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