sabato 8 marzo 2014

La fiamma di Atar. Capitolo 7. I misteri di Ecate.



<<Io ho la prova che quel libro esiste! So che fu di ispirazione ai più grandi letterati e artisti. Il giuramento di re Lear è tratto dalla Flamma Ataris: "Per il sacro splendore del sole, per i misteri di Ecate e della notte, per tutto l'influsso delle sfere, per effetto del quale noi esistiamo e cessiamo di essere, io qui sconfesso ogni mia cura paterna e da questo momento io ti rinnego...">>




Lo recitava a voce bassa e con tale trasporto, da sembrare che si fosse immedesimata non tanto nel vecchio re, quanto in sua figlia Cordelia, che in nome di una sincerità sconveniente dà inizio alla tragedia.
<<"Silenzio, Kent! Non ti mettere fra il drago e il suo furore!">> citò Luca, con l'indice puntato verso di lei in segno di ammonimento.
Il Silentium! Qualcuno ha violato il giuramento degli Iniziati. Le tragedie spesso iniziano così, con una sconveniente sincerità.
Se non fosse stata così bella, avrebbe accettato l'insolenza delle sue parole?
O forse era proprio quella bellezza che faceva sembrare insolente il suo genuino desiderio di conoscenza?



Elisabetta era di una bellezza tenebrosa, vagamente malinconica, con un sorriso appena accennato e occhi che sembravano guardare oltre.
Eppure da quelle tenebre emergeva una luminosità lunare che prendeva le forme di una dolcezza imprevista, di una capacità di comprensione e di empatia, di una profondità interiore che lasciava spiazzati e disarmati.
<<Ex tenebris lux>> le sussurrò la formula iniziatica, come per esprimere una dichiarazione d'amore senza esporsi in alcun modo, lasciando che fosse lei a scoprire le carte.
<<Noi ci intendiamo>> rispose lei <<parliamo la stessa lingua, ne conosciamo i sottintesi. Io sono una sacerdotessa di rango segreto e reggo la fiamma di Atar. Tu non puoi negarmi l'accesso a ciò che mi appartiene per mezzo dell'iniziazione e della consacrazione>>



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