martedì 21 febbraio 2012

Gothian. Capitolo 15. Marvin entra al servizio del Duca di Amnisia


Il Palazzo Ducale di Amnisia era una capolavoro di eleganza e di stile: slanciato e raffinato, imponente e cesellato nei particolari, era stato costruito alcuni secoli prima nell’isola più grande della città lagunare, accanto alla Cattedrale, la sfarzosa Basilica, dalle cupole dorate e dall’altissimo campanile.



Il Palazzo aveva tre piani e due facciate, rivolte l’una verso la piazza e l’altra verso la Darsena, nella quale confluivano tutti i canali di Amnisia. La sua forma era quadrangolare e nel cortile interno, interamente pavimentato, c’era una grande vasca con lo scopo di raccogliere l’acqua piovana, di grande importanza, data la scarsità dei pozzi di acqua dolce. Ovviamente l’acqua raccolta veniva bollita prima di diventare potabile o comunque utilizzabile. Normalmente, comunque, la maggior parte dell’acqua dolce veniva portata in città via nave, dalle colonie di Amnisia sulla terraferma. Erano avamposti perfettamente fortificati e ben difesi, proprio per evitare che la città potesse essere “presa per sete” da un esercito assediante.


Lo stile architettonico del palazzo ducale era molto simile a quello delle residenze nobiliari di Lathéna, soprattutto a quelle costruite nell’epoca aurea imperiale, alcuni secoli prima, sotto il lungo e felice regno di Wechtigar XIV il Grande, tra il 661 e il 715 dopo la fondazione dell’Impero. La moda che si era imposta durante quell’epoca aveva come caratteristica uno spiccato preziosismo e decorativismo, unito alla ricerca del movimento, della leggerezza e della verticalità. In quel periodo il Ducato di Amnisia era una provincia dell’Impero e il Duca veniva scelto dall’Imperatore tra una rosa di cinque nomi indicati dal Consiglio dei Decurioni amnisiani, di cui cinque appartenevano a famiglie di aristocratici Keltar e gli altri cinque a famiglie di burocrati Lathear. La carica di Duca, all’epoca, durava dieci anni e non era rinnovabile. Solitamente l’Imperatore sceglieva in alternanza, dopo un Duca Keltar, un Duca Lathear e in questo modo si manteneva un certo equilibrio politico.
Sia al piano terra che al primo piano vi erano dei colonnati di marmo bianco con capitelli elaborati e volte a tutto sesto nel piano terra e a sesto acuto nel primo piano. Al di sopra di essi poggiava l’enorme corpo del palazzo, dalla facciata in marmi intarsiati in disegni geometrici, con grandi finestre ogivali e un enorme balcone centrale. Il tutto era sovrastato da una serie di guglie che creavano una sorta di “merlatura” del soffitto.
Sopra al portone campeggiava lo stemma del Ducato, uno scudo con un’anguilla d’argento in campo azzurro, circondato da rami di quercia e sovrastato da un diadema. Dallo stemma partiva l’asta della bandiera della Federazione Keltar, un drago azzurro in campo verde con la testa verso destra, a simboleggiare il fiume Amnis.



Marvin, dopo aver mostrato alle guardie ducali il suo documento di assunzione e di convoca, poté entrare nell’androne, dove chiese all’usciere in che luogo solitamente venivano ricevuti i neoassunti. L’usciere lo guardò per un attimo dall’alto in basso, con aria di disapprovazione evidentemente dovuta al fatto che il ragazzo era un Mezzosangue. Dopo questa spiacevole accoglienza, fu indirizzato al secondo piano lungo uno scalone laterale che portava a un corridoio pieno di uffici, ma notò che le istruzioni date dall’usciere erano sbagliate.
Vide passare un cameriere in livrea, al quale chiese dove avrebbe potuto essere ricevuto. Molto freddamente gli fu indicato il terzo ufficio dopo l’angolo di sinistra. Lì avrebbe trovato il responsabile del personale, tale Padre Sùlmen, un Lathear, sacerdote del Clero appartenente all’Ordine della Grande Canonica.
Dopo aver finalmente trovato la porta dell’ufficio, Marvin bussò e una voce secca e metallica gli disse <<Avanti!>>
Il ragazzo aprì la porta e vide uno studio di medie dimensioni, molto sobrio, con soltanto una scrivania, un seggio dietro di essa e due sedie piccole di fronte. Il sacerdote era magrissimo, di media altezza, calvo, con zigomi sporgenti, sguardo gelido e occhi indagatori.
«Padre Sulmen?»



«E voi sareste?» domandò con voce metallica.
«Mi chiamo Marvin Vorkidian »
«Ah…» socchiuse gli occhi con l’aria di chi la sa lunga «…il nipote di Lady Ariellin...»
Marvin annuì, anche se non gli piaceva essere considerato in base alle proprie parentele.
Perché il Duca ha affidato la direzione del personale ad un sacerdote Lathear?
Forse il potere del Duca Gallrian aveva dei limiti, e non ci sarebbe stato da stupirsi se Padre Sulmen fosse stato imposto nel suo ruolo dall’Imperatrice in persona, o dallo stesso Priore della Grande Canonica, il potentissimo Padre Izùmir Mollànder, che era stato il precettore di Ellis.
Marvin non si lasciò intimidire: «Ho superato l'esame per diventare diplomatico presso la Cancelleria»
«Uhm…» borbottò Sulmen «beh, ancora gli incarichi non sono stati definiti… comunque ne parlerò personalmente col Duca. Nel frattempo,  ragazzo,  potrai renderti utile aiutando i nostri archivisti a mettere un po’ d’ordine tra le carte dell’Amministrazione...»
La delusione di Marvin fu evidente e il reverendo Sulmen lo osservò, vagamente divertito.
Peggio di così non poteva cominciare…
Non aveva certo studiato la retorica per diventare un inserviente.
«Puoi andare» gli disse e con la mano destra lo congedò indicandogli la porta.
Il caso volle che, mentre usciva triste e abbattuto e prima ancora di chiudere la porta dietro di sé, Marvin si scontrasse con un plotone di guardie armate al cui centro spiccava un uomo grasso e panciuto, dai capelli castano-rossicci e dalla barba dello stesso colore, ma leggermente ingrigita, vestito di seta e oro.


Le guardie tentarono di spintonare Marvin lontano dal potente personaggio, ma costui con un solo gesto le fermò: «Abbiamo una nuova recluta, vedo, Padre Sulmen!»
«Ehm, sì Vostra Grazia» borbottò Sulmen facendo capolino dalla porta: «uno scrivano… lo stavo giusto mandando agli archivi»
«Ma è un Mezzosangue, come ha fatto a passare le selezioni? »
«Pare abbia degli agganci… Vostra Grazia mi capisce…»
«Ah, sì? » e poi rivolse l’attenzione al giovane «Come ti chiami, ragazzo?»
«Marvin Vorkidian, Vostra Grazia»
Il personaggio importante di colpo cambiò espressione e alla diffidenza subentrò un sorriso molto cordiale: «Ah! Il nipote di Lady Ariellin… ma che piacere avervi tra noi!  Se solo avessi saputo che entravate in servizio oggi, avrei organizzato un colloquio con me personalmente. Ma forse qualcuno si è… come dire… dimenticato di riferirmelo» e fissò con rimprovero Padre Sulmen , poi, di nuovo rivolto a Marvin: «Voi non mi avete mai visto di persona, perché chiudo sempre le tende delle mie carrozze. Comunque, credo ormai che abbiate capito che sono Lord Gallrian de Bors, Duca di Amnisia!»
Marvin si inchinò baciò l’anello della mano che il Lord gli aveva teso, e poi lo guardò con la speranza che rimediasse all'accoglienza gelida degli altri.



Il Duca intervenne: «Sicuramente il nostro buon Padre Sulmen deve avervi confuso con qualcun altro… io conosco troppo bene il nobile casato dei Vorkidian per potermi essere dimenticato di voi, giovane Marvin e credo proprio che agli archivi sareste sprecato» e diede nuovamente un’occhiataccia al prete «Ma il destino ha prontamente ristabilito la giustizia, facendoci incontrare. Da questo momento voi sarete alle mie dirette dipendenze. Troverò io un incarico degno di voi e della vostra stirpe. Vostro padre era un mio buon amico!».
C’era qualcosa di teatrale nel modo di atteggiarsi del Duca.
Possibile che non sapesse che mio padre era Masrek Eclionner, il fratello di Ellis?






Sarebbe stato interessante sapere in che rapporti era il Duca con la Reggente imperiale. Marvin faceva fatica a pensare ad Ellis come a sua zia, eppure lo era.
Ma sarà al corrente della mia esistenza?
Forse il Duca di Amnisia sapeva tutto. Bisognava essere molto prudenti con lui.
Lord Gallrian gli poggiò una mano sulla spalla:
 «Farò in modo che il figlio del mio caro amico possa continuare la carriera del padre e rendere lustro al cognome della madre»
Quella frase era allusiva:
Il cognome della madre... l'unico che si può pronunciare senza pericoli.
Marvin era frastornato, sia dalla doccia gelida di Padre Sulmen che dalla gentilezza ostentata del Duca
«Lo spero, Vostra Grazia. Sarà un onore per me servirvi!»
Il Duca lo guardò sorridendo: «E’ incredibile vedere come in te i lineamenti di tuo padre e di tua madre si siano fusi così armoniosamente» Un complimento che di fatto non diceva nulla, ma poteva alludere a molte cose che era opportuno passare sotto silenzio, ma poi aggiunse:  «Sai, tua madre mi era molto cara!»

Marvin pensò che il Duca avrebbe potuto risparmiarsi quella frase, ma Lord Gallrian continuò imperterrito:
«Ah, caro amico, un’ultima cosa: d’ora in avanti, per qualunque questione, rivolgetevi direttamente a me! Padre Sulmen è esonerato dall’incarico di occuparsi del vostro reclutamento».
Detto questo se ne andò, seguito dalle sue guardie, e lasciò Marvin solo assieme a Padre Sulmen, che si era alzato e sostava davanti alla porta del suo ufficio.
Il sacerdote osservò Marvin con un’aria delusa e vagamente preoccupata: «Non rallegrarti troppo per le promesse del Duca, ragazzo! Lord Gallrian manda spesso i suoi uomini in missioni molto pericolose. Se tua nonna Lady Ariellin sapesse quali progetti ha per te il Duca, verrebbe qui a implorarmi perché ti rimandassi tra le scartoffie degli archivi: noiose, ma sicure!»
Quel prete era un enigma.
«Non capisco di cosa stiate parlando, Padre»
Sulmen scosse il capo e scrollò le spalle: «Lo capirai ben presto. In ogni caso l’Ordine della Grande Canonica, a cui appartengo, ti terrà d'occhio, perché ti sei scelto gli alleati sbagliati, quelli che ti tradiranno»
Marvin si sentì accapponare la pelle:.
«State accusando il Duca di tradimento?»
Sulmen inarcò le sopracciglia e sospirò: «Voglio solo metterti in guardia. Ti era stata concessa una vita protetta e tranquilla, in modo che non interferissi con eventi più grandi di te. Ma Eclion ha voluto diversamente, e forse non solo lui»



Marvin sgranò gli occhi, profondamente scosso da quelle parole: «Vi prego, Padre, spiegatemi cosa intendete dire!»
«Non posso. E comunque ormai è troppo tardi: il Duca ti ha visto e da questo momento tutti i meccanismi si stanno già muovendo secondo le peggiori previsioni»
«Insomma, se volete aiutarmi, perché non mi dite nulla? Quali meccanismi? E quali previsioni?» insistette Marvin.
«Sei stato appena arruolato nell’esercito perdente. Questa è l’unica verità che ti è concesso sapere».
Detto ciò, gli chiuse la porta in faccia.
Marvin, sconvolto e disorientato, rinunciò ad insistere con le domande.
Tutti mi nascondono qualcosa, tutti vogliono manovrarmi, tutti sanno tutto di meed io non so nulla di loro...


N.d.E.

Lord Gallrian de Bors è rappresentato da Mace Tyrell de "Il trono di spade" ("A game of thrones") di George Martin.
Marvin Vorkidian è rappresentato da Renly Baratheon de "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" ("A Song of Ice and Fire".



lunedì 20 febbraio 2012

Versailles durante il regno di Maria Antonietta

Figlia di Maria Teresa d'Austria e moglie di Luigi XVI di Francia, Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena (Vienna2 novembre 1755 – Parigi16 ottobre 1793) fu regina di Francia dal 10 maggio 1774 al 21 settembre 1792.

File:Louise Elisabeth Vigée-Lebrun - Marie-Antoinette dit « à la Rose » - Google Art Project.jpg

                                                    
































Nella reggia di Versailles, la regina scelse di abitare nel palazzo de Petit Trianon, costruito per Madame de Pompadour, la favorita di Luigi XV, nonno di Luigi XVI. 
Maria Antonietta curò la realizzazione del giardino, un luogo idillico e pittoresco, dove fu realizzato un villaggio in miniatura. Ecco la villetta rustica che fece da sfondo ai convegni d'amore della regina con...

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...con il suo amante, il Conte Hans-Axel di Fersen(Stoccolma4 settembre 1755 – Stoccolma20 giugno 1810)
                                                                                                                                                                 
File:Hans Axel von Fersen2.jpg

Fersen riuscì a fuggire da Versailles prima dell'arresto della regina, e tornò in Svezia.
Così scrisse dopo l'esecuzione di Maria Antonietta;
« Colei per la quale vivevo, poiché non ho mai smesso di amarla, colei che amavo così tanto, per la quale avrei dato mille vite, non c'è più. Oh, mio Dio! Perché distruggermi così, cosa ho fatto per meritare la Tua ira? Lei non c'è più. Sono in un'agonia di dolore e non so come faccia a sopportare la mia sofferenza. È tanto profonda e nulla la cancellerà mai. Lei sarà sempre presente nella mia memoria e non smetterò mai di rimpiangerla»
Ma lo attendeva una sorte ancora peggiore della sua amata. Fersen muore massacrato dalla popolazione svedese ai funerali del principe svedese Carlo Augusto. La folla lo accusava (sbagliando) di aver avvelenato il principe.

Tornando ai giardini del Petit Trianon di Versailles possiamo osservare il tempietto dell'Amore:
                                                                                                      

e il laghetto interno al giardino:



Yolande-Martine-Gabrielle de Polastron, Duchessa di Polignac  (Parigi8 settembre 1749 – Vienna9 dicembre 1793) era la dama di compagnia e la migliore amica di Maria Antonietta.

File:Duchess de Polignac.jpg

Si è detto che la duchessa di Polignac sia stata l'anima nera di Maria Antonietta: l'avrebbe consigliata male, facendole assumere un atteggiamento sprezzante durante la carestia che precedette la rivoluzione, e l'avrebbe spinta a indebitarsi con il gioco d'azzardo. Inoltre, all'inizio della rivoluzione, la Polignac fuggì in Austria, lasciando la regina in balia del governo rivoluzionario.
La presunta perfidia della Polignac è stata pienamente resa sempre nel cartone animato di Lady Oscar, dove divenne il secondo personaggio "cattivo" dopo la contessa Du Barry.

La duchessa di Polignac morì pochi mesi dopo la regina, per una grave forma di tubercolosi.
Nessuno dei personaggi di corte ebbe dunque una fine lieta, e pagò molto cari i privilegi con cui, per anni, era vissuto sulle spalle di un popolo affamato.


domenica 19 febbraio 2012

Gothian. Capitolo 14. L'imperatrice Ellis: i delitti della Vedova Nera


Il Consiglio dei ministri era riunito per discutere, in presenza dell'Imperatrice Vedova, la questione del rapimento della principessa Alienor.
Ellis era vestita a lutto, e pareva profondamente dispiaciuta e commossa.


Ai suoi lati erano presenti il senatore Fuscivàrian e l’eunuco Bial, ministro dei Servizi  Segreti.
Il primo ministro, Rowland Tucker, fedelissimo di Ellis, sedeva all'altro capo del tavolo, assorto e quasi seppellito da una grande quantità di pergamene e registri, e il suo viso quadrato appariva sofferente e in vistoso imbarazzo. Gli altri membri del Consiglio erano silenziosi e dimessi.
«Ehm…»  esordì Rowlan Tucker con voce bassa e incerta «Vostra Maestà…» pausa e sospiro «a nome di tutto il Consiglio, esprimo il mio profondo dolore per il rapimento della principessa Alienor di Alfarian, per opera di una banda di pirati, e per l'assassinio dei membri dell’equipaggio della nave ammiraglia Dolce Ellis»
Si fermò a guardare i volti impassibili dei presenti e poi, dopo un ennesimo sospiro, continuò:
 «Il resoconto degli avvenimenti è stato stilato in base alle testimonianze dei capitani delle navi della flotta Alfar, che scortavano la nostra ammiraglia» altra occhiata veloce al Consiglio e altro sospiro «Secondo tali testimonianze non si era mai vista prima d’ora una flotta pirata di tali dimensioni... » A questo punto Tucker parve perdere il filo del discorso, e i suoi occhi piccoli e infossati fissarono il vuoto per alcuni istanti, mentre la bocca si chiudeva in una linea sottile, e le gote flaccide si agitavano in un leggero tremolio.


«Ora io mi chiedo…» riprese con grande sforzo e voce ancor più rauca «e vi chiedo… ehm… come è stato possibile che i pirati fossero a conoscenza del fatto che proprio quel giorno a quella tale ora sarebbe passata la flotta che scortava la principessa Alienor?»
Si fermò e si schiarì la voce, osservando le reazioni del Consiglio.
Il senatore Fuscivarian era immobile come una statua di sale e dal suo volto rugoso non traspariva la minima emozione. L’eunuco Bial, con gli occhi truccati di bistro fissava le proprie unghie laccate. 
I ministri guardavano con immotivato interesse il tavolo, il pavimento o il soffitto, oppure le finestre o le porte.
«La sparizione dell’ammiraglio Travemund rende ancora più difficile il compito di dare una risposta plausibile. Propongo quindi che sia istituita una commissione d’indagine guidata dal più autorevole e neutrale esponente del nostro Senato, il qui presente Sibelius Fuscivarian»
Molti ministri annuirono e il senatore Fuscivarian parve approvare con un quasi impercettibile cenno del capo questa affermazione.

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Tucker sapeva che non c'era altra soluzione.
Fuscivarian ci è ancora utile, e in questo momento è l'unico che ci può garantire il completo insabbiamento delle indagini.
Il Primo Ministro trasse un sospiro di sollievo e guardò con deferenza l’Imperatrice.
Vedete, Maestà, come mi sono prodigato per  voi?
Ma il viso di Ellis rimaneva impostato sull’espressione di sofferente cordoglio che aveva fin dall’inizio della riunione, come se tutte le cose dette dal Consiglio non la riguardassero minimamente.
«Ora» riprese Tucker, di nuovo teso «C’è da affrontare il problema delle nozze mancate di Sua Maestà Imperiale Elner XI, e dei rapporti con il Regno degli Alfar»
Questo era il punto più controverso, e infatti il silenzio divenne totale.
Quell'idiota di Elner sta ancora festeggiando come se nulla fosse successo...

File:The Roses of Heliogabalus.jpg

Tucker sapeva che su questo punto si stava giocando non solo la sua carriera, ma la sua stessa vita.
«Ehm… sono stato informato del fatto che una parte del Senato Imperiale ha richiesto ed ottenuto con voto di maggioranza un ordine del giorno…ehm… che solleciti Sua Maestà Elner XI affinché prenda comunque moglie al più presto per garantire ... la linea di discendenza primogenita della dinastia Eclionner…»
E qui Tucker guardò Fuscivarian
Questa è un'altra tua gatta da pelare.
Il vecchio senatore era profondamente assorto, tanto da apparire quasi addormentato.
Ellis rimaneva imperscrutabile.
«Inoltre, ho qui una richiesta del Re degli Alfar di discutere le condizioni per il rilascio di sua figlia Alienor e in caso di… ehm… di esito infausto… c’è anche un… come dire…un eventuale… ipotetico, s’intende…rischio di ritorsioni militari...»
Ancora silenzio imbarazzato del Consiglio.
Maledizione Ellis, parla, aiutami!
Ma la Vedova Nera non dava segno di vita.


«E’ quindi puramente come atto dovuto, puramente formale, che io…io » balbettò il Primo Ministro con voce implorante «cioè… il Consiglio... si pronunci su questi temi di grande… di enorme… come dire…»
A questo punto Ellis intervenne per porre fine a quella scena pietosa.
Sollevò la mano destra per comandare che si facesse silenzio. Poi,  rimanendo a capo chino, con voce serissima e ferma, dichiarò: 
«Sebbene ancora distrutta dal dolore, ho trovato la forza di partecipare a questo Consiglio, e di valutare le questioni all'ordine del giorno»
Sollevò lo sguardo :
«Quanto al primo punto, ho piena fiducia nella commissione d'indagine - e qui fissò con aria minacciosa il senatore Fuscivarian - e non intendo interferire con i suoi lavori»


Tucker la guardava con  ammirazione:
Il ruolo della donna in lutto le si addice, è nata per recitarlo...
Ellis gli lanciò uno sguardo d'intesa:
«Riguardo alle nozze di mio figlio, invito il primo ministro a riferire al Senato che Elner XI confida nella liberazione della principessa Alienor e ritiene offensiva l'idea di pensare a un altro fidanzamento»
Tutti annuirono con decisione.
 «Sarà fatto, Maestà» garantì Tucker, pensando alla genialità di quel piano. Il rapimento impediva nel contempo le nozze con Alienor e qualunque altro fidanzamento, lasciando alla Reggente tutto il tempo per consolidare il proprio potere.
Ellis riprese la parola: «Circa il terzo punto, sono certa che la prima preoccupazione di re Kerelic di Alfarian sia quella di concentrarsi sul ritrovamento di sua figlia, piuttosto che muovere guerra al nostro Impero. Si riferisca al Senato che qualsiasi voce di intervento militare è completamente infondata»
Tucker rispose con un inchino, in segno di totale sottomissione.
 Provava, nei confronti della sovrana che lo aveva scelto come Primo Ministro, un misto di paura e di attrazione.
Ripensò alla prima volta in cui, un ventina d’anni prima, aveva incontrato Ellis Eclionner, all’epoca ancora adolescente e poco influente rispetto al resto della dinastia.
Già allora aveva una predilezione per il nero. Pareva che si stesse preparando ai funerali di tutte le future vittime dei suoi complotti.


A quei tempi era impiegato presso la Cancelleria, dove passavano tutti i segreti dell'Impero.
Ellis aveva bisogno di lui per ottenere informazioni, e lui aveva bisogno di lei per accrescere il suo potere, in quanto i suoi avversari erano vicini ad altri esponenti della dinastia.
Su quanti cadaveri siamo dovuti passare, Ellis!
A volte Tucker provava qualcosa di simile al rimorso, ma lei gli ripeteva le stesse parole:
 “La nostra è una guerra, e le guerre non si vincono con le buone maniere”.
Il fine giustificava i mezzi. E quel fine era il Trono.
Il gioco del Trono era tutto per lei, e Tucker era stato contagiato da questa smania di ascesa politica, quasi fosse una febbre, o una sete insaziabile. 
Ma ci fu una volta in cui il suo lutto era sincero.
Lo ricordava con precisione. Era il giorno in cui avevano riportato a Lathena il presunto corpo di suo fratello, il principe Masrek.
Di quella vicenda si era occupato l'eunuco Bial.
Il rapporto ufficiale diceva che Masrek era stato ucciso ad Elenna sul Dhain ed il suo corpo era stato preso in consegna dal capo dei disertori, detto "lo Sciancato".
Nel rapporto ufficioso, però, Bial aveva sostenuto tutto il contrario.
Non c'erano prove sufficienti per identificare il cadavere, mentre al contrario c'erano molti motivi per ritenere che lo Sciancato, di cui si sospettava la reale identità, avesse deliberatamente inscenato il tutto per proteggere Masrek attribuendogli una nuova identità.
"In ogni caso, io l'ho perduto per sempre". 
Quello era stato il commento di Ellis..
Il suo dolore era immenso.
 Al funerale era sinceramente provata ed angosciata
Dopo la cerimonia si era recata nella sua villa sulla scogliera, a picco sul mare. 
Lui era stato convocato, ed era andato subito da lei.
La trovai ai bordi del burrone, appoggiata ad una lapide, con il vento che le scompigliava i capelliGli era parsa come una divinità offesa, una statua che dominava gli elementi dall’alto del promontorio. Aveva in mano una rosa nera, e la stava gettando in mare.


Quando si era voltata, lui aveva visto un'espressione di dolore e insieme di determinazione nei suoi occhi color indaco, che parevano scuri come la notte, e fissi, quasi osservassero una realtà diversa e cupa, che solo lei poteva vedere.
Era bellissima…e terribile... e disperata…



N.d.A.

Ellis Eclionner nella prima foto è rappresentata da Romy Schneider nei panni dell'imperatrice Sissi (Elizabeth von Wittelsbach) sovrana d'Austria e Ungheria.

sabato 18 febbraio 2012

Le amanti di Luigi XV

Madame Jeanne-Antoinette Poisson, Marchesa di Pompadour (Parigi 1721- Versailles 1764) fu la più famosa amante di re Luigi XV di Francia:



Sua è la famosa frase con cui consolò il re dopo la sconfitta militare di Rossbach, nel 1757, durante la Guerra dei Sette Anni: "Dopo di noi, il diluvio" dalla quale possiamo dedurre la consapevolezza della fragilità dell'Ancien Regime, da parte di colei che fu per vent'anni, dal 1745 alla morte "la sola e l'unica" effettiva "regina" di Francia. 

In realtà dopo la sua morte non vi fu il diluvio, ma semplicemente il re si trovò una nuova amante, più giovane, Marie-Jeanne Becù de Lorraine, Contessa Du Barry (1746-1793):


Non occorre essere laureati in storia per conoscere il personaggio della Du Barry, basta aver visto le puntate iniziali di Lady Oscar. Sfido chiunque a non avere visto almeno una puntata di Lady Oscar! Ecco come compariva la Du Barry nel cartone:


Comunque, per la cronaca, la Du Barry entrò in conflitto con l'allora moglie del Principe Delfino, la principessa Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, futura regina di Francia, l'ultima che visse a Versailles, il simbolo splendente dell'Ancien Regime.


L'odio della Du Barry verso Maria Antonietta fu tale che, quando molti anni dopo, durante la Rivoluzione Francese, la regina di origini austriache fu condannata a morte, Madame du Barry rientrò a Parigi per godersi lo spettacolo dell'esecuzione della sua rivale.
Non fu una buona idea: i rivoluzionari arrestarono immediatamente la Du Barry e la condannarono alla decapitazione con l'accusa di spionaggio controrivoluzionario. E così, la bella contessa ebbe l'onore di posare il suo collo pallido sulla ghigliottina ancora fresca del sangue di Maria Antonietta.
Con la morte delle due più affascinanti donne del Settecento si concluse definitivamente l'età dell'oro della corte di Versailles.

venerdì 17 febbraio 2012

Gothian. Capitolo 13. Il destino di Aliènor e le trame di Màrigold


La principessa Alienor di Alfàrian si trovava sulla punta estrema della prua della Dolce Ellis, la nave ammiraglia della flotta imperiale, che viaggiava in direzione sud, verso Amnisia, scortata da alcune navi della flotta degli Alfar.


Dalla cima albero maestro svolazzava la bandiera imperiale: un Sole dorato con ampi raggi su sfondo bianco. Per gentile cortesia, sotto alla bandiera imperiale era stata issata anche quella regale degli Alfar, un’aquila nera incoronata su sfondo bianco.
Alienor era ancora perplessa per quell'omaggio di Ellis, e soprattutto per la lettera personale che la Reggente  indirizzava “alla mia carissima nuora e figlia”, assicurandole che sarebbe stata la benvenuta a Lathéna, e che finalmente il Senato e il Popolo avrebbero avuto "una nuova Imperatrice, più giovane e più bella”. Così era scritto, e la firma di Ellis Eclionner era confermata dal suo sigillo personale, raffigurante la testa di una donna con dei serpenti al posto dei capelli.
Una nuova Imperatrice più giovane e più bella? Ellis preferirebbe farsi scorticare viva piuttosto che rivolgere simili complimenti a un’altra donna…
Alienor era convinta che ci fosse qualcosa di molto pericoloso, sotto a questo apparente gesto di cortesia, ma ancora non era riuscita a capire cosa.
Il viaggio procedeva lento e regolare, sotto il sole infuocato di fine luglio, da cui la principessa dalla pelle diafana si proteggeva con un ombrellino.
E' dai tuoi raggi che mi proteggo, Eclion! 
Per ordine dell’ammiraglio Travemund il percorso si svolgeva a breve distanza dalla costa, “per evitare rischi inutili”. In quel modo però, costeggiando la baia del Dhain, la flotta ci avrebbe messo il doppio del tempo per arrivare ad Amnisia.
C’è qualcosa di sbagliato in tutto questo…
Più il tempo passava nella noia di quel viaggio a rilento, più la ragazza si convinceva che sarebbe accaduto presto qualcosa, e rimaneva a scrutare, come di vedetta, dal ponte di prua, il mare e le coste, e poi ancora l’oceano.


A un certo punto la sua attenzione fu attirata da una piccola flotta di imbarcazioni snelle e veloci, dalle vele nere, che si avvicinavano verso do loro con una velocità insolita.
La cosa fu notata anche dall’equipaggio e l’ammiraglio, col cannocchiale, osservò la scena dal punte di prua e subito tuonò con voce possente: «Pirati a tribordo! Allarme! Prepararsi alla difesa della nave!» e poi, rivolgendosi alla principessa: «Vostra Altezza, dovete ritirarvi subito sottocoperta nelle vostre cabine… qui ci sarà presto una battaglia!»
Alienor non se lo fece ripetere due volte. 
Corse nella stiva chiedendosi dove si fosse nascosta Marigold.
Non si vedeva da nessuna parte. Nemmeno Ser Gahel.
Che li rapiscano pure i pirati! Non sarebbe una grande perdita!
Quando si chiuse nella sua cabina, la principessa incominciò a sospettare che quella aggressione non fosse casuale.
I pirati non osano mai attaccare delle flotte grandi come la nostra, con una ammiraglia così potente come la “Dolce Ellis”. E poi ci sono le navi di mio padre!
Mentre passava il tempo, Alienor non poteva smettere di pensare a tutte le stranezze che le erano accadute, da Elenna in giù.
Marigold e Ser Gahel mi hanno venduta! 
Non c'era altra spiegazione, e questo la preoccupava più della stessa presenza dei pirati sulla nave.
I combattimenti durarono per oltre un'ora. 
Stanno macellando un intero equipaggio solo per me? E' possibile che la crudeltà di Ellis arrivi a tanto? 
 Dopo un tempo relativamente breve il rumore della battaglia fu sostituito da un inquietante silenzio.
Potrebbe essere la mia ultima ora.
Bussarono alla porta e la voce dell’ammiraglio Travemund disse: «Principessa, ora potete uscire»
Alienor si affacciò alla porta e vide che Travemund era in compagnia di un personaggio bizzarro e inanellato, con un grande berretto, e lunghi capelli scuri intrecciati. Gli occhi erano neri, magnetici e profondi,  il naso piccolo, la bocca carnosa, atteggiata a un sorriso ironico, il pizzetto ben curato, alla moda dei pirati. 


«Vostra Altezza, vi presento il capitano lord Vyghar di Linthael, meglio noto come il Pirata Gentiluomo. Da questo momento voi siete nelle sue mani»
Il pirata accentuò il sorriso ironico: «Fossi in voi non farei troppo affidamento sulla mia fama di gentiluomo»
Alienor fece finta di non sentire e si concentrò sull'ammiraglio:
«I pirati hanno vinto contro la nave ammiraglia dell’Impero?»
Sia Travemund che Vyghar risero di gusto, e poi il primo rispose: «Oh, no… la flotta dei pirati si è limitata soltanto a tenere lontane le navi di vostro padre, cosa peraltro molto facile. Sulla “Dolce Ellis” ci siamo dovuti soltanto sbarazzare di molti scomodi testimoni»
«Avete fatto uccidere i vostri marinai? Ma che ammiraglio siete?» chiese Alienor, sospettando già la risposta.
«Erano dei pendagli da forca» rise Travemund «e comunque io mi sono limitato ad obbedire agli ordini dell’Imperatrice Vedova…»
Alienor annuì amaramente, ma la sua preoccupazione era un'altra: 
«Che cosa è successo alle persone del mio seguito?»
Travemund sorrise: 
«Siete molto gentile, Altezza, a preoccuparvi dei vostri servitori. Posso rassicurarvi sul fatto che Ser Gahel li sta conducendo in salvo verso le navi di vostro padre. Apparirà un vero eroe agli occhi del popolo e in particolare a quelli di vostra madre. Contiamo molto sull'ascendente di Ser Gahel verso le nobildonne Alfar!»
Quindi Ser Gahel era implicato anche in un complotto per destabilizzare il regno. 
«E lady Marigold?»
Una risata inconfondibile annunciò la comparsa della Dama Gialla, seguita da Padre Ulùme.


 «Sono qui, mia piccola Alienor! Ma purtroppo da questo momento le nostre strade si dividono. Io sarò accompagnata a Lathéna, come era nei patti. Tu invece farai compagnia al nostro bel pirata...  Ah, poteva andarti molto peggio, credimi!»
Alienor trattenne la rabbia e si rivolse al pirata:
«Sarà nel vostro interesse trattarmi bene: come ostaggio valgo molto. Mio padre pagherà qualsiasi riscatto chiediate!»
Vyghar appariva divertito: «Lo spero, Altezza, anche perché non escluderei l'esistenza di alcuni personaggi disposti a pagare molto più di lui, per farvi... come dire... passare a miglior vita. Devo decidere quale offerta accettare. Nel frattempo vi condurrò in un posto sicuro... per me ovviamente...» poi fece una pausa, guardando di sottecchi l’ammiraglio: «…del resto, qui ci siamo solo noi a testimoniare che siete sopravvissuta. Ordini della Vedova Nera… nessun testimone! A parte, naturalmente, i qui presenti!»
E si mise a ridere, insieme all'ammiraglio e a Lady Marigold.
Padre Ulume rimase serio. Probabilmente Alienor doveva a lui il fatto di essere ancora viva.
D'ora in avanti sarò sola... nessuno mi difenderà, e nessuno mi ha insegnato a difendermi...
Guardò Marigold negli occhi:
«Traditrice... Per sedici anni mi hai fatto credere di volermi bene come a una figlia! Poi ad Elenna sei cambiata e adesso non so più chi sei... qual è il tuo segreto, cosa nascondi?»
La Contessa di Gothian ricambiò lo sguardo intenso, e le due donne rimasero per alcuni attimi a fissarsi reciprocamente.
«Alienor, se ora sei viva, è perché io l'ho permesso! La "dolce" Ellis, che dà il nome a questa nave, avrebbe molto gradito la tua testa, come mio regalo di presentazione. Ma io non sono come gli Eclionner. Non mi diverte versare sangue inutile. E poi so cosa vuol dire trovarsi nelle tue condizioni, e così come allora un Patto salvò la vita a me, io ora la salvo a te, per saldare, alla presenza di Padre Ulume, il mio ultimo debito di gratitudine nei confronti  degli Dei degli Alfar. Dovresti ringraziarmi per questo atto di pietà, ma mi basta che te ne stia alla larga da Lathena. Del resto, è nel tuo interesse farti dimenticare dai Servizi Segreti dell'Imperatrice» 
La principessa avrebbe voluto schiaffeggiarla:  
«Non mi hai ancora risposto... chi sei veramente?»
 La Dama Gialla scosse il capo:
«Ma allora proprio non mi ascolti! Ho parlato di un patto, il Patto! Lo capisci? Prova a ricordare chi era presente! Non ti dico altro, ti ho già detto fin troppo, e l'ho fatto solo perché l'ammiraglio Travemund e il buon Padre Ulume già sapevano chi sono e cosa intendo fare. E si sono mostrati molto intelligenti nel capire che è meglio avermi come alleata piuttosto che come nemica. Ti avevo già avvisata ad Elenna, ed ora te lo ripeto: non metterti contro di me. Non ti conviene!»
Alienor stava per replicare quando il pirata la strattonò per un braccio:
 «Non c'è tempo per fare conversazione, Altezza, per cui adesso i miei uomini vi accompagneranno a scegliere poche cose essenziali tra i vostri bagagli! Vi aspetto sulla mia nave. Fate presto, perché, lo ripeto, la mia fama di gentiluomo non corrisponde pienamente alla realtà» 
Detto questo rise e se ne andò, con un cenno ironico di saluto agli altri cospiratori, mentre alcuni uomini lo seguivano con una cassa piena di monete d’oro e pietre preziose. 
Il "dono di nozze" di Ellis...
La principessa si sentì improvvisamente stanca. 
Perché proprio a me sta accadendo tutto questo? 
Le tornò in mente un proverbio Alfar, che la Contessa di Gothian le aveva insegnato:
Prima o poi gli Dei chiedono un prezzo, per tutti i beni che abbiamo ricevuto in sorte.
Ecco, quello era il prezzo che Alienor stava incominciando a pagare.


N.d.A.

Alienor di Alfarian è rappresentata da Daenerys Targaryen.
Marigold di Gothian da Cersei Lannister.
Vyghar di Linthael da Johnny Depp nel ruolo del capitano Jack Sparrow.

giovedì 16 febbraio 2012

Da Sofia a Caterina II: le grandi zarine di Russia


Per un secolo e mezzo l'impero Russo fu governato da una serie di donne molto volitive: Sofia Alekseevna, sorella di Pietro di Grande, Caterina I, moglie di Pietro, Elisabetta, figlia di Pietro, con un intermezzo di Pietro II, nipote di Pietro il Grande, e della zarina Anna, altra nipote. In questo post prendo in considerazione le tre principali sovrane:
1) Sofia Alekseevna Romanov (1657-1704)
File:Nikita Pustosviat. Dispute on the Confession of Faith.jpg
Fu reggente per i fratelli Ivan V e Pietro I, dopo aver ottenuto il potere attraverso un colpo di stato.
Vanessa Redgrave nel ruolo della zarina Sofia Aleksievna Romanov (1657-1704) è stata fenomenale, vi consiglio di guardare la scena iniziale di questa parte del film su Pietro il Grande, di cui Sofia era sorella maggiore e reggente.Nella scena Pietro accusa Sofia di aver nascosto una pesante sconfitta militare per proteggere il proprio amante, il principe Golitzyn. Di fronte alle prove evidenti, Sofia si finge sorpresa e addolorata, ma quando si appoggia alle spalle del suo amante incomincia subito a tramare la vendetta contro Pietro. La resa dei conti porterà alla sconfitta di Sofia e alla sua reclusione in convento.
http://www.youtube.com/watch?v=6kpzRD9cqPs&feature=related

2) Elisabetta (1709-1762), figlia di Pietro il Grande e di Caterina I

Non si sposò mai, ma ebbe numerosi amanti che la influenzarono notevolmente nel governo dell'impero russo. Con lei si estingueva il ramo diretto dei Romanov per discendenza maschile. Alla sua morte le succedette il figlio di sua sorella, Pietro III (1728-1762) Oldenburg-Romanov che però fu deposto e fatto uccidere dalla moglie, la zarina Caterina II la Grande (1729-1796), che qui compare in più immagini, in ordine di tempo.

a)  Caterina è col marito e col figlio Paolo. (anno 1760)

b) 1763, Caterina II prende il potere con un colpo di stato ed è incoronata imperatrice:


c) Caterina II la Grande, all'apice della potenza (1780)


d) Caterina II in tarda età (1795)

Caterina ebbe numerosi amanti e altrettanti figli illegittimi: si crede che anche l'unico figlio legittimo, il futuro zar Paolo I, non fosse figlio di Pietro III. Fu l'ultima zarina regnante. Morì di ictus cerebrale nel 1796. Le succedette il figlio Paolo, il quale però, già nel 1801, fu deposto e fatto uccidere da una congiura che portò sul trono suo figlio Alessandro, colui che sconfisse Napoleone.