Il terrorismo islamista o islamico è una forma di terrorismo religioso praticato da ristretti gruppi di fondamentalisti musulmani per raggiungere vari obiettivi politici in nome della loro religione.
Eccezion fatta per alcune sporadiche manifestazioni di antica militanza oltranzista religiosa condotta con metodi sanguinari dalla setta degli assassini (specialmente in Persia e negli ex-dominî fatimidi quali Egitto e Siria), il fenomeno ha assunto dimensione globalmente rilevante solo nel secondo dopoguerra, in particolare a seguito dell'irrisolta questione palestinese, varie organizzazioni della cui resistenza hanno fatto ricorso a strumenti qualiattentati dinamitardi, rapimenti, dirottamenti aerei, omicidi e attentati suicidi.
Presupposti
L'anelito verso l'instaurazione di un nuovo ordine sociale ancorato ai valori dalla propria fede per fronteggiare le sfide del presente, al pari di un certo qual spirito apocalittico, è un topos ricorrente da tempo immemorabile in numerose religioni.
Tale concezione, parlando di Islam, affonda le proprie radici fin dalle origini di questa religione[1]. Già fin da dopo il 750, in effetti, con la fine del califfato omayyade, si attendeva da parte di nostalgici sostenitori della dinastia abbattuta dagli Abbasidi l'epifania di un non meglio precisato Sufyāni, appartenente cioè al deposto casato omayyade del ramo sufyanide, che avrebbe riportato per volere divino la Umma alla sua purezza originaria. Analogamente, nel 1258, la presa di Baghdad da parte dei Mongoli e la conseguente distruzione del califfato abbaside fu ricollegata dal giurista e teologo hanbalita del XIV secolo Ibn Taymiyya all'allontanamento della comunità dei credenti dalla pretesa «retta via» della prima Umma musulmana[2].
Al giorno d'oggi le azioni poste in essere da tali gruppi rappresentano, secondo la loro ideologia, un tentativo di ricreare una società perfetta — ancorché utopistica — in quanto asseritamente modellata secondo i dettami delCorano e, di conseguenza, priva di quelle ingiustizie sociali, politiche ed economiche attribuite dall'ecumene islamica ai regimi secolarizzati (munāfiqūn, «ipocriti» e proni al mondo occidentale, definito kāfir, «infedele») i cui governanti sarebbero di fatto asserviti al Cristianesimo e al sionismo[3] e, quindi, pervicacemente ostili all'Islam più "puro".
Non manca, peraltro, chi considera le organizzazioni terroristiche di matrice islamica l'ala estrema di una «religione politica», adottando una terminologia analoga a quella utilizzata per definire il nazismo[4].
Vi furono in passato gruppi, configurati come sette religiose, che contestarono alla maggioranza dei credenti musulmani o agli ulema[5], il cosiddetto clero islamico[6], l'allontanamento dal retto insegnamento di Maometto, che essi cercarono di contrastare con un loro distacco fisico o simbolico dalla società, come fece la setta dei kharigiti (arabo kharaǧa, «coloro che vanno fuori»)[7] ove non fosse possibile il ricorso a una «doverosa» violenza, come fu il caso della setta degli Assassini[8].
« Quando poi saran trascorsi i mesi sacri, uccidete gli idolatri[9] dovunque li troviate, prendeteli, circondateli, appostateli, ovunque in imboscate. Se poi si convertono e compiono la Preghiera e pagano la Dècima, lasciateli andare, poiché Dio è indulgente, clemente. » |
(Cor., IX:5[10]) |
« Combattete coloro che non credono in Dio e nel Giorno Estremo, e che non ritengono illecito quel che Dio e il Suo Messaggero han dichiarato illecito, e coloro fra quelli cui fu data la Scrittura, che non s'attengono alla Religione della Verità. Combatteteli finché non paghino il tributo, uno per uno, umiliati. » |
(Cor., IX:29[11]) |
I summenzionati passi sono stati oggetto di interpretazioni non univoche: da una parte alcuni studiosi hanno interpretato i questi passaggi coranici come giustificazione per l'uccisione su larga scala degli infedeli, mentre vi è chi non è d'accordo con tale visione, privilegiando una lettura non orientata alla violenza, ispirata piuttosto alla tolleranza, così come invocato nella sura II:256:
« Non vi sia costrizione nella Fede: la retta via ben si distingue dall'errore, e chi rifiuta Ṭāġūt[12] e crede in Dio s'è afferrato all'impugnatura saldissima[13] che mai si può spezzare, e Dio ascolta e conosce. » |
(Cor., II:256[14]) |
Il terrorismo moderno
Tra le varie ipotesi formulate per spiegare l'origine del terrorismo islamista moderno figurano la rivoluzione iraniana, il ritiro sovietico dall'Afghanistan e la rivitalizzazione della religione a livello globale post-guerra fredda:
(EN) « While it is impossible to definitively ascertain when it was first used, that which we today call terrorism traces its roots back at least some 2,000 years. Moreover, today’s terrorism has, in some respects come full circle, with many of its contemporary practitioners motivated by religious convictions – something which drove many of their earliest predecessors » | (IT) « Mentre è impossibile stabilire in maniera definitiva quando fu usato per la prima volta, le radici di quello che oggi chiamiamo "terrorismo" affondano in un passato di 2000 anni fa. Inoltre il terrorismo odierno ha in qualche maniera chiuso il cerchio, con molti dei suoi praticanti attuali spinti da convinzioni religiose ― cosa che guidò molti dei predecessori originari » |
(Mark Burgess[15][16]) |
Nel 1979 la rivoluzione islamica in Iran spazzò via lo shah Mohammad Reza Pahlavi, con tutte le forze d'opposizione riunite attorno all'ayatollah Khomeini. Il nuovo governo instaurò la shari'a nel Paese e col tempo iniziò a finanziare anche movimenti politici tra cui Hezbollah in Libano, successivamente classificato come terroristico in vari Paesi del mondo, compresi quelli arabi come la Giordania, l'Arabia Saudita e l'Egitto di Mubarak; i citati condannarono le azioni di Hezbollah, mentre Siria e Iran si dichiarano favorevoli alle azioni dell'organizzazione[17]. L'Unione europea rifiutò inizialmente di qualificare Hezbollah come organizzazione terroristica[17], ma il 10 marzo 2005 il Parlamento europeo adottò una risoluzione non vincolante che di fatto accusa Hezbollah di aver condotto «attività terroriste»; gli Stati Uniti esercitarono pressioni sull'Unione per fare includere il movimento nella lista delle organizzazioni terroristiche[18]; il Consiglio d'Europa accusò poi Imad Mughiyah di essere membro di Hezbollah e di attività terroristica.
I Fratelli Musulmani
Il primo movimento che teorizzò l'uso della lotta per ripristinare lo stile di vita ortodosso dei primi credenti (salaf al-ṣaliḥīn, «i pii antenati», da cui il termine salafita), fu quello dei Fratelli Musulmani. Il movimento, fondato in Egittonel 1928 a opera di Hasan al-Banna, si diffuse rapidamente in Siria, Giordania e Sudan[19], e, alla fine degli anni quaranta, esso contava circa 500 000 adepti[20], con la volontà di affrancare il mondo islamico dalla sua sudditanza, psicologica e politica, nei confronti dell'Occidente non-musulmano, anche se ancora il salafismo non aveva l'accezione attualmente in uso e collegata al rigido fondamentalismo.
Le metodologie di organizzazione del movimento ricalcarono quelle di ideologia marxista che si andavano affermando dopo la fine della seconda guerra mondiale nei Paesi arabi, in corso di affrancamento dai regimi coloniali[21], con un emiro al posto della segreteria generale e la shura al posto del «comitato centrale» dei gruppi marxisti, e nelle università spesso i gruppi studenteschi islamisti contendevano il predominio intellettuale a quelli marxisti, più allineati ai governi esistenti[21]. I Fratelli Musulmani, organizzati secondo una rigida struttura gerarchica, divennero così il primo vero movimento di massa neo-islamico e, all'inizio degli anni cinquanta, sull'onda della guerra inPalestina, esso arrivò a raccogliere circa due milioni di aderenti[22].
Dal jihad afghano all'Islam radicale
Nelle prime fasi della guerra afghano-sovietica le varie centinaia di arabi che si erano trasferite a Peshāwar, in Pakistan, occuparono solo ruoli di supporto, compreso Ayman al-Zawāhirī che effettuò varie missioni umanitarie con la Mezzaluna Rossa[23], ma a un certo punto iniziarono a crearsi i presupposti per un diverso tipo di impegno. ʿAbd Allāh al-ʿAzzām era un predicatore nato in Palestina, trasferitosi in Arabia Saudita e poi in Pakistan, i cui sermoni avevano influenzato anche il pensiero di bin Laden e che aveva istituito un'organizzazione denominata Maktab al-Khidamat (MAK), finalizzata alla gestione dell'afflusso di volontari e fondi in loco per il sostegno aimujaheddin[23]; quando i due si incontrarono a Peshāwar, al-ʿAzzām iniziò a teorizzare una lotta come obbligo morale per tutti i musulmani, come nel suo libro Ultime Volontà del 1986; in Difendere la terra dei musulmani è il dovere più importante di ognuno, al-ʿAzzām afferma che[24][25]:
« Questo dovere non si concluderà con la vittoria in Afghanistan; il jihad resterà un obbligo personale finché ogni altra terra appartenuta ai musulmani non ci sarà restituita così che l'Islam torni a regnare; davanti a noi si aprono la Palestina,Bukhara, il Libano, il Ciad, l'Eritrea, la Somalia, le Filippine, la Birmania, lo Yemen del Sud, Tashkent e l'Andalusia. » |
Nei testi di al-ʿAzzām viene ripetutamente citato il martirio come mezzo per ottenere le ricompense nell'altra vita quali «l'assoluzione da tutti i peccati, settantadue bellissime vergini, e il permesso di portare con se settanta membri della propria famiglia»[26]; comunque sugli obiettivi da perseguire emersero contrasti tra al-Zawhāhirī e al-Azzām, che portarono quest'ultimo a essere dapprima fatto bersaglio di un attentato fallito e poi ucciso da tre mine[27].
I finanziamenti
Una radicale trasformazione del terrorismo islamico si è avuta con l'emergere di nuovi Stati con grandi disponibilità finanziarie come l'Arabia Saudita e gli emirati del Golfo Persico, caratterizzati anche da forme di governo che si influenzano reciprocamente con gli ambienti "clericali" islamici e con le dottrine legate a correnti di pensiero integraliste come il wahhabismo. Questi Stati hanno indirettamente finanziato (foss'anche inconsapevolmente), attraverso donazioni da parte di istituzioni caritatevoli, gruppi più o meno legati al terrorismo, e lo stesso si può dire di facoltosi esponenti del mondo privato di questa stessa area. Non esiste un automatismo tra donazione e finanziamento al terrorismo, ma parte dei soldi destinati ad opere assistenziali è stata usata per gestire istituzioni di accoglienza in aree come il Pakistan, dalla quale gli stranieri provenienti dal Golfo Persico, dalle Filippine o da altri paesi con una popolazione almeno in parte islamica sono stati smistati presso i campi di addestramento situati in Afghanistan o nell'area di confine tra i due paesi; qui è stata fatta una ulteriore selezione tra i candidati, destinandone alcuni a corsi specifici di uso degli esplosivi e demolizione o gestione degli ostaggi.
La pratica era comune nel periodo dal 1990 al 2001 e assolutamente trasversale tra le varie sigle del terrorismo islamico. Tra i nomi più noti dei terroristi addestrati in questi campi figura ʿAbd al-Rasūl Sayyāf, cui è dedicato il gruppo terroristico filippino Abū Sayyāf. In altri casi dei fondi sono stati usati per finanziare direttamente spedizioni di armi, come ad esempio dall'Alto Commissariato saudita per i rifugiati all'Alleanza Nazionale Somala diMohammed Farrah Aidid, in cui armi e munizioni provenienti da Sudan e Iraq sarebbero stati trasportati dai sauditi, insieme a beni di necessità, nascoste nei doppi fondi di container fino ai magazzini della SNA a Mogadiscio[28].
La pratica era comune nel periodo dal 1990 al 2001 e assolutamente trasversale tra le varie sigle del terrorismo islamico. Tra i nomi più noti dei terroristi addestrati in questi campi figura ʿAbd al-Rasūl Sayyāf, cui è dedicato il gruppo terroristico filippino Abū Sayyāf. In altri casi dei fondi sono stati usati per finanziare direttamente spedizioni di armi, come ad esempio dall'Alto Commissariato saudita per i rifugiati all'Alleanza Nazionale Somala diMohammed Farrah Aidid, in cui armi e munizioni provenienti da Sudan e Iraq sarebbero stati trasportati dai sauditi, insieme a beni di necessità, nascoste nei doppi fondi di container fino ai magazzini della SNA a Mogadiscio[28].
Questioni aperte e dibattute rimangono:
- se le motivazioni dei terroristi o supposti tali siano di auto-difesa o espansionistiche, di autodeterminazione popolare o di supremazia islamica[29];
- se gli obiettivi dei terroristi o supposti tali siano non di tipo militaristico[29];
- se l'Islam perdoni o giustifichi, e in quali casi, il terrorismo[29];
- se alcuni attentati vadano compresi nel terrorismo islamico o se siano da considerare semplici atti di terrorismo attuati da musulmani[29];
- quanto appoggio abbiano nel mondo musulmano e, in caso, per quale tipo di terrorismo islamico propendano[29];
- se il conflitto arabo-israeliano sia la radice del terrorismo islamico o ne sia solo una concausa[29].
Il modo nel quale il terrorismo viene combattuto dagli Stati Uniti d'America, sua principale controparte, non è da tutti ritenuto efficace; tra i dubbiosi un ex giudice francese, Jean-Louis Bruguiere, che ritiene venga raccolto un eccesso di informazioni, ma poi non venga analizzato, ed un altro ostacolo è la scarsità di coordinamento tra le troppe agenzie federali statunitensi[30]. Lo stesso giudice ha peraltro evidenziato come organizzazioni ufficialmente umanitarie come la Insani Yardim Vakfi abbiano avuto almeno in passato legami con al-Qaida[31].
Azioni
Sebbene Stati Uniti e Israele siano gli obiettivi più spesso colpiti dal terrorismo islamista, molti attentati sono avvenuti in altri Paesi e contro altri obiettivi: a metà degli anni novanta nel mirino dei terroristi c'era la Francia, come strascico della guerra civile algerina; la Russia ha subito molti attentati terroristici per il suo coinvolgimento nella seconda guerra cecena e nel 1997 il governo cinese fu il principale artefice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai voluta anche per combattere i movimenti islamici in Asia centrale[32]. Tra il 2005 e 2007 l'Iraq fu il luogo dove si concentrò maggiormente l'attività terroristica: solo nel 2005 oltre 8 000 iracheni morirono a causa di attentati[33].
Non tutti gli attentati elaborati da organizzazioni terroristiche islamiste ebbero successo; tra i fallimenti figura il progetto Bojinka (una esplosione simultanea in volo di undici aerei di linea), attacco con missili terra-aria a un aereo di linea israeliano con 260 persone a bordo al decollo da Nairobi il 28 novembre 2002[34]; contemporaneamente a quest'ultimo, tuttavia, un attentato con una jeep imbottita di esplosivo contro un albergo frequentato da turisti israeliani, con tredici morti e decine di feriti[34]. Solo parzialmente riuscito era stato, quasi dieci anni prima, l'attentato al World Trade Center del 1993, in quanto l'obiettivo era l'implosione delle Torri gemelle tramite cariche di esplosivo collocate in un parcheggio sotterraneo; ciononostante vi furono sei morti. L'ideatore e realizzatore del piano, Ramzi Yusuf, non cercò la morte nell'esplosione, a dimostrazione che non tutte le espressioni di terrorismo islamista cercano il martirio dell'esecutore, fatto salvo l'obiettivo comune di colpire l'Occidente.
Secondo i dati elaborati dal centro nazionale per l'antiterrorismo statunitense, l'estremismo islamico tra il 2004 e i primi mesi del 2005 si rese responsabile di circa il 57% delle vittime e del 61% dei ferimenti per terrorismo, considerando solo i casi in cui la matrice è chiara[33][35]. Gli atti terroristici dell'estremismo islamico includono dirottamenti di aerei, decapitazioni, rapimenti, assassinii, autobombe, attentati suicidi e, occasionalmente, stupri[36][37].
L'attività dei terroristi islamisti è spesso indicata come jihad ("sforzo, "impegno", qui inteso però in senso bellico), ma questa espressione non intende necessariamente una azione violenta. Le minacce, incluse quelle di morte, sono spesso emesse come fatwa, (sentenze legali islamiche su fattispecie giuridiche del tutto astratte). Obiettivi e vittime includono sia musulmani che non musulmani. I musulmani sono normalmente minacciati con il takfir(condanna di "miscredenza" grave, emessa contro un musulmano o un gruppo che si definisca islamico, tale da rendere teoricamente lecito "versarne il sangue"). Questa è una condanna a morte implicita perché, secondo glihadith del Profeta, nell'Islam la punizione degli apostati è la morte.
Secondo il Rapporto sul terrorismo internazionale di matrice jihadista della Fondazione ICSA presentato alla Camera dei Deputati italiana il 28 novembre 2013[38], negli ultimi 5 anni vi sono state in Europa 14.317 vittime di attentati terroristici di matrice islamica, con 15 morti, ed in Italia si riscontra un aumento della cyber-jihad, cioè l'attività terroristica programmata od effettuata via web[39].
Organizzazioni
La galassia terrorista si articola in molte organizzazioni, in alcuni casi direttamente sponsorizzate da servizi segreti nazionali, come il caso della deviata Inter-Services Intelligence pakistana che ha sostenuto i Talebani inAfghanistan[40] e sostiene tuttora Lashkar-e Taiba nella sua campagna di destabilizzazione del Kashmir indiano e negli attacchi all'India[41][42]. In alcuni casi sono direttamente gli stati a supportare militarmente, spiritualmente e finanziariamente le organizzazioni, come nel caso dell'Iran verso Hezbollah; stime ritengono che il sostegno duri da 25 anni e che vi siano stati trasferimenti di valuta e materiale dell'ordine dei 100 milioni di dollari annui, anche se la provenienza è di una fonte non terza come il Mossad, il tutto finalizzato anche ad espandere la propria influenza regionale[43].
Le organizzazioni evolvono col tempo, o spariscono a beneficio di nuovi gruppi sotto la pressione degli stati e delle forze di polizia; un esempio è il Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento che ha raccolto l'eredità e il ruolo del Gruppo Islamico Armato (GIA) in Algeria e nella zona del Sahel[44], espandendosi nel Mali dove sotto il nome di Al-Qa'ida nel Maghreb islamico (AQMI) ha fomentato la guerra civile e la secessione del nord del paese, dimostrando di poter perseguire obiettivi politico-militari di ampio respiro rispetto all'esecuzione di attentati e alla propaganda[45]; il cambio di nome evidenzia inoltre la volontà di sottolineare l'affiliazione ad Al-Qāʿida o quanto meno una contiguità di metodi ed obiettivi. I soldi che finanziano l'operatività di queste organizzazioni provengono da varie fonti come donazioni di privati, ma anche e soprattutto vendita di armi o di droga come nel caso dell'AQMI[45]. Un'altra fonte, anche se indiretta, è la pirateria navale, come nel caso della pirateria somala dalla quale l'organizzazione Al Shabab ha preteso percentuali dell'ordine del 20% dei riscatti ai pirati, e non ricevendoli ha proceduto ad "arrestare" alcuni tra loro[46].
Al-Gama'at al-Islamiyya è una organizzazione egiziana che si è resa responsabile del Massacro di Luxor e di una intensa campagna terroristica, anche se nel 2003 aveva dichiarato di abbandonare la lotta armata[47]. In realtà vi sono stati massicci rilasci di suoi membri dopo i 25 anni dalla morte di Sadat, che avrebbe dovuto essere un segno di confidenza del governo egiziano dell'epoca sulla riduzione della minaccia[48]. L'organizzazione ha come leader religioso ʿUmar ʿAbd al-Raḥmān ed affonda le sue origini nei Fratelli Musulmani, una cui frangia denominata Al-Jihād o Tanẓīm al-Jihād (Organizzazione del Jihād) fu costituita nel 1980 ed è elencata dalle Nazioni Unitetra le entità appartenenti o associate ad al-Qāʿida.[49]; l'organizzazione è responsabile dell'assassinio di Anwar el-Sadat nel 1981[50]. Tuttavia un leader della Jamāʿa, Mohammad Hasan Khalil al-Hakim (Muhammad al-Ḥukayma), disse anche che non tutti i membri della Jamāʿa erano ancora propensi all'uso della violenza e che alcuni rappresentanti della Jamāʿa avevano negato di essersi uniti ad al-Qāʿida[51]. Lo Shaykh ʿAbd al-Akhir Ḥammād, ex leader della Jamāʿa dichiarò ad al-Jazeera: "Se [alcun]i fratelli ... hanno raggiunto [al-Qāʿida], ciò è la loro personale scelta e io non credo che la maggioranza dei membri di al-Jamāʿa al-Islāmiyya condividano la medesima opinione"[52]. In realtà al-Qāʿida non è una organizzazione rigida, e spesso ha concesso l'uso del proprio nome, in una specie di franchising del terrore a gruppi che rappresentavano interessi locali particolari, pur nell'ambito del fattore comune dato dalla fede islamica e dalla lotta contro gli infedeli.
Altra organizzazione molto importante ed attiva nel sud-est asiatico è il già citato gruppo Abu Sayyaf (letteralmente padre di Sayyaf). Il nome deriva dal fatto che il suo fondatore diede il nome di Sayyaf a suo figlio; questo nome però è ispirato al predicatore wahhabita afghano Sayyaf, che nel 1981 fondò una fazione, Ittehad e-Islam, che venne scelta come interlocutore dal servizio segreto pakistano ISI e godeva di finanziamenti e supporti religiosi sauditi[53]. Sayyaf in origine si chiamava Ghulam Rasud (servo o schiavo del Profeta) in Abd al-Rab al-Rasud (servo di Dio e del Profeta), poiché la venerazione di un essere umano, sia pure il Profeta, implicata dal primo nome era inaccettabile dai fedeli di stretta osservanza wahhabita; con i fondi arabi venne creata intorno al 1984 una città, nota come Sayyaffabad (letteralmente città di Sayyaf) che ospitava un campo profughi ma anche magazzini di armi e materiale bellico, strutture di addestramento, moschee e madrasse, nei pressi della città di Pabbi, ad est di Peshawar[54].
Un'altra organizzazione relativamente recente è Boko Haram, attiva in Nigeria dove sta tentando di scatenare una guerra civile di matrice religiosa tra la componente cristiana e quella musulmana di questa repubblica federale.
Al-Qāʿida
Per approfondire, vedi al-Qāʿida. |
Al-Qāʿida è una rete mondiale panislamica di terroristi sunniti neo-neo-hanbaliti, capeggiata da Osama bin Laden, diventata famosa in particolare per gli attentati dell'11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti. Attualmente sembra sia presente in più di 60 Paesi. Il suo obiettivo dichiarato è l'utilizzo del jihad per difendere l'Islam dal Sionismo, dal Cristianesimo, dall'Occidente secolarizzato e dai governi musulmani filo-occidentali o "moderati", quali quello dell'Arabia Saudita che è visto come insufficientemente islamico e troppo legato agli USA[55][56][57][58].
Formata nel periodo successivo l'invasione sovietica dell'Afghanistan, nei tardi anni ottanta da Bin Laden e Muhammad Atef, al-Qāʿida rivendica il legittimo uso delle armi e della violenza contro l'Occidente e il potere militare degli Stati Uniti d'America e di ogni Stato che sia alleato con essi[59]. Dalla sua formazione, al-Qāʿida ha compiuto numerosi attacchi terroristici in Africa, Vicino Oriente, Europa, e Asia. Sebbene un tempo fosse sostenuta daiTalebani, gli Stati Uniti d'America e il governo britannico non considerano i Talebani un'organizzazione terroristica[60].
Fatah al-Islam
Per approfondire, vedi Fath al-Islam. |
Fath al-Islam è un gruppo islamista operante fuori dal campo-profughi di Nahr al-Bared, nel settentrione del Libano. Fu costituito nel novembre 2006 da militanti che ruppero col gruppo filo-siriano di Fath-Intifada, a sua volta un gruppo scissionista di al-Fatḥ, e guidato da un militante clandestino palestinese chiamato Shaker al-Absi[61]. Gli appartenenti del gruppo sono stati genericamente descritti dai media come militanti jihadisti[62], e il gruppo stesso è stato descritto come un movimento terrorista ispiratosi ad al-Qa'ida[61][62][63]. Il suo fine ufficiale è quello di portare tutti i campi-profughi palestinesi sotto l'imperio della Shari'a[64] e i suoi obiettivi prioritari sono la lotta controIsraele e gli Stati Uniti d'America[61]. Le autorità libanesi hanno accusato l'organizzazione di essere coinvolta nell'attentato dinamitardo del 13 febbraio 2007 contro due minibus, nel quale hanno trovato la morte tre persone, mentre 20 altre sono rimaste ferite, nella libanese Ain Alaq[63], con quattro attentatori identificati e rei confessi dell'attentato[64].
Hamas
Hamas, ("scossa" o "zelo" in arabo, ma acronimo di Harakat al-Muqawama al-Islamiyya, "Movimento di Resistenza Islamica"), cominciò a propugnare attacchi contro obiettivi militari e civili israeliani[65] all'inizio della Prima Intifadanel 1987. Come organizzazione che si ispira esplicitamente alla Fratellanza Musulmana per la Palestina, la sua leadership è assicurata da «…intellettuali della pia classe media […] da rispettabili chierici devoti alla religione islamica, da dottori, chimici, ingegneri e insegnanti»[66].
Lo Statuto di Hamas del 1988 esorta alla distruzione di Israele[67] sebbene i suoi portavoce non ricordino sempre in modo così esplicito questo fine strategico. La sua «ala militare» rivendica sempre la responsabilità degli attentati perpetrati contro lo Stato d'Israele. Hamas è stata anche accusata di sabotaggio del processo di pace israelo-palestinese, avviato con gli ormai falliti Accordi di Oslo, grazie al lancio di operazioni armate contro i civili israeliani anche nel corso delle elezioni, al fine di esasperare l'animo dei cittadini dello Stato ebraico e indurli a eleggere candidati collocati su posizioni sempre più estremistiche, al fine di rendere impraticabile un avvicinamento delle posizioni fra i contendenti. Ad esempio, «…una serie di attacchi suicidi spettacolari condotti da palestinesi e che portarono alla morte di 63 israeliani, condussero direttamente alla vittoria elettorale di Benjamin Netanyahu e del partito Likud il 29 maggio 1996»[68].
Hamas giustifica tali attacchi come necessari nel combattere l'occupazione militare israeliana dei territori palestinesi occupati e come risposta agli attacchi condotti da Israele contro obiettivi palestinesi. Il movimento serve anche da collettore di fondi, usati tra l'altro per fini di assistenza caritatevole dei rifugiati palestinesi[69].
Hamas è stata definita come "gruppo terroristico" dall'Unione Europea, dal Canada, dagli Stati Uniti d'America, da Israele, dalla Commissione ONU per i diritti umani e da Human Rights Watch. Gli oppositori di tale definizione oppongono la supposta non legittimità dello Stato di Israele in ragione delle modalità che portarono all'autoproclamazione d'indipendenza nel 1948.
Hezbollah
Per approfondire, vedi Hezbollah. |
Hezbollah è un partito politico sciita libanese, dotato di sue proprie milizie armate e di un articolato programma mirante allo sviluppo sociale delle aree libanesi (di quelle meridionali in particolare) e di strutture in grado di portarlo a effettiva realizzazione.
Jaljalat
Per approfondire, vedi Jaljalat. |
Letture di approfondimento
- (EN) Andrew G. Bostom (a cura di), The Legacy of Jihad : Islamic Holy War and the Fate of Non-Muslims, Amherst, Prometheus Books, 2008, ISBN 1-59102-602-4.
- (EN) John L. Esposito, The Islamic Threat: Myth or Reality?, Oxford, Oxford University Press, 1995, ISBN 0-19-510298-3.
- (EN) Scott Gerwehr, Sara A. Daly, Al-Qaida: Terrorist Selection and Recruitment (abstract) in McGraw-Hill Homeland Security Handbook, vol. 5, New York, McGraw-Hill, 2006, pp. 73-79, ISBN 0-07-144665-6. URL consultato il 13 novembre 2013.
- Fred Halliday, Islam and the Myth of Confrontation : Religion and Politics of the Middle East, Londra, I.B. Tauris, 2003, ISBN 1-86064-868-1.
- (EN) Victor Davis Hanson, An Autumn of War: What America Learned from September 11 and the War on Terrorism, New York, Anchor Books, 2002, ISBN 1-4000-3113-3.
- (EN) Walid Phares, Future Jihad: Terrorist Strategies against the West Paperback, Basingstoke; New York, Palgrave Macmillan, 2006, ISBN 1-4039-7511-6.
- (EN) Robert Spencer, Onward Muslim Soldiers: How Jihad Still Threatens America and the West, Washington, Regnery, 2003, ISBN 0-89526-100-6.
- (EN) Paul L. Williams, The Al Qaeda Connection: International Terrorism, Organized Crime, And the Coming Apocalypse, Amherst, Prometheus Books, 2005, ISBN 1-59102-349-1.
- Stefano Dambruoso , Vincenzo R. Spagnolo, Un istante prima, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2011, ISBN 978-88-04-61292-6.
Note
- ^ A tal proposito si fa presente come già nel 700 e.v. si fosse manifestato il concetto, d'impronta messianica, del ritorno come Mahdi di un figlio del quarto califfo ʿAlī b. Abī Ṭālib, Muḥammad b. al-Ḥanafiyya, di cui i seguaci della Kuraybiyya negarono la morte, affermandone l'occultamento agli occhi del mondo nel suo rifugio sul monte Raḍwā, presso La Mecca, e la suaparusia alla fine dei tempi, quando Ibn al-Ḥanafiyya sarebbe tornato per restaurare il perfetto ordine alteratosi già immediatamente dopo la morte del profeta Maometto, cugino di suo padre. Si vedano in proposito Henri Laoust, Les schismes dans l'islam, Parigi, Payot, 1977, p. 30 (trad. ital. Gli scismi nell'Islam, Genova, ECIG, 1990, pp. 50-51) e il lemma «Kuraybiyya» (Wilferd Madelung), su: The Encyclopaedia of Islam.
- ^ Burke, 2004, p. 47.
- ^ Burke, 2004, p. 42-43
- ^ Burke, 2004, pag. 43. Menziona Niall Ferguson, «Clashing Civilizations or Mad Mullahs: The United States Between Informal and Formal Empire» inThe Age Of Terror: America and the World After September 11, New York, Basic Books, 2001, pag. 120
- ^ Plurale di ʿālim, "sapiente", "dotto".
- ^ Formalmente non esiste clero nell'Islam ma, sulla scorta dell'analisi a suo tempo proposta dal marocchino Abdallah Laroui, si usa ormai accettare la definizione di «clericale» per un sistema in cui una decisiva voce è quella espressa dai «dotti religiosi». Cfr. Abdallah Laroui, L'idéologie arabe contemporaine, Parigi, La Découverte, 1967 (trad. ital. L'ideologia araba contemporanea, Milano, A. Mondadori, 1969.
- ^ Burke, 2004, p. 46
- ^ Giorgio Levi Della Vida, Assassini in Enciclopedia italiana, Treccani, 1929. URL consultato il 12 novembre 2013.
- ^ «quei politeisti», in Cor., IX:4.
- ^ Corano, pag. 132
- ^ Corano, pag. 135
- ^ Nome di un idolo di età preislamica. Sta qui a significare "l'idolatriadiffusa tra le popolazioni arabe contemporanee del profeta Maometto.
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Voci correlate
Stato Islamico
- Lo Stato Islamico[6] (abbreviato IS, in arabo: الدولة الإسلامية, al-Dawla al-Islāmiyya, abbreviato in arabo: داعش, Dāʿish), conosciuto anche come Stato Islamico dell'Iraq e dellaGrande Siria (ossia Stato Islamico dell'Iraq e al-Sham, ISIS,[7]) ma anche Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL[8]), è un gruppo jihadista attivo in Siria e in Iraq il cui attuale leader, Abu Bakr al-Baghdadi, ha unilateralmente[9] proclamato la rinascita del califfato nei territori caduti sotto il suo controllo.L'ONU[10] ed alcuni singoli Stati hanno esplicitamente fatto riferimento allo Stato Islamico come a un'organizzazione terroristica, così come i mezzi d'informazione in tutto il mondo.[11][12][13][14][15]
Indice
[nascondi]- 1 Storia
- 2 Denominazione
- 3 Ideologia politica
- 4 Amministrazione e membri
- 5 Obiettivi
- 6 Propaganda e social media
- 7 Finanze
- 8 Equipaggiamento
- 9 Violazioni dei diritti umani
- 10 Relazioni internazionali
- 11 Teorie del complotto
- 12 Note
- 13 Voci correlate
- 14 Altri progetti
- 15 Collegamenti esterni
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Come Jamā'at al-Tawḥīd wa l-jihād, al-Qāʿida in Iraq e Mujāhidīn del Consiglio della Shura (1999-2006)[modifica | modifica wikitesto]
In seguito alla seconda guerra del Golfo, il jihadista salafita giordano Abu Mus'ab al-Zarqawi e il suo gruppo di militanti della Jamā'at al-tawḥīd wa l-jihād, fondata nel 1999, raggiunse la notorietà nelle prime fasi della guerriglia irachena, non solo attaccando le forze della Coalizione ma anche con attacchi suicidi nei confronti di obiettivi civili e decapitando ostaggi.[16][17] Il gruppo di al-Zarqawi, crescendo in forze, attrasse nuovi combattenti e nell'ottobre del 2004 si alleò ufficialmente con la rete di al-Qāʿida di Osama bin Laden, cambiando il proprio nome in Tanẓīm qāʿidat al-jihād fī Bilād al-rafidayn (in arabo: تنظيم قاعدة الجهاد في بلاد الرافدين, "Organizzazione della base del jihād nel Paese dei due fiumi" (ossia la Mesopotamia), anche conosciuta come al-Qāʿida in Iraq (AQI).[18][19][20]Gli attacchi contro i civili, il governo iracheno e le forze di sicurezza aumentarono nei successivi due anni.[21] In una lettera ad al-Zarqawi del luglio 2005 Ayman al-Zawahiri delineò un piano in quattro fasi per espandere la guerra in Iraq: espellere le forze statunitensi dall'Iraq, stabilire un'autorità islamica (un califfato), espandere il conflitto ai vicini laici dell'Iraq ed ingaggiare conflitto arabo-israeliano.[22] Nel gennaio del 2006 AQI unì vari gruppi ribelli iracheni più piccoli in un'organizzazione chiamata "Mujāhidīn del Consiglio della Shura".[23][24]Questo fu soprattutto un atto propagandistico e un tentativo di dare al gruppo un sapore più iracheno e forse di allontanare al-Qāʿida da al-Zarqāwī, colpevole di aver commesso alcuni errori tattici come l'attentato terroristico di Amman nel 2005, nel quale vennero colpiti tre hotel (la rottura definitiva avverrà poi nel 2013).[25] Il 7 giugno del 2006 al-Zarqawi venne ucciso in un bombardamento statunitense e, come leader dell'AQI, gli succedette il militante egiziano Abu Ayyub al-Masri.[26][27]Il 12 ottobre 2006 il gruppo "Mujāhidīn del Consiglio della Shura" si unì ad altre quattro fazioni ribelli, che rappresentavano varie tribù arabe irachene, stringendo la loro alleanza con un giuramento che richiamava, storicamente e simbolicamente, il Ḥilf al-muṭayyabīn (“Patto dei profumati”) stilato all'epoca di Maometto,[28][29] stretto ad Hijaz nel VII secolo. Durante la cerimonia, i partecipanti giurarono di liberare l'Iraq sunnita dalla Shi'a e dall'oppressione straniera, di promuovere il nome di Allah e di riportare l'islam alla sua gloria passata. Durante questa cerimonia i partecipanti dichiararono:« Noi crediamo ciecamente in Allah […] noi ci batteremo per liberare i prigionieri dalle manette per porre fine all'oppressione alla quale i sunniti sono stati sottoposti dai malvagi sciiti e dalle crociate occupanti, di assistere gli oppressi e ripristinare i loro diritti anche a costo della nostre stesse vite […] per far diventare la parola di Allah suprema nel mondo e ripristinare la gloria dell'islam.[28] » Come Stato Islamico dell'Iraq (ISI) (2006–2013)[modifica | modifica wikitesto]
Il 13 ottobre del 2006 venne annunciata la fondazione del Dawlat al-ʿIrāq al-Islāmiyya (Stato islamico dell'Iraq, ISI),[30][31] comprendente i sei governatorati più sunniti dell'Iraq, e Abu Omar al-Baghdadi si autoproclamò emiro,[31][21] ma di fatto era solamente un prestanome, dato che il potere era detenuto dall'egiziano Abū Ayyūb al-Maṣrī,[32] a cui venne dato il titolo di ministro della guerra all'interno del governo dell'ISI, che era composto da dieci elementi.[33] La dichiarazione incontrò la critica ostile degli jihadisti rivali dell'ISI in Iraq e dei principali ideologi jihadisti fuori dal paese.[34]Secondo uno studio dei servizi segreti statunitensi all'inizio del 2007 l'ISI aveva pianificato di sottrarre potere nell'area centrale ed occidentale del paese e trasformarle in un califfato.[35] Negli ultimi mesi del 2007 attacchi gli violenti e indiscriminati dell'ISI contro civili iracheni avevano gravemente danneggiato l'immagine del gruppo e causato una perdita di sostegno da parte della popolazione, causandone un maggior isolamento. Molti ex guerriglieri sunniti che precedentemente avevano lavorato con l'ISI iniziarono a lavorare con le forze americane.Le truppe statunitensi fornirono nuovo personale per le operazioni contro l'ISI, e ciò permise di catturare o uccidere molti membri di alto livello del gruppo.[36] al-Qāʿida sembrava aver perso il suo punto d'appoggio in Iraq ed appariva seriamente menomata.[37] Durante il 2008 una serie di offensive statunitensi ed irachene riuscì a scacciare i ribelli pro-ISI dai loro sicuri rifugi (come i governatorati di Diyala e al-Anbar e l'assediata capitale Baghdad) verso l'area della città di Mossul, nel nord del paese, l'ultimo dei grossi campi di battaglia della guerra irachena.[38] Nel 2008 l'ISI si descrive come in uno stato di “straordinaria crisi”[39] ascrivibile a vari fattori,[40] in particolare ai Figli dell'Iraq, una coalizione tribale irachena inizialmente sostenuta dagli Stati Uniti.Sul finire del 2009 il comandante delle forze statunitensi in Iraq, il generale Ray Odierno, ha dichiarato che l'ISI “si è trasformato significativamente negli ultimi due anni. Quello che una volta era dominato da individui stranieri è ora diventato sempre più dominato da cittadini iracheni”.[41] Il 18 aprile 2010 i due principali leader di ISI, Abū Ayyūb al-Maṣrī e Abū ʿOmar al-Baghdādī, vennero uccisi in un raid iracheno e statunitense vicino a Tikrit.[42] In una conferenza stampa del giugno del 2010 il generale Odierno ha riportato che l'80% dei 42 principali leader dell'ISI, inclusi reclutatori e finanziatori, sono stati uccisi o catturati, solo otto erano ancora a piede libero. Ha poi detto che erano stati tagliati fuori dalla leadership pachistana di al-Qāʿida, e che l'intelligence ha potuto portare a termine con successo la missioni che ha portato all'uccisione di al-Maṣrī e al-Baghdādī in aprile; in più, vari attacchi e vittime nei primi cinque mesi di conflitti in Iraq sono stati i più bassi dal 2003.[43] [44] [45]Nel 2009 il futuro leader dell'ISIS, Abu Bakr al-Baghdadi venne rilasciato dal campo di detenzione americano di Camp Bucca in seguito al parere di una commissione che ne raccomandava il "rilascio incondizionato"[46] Secondo la testimonianza di alcuni ex-internati, il campo era un vero e proprio centro di addestramento per terroristi, con classi dedicate all'apprendimento delle tecniche per costruire autobombe o perpetrare attacchi suicidi [47] Il 16 maggio del 2012 Abū Bakr al-Baghdādī fu nominato nuovo leader dello Stato Islamico dell'Iraq.[48][49] Al-Baghdadi ricostituì la leadership del gruppo, decimata dagli attacchi, affidando incarichi a ex militari ed ufficiali dei servizi segreti del partito Ba'th che avevano servito sotto il regime di Saddam Hussein. Questi uomini, la maggior parte dei quali era stata prigioniera delle forze americane, arrivarono a costituire un terzo dei venticinque più alti comandanti di al-Baghdādī. Uno di loro era l'ex colonnello Samīr al-Khalifāwī, anche conosciuto come Haji Bakr, che ebbe l'incarico di supervisionare le operazioni del gruppo.[50] [51]Nel luglio del 2012 Abū Bakr al-Baghdādī pubblicò online una dichiarazione audio nella quale annunciava che il gruppo stava ritornando verso le roccaforti dalle quali gli statunitensi e i Figli dell'Iraq li avevano scacciati prima del ritiro delle truppe americane.[52] Ha dichiarato inoltre l'inizio di una nuova offensiva in Iraq chiamata “Abbattere i muri” con l'obiettivo di liberare i membri del gruppo rinchiusi nelle prigioni irachene.[53] [54] La campagna “Abbattere i muri” culminò nel luglio del 2013 con il gruppo che effettuava raid simultanei a Taji e nella prigione di Abū Ghurayb, liberando più di 500 prigionieri, molti dei quali veterani della guerriglia irachena.[54][55]Come Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL/ISIS) (2013–2014)[modifica | modifica wikitesto]
Fondazione e disputa con il Fronte al-Nusra[modifica | modifica wikitesto]
Nel marzo del 2011 iniziarono delle proteste contro il governo siriano di Baššār al-Asad. Nei mesi seguenti la violenza tra i dimostranti e le forze di sicurezza portò alla graduale militarizzazione del conflitto.[56] Nell'agosto del 2011 Abu Bakr al-Baghdadi iniziò ad inviare in Siria membri iracheni e siriani dell'ISI con esperienza nella guerriglia per formare un'organizzazione all'interno del Paese. Guidato da un siriano chiamato Abū Muḥammad al-Jawlānī, il gruppo iniziò a reclutare combattenti e a costituire celle terroristiche in tutto il paese.[57][58] Il 23 gennaio 2012 il gruppo annunciò la sua formazione come Jabhat al-Nuṣra li-Ahl al-Shām, più conosciuto come Fronte al-Nusra. Al-Nuṣra crebbe rapidamente diventando una forza combattente sostenuta dall'opposizione siriana.[57]Nell'aprile del 2013 al-Baghdadi pubblicò una dichiarazione audio nella quale annunciò che era stato fondato il Fronte al-Nuṣra, finanziato e sostenuto dallo Stato Islamico dell'Iraq[59] e che i due gruppo si stavano fondendo insieme col nome "Stato Islamico dell'Iraq e Al-Sham".[60] Al-Jawani pubblicò una dichiarazione in cui negò la fusione dei due gruppi lamentandosi che né lui né nessun altro all'interno del comando di al-Nuṣra era stato consultato in proposito.[61] Nel giugno del 2013 Al Jazeera disse di aver ottenuto una lettera del leader di al-Qāʿida Ayman al-Zawahiri, indirizzata ad entrambi i leader, nella quale questi si espresse contro la fusione, e incaricò un emissario di supervisionare le relazioni tra i due gruppi per porre fine alle tensioni.[62] Lo stesso mese al-Baghdadi pubblicò un altro messaggio audio rifiutando la decisione di al-Zawahiri e dichiarando che la fusione stava proseguendo.[63] Ad ottobre al-Zawahiri ordinò lo scioglimento di ISIS, dando al Fronte al-Nuṣra il compito di portare avanti il jihād in Siria,[64] ma al-Baghdadi contestò la decisione sulla base della giurisprudenza islamica[63] e il gruppo continuò ad operare in Siria. Nel febbraio del 2014, dopo otto mesi di lotta per il potere, al-Qāʿida rinnegò qualsiasi relazione con ISIS.[65] L'azione di disconoscimento viene ribadita nuovamente a febbraio 2014 con un comunicato di al-Qāʿida diffuso via web.[66] Al-Qāʿida ha giudicato troppo estremi i propositi del movimento.[67]Secondo la giornalista Sarah Birke ci sono “significative differenze” tra il Fronte al-Nuṣra e ISIS. Mentre al-Nuṣra agisce attivamente per rovesciare il governo di Assad, l'ISIS “tende a essere più focalizzata ad istituire un proprio governo nei territori conquistati”. L'ISIS è “molto più spietata” nel creare uno stato islamico “portando avanti attacchi settari ed imponendo immediatamente la shari'a”. Al-Nuṣra ha “un numeroso contingente di combattenti stranieri” ed è visto da molti siriani come gruppo sviluppatosi localmente; di contro i combattenti dell'ISIS sono stati descritti come “invasori stranieri” da molto rifugiati siriani.[68]ISIS Ha una grossa presenza nella Siria centrale e settentrionale, dove ha imposto la sharia in alcune città.[68] Il gruppo probabilmente controlla le città di confine di Atmeh, al-Bab, Azaz e Jarablus, e di conseguenza ciò che entra ed esce tra Siria e Turchia.[68] I combattenti stranieri in Siria comprendono alcuni jihadisti russofoni che erano parte del Jaysh al-Muhājirīn wa l-Anṣār (JMA).[69] Nel novembre del 2013 Abu Omar al-Shishani, il leaderceceno del JMA, giurò fedeltà ad al-Baghdadi[70] e il gruppo si divise poi tra chi seguì al-Shishani unendosi all'ISIS e quelli che continuarono ad operare indipendentemente nella JMA guidati da un nuovo leader.[71]Nel maggio del 2014 Ayman al-Zawahiri ordinò al Fronte al-Nuṣra di sospendere gli attacchi all'ISIS.[72] Nel giugno del 2014, dopo continui combattimenti tra i due gruppi, il distaccamento di al-Nuṣra nella città siriana di al–Bukamal promise alleanza ad ISIS.[73][74]Conflitti con altri gruppi[modifica | modifica wikitesto]
Nel gennaio del 2014, in Siria, i ribelli affiliati al Fronte Islamico e l'Esercito Siriano Libero lanciarono un'offensiva contro i combattenti di ISIS ad Aleppo e dintorni.[75][76]Presunte relazioni con il governo siriano[modifica | modifica wikitesto]
Nel gennaio del 2014 il Daily Telegraph ha scritto che fonti dell'intelligence occidentale, confermate da alcuni disertori di al-Qāʿida,[77] sospettano che il governo siriano abbia fatto un accordo con ISIS e il Fronte al-Nuṣra riguardante il petrolio, dicendo che i combattenti stavano finanziando la loro campagna vendendo petrolio greggio al regime dai campi petroliferi che avevano acquisito.[78]Un diplomatico occidentale anonimamente ha confermato che c'erano contatti regolari tra il regime e forze legate ad al–Qāʿida, dicendosi però incerto sul grado di reciproca fiducia. Inoltre ha dichiarato: “Non ho dubbi che ci siano connessioni […] Ma l'assistenza diretta fornita da ISIS al regime con le vendite di petrolio, e l'implicita accettazione della presenza di ISIS in alcune aree da parte del regime, potrebbero indicare un'alleanza tattica che permette a entrambe le entità di perseguire i loro scopi a breve termine”.[79]Alcuni analisti hanno notato che le basi dell'ISIS non sono state attaccate dall'artiglieria siriana, né dall'aviazione. Un portavoce del Foreign Office del Regno Unito ha anche evidenziato che la mancanza di bombardamenti delle basi di ISIS rende credibile il sospetto di collusione.[80] Anche The Guardian ha pubblicato un articolo nel quale concorda con la tesi della collusione.[81]Come Stato Islamico (2014–Presente)[modifica | modifica wikitesto]
La sera del 29 giugno 2014 l'ISIS ha proclamato la restaurazione del Califfato islamico,[82] con Abū Bakr al-Baghdādī come califfo.[83] Nella prima notte di ramadan, lo Shaykh Abu Muhammad al-Adnani al-Shami, portavoce del neonato Stato Islamico, ha dichiarato che il Consiglio della Shūra del gruppo ha deciso di fondare formalmente il califfato, descrivendolo come “un sogno che vive nelle profondità di ogni credente musulmano”, e che i musulmani di tutto il mondo dovrebbero giurare la loro fedeltà al nuovo califfo.[84][85] La fondazione del califfato è stata criticata e ridicolizzata da studiosi musulmani ed altri islamisti dentro e fuori i territori occupati,[86][87][88][89][90][91] ma per allora molti ribelli erano già stati assimilati dal gruppo. Nell'agosto del 2014 un alto comandante dello Stato Islamico ha dichiarato che “nella Siria orientale non c'è più nessun Esercito siriano libero. Tutti i membri dell'Esercito siriano libero si sono uniti allo Stato Islamico.[92] Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani lo Stato islamico ha reclutato più di 6300 combattenti solo nel mese di luglio 2014, molti di loro provenienti dall'Esercito siriano libero.[93]Una settimana prima di cambiare il suo nome in Stato Islamico, l'ISIS ha preso Trabil, attraversando così per la prima volta il confine giordano-iracheno,[94][95] l'ISIS ha ricevuto un certo sostegno in Giordania, parzialmente dovuto alla repressione attuata dallo stato,[96] ma ha intrapreso una campagna di reclutamento in Arabia Saudita,[97] dove le tribù nel nord hanno rapporti con quelle dell'Iraq occidentale e della Siria orientale.[98] Raghad Hussein, la figlia del dittatore Saddam, che ora vive in asilo in Giordania, ha pubblicamente espresso il suo sostegno all'avanzata di ISIS in Iraq, riflettendo l'alleanza di convenienza dei ba'thisti con ISIS e il suo obiettivo di riconquistare il potere a Baghdad.[99]Nel giugno del 2014 la Giordania e l'Arabia Saudita hanno dislocato le loro truppe ai confini con l'Iraq dopo che l'Iraq stesso ne ha perso, o abbandonato, il controllo dei punti di attraversamento strategici che erano caduti in mano all'ISIS.[100][95] Alcune speculazioni dicono che al-Maliki ha ordinato un ritiro delle truppe dal confine con l'Arabia Saudita in modo da “aumentare la pressione sull'Arabia Saudita e portare la minaccia dell'ISIS a sfondare anche quel confine”.[98]Nel luglio del 2014 Abubakar Shekau, leader di Boko Haram, ha dichiarato il suo sostegno al nuovo califfato e al califfo Ibrahim;[101] nel settembre 2014 ha lanciato un'offensiva nell'Adamawa e nel Borno, due stati della Nigeria nord–orientale, seguendo l'esempio dello Stato Islamico.[102]Il 25 luglio 2014, viene distrutta a Mossul la Moschea di Giona che, poiché frequentata anche dai cristiani, viene considerata dallo Stato Islamico "meta di apostasia".[103] Lo Stato Islamico ha inoltre imposto ai cristiani di Mossul di abbandonare la città e di lasciare i propri beni o, in alternativa, di pagare la tassa di protezione, altrimenti sarebbero stati uccisi.[104].L'8 agosto 2014 il presidente USA Barack Obama ha autorizzato i primi bombardamenti mirati contro lo Stato Islamico nel nord dell'Iraq, uniti al lancio di aiuti umanitari alle popolazioni in fuga dalle zone da esso occupate.[105][106] Tali attacchi, che hanno lo scopo di frenare l'avanzata dello Stato Islamico verso est, potrebbero andare avanti per mesi prima di raggiungere l'obiettivo.[107]I primi attacchi sono stati effettuati con dei caccia F-18 e dei droni Predator.[108] I raid americani hanno permesso a ventimila dei quarantamila Yazidi (una minoranza finita nel mirino dello Stato Islamico, che nei giorni precedenti ne aveva uccisi almeno 500 durante l'avanzata nel nord dell'Iraq, seppellendo vive parte delle vittime, inclusi donne e bambini, e rapendo quasi trecento donne per trasformarle in schiave), di fuggire dai Monti del Sinjar, dove erano intrappolati sotto la minaccia dei jihadisti. Inoltre grazie all'appoggio aereo i Curdi hanno riconquistato Guwair e Makhmur, due cittadine in posizione strategica, e l'esercito iracheno ha lanciato due controffensive una nel distretto di al-Bakri e una nel distretto di Muqdadiyya.[109] Il 10 agosto i jihadisti hanno assediato 50.000 yazidi rifugiatisi sul monte Sinjar, uccidendone almeno 500 e seppellendoli in fosse comuni.[109]Per aiutare gli yazidi in trappola, gli Stati Uniti hanno inviato una missione militare composta da 100 uomini tra marines e forze speciali con il compito di organizzare una via di fuga per i civili minacciati.[110] Il 15 agosto 2014 il consiglio europeo ha approvato la fornitura di armi ai Curdi per aiutarli a contenere l'avanzata dello Stato Islamico.[111]Nei giorni successivi gli jihadisti si sono resi responsabili di un nuovo massacro nel villaggio yazidi di Kocho, in cui hanno ucciso oltre 80 uomini e hanno rapito più di 100 donne, dopo che gli abitanti si erano rifiutati di convertirsi all'Islam. Altri eccidi commessi dallo Stato Islamico nei confronti degli yazidi nella prima metà di agosto si sono svolti nei villaggi di Quiniyeh (70-90 morti), Hardan (60 morti), Ramadi Jabal (60-70 morti), Dhola (50 morti), Khana Sor (100 morti), Hardan (250-300 morti), al-Shimal (decine di vittime), Khocho (400 morti e 1000 donne rapite) e Jadala (14 morti); altri 200 yazidi sono stati uccisi per aver rifiutato la conversione nella prigione di Tal Afar, mentre centinaia (tra cui almeno 200 bambini) sono deceduti di stenti durante la fuga o sono stati uccisi da bombardamenti di mortaio lungo le strade.[112] Secondo le stime dell'ONU parlano, circa 5000 yazidi (soprattutto uomini) sono stati uccisi ed altri 5000-7000 (soprattutto donne e bambini) catturati e sovente venduti come schiavi.[113]Oltre agli yazidi ed ai cristiani assiri, lo Stato Islamico ha perseguitato anche la minoranza sciita dei turcomanni, 700 dei quali sono stati massacrati tra l'11 ed il 12 luglio nel villaggio di Beshir.[114] Altri dei più sanguinosi eccidi perpetrati dallo Stato Islamico hanno avuto luogo il 10 giugno a Mosul (dove 670 detenuti sciiti del carcere di Badush sono stati fucilati[115]), tra il 12 ed il 15 giugno a Camp Speicher (tra i 1095 ed i 1700 soldati iracheni sono stati fucilati dopo la caduta della base, e migliaia di altri sono scomparsi[116][117]), il 16 luglio a Shaer (200 soldati siriani fucilati dopo la presa di un giacimento di gas[118]) ed il 24 agosto a Tabqa (250 soldati siriani sono stati fucilati dopo la presa della base aerea di Tabqa).Lo Stato islamico ha operato massacri anche in Siria, dove nelle prime due settimane di agosto ha ucciso oltre 700 membri della tribù Chaitat, che si era ribellata alla sua autorità nell'est del paese.[119][120] Il 17 agosto 2014 le forze peshmerga curde annunciano di aver ripreso il controllo della diga di Mossul, un importante sito strategico, con l'aiuto dei raid aerei americani, e di aver riconquistato le cittadine di Tel Skuf, Ashrafia e Batnaya.[121]. La notizia viene smentita dallo Stato Islamico che la rigetta come "mera propaganda di guerra".[122] Anche secondo altre fonti la diga di Mossul sarebbe ancora nelle mani dello Stato Islamico.[123][124][125] Il 19 agosto 2014 l'esercito iracheno lancia un'offensiva per riconquistare la città di Tikrit.[126]Denominazione[modifica | modifica wikitesto]
Il gruppo si formò nel 2004 col nome Jamāʿat al-Tawḥīd wa l-jihad (Organizzazione del Tawhid e del Jihad, JTJ). Nell'ottobre dello stesso anno il leader del gruppo, Abu Mus'ab al-Zarqawi, giurò fedeltà a Osama bin Laden e cambiò il nome del gruppo in Tanẓīm Qāʿidat al-jihād fī Bilād al-Rāfidayn, ossia “Organizzazione della Base del jihād nel Paese dei due Fiumi” (con riferimento alla Mesopotamia), meglio conosciuto come al-Qāʿida in Iraq (AQI),[127][30] un nome che non è mai stato usato dal gruppo, ma con cui sono state spesso descritte le sue varie incarnazioni.[128]L'organizzazione, con un intento soprattutto propagandistico, cambiò nuovamente il proprio nome nel gennaio del 2006, questa volta in "Mujāhidīn del Consiglio della Shura". Il 12 ottobre 2006 il gruppo "Mujāhidīn del Consiglio della Shura" si unì ad altre quattro fazioni ribelli e il giorno seguente venne annunciata la fondazione del Dawlat al-ʿIrāq al-Islāmiyya (Stato islamico dell'Iraq, ISI).[30][31]Il 9 aprile 2013, dopo essersi ampliato all'interno della Siria, il gruppo adottò il nome di Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, conosciuto anche come Stato Islamico dell'ʿIrāq e di al-Shām o Stato Islamico dell'Iraq e della Grande Siria.[129][130], ma anche con le forme abbreviate al-Dawla (Lo Stato) e o al-Dawla al-Islāmiyya (Lo Stato Islamico).[131] Il nome viene abbreviato in ISIS o ISIL.I detrattori di ISIS, particolarmente in Siria, si riferiscono al gruppo usando l'acronimo arabo Dāʿish - più volgarmente Daesh - (in arabo: داعش), che può significare al-Dawla al-Islāmiyya fī ʿIrāq wa l-Shām ("Stato Islamico dell'Iraq e del Levante", o "della Grande Siria"), ma che può essere anche letto con significati spregiativi,[132][133] motivo per cui il gruppo considera il termine denigratorio e punisce con la fustigazione coloro che lo usano.[134][135]Il 14 maggio 2014 il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha annunciato la sua decisione di usare Islamic State of Iraq and the Levant (ISIL) come nome principale del gruppo.[133]La questione dell'acronimo corretto da utilizzare per riferirsi al gruppo è stata discussa da molti commentatori.[136][131] Ishaan Taroor del Washington Post ha concluso:« Nel crescente campo di battaglia delle controversie di editing, la distinzione tra ISIS o ISIL non è così grande.[131] » Il 29 giugno 2014 venne annunciata la fondazione di un califfato, guidato dal califfo Abū Bakr al-Baghdādī, chiamato Stato Islamico.[83][137]Alcuni analisti hanno osservato che eliminare il riferimento geografico dal nome ha ampliato il raggio d'azione del gruppo e Laith Alkhouri, un analista del terrorismo, pensa che dopo aver conquistato molte aree della Siria e dell'Iraq, ISIS abbia visto la concreta opportunità di prendere controllo del movimento jihadista globale.[138]Alla fine dell'agosto del 2014 una delle principali autorità islamiche egiziane, la Dār al-Iftāʾ al-Miṣriyya, ha consigliato ai musulmani di smettere di chiamare il gruppo Stato Islamico ma di riferirsi ad esso come Separatisti di al-Qāʿida in Iraq e Siria o QSIS, dato il carattere non-islamico dell'organizzazione.[139][140]Il gruppo ha avuto quindi molti nomi dalla sua fondazione, alcuni scelti dal gruppo stesso, altri gli sono stati affibbiati:- al-Dawla – Lo Stato
- al-Dawla al-Islāmiyya – Lo Stato Islamico
- AQI – al-Qāʿida in Iraq o Tanẓīm Qāʿidat al-jihād fī Bilād al-rāfidayn
- Dāʿish – viene traslitterato in varie forme: DAISH/Daish, DAASH/Daash, DAESH/Daesh, DA'ASH/Da'ash, DAAS/Daas, DA'ISH/Da'ish, DĀ'ASH/Dā'ash, DAIISH/Daiish, basato sull'acronimo: داعش
- ISI – Islamic State of Iraq o Dawlat al-ʿIrāq al-Islāmiyya (Stato Islamico dell'Iraq)
- ISIL – Islamic State of Iraq and the Levant (Stato Islamico dell'Iraq e del Levante)
- ISIS – Islamic State of Iraq and al-Sham (Stato Islamico dell'Iraq e al-Shām)
- IS – Islamic State (Stato Islamico, dal giugno del 2014)
- JTJ – Jamāʿat al-Tawḥīd wa l-jihād – Organization of Monotheism and jihad (Organizzazione del tawhid e del jihad)
- Mujahideen Shura Council – Mujāhidīn del Consiglio della Shura
- QSIS – Separatisti di al-Qāʿida in Iraq e Siria
Ideologia politica[modifica | modifica wikitesto]
Lo Stato Islamico è un'organizzazione islamica estremista che segue la linea oltranzista di al-Qāʿida e considera il jihad globale un dovere di ogni musulmano.[141] Come al-Qāʿida e molti altri gruppi jihadisti odierni, lo Stato Islamico è un prodotto dell'ideologia dei Fratelli Musulmani, la prima organizzazione islamista al mondo,[142] che tuttavia non afferma la cogenza del jihād avendo da tempo optato per una strategia legale per salire al potere. Segue un'interpretazione radicale e anti-occidentale dell'Islam, promuove la violenza religiosa e considera coloro che non concordano con la sua interpretazione del Corano infedeli e apostati; si rifà all'Islam delle origini e rifiuta le “innovazioni” più recenti considerandole responsabili della corruzione del suo spirito originario. Condanna i califfati più recenti e l'Impero ottomano per aver deviato da quello che chiama “islam puro”, per restaurare il quale ha stabilito un suo califfato.[143] Allo stesso tempo lo Stato Islamico mira a fondare uno stato fondamentalista salafita, e quindi sunnita, in Iraq, Siria e altre parti del levante.[141]Alcuni commentatori sunniti come Zayd Hamis, e anche mufti jihadisti e salafiti come Adnan al-Aroor e Abu Basir al-Tartusi, ritengono però che lo Stato Islamico ed altri gruppi terroristici ad esso correlati non siano affatto salafiti, ma eretici kharigiti, al servizio di un'agenda imperiale anti-islamica.[144][145][146][147]Altre fonti associano invece l'ideologia del gruppo non all'islamismo e allo jihadismo di al-Qāʿida, ma al wahabismo.[148] Secondo lo studioso Bernard Haykel il wahabismo è “il parente più stretto dello Stato Islamico […] Per al-Qāʿida la violenza è un mezzo per arrivare ad un fine, per ISIS è un fine in sé”.[148] Secondo il New York Times, “tutti i più influenti teorici della jihad criticano lo Stato Islamico definendolo anormale, considerando nullo l'autoproclamato califfato” e criticandolo per le decapitazioni di giornalisti ed operatori umanitari.[148]I salafiti, come gli appartenenti allo Stato Islamico, credono che solo un'autorità legittima possa intraprendere la direzione del jihād,[149] e che la purificazione della società islamica sia prioritaria rispetto ad altre attività, come quella di combattere contro Paesi non musulmani. Ad esempio, per quanto riguarda la questione palestinese, lo Stato Islamico considera Ḥamās – un gruppo sunnita che costituisce la branca dei Fratelli Musulmani in Palestina – come apostata e senza alcuna autorità per guidare il jihād. Combattere Ḥamās potrebbe quindi essere il suo primo passo verso il confronto con Israele.[150]Alle fine di settembre del 2014 più di centoventi studiosi islamici di tutto il mondo hanno firmato una lettera aperta al leader dello Stato Islamico rifiutando esplicitamente le interpretazioni che il gruppo dà del Corano e dellaHadith per giustificare le proprie azioni.[151] La lettera rimprovera lo Stato Islamico per le esecuzioni dei progionieri, descrivendole come “atroci crimini di guerra”, e per la persecuzione degli yazidi, definita “abominevole”. Accusano inoltre il gruppo di istigare la fitna istituendo la schiavitù in contraddizione all'interpretazione antischiavista che gli ulama danno al giorno d'oggi.[152]Amministrazione e membri[modifica | modifica wikitesto]
Attualmente il gruppo è guidato da Abu Bakr al-Baghdadi, autoproclamatosi califfo, con un gruppo ristretto di consiglieri. Ci sono due vice, Abu Muslim al-Turkmani per l'Iraq e Abu Ali al-Anbari per la Siria, e dodici governatori locali in entrambi i Paesi. Sotto il comando dei governatori ci sono dei consigli locali su finanza, leadership, questioni militari, questioni legali (che includono le decisioni sulle esecuzioni), assistenze ai combattenti stranieri, sicurezza, intelligence e media. In più un consiglio della shura ha il compito di assicurarsi che tutte le decisioni dei governatori e dei consigli corrispondano all'interpretazione della shari'a accettata dallo Stato Islamico.[153]Al-Raqqa è de facto la capitale siriana dello Stato Islamico e si dice che sia un mezzo per testare o provare l'autorità di ISIS,[154] che infatti nel settembre 2014 aveva già ricomposto una moderna struttura di governo. I precedenti funzionari del governo, che lavoravano per il regime di Bashar al-Assad, hanno mantenuto il loro posto di lavoro promettendo fedeltà allo Stato Islamico.Le istituzioni, restaurate e ricostruite, stanno fornendo servizi. La diga di al-Raqqa continua a fornire acqua ed energia elettrica, esperti stranieri aiutano gli ufficiali siriani a far funzionare le istituzioni civili. Solo la polizia e i soldati sono combattenti dello Stato Islamico che ricevono alloggi confiscati ai musulmani non sunniti oppure abbandonati. Vengono forniti i servizi di welfare e viene praticato il controllo dei prezzi; le tasse vengono imposte ai benestanti. Esportando petrolio dai campi petroliferi conquistati lo Stato Islamico intasca decine di milioni di dollari.[155][156] Isis ha attuato un programma di soft power nelle aree irachene e siriane sotto il suo controllo che include servizi sociali, prediche religiose e proselitismo. Si occupa anche della manutenzione delle strade e della rete elettrica.[157]Frank Gardner, un giornalista britannico esperto di sicurezza, ha concluso che le prospettive dello Stato Islamico di mantenere il controllo e di governare sono più solide nel 2014 di quanto non lo fossero nel 2006. A dispetto della sua brutalità, lo Stato Islamico si è ben radicato tra la popolazione e difficilmente verrà rimosso dalle forze di sicurezza siriane ed irachene. Ha rimpiazzato un governo corrotto con efficienti autorità controllate localmente, ha restaurato servizi ed acqua e petrolio sono forniti in maniera adeguata.[155][158]A Mossul, lo Stato Islamico ha implementato la shari'a nei programmi scolastici, bandendo l'insegnamento di storia nazionale, letteratura, arte, musica e della teoria dell'evoluzione di Darwin.[159][160][161] Molti genitori iracheni hanno boicottato le scuole in cui sono stati introdotti i nuovi programmi.[162]Lista dei membri più importanti
Membri attuali
- Abu Bakr al-Baghdadi (Califfo autoproclamato dello Stato Islamico dell'Iraq dal 29 giugno 2014)
- Abu Muslim al-Turkmani (vice comandante in Iraq)
- Abu 'Ali al-Anbari (vice comandante in Siria)
- Abu Mohammad al-'Adnani (portavoce ufficiale)
- Abu 'Omar al-Shishani (comandante sul campo in Siria)
- Abu Wahib (guerrigliero nel governatorato di al-Anbar, Iraq)
- Jihadi John (membro dello Stato Islamico con accento inglese, presente in alcuni video di decapitazioni)
- Abu Yusuf[164][165] (comandante superiore per la sicurezza)
- Abu Sulayman al-Nasir ("ministro" della guerra)
Ex leader
- Abu Musab al-Zarqawi (ucciso nel 2006)
- Abu Ayyub al-Masri (ucciso nel 2010)
- Abu Abdullah al-Rashid al-Baghdadi (ucciso nel 2010)
Ex membri
- Abu Anas al-Shami (ucciso nel 2004)
- Abu Azzam (ucciso nel 2005)
- Abu Omar al-Kurdi (catturato nel 2005)
- Abdul Hadi al-Iraqi (catturato nel 2006)
- Sheik Abd-Al-Rahman (ucciso nel 2006)
- Hamid Juma Faris Jouri al-Saeedi (catturato nel 2006)
- Abu Yaqub al-Masri (ucciso nel 2007)
- Haitham al-Badri (ucciso nel 2007)
- Khaled al-Mashhadani (catturato nel 2007)
- Mahir al-Zubaydi (ucciso nel 2008)
- Mohamed Moumou (ucciso nel 2008)
- Huthaifa al-Batawi (ucciso nel 2011)
Combattenti stranieri
Ci sono molti combattenti stranieri tra le fila di ISIS. Nel giugno del 2014 la rivista inglese The Economist riporta che “ISIS potrebbe avere fino a 6000 combattenti in Iraq e 3–5000 in Siria, inclusi forse 3000 stranieri; quasi un migliaio si dice vengano dalla Cecenia e forse cinquecento o qualcosa di più da Francia, Gran Bretagna ed altre parti d'Europa”.[166] Il leader ceceno Abu Omar al-Shishani, ad esempio, è stato nominato comandante per il settore nord della Siria da ISIS nel 2013.[167][168] Secondo il New York Times nel settembre del 2014 c'erano più di 2000 europei e 100 americani tra i combattenti stranieri dell'ISIS.[169]Obiettivi[modifica | modifica wikitesto]
Fin dal suo inizio l'istituzione di uno stato islamico puro è stato uno degli obiettivi principali dell'organizzazione.[170] Secondo la giornalista Sarah Birke, una delle “differenze significative” tra il fronte al-Nuṣra e lo Stato Islamico è che quest'ultimo “tende ad essere più focalizzato sull'istituzione di un proprio governo nel territorio conquistato”. Mentre entrambi i gruppi condividono l'ambizione di costruire uno stato islamico, ISIS è “molto più spietata […] compie attacchi settari e impone immediatamente la shari'a”.[68] Lo Stato Islamico ha ufficialmente raggiunto il suo obiettivo il 29 giugno 2014, quando ha rimosso la dicitura "Iraq e Levante" dal proprio nome e dichiarato i territori occupati di Iraq e Siria come parte di un nuovo califfato.[171]Rivendicazioni territoriali
A metà 2014 il gruppo ha pubblicato un video intitolato La fine di Sykes-Picot, nel quale è presente un cileno, Abu Safyya, che parla inglese. Il video annuncia le intenzioni del gruppo di eliminare gli attuali confini tra i paesi islamici del Vicino Oriente; questo è un riferimento ai confini decisi dall'Accordo Sykes-Picot durante la prima guerra mondiale.[172][173]Il 13 ottobre 2006 il gruppo annunciò la fondazione dello Stato Islamico dell'Iraq, che rivendicò l'autorità sui governatorati islamici di Baghdad, al-Anbār, Diyālā, Kirkuk, Ṣalāḥ al-Dīn, Nīnawāe parti del governatorato di Babil.[31]In seguito all'espansione del gruppo all'interno della Siria nel 2013 e l'annuncio dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, il numero di wilaya (province) rivendicate è salito a 16. In più rispetto alle sette irachene, le wilaya siriane, in gran parte entro i confini dei governatorati esistenti, sono Hassaké, Deir el-Zor, al-Raqqa, Homs, Aleppo, Idlib, Hama, Damasco e Laodicea.[174]La sede del potere dello Stato Islamico in Siria è il governatorato di al-Raqqa. È risaputo che più importanti leader dello Stato Islamico, incluso Abu Bakr al-Baghdadi, abbiano visitato il capoluogo, al-Raqqa.[175]Propaganda e social media
Il gruppo fa un uso efficace della propaganda,[176] come ha dimostrato con la scelta del colore nero per il suo vessillo (colore ufficiale della dinastia abbaside, che ebbe come sue capitaliBaghdad e Samarra: entrambe nisbe di Abū Bakr al-Baghdādī), su cui è scritto un Tawḥīd che, per quanto calligraficamente sgraziato, va letto dal basso verso l'alto, probabilmente per sottolineare la rilevanza dei concetti espressi: "Muḥammad" al livello inferiore, seguito al di sopra dalla parola "rasūl" (Inviato [di Allāh]) e, in alto, il sostantivo Allāh.
Ulteriore elemento simbolico, fortemente evocativo per i musulmani più acculturati, è il luogo prescelto nell'estate del 2014 per l'annuncio della costituzione del "Califfato" islamico: lamoschea di Mossul, detta al-Nūrī, così detta perché fondata dal sultano turco Nūr al-Dīn (il nostro Norandino), che avviò proprio da Mossul la riconquista islamica della Terrasantaoccupata dai crociati. Anche il nome di battaglia del suo capo non è casuale, essendo la sua kunya Abū Bakr quella del primo califfo "ortodosso" (rāshid) della Umma islamica, mentre lanisba al-Baghdādī sottolinea la originale matrice del suo capo e del movimento: l'Iraq, di cui Baghdād è la capitale e che fu, dall'VIII al XIII secolo, sede prestigiosa del califfato abbaside.
Sul giornale online dell'ISIS Dābiq[177] è stato poi pubblicato il 12 ottobre un fotomontaggio,[178] che è stato (come probabilmente sperava l'ISIS) puntualmente riproposto dai mediaoccidentali, in cui era raffigurata sullo sfondo la Basilica di San Pietro a Roma, con il vessillo dell'ISIS sventolante al di sopra dell'obelisco della piazza, e un titolo (The failed Crusade) in cui si sottolineava il "fallimento" della "Crociata" - intesa dai jihadisti dall'inefficacia dei bombardamenti aerei alleati - e l'imminente inevitabile conquista di Roma, assurta a simbolo dell'intero Occidente.Nel novembre del 2006, poco dopo la creazione dello Stato Islamico dell'Iraq, il gruppo ha fondato l'al-Furqan Institute for Media Production, il quale produce CD, DVD, poster, pamphlet e propaganda nel web.[179] Il principale organo di stampa dello Stato Islamico è l'I'tisaam Media Foundation,[180] fondato nel marzo del 2003, e distribuisce tramite il Global Islamic Media Front (GIMF).[181]Nel 2014 lo Stato Islamico ha fondato l'Al Hayat Media Center, rivolto a un target occidentale e pubblica materiale in inglese, tedesco, russo e francese.[182][183] Nel 2014 ha anche fondato la Anjad Media Foundation, che pubblica Anasheed (in arabo: أناشيد, Anāshīd, "canti religiosi") jihadisti.[184]Lo Stato Islamico si avvantaggia regolarmente dei social media, in particolare di Twitter. Per distribuire il suo messaggio organizza campagne hashtag, incoraggiando tweet con hashtag popolari e utilizzando software che abilitano lo Stato Islamico a diffondere la propria propaganda sugli account dei suoi sostenitori.[185] L'uso dei social media è stato descritto da un esperto come “probabilmente più sofisticato di [quelli della] maggior parte delle compagnie statunitensi”.[186][187] Un altro commento è che “ISIS mette più enfasi nei social media rispetto agli altri gruppi jihadisti […] Ha una presenza sui social media molto coordinata”.[188]Anche se i feed dello Stato Islamico su Twitter vengono regolarmente bannati - provocando nell'ottobre del 2014 una minacciosa rimostranza dell'ISIS - , frequentemente questi vengono ricreati, mantenendo una forte presenza online. Il gruppo ha tentato di espandersi in altri social network quali Quitter, Friendica e Diaspora; questi ultimi due hanno immediatamente rimosso la sua presenza.[189]Finanze
Uno studio di duecento documenti (lettere personali, note spesa e registri dei membri) appartenenti ad al-Qāʿida in Iraq e ad ISIS stessa è stato effettuato dalla RAND Corporation nel 2014.[190] Si è scoperto che tra il 2005 e il 2010 le donazioni dall'estero arrivavano solo al 5% del budget operativo del gruppo, il resto veniva raccolto in Iraq.[190] Nel periodo di tempo studiato, alle cellule era richiesto d'inviare fino al 20% degli introiti derivanti da rapimento, estorsione e altre attività, al livello superiore della gerarchia del gruppo. I comandanti di grado più alto avrebbero poi distribuito i fondi alle celle provinciali o locali che si trovavano in difficoltà o avevano bisogno di soldi per condurre gli attacchi.[190] I record mostrano che per il denaro liquido ISIS contava su membri di Mossul, la cui leadership era usata per dare ulteriori fondi ai miliziani di Diyāla, Ṣalāḥ al-Dīn (Salahuddin) e Baghdād che si trovavano in difficoltà.[190]Nella metà del 2014 l'intelligence irachena ha ottenuto informazioni da un membro dell'ISIS, il quale ha rivelato che le risorse del gruppo ammontano a due miliardi di dollari statunitensi.[191] Isis è così il più ricco gruppo jihadista del mondo.[192] Alcune voci dicono che circa tre quarti di questa somma è rappresentata da risorse di cui il gruppo si è impadronito durante la presa di Mossul nel giugno del 2014; queste includono fino a 429 milioni di dollari rubati dalla banca centrale di Mossul, assieme ad altri milioni e ad una grande quantità di lingotti d'oro rubati da altre banche di Mossul.[193][194] È stato però messo in dubbio il fatto che ISIS potesse essere in grado di recuperare una somma così imponente dalla banca centrale[195] e abbia realizzato le rapine in banca di cui è accusata.[196]ISIS ha regolarmente praticato l'estorsione, ad esempio domandando denaro ai camionisti e minacciando di far esplodere il loro carico. Le rapine in banca e alle gioiellerie sono state altre fonti di guadagno.[11] Viene largamente riportato che il gruppo abbia ricevuto fondi da donatori privati dagli stati del Golfo,[197][198] e sia il primo ministro iraniano che quello iracheno Nuri al-Maliki hanno accusato l'Arabia Saudita e il Qatar di finanziare l'ISIS,[199][200][201][202] senza però fornire prove.[202][97][203][204]Si pensa inoltre che il gruppo riceva dei considerevoli finanziamenti dalle sue operazioni nella Siria orientale, dove ha sequestrato campi petroliferi e contrabbandato materiali grezzi e beni archeologici.[205][206] ISIS guadagna denaro anche dalla produzione di petrolio greggio e vendendo energia elettrica nella Siria settentrionale e al governo siriano.[207]Fin dal 2012 l'ISIS ha prodotto rapporti annuali dando informazioni numeriche sulle sue operazioni in uno stile che ricorda i report aziendali, incoraggiando potenziali donatori.[186][208]Equipaggiamento
Le armi più comuni usate contro la coalizione multinazionale in Iraq durante la guerriglia irachena tra il 2003 e il 2011 erano quelle prese dalle riserve di armi di Saddam Hussein distribuite per il Paese; queste comprendevano i fucili d'assalto AKM, mitragliatrici PK e RPG-7.[209]ISIS è stata in grado di rafforzare le sue capacità militari catturando una grande quantità di armi di diverse tipologie durante la Guerra civile siriana e nella guerriglia irachena scatenatasi dopo il ritiro delle truppe statunitensi. Queste razzie di armi hanno migliorato le capacità del gruppo di portare a termine le operazioni successive ed ottenere ulteriori equipaggiamenti.[210]Le armi che ISIS ha ottenuto e impiegato comprendono: Strela-2[211], FIM-92 Stinger,[212], missili terra-aria, M-79 Osa, HJ-8[213] and AT-4 Spigot[211] artiglieria controcarri, 130mm M-46 [213] e M198 howitzer,[214] Humvee, T-54/55, T-72, e M1 Abrams[215]carroarmati da combattimento,[213] autoblindo M1117,[216] camion montati da DShK,[211] i cannoni antiaerei ZU-23-2,[217][218] lanciarazzi multipli BM-21 Grad[210] ed almeno un missile Scud.[219]Quando ISIS ha preso l'aeroporto di Mosul nel giugno del 2014 ha sottratto alcuni elicotteri Sikorsky UH-60 Black Hawk e aerei cargo che stazionavano lì.[220][221] Secondo Peter Beaumont del The Guardian sembra difficile che ISIS sarà in grado di schierarli.[222]ISIS si è anche impossessata di materiale nucleare dall'università di Mosul nel luglio del 2014. In una lettera al segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon l'ambasciatore ONU in Iraq, Muhammad 'Ali al-Hakim, ha detto che il materiale presente nell'università “può essere utilizzato per creare armi di distruzione di massa”. Esperti nucleari considerano però la minaccia insignificante. Il portavoce dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica Gill Tudor scrive che il materiale rubato era “di bassa qualità e non presenta un rischio significativo per la sicurezza o proliferazione nucleare”.[223][224]Violazioni dei diritti umani
All'inizio di settembre del 2014 il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite decise di mandare in Iraq e in Siria un team per investigare su abusi ed uccisioni “di portata inimmaginabile”[225]compiute dallo Stato Islamico. Zeid Ra'ad al Hussein di Giordaina, che ha sostituito Navanethem Pillay come Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha incoraggiato i leader mondiali ad intervenire per proteggere le donne e bambini che si trovano tra le mani dei combattenti dello Stato Islamico, che si diceva stessero cercando di creare una “casa del sangue”. Ha fatto appello alla comunità internazionale perché concentri i suoi sforzi per porre fine al conflitto in Iraq e Siria.[226]Accuse di crimini di guerra
Nel luglio del 2014 la BBC ha riportato le parole dell'investigatore capo delle Nazioni Unite che dichiara: “I combattenti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL) potrebbero essere aggiunti alla lista dei sospettati per crimini di guerra in Siria.”[227]Nell'agosto del 2014 le Nazioni Unite hanno accusato lo Stato Islamico di commettere “atrocità di massa” e crimini di guerra.[228][229]Persecuzione religiosa
ISIS obbliga le persone che si trovano nelle aree sotto il suo controllo ad attestare la propria fede islamica, vivere secondo la sua interpretazione dell'islam sunnita e sotto la Legge coranica con la pena di morte, tortura e mutilazione genitale.[230][231] La violenza è rivolta verso i musulmani sciiti, Assiri, caldei, siriani e armeni cristiani, in particolare yazidi, drusi, shabak e mandei.[232]Amnesty International ha accusato l'ISIS di pulizia etnica nei gruppi minoritari dell'Iraq settentrionale.[233]Trattamento dei civili
Durante il conflitto iracheno del 2014 ISIS ha pubblicato dozzine di video che mostrano il trattamento riservato ai civili, molti dei quali erano considerati in base alla loro religione e gruppo etnico. Navanethem Pillay, da Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha segnalato la presenza di crimini nella zona di guerra dell'Iraq divulgando un rapporto delle Nazioni Unite in cui si fa riferimento a militari iracheni e diciassette civili uccisi in una strada di Mossul da parte dei combattenti dell'ISIS. Le Nazioni Unite riportano inoltre che dal cinque al ventidue giugno ISIS ha ucciso più di mille civili iracheni e ne ha feriti almeno un altro migliaio.[234][235][236] Dopo la pubblicazione da parte di ISIS di fotografie che ritraggono i suoi combattenti uccidere file di giovani uomini, le Nazioni Unite hanno dichiarato che le esecuzioni a sangue freddo eseguite dall'ISIS nell'Iraq settentrionale vanno quasi sicuramente annoverate tra i crimini di guerra.[237]L'avanzata di ISIS in Iraq nella metà del 2014 è stata accompagnata da continua violenza in Siria. Il 29 maggio un villaggio siriano è stato assaltato dall'ISIS ed almeno quindici civili sono rimasti uccisi, secondo Human Rights Watch almeno sei erano bambini.[238] Un ospedale della zona ha confermato di aver ricevuto quindici corpi lo stesso giorno.[239] L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha riportato che il primo giugno un uomo di centodue anni è stato ucciso con tutta la sua famiglia in un villaggio ad Hama.[240]ISIS ha reclutato nei propri ranghi bambini iracheni che possono essere visti mentre pattugliano le strade di Mossul imbracciando un fucile con una maschera in faccia.[241]Accuse di violenza sessuale
Secondo un rapporto, la presa dalle città irachene nel giorno del 2014 da parte di ISIS è stata accompagnata da un'impennata di crimini contro le donne.[242][243][244]Il Guardian ha riportato che l'agenda estremista dell'ISIS si estende al corpo delle donne e che le donne che vivono sotto il suo controllo sono state catturate e stuprate.[245]Hannaa Edwar, una delle principali sostenitrici dei diritti delle donna a Baghdad che dirige una organizzazione non governativa chiamata Iraqi Al-Amal Association,[246] ha dichiarato che nessuno dei suoi contatti a Mossul ha potuto confermare alcun caso di stupro.[247] Un'altra attivista per i diritti delle donne di Baghdad, Basma al-Khateeb, ha detto che una cultura della violenza contro le donne esiste in Iraq e si sente sicura del fatto che avvenissero violenze sessuali nei confronti delle donne a Mossul non solo ad opera dell'ISIS ma di tutti i gruppi armati.[247]Durante un incontro con Nuri al-Maliki, il ministro degli Esteri britannico Wiliam Hague ha dichiarato: “Chiunque glorifichi, supporti o si unisca all'ISIS deve capire che aiuterebbe un gruppo responsabile di rapimento, tortura, esecuzioni, stupro e molti altri orribili crimini.”[248] Secondo Martin Williams del The Citizen, un quotidiano sudafricano, una parte dei membri appartenenti alla linea dura del salafismo considerano il sesso extraconiugale con più partner come una forma legittima di guerra santa ed è “difficile riconciliare questo con una religione nella quale alcuni seguaci insistono che le donne debbano essere coperte dalla testa ai piedi, con solo una sottile apertura sugli occhi”.[249]Haleh Esfandiari del Woodrow Wilson International Center for Scholars ha sottolineato l'abuso su donne locali da parte dei combattenti dell'ISIS dopo aver catturato un'area. “Solitamente prendono le donne più vecchie ad un improvvisato mercato degli schiavi e provano a venderle. Le più giovani… sono stuprate o date in sposa ai combattenti […] È basato sul matrimonio temporaneo, ed una volta che questi combattenti hanno fatto sesso con queste giovani donne, le passano ad altri combattenti.”[250]Alcuni testimoni hanno dichiarato che alcune ragazze yazide, dopo essere state stuprate dai combattenti dell'ISIS, si sono suicidate gettandosi dal monte Jebel Sinjar.[251]Linee guida per i civili
Dopo aver conquistato le città irachene, ISIS ha pubblicato delle linee guida su come indossare veli e vestiti. L'ISIS avverte le donne di Mossul di indossare veli che coprano tutto, pena una severa punizione.[252][253]Un ecclesiastico ha dichiarato alla Reuters di Mossul che uomini armati dell'ISIS gli hanno ordinato di leggere gli avvertimenti ai fedeli nella sua moschea.[252] ISIS ha anche messo al bando manichini nudi e ordinato che le facce dei manichini sia maschili che femminili venissero coperte.[254] ISIS ha pubblicato 16 note chiamate “Contratto con la città”, una serie di regole rivolte ai civili di Nineveh. Una regola stabilisce che le donne devono stare in casa e non uscire a meno che non sia necessario. Un'altra regola dice che rubare sarà punito con l'amputazione.[157][255] Oltre a bandire la vendita e il consumo di alcolici, che è normale nella cultura musulmana, ISIS ha vietato la vendita e l'uso di sigarette e narghilé. Hanno anche messo al bando “musica e canzoni in macchina, alle feste, in negozi ed in pubblico, così come fotografie di persone nelle vetrine dei negozi”.[256]I cristiani che vivono in aree sotto il controllo dell'ISIS che vogliono rimanere nel califfato hanno tre opzioni: convertirsi all'islam, pagare l'imposta religiosa oppure la morte. “Offriamo tre scelte: l'islam, la dhimma, che include il pagamento della jizya, se rifiutano questo non avranno nient'altro che la spada”, ha dichiarato l'ISIS.[257] ISIS ha già imposto simili regole per i cristiani di Al-Raqqa, in Siria, una delle città più liberali della nazione.[258][259]Relazioni internazionali
In un comunicato l'ONU fa riferimento allo Stato Islamico come "gruppo terroristico",[10] in un altro comunicato del 2 settembre 2014 si riferisce all'ISIS come al «so-called Islamic State in Iraq and the Levant (ISIL)» (cosiddettoISIL), contemporaneamente esprimendo apprezzamento alle forze di sicurezza irachene e peshmerga impegnate nella difesa di Amerli.[260] Ha inoltre dichiarato il più alto livello di emergenza sotto il profilo umanitario ed invitato il governo iracheno a formare un governo il prima possibile entro i limiti della Costituzione irachena.[261][262]Paesi che considerano lo Stato Islamico un'organizzazione terroristica[modifica | modifica wikitesto]
Ufficialmente considerano lo Stato Islamico un'organizzazione terroristica:Nazione Data Note Stati Uniti 17 dicembre 2004 [263] Australia 2 marzo 2005 [264] Canada 20 Agosto 2012 [265] Turchia 30 settembre 2013 [266] Arabia Saudita 7 marzo 2014 [267] Regno Unito 20 giugno 2014 [268] Indonesia 1 agosto 2014 [269] Teorie del complotto
Alcuni cospirazionisti nel mondo arabo hanno avanzato l'ipotesi secondo cui dietro lo Stato Islamico ci siano gli Stati Uniti, che così facendo intendono destabilizzare ulteriormente il Vicino Oriente. Le primi illazioni in tal senso furono pubblicate nel luglio 2014 dal Gulf Daily News, una testata che ha sede nel Bahrain.[270] Quando tali indiscrezioni hanno cominciato a guadagnare consensi, l'ambasciata americana in Libano ha emesso un comunicato ufficiale in cui nega le accuse, definendole una totale invenzione.[271]Un'altra teoria complottista afferma che Abu Bakr al-Baghdadi è in realtà un attore e agente israeliano del Mossad chiamato “Simon Elliot”: chi condivide questa asserzione ribadisce che ciò si evince dai documenti scoperti da Edward Snowden, ma l'avvocato di quest'ultimo ha definito tutta la vicenda “una bufala”.[272][273][274]Note
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