Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
lunedì 21 luglio 2014
La tolleranza repressiva del pensiero unico buonista, nuovista e facilone (e di chi c'è dietro)
Quando Marcuse coniò il termine di "tolleranza repressiva", in Eros e civiltà, non credo che avrebbe mai immaginato che la più evidente realizzazione di quel concetto nella politica italiana avrebbe avuto il faccione fintamente rassicurante di Matteo Renzi, l'idolo delle casalinghe, il nipote che tutte le nonne vorrebbero avere, il Grand'Uomo destinato a prendere il posto che, prima di lui, fu di Berlusconi, di Craxi, di Andreotti, di Mussolini, di Giolitti e di Depretis.
Ognuno dei potenti primi ministri citati qui sopra aveva una sua ideologia di fondo, ma qual è l'ideologia di fondo di Renzi? E' il "buonismo" veltroniano di rito obamiano, condito in salsa bergogliana e confindustriale, cioè un qualcosa che finge di essere buono, ma che in realtà, dietro, nasconde gli interessi di ben precisi poteri forti di cui parlerò con chiarezza.
Intanto cosa significa esattamente "buonismo"? Significa ostentare, soprattutto a parole, un atteggiamento di altruismo oltranzista, di paternalismo pietistico e sentimentale, e di totale favoritismo verso determinate categorie sociali (fatte apparire come integralmente buone e degne di essere amate sopra ogni cosa), volto a creare per se stessi una reputazione di persona buona e impegnata a far del bene.
Il buonismo attuale si accompagna anche alla faciloneria, cioè un ottimismo ingiustificato, esagerato e pernicioso che, basandosi sull'idea che "volere è potere", crede che tutto sia possibile, e che sia raggiungibile "presto e bene". E' un "yes we can" o una formula da hashtag del tipo #lavoltabuona o #lasvoltabuona che poi si arenano regolarmente in un pantano, in un Vietnam in cui tutto il sistema, avendo perduto le colonne portanti (abbattute perché considerate simbolo della passata oppressione), sprofonda nelle sabbie modibili, portando con sé soprattutto i ceti più deboli, perché per i potenti, specie per queli buonisti, ci sono sempre le scialuppe di salvataggio.
E' altamente diseducativo far credere che le cose siano facili.
Il politico che fa credere che si possa fare tutto presto e bene ha la stessa credibilità di Vanna Marchi.
La storia però viene da lontano e unisce tre tradizioni: quella della sinistra politica (il cui obiettivo è l'eguaglianza assoluta), quella del liberalismo progressista basato sull'idea che il nuovo sia meglio del vecchio e che l'uomo allo stato di natura sia buono e per questo goda di alcuni diritti naturali, e quella del cattolicesimo democratico e pauperista, il cui sogno è che tutti siano poveri.
Perché il buonismo è da considerare una forma di tolleranza repressiva?
La risposta è che il buonismo è tollerante verso determinate categorie ben precise, a cui viene data sempre ragione, mentre è repressivo verso altre categorie particolari che sono considerate colpevoli a priori e quindi diventano i capri espiatori di tutti i mali della società.
Va inoltre aggiunto l'aspetto più cinico: spesso le categorie favorite sono "utili" perché portano voti o si possono impiegare con salari più bassi, facendogli fare i famosi lavori che nessuno vuole fare, cioè di fatto trattandoli come schiavi, senza per questo voler loro meno bene, anzi più sono schiavi e più sono favoriti.
Facciamo subito un esempio per capire chi sono, nel mondo buonista, i "buoni e i cattivi" per definizione.
Gli immigrati, le donne, i minorenni, i gay, i palestinesi, gli ucraini, i lavoratori dipendenti, i sindacati, i centri sociali, i rom, i no global, la sinistra, i giovani, gli inquilini non proprietari di immobili: tutti questi gruppi sono buoni per definizione e possono fare quel che vogliono, escluso il caso in cui una di queste categorie colpisca una delle altre. Se avviene, ci sono alcune categorie ancor più amate: sicuramente gli immigrati stanno al vertice dell'amore buonista, insieme ai rom, alle donne e ai minori, che "hanno sempre ragione e sono sempre buoni e innocenti".
E' allora facile delineare l'identikit del Cattivo secondo i buonisti:
Maschio, italiano, eterosessuale, maggiorenne, ultra 35enne, proprietario di uno o più immobili, non lavoratore dipendente, di destra. Ecco: costui, per i buonisti, è il Nemico da distruggere.
I Lager del Buonismo sono le Custodie Cautelari interminabili per questi presunti colpevoli di qualsiasi cosa, soprattutto se hanno osato dire una parola contro le categorie amate dai Buonisti.
Le SS del Buonismo sono i politici di centro-sinistra (una volta si diceva i "cattocomunisti"), i burocrati, i sindacalisti, i cattolici progressisti, gli intellettuali radical-chic, i giornalisti, gran parte del mondo dello spettacolo, quasi tutti gli insegnanti e infine, come esecutori materiali, una buona parte dei magistrati.
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