mercoledì 14 novembre 2012

Gothian. Capitolo 122. I dubbi di Alienor e i consigli di Lilieth



Dopo l'arrivo a Tortuga, finalmente Alienor di Alfarian ebbe la possibilità di riposarsi dalle fatiche dei lunghi viaggi che l'avevano portata dall'estremo nord all'equatore, in una terra dove era sempre estate.
La sua pelle chiara non le permetteva di stare al sole, se non sotto la protezione di cappelli e ombrelli.
Era il mese di aprile, ma faceva caldo come se fosse agosto.
Indossava abiti leggeri e variopinti, mentre se ne stava all'ombra a rilassarsi.
I pensieri però non l'abbandonavano: la sua mente non si fermava mai.
Oltre alle questioni riguardanti l'attacco navale a Lathena, c'erano altre preoccupazioni, più personali, che riguardavano i suoi sentimenti.
Da alcuni giorni, il vicecomandante Lorran Plum la corteggiava apertamente.



E la cosa più preoccupante era che lei non era del tutto indifferente al fascino del giovane pirata.
Ma se sono destinata a Marvin Vorkidian, non dovrei farmi coinvolgere da altri, non dovrei permettermi nemmeno di pensarci.
Ma com'era possibile non pensarci?
Al cuore non si comanda, e Lilieth è la prima a saperlo... come mi giudicherebbe ora?
Era un momento molto delicato.
Da quando aveva appreso la notizia della morte del marito Masrek, lady Lilieth Vorkidian aveva indossato i colori del lutto e si era ritirata in preghiera nel Pantheon dell'isola.



Per quanto il loro matrimonio fosse finito da molto tempo, Lilieth aveva sperato di poter rivedere almeno una volta il marito, prima di decidere di annullare la validità delle loro nozze.
Alienor la raggiunse nel tempio e pregò insieme a lei la dea della Luce.
Poi fu Lilieth a farle cenno di seguirla.
Uscirono e si sedettero in un silenzioso chiostro.
<<Come stai, Lilieth?>>
La donna sospirò:
<<Una parte di me amava ancora Masrek. E' stato il mio primo amore, e il padre di mio figlio. La sua morte è stata un colpo molto duro, in un momento molto difficile. Ma devo farmi forza. E tu, mia cara bambina, come stai?>>
Alienor sentì il bisogno di confessarle i suoi dubbi:
<<Perdonami se in questo momento di lutto il mio cuore si lascia distrarre da futili questioni>>
Lilieth sorrise:
<<Le questioni di cuore non sono mai futili!>>
Alienor si fece coraggio:
<<Lorran Plum mi sta corteggiando, ed io... io non riesco a far finta di niente... insomma... lui mi piace...>>
Aveva temuto una dura reazione da parte di Lilieth, invece l'altra donna rimase tranquilla e sorridente:
<<Non c'è niente di male in tutto questo>>
La fanciulla rimase stupita:
<<Ma... e Marvin? L'oracolo del monte Konar mi disse che sono destinata a lui! Ed io stessa l'ho visto nei miei sogni...>>
Lilieth le prese le mani e le parlò con dolcezza:
<<Un giorno tu e Marvin vi incontrerete di persona, e solo in quel momento potrete capire se siete veramente destinati l'uno all'altra, come dicono le profezie e come io stessa spero. Ma prima di allora, non hai alcun obbligo nei suoi confronti. L'unico obbligo che devi avere è nei confronti di te stessa. Non è l'amore che devi temere, ma le sue conseguenze, se agisci d'impulso. Pensa ad Ellis Eclionner: aveva solo sedici anni quando rimase incinta... non voglio giudicarla... penso solo a tutto il dolore che ha sofferto, e che sta soffrendo anche adesso... è lei la vera vedova di Masrek... >>
Alienor si commosse:
<<La tua saggezza mi è di grande aiuto. Ai sentimenti non si comanda, ma alle azioni sì. Non prenderò decisioni affrettate>> 
Detto ciò, si strinse in un abbraccio a Lilieth e le sussurrò: <<Grazie. Ti voglio bene. Tu e Vyghar sarete felici!>>



N.d.A.
Alienor di Alfarian, regina degli Alfar, è interpretata da Tamzin Merchant.
Lilieth Vorkidian da Claire Forlani.
Lorran Plum da Orlando Bloom.

martedì 13 novembre 2012

I misteri di Rennes-le-Chateau





Credo che molti avranno sentito nominare la cittadina di Rennes-le-Chateau, situata nel sud ovest della Francia, nella regione di Languedoc, antico centro della cultura occitana e dell'eresia catara.
Nel 1891 il parroco di questo paese, Berneger Saunière, incominciò una serie di ristrutturazioni e costruzioni in stile neogotico, come la Tour Magdala che si vede nella prima foto, costate centinaia di migliaia di franchi.
Nessuno seppe mai da dove Sauniere avesse trovato il denaro per pagare questi lavori: alcuni suppongono che abbia trovato un tesoro in una antica cripta della chiesa di Santa Maria Maddalena.









Sono stati scritti numerosi romanzi al riguardo, che hanno collegato la scoperta del tesoro da parte di Saunière ai Templari e all'onnipresente Santo Graal.
Ora sto leggendo al riguardo il romanzo "L'ultima cospirazione", di Steve Berry, che trovo molto più credibile  e storicamente plausibile de "Il codice Da Vinci" di Dan Brown.







Come proprio alloggio, Saunière costruì la Villa Bethanie:






Tra la Villa e la Torre fu costruito un belvedere con una forma molto singolare, che ha dato adito a molte interpretazioni, come se fosse una specie di scacchiera che nascondesse un messaggio in codice.





Probabilmente sono tutte fantasie, però sono talmente convincenti che Rennes-le-Chateau è diventato una specie di centro turistico e luogo di pellegrinaggio, ma soprattutto una location per romanzi molto avvincenti!

lunedì 12 novembre 2012

Gothian. Capitolo 121. Sephir reagisce alla notizia della morte di Masrek



Quella notte Sephir Eclionner aveva sognato per l'ennesima volta la giornata che gli aveva cambiato la vita.
Lo stesso incubo, da vent'anni! La Primavera di Sangue...
La città di Elenna sul Dhain bruciava, e le acque del fiume erano tinte di porpora.
E lui era là! In piedi davanti alla rocca infuocata! Il Conte di Gothian!



L'uomo che mi ha rovinato la vita... e che mi ha trasformato in un mostro peggiore di lui...
Prima di quel giorno Sephir non era il demone sanguinario che poi sarebbe diventato.
Aveva condotto una campagna militare per ordine di suo padre, l'imperatore Wechtigar XVI.
Era la mia grande occasione per provare a tutti che non ero solo un principe viziato e invecchiato nell'attesa della successione al trono. 
Voleva dimostrare a suo padre e suo suocero, il senatore Fuscivarian, che era degno di guidare un esercito e quindi anche un impero.
Mio padre voleva scavalcarmi, e nominare mio figlio come successore. Poi scoppiò lo scandalo dell'incesto, e Masrek decise di seguirmi, mentre Ellis sposava suo cugino, per regolarizzare la gravidanza...
Sua moglie Wensy aveva tentato di dissuaderli dalla partenza, ma non c'era stato niente da fare.
Volevo renderti fiera di me, Wensy, e invece ho rovinato tutto...
Nel sogno, ogni notte, il conte Fenrik affondava la spada nella sua coscia destra, fino a spezzarne il femore, e il dolore riesplodeva immenso, mentre il vampiro gli rideva in faccia:
<<Ti lascio sopravvivere, Sephir Eclionner, perché ucciderti sarebbe un atto di misericordia! La vita, se anche ti sarà concessa, non ti servirà ad altro che per piangere ciò che hai perduto>>
E così era stato.
Umiliato, disprezzato, esiliato, diseredato, mutilato e deforme, costretto a nascondermi come un ratto e a circondarmi di delinquenti per potermi riprendere ciò che di diritto era mio!
Tanti erano stati i dolori.
Il più grande fu quando venne a sapere della morte di sua moglie, ufficialmente un suicidio, in realtà un omicidio
Non ero al tuo fianco per proteggerti, Wensy... e non ero con te nemmeno per darti l'estremo saluto...



Gli avevano riferito che per i funerali di Wensy Fuscivarian, l'amata principessa della corona, le strade di Lathena si erano riempite di una interminabile processione, che era durata per giorni.



Dicono che il senatore Fuscivarian e mia figlia Ellis abbiano finto un grande dolore quel giorno, proprio loro che l'avevano istigata al suicidio! Suo padre e sua figlia!



Ma forse il dolore di Ellis era sincero, anche se quella morte le aveva spianato l'ascesa al trono imperiale.
Fuscivarian no, lui non ha mai pianto per nessuno...
Era sopravvissuto a tutti, il vecchio senatore, ed ora si trovava lì, davanti a lui, dopo vent'anni.
Invecchiato, certo, ma la sua faccia da volpe e i suoi occhi assassini erano sempre gli stessi.
<<Fuscivarian! Perché sei qui? La tua sola presenza mi disgusta!>>



<<Riserva il tuo disgusto per il Conte Fenrik!>>
Lo sguardo di Fuscivarian non prometteva buone notizie.
Sephir fissò il suocero con aria interrogativa:
<<E' giunta dunque notizia della battaglia?>>
Il vecchio senatore annuì, facendo ondeggiare il saio nero da monaco, indossato dopo che Elner l'aveva spedito in esilio e conservato per coprire agli altri i segni della sua estrema vecchiaia.
<<Elner e Marvin, hanno fermato il Conte!>> dichiarò, e poi alzò un dito indice dalle falangi deformate dall'artrosi:<< Ma ad un grave prezzo....>>
Sephir sentì una stretta al cuore:
<<Quale prezzo?>>
Il suocero gli puntò contro quell'indice accusatorio:
<<Davvero non lo immagini, Sephir? Hai spedito Ellis e Masrek con sole cinque legioni, a combattere gli enormi eserciti del Conte di Gothian! Li hai mandati al massacro!>>
Sephir Eclionner fu come trafitto da una pugnalata al petto:
<<I miei figli? Al massacro? Cos'è successo ai miei figli?>>
Fuscivarian sospirò in modo teatrale:
<<Masrek è morto, ucciso dal conte Fenrik in persona, con una ferita nella coscia destra, proprio come fece con te. Solo che questa volta la spada era avvelenata. Non c'è stato niente da fare>>
Sephir rimase impietrito.
E' un incubo... forse sto ancora sognando? Non è possibile che Masrek sia morto! E' sempre stato così prudente...
<<Ed Ellis?>>
Fuscivarian gli si avvicinò:
<< Beh, tu sai quanto amava suo fratello...>> ridacchiò, per l'allusione al peccato indicibile dei suoi nipoti: <<... ha giurato che lo vendicherà anche a costo di dover seguire Fenrik fino a Gothian... e da lì tutti sappiamo che non si torna vivi...>>
La reazione di Sephir alle notizie dategli dal vecchio suocero fu prima di incredulità, e poi di rabbia.
Una rabbia immensa crebbe dentro di lui. Doveva sfogarla in qualche modo.
In preda ad un raptus, afferrò Fuscivarian, lo spinse fino al muro.
Il senatore non si scompose:
<<Cosa credi di fare, Sephir Eclionner?>>
<<Quello che avrei dovuto fare molto tempo fa, quando tu seminasti discordia e morte nella mia famiglia!>>
Fuscivarian digrignò i denti, e lo fissò con gli occhi iniettati di sangue:



<<No, la discordia e la morte sono sempre esistite nella famiglia Eclionner... vallo a chiedere alla Dama Gialla, lei lo sa... lei c'era, fin dall'inizio, fin da quando il primo Wechtigar uccise suo padre Arexatan!>>
Sephir scosse il capo:
<<Tu hai sobillato mio padre e mia figlia contro di me, hai rovinato me e mio figlio, hai ucciso mia moglie, che era la tua stessa figlia!>>
Fuscivarian, consapevole ormai della propria fine imminente, sibilò:
<<Fu Ellis a spingere Wensy giù dalla torre, così come sei stato tu a mandare Masrek al massacro! Uccidimi pure! Abbattimi, sono disarmato! Regalami una morte da vittima... ho novantasei anni, sono malato.... non ho più nulla da perdere, mi faresti solo un favore!>>
Sephir, rosso di rabbia:
<<Non mi incanti, vecchio! Vuoi davvero la morte? Te ne faccio dono! Ci vediamo all'inferno, Sibelius Fuscivarian!>>
Detto questo lo sollevò come se fosse una piuma e infine lo scagliò fuori dalla finestra.
Lo osservò schiantasi al suolo, nello stesso punto in cui vent'anni prima era stato trovato il corpo di Wensy.
Ecco, Wensy... ora sei vendicata! Tuo padre, il tuo assassino è morto... e ti prometto che presto lo sarà anche l'assassino di nostro figlio!





N.d.A.
Sephir Eclionner è rappresentato da Tywin Lannister.
Sibelius Fuscivarian è rappresentato dall'imperatore Palpatine di Star Wars, alias Darth Sidious.
Wensy Fuscivarian Eclionner è interpretata da Nathalie Portman nel ruolo di Padme Amidala.

domenica 11 novembre 2012

Gothian. Capitolo 120. La morte di Masrek



Ellis non riusciva nemmeno a piangere: le succedeva sempre così nei momenti di maggior dolore. La sofferenza era tale da congelarle le lacrime.
Accadde così anche vent'anni fa, quando lo credetti morto... qualcosa morì anche dentro di me.
L'idea di dover affrontare di nuovo quel dolore le risultava inaccettabile.
Amore mio, debbo riperderti e non posso...
Masrek faticava a tenere aperti gli occhi, e il suo respiro era affannoso.
<<Ellis... riconosco il tuo volto... ma la vista mi si oscura....>>
Lei gli strinse forte le mani, e avvicinò il suo viso al suo.
Si ricordò di quando, vent'anni prima, lui era partito per la guerra, con suo padre.
Gli avevo chiesto anche allora di non lasciarmi... "Prometti che non mi abbandonerai! Prometti Masrek!" , ma non aveva più fatto ritorno. Era stata lei a ritrovarlo.
E il tempo concesso poi al loro amore era stato così poco.
<<Non lasciarmi di nuovo, non abbandonarmi ancora... promettilo! Prometti, Masrek!>>
Lui si schiarì la voce:
<<Mia adorata... lo vedi... il mio corpo è spezzato... è tempo che il mio spirito vada a raggiungere quello dei miei padri, alla cui presenza, finalmente, non dovrò più vergognarmi...>>
Ellis sospirò:
<<Tu sei sempre stato migliore di tutti loro messi insieme! Nostra madre aveva ragione...>>
Lui le sorrise:
<<No... si sbagliava... la migliore dei due eri tu... tu sei sempre stata la più forte...>>
Lei cercò di richiamare a sé quella forza.
Poi vide arrivare Elner e Marvin.



I due fratelli non si guardavano nemmeno in faccia, e non si erano detti una sola parola.
E' il loro primo incontro, e avviene nella peggiore delle circostanze.
Ellis abbracciò il figlio e strinse la mano a Marvin.
<<Masrek, ecco i tuoi figli, per la prima volta insieme, e in pace>>



<<Figli miei... la mia giornata è giunta a sera... in ultimo, vi chiedo perdono... non sono stato un buon padre... no, non interrompetemi... è tardi... promettetemi di non farvi la guerra...>>
Marvin annuì:
<<Sulla mia stessa vita, padre, io giuro che, per quanto mi sarà possibile, sarò un buon fratello per Elner>> e gli tese la mano.
Quest'ultimo esitò, e, poco convinto, la strinse debolmente:
<<Prego alla tua presenza che sia così>>
Una frase ambigua, con cui Elner subordinava la propria lealtà al comportamento di Marvin.
Ellis lo capì.
Elner accetterà Marvin solo se lui rinuncerà ai suoi legittimi diritti sul trono imperiale.
Masrek pareva soddisfatto.
Almeno li ha visti stringersi la mano.
Marvin teneva stretta la mano destra del padre, e gli rivolgeva parole di affetto.
Masrek gli sussurrò:
<<Se riuscirai a rivedere tua madre, chiedile di perdonarmi, e dille che mi ha donato la cosa più bella della mia vita, che sei tu>>
Elner invece se ne stava in disparte, ed Ellis ne capiva bene la ragione.
Sente di essere il figlio illegittimo, il figlio della colpa, il figlio del peccato... 
Ellis non poté fare a meno di ricordare che Masrek avrebbe preferito che quel figlio non fosse mai nato, e che la ragione della sua fuga, vent'anni prima, era stata proprio il voler evitare lo scandalo del frutto di un incesto.
Ma ora ti vuole bene, Elner... credimi... 
Avrebbe voluto che ci fosse il tempo per dimostrarglielo.
Elner, perdonalo... fallo fin che sei in tempo!
Marvin fece cenno a lei e ad Elner di avvicinarsi, perché ormai le condizioni di Masrek stavano precipitando.
Ellis allora accarezzò i capelli del suo amato:
<<Masrek, io vivrò il resto dei miei giorni nel ricordo del nostro amore, con la certezza che ci rincontreremo nelle prossime vite, per sempre, perché tu sei l'altra parte di me, e le nostre anime continueranno a ricercarsi per l'eternità>>



Lui le sorrise, ed i suoi occhi fissarono quelli di lei, perché l'ultima cosa che voleva vedere nella vita era il volto dell'amore.
Dietro di lei, Marvin si asciugava lacrime di commozione. Elner si chinò verso il padre, e gli baciò la fronte.
Ellis approvò.
So quanto ti è costato, figlio mio... spero non sia solo un gesto di apparenza...
Il respiro di Masrek si fece sempre più roco e affannoso.
Con voce debolissima, rivolgendosi sia a lei che ai figli, pronunciò le sue ultime parole:
<<Perdono tutti e a tutti chiedo perdono>>
Ellis non seppe mai quale fu esattamente il momento del trapasso.
Dopo un tempo indefinibile, la fissità degli occhi di Masrek divenne quella della morte.
Lei gli passò dolcemente la mano sulle palpebre.
Arrivederci mio adorato... dormi sereno nella notte... non tarderò molto a seguirti giù nell'avello, sotto la volta nera dell'Escorial... come mi fu predetto... incontrerò il mio destino a Gothian!

sabato 10 novembre 2012

Gothian. Capitolo 119. Elner interviene nella battaglia di Endor



Alla fine si era deciso.
Elner Eclionner, imperatore dei Lathear, al comando della sua Legione del Sole, aveva raggiunto la valle boscosa di Endor nel tardo pomeriggio.
Sarò io a stabilire chi vincerà questa battaglia!
I suoi messaggeri, o per meglio dire le sue spie, gli avevano fatto sapere che ancora le sorti del combattimento erano incerte.
Fernik e Marvin si sono battuti in duello, ma nessuno dei due ne è uscito vincitore.
Marvin era sopravvissuto solo grazie all'intervento di suo padre Masrek, e Fenrik, dopo essere stato ferito, si era ritirato al sicuro, rimandando lo scontro finale.
Il Conte è stato fermato, ma a che prezzo!
Una notizia terribile gli era stata appena comunicata.
Mio padre è stato gravemente ferito, e si trova in condizioni disperate. 
Ellis non si staccava dal capezzale dell'amatissimo fratello.
Mia madre lo sta vegliando. Teme di perderlo di nuovo, e questa volta per sempre.



Avrebbe fatto visita più tardi a suo padre. Prima bisognava porre fine alla battaglia in un modo o nell'altro.
Non lascerò a Marvin la gloria di aver fermato il Conte di Gothian!
Il problema era ciò che sarebbe accaduto dopo.
Marvin contesta la legittimità del mio titolo imperiale e questo non posso consentirglielo!
La voce di Arexatan Eclionner, dentro di lui, lo esortava a costringere Marvin ad una pubblica rinuncia nei confronti del trono di Lathena.
Ma prima devo dimostrare che questa battaglia è stata vinta grazie a me.
Osservò la situazione. I vampiri si erano ritirati dalla foresta e si erano ricompattati a fondovalle, dove, anche grazie all'aiuto delle altre creature di lord Fenrik, stavano resistendo ai tentativi dei Keltar e dei Lathear di metterli in fuga.
<<Fate suonare il corno di guerra! Voglio che il mio arrivo sia percepito come una specie di dono degli dei!>>



La Legione Dorata avanzò compatta e decisa verso il centro della battaglia.
I Lathear riconobbero subito le insegne della legione personale del loro Imperatore, e le fecero largo, in modo che le sue forze fresche potessero colpire la resistenza nemica in maniera determinante.
Dimostrerò alle altre legioni che io sono ancora l'unico vero imperatore dei Lathear!
Mentre la fanteria era ormai a ridosso del nemico, Elner, con la cavalleria, si teneva in retroguardia, per poter intervenire in seguito, assestando il colpo decisivo.
L'impatto fu travolgente. Le forze di Gothian, ormai provate da numerose ore di battaglia, incominciarono a ritirarsi verso il passo montano da cui la valle aveva inizio.
Elner gioì: la sua strategia di entrare all'ultimo minuto aveva avuto successo: si era così aggiudicato il ruolo di elemento determinante per la cacciata del nemico.
Il nome di Elner Eclionner diventerà sinonimo di vittoria!
Si preparò a dare il segnale alla cavalleria.
<<Ora! Per la gloria dell’Impero Millenario! Diecimila anni al Celeste Impero dei Lathear! Centomila anni all'Impero del Sole! All’attacco!!!>>
La cavalleria si lanciò contro l’esercito nemico in ritirata, provocandone lo sbandamento e la fuga.
Elner decise di non inseguire il nemico oltre il passo di Endor.
Fenrik era tornato nel regno degli Alfar e questa sconfitta lo avrebbe convinto a rimanerci, almeno per qualche mese.
Ora devo affrontare Marvin... devo convincerlo a non inseguire Fenrik oltre il passo...
Ma mentre si stava dirigendo verso la postazione di suo fratello, Elner venne raggiunto da un messaggero che con aria mesta gli porse un biglietto.
E' scritto da mia madre!
Lesse.
"Figlio mio, ti prego di raggiungermi subito al capezzale di tuo padre. La spada con cui Fenrik lo ha ferito era avvelenata. Purtroppo è sempre più debole, e sento che la vita lo sta abbandonando. Per questo vorrebbe vedere entrambi i suoi figli, affinché si giurino reciproca lealtà. Elner, è la mia ora più disperata, ti prego, non tardare, o sarà troppo tardi"








N.d.A.
Elner è rappresentato in veste di Loki di Avengers della Marvel.
Masrek è Viggo Mortensen, Aragorn de Il signore degli anelli.
Ellis è Liv Tyler, Arwen.

venerdì 9 novembre 2012

Gothian.Capitolo 118.l duello tra Fenrik e Marvin

File:Louvre-peinture-francaise-paire-de-chevaliers-romantiques-p1020301.jpg

Marvin Vorkidian, re dei Keltar, cavalcava su un bianco destriero, e la sua armatura era dorata.
Il suo nemico, il conte Fenrik di Gothian, re degli Alfar, era in groppa a un cavallo scuro, e la sua armatura era più nera di una eclissi di sole.
Il loro duello iniziò sotto un cielo plumbeo, mentre intorno a loro divampava la battaglia.
Marvin combatteva con l'antica spada di Vorkidex, mentre Fenrik impugnava una mazza chiodata, e teneva nel fodero una spada di riserva.
Quando lo scontro iniziò si mossero entrambi con una tale rapidità che non era più possibile distinguerli.



Marvin aveva lasciato completamente il controllo di se stesso all'anima di Vorkidex, e ritirandosi in una parte remota del suo pensiero, aveva prima di tutto pregato gli dei. 
Belenos, Cernunnos, Lugh, ma anche Vivien ed Ulien. E infine il sommo Ahura Mazda.
Gli dei benevoli non si erano mai trovati così vicini ad uno scontro con le forze del Male. Di rado il bene e il male erano apparsi così nettamente distinti come in quel momento.
Mentre il suo corpo era mosso dall'anima di Vorkidex e dalle forze degli dei invocati, l'anima di Marvin osservava con stupore quella scena.
La furia di Fenrik si accompagnava ad una assoluta precisione nel combattimento.
La sua nera sagoma era diventata enorme, e Marvin sentiva che Vorkidex stava perdendo terreno.



E' dunque giunta la mia fine? E' possibile che le profezie si siano sbagliate? Forse non sono io il Principe  Promesso. O forse le forze del Male sono veramente invincibili. 
Si chiese se c'era stata troppa superbia in lui, troppa voglia di credersi superiore.
Ho peccato di hybris? O semplicemente agli dei è parso più giusto cambiare la mia sorte?
Ricordò una frase di un antico poema in antica lingua latheari.
Dis aliter visum... agli dei è parso diversamente...
Eppure, per quanto provato, ancora il suo corpo non aveva ricevuto ferite.
Avrei bisogno solo di un attimo di tregua... solo di un momento di distrazione del Conte...
La sua richiesta fu accolta.
Improvvisamente nel duello si inserì suo padre, Masrek Eclionner, e pareva che dietro di lui si muovesse una legione di spettri: erano tutte le venticinque generazioni di sovrani Eclionner da Arexatan in poi...



Marvin ne fu prima sorpreso, e poi al contempo felice e rattristato.
Felice perché mi offre la possibilità di colpire Fenrik a sorpresa, ma rattristato perché mio padre non può reggere uno scontro col re dei vampiri.
Masrek e gli spettri tennero testa a Fenrik per il tempo sufficiente a Marvin di riprendersi e preparare il contrattacco.
Fenrik, furioso, scagliò la sua mazza chiodata contro Masrek, travolgendolo, e poi snudò la spada e lo colpì più volte, ma non si accorse che nel frattempo la spada d'argento di Vorkidex, impugnata da Marvin, lo aveva colpito di punta alla schiena.
L'urlo di Fenrik fu terribile, perché l'argento causava nei vampiri un dolore moltiplicato all'infinito, mentre un sangue rosso splendente gli grondava sull'armatura.



Mentre Marvin si preparava ad assestargli il colpo fatale al collo, Fenrik si voltò di scatto e gli urlò:
<<Per questa volta ti è andata bene, Vorkidian, ma non troverai sempre qualcuno che giunga in tuo soccorso!>>
Detto questo, con fulminea velocità, si diresse verso il suo drago e si portò in salvo.
Il duello finale era dunque rimandato.

giovedì 8 novembre 2012

Gothian. Capitolo 117. La vendetta del Conte di Gothian

File:Lestat.jpg

Lord Fenrik Steinberg, Conte di Gothian e Re degli Alfar, era furibondo per il modo in cui il suo principale nemico, Marvin Vorkidian, re dei Keltar, era riuscito per la seconda volta a far cadere in trappola le sue truppe.
I licantropi! I maledetti lycans! I massacratori di vampiri! Io credevo di averli sterminati, e invece la stirpe dei Vorkidian li ha nascosti e protetti per mille anni! 
Di certo dovevano aver avuto la protezione di qualcuno dei loro dei.
Cernunnos, il signore delle foreste, Lugh, dio della luce e suo figlio Belenos, dio del sole, primo re dei Keltar e antenato dei Vorkidian! Ho sottovalutato l'astuzia di Marvin... ma ora pagherà per questo affronto! La mia vendetta sarà terribile!
Si rivolse al suo stato maggiore:
<<Preparate i draghi neri! Caleremo dall'alto contro il nemico! E liberate tutti i miei mostri: il Rancor, il Behemmot, gli Ogres, gli Orks, i Goblin, i Gremlis, i Golem, gli Zombie e i Troll! Scatenate l'inferno!>>
I draghi neri non emettevano fiamme, ma ghiaccio azzurrognolo. Per questo si erano salvati nella precedente battaglia presso Caemlyn, dove Atar aveva privato di energie i draghi del fuoco.



Salito sulla sua cavalcatura volante, Balerion, il più grande dei draghi neri, Lord Fenrik si diresse immediatamente nella direzione di Marvin Vorkidian.
Evidentemente il giovane re dei Keltar doveva aver previsto anche questa mossa, perché mentre l'orda di mostri avanzava verso l'imboccatura della valle di Endor, contro di loro si schierarono compatte le cinque legioni di Lathear guidate da Masrek Eclionner.



Di Masrek gli importava poco. Non era mai stato un valido combattente, e qualunque vampiro avrebbe potuto avere facilmente la meglio su di lui.
No, era Marvin il vero rivale. In lui il sangue degli Eclionner e dei Vorkidian aveva creato qualcosa di più di un re o di un guerriero: era un profeta e un semidio, per questo andava fermato!
Fenrik si fece trasportare dal suo drago nero proprio nel punto in cui Marvin lo attendeva.



<<Marvin Eclionner Vorkidian!>> gridò <<preparati a subire mutilazioni ben peggiori di quelle che inflissi a tuo nonno Sephir, nell'anno della Primavera di Sangue! Ti farò soffrire così tanto che alla fine mi implorerai di darti la morte!>>


N.d.A. Nell'immagine iniziale Fenrik di Gothian è interpretato da Tom Cruise nei panni di Lestat de Lioncour, come appare nel film "Intervista col vampiro".

mercoledì 7 novembre 2012

Il concetto di "gusto" in estetica e nella moda



Il <<gusto>> è uno dei concetti più ambigui dell'estetica, e nel contempo uno dei più usati.
Designa le preferenze di un individuo o di una collettività, in un dato tempo e luogo, e si applica, sotto forma di giudizio estetico, alle creazioni artistiche o artigianali in senso lato, così come alle attività ludiche e all'aspetto fisico.
Come sappiamo gli antichi solevano ripetere "de gustibus non est disputandum", e questo per l'ovvia considerazione che ognuno ha i suoi gusti. Si può allora parlare di gusti statisticamente maggioritari, o di gusto medio, e questo è tanto più attuabile quanto più una civiltà ha raggiunto le condizioni di società di massa.
La qualità estetica, che è opinabile, può solo essere sottoposta ad una sorta di plebiscito, o di referendum, un po' come su Facebook noi clicchiamo il tasto "mi piace" oppure ci asteniamo dal farlo.
Questo però vale in una civiltà di massa e in un determinato tempo e luogo.
Facciamo un esempio: il quadro "La grande odalisca" di Ingres ci mostra un tipo di bellezza femminile con forme abbondanti, che a metà Ottocento era considerata la misura ideale.



Oggi probabilmente le misure dei fianchi di questa donna verrebbero considerate sproporzionate rispetto al resto del corpo.
Ma allora emerge una domanda: Che cosa determina il cambiamento dei gusti maggioritari nel tempo?
E qui arriviamo al discorso della moda.
E' innegabile che la facoltà di giudizio estetico è fortemente influenzata dalla moda del periodo.
Quindi il gusto personale risente fortemente del gusto collettivo in cui si trova ad operare.
Ma la domanda principale è: esiste una concordanza maggioritaria sul giudizio di "cattivo gusto"?
Anche qui vi sottopongo un esempio, dove credo possa esplicitarsi una concordanza:
Siccome anche la fotografia è un'arte, e quindi si può sottoporre al giudizio estetico, vi ripropongo un fotomontaggio che fece molto discutere.

princess-diana-kate-middleton

Questo fotomontaggio che mostra una ipotetica Principessa Diana Spencer a 50 anni con la nuora, Duchessa Kate Middleton è oggettivamente di pessimo gusto, per quanto chi lo realizzò fosse, almeno in apparenza, in buona fede, ed esprimesse un desiderio di una realtà impossibile.
Proseguirò il discorso sul gusto e sul giudizio estetico introducendo, in seguito, altre categorie analitiche.

martedì 6 novembre 2012

Gothian. Capitolo 116. Marigold sotto assedio.



Marigold di Gothian, imperatrice dei Lathear, odiava sentirsi debole, e non avrebbe mai dato a nessuno la soddisfazione di percepirla come tale.
Occorre disciplina, e capacità di sopportazione del dolore e della stanchezza.
Era il suo orgoglio a parlare, eppure queste parole le parevano vuote e prive di senso. Improvvisamente tutti i suoi anni si facevano sentire come un macigno sulla schiena. Persino respirare era uno sforzo. Era come se la luce ed il fuoco si fossero lentamente spenti in lei e nella sua immagine. Non indossava più nemmeno i soliti abiti dorati. La Dama Gialla non era più così gialla come un tempo.
Si sforzò di concentrarsi sui problemi concreti.
La flotta imperiale si è ammutinata. Avevo mandato l'ammiraglio Travemund a distruggere la Vedetta Lathearica e ad eliminare Bial l'Eunuco, e invece l'Eunuco ha sedotto Travemund e lo ha portato dalla sua parte... cose da pazzi...
Le defezioni si facevano più numerose di giorno in giorno.
I topi abbandonano la nave che affonda.
Mentre passeggiava lungo i giardini pensili della Piramide di Lathena, lady Marigold rifletteva sulla situazione.
Sono sotto assedio. Devo trovare una strategia per salvare il salvabile.
Ogni strategia che si rispettasse doveva individuare innanzi tutto le priorità.
Qual è la mia priorità? Vincere o sopravvivere?
Si rese conto che in realtà, come sempre, quando c'era di mezzo il potere, quell'alternativa era solo apparente.
Quando giochi al gioco del Trono, o vinci, o muori.



E lei si era spinta troppo in là nel gioco del Trono. Ora il suo meraviglioso trono dorato stava scricchiolando.
Nel mio Impero non esistono terre di nessuno... non esistono vie di mezzo... o si vince, o si muore...
Quel mantra rimbombava nella sua mente come un gong.
O si vince, o si muore...
La paura e l'ansia erano emozioni nuove per Marigold.
Oh, Ellis, ora ti capisco... ora conosco la tua paura e la tua solitudine... ora so perché mi hai lasciato il Trono: lasciarmi il potere era la tua ultima occasione per vivere!
Sentì un improvviso bisogno di bere.
<<Portatemi del vino rosso!>> ordinò alle dame di compagnia.
Cercò di rilassarsi.
Tutto dipende da chi vincerà la guerra del Nord. Se vincesse Fenrik, potrei diventare l'ago della bilancia tra lui e Sephir Eclionner, e stabilire un nuovo patto tra i tre demoni che si spartirebbero il continente: Gothar il Consigliere, signore del ghiaccio...




... mio padre Atar lo Splendente, signore del fuoco...



...e il terribile Eclion l'Oscuro, signore delle tenebre...



Sarebbe spettato a quest'ultimo il compito di stabilire quale dei suoi discendenti privilegiare. Forse Elner poteva ancora salvarsi... forse c'era ancora una alternativa al matrimonio col vecchio Sephir.
Elner perdonami... ho ricercato in te Arexatan, ma solo ora mi rendo conto che tu valevi mille volte più di lui! Se me ne fossi accorta in tempo, avrei capito che anche se i sogni passati si interrompono, ne possono nascere di nuovi, più grandi e più belli...
Si era umiliata nel tentativo di poter sposare Marvin Vorkidian, e aveva ricevuto il primo rifiuto della sua vita.
Quando una donna che si ritiene irresistibile riceve il primo rifiuto, qualcosa muore dentro di lei.
Mentre sorseggiava il vino del sud, rosso scuro come sangue, Marigold si ritrovò a pensare che in fondo, anche Marvin era un Eclionner, e non era esente dalla maledizione di quella stirpe.
Se vincesse lui, visto che non potrò sedurlo, dovrò far leva sul suo lato oscuro... in fondo è così facile cedere al Male, o indurre gli altri a farlo...
Si chiese se valesse la pena averlo anche solo per una notte, magari con un incantesimo.
C'era una ragione: in tutta la sua vita esisteva una sola cosa che non aveva mai avuto: un figlio!
Un figlio... un figlio di sangue Eclionner! Solo allora potrò ritenermi soddisfatta!

lunedì 5 novembre 2012

Estetismo e Autonomia dell'estetica


76Moreau-Salome&Erode

L'immagine qui sopra è tratta dal quadro "La danza di Salomè" di Gustave Moreau, pittore simbolista, molto apprezzato dagli scrittori decadenti, in particolare da J.K.Huysmans, il cui romanzo "A rebours" ("Controcorrente") si può considerare, assieme al Dorian Gray di Wilde e al Piacere di D'Annunzio, uno dei testi base dell'estetismo. Uno dei motti dell'estetismo era, ed è ancora: "l'arte per l'arte", cioè l'arte deve avere prima di tutto e principalmente un valore estetico.
Questo è in sintesi il principio, su cui si è discusso per tutto il XX secolo, di autonomia dell'arte o in senso più ampio l'autonomia dell'estetica.
Questo concetto fu sostenuto da Benedetto Croce nella sua Estetica.


Croce sosteneva che esistono quattro tipi di giudizio: 1) il giudizio filosofico-scientifico o di verità; 2) il giudizio etico o di bontà; 3) il giudizio economico o di utilità e infine, 4) il giudizio estetico, che riguarda categorie come "il bello" e "il sublime".
Ne conseguiva che, per Croce, era da considerare "artistico" solo ciò per cui il giudizio estetico risultava prevalente sugli altri.
Croce applicò questo criterio alla letteratura, e in particolare alla poesia, nel famoso saggio Poesia e non poesia, nel quale arrivò a sostenere che la maggior parte del "Paradiso" dantesco non era da considerare poesia in quanto l'aspetto teologico (e quindi legato al giudizio di verità) e quello etico (e quindi legato al giudizio di bontà) erano prevalenti rispetto al giudizio estetico.
Questa tesi è stata quasi "demolita" dopo la morte di Croce, in modo particolare da Luciano Anceschi, che
nel suo Autonomia ed eteronomia dell'arte sostenne la tesi opposta a quella di Croce e dell'estetismo.

  

Tra queste due posizioni estreme, che hanno dominato rispettivamente il dibattito estetico tra la prima e la seconda metà del XX secolo, ora si sta cercando di chiarire come si stabilisce che in una determinata opera o in un determinato oggetto, sia prevalente il giudizio estetico.
Facciamo un esempio concreto.
Prendiamo un tavolino Luigi XV in stile Rococò e chiediamoci se in questo oggetto è prevalente la bellezza o l'utilità, o per meglio dire la finalità estetica o la finalità pratica. A seconda di questo giudizio noi stabiliamo se considerarlo o meno un'opera d'arte.

Tavolo da muro napoletano 1760 -70 - Napoli,  Museo Nazionale di Capodimonte

In questo caso credo si possa rispondere dicendo che se si ha bisogno di un tavolino per finalità prevalentemente pratiche, non si compra un Luigi XV in stile rococò. Può bastare un tavolino dell'Ikea.
 Lo stesso discorso si può applicare all'abbigliamento: nel momento in cui scegliamo di indossare qualcosa prevale in noi il giudizio estetico o il giudizio pratico?
A seconda della risposta un determinato capo di abbigliamento può essere concepito come un oggetto utile e comodo, oppure un oggetto esteticamente rilevante. Un giudizio non esclude l'altro, ma credo si possa stabilire se la motivazione si basi prevalentemente sul giudizio pratico o su quello estetico.
Di questo si occupa il testo "Estetica degli oggetti" di cui ho parlato due giorni fa e su cui ci sarà ancora qualcosa da dire.

domenica 4 novembre 2012

Gothian. Capitolo 115. La battaglia della Valle boscosa di Endor




Il Conte di Gothian aveva sferrato l'attacco di notte, quando i suoi vampiri erano più forti.
Erano decine di migliaia. Ogni aristocratico albino, a cavallo, guidava almeno un centinaio di fanti, dagli occhi rossi e dai capelli bianchi. Nelle retrovie, i verdi Ogres si limitavano a servire i loro padroni.
I Non-morti erano dilagati nella valle di Endor, senza trovare ostacoli, fino a quando, alle prime luci dell'alba, i raggi del sole indebolirono la loro potenza.



 Marvin Vorkidian, re dei Keltar, aveva ordinato alle sue truppe, appostate nelle foreste ai lati della valle, di lanciare frecce infuocate e giavellotti con la punta di ossidiana.



Nel contempo le legioni dei Lathear, comandate da Masrek Eclionner, avevano cominciato ad avanzare dall'imboccatura della valle in direzione dell'orda dei vampiri.
Marvin osservava la scena dall'alto.
Questa è la madre di tutte le battaglie. Oggi faremo la storia!
La voce di Vorkidex, dentro di lui, fremeva per buttarsi nella mischia.
Non ora! Scenderò quando Fenrik sarà in vista: voglio battermi con lui!
Era molto probabile che il conte di Gothian avrebbe guidato un attacco via aria, in groppa ai pipistrelli giganti che vivevano nelle sue terre.
Li scacceremo con le catapulte e i fuochi di salnitro.
Guardando la compostezza con cui l'esercito dei Keltar stava contrastando l'avanzata del nemico, provò orgoglio per il suo popolo.
Erano gente smarrita sulla terra... ed ora sono un popolo unito e forte...
Certo le forze dei nemici erano molto maggiori, e quindi non poteva farsi troppe illusioni.
Ma quando attireremo i vampiri nella foresta, allora entreranno in azione i licantropi!



Ma ancora non era il momento.
Bisogna che Fenrik si illuda di avere già vinto la battaglia. Bisogna fargli abbassare la guardia.
Certo il conte di Gothian era un uomo astuto, che non cadeva facilmente in quel tipo di trappole, ma questa volta le cose erano state organizzate nei minimi dettagli.
Non prevalebunt! No pasaràn! 
L'esercito dei vampiri si era accorto dell'attacco laterale da parte dei Keltar.
A quel punto Marvin fece diramare l'ordine di arretramento nella foresta.



La strategia dell'arretramento nei boschi, oltre a ridurre le perdite e a intrappolare il nemico in un terreno a lui sfavorevole, aveva lo scopo di portare gradualmente i vampiri nel covo dei licantropi.
Dopo una mezz'ora in cui le truppe dei Keltar arretravano, scagliando sempre frecce e giavellotti, finalmente l licantropi si scagliarono addosso ai vampiri.




Lo scontro fu incredibilmente rapido e sanguinoso. Più che una battaglia, sembrava una cruenta azzuffata tra belve feroci. Sia i vampiri che i licantropi si muovevano così velocemente che era impossibile capire cosa stesse succedendo.
Per alcuni minuti non fu possibile distinguere altro se non fiumi di sangue e versi animaleschi.
Poi, lentamente, si incominciò a vedere che i vampiri arretravano.
Marvin però non si faceva illusioni.
Sapeva che la battaglia era ancora lunga e che la vendetta del Conte sarebbe stata terribile, forse mortale, ma non aveva paura.
Eppure avrebbe dovuto, se amava anche un minimo la vita.
La voce di Vorkidex tuonò nella sua mente.
Il coraggio del guerriero deriva dalle sue sofferenze: egli non teme la morte in battaglia, poiché vede in essa un modo onorevole di porre fine ad una vita di dolore.
Marvin si chiese se questo poteva valere anche per lui.
Quali sono le mie ragioni di vita? La curiosità per il futuro? La ricerca dei piaceri? L'affetto verso le persone che mi vogliono bene?
Sentiva di aver bisogno di qualcosa di più.
E allora pensò al volto di Alienor, visto solo in sogno. Lei era la sua stella del mattino, il suo faro nella notte, il suo angelo custode.
In quel momento di violenza e di distruzione, il pensiero di lei gli diede la forza di resistere al Male.



sabato 3 novembre 2012

Estetica degli oggetti


La mia analisi della teoria e della filosofia dell'estetica prosegue presentando alcuni concetti importanti contenuti nel testo che vedete qui sopra.
Il primo concetto fondamentale è quello di estetica diffusa. In base all'analisi di T.W. Adorno e W. Benjamin, e alla successiva corrente della Pop Art, ciò che ha reso l'esperienza e la teoria estetica dalla condizione di realtà elitaria a quella di realtà diffusa è stata la nascita della cosiddetta civiltà di massa.



Nella civiltà di massa sia l'arte che l'artigianato diventano parte di quella che Horkheimer definisce industria culturale, in cui l'opera d'arte e di artigianato, in virtù della sua riproducibilità su vasta scala e della sua ampia commercializzazione diventa qualcosa di diffuso, che non è più appannaggio di una ristretta oligarchia, ma diventa alla portata di tutti.
Certo continua ad esistere un duplice mercato, cioè quello degli oggetti di marca, più costosi e destinati all'elite, e quello degli oggetti non di marca, che è accessibile a tutti.
Anche ammettendo che la qualità degli oggetti firmati sia molto migliore di quella degli altri, spesso il loro aspetto è identico. Esistono poi marche meno costose, che permettono maggiori acquisti.



In questo modo l'estetica entra nella vita quotidiana di tutti, fino a coinvolgere il nostro stesso corpo.
Mentre fino a due o tre generazioni fa la moda era appannaggio delle classi alte, oggi è un fenomeno che coinvolge tutti, nel senso che tutto il mercato segue la moda, e questa moda simboleggia un'epoca, in genere un decennio.
Tipico è il caso del cosiddetto vintage, termine con cui si designa uno stile che ha caratterizzato un'epoca di almeno trent'anni prima di quella attuale, in particolare gli anni '70.



Chi, tra gli intellettuali, teme l'omologazione, non tiene conto del fatto che comunque, al di là delle mode e della produzione su vasta scala, esiste un gusto personale che comunque salvaguarda l'individualità della fruizione dell'oggetto estetico.
Proseguirò questo argomento trattando il secondo concetto, che è quello dell'autonomia dell'estetica e dell'arte.