domenica 5 giugno 2016

Il concetto di Impero e la genesi degli Imperi continentali europei





Un impero (dal latino imperium, "potere militare", "potere coercitivo") è convenzionalmente un'entità statale costituita da un esteso insieme di territori e popoli, a volte anche molto diversi e lontani, sottoposti ad un'unica autorità, normalmente ma non necessariamente impersonificata nella figura dell'imperatore.
Pur essendo indicate come impero strutture statali anche estremamente diverse tra loro, per le sue caratteristiche, un impero presenta quasi sempre spiccate caratteristiche di multiculturalità e multietnicità, accompagnate però da una marcata distinzione tra i territori metropolitani e i territori periferici, normalmente indicati come province (retti da governatori,viceré o vassalli nominati dall'autorità centrale), e tra l'etnia dominante e i popoli assoggettati.
L'impero è inoltre in genere caratterizzato da un'ideologia imperiale, cioè dell'ideologia fondante dell'architettura del sistema imperiale, spesso connotata di caratteri di egemonismo eduniversalità, sulla base della quale si modellano i meccanismi di controllo politico, sociale, religioso ed economico del gruppo dominante sui gruppi dominati.
Impero è però un concetto complesso che ha connessioni con la storia, la politica, l'economia, il diritto, la linguistica; ma anche la logica e la mitologia avrebbero da dire la loro parte. In realtà, più che un concetto, impero è un sistema semantico (cioè un sistema di significati). A tale proposito conviene partire con una definizione di Johan Galtung:
« Un impero è un insieme articolato di conquiste militari, dominio politico, sfruttamento economico e penetrazione culturale. »
Hardt e Negri, nel libro Impero, in qualche modo definiscono l'impero tramite la sua controparte: la moltitudine, necessitando di tornare ad un concetto pre-moderno per identificare le masse che si contrappongono al potere dell'impero e limitandolo lo definiscono. Per l'origine del concetto di moltitudine è interessante leggere Virno:
« Nel descrivere le forme della vita associata e lo spirito pubblico dei grandi Stati appena costituiti, non si parlò più di moltitudine, ma di popolo. »
Tiberio Graziani, rigettando un'analisi puramente geografica o limitata ai soli rapporti interni tra i territori, scrive:
« L'impero non è dunque definibile per il suo gigantismo territoriale, né per la eterogeneità etnica e culturale, né per un centro geografico definito e la sua correlata periferia. La definizione di tale entità geopolitica va trovata, quindi, altrove.[...] Ciò che contraddistingue e qualifica l'impero rispetto alle altre costruzioni politiche, o più precisamente geopolitiche, sembra essere invece la funzione equilibratrice che esso tende ad esercitare nello spazio che lo delimita. »
Tale funzione equilibratrice consiste nel regolare i rapporti tra le nazioni e le etnie che compongono l'impero stesso, impedendo alle une di sopraffare le altre e, quindi, preservando i particolarismi e le specificità interne. Tratti distintivi dell'impero, secondo Graziani, sono quindi: la funzione equilibratrice tra le sue componenti; la continuità spaziale; l'unità spirituale al suo interno.
Due sono le idee di Impero, che si confrontano rivaleggiando fra loro. Il primo è un impero concepito sull'ideale di equilibrio interno nel rispetto della diversità. Ogni clan, gruppo, tribù e successivamente, nazione, riconosce un'unica fonte di potere sovrano, spesso attribuendole qualifiche divine o semidivine. L'unico riferimento dell'uomo inteso come appartenente alla specie umana in ogni campo del vivere e dello scibile, dal punto di vista sociale, economico, politico, religioso, militare od altro, sarebbe dunque divenuto il vertice imperiale, quale penultimo passaggio antecedente nella scala dell'autorità, alla divinità stessa
A questa concezione dell'Impero, assai ambiziosa, se ne contrappone un'altra, meno pregna dal punto di vista ideale, ma assai più concreta nelle forme di realizzazione politica. La seconda concezione di Impero infatti, intende occuparsi anch'essa di ogni aspetto della vita di una comunità, e se possibile elevare la comunità di riferimento alla sola presente, annettendo o sciogliendo al proprio interno ogni altra comunità, posta in condizione di inferiorità e sottomissione politica, economica e culturale, alla "comunità imperiale" e dal suo vertice, unica fonte di qualsiasi regola del vivere. Nate entrambe in Oriente, la prima in Akkad, dove Naram Sin fu il primo sovrano a farsi considerare divino, la seconda in Media e in Persia divennero nel corso dei secoli le concezioni tipiche del Potere la prima in Oriente, la seconda in Occidente.
La contrapposizione divenne insanabile all'interno dell'Impero Romano, con la fondazione dell'Impero Romano d'Occidente, ove rimanevano presenti l'aristocrazia senatoria, il cui potere venne assorbito dalle élite militari barbariche, e l'idea di Impero come organismo capace di annettere e dominare tutte le popolazioni ad esso sottomesse con la forza, contrapposta all'Impero d'Oriente. All'interno di quest'ultimo l'Imperatore aveva, anche in epoca cristiana, maggior peso di qualsiasi rappresentante religioso, e trattava le popolazioni soggette o abitanti i territori vicini ai propri territori, come nel caso degli Armeni, su un piano di rispetto della diversità e dell'equilibrio.
La notte di Natale dell'anno 800 quando il Papa Leone III incoronò Carlo Magno Imperatore del Sacro Romano Impero, fornisce la cartina di tornasole delle due concezioni imperiali. Se infatti il Papa, ancora influenzato dalle idee orientali, bizantine, intendeva fare di Carlo il "proprio Imperatore", capo di un impero universale ove ogni uomo riconoscesse nell'autorità imperiale sia pure "cristianizzata" e nelle mani di un esponente di un popolo "barbaro" l'unica fonte del Diritto in ogni campo della vita dell'uomo, ovunque vivesse e sotto qualunque autorità si trovasse a vivere, essendo l'imperatore investito dal Papa superiore a qualsiasi altra corona. Carlo intendeva invece l'Impero semplicemente come una vasta area geografica unitaria, ove le genti franche, da lui dominate, avessero l'egemonia su qualsiasi altro popolo, come i Longobardi residenti in Italia e sottomessi da Carlo stesso. A conferma di ciò, fu Carlo a incoronare il proprio figlio, Ludovico il Pio, Imperatore, giacché si trattava di una semplice investitura politica che quasi nulla aveva della idealità del concetto imperiale sostenuto dal Soglio Pontificale Romano.
Le due idee di Impero continuarono a confrontarsi con le epoche successive e a modificarsi con il passare di esse. Per un lunghissimo periodo sembrò che la seconda idea di Impero, sostenuta da Carlo Magno e da altri, fosse assai prevalente e vittoriosa. Vale a dire che l'imperialità consistesse nella sottomissione di popoli contigui e nel raggruppamento di molte province periferiche attorno a una sola capitale e dinastia o casata regnante, destinata al dominio di un popolo. In questo modo si formarono ad esempio i regni europei di Spagna, Francia e Inghilterra. L'idea di un impero fortemente connotato dal punto di vista religioso come unico riferimento e insieme speranza dell'umanità sembrava essere definitivamente declinata con la fine della dinastia imperiale sveva e contemporaneamente con la fine delle Crociate di Terrasanta, missione ad esso strettamente connessa..
Il Sacro Romano Impero Germanico si proclama erede dell'Impero Romano d'Occidente, così come, dopo il 1453 e la caduta di Costantinopoli, l'Impero Russo si proclama erede dell'Impero Bizantino, che a sua volta era la continuazione dell'Impero Romano d'Oriente. Persino i Sultani turchi dell'Impero Ottomano si proclamarono eredi dell'Impero Bizantino, ma di fatto erano più che altro eredi del Califfato Arabo e dell'Impero Achemenide persiano, riconducibili alla categoria del dispotismo orientale, così come l'Impero Cinese, l'Impero Persiano degli Shah, l'Impero Moghul e quello Giapponese.
Tutto cambiò con Napoleone Bonaparte e il neo-Impero francese, che pose fine nel 1806 al Sacro Romano Impero, il quale fu sostituito dall'Impero Austriaco, che se ne proclamò erede. Ma l'eredità dell'Impero d'Occidente fu poi rivendicata dalla Prussia e dall'Impero Tedesco di Bismarck e di Guglielmo II.
Se infatti certamente l'idea imperiale napoleonica era per un verso quella della annessione alla Nazione Francese, per i territori circonvicini, per la maggior parte del suolo europeo essa si esplicitò con l'arrivo, sulle baionette francesi, dei codici di legge napoleonici e della eredità politica sociale e legislativa della rivoluzione francese. Questa ideologia ancora una volta, seppure secolarizzata dalle forme religiose originarie a quelle giuridiche vedeva una unitarietà di regole e una unica fonte del diritto capace nel rispetto delle diversità di tenere sotto il proprio ombrello, tutte le popolazioni del mondo entro un sistema di diritti e garanzie dal potere politico esaltante i valori rivoluzionari di Uguaglianza, Solidarietà e Libertà.
Un tema simile si è presentato con l'evolversi delle istituzioni europee. Se da una parte infatti si è parlato di "imperialismo" americano, secondo il sistema dell'annessione e del dominio del popolo americano sul mondo assicurato dall'equilibrio del terrore durante la guerra fredda, quindi secondo l'idea di un impero capace di assorbire e dominare tutti i popoli del mondo annullando le diversità e anzi imponendo il modello di vita e di società liberista, dall'altra l'Unione europea appare come un modello di Impero del primo tipo. Ove vi è una unica fonte del diritto, quella europea, che può normare gli aspetti fondamentali del vivere e dell'"essere cittadini" nel mondo moderno, lasciando alle differenze nazionali la disciplina di dettaglio, ma affermando la superiorità ideale della UE, rispetto a ogni altra istituzione europea e tendenzialmente, seppur non dichiaratamente, mondiale.
Per quanto riguarda gli stati extraeuropei, si tratta di valutare come tradurre nelle lingue europee i titoli che hanno nelle rispettive lingue indigene. E la diplomazia europea ha riconosciuto ad alcuni, pochi, sovrani extrauropei il titolo di "imperatore". Alcuni di questi imperi, formalmente riconosciuti dalla diplomazia, hanno poco senso geopolitico. Infatti non è facile trovare nel transitorio impero di Corea le caratteristiche dell'impero geopolitico. Ma anche l'attuale Giappone non è impero in senso geopolitico, essendo paragonabile all'Italia o alla Germania attuale. L'Impero Centrafricano del dittatore Bokassa è ancora un impero solo in senso diplomatico.

Impero sovietico

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Impero sovietico.
Anche se non governata da un imperatore e autodichiarata anti-imperialista, l'Unione Sovietica mostrò tendenze comuni agli imperi nella storia:
  • espansione territoriale ottenuta attraverso l'invasione o la sovversione (come in Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Romania, Finlandia, Manciuria, Afghanistan).
  • forte potere centrale che controllava i governi di tutti gli stati satelliti
  • interferenze (incluso l'uso della forza militare) nelle politiche interne degli alleati (come in Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia).
Per queste ragioni, l'URSS è talvolta considerata da alcuni storici come uno dei principali imperi della storia, simile all'impero britannico e a quello romano, utilizzando anche alcuni elementi della politica estera zarista. I sostenitori dell'URSS rigettano tale teoria e ritengono che le relazioni tra l'Unione Sovietica e i paesi del suo "impero" erano stabilite da un rapporto di cooperazione volontaria.

Impero americano

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Impero americano.
Una parte dell'opinione pubblica utilizza il concetto di impero con riferimento agli Stati Uniti del XXI secolo, per quanto tale associazione non sia da tutti condivisa. Un esempio è Slavoj Žižek nel libro Iraq:
« Il problema degli Stati Uniti oggi non è che sono un nuovo impero globale, ma che non lo sono: in altre parole, pur pretendendo di esserlo, continuano ad agire come uno stato-nazione, perseguendo i propri interessi senza sosta. »
Appare a costoro ben percettibile l'esistenza di un sistema simbolico degli USA, come pure sono facilmente ravvisabili, secondo la loro opinione, nella politica estera degli USA i segni caratteristici dell'imperialismo.

Imperi nella storia

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Lista di imperi.
Imperi continentali

Note

  1. ^ Introduzione a Claudio Mutti, Imperium. Epifanie dell'idea di Impero, Effepi, Genova 2005
  2. ^ Dalla dinastia degli Achemenidi alla Rivoluzione iraniana sotto la dinastia Pahlavi.
  3. ^ Dalla dinastia Qin alla Rivoluzione Xinhai sotto la dinastia Qing.
  4. ^ Dal Califfato dei Rashidun alla disgregazione del Califfato dei Fatimidi a causa della prima crociata e delle invasioni dei Selgiuchidi.
  5. ^ De jure l'imperatore è ancora il capo di Stato del Giappone
  6. ^ Dall'anschluss dell'Austria alla caduta del regime nazista.
  7. ^ Dalla colonizzazione delle Isole Fær Øer all'entrata della Groenlandia nel Regno di Danimarca, cessando lo status coloniale.
  8. ^ Dalla conquista di Ceuta (Nordafrica) alla cessione di Macao alla Cina.
  9. ^ Dalla conquista dell'impero azteco all'indipendenza del Sahara Occidentale.
  10. ^ Dalla colonizzazione dell'isola di Terranova alla cessione di Hong Kong alla Cina.
  11. ^ Dalla colonizzazione dell'Isola Ambon, tramite la Compagnia Olandese delle Indie Orientali, all'indipendenza del Suriname.
  12. ^ Dalla colonizzazione di Port Royal (Canada) all'indipendenza di Vanuatu (vedi Nuove Ebridi ).
  13. ^ Dalla colonizzazione dell'Africa tedesca del Sud Ovest, corrispondente a gran parte della Namibia, alla privazione di tutti i possedimenti coloniali imposta dal Trattato di Versailles.
  14. ^ Dall'occupazione della città portuale di Massaua (Eritrea) nel Mar Rosso all'indipendenza della Somalia italiana.
  15. ^ Dall'annessione del Congo Belga a favore del Belgio, assumendo lo status coloniale, all'indipendenza del Ruanda-Urundi (poi Ruanda e Burundi).


Mappa dei diritti e dei divieti riguardanti l'omosessualità e la comunità LGBT nel mondo




Tutele e riconoscimenti legali per coppie omosessuali Legale
__ Matrimonio egualitario
__ Altri tipi di unioni civili (o coabitazioni registrate)
__ Riconoscimento dei matrimoni celebrati all'estero
__ Riconosciuti i matrimoni omosessuali negli altri stati, ma non a livello federale
__ Nessun riconoscimento per le coppie di persone dello stesso sesso


Pratiche omosessuali illegali o altre restrizioni
__ La legge limita la libertà di espressione e associazione
__ Punizione minima
__ Illecito penale
__ Imprigionamento a vita (condanna all'ergastolo)
__ Pena di morte



A maggio 2016 l'omosessualità è reato in 73 paesi al mondo. Di questi, 45 condannano anche i rapporti omosessuali tra due donne oltre che quelli tra due uomini. In 8 di questi è prevista la pena di morte.

A maggio 2016, 22 paesi al mondo prevedono il matrimonio tra persone dello stesso sesso e 24 altri tipi di unioni civili, inclusa l'Italia.

Parodie fantasy









































Euron Greyjoy e il suo "pappagallo"







sabato 4 giugno 2016

Tutte i racconti della vecchia Nan nel Trono di Spade






File:Old Nan.jpg

Nan è la bisnonna di Hodor, e serve gli Stark da quattro generazioni, quando fu assunta come nutrice di un Brandon che era fratello del nonno di Bran,
 La Vecchia Nan, sopravvissuta a tutti i propri figli e nipoti, dedica tutta la sua attenzione ai ragazzi Stark, a cui è solita raccontare spaventosi racconti riguardo a quello che c'è oltre la Barriera. Nonostante da una parte li terrorizzi, dall’altro lato apre le loro menti alla verità su quale genere di creature sia sopravvissuta oltre la Barriera. Nella Serie TV è interpretata da Margaret John. E’ l’abitante più anziana di Grande Inverno, dove è arrivata per fare da balia a Brandon Stark, della cui identità non si è certi, poiché sua madre è morta nel darlo alla luce. Si pensa che questo Brandon Stark sia o il fratello di Lord Rickard Stark o un fratello di suo padre. Nan perde entrambi i suoi figli durante la Ribellione di Robert, il suo pronipote durante la Ribellione dei Greyjoy. Le sue figlie sono lontano da casa, dove muoiono. Il suo unico parente ancora in vita è Hodor[1].

Di seguito alcune delle storie della Vecchia Nan:

L’ultimo eroe

Il drago di ghiaccio

Harrenhal e Harren il Nero

Il principe che credeva di essere un drago (Aerion Brightflame Targaryen)

Il Re della Notte

Il Popolo Libero beve sangue da teschi umani

Come i Figli della Foresta hanno insegnato ai Primi Uomini a inviare messaggi con i corvi

Il Cuoco Ratto, Danny Flint, il Pazzo dell'Ascia, Symeon Occhi di Stelle e le storie sul Forte della Notte

Aspra Dimora

Le leggende sulla Lunga Notte

Storie di terribili tempeste invernali


Il gioco del trono

Nan (Margaret John) nella serie tv
Mentre assiste all’esecuzione del disertore dei Guardiani della Notte, Bran Stark ripensa alle storie della Vecchia Nan riguardo alle creature che vivono oltre la Barriera[2].

Lo scontro dei re
Arya Stark usa il soprannome “Nymeria” o "Nan" per un breve periodo di tempo, dopo essersi presentata così a Lord Roose Bolton[3].

Il banchetto dei corvi
Dopo la caduta di Grande Inverno, Nan è tra i prigionieri che vengono tenuti a Forte Terrore.

La danza dei draghi
Secondo quanto sostiene Theon Greyjoy, la Vecchia Nan sta ormai per morire, ma questo dato non è ancora stato confermato.

Daenerys Targaryen e la Profezia degli Eterni





File:Casaeterni.jpg


Madre dei draghi, figlia di tre, tre teste ha il drago. Madre dei draghi, figlia della tempesta, tre fuochi dovrai accendere, uno per la vita, uno per la morte e uno per l'amore. Tre destrieri dovrai cavalcare, uno per il piacere, uno per il terrore e uno per l'amore. Tre tradimenti dovrai conoscere, uno per il sangue, uno per l'oro e uno per l'amore.
Viserys che urla, oro liquefatto scorre giù lungo le sue guance, allagandogli la gola. Un lord dalla pelle bronzea e dai lunghi capelli argentei è in piedi a fianco del vessillo di uno stallone di fuoco, con una città in fiamme dietro di lui. Rubini schizzano via come gocce di sangue dal petto di un principe morente che si accascia nell'acqua, mormorando il nome di una donna.
Madre dei draghi, figlia della morte...
Scintillante come il tramonto, una spada rossa si solleva nel pugno di un re dagli occhi azzurri che non proietta alcuna ombra. Un vessillo rappresentante un drago garrisce nel vento davanti a folle giubilanti. Da una torre fumante, una grande bestia di pietra dispiega le ali, respirando fiamme di tenebra.
Madre dei draghi, sterminatrice della menzogna...
La sua cavalla argentea avanza al trotto nell'erba alta, dirigendosi verso un limpido torrente, al cospetto di una prodigiosa volta stellata. Un cadavere in piedi sulla prora di una nave, occhi che brillano nel volto livido, un sorriso triste sulle labbra grigie. Un fiore azzurro nasce da una cavità in una muraglia di ghiaccio, l'aria è piena di fragranza.
Madre dei draghi, sposa del fuoco...
Rapide, sempre più rapide vennero le visioni, l'una dopo l'altra, l'una dentro l'altra, fino a quando l'aria stessa parve diventare un'entità viva. Ombre che vorticano, che danzano all'interno di una tenda, prive di scheletro, evocatrici di qualcosa di terribile. Una bambina corre a piedi nudi verso una grande casa dalla porta rossa. Mirri Maz Duur urla avvolta dalle fiamme, e un drago esce dalla sua fronte. Un cavallo argenteo trascina il cadavere di un uomo nudo, ridotto a un cumulo di piaghe. Un leone bianco in corsa nell'erba, gli steli alti più di un uomo. Al cospetto della Madre della montagna, una fila di anziane nude esce dal grande lago e s'inginocchia davanti a lei, corpi tremanti, teste chinate. Diecimila schiavi innalzano mani lorde di sangue, Daenerys che galoppa davanti a loro come il vento. «Madre!» urlano. «Madre!» Cercano di afferrarla. La toccano, tirano la sua tunica, il bordo della gonna, il piede, la gamba, il seno. La vogliono. Hanno bisogno di lei, del suo fuoco, della sua vita. Daenerys spalanca le braccia per accoglierli, per nutrirli tutti...

Gli Eterni si presentano come individui di bell'aspetto e nel fiore degli anni, ma in realtà sono vecchi e avvizziti, con le carni di un blu violaceo: le unghie e le sclere dei loro occhi sono diventate blu per il consumo continuo di Ombra della Sera.

Eventi recenti

Lo scontro dei re
Su consiglio di Pyat Pree, Daenerys Targaryen decide di far visita agli Eterni nella loro dimora. Dopo averli cercati a lungo all'interno dell'edificio, Daenerys trova un gruppo di stregoni giovani e forti che le mettono a disposizione la loro conoscenza e le loro armi magiche. Drogon, però, cerca di dirigerla verso un'altra porta e Daenerys decide di seguire l'istinto del drago, allontanandosi da loro, mentre gli stregoni cercano di richiamarla con voci suadenti. La ragazza scappa e si trova in una sala cupa con al suo interno un tavolo di pietra e un cuore umano, blu dalla decomposizione, che vi aleggia sopra. Nell'oscurità, Daenerys percepisce la presenza dei veri Eterni, uomini e donne vecchi e decrepiti, con carni, labbra e occhi blu: nonostante siano immobili e non respirino, stanno comunque sussurrandole qualcosa. Gli Eterni le mostrano una serie di visioni del passato e del futuro, ma, mentre lo fanno, cercano di attaccarla per succhiarle via l'energia vitale. A quel punto, interviene Drogon, che li aggredisce salvando Daenerys.[1]

La danza dei draghi
Quaithe raccomanda a Daenerys Targaryen di ricordare ciò che le è stato detto dagli Eterni.[2]
Secondo Xaro Xhoan Daxos, gli Eterni di Qarth sono tutti morti.[3]

Quello di Daenerys nella casa degli Eterni è un capitolo importante e difficile. Certo, finisce in crescendo, ma all’inizio di azione ce n’è poca, solo immagini difficili da interpretare E quando David Benioff e D.B. Weiss hanno realizzato il corrispondente episodio nella seconda stagione di Il trono di spade hanno dovuto compiere delle scelte ben diverse rispetto a quanto narrato da George R.R. Martin in La regina dei draghi. Motivi economici, difficoltà a girare certe scene, la necessità di mostrare qualcosa di più “televisivo” e quella di evitare spoiler, l’impossibilità di mettere certi elementi perché gli spettatori non conoscevano tutti i retroscena che conoscevano i lettori… Le differenze sono tante, a partire dal perché Daenerys si reca in quella che è chiaramente una trappola. Nei romanzi la sua è una scelta, sa di correre un rischio ma vuole sapere ed essere padrona del suo destino. Nella serie televisiva è costretta a farlo perché le hanno rubato i draghi. I romanzi sono più statici, certo, ma il personaggio è anche più forte. Gli effetti speciali per realizzare i draghi costano molto più delle parole con cui Martin li descrive e quindi Benioff e Weiss li fanno vedere meno. Mezzi espressivi diversi, anche se il modo in cui muta il carattere dei personaggi dalla carta allo schermo in genere non mi piace.

Daenerys va, malgrado i consigli contrari e il precedente tragico con la maegi, e del resto qualcosa deve pur fare se vuole uscire dalla situazione di stallo in cui si trova. La Casa degli Eterni è un labirinto, anche se visto che è un labirinto magico non possiamo aspettarci che si comporti secondo le regole che conosciamo noi. E le istruzioni di Pyat Pree saranno corrette o saranno qualcosa di adattato ai suoi scopi? Se entrasse qualcun altro come si comporterebbe la Casa? Mi piace comunque l’immagine evocata da Pyat Pree:

Altre porte potrebbero aprirsi per te. Oltre di esse, potresti trovare visioni che ti turberebbero. Visioni di dolcezza e visioni di orrore, di meraviglia e di terrore. Immagini e suoni di giorni svaniti, di giorni a venire e di giorni che mai saranno. (pag. 215)

Questa è epica, ricordiamolo, è un canto di ghiaccio e di fuoco, e le visioni ne fanno parte.

Daenerys entra, e noi con lei. Non mi soffermo sugli arredi, le stanze chiuse, i rumori, perché ne sappiamo troppo poco, come sappiamo poco di determinate visioni. Cosa significa quella donna nuda su cui si trovano quattro piccolissimi uomini con la faccia da topo? Da qualche parte ho letto che la donna potrebbe rappresentare il continente di Westeros dilaniato da quattro re, ma è solo un’ipotesi. Poi c’è un’orribile carneficina, seguita da una delle tante libere interpretazioni di Sergio Altieri dei romanzi. Daenerys ha la visione della “casa con la porta rossa, la casa di Braavos” (pag. 217). Altieri, convinto che i lettori non avrebbero riconosciuto la casa in questione, ha sentito la necessità d’inventarsi una frase che in A Clash of Kings non c’è. Dopo “la casa di Braavos!” infatti lui ha aggiunto

Il luogo dove lei e suo fratello Viserys erano stati accolti da magistro illyrio prima che lei andasse in sposa a khal Drogo

dimenticandosi che magistro Illyrio vive a Pentos e non a Braavos, e che presso di lui Daenerys non si è mai sentita a  casa sua. Il traduttore ha pensato che noi potessimo confonderci, e così ha aggiunto una frase errata. Nelle ultime edizioni dei romanzi e nella versione ebook questa frase è stata tolta, cancellata grazie alle proteste mie e di altre persone, ma chi ha ancora la vecchia edizione si trova di fronte un errore.

Mi è capitato di leggere alcuni commenti su internet scritti da gente che dice che Martin non scrive neanche male ma che si contraddice un po’ troppo spesso. No, non è lui che si contraddice, è la traduzione che lo fa, ma parecchie persone attribuiscono allo scrittore colpe che non ha e magari usano questi errori come motivo per dire che gli autori fantasy non sono particolarmente seri e non si curano dei dettagli tanto i loro lettori accettano di tutto. Grrr…
Con la casa casa di Braavos siamo in vena di memorie, e già che ci stiamo tuffando nel passato vediamo un’altra scena interessante e un altro errore di Altieri. Ci sono il trono di spade (il “torreggiante trono irto di protuberanze”, pag 218) e quattro persone, due uomini, una donna e un neonato. Il vecchio riccamente vestito seduto sul trono è Aerys, il re Folle. L’uomo che si trova più in basso e che in un primo momento Daenerys prende per Viserys è Rhaegar, il maggiore dei figli di re Aegon e della regina Rhaella.Ce lo dicono il suo aspetto, le sue parole e il fatto che suona l’arpa, cosa che Rhaegar amava fare (anche se non ricordo se questo il lettore lo sa già o se lo scoprirà più avanti). È quest’uomo, e non il sovrano – il quale era folle e dubito che si interessasse di certe profezie come invece fa Rhaegar, ma tanto per cambiare la traduzione di Altieri attribuisce le parole alla persona sbagliata – a dire alla donna che il bambino si deve chiamare Aegon. Abbiamo già avuto la profezia sul figlio di Daenerys e Drogo che in teoria sarebbe dovuto essere lo stallone che monta il mondo, ma se Martin si diverte a distruggere i clichè del fantasy magari anche il fatto di non far avverare le profezie fa parte di questa sua abitudine di deludere le aspettative del lettore. Comunque il discorso del canto del ghiaccio e del fuoco ci riporta sul tema dell’epica di cui parlavo prima, aspetto sottolineato dal ricordo delle tre teste del drago.

L’incontro con gli Eterni per certi aspetti mi fa pensare agli Aelfinn descritti da Robert Jordan in L’ascesa dell’Ombra, anche se Martin ha un passato da scrittore di horror e la cosa di tanto in tanto affiora. Ritroviamo l’importanza del tre del folklore, delle fiabe e degli archetipi: tre teste del drago, tre fuochi (vita, morte e amore, e se il primo fuoco è quello che ha dato la vita ai draghi viene da chiedersi quali saranno gli altri due e quale prezzo dovrà pagare per accenderli), tre destrieri (piacere, terrore e amore), tre tradimenti (sangue, oro e amore, e l’amore è l’unica delle parole che si ripete in queste tre terne). E poi ci sono Viserys che urla, un lord dalla pelle bronzea e dai capelli argentei (il colore dei capelli è quello dei Targaryen, quello della pelle no. Rhaego, il figlio di Daenerys e Drogo, se fosse vissuto? Noi non sappiamo se le visioni riguardano passato, presente, futuro o un futuro che una volta era una possibilità e ora non più, e dobbiamo interpretare in base a pochi elementi), Rhaegar che muore facendo il nome di una donna (Lyanna, ovviamente, chi altri?), una spada rossa nel pugno di un re dagli occhi azzurri privo di ombra (gli occhi come come quelli di Stannis, anche se non siamo sicuri che il re sia lui, ma Stannis ha un rapporto molto particolare son la sua ombra, manco fosse Peter Pan), un vessillo rappresentante un drago mosso dal vento, una bestia di pietra che dispiega le ali (avete presente come è costruita Roccia del Drago?), la sua cavalla argentea, un cadavere in piedi sulla prora di una nave, un fiore azzurro che nasce da una cavità in una muraglia di ghiaccio (Lyanna amava i fiori azzurri, e l’unica muraglia di ghiaccio che mi viene in mente è la Barriera), e poi via, con visioni sempre più frenetiche, alcune delle quali chiaramente legate al passato. La cosa diventa insostenibile, fino all’intervento di Drogon che decide che è il momento di fare un bel barbecue.

Eccole qui le Nozze Rosse, Martin ce lo aveva detto con parecchio anticipo, anche se chi come me ha letto i libri all’epoca della loro pubblicazione (La regina dei draghi nell’ottobre del 2001, I fiumi della guerra nell’ottobre del 2002) ha fatto in tempo a dimenticare un bel po’ di cose. Cadaveri a mucchi, corpi muutilati, “un sontuoso banchetto tramutato in un orrido mattatoio”, anche se il banchetto offerto da Walder Frey non era poi tanto sontuoso, e su un trono un uomo morto la cui testa “era una testa di lupo. Portava una corona di ferro”. La corona di Robb per la verità è di bronzo (Il regno dei lupi, pag. 112), ma il sovrano è senza dubbio lui. In questo caso Benioff e Weiss sono stati obbligati a cambiare la visione, se Daenerys non ha mai visto Robb e per il personaggio descritto da Martin la ragazza vede semplicemente un uomo morto, noi avremmo certamente riconosciuto Richard Madden. Ha già sul corpo la testa di Vento Grigio? Avremmo riconosciuto pure lui, e quindi le Nozze Rosse della terza stagione avrebbero avuto sullo spettatore un effetto molto meno forte. E nel mattatoio probabilmente avremmo visto stemmi, quanto meno quelli di Stark e Frey. No, meglio eliminare la visione, anche se i lettori erano stati avvisati.

Rhaegar dice che il figlio è il Principe Promesso, e che sua è la Canzone del Ghiaccio e del fFoco. Con Aegon morto poteva sembrare un’altra profezia errata come quella dello stallone che monta il mondo, ma forse Aegon non è morto. Forse, non siamo certi che il giovane Griff sia davvero il figlio di Rhaegar ed Elia, anche se lui ne è convinto e anche se ha certamente sangue Targaryen nelle vene. Potrebbe essere un Targaryen del ramo Blackfire, e prima o poi dovrò parlare di questa ribellione, cresciuto nella convinzione erronea di essere stato scambiato in culla. In fin dei conti Le cronache del ghiaccio e del fuoco sono piene di burattinai che manovrano le persone per i loro fini e che fanno del loro meglio per ingannarci.

Cambiamenti negli scenari di Games of Thrones

Cosa successe realmente al Torneo di Harrenhal e chi era davvero Rhaegar Targaryen



Come spesso accade in tutte le serie che si rispettino, anche nel Trono di Spade, o Games of Thrones, o Cronache del Ghiaccio e del Fuoco (Song of Ice and Fire), gli eventi più importanti sono già accaduti prima dell'inizio.
Tutto cominciò al Torneo di Harrenhal, nell'Anno della Falsa Primavera...

Il Torneo di Harrenhal, anche conosciuto come il grande torneo di Lord Whent, fu una competizione che si tiene nei dintorni della semidiroccata fortezza di Harrenhal, nelle Terre dei Fiumi, in data 281 dell'era Targaryen, ovvero nell’Anno della Falsa Primavera.
 Il torneo è indetto da Lord Walter Whent, il quale intende festeggiare il compleanno della figlia vergine. È il torneo più lungo nella storia del Continente Occidentale.

Una versione ufficiale di ciò che accadde viene fornita, seppur con una certa reticenza, dai ricordi di alcuni personaggi.
Maggiori informazioni si possono trovare in un testo molto valido, pubblicato dallo stesso Martin, "Il mondo del Ghiaccio e del Fuoco", che si presenta come una raccolta di resoconti storici scritti da Maestri della Cittadella, e che vuole svolgere, in maniera più saggistica che romanzesca, il ruolo di prequel, almeno temporaneo, della serie.
Tra le informazioni interessanti che vi possiamo leggere, ci sono i numerosi retroscena riguardanti proprio il Torneo di Harrenhal e il ruolo di Rhaegar Targaryen, Principe della Roccia del Drago.
Pare che l'idea di organizzare il torneo fosse stata dello stesso principe Rhaegar, d'accordo con lord Whent di Harrenhal, per acquistare una popolarità sufficiente a preparare il terreno per l'interdizione dell'ormai folle re Aerys II, manifestamente incapace di regnare, a causa della sua malattia mentale.

Gli eventi presero però una piega completamente diversa da quella che era stata premeditata.

Lord Walter Whent indice il torneo verso la fine del 280 CA, poco dopo aver ricevuto una visita del fratello minore Ser Oswell Whent, un cavaliere della Guardia Reale. I premi in denaro in palio sono ben tre volte più ricchi di quelli offerti da Lord Tywin Lannister nel Torneo d’Anniversario, tenutosi ad Approdo del Re nel 272 CA. Il sogno di una così lauta ricompensa attira centinaia di contendenti.
A detta di molti, la Casa Whent intende semplicemente far mostra del suo potere, gloriarsi del suo imponente castello e pavoneggiarsi della propria cavalleria. Taluni altri sostengono invece che la casata non disponga nemmeno dei fondi per il premio del vincitore e che sia per questo sostenuta economicamente da un "anfitrione ombra"; Mestro Yandel pensa al principe ereditario Rhaegar Targaryen. Re Aerys II Targaryen presenzia al torneo soltanto perché Varys gli ha riferito che il figlio Rhaegar ha organizzato la competizione per incontrarsi con gli alti lord del regno, coi quali intende cospirare per detronizzarlo in un informale Gran Concilio. Gran parte dei presenti è sconvolta alla vista del degrado fisico del sovrano, il quale non si mostra in pubblico dalla fine della Ribellione di Duskendale.
Alla cerimonia d’apertura del torneo, il quindicenne Ser Jaime Lannister è ammesso nella Guardia Reale. Sebbene il ragazzo desideri prender parte alla giostra il giorno seguente, re Aerys gli impone di tornare ad Approdo del Re quella sera stessa per sorvegliare la regina Rhaella e il piccolo principe Viserys.
Un sontuoso banchetto a cui presenziano lord provenienti da ogni angolo del regno è allestito tra le mura di Harrenhal.

Il torneo

Il torneo si protrae per sette giorni, cinque dei quali riservati alla giostra, ovvero al confronto con la lancia. Vi è inoltre una grande mischia combattuta tra sette squadre di cavalieri, nella quale Lord Robert Baratheon disarciona numerosi avversari. Oltre a ciò, il torneo include una gara di tiro con l’arco, una di tiro con l’ascia, una corsa di cavalli, una gara di canto e uno spettacolo di guitti.
La bella figlia di Lord Walter Whent è la Regina d’Amore e di Bellezza all'inizio della competizione. Il suo onore viene difeso dai fratelli e dallo zio, Ser Oswell Whent della Guardia Reale, i quali risultano però poi tutti sconfitti.
Un cavaliere misterioso, il "Cavaliere dell’Albero che Ride", s’iscrive alla competizione per difendere l’onore di un crannogman, Ser Howland Reed, amico e alleato di Casa Stark.
 Re Aerys invia dei suoi uomini per svelarne l’identità, convinto si tratti di Ser Jaime, tornato in gran segreto per vendicarsi di lui. Le spie non hanno tuttavia successo: il cavaliere svanisce nel nulla, per ricomparire solamente durante le gare.

Il vincitore della giostra è Rhaegar Targaryen, il quale batte quattro cavalieri della Guardia Reale. Il principe sceglie Lyanna Stark come sua Regina d’Amore e di Bellezza, posandole in grembo una corona di rose blu dell’inverno. L’atto scandalizza gli astanti, in quanto Rhaegar è sposato con Elia di Dorne, anch’ella presente, e Lyanna è promessa a Robert Baratheon.

Un anno dopo, l’interesse di Rhaegar sfocia nel presunto rapimento di Lyanna, mentre si trovava in viaggio da Delta delle Acque alla Valle di Arryn, azione che provoca lo scoppio della Guerra dell’Usurpatore, il conflitto che rovescia la Dinastia Targaryen.

La giostra

Si tengono cinque giorni di giostre.

Noti astanti

House Baratheon.PNG Lord Robert Baratheon
House Connington.png Lord Jon Connington
Mini kingsguard.png Ser Jonothor Darry
Mini kingsguard.png Ser Arthur Dayne
DayneCoA.png Lady Ashara Dayne
Mini kingsguard.png Lord Comandante Gerold Hightower
House Hunter.PNG Lord Eon Hunter
Mini kingsguard.png Ser Jaime Lannister (costretto ad andarsene in principio al torneo)
House Lonmouth.PNG Ser Richard Lonmouth
MartellCoA.png Principessa Elia Martell
Mini kingsguard.png Principe Lewyn Martell
MartellCoA.png Principe Oberyn Martell
Reed coat of arms.png Lord Howland Reed
Royce.png Lord Yohn Royce
Mini kingsguard.png Ser Barristan Selmy
Mini stark.png Benjen Stark
Mini stark.png Brandon Stark
Mini stark.png Eddard Stark
Mini stark.png Lyanna Stark
561px-House Targaryen crest.PNG Re Aerys II Targaryen
561px-House Targaryen crest.PNG Principe Rhaegar Targaryen
House Tyrell.PNG Lord Mace Tyrell
Mini kingsguard.png Ser Oswell Whent
House Whent.png Lord Walter Whent

Eventi recenti

Il Trono di Spade
Nelle celle nere della Fortezza Rossa, Eddard Stark ripensa al torneo di Harrenhal, tenutosi quando aveva diciotto anni. Riesce ancora a ricordare gli sguardi, gli odori e i volti degli astanti. Rammenta il momento in cui Rhaegar Targaryen ha vinto la giostra e quello immediatamente successivo, il momento in cui tutti i sorrisi sono svaniti, quando il principe ha spinto il suo cavallo oltre la moglie Elia Martell per donare la corona della Regina d’Amore e di Bellezza a Lyanna Stark,

Tempesta di spade
Giunto ad Harrenhal come ostaggio dei Bravi Camerati, Jaime Lannister nota che molti uomini si sono accampati al di fuori del castello, lungo le rive dell'Occhio degli Dèi, proprio dove Lord Walter Whent ha allestito il suo grandioso torneo nell’Anno della Falsa Primavera. Le labbra di Jaime s’increspano in un sorriso amaro – qualcuno ha scavato una trincea nel punto esatto in cui, quindicenne, si è inchinato a re Aerys II Targaryen per prestare giuramento.
Accampato al di fuori di Yunkai, Arstan Barbabianca racconta del torneo di Lord Whent a Daenerys Targaryen, sorella di Rhaegar.
Meera Reed racconta a Bran Stark la storia del Cavaliere dell’Albero che Ride.

La danza dei draghi
A Meereen, mentre passeggia solo e malinconico sul terrazzo della Grande Piramide, Ser Barristan Selmy ricorda il torneo di Harrenhal dell’anziano Lord Whent e la sua nostalgia si fa ancora più acuta.

Citazioni

Ma più tardi, nel confronto alla landa, la giornata appartenne a Rhaegar Targaryen.
Dai pensieri di Eddard Stark


Daenerys: Ma allora, quali tornei ha vinto mio fratello?
Arstan: Maestà, tuo fratello vinse il torneo più grande di tutti […] I più grandi lord, i più formidabili campioni dei Sette Regni gareggiarono in quel torneo, e il principe della Roccia del Drago li batté tutti.

Daenerys Targaryen e Arstan Barbabianca


Fonti e note

↑ 1,0 1,1 1,2 Il gioco del trono, Capitolo 58, Eddard.
↑ 2,0 2,1 2,2 2,3 2,4 2,5 2,6 Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, L’Anno della Falsa Primavera.
↑ 3,0 3,1 Tempesta di spade, Capitolo 31, Jaime.
↑ Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, Aerys II.
↑ 5,0 5,1 Tempesta di spade, Capitolo 42, Daenerys.
↑ 6,0 6,1 La danza dei draghi, Capitolo 67, Il Distruttore di Re (Barristan III).
↑ Tempesta di spade, Capitolo 44, Jaime.
↑ 8,0 8,1 8,2 8,3 8,4 8,5 8,6 8,7 8,8 Tempesta di spade, Capitolo 24, Bran.
↑ So Spake Martin: Tourney Rules, (April 29, 1999)
↑ Il gioco del trono, Capitolo 58, Eddard, p 631.
↑ Tempesta di spade, Capitolo 31, Jaime, p 346.
↑ 12,0 12,1 Tempesta di spade, Capitolo 42, Daenerys, p. 485.
↑ Il gioco del trono, Capitolo 58, Eddard, p. 631.

venerdì 3 giugno 2016

L'ultimo eroe (il racconto interrotto della vecchia Nan)



File:LastHero.jpeg

L’Ultimo Eroe dei Primi Uomini visse durante la Lunga Notte. La leggenda nasce nel Continente Occidentale ed è in linea con quella di Azor Ahai: un eroe che salva il mondo dalle tenebre.
La Leggenda

La Vecchia Nan conosce tutta la storia. Mentre la racconta a Bran, viene interrotta da Maestro Luwin. Di conseguenza, noi ne conosciamo solo metà:
Oh, mio piccolo bambino dell'estate... Che cosa sai tu della paura? La paura viene con l'inverno, mio piccolo lord, quando la neve cade e si ammucchia fino a cento piedi di altezza, quando i venti gelidi ululano dal Nord. La paura appartiene alla Lunga Notte, quando il sole nasconde il proprio viso per anni e anni. La Lunga Notte nella quale i bambini nascono e vivono e muoiono in tenebre senza fine, e i meta-lupi diventano simili a scheletri per la fame, e ombre bianche camminano nelle foreste. (...) Gli Estranei, sì. Migliaia e migliaia di anni fa, ci fu un inverno così freddo e così eterno come mai se ne erano visti a memoria d'uomo. Ci fu una notte che durò un'intera generazione. Nei castelli, i re tremavano e morivano, come gli animali nelle stalle. Piuttosto che guardarli morire, le donne soffocavano. Erano i tempi prima della venuta degli Andali, molto prima che le donne, attraverso il mare Stretto, fuggissero dalle città della Rhoyne. E le centinaia di regni di quei giorni erano i regni dei Primi Uomini, che avevano preso le terre appartenenti ai Figli della foresta. Eppure qua e là, nel fitto dei boschi, i Figli della foresta continuavano a vivere nelle loro città di legno, nelle loro colline percorse da gallerie, e i volti negli alberi continuavano a montare la guardia. Così, mentre il freddo e la morte dilagavano sulla terra, l'ultimo degli eroi intraprese un viaggio alla loro ricerca. Sperava che l'antica magia dei Figli della foresta potesse restituirgli le armate che aveva perduto. Con una spada, un cavallo, un cane e una dozzina di compagni si avventurò nelle terre morte. Per anni andò avanti a cercare, l'ultimo degli eroi. Cercò e cercò, fino a quando cominciò a disperare di riuscire mai a trovare i Figli della foresta e le loro città segrete. Uno dopo l'altro, i suoi compagni morirono. Poi toccò al suo cavallo, al suo cane. La lama della sua spada si congelò al punto da spezzarsi quando cercò di usarla. Gli Estranei sentirono l'odore del suo sangue caldo. Silenziosamente, si misero sulle sue tracce, dandogli la caccia con branchi di pallidi ragni, grossi come mastini...

La Spada dell’Ultimo Eroe

Al Castello Nero, Samwell Tarly informa Jon Snow di aver trovato un resoconto della Lunga Notte, in cui si dice che l'ultimo degli eroi sterminava gli Estranei con una lama di acciaio di drago, che non lasciava loro scampo. I due amici ipotizzano si tratti di Acciaio di Valyria.
Fonti e Note

↑ Il gioco del trono, Capitolo 24, Bran.
↑ Il banchetto dei corvi, Capitolo 5, Samwell.
Categoria: Eroi Leggendari

Gli Estranei, i Cavalieri Bianchi e il Re della Notte



Gli Estranei, anche detti ombre bianche, sono una specie di creature umanoidi che vive nell'estremo Nord del Continente Occidentale, nei territori oltre la Barriera. All'inizio de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, sembra che nessuno abbia visto un Estraneo da almeno ottomila anni.
Secondo una leggenda, gli Estranei sono apparsi per la prima volta ottomila anni prima della Guerra di Conquista, durante un inverno durato una generazione e un periodo di oscurità conosciuto come Lunga Notte. Sono stati poi sconfitti, probabilmente, dai Guardiani della Notte durante la Battaglia per l'Alba, dopodiché è stata eretta la Barriera per impedire che tornassero di nuovo verso sud.
Sembra che il Re della Notte abbia sposato una donna degli Estranei, nonostante non si abbiano notizie di queste creature da ottomila anni. A sud della Barriera, gli Estranei sono considerati niente di più che una favola per spaventare i bambini e sono spesso menzionati in maledizioni, come ad esempio "Che gli Estranei si prendano i suoi occhi"
La lunga notte è il modo con cui gli abitanti del Continente Occidentale si riferiscono a un periodo durante il quale una terribile oscurità è calata sul mondo conosciuto. Avvenuta durante l'Età degli Eroi, circa 8000 anni prima della Guerra di Conquista, durante un inverno durato anni, la Lunga Notte è durata una generazione e ha portato paura, fame e morte

Il trono di spade
Durante una missione di esplorazione a nord della Barriera, ser Waymar Royce viene ucciso dagli Estranei, risorge come non-morto e uccide Will. Gared, l'unico sopravvissuto del gruppo, riesce a fuggire a sud della Barriera, ma viene condannato a morte per diserzione e ucciso da lord Eddard Stark.
A Castello Nero, parlando con Tyrion Lannister, il lord comandante Jeor Mormont parla di alcuni avvistamenti di Estranei da parte dei pescatori sulla costa nei pressi del Forte Orientale, ma senza interessarsi troppo alla notizia. Non specifica se gli avvistamenti sono avvenuti a nord della Barriera o a sud. Tyrion, che non riesce a trattenersi, ribatte che i pescatori di Lannisport spesso avvistano dei tritoni. La conversazione si sposta poi sui bruti, che entrambi reputano un problema più serio.

Lo scontro dei re
Al Castello di Craster, Gilly dice a Jon Snow che Craster offre in sacrificio i suoi figli maschi agli dei del freddo e Jon deduce che la ragazza stia parlando degli Estranei.

Tempesta di spade
I confratelli dei Guardiani della Notte vengono attaccati dai non-morti durante la Battaglia del Pugno dei Primi Uomini. Durante la ritirata verso il Castello di Craster, Samwell Tarly uccide un Estraneo con un pugnale di ossidiana nella Foresta Stregata.[6] Durante l'ammutinamento, una delle mogli di Craster avverte Samwell che gli Estranei arriveranno perché attratti dal neonato figlio di Gilly.

La danza dei draghi
Il lord comandante Jon Snow e Tormund Veleno dei Giganti discutono degli Estranei, il loro nemico comune. Jon chiede se le creature hanno infastidito la marcia del Popolo Libero verso sud e Tormund risponde che non sono mai arrivati in gruppi numerosi, anche se erano sempre con loro.

Gli Estranei sono anche conosciuti come Cavalieri Bianchi, per il loro colore simile al ghiaccio.
Il loro capo è il Re della Notte.

Secondo la leggenda, il Re della Notte vive durante l’Era degli Eroi, non molto tempo dopo l’erezione della Barriera. È un guerriero che non conosce paura. Diventa il tredicesimo Lord Comandante dei Guardiani della Notte. S’innamora poi di una donna dalla pelle bianca come la luna e gli occhi come stelle azzurre, la insegue, la ama sebbene la sua pelle sia “fredda come il ghiaccio” e quando le da il suo seme, le dà anche la sua anima. (La descrizione della donna ricorda quella degli Estranei).
Porta la donna al Forte della Notte, la dichiara sua regina e s’incorona Re regnando per tredici anni. Durante il suo regno vengono portati a termine atti orribili, le cui storie si tramandano ancora oggi nel Nord. È soltanto grazie alla forza congiunta di Brandon il Distruttore, il Re del Nord e Joramun, il Re oltre la Barriera che il Re della Notte viene sconfitto e i Guardiani della Notte liberati. Dopo la sua caduta, si viene a conoscenza del fatto che facesse sacrifici agli Estranei; viene quindi distrutta ogni sua traccia a lui e il suo nome viene proibito. È probabile che questo episodio abbia portato i lord del Nord a vietare che i Guardiani della Notte costruissero mura protettive tra le fortezze, permettendo così la completa accessibilità dei castelli da sud.
Alla Cittadella, la maggioranza dei maestri rifiuta di dare credito a queste storie, spingendosi comunque a ipotizzare che, agli inizi della confraternita, possa essere in effetti esistito un lord comandante che avrebbe cercato di creare un suo regno. Questi pensano che la regina-cadavere fosse una donna della Terra delle Tombe, figlia di un Re dei Tumuli, il quale, a quell’epoca, era un personaggio di potere. Diverse sono le dicerie riguardo alle origini del Re della Notte: un Bolton, un Woodfoot, un Umber, un Flint, un Norrey o addirittura uno Stark, a seconda della zona nella quale la leggenda è narrata

Il re della notte e la sua regina usano i Guardiani della Notte come schiavi.

Tempesta di Spade

Bran Stark ricorda le storie che la Vecchia Nan gli raccontava. Secondo i suoi racconti, molte persone sostengono che il Re della Notte fosse un Bolton, o un Magnar delle Isole Skagos, un Umber, un Flint, un Norrey o un Woodfoot. Tuttavia, la Vecchia Nan crede si tratti d uno Stark di Grande Inverno chiamato Brandon e fratello del Re del Nord.

Il Grande Estraneo, Dio delle Tenebre, del Freddo e della Morte, è l'antitesi del Dio della Luce, del Calore e della Vita, R'hllor. Ci si riferisce a lui anche come "Colui il cui nome non dev'essere pronunciato"I seguaci del culto di R'hllor credono che queste due divinità siano in perenne conflitto l'uno contro l'altro, e dalla loro battaglia dipenderà il destino del mondo. Tutte le forze delle tenebre, del freddo, della morte, sono servi del Grande Estraneo. Melisandre li chiama "cold children".
Guardando nelle fiamme, Melisandre scorge un volto di legno, con il corpo bianco e migliaia di occhi rossi, accanto al quale v'è un ragazzo con la testa di lupo. Lei pensa che sia il guerriero del Grande Estraneo, proprio come Stannis è il suo. Un ulteriore elemento nel testo lega il Corvo a tre occhi, Bloodraven, gli Antichi Dei, e Bran Stark al tema dell'oscurità, ponendo il Grande Estraneo in totale contrasto con R'hllor. In particolare un passaggio, evidenzia il legame che Bran ha con le Tenebre, e il potere che ne può ricavare:
«Non temere mai le tenebre, Bran.» Le parole del lord furono accompagnate da un debole fruscio di legno e foglie, un leggero movimento della testa. «Gli alberi più forti affondano le loro radici nei luoghi oscuri della terra. Le tenebre saranno il tuo mantello, il tuo scudo, il tuo latte materno. Le tenebre ti renderanno forte.»
Sembra un paradosso, ma da un lato, la lussuriosa Melisandre e il suo Dio, utilizzano pratiche comunemente associate alla magia nera, come il sacrificio umano. Dall'altro, personaggi come Bloodraven e Bran Stark, utilizzano l'oscurità come alleato allo scopo di fondersi con la natura e collaborare con quelle che sembrano forze benevole. Tuttavia, le reali motivazioni di Bloodraven e dei Figli della Foresta non sono ancora evidenti. Non è permesso giudicare in modo affrettato, proprio perché lo schema anti-archetipico è caratteristica distintiva dei personaggi di Martin.


Nella serie televisiva

Un Estraneo (serie tv)
A differenza di esseri dotati di una strana bellezza, come George R.R. Martin li descrive nei libri, gli Estranei della serie televisiva Il trono di spade hanno un aspetto spaventoso ed emaciato. Non indossano neppure l'armatura che li nasconde nell'ambiente circostante, come nei libri, molti indossano poche parti di armatura e, qualunque sia il tipo di protezione, è sempre nera. Parlano inoltre una lingua particolare, lo Skroth, i cui suoni somigliano a quelli del ghiaccio che si rompe.
Nell'episodio In cerca di un colpevole vengono rivelati due informazioni importanti di cui, invece, nei romanzi non si è mai parlato:
Il destino dei figli maschi di Craster
Nella serie televisiva viene rivelato cosa succede ai figli maschi di Craster quando un Estraneo si avvicina al neonato e lo porta via con sé, verso una montagna nelle Terre dell'Eterno Inverno. Una volta entrato, l'Estraneo si avvicina a un altare di ghiaccio circondato da schegge di ghiaccio e vi pone il bambino. Viene rivelato che un gruppo di tredici Estranei vestiti di nero osservano l'evento da lontano: uno di essi si distacca dal gruppo e si avvicina all'altare, fermandosi un attimo a osservare il neonato umano prima di prenderlo gentilmente tra le braccia. Il bambino si calma immediatamente e osserva il volto dell'Estraneo. La creatura appoggia il dito indice sulla guancia del bambino, facendogli diventare gli occhi azzurro ghiaccio e la pelle pallida, trasformandolo così in un Estraneo.
Fino al romanzo La danza dei draghi, non si sa cosa succede ai figli di Craster, anche se le sue mogli credono che i bambini che l'uomo dona agli Estranei vengano trasformati a loro volta in Estranei. Nelle storie di Vecchia Nan, invece, si dice che gli Estranei nutrano i non-morti con bambini umani.

Il signore degli Estranei
Un'altra rivelazione è l'Estraneo che trasforma il bambino: il suo aspetto fisico lo distingue dagli altri Estranei, soprattutto per delle piccole corna grige in cima al teschio che sembrano formare una corona naturale, che gli altri non hanno. Che sia il loro signore o semplicemente un tipo di Estraneo diverso da quelli già apparsi non è ancora chiaro, ma è certo che occupi una posizione di rilievo nel gruppo, in quanto è l'unico tra i tredici ad avvicinarsi all'altare. Le particolarità del potere di trasformare umani in Estranei (e se è un'abilità posseduta solo da questo Estraneo) non sono ancora chiare.
Nella sinossi dell'episodio apparsa su HBO Viewer's Guide, questo personaggio specifico era indicato come Re della Notte, una figura leggendaria menzionata più volte nei romanzi, ma il suo nome è stato poi rimosso: non è chiaro se si sia trattato di un errore di identificazione oppure di una rimozione voluta in quanto si trattava di un'importante anticipazione.
Nei romanzi, per ora, non si parla di un leader o di una qualsiasi scala gerarchica all'interno del gruppo degli Estranei.

Quadri


Ambrosius Bosschaert the Elder, Flower Still Life, 1614, The J. Paul Getty Museum, Los Angeles, oil on copper
Dream of Paradise, by Frederick Goodall, 1889.

Valentine Cameron Prinsep (1838-1904), Sweet Repose


William John Hennessy, The Pride of Dijon, 1879.


James Durden.


Dance Day with 'A Pavane' by Edwin Austin Abbey, painted in 1897, oil on canvas


St Cecilia, detail, John William Waterhouse



Renoir



La Speranza nella prigione della Disperazione, Evelyn De Morgan, 1887



Ron Hicks - Café Kiss.